Tempo di lettura: 2 minutiLo smartphone è diventato una parte indispensabile della nostra vita quotidiana, offrendo informazioni, socialità e intrattenimento in un unico dispositivo portatile. Ma quali sono i rischi associati all’uso eccessivo e improprio di questo potente strumento tecnologico?
Dipendenza da smartphone
Uno dei rischi principali è la dipendenza. L’uso eccessivo e incontrollato dello smartphone, la necessità costante di controllare le notifiche di app e social media, può andare a costituire una vera e propria dipendenza che può interferire con le attività quotidiane, e quindi con il lavoro, lo studio, le relazioni e il sonno, portando a uno squilibrio nella propria vita personale e sociale.
Consiglio: Stabilisci limiti di tempo per l’uso dello smartphone e fai delle pause regolari dalla tecnologia, evitando in particolare di usare lo smartphone prima di dormire. A questo scopo, esistono delle apposite app, o funzioni interne di alcuni sistemi operativi, che permettono di monitorare e controllare l’utilizzo nel tempo dei dispositivi.
Distrazione e pericoli stradali
L’uso dello smartphone mentre si guida è una delle principali cause di incidenti stradali e pedonali.
Consiglio: Evita l’uso del telefono mentre guidi o attraversi la strada. Se devi rispondere a un messaggio urgente, parcheggia in un luogo sicuro prima di farlo.
Impatto sulla salute mentale
L’esposizione eccessiva ai social media può provocare una costante comparazione con gli altri, portando a sensazioni di inadeguatezza, ansia e depressione. Inoltre, l’uso notturno dello smartphone può disturbare il sonno e causare problemi di insonnia.
Consiglio: Fai delle “pause digitali” e prenditi del tempo lontano dallo smartphone per dedicarti a attività che ti rilassano e ti fanno sentire bene. Limita anche l’uso dei social media e segui solo contenuti che ti ispirano e ti fanno sentire in uno stato mentale positivo.
Minacce alla privacy e alla sicurezza
Numeri di telefono, dati bancari, foto private: sono solo alcune delle grandi quantità di dati personali contenute in uno smartphone. L’uso improprio di app e servizi online potrebbe mettere a rischio la nostra privacy e la nostra sicurezza, portando a furto di identità o altre forme di cybercrime.
Consiglio: Utilizza password e riconoscimento biometrico per proteggere il tuo smartphone. Scarica solo app da fonti affidabili e leggi attentamente le autorizzazioni richieste dalle app prima di installarle. Non condividere le tue informazioni personali se non strettamente necessario. Informati sulle nuove modalità, spesso molto creative e subdole, con cui vengono condotte le truffe informatiche.
Impatto ambientale
L’estrazione di materiali preziosi per la produzione e lo smaltimento dei dispositivi ha un impatto ambientale significativo. Un esempio sono le batterie al litio, considerate delle vere e proprie “bombe ecologiche” se non correttamente smaltite, e la cui produzione comporta un gran consumo di acqua ed emissioni di CO2
Consiglio: Prova a mantenere il tuo smartphone per un periodo di tempo più lungo possibile e riciclalo correttamente quando non lo utilizzi più. Puoi anche cercare aziende che offrono programmi di riciclo per smartphone.
Fumo, iniziare prima di 20 anni rende più difficile smettere
News Presa, Prevenzione, Stili di vitaCominciare a fumare prima dei vent’anni aumenta la dipendenza dalla nicotina e rende più difficile smettere. Per questo gli autori dello studio da cui emergono i dati hanno proposto di alzare ad almeno 22 anni l’età legale per poter acquistare sigarette. Si tratta degli scienziati del National Hospital Organization Kyoto Medical Center che hanno presentato i risultati all’edizione 2023 del Congresso europeo di Cardiologia, in corso ad Amsterdam dal 25 al 28 agosto 2023. Il fumo è un fattore di rischio per molte patologie. La nicotina, oltre a indurre dipendenza, ha degli effetti gravi anche sul sistema cardiocircolatorio.
