Tempo di lettura: 3 minutiNon ci saranno tagli ai fondi previsti per le Case di Comunità. Lo ha da poco annunciato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, insieme allo spostamento di 500 milioni in più sulla telemedicina e 250 milioni in più sull’assistenza domiciliare dal PNRR. Dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale possono arrivare nuove opportunità anche per la divisione di compiti tra ospedale e territorio. A puntualizzarne l’importanza sono gli infettivologi della Simit, intervenuti sul tema dopo le dichiarazioni del ministro.
“Gli investimenti previsti in ambito tecnologico rappresentano un’opportunità da cogliere per favorire una maggiore attività sul territorio e per sgravare gli ospedali dalle numerose pressioni a cui sono sottoposti”. Lo ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, durante l’incontro: “Sanità pubblica del futuro tra ospedale e territorio” al Ministero della Salute, quarto appuntamento del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla SIMIT, con altre società scientifiche, l’Istituto Superiore di Sanità e associazioni di pazienti.
Lotta ai batteri resistenti agli antibiotici
“Il ruolo dell’infettivologo sul territorio può rivelarsi determinante nella prevenzione, negli screening o nella lotta ai batteri multiresistenti – ha spiegato il Prof. Claudio Mastroianni, Past President SIMIT. Può aiutare a identificare le situazioni a rischio di complicanze infettive con il fine ultimo di evitare l’ospedalizzazione. Questo processo si deve sviluppare in varie direzioni, seguendo a domicilio i pazienti che possono evitare ricoveri, collaborando con Medici di Medicina Generale e Igienisti per facilitare gli screening, monitorando patologie croniche come le infezioni da HIV”.
Gestire cronicità con telemedicina
Ricerca e operatività sono piani paralleli che comunicano, ma non sono confondibili e hanno regole diverse. Lo ha sottolineato il Prof. Francesco Gabbrielli, Direttore Generale Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecnologie, Istituto Superiore di Sanità Secondo questa visione. “L’ospedale del futuro sarà incentrato sull’emergenza, mentre il lavoro sulle patologie croniche sarà delocalizzato grazie alla telemedicina, con cui si costruirà un sistema diagnostico-terapeutico ad personam. Le regioni dovranno pertanto essere dotate di strumenti e capacità al passo coi tempi e dovranno provvedere alla formazione dei clinici e dei pazienti stessi”.
Device e controlli remoti, telemedicina è già realtà in cardiologia
La cardiologia è tra gli ambiti dove i progressi tecnologici trovano già maggiore applicazione. In questo campo la medicina si può definire con quattro “P”: preventiva, personalizzata, di precisione, predittiva. Lo ha ricordato il Prof. Marco Mazzanti, Expert on AI in Healthcare, Barts Heart Centre, London, UK, e di Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, che ha lanciato la “Sicilian Academy” in Cardiologia Digitale che partirà dall’isola nel 2024 con una serie di incontri formativi sul territorio.
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa poter vedere a distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturometria in vari momenti e valutare l’andamento della terapia, convocandolo in ospedale solo per reali necessità o controlli – spiega il Prof. Antonio Vittorino Gaddi. Si evitano così accessi inutili in ospedale, ricoveri non necessari, sovraffollamenti, riducendo anche le infezioni nosocomiali. Vi è poi il telecontrollo delle aritmie: oltre al classico holter, è possibile vedere gli episodi aritmici su un paziente con dispositivi elettronici come defibrillatori, pacemaker, loop recorder. I pazienti vengono dotati di un device collegato con wifi o bluetooth, per cui in caso di problemi i controlli remoti permettono di procedere a un’immediata convocazione in ospedale.
Il rischio di una riacutizzazione dello scompenso cardiaco può essere previsto anche con un anticipo di diverse settimane. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli. Vi sono poi i dispositivi indossabili, che sono già a disposizione. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici”.
Digitalizzazione
Per arrivare sul territorio hanno un ruolo importante strutture diffuse come le farmacie, con l’utilizzo dei dati, ha ribadito il Prof. Andrea Gori, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Milano, Direttore Unità di Malattie Infettive 2° Divisione, ASST Fatebenefratelli Ospedale L. Sacco – Polo Universitario. Tuttavia, la disponibilità di un’enorme mole di dati non implica automaticamente che questi possano essere utilizzati in modo corretta. Per cercare una strada comune è stato costruttivo il dialogo con altre società scientifiche come la Società Italiana di Medicina generale e delle Cure Primarie.
