Tempo di lettura: 5 minutiGli italiani sedentari sono quasi 20 milioni e l’obesità è cresciuta oltre l’11 per cento, passando dal 10,9 per cento del 2019 all’11,4 per cento nel 2022. Secondo gli ultimi dati Istat, solo il 5 per cento della popolazione consuma 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, come raccomandato dall’OMS.
Se n’è discusso ieri durante il quinto Italian Obesity Barometer Summit “No silos, strategie per contrastare l’obesità” tra Istituzioni, esperti, società scientifiche e associazioni pazienti. Il summit e il report di quest’anno sono stati dedicati alla memoria della prof.ssa Simona Frontoni, recentemente scomparsa, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, socia fondatrice di IBDO.
Obesità in aumento in Italia
Secondo le stime Istat, in Italia, nel 2022 la percentuale di adulti con sovrappeso e obesità, pari al 46,3 per cento, è tornata ai livelli pre-pandemia, durante la quale si era raggiunto il picco del 47,6 per cento. Guardando i numeri nel dettaglio, è diminuito il numero di persone con sovrappeso ma è aumentato quello delle persone con obesità, con un picco del 12 per cento nel 2021.
“Un approccio propositivo sin dall’età evolutiva è uno degli investimenti più produttivi e lungimiranti di politiche pubbliche – ha detto il Ministro della Salute Orazio Schillaci nella prefazione dell’Italian Barometer Obesity Report 2023. Per il Ministero della Salute è una priorità, lo dimostrano le numerose iniziative e strategie nazionali portate avanti attraverso le ‘Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità’ e in coerenza con gli obiettivi del Programma ‘Guadagnare salute’ e del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025. A questa logica risponde anche l’Italian Barometer Obesity Report che con la sua autorevolezza è diventato uno strumento importante” .
OMS: obesità nel mondo triplicata. L’analisi
“Secondo l’OMS, il numero di persone con obesità nel mondo è quasi triplicato negli ultimi 50 anni e, ad oggi, si attesta a oltre 800 milioni di adulti che ne soffrono. A questo aumento hanno contribuito senz’altro i fattori ambientali, legati ai cambiamenti di stili di vita e di lavoro sempre più sedentari, l’uso crescente dei mezzi di trasporto privati e la progressiva urbanizzazione, nonché un maggior apporto di cibi ricchi di grassi saturi e di zuccheri a fronte di una riduzione del dispendio energetico. Abitudini sedentarie associate a un’alimentazione troppo ricca di cibi calorici e poveri di nutrienti sono, infatti, responsabili dello squilibrio tra apporto e consumo di energia, che può generare un eccesso ponderale”, spiega Paolo Sbraccia, Co-Editor di Obesity Monitor e Vice Presidente vicario di IBDO Foundation.
“Bisogna comunque ricordare che l’obesità è una malattia molto complessa. I fattori ambientali hanno sicuramente una grande responsabilità nell’accumulo di peso. Tuttavia, la suscettibilità ad ammalarsi è data da fattori genetici, epigenetici, nuroendocrinologici e, in generele, biologici che oggi possono essere contrastati con nuovi e innovativi strumenti farmacoterapici nell’ambito comunque di un approccio multidisciplinare”, ha aggiunto.
Sedentarietà
Le raccomandazioni internazionali suggeriscono di ridurre il consumo di zuccheri e snack salati, consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno e per gli adulti fare 150 minuti a settimana di attività a intensità moderata.
“L’Italia è uno dei paesi con i più bassi livelli di attività fisica. I dati sulla sedentarietà mostrano un miglioramento in tutte le fasce di età, ma resta un comportamento ancora troppo diffuso. L’andamento è crescente all’aumentare dell’età: nel 2022 riguarda quasi una persona su quattro tra i giovani di 18-24 anni (23,6 per cento) e quasi sette su dieci tra gli over 74 (67,2 per cento)”. Lo ha spiegato Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza, Istat.
Alimentazione, stile di vita e sfide globali
“Per quanto riguarda le abitudini alimentari poco salutari – continua Crialesi – in Italia circa una persona adulta su due consuma dolci, come torte farcite, merendine, gelati, almeno qualche volta a settimana. L’11,3 per cento ne consuma tutti i giorni, mentre più di una persona su quattro consuma snack salati almeno qualche volta a settimana. In 20 anni il consumo degli snack salati tra gli adulti è aumentato del 50 per cento ed è più che raddoppiato tra i 45-64enni. Inoltre, negli ultimi 20 anni il consumo giornaliero di frutta e verdura è diminuito del 5 per cento e quasi un adulto su cinque non assume frutta o verdura con cadenza giornaliera”, ha aggiunto.
Secondo la commissione di esperti della rivista scientifica Lancet, obesità, denutrizione e cambiamento climatico sono le più grandi minacce per la popolazione mondiale e sono legate tra loro da scopi di profitto e inerzia politica. “Per affrontare concretamente queste minacce globali, è necessario un ripensamento radicale dei modelli di business, dei sistemi alimentari, del coinvolgimento della società civile e della governance nazionale e internazionale”, ha detto Andrea Lenzi, Co-Editor di Obesity Monitor e Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Presidente di OPEN ITALY e Presidente dello Steering committee di IBDO Foundation.
“La governance a livello globale, di Paese e città è importante, ma di solito è frammentaria, bloccata in silos, spesso focalizzata sulla scelta individuale e incapace o non disposta a prendere le distanze da una forte influenza commerciale e da obiettivi politici a breve termine, motivo per cui è necessario lavorare insieme per cambiare percorso per una migliore salute umana e planetaria”, ha concluso.
Obesità impatta sull’economia
“L’obesità rappresenta quindi una sfida irrisolta di salute pubblica, che troppo spesso viene sottovalutata e ignorata. I problemi di salute correlati si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria“, ha commentato Nathan Levialdi Ghiron, Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata nella prefazione dell’Italian Barometer Obesity Report 2023. “È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete e soprattutto che coinvolgano l’intera popolazione, partendo dall’inclusione dell’obesità nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche al fine di aumentare il supporto e diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio”.
