Per la prima volta, tracce di virus Hiv inattivo sono state trovate nel latte materno di donne sieropositive con carica virale bassa. Questa scoperta, pubblicata di recente negli Annals of Internal Medicine da un gruppo di esperti dell’Università di Buenos Aires, rappresenta un importante passo avanti nella comprensione del legame tra Hiv e allattamento al seno.
Una scoperta importante, ma con dei limiti
Il report ha rilevato tracce di DNA virale nel latte materno, ma senza la presenza di virus Hiv integro o attivo, che potrebbe potenzialmente causare infezioni in altre persone. Questa è una differenza cruciale: il virus trovato non sembra essere in grado di replicarsi o di trasmettere l’infezione. Tuttavia, nonostante i risultati siano in parte rassicuranti, i ricercatori non sono stati in grado di escludere del tutto il rischio di trasmissione attraverso il latte materno.
In altre parole, benché il virus sia presente in forma inattiva, non è ancora possibile affermare con certezza che l’allattamento al seno sia completamente privo di rischi per le madri sieropositive. Questa zona d’incertezza è particolarmente rilevante alla luce delle mutevoli linee guida sull’alimentazione neonatale per le persone con Hiv.
L’allattamento per le madri con Hiv
Per molti anni, i protocolli nei Paesi ad alto reddito sono stati rigidi: le donne con HIV erano scoraggiate dall’allattare, anche quando la loro carica virale era non rilevabile grazie al trattamento antiretrovirale. La priorità era quella di evitare qualsiasi rischio, anche minimo, di trasmissione del virus al neonato. Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a un cambiamento di prospettiva. Linee guida come quelle svizzere e statunitensi hanno cominciato a fare aperture verso l’allattamento per le donne in terapia con carica virale non rilevabile.
Questo cambiamento si basa sul principio che le persone con HIV, in trattamento antiretrovirale efficace e con una carica virale non rilevabile, non possono trasmettere il virus. Ma mentre questo concetto è stato confermato in contesti come i rapporti sessuali, non è ancora stato dimostrato in modo definitivo per l’allattamento al seno. Esiste infatti un rischio molto basso, ma non nullo, di trasmissione attraverso il latte materno.
Uno studio unico: tre donne, tre situazioni diverse
Lo studio pubblicato si è concentrato sull’analisi del latte materno di tre donne in situazioni diverse:
- Una elite controller, una paziente rara che riesce a controllare l’infezione da Hiv senza l’uso di farmaci. Questa donna ha avuto un controllo virale spontaneo per 9 anni.
- Una donna in trattamento antiretrovirale, che da oltre 5 anni assume una combinazione di farmaci (abacavir-lamivudina-dolutegravir) e ha una carica virale non rilevabile.
- Una paziente di controllo, usata come riferimento per le analisi.
Durante le prime 7 settimane di allattamento, i ricercatori hanno cercato tracce del virus Hiv libero e del DNA virale associato alle cellule nel latte materno. I risultati sono stati molto specifici: nelle donne con Hiv sono stati trovati livelli molto bassi di DNA virale, tra 0,08 e 0,74 copie di DNA dell’Hiv per milione di cellule. Dopo aver analizzato 14 milioni di cellule della elite controller, i ricercatori non hanno trovato alcun provirus Hiv completo. Nel caso della donna in terapia antiretrovirale, l’analisi di 11 milioni di cellule ha rivelato solo 4 copie incomplete del genoma virale, con grandi porzioni mancanti.
Questi risultati indicano che, anche quando tracce del virus sono presenti, non si tratta di virus “funzionali” o in grado di causare infezioni. Gli autori dello studio hanno concluso che questi dati sono rassicuranti, ma sottolineano la necessità di ulteriori ricerche.
Implicazioni per il futuro
Studi come questo sono sempre più cruciali perché il contesto medico e le raccomandazioni sull’allattamento per le donne con Hiv continuano a cambiare. I progressi nella gestione dell’Hiv, grazie all’efficacia dei trattamenti antiretrovirali, stanno portando a una maggiore flessibilità nelle linee guida, ma è necessario un approccio cauto e basato su dati concreti.
Sebbene ci siano segnali incoraggianti sul fatto che il rischio di trasmissione attraverso l’allattamento al seno sia estremamente basso per le donne con una carica virale non rilevabile, la ricerca è ancora in corso per comprendere meglio tutte le possibili implicazioni.
In conclusione, il report dell’Università di Buenos Aires rappresenta un importante passo avanti nella nostra comprensione dell’Hiv e dei rischi associati all’allattamento, ma dimostra anche quanto sia ancora fondamentale mantenere un atteggiamento prudente e informato quando si tratta di Hiv e maternità.
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