Secondo gli ultimi dati del 2020, più di una persona su cinque nel mondo fa uso di prodotti del tabacco. I fumatori con più di cinquanta anni hanno un rischio cinque volte maggiore rispetto ai coetanei non fumatori di sviluppare una malattia cardiovascolare. In molti Paesi l’età legale per acquistare sigarette è oggi di 18 anni, ma in alcuni non vi è alcuna restrizione.
I rischi più gravi delle sigarette
Il 90% delle neoplasie maligne del polmone sono causate dal fumo di sigaretta. Il tumore si verifica a causa dei danni del DNA cellulare indotti dal fumo, i quali non dipendono dal numero giornaliero di sigarette fumate né dalla percentuale nicotina in esse contenute, ma bensì dal numero di anni di esposizione al fumo.
Tra i rischi gravi anche l’infarto e l’ictus, inoltre il fumo è il principale responsabile della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e di enfisema polmonare. Fumare riduce anche le difese del sistema immunitario, aumentando il rischio di infezioni. In gravidanza il fumo (anche passivo) aumenta il rischio di mortalità fetale e riduce il peso alla nascita di circa 200-250 grammi rispetto alle non fumatrici.
In generale le donne che fumano hanno un rischio maggiore di sterilità e di ritardo nel concepimento. Il rischio di trombosi aumenta da 20 a 40 volte se associato all’uso di contraccettivi orali. La menopausa inizia 1-2 anni prima delle non fumatrici e l’osteoporosi è più frequente.
Legame tra dipendenza dal fumo ed età di inizio, lo studio
Lo studio giapponese presentato ad Amsterdam ha esaminato il legame tra l’età in cui si inizia a fumare, la dipendenza da nicotina e l’abbandono della sigaretta. Sono stati coinvolti 1.382 partecipanti (30% donne), divisi sulla base dell’età di inizio dell’abitudine al fumo. Di questi, 556 avevano iniziato a fumare prima dei venti anni e riferivano una media di 25 sigarette al giorno, mentre la media era di 22 per chi aveva cominciato a un’età superiore.
Meno della metà (46%) di chi aveva cominciato prima di venti anni era riuscito a smettere, rispetto al 56% di coloro che avevano iniziato più tardi. In generale in tutti i partecipanti, maggiore era l’età di inizio dell’abitudine al fumo e minore era la dipendenza dalla nicotina.
L’età media al momento in cui si sono recati per la prima volta presso la clinica per smettere di fumare era di 58 anni. ll punteggio del Fagerström test sulla dipendenza da nicotina (FTND) risultava del 7,5 tra chi aveva cominciato a fumare prima di 17 anni, 7,2 tra chi aveva iniziato tra 18 e 19 anni, 6,7 tra i 20 e 21 anni e infine 6,0 per chi aveva iniziato dopo i 22 anni.
In altre parole chi aveva cominciato a fumare sopra i 22 anni risultava meno dipendente dalla nicotina. “Il nostro studio – commenta l’autore, Koji Hasegawa, del National Hospital Organization Kyoto Medical Center di Kyoto – mostra che cominciare presto a fumare è correlato a una maggiore dipendenza dalla nicotina, anche nei giovani adulti”. I risultati scientifici indicano che “alzare l’età legare per acquistare tabacco ad almeno 22 anni può condurre alla riduzione del numero delle persone dipendenti dalla nicotina e del rischio di conseguenze dannose per la salute”.
Fumo, iniziare prima di 20 anni rende più difficile smettere
News Presa, Prevenzione, Stili di vitaCominciare a fumare prima dei vent’anni aumenta la dipendenza dalla nicotina e rende più difficile smettere. Per questo gli autori dello studio da cui emergono i dati hanno proposto di alzare ad almeno 22 anni l’età legale per poter acquistare sigarette. Si tratta degli scienziati del National Hospital Organization Kyoto Medical Center che hanno presentato i risultati all’edizione 2023 del Congresso europeo di Cardiologia, in corso ad Amsterdam dal 25 al 28 agosto 2023. Il fumo è un fattore di rischio per molte patologie. La nicotina, oltre a indurre dipendenza, ha degli effetti gravi anche sul sistema cardiocircolatorio.