Il futuro
“Il mondo sta vivendo una trasformazione epocale di tipo demografico, sociale, economico e ambientale. L’epidemia dell’obesità e delle malattie non trasmissibili, insieme all’invecchiamento della popolazione, minaccia seriamente i sistemi sanitari. Per ritenere, ragionevolmente, di avere successo nel fronteggiare questa sfida bisogna agire in modo diverso dal passato ed essere in grado di concepire politiche pubbliche coraggiose e dirompenti”, ha ribadito l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili” e Vicepresidente vicario ANCI.
“Per noi, per le generazioni attuali e future, è giunto il momento di mettere in pratica gli obiettivi indicati in molti dei programmi politici nazionali e internazionali degli ultimi quindici anni che hanno avuto il merito di riuscire a sensibilizzare l’opinione pubblica e politica sul tema, ma il demerito di non essere ancora attuati. Bisogna creare una forte alleanza tra istituzioni governative, parlamentari, scientifiche, accademiche e persone con obesità per coinvolgere e rendere partecipi tutti della necessità di agire ora”, ha aggiunto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili.
L’evento è stato realizzato con il supporto scientifico e istituzionale dell’Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città, Intergruppo parlamentare sanità digitale e terapie digitali, Intergruppo parlamentare per la prevenzione delle emergenze e l’assistenza sanitaria nelle aree interne, Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation Spin off Università di Roma Tor Vergata, Istat, Coresearch, Crea Sanità, Bhave, Università di Roma Tor Vergata – Dipartimento di medicina dei servizi e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto internazionale Driving change in obesity.
Durante l’evento hanno ricevuto il premio OPEN l’On. Roberto Pella e la Sen. Daniela Sbrollini e il Sen. Filippo Sensi, Membro della quarta Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea), per il loro impegno nella lotta contro l’obesità.
Tumore al seno, ci si salva con la prevenzione
Podcast, PrevenzioneQuando si parla di tumore al seno il mese della prevenzione ricorda alle donne di sottoporsi agli esami di screening e le sensibilizza sull’importanza del prendersi cura della propria salute. Un tema che riguarda anche le giovani donne, che non sono esenti dal rischio di sviluppare un tumore alla mammella. Lo ha spiegato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Marcella Montemarano, Radiologa Senologa e Responsabile del Centro Screening Senologico dell’Ospedale Santissima Annunziata di Napoli. Intervenuta per le Pillole di Salute, promosse dal network editoriale PreSa, la dottoressa Montemarano ha chiarito anche altri spetti a volte poco chiari.
Esami e stili di vita
In particolare, la senologa ha spiegato che esistono due momenti differenti della prevenzione: una prevenzione primaria, che deve accompagnarci in ogni momento della nostra giornata, e una prevenzione secondaria, fatta di esami e visite. La prevenzione primaria altro non è che l’attuazione di un corretto stile di vita, con l’obiettivo di incidere su fattori di rischio modificabili che aumentano il pericolo di ammalarsi di cancro. Si pensi al fumo, al consumo di alcolici, ad una vita sedentaria o un’alimentazione scorretta.
Un rischio su tutti
Benché tutti questi fattori siano importanti per preservare la salute, stando ai dati oggi disponibili e alle evidenze della pratica clinica, l’abuso di alcol è un problema dilagante tra le giovani donne. Negli ultimi 10 anni si è fatto molto per la prevenzione del tumore al seno, ma ancora oggi moltissime sono le diagnosi e i comportamenti a rischio da combattere.
Diagnosi
La specialista ha chiarito che in Italia sono circa 56.000 le donne che ogni anno vengono colpite dal tumore della mammella. Tra queste, 11.000 sono giovani donne con meno di 40 anni. Dunque, il tumore al seno è ancora oggi la prima patologia oncologica che colpisce le donne. I dati sono allarmanti, ma va detto che la guarigione completa a 5 anni supera il 90% dei casi. Grazie a diagnosi precoce e terapie sempre più mirate, il tumore al seno è insomma un nemico che oggi, in molti casi, si può battere.
I controlli
Ma, a quanti anni si dovrebbe iniziare a sottoporsi a controlli? In linea generale, le donne dai 25 anni sino ai 39 dovrebbero sottoporsi periodicamente ad una ecografa mammaria. Dai 40anni in su le donne dovrebbero sottoporsi invece ad una mammografia annuale, poi se necessario anche ad altre indagini su indicazione del medico. Importante è certamente l’autopalpazione, che ogni dovrebbe fare una volta al mese e lontano dal cilco mestruale, perché il seno è meno teso.
Screening
In Italia il programma di screening della mammella consente di effettuare gratuitamente ogni due anni una mammografia della mammella su popolazione sana. È un programma dedicato alle donne a maggior rischio, quelle nella fascia d’età tra i 50 e i 69 anni (in Campania l’adesione è consentita già dai 45 anni). La mammografia riduce la mortalità di circa il 45% per le donne che vi aderiscono. Il fattore età, però, non è il solo fattore di rischio. Anzi, i fattori di rischio devono essere presi in considerazione nel loro insieme, guardando anche ad ereditarietà e familiarità.
Prevenzione al seno: intervista alla Dott.ssa Montemarano
PodcastTennis e friends, screening gratuiti e sport con atleti e artisti
Eventi d'interesse, News Presa, Prevenzione, Sport, Stili di vitaPer diffondere la cultura della prevenzione attraverso lo sport e i corretti stili di vita, torna al Foro Italico di Roma la manifestazione Tennis & Friends – Salute e Sport. Per tutto il fine settimana verranno offerti all’interno del Villaggio della Salute screening completi e gratuiti. Dalla prima edizione, 12 anni fa, ad oggi ha realizzato 200mila screening. Il titolo scelto per questa edizione è “La prevenzione è giovane”, per invitare ragazzi e famiglie a prendersi cura della propria salute fin da piccoli.