Ricerca e impresa
La ricerca e il mondo dell’impresa giocano un ruolo nelle tante sfide, come quelle poste dall’antibiotico resistenza e dalle infezioni correlate all’assistenza disciplinate dal PNRR. La piattaforma software di Nomos, ad esempio, in una struttura sanitaria può correggere i comportamenti degli operatori rispetto alle attività quotidiane e normalizzare i dati e limitare l’uso poco previdente degli antibiotici. Inoltre digitalizza i flussi di lavoro per tenere sotto controllo interi processi: eventuali casi di infezioni correlate all’assistenza vengono così isolati e monitorati. Il futuro è già presente, ma resta da integrarlo in maniera omogenea sul territorio.
Sindromi simil-influenzali in aumento, quali sono i rischi
News PresaAumenta il numero di casi di sindromi simil-influenzali (ILI) in Italia, il dato emerge dagli ultimi bollettini della sorveglianza RespiVirNet. “Sono diversi gli agenti patogeni che concorrono all’aumento delle sindromi simil-influenzali cui assistiamo anche questa settimana. Tra questi, si trova il SARS-CoV-2 che ormai si è insediato stabilmente tra noi e che circola a livelli sostenuti con il virus influenzale, così come il virus respiratorio sinciziale responsabile di bronchioliti nei bambini più piccoli. – commenta Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento Malattie Infettive dell’Iss -. E questo conferma l’importanza della vaccinazione soprattutto per le persone anziane, con malattie croniche o comunque fragili. Raccomandiamo anche una sana prudenza da osservare soprattutto se si hanno sintomi respiratori e se si è in presenza di bambini molto piccoli, persone anziane o con fragilità”.
Sindromi simil-influenzali, dati principali
Tra i campioni risultati positivi, il 25% era positivo per SARS-CoV-2, l’11% per RSV, il 28% per influenza A, mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori.
All’aumento dei casi di sindromi simil-influenzali (ILI) in Italia concorrono diversi virus respiratori e non solo quelli dell’influenza, sebbene la circolazione di questi ultimi sia in aumento. L’incidenza è in aumento nelle fasce di età pediatriche, stabile negli adulti e anziani. L’incremento è maggiore soprattutto nei bambini al di sotto dei cinque anni in cui l’incidenza è pari a 47,1 casi per mille assistiti (36,5 nella settimana precedente).
Tutte le Regioni/PPAA, tra quelle che hanno attivato la sorveglianza, registrano un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia basale, tranne la Basilicata. In quattro Regioni/PPAA è stata raggiunta la soglia di intensità “molto alta” dell’incidenza (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Campania).
Melanoma, ruolo cruciale di una proteina del plasma
News Presa, Ricerca innovazioneUna proteina del plasma, l’alfa-2-macroglobulina (A2MG), può giocare un ruolo importante in alcuni tipi di tumori tra cui il melanoma cutaneo. Lo rivela uno studio coordinato dall’ISS appena pubblicato sulla rivista internazionale Oncology. Il lavoro è stato coordinato dal dr. Francesco Facchiano del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’IDI-IRCCS di Roma. Il team ha preso spunto da una recente ricerca che ha dimostrato che la proteina A2MG estratta dal plasma delle carpe in ibernazione (allevate cioè a bassa temperatura) ha un’azione antineoplastica su un modello murino.
Melanoma, il ruolo della proteina
Il laboratorio dell’Istituto Superiore di Sanità aveva già suggerito nel 2013 l’importanza di questa proteina nel siero di pazienti affetti da melanoma cutaneo, utilizzando tecniche di denaturazione tra cui anche la bassa temperatura. Nel nuovo studio Facchiano e i suoi collaboratori hanno analizzato i profili di espressione genica e proteica di circa 15mila pazienti disponibili online. Dai risultati è emerso che in diversi tipi di tumore tra cui il melanoma, l’espressione di A2MG è significativamente alterata rispetto ai controlli sani. Inoltre, la sopravvivenza a diversi tumori, come il melanoma, i tumori del rene e i sarcomi, è risultata associata all’espressione di A2MG. Questo conferma l’azione protettiva e soprattutto l’ipotesi che essa possa diventare un nuovo strumento per terapie antineoplastiche. I risultati ottenuti, inoltre, aprono la strada ad approcci innovativi per una migliore classificazione prognostica del melanoma e di altri tumori.