Secondo gli ultimi dati del 2020, più di una persona su cinque nel mondo fa uso di prodotti del tabacco. I fumatori con più di cinquanta anni hanno un rischio cinque volte maggiore rispetto ai coetanei non fumatori di sviluppare una malattia cardiovascolare. In molti Paesi l’età legale per acquistare sigarette è oggi di 18 anni, ma in alcuni non vi è alcuna restrizione.
I rischi più gravi delle sigarette
Il 90% delle neoplasie maligne del polmone sono causate dal fumo di sigaretta. Il tumore si verifica a causa dei danni del DNA cellulare indotti dal fumo, i quali non dipendono dal numero giornaliero di sigarette fumate né dalla percentuale nicotina in esse contenute, ma bensì dal numero di anni di esposizione al fumo.
Tra i rischi gravi anche l’infarto e l’ictus, inoltre il fumo è il principale responsabile della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e di enfisema polmonare. Fumare riduce anche le difese del sistema immunitario, aumentando il rischio di infezioni. In gravidanza il fumo (anche passivo) aumenta il rischio di mortalità fetale e riduce il peso alla nascita di circa 200-250 grammi rispetto alle non fumatrici.
In generale le donne che fumano hanno un rischio maggiore di sterilità e di ritardo nel concepimento. Il rischio di trombosi aumenta da 20 a 40 volte se associato all’uso di contraccettivi orali. La menopausa inizia 1-2 anni prima delle non fumatrici e l’osteoporosi è più frequente.
Legame tra dipendenza dal fumo ed età di inizio, lo studio
Lo studio giapponese presentato ad Amsterdam ha esaminato il legame tra l’età in cui si inizia a fumare, la dipendenza da nicotina e l’abbandono della sigaretta. Sono stati coinvolti 1.382 partecipanti (30% donne), divisi sulla base dell’età di inizio dell’abitudine al fumo. Di questi, 556 avevano iniziato a fumare prima dei venti anni e riferivano una media di 25 sigarette al giorno, mentre la media era di 22 per chi aveva cominciato a un’età superiore.
Meno della metà (46%) di chi aveva cominciato prima di venti anni era riuscito a smettere, rispetto al 56% di coloro che avevano iniziato più tardi. In generale in tutti i partecipanti, maggiore era l’età di inizio dell’abitudine al fumo e minore era la dipendenza dalla nicotina.
L’età media al momento in cui si sono recati per la prima volta presso la clinica per smettere di fumare era di 58 anni. ll punteggio del Fagerström test sulla dipendenza da nicotina (FTND) risultava del 7,5 tra chi aveva cominciato a fumare prima di 17 anni, 7,2 tra chi aveva iniziato tra 18 e 19 anni, 6,7 tra i 20 e 21 anni e infine 6,0 per chi aveva iniziato dopo i 22 anni.
In altre parole chi aveva cominciato a fumare sopra i 22 anni risultava meno dipendente dalla nicotina. “Il nostro studio – commenta l’autore, Koji Hasegawa, del National Hospital Organization Kyoto Medical Center di Kyoto – mostra che cominciare presto a fumare è correlato a una maggiore dipendenza dalla nicotina, anche nei giovani adulti”. I risultati scientifici indicano che “alzare l’età legare per acquistare tabacco ad almeno 22 anni può condurre alla riduzione del numero delle persone dipendenti dalla nicotina e del rischio di conseguenze dannose per la salute”.
