La rivoluzione potrebbe essere in uno stick che si colora in modo diverso a contatto con le urine. Uno strumento da sottoporre a neonati considerati a rischio di sviluppare autismo.
Lo studio è nelle mani del neonatologo Vassilios Fanos di Cagliari e del dottor Michele Mussap, direttore dell’Unità Operativa Complessa Medicina di Laboratorio dell’Ospedale San Martino-Ist di Genova, che sta lavorando per identificare i composti chiave da ricercare per procedere allo sviluppo del test. Con questa ricerca, grazie alle tracce di composti prodotti dal corpo e identificabili nelle urine, si potrebbe arrivare a sviluppare un test di screening sui neonati per sapere chi è a maggior rischio di sviluppare questa malattia.
Se realizzato con queste modalità, il test potrebbe avere costi molto bassi, essere di semplice esecuzione e fornire un possibile strumento per eseguire controlli adeguati ed eventuali trattamenti. Tra le cause dell’autismo, oltre alla genetica, ci sarebbe infatti una serie di altri fattori collegati con l’ambiente che influenzano la placenta materna e il neonato, come l’alimentazione e i farmaci eventualmente assunti durante la gravidanza che possono agire sui batteri presenti nell’intestino del futuro bebè. «L’alterazione dell’equilibrio dei batteri alla nascita può contribuire allo spettro autistico, alterando l’asse intestino-cervello», precisa Mussap: «Metaboliti “anomali”, prodotti da un ecosistema intestinale sbilanciato, passano facilmente in circolo, superando una mucosa intestinale più permeabile. A causa delle loro piccole dimensioni, arrivano al sistema nervoso centrale, modificando alcuni processi metabolici nel cervello in sviluppo e determinando una suscettibilità individuale alla malattia».