Div.ergo, il laboratorio leccese che valorizza la diversità
Benessere, Medicina Sociale, News PresaIn Puglia, nella città di Lecce, esiste una realtà che da tempo valorizza la diversità, creando innovazione. Gli artisti del laboratorio creativo Div.ergo anche quest’anno hanno impacchettato e spedito tantissimi regali di Natale. Il progetto di inclusione sociale coinvolge giovani e adulti con disabilità intellettiva a tempo pieno in un laboratorio artigianale nel centro storico della città per la realizzazione di prodotti artistici. “Si è uomini solo con gli altri” è il mantra del progetto. In questo luogo di cultura, di relazione e di lavoro, nascono bomboniere, oggetti d’arredo e prodotti unici, che vengono distribuiti in tutta Italia. Riesce ad autofinanziarsi proprio grazie alle vendite, anche online.
Gli artisti con disabilità, grazie al laboratorio realizzano un processo di empowerment: accrescono le loro conoscenze artistico-culturali, instaurano relazioni significative e apprendono tecniche di lavoro. Il Laboratorio creativo “Div.ergo” di Lecce nel 2020 ha anche vinto il premio nazionale “Angelo Ferro” per l’innovazione nell’economia sociale, promosso da Fondazione Zancan e Fondazione Cariparo con il contributo di Intesa Sanpaolo. Il progetto ha superato una selezione che ha visto concorrere 330 progetti da ogni regione.
Guarda il video degli auguri di Natale degli artisti
Come nasce Div.ergo
Il Laboratorio creativo Div.ergo è nato nel dicembre del 2009 come progetto sperimentale dell’Associazione di volontariato C.A.Sa. di Lecce. Lo scopo era offrire a 5 giovani con disabilità intellettiva una prospettiva di sviluppo nella linea dell’età adulta una volta terminato il ciclo scolastico. L’unica alternativa disponibile sul territorio è, allora come oggi, la partecipazione alle attività dei centri diurni.
Dal 2015 la crescita dell’esperienza ha fatto sì che l’Associazione C.A.Sa. promuovesse l’istituzione della Fondazione Div.ergo-Onlus, ente capace di gestire e ampliare la crescita economica e sociale del Laboratorio creativo Div.ergo. Infatti, i risultati ottenuti non rendevano più ipotizzabile restare tra le “attività marginali” di un’associazione di volontariato.
Inclusione sociale dei giovani con disabilità intellettiva
Il progetto oggi affronta i problemi dell’inserimento e dell’inclusione sociale dei giovani con disabilità intellettiva che hanno concluso il ciclo scolastico. L’art. 30 della Convenzione ONU sui diritti delle Persone con disabilità obbliga gli Stati firmatari a riconoscere “il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di eguaglianza con gli altri alla vita culturale” al fine di “sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società”. Tuttavia, le persone con disabilità intellettiva sono raramente incluse tra i fruitori e gli attori di processi e iniziative di crescita economica, sociale e culturale, sottolinea la fondazione.
“ A Div.ergo siamo partiti dalla diversità di ciascuno dei volontari e dei lavoratori”, racconta la presidente Maria Teresa Pati. “L’abbiamo cercata, ci ha colti in contropiede, ci ha fatto sia indietreggiare che forzare la mano, poi l’abbiamo ammirata e valorizzata. Ora, sgranando bene gli occhi giorno per giorno stiamo approdando all’alterità di ognuno. Questa è una ricchezza per l’esistenza di tutti. A Div.ergo ci guardiamo negli occhi, invece di guardare i nostri personali pensieri sull’altro”.