RSV, Commissione Europea approva primo vaccino per neonati e anziani
Anziani, Farmaceutica, News Presa, Pediatria, PrevenzioneLa Commissione Europea ha dato il via libera all’immissione in commercio di Abrysvo, il vaccino bivalente contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), per proteggere i neonati attraverso l’immunizzazione materna e gli anziani. Il virus respiratorio è il maggior responsabile di malattie nelle basse vie respiratorie e oggi è una delle principali cause di ricovero nei pazienti pediatrici. Nel nostro Paese è cresciuto il numero di bimbi ricoverati in terapia intensiva ma è un serio pericolo anche per la popolazione geriatrica.
Il virus respiratorio sinciziale
L’RSV è un virus contagioso e una causa comune di malattie respiratorie in tutto il mondo: può colpire i polmoni e le vie respiratorie di un individuo infetto, causando potenzialmente malattia grave o la morte. Nell’UE, circa 245.000 ricoveri ospedalieri annuali sono stati associati all’RSV nei bambini di età inferiore ai cinque anni e nella maggior parte dei casi si tratta di bimbi di età inferiore a un anno. Anche negli anziani l’impatto della malattia è significativo: ogni anno il virus causa più di 270.000 ricoveri ospedalieri e circa 20.000 decessi in persone di 60 anni e più.
Il vaccino anti- RSV
L’immunizzazione protegge in forma passiva i neonati dalla malattia delle basse vie respiratorie (LRTD) dalla nascita fino a sei mesi di età, grazie all’immunizzazione materna durante la gravidanza. Nei soggetti di età pari o superiore a 60 anni, invece, dà un’immunizzazione attiva per la prevenzione della malattia delle basse vie respiratorie causate da RSV . Il via libera è stato annunciato dall’azienda Pfizer.
L’autorizzazione all’immissione in commercio fa seguito al recente parere positivo del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP). È valida in tutti i 27 Stati membri dell’UE più Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Si tratta del primo vaccino autorizzato per l’immunizzazione materna. In particolare prevede una singola dose del vaccino nei neonati tra la 24 e 36ma settimana di gestazione e negli adulti dai 60 anni in su.
RSV, Commissione Europea approva primo vaccino per neonati e anziani
Anziani, Farmaceutica, News Presa, Pediatria, PrevenzioneLa Commissione Europea ha dato il via libera all’immissione in commercio di Abrysvo, il vaccino bivalente contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), per proteggere i neonati attraverso l’immunizzazione materna e gli anziani. Il virus respiratorio è il maggior responsabile di malattie nelle basse vie respiratorie e oggi è una delle principali cause di ricovero nei pazienti pediatrici. Nel nostro Paese è cresciuto il numero di bimbi ricoverati in terapia intensiva ma è un serio pericolo anche per la popolazione geriatrica.
Il virus respiratorio sinciziale
L’RSV è un virus contagioso e una causa comune di malattie respiratorie in tutto il mondo: può colpire i polmoni e le vie respiratorie di un individuo infetto, causando potenzialmente malattia grave o la morte. Nell’UE, circa 245.000 ricoveri ospedalieri annuali sono stati associati all’RSV nei bambini di età inferiore ai cinque anni e nella maggior parte dei casi si tratta di bimbi di età inferiore a un anno. Anche negli anziani l’impatto della malattia è significativo: ogni anno il virus causa più di 270.000 ricoveri ospedalieri e circa 20.000 decessi in persone di 60 anni e più.
Il vaccino anti- RSV
L’immunizzazione protegge in forma passiva i neonati dalla malattia delle basse vie respiratorie (LRTD) dalla nascita fino a sei mesi di età, grazie all’immunizzazione materna durante la gravidanza. Nei soggetti di età pari o superiore a 60 anni, invece, dà un’immunizzazione attiva per la prevenzione della malattia delle basse vie respiratorie causate da RSV . Il via libera è stato annunciato dall’azienda Pfizer.
L’autorizzazione all’immissione in commercio fa seguito al recente parere positivo del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP). È valida in tutti i 27 Stati membri dell’UE più Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Si tratta del primo vaccino autorizzato per l’immunizzazione materna. In particolare prevede una singola dose del vaccino nei neonati tra la 24 e 36ma settimana di gestazione e negli adulti dai 60 anni in su.