I dati mostrano, infatti, che il 30% dei bambini italiani fra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso. “Per loro il rischio è di incorrere in una serie di problemi secondari, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, ipertensione e dislipidemia”. A ricordarlo è Giorgio Meneschincheri, medico specialista in medicina preventiva, presidente della onlus Friends for health e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “Lo stesso problema riguarda anche il 33% della popolazione adulta – continua. “Per questo è importante ribadire come il moto sia necessario, così come eseguire esami periodici per tenere sotto controllo colesterolo e pressione arteriosa”. Fin da piccoli “è importante imparare i corretti stili di vita, ovvero, seguire una alimentazione equilibrata e svolgere una regolare attività sportiva”.
Spendere in prevenzione fa risparmiare il Servizio sanitario nazionale: “conviene in termini di riduzione dei costi destinati a ricoveri, trattamenti farmacologici e chirurgici”, ribadisce. “Solo per le malattie cardiovascolari in Italia i costi ammontano a oltre 41 miliardi di euro all’anno, un dato sopra la media europea. Una spesa che potremmo ridurre se facessimo più attenzione a prevenzione primaria e secondaria” – conclude.
Screening gratuiti e donazioni di sangue
Il Villaggio della Salute, in collaborazione con Salute Lazio, apre le porte al pubblico sabato 14 e domenica 15 dalle ore 10.00 alle ore 18.00. All’interno del villaggio, dove si accede gratuitamente, le Asl costituiscono un percorso di screening completo. Saranno a disposizione oltre 500 professionisti, impegnati in 34 aree sanitarie con circa 190 postazioni, per visite gratuite suddivise in 65 diverse specialistiche. Inoltre ci saranno le autoemoteche per la donazione del sangue e le postazioni sanitarie per la somministrazione delle vaccinazioni. I percorsi di prevenzione saranno garantiti anche da medici militari della Difesa all’interno del Villaggio Interforze.
Presenti atleti professionisti e personaggi dello spettacolo
La manifestazione accoglie per i due giorni la Federazione Italiana Tennis e Padel insieme ad altre Federazioni Sportive Nazionali con spazi allestiti per avvicinare il pubblico allo sport. Partecipano i campioni del tennis, padel, atletica leggera, ciclismo, danza sportiva, judo, lotta, karate, arti marziali, pesca sportiva e attività subacquee, pugilato, rugby, scherma, taekwondo, tiro con l’arco e volley.
La Difesa metterà a disposizione un percorso di “Military Fitness”, mentre sui campi si svolgeranno i tornei di padel e tennis. Sabato e domenica scenderanno in campo gli Ambassador di Tennis & Friends – Salute e Sport impegnati nei tornei Celebrities.
Sabato 14 alle ore 11.30 alla presenza delle Istituzioni e delle Autorità sanitarie e militari, Veronica Maya, madrina storica della manifestazione, introdurrà sul palco Mara Venier per il taglio del nastro. In campo per la prevenzione scenderanno anche molti altri personaggi del mondo dello spettacolo.
Sport riduce rischio malattie croniche
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci ha sottolineato che “la prevenzione è fondamentale per avere più salute, quindi meno malati in futuro, per garantire la sostenibilità del nostro servizio sanitario. Ringrazio gli operatori sanitari che in queste giornate si sono messi a disposizione per effettuare esami e screening gratuiti e ringrazio Tennis & Friends – Salute e Sport per l’impegno, a supporto delle Istituzioni al fine di diffondere la cultura della prevenzione, specialmente tra i giovani.
L’attività fisica è importante nella gestione delle principali malattie croniche non trasmissibili. È uno strumento terapeutico per migliorare lo stato di salute fisica e mentale, per assicurare un maggiore benessere della popolazione e una migliore qualità della vita”, ha concluso.
“Lo sport e la salute sono elementi strettamente collegati, ma devono rafforzare la relazione e possono produrre risultati migliori e più misurabili – ha detto il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. “Tennis & Friends – Salute e Sport ogni anno interpreta positivamente questa esigenza e dà un prezioso contributo. La prevenzione non deve essere uno spot ma un approccio sistematico, da insegnare costantemente, a partire dai bambini. Da questo punto di vista, l’attività motoria, fisica, sportiva è un alleato vincente, per questo dobbiamo passare ai fatti, vincendo la sedentarietà, con i suoi danni e i suoi costi, per centrare l’obiettivo di condurre una vita sana, migliorare lo stile di vita, che incide per il 50% dei casi sull’insorgenza di patologie gravi”.
“Sono grato a Tennis & Friends – Salute e Sport che, grazie alla fondamentale collaborazione con i vari attori istituzionali territoriali, prosegue nella direzione intrapresa, facendo del nostro movimento un elemento nevralgico nelle politiche adottate. Un’attività meritoria, testimoniata dall’accresciuto ricorso dei cittadini ai consulti offerti, segno inequivocabile di come questo progetto abbia saputo permeare la società entrando nelle case degli italiani, in qualità di fattore chiave di un processo ineludibile chiamato prevenzione, da soddisfare nella quotidianità per regalarsi nuove prospettive legate alla qualità e all’aspettativa di vita”, ha detto il Presidente del Coni, Giovanni Malagò.
“Quella di Tennis & Friends – Salute e Sport è una vocazione per la prevenzione. In questi anni ha reso possibili oltre 200.000 screening gratuiti. Quest’anno sono sette le Asl coinvolte, coordinate dalla Roma 1”, ha ricordato il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
“L’adesione straordinaria è un segnale forte, perché insieme possiamo far capire a tutti i visitatori che la diagnosi precoce e tempestiva è spesso l’unica strada per garantire un percorso di guarigione completo o una qualità di vita migliore. Lo ha ribadito il commissario straordinario Asl Roma 1, Giuseppe Quintavalle.
