Tempo di lettura: 4 minutiSono in aumento i disturbi neuropsichiatrici tra i bambini, aggravati soprattutto dalla pandemia. La salute mentale e la gestione della cronicità complessa sono solo alcune delle sfide che la pediatria italiana è chiamata ad affrontare per il benessere dei più piccoli. Se ne è parlato oggi a Firenze in occasione della prima edizione del Child Health Summit. L’iniziativa ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica ed è patrocinata dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze, realizzata da AOPI – Associazione degli Ospedali Pediatrici Italiani in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Politiche per la natalità per uno sviluppo sostenibile
Dal 2008 in Italia si assiste a una costante riduzione delle nascite (nel 2022 sono nati poco più di 392.500 bambini) che unita all’allungamento dell’aspettativa di vita produce un progressivo invecchiamento della popolazione. Oggi gli under-14 sono solo il 12,7% della popolazione contro il 23,8% over-65. Inoltre se le tendenze demografiche dovessero essere confermate, nel 2050 per ogni ragazzo di età inferiore ai 14 anni ci saranno 3 adulti di età superiore ai 65 anni. Questa tendenza ha per molto tempo concentrato il dibattito pubblico su invecchiamento e cronicità e sull’insostenibilità del sistema sanitario e di welfare. Tuttavia, agendo sulle politiche per la natalità e sui determinanti di salute di bambini e adolescenti si garantisce una crescita e uno sviluppo sostenibile del nostro Paese.
“Migliorare lo stato di salute di bambini e ragazzi richiede un approccio multidisciplinare che agisca in modo efficace su molteplici aspetti della loro vita, dalla dieta e gli stili di vita che seguono, all’accesso all’istruzione, a adeguate condizioni abitative, alla qualità dell’aria che respirano passando naturalmente dall’accesso e dalla qualità delle cure che il SSN mette a loro disposizione” afferma Rossana Bubbico, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti. “Le politiche sanitarie vanno quindi ripensate in un’ottica più ampia che comprenda tutti i fattori che vanno a incidere sulla salute dei più piccoli. Nel nostro Paese le politiche devono essere inoltre indirizzate a diminuire le elevate difformità territoriali oggi esistenti: basti pensare che il tasso di mortalità infantile, che vede l’Italia tra i best performer europei con 2,5 decessi per 1.000 bambini nati vivi, nelle Regioni del Sud è 1,73 volte maggiore rispetto alle Regioni di Nord-est”.
Bambini italiani tra i più in sovrappeso in Europa
I bambini italiani continuano a essere tra i più in sovrappeso in Europa. Il 16% dei bambini tra i 7 e 9 anni di età è obeso, contro una media europea del 12%. Continuano a muoversi poco: solo il 34,3% dei bambini/ragazzi di età compresa tra i 3 e i 14 anni pratica sport in modo continuativo. Inoltre, seguono una dieta poco bilanciata: solo il 32,4% dei bambini/ragazzi di età compresa tra i 3 e i 14 anni mangia verdura più di una volta al giorno. Ad aggravare la situazione è l’aumento del numero di famiglie in povertà assoluta, giunto nel 2021 a 1,96 milioni. Questa condizione si ripercuote sul benessere psico-fisico dei bambini e dei loro genitori.
Aumentano problemi di salute mentale nei bambini
Oltre alla salute fisica, quello che preoccupa maggiormente dopo l’esperienza della pandemia è il benessere psico-fisico di bambini e ragazzi. Un’indagine della Società Italiana di pediatria condotta in 9 Regioni ha mostrato un aumento dell’incidenza degli accessi al pronto soccorso per patologia neuropsichiatrica. Dallo 0,7% del periodo marzo 2019-marzo 2020 è passata all’1,2% del periodo marzo 2020-marzo 2021. Nello stesso periodo sono aumentati anche i ricoveri per patologia neuropsichiatrica del 39%.
“Già prima della pandemia osservavamo un trend in aumento di disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva. Con la pandemia, non è più rinviabile l’investimento per aumentare il numero di posti letto dedicati alla neuropsichiatria infantile nelle strutture ospedaliere e contestualmente migliorare anche la risposta territoriale ai bisogni psicologici per i nostri bambini attraverso strutture intermedie e diurne – ha sottolineato Alberto Zanobini, Presidente di AOPI e Direttore Generale dell’AOU Meyer – IRCCS. “Oltre al rafforzamento dei servizi per la salute mentale dei più giovani occorre aumentare il numero delle terapie intensive pediatriche – ci sono 23 terapie unità sul territorio nazionale con 202 posti letto, un valore pari a 3 posti letto per milione di abitanti rispetto a una media europea pari a 8, con una elevata difformità territoriale – e degli hospice – ci sono solo 8 strutture aperte e 47 posti letto attivi cui si sommano 7 strutture in costruzione con 52 posti letto aggiuntivi. Un’ultima grande sfida per la pediatria è la gestione della cronicità complessa e della transizione verso l’età adulta, frutto del grande progresso tecnologico della medicina che sta determinando un allungamento della vita di bambini che fino a qualche anno non superavano i primi anni di vita. Anche per questo è opportuno che il Paese aumenti anche gli investimenti in ricerca”.
Otto principi per dare a ogni bambino il miglior inizio di vita possibile
Fare in modo che i bambini possano godere del miglior stato di salute e consentire l’accesso a cure sanitarie dedicate devono essere gli obiettivi dell’Italia, ribadiscono gli specialisti. Dare a ogni bambino il miglior inizio di vita possibile è anche il primo degli 8 principi enunciati da Sir Michael Marmot, Professore di epidemiologia e sanità pubblica della University College of London e Direttore dell’UCL Institute of Health Equity, per ridurre le disuguaglianze di salute. Gli altri 7 prevedono: “Consentire a tutti i bambini, i giovani e gli adulti di massimizzare le proprie capacità e di avere il controllo sulla propria vita”, “Creare un’occupazione equa e un buon lavoro per tutti”, “Garantire un tenore di vita sano per tutti”, “Creare e sviluppare luoghi e comunità sane e sostenibili”, “Rafforzare il ruolo e l’impatto della prevenzione delle malattie”, “Combattere la discriminazione, il razzismo e i loro esiti”, “Perseguire insieme la sostenibilità ambientale e l’equità nella salute”. Il professore inglese – che è intervenuto durante il Summit con un videomessaggio – plaude anche alla possibilità che Firenze aderisca al network delle Marmot Cities, vale a dire le città che perseguono nelle loro politiche questi principi con azioni concrete.