Tra i progetti anche la valorizzazione dei terreni
Utilità marginale è uno dei tanti progetti promossi dalla Fondazione Div.ergo-Onlus di Lecce e sostenuto da Fondazione con il Sud. Si tratta di un programma di agricoltura sociale per il recupero e la valorizzazione di terreni incolti e abbandonati del territorio di Lecce. Dall’iniziativa è nata una mini-serra per la coltivazione dei micro-ortaggi viene curata da un gruppo di giovani con disabilità intellettiva. L’impatto sociale che il progetto sta avendo su persone e territorio è dimostrato dai numeri. Sette persone con disabilità intellettiva hanno svolto un percorso di formazione e realizzato un tirocinio formativo retribuito. Dal loro percorso sono nati i micro-ortaggi che vengono acquistati dai ristoranti di Lecce. Altre tre persone, infine, hanno trovato occupazione in una cooperativa sociale, Filodolio, che oggi sottrae all’incuria e recupera scampoli di terreno fuori dal centro, coltivando legumi, zafferano, topinambur.
Abbuffate delle feste, spesa in eccesso tra cose da evitare
Alimentazione, Benessere, News Presa, Prevenzione, Stili di vitaSebbene i giorni festivi siano solo quattro, durante le feste natalizie le abbuffate durano per tutto il periodo. Il cibo in casa disponibile è spesso in eccesso e i sensi di colpa per lo spreco di avanzi spinge a mangiare più del necessario. Per questo motivo, le cene e i pranzi si moltiplicano: hanno inizio il 24 dicembre e proseguono sino al 7 di gennaio. La Società di Nutrizione Umana (SINU) ha redatto, con il supporto del dott. Umberto Scognamiglio, membro del Consiglio Direttivo SINU e Primo Ricercatore CREA Centro di ricerca alimenti e nutrizione, alcuni suggerimenti per superare le feste senza sensi di colpa e malessere per l’eccesso di calorie e l’alimentazione sbilanciata. Innanzitutto la parola d’ordine è comprare di meno, ma anche alternare ai pranzi e alle cene dei giorni di festa, un regime alimentare più leggero per il resto del periodo.
Spesa in eccesso produce sprechi e abbuffate
Il primo nemico dell’alimentazione in eccesso è la spesa eccessiva. Se da una parte il mondo produttivo spinge ad acquistare di più, dall’altro il tema della sostenibilità ambientale obbliga a evitare sprechi. Secondo le stime di Coldiretti, lo scorso anno gli italiani hanno speso quasi 2,7 miliardi di euro per cibi e bevande da portare in tavola durante le festività.
L’indagine CREA sullo spreco alimentare nelle famiglie, condotta dall’Osservatorio sulle eccedenze sui recuperi e sugli sprechi alimentari (OERSA), dichiara che il 77% delle famiglie intervistate getta via cibo. A finire nel cassonetto sono principalmente frutta, verdura e pane. Stando agli analisti di Ener2Crowd, quest’anno, nel periodo delle feste, si getteranno oltre 500mila tonnellate di cibo, corrispondenti a più di 80 euro per nucleo familiare. Si tratta di uno spreco enorme che porta anche a un’impennata del livello di inquinamento, dal momento che ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2. Si calcola che circa il 5% dei cibi acquistati durante le feste di Natale non verrà consumato e finirà nella spazzatura.
Lista della spesa
Gli esperti suggeriscono di preparare prima una lista della spesa da seguire durante gli acquisti. Un’altra trappola, secondo gli esperti, sono le offerte del 3×2 e gli acquisti dettati dalla “gola”, perciò il consiglio è quello di andare a fare la spesa dopo aver mangiato. Per quanto riguarda l’alimentazione da adottare, gli esperti ricordano che il termine “dieta” si riferisce a “stile di vita” ovvero a una dieta bilanciata, combinata a uno stile di vita attivo, che preveda un’attività fisica costante. Per questo motivo, i diversi tentativi di “diete” post natalizie a nulla servono, se non inserite in un cambiamento delle abitudini di vita.
Uscire di casa e muoversi
Fare più esercizio fisico è sicuramente un ottimo modo per affrontare le vacanze e ridurre le abbuffate. Aumentando il livello di attività fisica, infatti, si ottengono due risultati: l’aumento del dispendio energetico, ma anche lo sviluppo e il mantenimento della massa muscolare, che a sua volta aumenta il metabolismo di base. Tra i buoni propositi per il 2024, quindi, il suggerimento degli specialisti è quello di sprecare meno e muoversi di più.
