Protesi al seno, verranno tracciate. Tante donne vorrebbero ricorrere alla chirurgia plastica per avere un seno pieno e sempre giovane, molte di loro hanno però il timore che le protesi possano portare a lungo andare a problemi di salute. Francesco D’Andrea, membro della Commissione regionale sulle protesi mammarie e direttore del Dipartimento di Medicina Estetica e Chirurgia Plastica dell’Università Federico II spiega che si tratta di un «falso mito, le protesi attualmente disponibili sono sicure e ben tollerate. Sono utilizzate sia in campo oncologico, per ricostruite seni demoliti per asportare tumori, sia in estetica per restituire armonia ad una parte del corpo molto in visa».
I NUMERI
Insomma, le protesi non provocano tumori e non sono causa di malattie autoimmuni. Sono addirittura 50.000 gli interventi che ogni anno restituiscono un seno nuovo ad altrettante donne, e la Campania è una delle regioni in cui si eseguono più interventi in assoluto sul territorio nazionale.
GRANDI O PICCOLE
Dal 2012 ad oggi oltre la metà delle pazienti della chirurgia plastica hanno ricevuto impianti tra 100 e 200 grammi (fino alla terza taglia di reggiseno scarsa, in relazione alla corporatura). Il 40% sono arrivate fino a tre etti, il 15% quattro, il 4% cinque etti, appena l’2% sei etti. Tra le più diffuse, si menzionano le Protesi in gel di silicone che hanno uno storico di oltre 40 anni di uso permettendo di poter valutare con precisione le statistiche di rischio.
REGISTRO NAZIONALE
In fatto di protesi al seno, la grande novità è che dal 2 febbraio 2023 è entrato in vigore il regolamento di istituzione del Registro nazionale degli impianti protesici mammari. Le Regioni e Province Italiane entro 180 giorni dovranno istituire il proprio Albo che arricchisce con i loro dati quello nazionale. Ci sono delle Regioni, tra cui Liguria e Lombardia, dove dai dati emerge un aumento del 30% delle richieste delle protesi mammarie, e regioni quali Calabria, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia dove è ancora presente un assenza di dati.
A TUTELA DELLA SALUTE
In Campania, dove il governatore Vincenzo De Luca ha istituito una Commissione ‘’ad hoc’’. «Il Registro delle protesi mammarie italiano – prosegue D’Andrea -è il primo a livello europeo ad essere obbligatorio e a raccogliere dati relativi all’impianto e alla rimozione delle protesi, rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela della salute delle pazienti che impiantano protesi e per raccogliere dati utili alla comunità scientifica e ai produttori di protesi per migliorarne l’efficacia e l’efficienza».
CONTROLLI SERRATI
A garantire la sicurezza delle protesi è anche l’attività di sorveglianza del Ministero della Salute. In Italia, solo gli specialisti in chirurgia plastica, chirurgia generale, chirurgia toracica e di ginecologia sono autorizzati ad inserire ed utilizzare protesi mammarie. Per stabilire quali tipi di protesi risulta più adatta e idonea al proprio fisico ci si deve rivolgere ad un professionista della materia. «Esiste una legge del 2012 che disciplina l’uso delle protesi mammarie e che aspettava il Registro per essere operativa in tutti i suoi aspetti», prosegue lo specialista. «Questo consentirà di tutelare chi richiede questa chirurgia, evitando che chiunque possa eseguire questi interventi».
TRACCIABILITÀ
Non sarà più consentito infatti che in maniera incontrollata il semplice laureato in medicina o lo specialista in discipline lontane dalla chirurgia plastica possa impiantare protesi. Il Registro infatti consentirà la tracciabilità degli impianti, ma anche di chi li ha impiantati. Mettendo uno stop importante all’abusivismo della professione per risultati sicuri ed efficaci bisogna sempre rivolgersi a specialisti del settore.