“Come istituzioni abbiamo il dovere di continuare a investire nel nostro sistema sanitario e nella ricerca – ha concluso il Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri.
Tumori, il CAP incide sull’accesso alle cure. L’indagine
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIl 40 per cento delle persone con un tumore al seno o al polmone si sposta dal proprio comune per curarsi. Il 20 per cento dei pazienti che non rientrano più nelle terapie approvate e rimborsate non viene inviato a un trial clinico dal proprio oncologo, anche se idoneo, ma alle cure palliative. Il motivo è la distanza dei centri e la mancanza di collegamenti. I dati emergono dalla survey condotta da Elma Research su un campione di pazienti e oncologi nell’ambito del progetto di Elma Academy “Il tuo codice postale conta”. È stato indagato il legame tra la disparità di accesso alle cure e il luogo di residenza. In particolare è stata esaminata l’accessibilità ai trattamenti sperimentali contro i tumori e le proposte da parte del clinico.
“L’Italia, sebbene presenti un quadro più omogeneo rispetto ad altri Paesi europei grazie alla presenza di un servizio sanitario nazionale di tipo universalistico, non è immune al problema delle disuguaglianze, e trovare soluzioni affinché ci sia equità di accesso per ogni malato deve essere prioritario”, ha detto la Sen. Daniela Sbrollini, Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato.
Numeri dei tumori in Italia
Nel 2022, il carcinoma della mammella è stato il tumore più diagnosticato in Italia, con 55.700 casi. Quello al polmone è stato il secondo tra i tumori più frequenti negli uomini (15 per cento) e il terzo nelle donne (12 per cento), con 43.900 nuove diagnosi. Per quanto riguarda i decessi, nel 2021 il tumore del polmone è stato il primo responsabile (18 per cento di tutti i decessi per cancro), mentre quello al seno il quinto (6,9 per cento).
In particolare, le due neoplasie sono responsabili della morte di una persona su 4 per cancro in Italia. Eppure l’accessibilità ai trial clinici risulta molto difforme. Viene calcolata utilizzando come variabili l’incidenza dei tumori, la distanza dai centri e il numero di studi sperimentali nel centro. Per esempio, nel nord-est, nel centro e nelle isole ci sono delle ampie aree con bassa o media accessibilità, mentre nel nord-ovest ampie aree dove è alta, che si traduce in una disparità di possibili opzioni terapeutiche a seconda del luogo di residenza dei malati.
Cura dei tumori, il CAP conta
La survey ha coinvolto più di 200 oncologi, responsabili della gestione e del trattamento di pazienti con neoplasie polmonari e mammarie e oltre 200 pazienti (100 per ciascuna diagnosi). I risultati hanno evidenziato come il CAP, inteso come luogo di residenza, è a tutti gli effetti un criterio di scelta nella decisione dell’oncologo di includere o meno un paziente in uno studio clinico. Si passa da una percentuale di non arruolamento, nonostante un quadro clinico idoneo, del 16 per cento nelle zone ad alta accessibilità, al 23 per cento in quelle a bassa.
In particolare, è l’impatto che lo spostamento potrebbe avere sulla persona malata che influisce maggiormente nella decisione dell’oncologo. Infatti, il 65 per cento dei medici intervistati ha riferito che il costo e i fattori organizzativi sono motivazione di non invio, mentre per il 36 per cento è la distanza in termini di km e di tempo dal centro.
“Per alcuni pazienti gli studi clinici rappresentano l’unica opzione terapeutica e di possibilità di un miglioramento delle condizioni di salute e della qualità di vita”, spiega Luca Mazzarella, MD PhD, Group Leader, Laboratory of Translational Oncology, European Institute of Oncology, Department of Experimental Oncology. “Ma di fronte a un quadro diagnostico idoneo per un determinato trial clinico, l’oncologo deve considerare anche una serie di elementi per un eventuale arruolamento, come l’onere di raggiungere il centro, il supporto di un caregiver per coloro che sono più fragili, la gestione della famiglia e altri aspetti della vita della persona che possano essere determinanti per poter sostenere e non interrompere la sperimentazione, mantenendo al tempo stesso una buona qualità di vita”, aggiunge.
Pesano costi e distanza dei centri
Costi dei trasferimenti e mancanza di servizi di trasporto pubblico sono i fattori più difficili da affrontare per i pazienti che hanno partecipato all’indagine (rispettivamente per il 32 e il 27 per cento). Anche la distanza dagli affetti e la fatica del distaccarsi (24 per cento) e gli impegni familiari e professionali (17 per cento) hanno un peso per i pazienti. Tuttavia, spostarsi a volte non è una scelta, soprattutto per chi vive in aree a bassa accessibilità, tanto che il 57 per cento ha riferito che lo fa per raggiungere centri riconosciuti come importanti e in grado di fornire le cure migliori. Il 30 per cento per mancanza di centri in grado di fornire cure ed esami di cui ha bisogno.
“Dobbiamo concentrarci sui concetti di “impatto dello spostamento” e “disponibilità di trasporto agevole”, lavorando sulla qualità dei servizi e la loro rispondenza rispetto ai bisogni degli utenti, che in quanto fragili hanno necessità specifiche. Da un lato potrebbe essere utile valutare la possibilità di attivare servizi flessibili e on demand guardando all’esperienza nell’ambito dei cosiddetti servizi NEMT, ovvero di trasporto sanitario programmato non urgente. Dall’altro riflettere su possibili ottimizzazioni della distribuzione di trial sul territorio, dove possibile allineandoli alla localizzazione della domanda”. Lo ha sottolineato Gabriele Grea, Academic Fellow Department of Social and Political Sciences presso Università Bocconi di Milano, presidente di Redmint impresa sociale.