Fegato grasso colpisce un quarto degli italiani, rischi e terapie
Farmaceutica, Prevenzione, Ricerca innovazione, Stili di vitaIl fegato grasso colpisce un quarto degli italiani tra i 18 e i 70 anni, il 5% dei quali rischia la steatoepatite e la cirrosi. La tendenza in aumento delle patologie dismetaboliche del fegato preoccupa gli specialisti. Queste patologie generano complicazioni fino al tumore primitivo del fegato e alla cirrosi, coinvolgendo anche altri organi e apparati.
Stili di vita e scarsa prevenzione, fegato grasso in aumento
La malattia dismetabolica del fegato si lega a fattori di rischio come l’obesità, una cattiva alimentazione, patologie come il diabete, alterazioni dei valori di trigliceridi o di colesterolo. In molti casi influiscono predisposizioni genetiche. Questi fattori possono determinare una steatosi epatica (fegato grasso) e successivamente una steatoepatite, ossia una steatosi associata a un’infiammazione del fegato persistente dovuta a un accumulo di grasso nel fegato, che può poi portare a una cirrosi epatica. “Le cause virali rappresentano ancora il 30-35%, ma si sono ridotte negli ultimi anni grazie ai farmaci innovativi che hanno permesso di eradicare i virus, in particolare quello dell’Epatite C”. I dati sono stati messi in evidenza da Adriano Pellicelli, Direttore UOC Malattie Fegato, specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, durante un incontro sul tema presso la struttura.
“Nel nostro centro – ha proseguito – nell’ultimo anno e mezzo abbiamo realizzato circa 200 biopsie del fegato. Di queste il 30% presentava una steatoepatite, quindi una steatosi epatica con infiammazione del fegato. Il dato a livello nazionale rileva che il 25% circa della popolazione tra i 18 e i 70, quindi circa un quarto della popolazione, soffre di steatosi epatica, ossia di fegato grasso. Tra questi, circa il 5% può andare incontro a steatoepatite che può poi evolvere in cirrosi. Serve quindi maggiore prevenzione: i pazienti con steatosi epatica devono fare controlli biochimici frequenti; se da questi risulta un aumento delle transaminasi, bisogna porre in atto un trattamento preventivo per la fibrosi del fegato riducendo il peso corporeo tramite dietoterapia e soprattutto con l’attività fisica”.
Tumori del fegato in aumento, 10 % con fegato grasso
Il numero degli epatocarcinomi in Italia è in aumento, ma oggi sono disponibili anche nuovi trattamenti. “Il 5% dei pazienti con steatoepatite rischia in 10-20 anni di incorrere in tumore del fegato – ha sottolineato Pellicelli – con un’incidenza annuale di 11 casi su mille individui con steatoepatite. Questa è l’inevitabile conseguenza della mancanza di monitoraggio sul territorio e dell’incremento dei pazienti con steatoepatite, nei quali si sviluppa il tumore, che viene riscontrato a volte solo tardivamente. In parallelo a questa crescita, si stanno sviluppando nuove terapie sistemiche, che permettono di trattare i pazienti con tumore in stadio più avanzato”.
Terapie innovative hanno allungato sopravvivenza dei pazienti
“Negli ultimi 2-3 anni, in particolare, il progresso scientifico mediante l’immunoterapia combinata con farmaci come gli inibitori della tirosinchinasi, ha conseguito un prolungamento della sopravvivenza di alcuni pazienti con tumore del fegato, – ha spiegato lo specialista – permettendo talvolta addirittura il passaggio da una forma non trattabile a una trattabile chirurgicamente o mediante trapianto”.
L’innovazione ha rivoluzionato anche l’aspetto diagnostico delle patologie del fegato. Oggi grazie a nuovi software applicati alla risonanza magnetica è possibile quantificare il livello di grasso contenuto nel fegato e di avere un’idea del grado di fibrosi. Inoltre l’elastografia fibroscan permette indagini facilmente ripetibili per quantificare la fibrosi del fegato.
Tumori polmonari, tecnologia predittiva (AI) riduce mortalità tra il 20 e il 26 %
News Presa, Ricerca innovazioneL’innovazione corre e apre a nuove possibilità nel percorso di diagnosi e cura di tante patologie. Un sistema di intelligenza artificiale, primo in Italia, consente la diagnosi precoce e lo screening dei tumori polmonari con un’affidabilità di oltre il 90 per cento. Il progetto si è classificato al secondo posto su 42 in un bando per progetti tech della Regione Lazio e ha ottenuto il finanziamento. Si tratta di un passo in avanti rispetto a quanto sperimentato finora, grazie all’utilizzo della tecnologia predittiva.
