Chlorophyllum molybdites: trovato fungo tossico in Calabria
Negli ultimi anni, il riscaldamento globale ha portato a cambiamenti climatici significativi, con impatti su flora e fauna in molte regioni del mondo. Un esempio preoccupante di questa trasformazione è l’arrivo in Calabria del Chlorophyllum molybdites, un fungo tossico di origine tropicale. Questo fungo, mai segnalato prima in questa regione, sta ora proliferando grazie alle mutate condizioni ambientali. La sua somiglianza con il comune e commestibile “mazza di tamburo” (Macrolepiota procera) rende il Chlorophyllum molybdites particolarmente pericoloso per i raccoglitori inesperti. Scopriamo di più su questa specie, sui rischi connessi e su come proteggersi.
Che cos’è il Chlorophyllum molybdites?
Il Chlorophyllum molybdites è un fungo di origine tropicale, considerato tossico e potenzialmente pericoloso per l’uomo. È noto per provocare gravi disturbi gastrointestinali, tra cui vomito, diarrea e crampi addominali, che si manifestano poche ore dopo l’ingestione. Originariamente presente in aree tropicali e subtropicali, questo fungo ha iniziato a diffondersi anche nelle regioni temperate, inclusa l’Italia, grazie all’aumento delle temperature e ai cambiamenti climatici.
Perché il Chlorophyllum molybdites è pericoloso?
Il rischio maggiore associato al Chlorophyllum molybdites è la sua somiglianza con la Macrolepiota procera, conosciuta come “mazza di tamburo”. I due funghi condividono dimensioni, forma e habitat, rendendo facile confonderli, soprattutto per chi non ha una vasta esperienza in micologia. Tuttavia, mentre la Macrolepiota procera è commestibile e apprezzata, il Chlorophyllum molybdites è altamente tossico e il suo consumo può portare a gravi intossicazioni.
La diffusione del fungo tossico in Calabria
Secondo il micologo Ernesto Marra, responsabile dell’Ispettorato Micologico dell’ASP di Cosenza, il Chlorophyllum molybdites è stato avvistato per la prima volta in Calabria solo recentemente. Questa nuova presenza è stata facilitata dal riscaldamento dell’atmosfera, che ha reso il clima mediterraneo sempre più simile a quello tropicale. Le segnalazioni del fungo si sono concentrate in particolare nelle zone del litorale Ionico e Tirrenico, come Gizzeria, Lamezia Terme, Reggio Calabria e Roccella Ionica.
Perché il riscaldamento globale favorisce la diffusione di specie esotiche?
Il cambiamento climatico sta modificando drasticamente le condizioni ambientali in molte parti del mondo. In Calabria, l’aumento delle temperature e la maggiore umidità hanno creato un ambiente favorevole alla crescita di specie tropicali, incluse quelle fungine. Questo fenomeno, noto come tropicalizzazione del clima, è preoccupante poiché facilita l’insediamento e la diffusione di specie invasive, con potenziali rischi per la biodiversità locale e la salute umana.
Come riconoscere il Chlorophyllum molybdites?
Riconoscere il Chlorophyllum molybdites è fondamentale per evitare intossicazioni. Ecco alcuni tratti distintivi che possono aiutare a differenziarlo dalla “mazza di tamburo”:
- Cappello: Di colore biancastro con squame brune al centro. Il diametro varia tra i 10 e i 30 cm.
- Lamelle: Di colore bianco o verde chiaro, virano rapidamente al verde intenso con l’età.
- Gambo: Alto e sottile, con un anello mobile e un bulbo alla base.
- Sporata: Di colore verde oliva, caratteristica distintiva della specie.
Tre errori da evitare
- Non raccogliere funghi senza esperienza: È facile confondere specie tossiche con quelle commestibili.
- Evitare la raccolta in zone sconosciute: Se non si conosce bene l’area, è meglio evitare la raccolta di funghi.
- Non fidarsi delle app di riconoscimento funghi: Questi strumenti possono essere utili, ma non sono infallibili. In caso di dubbio, consultare un esperto.
Cosa fare in caso di avvelenamento?
Se sospetti di aver ingerito il Chlorophyllum molybdites, è importante agire rapidamente:
- Non aspettare i sintomi: Anche se non compaiono immediatamente, il fungo può causare gravi danni.
- Recarsi al pronto soccorso: Portare con sé un campione del fungo raccolto, se possibile, per facilitare la diagnosi.
- Non tentare rimedi casalinghi: L’automedicazione può peggiorare la situazione.
Consigli per una raccolta sicura
- Affidarsi agli ispettorati micologici: Prima di consumare qualsiasi fungo raccolto, farlo controllare da un micologo esperto.
- Partecipare a corsi di micologia: Imparare a riconoscere le specie tossiche e quelle commestibili è il primo passo per una raccolta sicura.
- Consultare guide affidabili: Utilizzare manuali e risorse online verificate per approfondire la conoscenza sui funghi.
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