Melanoma, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIl melanoma può essere scovato anche grazia al sostegno dell’intelligenza artificiale. I software, ormai capaci di apprendere dall’esperienza, possono vedere ciò che l’occhio umano a volte non vede. Lo dimostra una ricerca che ha fatto molto parlare in occasione dell’ultimo congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia (Eadv).
Nessun errore
Un software, quello più utilizzato per questo genere di diagnosi, ha ormai raggiunto un tasso di individuazione del melanoma (che è poi la forma più grave di tumore della pelle) del 100%. Il software è stato sottoposto a un’analisi dell’efficacia su un campione di 22.356 pazienti con presunti tumori cutanei durante un periodo di 2,5 anni. Oltre a identificare il melanoma, in aumento anche tra i giovani, con una sensibilità del 100%, il software di nuova generazione ha dimostrato di riconoscere accuratamente il 99,5% (189 su 190) di tutti i tipi di tumori della pelle e il 92,5% (541 su 585) delle lesioni pre-cancerose.
Fattore tempo
Lo studio, lo ha detto chiaramente Kashini Andrew, specialista presso l’University Hospitals Birmingham Nhs Foundation Trust – ha dimostrato come l’intelligenza artificiale stia rapidamente. L’ultima versione del software ha evitato oltre 1.000 consulenze faccia a faccia nell’ambito dell’assistenza sanitaria tra aprile 2022 e gennaio 2023, risparmiando tempo che i clinici possono quindi dedicare a quei pazienti che necessitano di cure urgenti.
No al fai da te
Qualcuno potrebbe pensare che questi software sono destinati a sostituire i medici, ma non è così. Anche i ricercatori sottolineano come la presenza e la guida di un medico siano sempre indispensabili. Non ci si deve mai dimenticare che i software, anche quelli di intelligenza artificiale, sono strumenti nelle mani del professionista. Quindi, nonostante gli enormi passi in avanti che sembrano prospettare un futuro dove i computer gestiranno gran parte della nostra vita, la figura dello specialista resta indispensabile e, del resto, chi vorrebbe mai affidare la propria salute esclusivamente d un software?
Premio letterario Zanibelli, la narrativa che cura e sensibilizza
Eventi d'interesse, Med. narrativa, News PresaLa scrittura può diventare un mezzo per far emergere le emozioni più profonde, elaborare il dolore e sensibilizzare il pubblico. Da questo presupposto nasce il Premio Letterario Angelo Zanibelli ‘La Parola che cura’ giunto alla sua XI edizione, appena conclusa. I vincitori di quest’anno sono stati in ex aequo per la narrativa: “I cura cari” di Marco Annichiarico e “Io e Spider-Man” di Mattia Villardita.
Il concorso, ideato e promosso da Sanofi, in memoria di Angelo Zanibelli, premia storie di cura e di salute, le esperienze dirette di persone con una malattia e di chi se ne prende cura. L’iniziativa sostiene il valore della narrazione come strumento di sensibilizzazione sociale: “un ponte fra salute, innovazione e cultura” ha spiegato Marcello Cattani, presidente e Ad di Sanofi Italia.
Durante la serata di premiazione all’Ambasciata di Francia, il nuovo ambasciatore Martin Briens che ha ospitato l’evento, ha ricordato l’importanza della ricerca e del sostegno ai malati, sottolineando che “la salute è al centro della nostra vita”.
La giuria presieduta, come ogni anno, da Gianni Letta e composta da personalità del mondo della politica, della cultura, della sanità e del giornalismo, ha assegnato i premi alle opere edite e inedite presentate e alcuni premi speciali. A Gianni Letta è stato assegnato il premio “Personaggio dell’anno” per il suo impegno a favore di pazienti, cittadini e mondo della salute.
“Abbracciamo il concetto di salute come chiave per lo sviluppo umano, sociale ed economico del paese – ha sottolineato Cattani. “Il Premio Zanibelli, con il suo sostegno alla narrazione come strumento terapeutico e veicolo di sensibilizzazione culturale, rappresenta un’iniziativa unica in questa direzione di cui vogliamo continuare ad essere protagonisti orgogliosi”.
OPERE EDITE
Per la categoria Narrativa, hanno vinto ex aequo “I cura cari” (Einaudi, 2022) di Marco Annichiarico e “Io e Spider-Man” (Salani editore, 2022) di Mattia Villardita. Il primo racconta la malattia di Alzheimer e di come venga vissuta attraverso il tenero rapporto tra madre e figlio. Marco, figlio di Lucia, è costretto a escogitare strategie così da poter comunicare con una nuova madre e imparare a ritrovarla. Dovrà misurarsi con i deliri di Lucia e questo significherà inventarsi da zero un linguaggio nuovo, a tratti complesso e non esclusivamente verbale. “Io e Spider-Man”, invece, non solo racconta come si può cambiare pelle per aiutare gli altri, ma indaga la responsabilità e la sofferenza che indossare una maschera comporta. Mattia, dopo un’infanzia passata “dentro e fuori” gli ospedali, una volta diventato adulto indossa un costume da Spider-Man e torna nelle cliniche, stavolta per regalare ai bambini ricoverati il sogno che non ha potuto vivere quando era al posto loro.
Tra le proposte di SAGGISTICA è stato premiato “Il cervello degli adolescenti” (Giunti editore, 2022) di David Bueno. Un libro con l’obiettivo di illustrare come funziona la mente di un adolescente durante i grandi cambiamenti che questa fase di vita comporta. Il passaggio dai comportamenti tipici dell’infanzia, all’acquisizione di quelli da adulto rivela la sua estrema vulnerabilità.
Per la categoria ILLUSTRATI il premio è stato assegnato a “Lucille degli acholi” (Il Castoro, 2022) di Ilaria Ferramosca, Chiara Abastanotti. Racconta il grande sogno di una donna di diventare chirurgo, sfidando i pregiudizi della sua epoca. Nata negli anni ’30, Lucille Teasdale, canadese, è tra le prime donne medico e dedica la sua intera vita ai suoi pazienti tra Canada, Francia e Uganda.