L’AI applicata al riconoscimento e alla classificazione dei noduli polmonari supporta non solo nella Diagnostica radiologica all’interno degli ospedali, ma soprattutto in ambito di prevenzione. Secondo le evidenze scientifiche internazionali, infatti, con gli screening per la diagnosi precoce dei carcinomi polmonari rese dall’analisi della TC del torace, si può ottenere una riduzione della mortalità compresa tra il 20 e il 26 per cento.
AI per scovare i tumori, il progetto
Il sistema è stato realizzato nell’ambito del progetto AILANTON, dal Gruppo Olidata, a seguito di un percorso avviato nel gennaio 2022, grazie al gruppo di lavoro integrato composto da risorse di Sferanet e medici specializzati della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.
Il progetto AILANTON, con tutte le sue componenti, è il primo sia per il sistema di Refertazione Strutturata integrato, che per il Sistema di AI utilizzato, modello ad oggi non presente sul mercato ICT. Dalle prime fasi di analisi, la percentuale di precisione nel riconoscimento dei noduli è superiore al 90% con prospettive di crescita in funzione della capacità di analisi massiva dei dati. Il team si propone di aumentarne ancora l’efficienza del software nel prossimo step progettuale. L’obiettivo è velocizzare il lavoro dei medici radiologi.
Fumare con diabete accorcia la vita dagli 8 ai 10 anni
News Presa, PrevenzioneFumare con una patologia cronica come il diabete provoca danni ancora più gravi rispetto a una situazione priva di problematiche. Studi recenti hanno quantificato in un + 37-44% il rischio per un fumatore di sviluppare il diabete di tipo2. La dipendenza dal fumo espone a maggior rischio di complicazioni. Chi fuma, inoltre, ha un’aspettativa di vita più breve, calcolata tra 8 e dieci anni in meno.
“E’ assolutamente prioritario intercettare i fumatori e aiutarli a smettere per limitare il rischio che sviluppino una sindrome metabolica, resistenza all’insulina e diabete conclamato”. Lo sostiene il Professor Angelo Avogaro, Presidente SID. “Sforzo ancora più impellente per le persone con diabete che continuano a fumare e che, a causa della dipendenza da sigarette, rischiano di veder peggiorare la propria condizione con un aumento delle complicanze. Il fumo aumenta del 58% la mortalità evitabile per tutte le cause nelle persone con diabete di tipo 1 (64%) e tipo 2 (39%).
“Una ricerca pubblicata su Nature nel 2019 – continua – aveva chiarito che la nicotina attiva i neuroni nicotinici nel cervello, i quali regolano anche il rilascio di glucagone e insulina da parte del pancreas, determinando il rilascio di più alti livelli di glucosio nel sangue. Ma il rischio potrebbe essere ancora maggiore. Al Congresso della European Diabetes Association che si è svolto ad Amburgo, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta al Karolinska Institutet in Svezia, in cui non solo il fumo aumenta il rischio del 73% di sviluppare il diabete, ma che i fumatori presentano un profilo metabolico particolare, una sorta di ‘firma’ che funziona in sinergia con i fattori di rischio genetici. In parole semplici i soggetti con profilo metabolico e rischio genetico di resistenza all’insulina avrebbero un rischio di diabete di oltre 2 volte maggiore”.
8 motivi per smettere di fumare. Diabetologi: “porsi questo obiettivo come buon proposito per l’anno nuovo”:
2. Il fumo favorisce l’accumulo di grasso addominale viscerale, tipicamente correlato ad una minore tolleranza al glucosio e ridotta sensibilità all’insulina; Fumare più di 20 sigarette al giorno, infatti, raddoppia il rischio di avere grasso addominale rispetto a chi ne fuma solo 10 al dì.
3. La nicotina esercita un’azione antiestrogenica che favorisce il deposito del grasso attorno all’addome.
4. Il monossido di carbonio generato dalla combustione delle sigarette danneggia le pareti interne dei vasi sanguigni e provoca stress ossidativo e infiammazione cronica di basso grado.