Diabete, sonno regolare potrebbe abbattere rischio. Lo studio
Prevenzione, Stili di vitaUn sonno regolare potrebbe proteggere dal rischio di diabete. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Sleep Health. Secondo i ricercatori della Università di Maastricht, infatti, dormire troppo poco o troppo a lungo si associa a una maggiore probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.
Diabete e sonno, lo studio
La ricerca ha analizzato 5.561 individui di età compresa tra 40 e 75 anni coinvolti nell’ambito dello studio Maastricht. Attraverso un test di tolleranza al glucosio è stato valutato lo stato del metabolismo del glucosio dei partecipanti dopo un digiuno notturno. La durata del sonno è stata invece stimata attraverso un dispositivo indossato sulla coscia dai partecipanti e chiamato accelerometro, per otto giorni consecutivi.
Dall’analisi è emerso che la probabilità di avere il diabete di tipo 2 è tanto maggiore quanto più la durata del sonno si allontana dalle 8 ore, questo vale anche per eccesso. Inoltre l’associazione nei partecipanti persisteva indipendentemente da abitudini quali il fumo, il consumo di alcolici, la dieta e l’attività fisica.
“I risultati evidenziano un legame tra durata del sonno e diabete, indipendentemente da altri fattori di rischio legati allo stile di vita – spiega l’autore principale dello studio, Jeroen Albers. “Esistono molteplici meccanismi fisiologici che potrebbero spiegare il legame osservato tra durate del sonno sia più brevi che più lunghe e il diabete di tipo 2 – conclude. Serviranno ulteriori studi per analizzare questa associazione.
Diabete, sonno regolare potrebbe abbattere rischio. Lo studio
Prevenzione, Stili di vitaUn sonno regolare potrebbe proteggere dal rischio di diabete. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Sleep Health. Secondo i ricercatori della Università di Maastricht, infatti, dormire troppo poco o troppo a lungo si associa a una maggiore probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.
Diabete e sonno, lo studio
La ricerca ha analizzato 5.561 individui di età compresa tra 40 e 75 anni coinvolti nell’ambito dello studio Maastricht. Attraverso un test di tolleranza al glucosio è stato valutato lo stato del metabolismo del glucosio dei partecipanti dopo un digiuno notturno. La durata del sonno è stata invece stimata attraverso un dispositivo indossato sulla coscia dai partecipanti e chiamato accelerometro, per otto giorni consecutivi.
Dall’analisi è emerso che la probabilità di avere il diabete di tipo 2 è tanto maggiore quanto più la durata del sonno si allontana dalle 8 ore, questo vale anche per eccesso. Inoltre l’associazione nei partecipanti persisteva indipendentemente da abitudini quali il fumo, il consumo di alcolici, la dieta e l’attività fisica.
“I risultati evidenziano un legame tra durata del sonno e diabete, indipendentemente da altri fattori di rischio legati allo stile di vita – spiega l’autore principale dello studio, Jeroen Albers. “Esistono molteplici meccanismi fisiologici che potrebbero spiegare il legame osservato tra durate del sonno sia più brevi che più lunghe e il diabete di tipo 2 – conclude. Serviranno ulteriori studi per analizzare questa associazione.
Dengue, due casi non legati a viaggi. I consigli Iss
News PresaSono stati confermati due casi di Dengue in Lombardia e nel Lazio pochi giorni fa. Non si tratta di casi correlati a viaggi in zone endemiche per l’infezione. I due pazienti sono in via di guarigione e sono partite le procedure per la profilassi e la disinfestazione dei luoghi.
Per entrambi i casi il Centro Nazionale Sangue e il Centro Nazionale Trapianti hanno attivato i provvedimenti per prevenire la trasmissione da donazione di sangue ed emocomponenti da donatori potenzialmente viremici asintomatici e le Regioni hanno avviato le misure di monitoraggio e controllo dei vettori nei luoghi frequentati dai casi, come previsto dal Piano Nazionale per la Sorveglianza Prevenzione e Risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025, attivo su tutto il territorio italiano.