OPERA INEDITA
“Se bastasse l’amore” di Arianna Giutti è il libro inedito vincitore di questa edizione. Verrà pubblicato da Piemme. Racconta di come una madre vive la l’anoressia della figlia, toccando anche i temi di suicidio e difficoltà di accesso alle cure.
La menzione speciale della giuria è andata ad “Alzheimer. Non spiegare, non discutere, non contraddire” (Goware, 2022) di Antonella Notarelli. Racconta la forza, la volontà e la competenza che occorrono per affrontare la malattia di Alzheimer sia in veste di paziente che di caregiver.
PREMI SPECIALI
Il premio “La Parola che Cura” viene attribuito ogni anno ad un’associazione di pazienti per l’attività di comunicazione e divulgazione sulla sua patologia di riferimento. Quest’anno la giuria ha premiato l’associazione ADMO – Associazione donazione midollo osseo. Con la campagna “Il tipo giusto” sensibilizza il pubblico sull’importanza della donazione di midollo osseo.
Il premio “Personaggio dell’anno”, attribuito dalla giuria a una personalità distinta per l’impegno e la responsabilità in ambito sanitario, è stato conferito all’ex Segretario del Consiglio dei ministri della repubblica italiana, Gianni Letta.
Il premio “Il valore del Partenariato pubblico-privato” è invece rivolto espressamente ai giovani neolaureati, punta a valutare il pensiero analitico, la capacità di indagine e di approfondimento degli studenti. Lo ha ricevuto Noemi D’Altri che sarà inserita come tirocinante presso il Dipartimento di Public Affairs di Sanofi Italia.
Giornata della Vista: prevenzione scarsa, 5 mln italiani con patologie
News Presa, Prevenzione, Stili di vitaSono 5 milioni gli italiani colpiti da retinopatia diabetica, maculopatie e glaucoma. Un numero che rispecchia la scarsa attitudine degli italiani alla prevenzione delle patologie che riguardano la vista. A confermarlo è un’indagine condotta dall’Istituto Bhave, in collaborazione con la rivista Italian Health Policy Brief.
I risultati sono stati presentati oggi, durante l’evento promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Prevenzione e la Cura delle Malattie degli Occhi, co-presieduto dal Sen. Giovanni Satta e dall’On. Matteo Rosso.
Le malattie oculari
Il 12 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Vista, ma la prevenzione delle malattie oculari viene spesso trascurata, come dimostrano i numeri. Il 27 per cento degli italiani ritiene di essere esente da patologie e dichiara di non essersi mai sottoposto a visite oculistiche di controllo. Tra i pazienti con patologie oculari, solo il 33 per cento esegue controlli regolari della vista, mentre ben il 35 per cento non adotta abitudini per prevenire peggioramenti. Inoltre, il 39 per cento degli intervistati con ipertensione, malattie cardiovascolari e diabete non fa prevenzione.
“Il nostro lavoro sarà certamente orientato al rafforzamento della cultura della prevenzione ma anche a favorire il pieno, equanime e territorialmente omogeneo accesso alle cure e ai trattamenti – ha detto il Sen. Giovanni Satta. Lo faremo, oltre che con l’ascolto del mondo advocacy, con adeguati interventi legislativi e con una costruttiva convergenza con il Governo e le diverse istituzioni sanitarie del Paese, nella consapevolezza che un quadro assistenziale più efficace ed efficiente si traduce in un sostanziale contributo alla sostenibilità”.
La prevenzione
In questa direzione va un primo Disegno di Legge sulle patologie oculari cronico-degenerative già all’esame della 10° Commissione in Senato, di cui la prima firmataria è la Sen. Maria Cristina Cantù.
“La giornata è l’occasione per far riflettere sulla necessità della prevenzione e del potenziamento dell’innovazione, della ricerca e della cura, tempestiva e appropriata, delle malattie oculari – ha commentato la Sen. Cantù.
“Sono certo che si potranno creare i presupposti per offrire risposte alle molte sfide che ci attendono e che sono di natura clinica, sociale, economica e politico-sanitaria, della cui portata complessiva siamo tutti consapevoli come Intergruppo” – ha commentato l’On. Matteo Rosso.
“L’attuale sistema di erogazione dei servizi pubblici oculistici è troppo incentrato sull’ospedale”, ha ribadito il Dott. Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana Ciechi e dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – IAPB Italia Onlus. “Ciò contribuisce a generare lunghe liste d’attesa, una barriera d’accesso per le cure delle malattie degli occhi, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione. Occorre invertire la tendenza e portare la prevenzione sul territorio, accanto ai cittadini, senza attendere e aspettarsi che siano questi ultimi a doverla cercare, scoprire e praticare.”
Neuroradiologia, un italiano tra i migliori d’Europa
News Presa, RubricheÈ napoletano e lavora al Cardarelli l’unico italiano componente onorario della Società Europea di Neuroradiologia nel 2023. Mario Muto, direttore dell’Unità di Neuroradiologia dell’Azienda Ospedaliera Cardarelli, è stato insignito del riconoscimento nei giorni scorsi a Vienna, in virtù del suo importante apporto scientifico e dell’impegno in favore della Società Scientifica Europea.
Dolore spinale
Mario Muto aveva già ricevuto nel 2021 il riconoscimento quale membro onorario della Società Scientifica Americana di Neuroradiologia. La concretezza dei due prestigiosi riconoscimenti è testimoniata nei fatti anche dalle attività del reparto di Neuroradiologia del Cardarelli, centro di eccellenza a livello internazionale in diversi ambiti, tra cui procedure mini-invasive orientate alla cura del dolore spinale da crolli vertebrali su base osteoporotica o metastatica, o secondari a ernie discali ma anche a trattamenti di malformazioni vascolari come aneurismi cerebrali rotti e non rotti, malformazioni e fistole artero-venose.
Stroke
Le attività per l’emergenza della Neuroradiologia, portate avanti insieme alla Neurologia-Stroke Unit, hanno permesso al Cardarelli di qualificarsi quale struttura “Diamante” dalla Società Europea per lo Stroke Unit, in virtù dei dati sulla rapidità e la numerosità dei casi di ictus trattati dall’ospedale nell’ambito delle Unità di Neurologia e di Neuroradiologia. Ogni anno, infatti, sono circa 400 gli Ictus trattati dal Cardarelli, di cui il 40% circa viene preso in carico entro i primi 40 minuti con terapia farmacologica, mentre il 63% dei casi è affrontato con trattamento meccanico da parte dei Neuroradiologi entro i 90 minuti dall’esordio della patologia. La Neuroradiologia del Cardarelli è centro di riferimento della Regione Campania nella interventistica neuroradiologica mini-invasiva endovascolare e spinale.
Prestigio internazionale
«Mi congratulo con Mario Muto per essere diventato uno dei 5 italiani individuati quali componenti onorari della Società Europea di Neuroradiologia in 34 anni di storia di quest’onorificenza», dice Antonio d’Amore, direttore Generale dell’Azienda Cardarelli. Il professor Muto è una di quelle figure che permette al nostro ospedale di essere un punto di riferimento di rilievo nel panorama del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Come ospedale dobbiamo valorizzare al massimo l’apporto che questi grandi professionisti possono garantire all’intera organizzazione, così da far progredire ulteriormente la qualità dei servizi ai nostri pazienti».
Sanità pubblica ormai allo stremo
Economia sanitaria, News PresaIl dato non è incoraggiante, anzi è a dir poco sconfortante. L’Italia, rispetto alla media dei Paesi europei dell’area Ocse, sconta un gap per la spesa sanitaria pro capite media di 829 euro, cifra che per il 2022 equivale ad una differenza di poco meno di 49 miliardi di euro. A rivelarlo è il sesto rapporto della Fondazione Gimbe sul Servizio sanitario nazionale presentato a Roma, che tratteggia i contorni di un Servizio sanitario pubblico ormai alla frutta.
Stagione di tagli
Non incoraggia notare che tutti i Governi che si sono alternati negli ultimi 15 anni hanno tagliato, o comunque non investito adeguatamente in sanità. Nonostante il fabbisogno sanitario nazionale dal 2010 al 2023 sia aumentato complessivamente di 23,3 miliardi (in media 1,94 miliardi per anno). Gli anni dal 2010 al 2019 hanno fatto registrare tagli su taglia in ambito sanitario. Il sistema pubblico ha perso finanziamenti per oltre 37 miliardi, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015.
Risanamento
In questo quinquennio la scure dei tagli è stata usata in nome del risanamento della finanza pubblica.Oltre 12 miliardi nel periodo 2015-2019, in conseguenza del definanziamento, che ha assegnato meno risorse al Servizio sanitario nazionale rispetto ai livelli programmati. Si è avuto un aumento del Fondo sanitario tra il 2020-2022, ma in quegli anni c’è stata la pandemia: l’incremento è stato di 11,2 miliardi, con una crescita media del 3,4% annuo. Ma le risorse aggiuntive di fatto sono state assorbite dai costi della pandemia e non hanno consentito rafforzamenti strutturali.
Liste d’attesa
Per il periodo 2023-2026, infine, la Nota di Aggiornamento del Def 2023, approvata lo scorso 27 settembre, il rapporto spesa sanitaria/PIL precipita dal 6,6% del 2023 al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026. In termini assoluti, nel triennio 2024-2026 si stima un incremento della spesa sanitaria di soli 4.238 milioni (+1,1%). La conseguenza, spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, sono «interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali, aumento della spesa privata sino alla rinuncia alle cure».
Obesità nel mondo triplicata, picco anche in Italia. L’analisi
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Stili di vitaGli italiani sedentari sono quasi 20 milioni e l’obesità è cresciuta oltre l’11 per cento, passando dal 10,9 per cento del 2019 all’11,4 per cento nel 2022. Secondo gli ultimi dati Istat, solo il 5 per cento della popolazione consuma 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, come raccomandato dall’OMS.
Se n’è discusso ieri durante il quinto Italian Obesity Barometer Summit “No silos, strategie per contrastare l’obesità” tra Istituzioni, esperti, società scientifiche e associazioni pazienti. Il summit e il report di quest’anno sono stati dedicati alla memoria della prof.ssa Simona Frontoni, recentemente scomparsa, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, socia fondatrice di IBDO.
Obesità in aumento in Italia
Secondo le stime Istat, in Italia, nel 2022 la percentuale di adulti con sovrappeso e obesità, pari al 46,3 per cento, è tornata ai livelli pre-pandemia, durante la quale si era raggiunto il picco del 47,6 per cento. Guardando i numeri nel dettaglio, è diminuito il numero di persone con sovrappeso ma è aumentato quello delle persone con obesità, con un picco del 12 per cento nel 2021.
“Un approccio propositivo sin dall’età evolutiva è uno degli investimenti più produttivi e lungimiranti di politiche pubbliche – ha detto il Ministro della Salute Orazio Schillaci nella prefazione dell’Italian Barometer Obesity Report 2023. Per il Ministero della Salute è una priorità, lo dimostrano le numerose iniziative e strategie nazionali portate avanti attraverso le ‘Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità’ e in coerenza con gli obiettivi del Programma ‘Guadagnare salute’ e del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025. A questa logica risponde anche l’Italian Barometer Obesity Report che con la sua autorevolezza è diventato uno strumento importante” .