Il virus Dengue è trasmesso dalla zanzara Aedes albopictus, presente ormai in Europa stabilmente. Casi autoctoni sono stati identificati recentemente in Francia. Dall’inizio del 2023, in Italia sono stati identificati 79 casi importati, con le stesse caratteristiche cliniche e decorso da quelle autoctone.
Per il momento il principale strumento preventivo contro la diffusione delle arbovirosi è evitare di essere punti dalle zanzare durante il periodo di maggiore trasmissione – sottolinea in una nota l’Iss.
Per quanto riguarda le zanzare è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che possano riprodursi facilmente, suggerisce l’Istituto Superiore di Sanità. Usare repellenti e indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto. Usare delle zanzariere per le finestre e soggiornare in ambienti climatizzati. Svuotare di frequente i contenitori con acqua stagnante (per esempio, secchi, vasi per fiori e sottovasi, catini, bidoni, ecc.) e coprendo quelli inamovibili. Cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotando le piscinette per i bambini quando non sono usate.
Dengue, due casi non legati a viaggi. I consigli Iss
News PresaSono stati confermati due casi di Dengue in Lombardia e nel Lazio pochi giorni fa. Non si tratta di casi correlati a viaggi in zone endemiche per l’infezione. I due pazienti sono in via di guarigione e sono partite le procedure per la profilassi e la disinfestazione dei luoghi.
Per entrambi i casi il Centro Nazionale Sangue e il Centro Nazionale Trapianti hanno attivato i provvedimenti per prevenire la trasmissione da donazione di sangue ed emocomponenti da donatori potenzialmente viremici asintomatici e le Regioni hanno avviato le misure di monitoraggio e controllo dei vettori nei luoghi frequentati dai casi, come previsto dal Piano Nazionale per la Sorveglianza Prevenzione e Risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025, attivo su tutto il territorio italiano.
Il virus Dengue è trasmesso dalla zanzara Aedes albopictus, presente ormai in Europa stabilmente. Casi autoctoni sono stati identificati recentemente in Francia. Dall’inizio del 2023, in Italia sono stati identificati 79 casi importati, con le stesse caratteristiche cliniche e decorso da quelle autoctone.
Per il momento il principale strumento preventivo contro la diffusione delle arbovirosi è evitare di essere punti dalle zanzare durante il periodo di maggiore trasmissione – sottolinea in una nota l’Iss.
Per quanto riguarda le zanzare è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che possano riprodursi facilmente, suggerisce l’Istituto Superiore di Sanità. Usare repellenti e indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto. Usare delle zanzariere per le finestre e soggiornare in ambienti climatizzati. Svuotare di frequente i contenitori con acqua stagnante (per esempio, secchi, vasi per fiori e sottovasi, catini, bidoni, ecc.) e coprendo quelli inamovibili. Cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotando le piscinette per i bambini quando non sono usate.
L’uso di smartphone: tutti i rischi
Medicina Sociale, PrevenzioneLo smartphone è diventato una parte indispensabile della nostra vita quotidiana, offrendo informazioni, socialità e intrattenimento in un unico dispositivo portatile. Ma quali sono i rischi associati all’uso eccessivo e improprio di questo potente strumento tecnologico?
Dipendenza da smartphone
Uno dei rischi principali è la dipendenza. L’uso eccessivo e incontrollato dello smartphone, la necessità costante di controllare le notifiche di app e social media, può andare a costituire una vera e propria dipendenza che può interferire con le attività quotidiane, e quindi con il lavoro, lo studio, le relazioni e il sonno, portando a uno squilibrio nella propria vita personale e sociale.