OMS: obesità nel mondo triplicata. L’analisi
“Secondo l’OMS, il numero di persone con obesità nel mondo è quasi triplicato negli ultimi 50 anni e, ad oggi, si attesta a oltre 800 milioni di adulti che ne soffrono. A questo aumento hanno contribuito senz’altro i fattori ambientali, legati ai cambiamenti di stili di vita e di lavoro sempre più sedentari, l’uso crescente dei mezzi di trasporto privati e la progressiva urbanizzazione, nonché un maggior apporto di cibi ricchi di grassi saturi e di zuccheri a fronte di una riduzione del dispendio energetico. Abitudini sedentarie associate a un’alimentazione troppo ricca di cibi calorici e poveri di nutrienti sono, infatti, responsabili dello squilibrio tra apporto e consumo di energia, che può generare un eccesso ponderale”, spiega Paolo Sbraccia, Co-Editor di Obesity Monitor e Vice Presidente vicario di IBDO Foundation.
“Bisogna comunque ricordare che l’obesità è una malattia molto complessa. I fattori ambientali hanno sicuramente una grande responsabilità nell’accumulo di peso. Tuttavia, la suscettibilità ad ammalarsi è data da fattori genetici, epigenetici, nuroendocrinologici e, in generele, biologici che oggi possono essere contrastati con nuovi e innovativi strumenti farmacoterapici nell’ambito comunque di un approccio multidisciplinare”, ha aggiunto.
Sedentarietà
Le raccomandazioni internazionali suggeriscono di ridurre il consumo di zuccheri e snack salati, consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno e per gli adulti fare 150 minuti a settimana di attività a intensità moderata.
“L’Italia è uno dei paesi con i più bassi livelli di attività fisica. I dati sulla sedentarietà mostrano un miglioramento in tutte le fasce di età, ma resta un comportamento ancora troppo diffuso. L’andamento è crescente all’aumentare dell’età: nel 2022 riguarda quasi una persona su quattro tra i giovani di 18-24 anni (23,6 per cento) e quasi sette su dieci tra gli over 74 (67,2 per cento)”. Lo ha spiegato Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza, Istat.
Alimentazione, stile di vita e sfide globali
“Per quanto riguarda le abitudini alimentari poco salutari – continua Crialesi – in Italia circa una persona adulta su due consuma dolci, come torte farcite, merendine, gelati, almeno qualche volta a settimana. L’11,3 per cento ne consuma tutti i giorni, mentre più di una persona su quattro consuma snack salati almeno qualche volta a settimana. In 20 anni il consumo degli snack salati tra gli adulti è aumentato del 50 per cento ed è più che raddoppiato tra i 45-64enni. Inoltre, negli ultimi 20 anni il consumo giornaliero di frutta e verdura è diminuito del 5 per cento e quasi un adulto su cinque non assume frutta o verdura con cadenza giornaliera”, ha aggiunto.
Secondo la commissione di esperti della rivista scientifica Lancet, obesità, denutrizione e cambiamento climatico sono le più grandi minacce per la popolazione mondiale e sono legate tra loro da scopi di profitto e inerzia politica. “Per affrontare concretamente queste minacce globali, è necessario un ripensamento radicale dei modelli di business, dei sistemi alimentari, del coinvolgimento della società civile e della governance nazionale e internazionale”, ha detto Andrea Lenzi, Co-Editor di Obesity Monitor e Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Presidente di OPEN ITALY e Presidente dello Steering committee di IBDO Foundation.
“La governance a livello globale, di Paese e città è importante, ma di solito è frammentaria, bloccata in silos, spesso focalizzata sulla scelta individuale e incapace o non disposta a prendere le distanze da una forte influenza commerciale e da obiettivi politici a breve termine, motivo per cui è necessario lavorare insieme per cambiare percorso per una migliore salute umana e planetaria”, ha concluso.
Obesità impatta sull’economia
“L’obesità rappresenta quindi una sfida irrisolta di salute pubblica, che troppo spesso viene sottovalutata e ignorata. I problemi di salute correlati si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria“, ha commentato Nathan Levialdi Ghiron, Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata nella prefazione dell’Italian Barometer Obesity Report 2023. “È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete e soprattutto che coinvolgano l’intera popolazione, partendo dall’inclusione dell’obesità nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche al fine di aumentare il supporto e diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio”.
Il futuro
“Il mondo sta vivendo una trasformazione epocale di tipo demografico, sociale, economico e ambientale. L’epidemia dell’obesità e delle malattie non trasmissibili, insieme all’invecchiamento della popolazione, minaccia seriamente i sistemi sanitari. Per ritenere, ragionevolmente, di avere successo nel fronteggiare questa sfida bisogna agire in modo diverso dal passato ed essere in grado di concepire politiche pubbliche coraggiose e dirompenti”, ha ribadito l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili” e Vicepresidente vicario ANCI.
“Per noi, per le generazioni attuali e future, è giunto il momento di mettere in pratica gli obiettivi indicati in molti dei programmi politici nazionali e internazionali degli ultimi quindici anni che hanno avuto il merito di riuscire a sensibilizzare l’opinione pubblica e politica sul tema, ma il demerito di non essere ancora attuati. Bisogna creare una forte alleanza tra istituzioni governative, parlamentari, scientifiche, accademiche e persone con obesità per coinvolgere e rendere partecipi tutti della necessità di agire ora”, ha aggiunto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili.
L’evento è stato realizzato con il supporto scientifico e istituzionale dell’Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città, Intergruppo parlamentare sanità digitale e terapie digitali, Intergruppo parlamentare per la prevenzione delle emergenze e l’assistenza sanitaria nelle aree interne, Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation Spin off Università di Roma Tor Vergata, Istat, Coresearch, Crea Sanità, Bhave, Università di Roma Tor Vergata – Dipartimento di medicina dei servizi e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto internazionale Driving change in obesity.
Durante l’evento hanno ricevuto il premio OPEN l’On. Roberto Pella e la Sen. Daniela Sbrollini e il Sen. Filippo Sensi, Membro della quarta Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea), per il loro impegno nella lotta contro l’obesità.