Consiglio: Stabilisci limiti di tempo per l’uso dello smartphone e fai delle pause regolari dalla tecnologia, evitando in particolare di usare lo smartphone prima di dormire. A questo scopo, esistono delle apposite app, o funzioni interne di alcuni sistemi operativi, che permettono di monitorare e controllare l’utilizzo nel tempo dei dispositivi.
Distrazione e pericoli stradali
L’uso dello smartphone mentre si guida è una delle principali cause di incidenti stradali e pedonali.
Consiglio: Evita l’uso del telefono mentre guidi o attraversi la strada. Se devi rispondere a un messaggio urgente, parcheggia in un luogo sicuro prima di farlo.
Impatto sulla salute mentale
L’esposizione eccessiva ai social media può provocare una costante comparazione con gli altri, portando a sensazioni di inadeguatezza, ansia e depressione. Inoltre, l’uso notturno dello smartphone può disturbare il sonno e causare problemi di insonnia.
Consiglio: Fai delle “pause digitali” e prenditi del tempo lontano dallo smartphone per dedicarti a attività che ti rilassano e ti fanno sentire bene. Limita anche l’uso dei social media e segui solo contenuti che ti ispirano e ti fanno sentire in uno stato mentale positivo.
Minacce alla privacy e alla sicurezza
Numeri di telefono, dati bancari, foto private: sono solo alcune delle grandi quantità di dati personali contenute in uno smartphone. L’uso improprio di app e servizi online potrebbe mettere a rischio la nostra privacy e la nostra sicurezza, portando a furto di identità o altre forme di cybercrime.
Consiglio: Utilizza password e riconoscimento biometrico per proteggere il tuo smartphone. Scarica solo app da fonti affidabili e leggi attentamente le autorizzazioni richieste dalle app prima di installarle. Non condividere le tue informazioni personali se non strettamente necessario. Informati sulle nuove modalità, spesso molto creative e subdole, con cui vengono condotte le truffe informatiche.
Impatto ambientale
L’estrazione di materiali preziosi per la produzione e lo smaltimento dei dispositivi ha un impatto ambientale significativo. Un esempio sono le batterie al litio, considerate delle vere e proprie “bombe ecologiche” se non correttamente smaltite, e la cui produzione comporta un gran consumo di acqua ed emissioni di CO2
Consiglio: Prova a mantenere il tuo smartphone per un periodo di tempo più lungo possibile e riciclalo correttamente quando non lo utilizzi più. Puoi anche cercare aziende che offrono programmi di riciclo per smartphone.
Pillola anti-cancro, la sperimentazione sull’uomo dopo 20 anni di ricerca
Farmaceutica, Ricerca innovazioneGli scienziati continuano a lavorare per cercare una pillola contro tutti i tipi di tumore. Da qualche settimana sono stati annunciati i risultati promettenti di un nuovo farmaco contro il cancro chiamato «AOH1996», la ricerca è durata 20 anni. Il nome riprende le iniziali e l’anno di nascita di una bambina morta di tumore infantile a 9 anni, nel 2005. I risultati degli studi sono stati pubblicati da un gruppo di oncologi ricercatori del City Hope di Los Angeles, sulla rivista Cell Chemical Biology.
La nuova molecola, dopo 20 anni di studi, sembrerebbe efficace nel bloccare la crescita dei tumori senza distruggere le cellule sane. Gli scienziati l’hanno già testata in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali. Dal seno, alla prostata, al cervello, alle ovaie: è risultato efficace contro tutti. L’obiettivo dei ricercatori è prendere di mira una proteina presente nella maggior parte dei cancri e che li aiuta a crescere e moltiplicarsi nel corpo, l’antigene nucleare di proliferazione cellulare (PCNA), fino a oggi considerata “non controllabile”.
Tuttavia si tratta ancora di studi preclinici su modelli cellulari e animali e la prima fase di sperimentazione sull’uomo è appena iniziata. La strada da percorrere è ancora lunga ma i risultati sono promettenti. La speranza dei ricercatori è che alla fine il farmaco possa essere utilizzato assieme ad altre cure o come unica terapia anti-cancro.