5. La nicotina riduce la capacità riduce la capacità delle cellule Beta del pancreas di secernere insulina e dell’insulina di abbassare i livelli di glucosio.
6. Nei fumatori i livelli di emoglobina glicata sono aumentati e crescono all’aumentare del numero di sigarette fumate.
7. La nicotina ha effetti negativi sul sistema cardiovascolare e aumenta il rischio di eventi acuti e letali nelle persone con diabete. Smettere di fumare è un importante strumento di riduzione del rischio e prevenzione delle complicanze cardiovascolari associate alla malattia diabetica.
8. Anche nelle persone in terapia il fumo diminuisce il controllo della malattia, e l’assorbimento dell’insulina che risulta più lento nel sito di iniezione.
La formula per quantificare il rischio:
Gli effetti del fumo di sigarette sul diabete sì possono calcolare con una formula, basta moltiplicare il numero di sigarette fumate al giorno per il numero di anni in cui sì fuma e dividere per 20. Tanto per fare un esempio chi fuma 40 sigarette al giorno da 35 anni avrà un rischio del 70% di sviluppare diabete. Mentre chi fuma 10 sigarette al giorno da 25 anni avrà un rischio del 12,5%.
Risonanza con AI, esperienza immersiva e diagnosi anticipate
News BreviCon i sistemi tecnologici di ultima generazione, dotati di Intelligenza Artificiale (AI) e di tecnologia adattiva, gli esami hanno aumentato la qualità e la risoluzione. Oggi è possibile riconoscere le patologie in fase precoce, aumentando le possibilità di successo della cura e quindi di guarigione. Il punto sulle potenzialità dell’innovazione è stato fatto in un incontro che ha riunito specialisti di vari ambiti a Ostia presso il Marilab Center. Durante l’evento è stata presentata anche la prima risonanza magnetica (Rm) ad alto campo da 3 Tesla del litorale, un investimento pari a oltre 3 milioni di euro. “Qui a Roma questi macchinari sono pochissimi e lo sono anche in altre parti d’Italia, quindi questo ci dà un motivo di orgoglio”, ha commentato Mario Falconi, presidente del X Municipio di Roma, già presidente dell’Ordine dei medici di Roma, intervenuto al dibattito.
Risonanza con i nuovi sistemi
La risonanza magnetica basata sui nuovi sistemi ha una risoluzione fino al 60% maggiore rispetto a quella tradizionale. “Consente l’acquisizione di immagini a elevato dettaglio anatomico”, ha spiegato il Dott. Luca Marino, Amministratore Unico del Gruppo Marilab e vicepresidente della sezione Sanità di Unindustria. “Inoltre – ha proseguito – è provvista di bobine e software sofisticati in grado di ridurre la durata dell’esame dal 30% al 50%. Per porre il paziente in una condizione di rilassatezza e ridurre al minimo la sensazione di claustrofobia, lo strumento dispone di un Gantry, tunnel di accesso per il paziente e di un sistema, denominato “Ambient Experience”, capace di creare scenari distensivi con l’utilizzo di immagini e della cromoterapia”.
“La Risonanza Magnetica con magnete ad alto campo da 3 Tesla è un macchinario di ultima generazione, con la potenza maggiore attualmente disponibile tra le apparecchiature in uso, tale da consentire una definizione delle immagini fino a quattro volte superiore, mostrando dettagli anatomici con altissima qualità”. Lo ha spiegato il Dr. Giuseppe Cenname, responsabile Reparto Diagnostica per Immagini Marilab. “L’elevata intensità del Campo Magnetico, l’innovativo sistema di Intelligenza Artificiale (AI), la workstation dedicata e le risorse di tecnologia adattativa consentono tempi di acquisizione e rielaborazione delle immagini estremamente rapidi, quasi dimezzati rispetto alle tempistiche di un macchinario RM standard”, ha concluso.
PNRR, telemedicina per rispondere ai bisogni sul territorio
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneNon ci saranno tagli ai fondi previsti per le Case di Comunità. Lo ha da poco annunciato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, insieme allo spostamento di 500 milioni in più sulla telemedicina e 250 milioni in più sull’assistenza domiciliare dal PNRR. Dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale possono arrivare nuove opportunità anche per la divisione di compiti tra ospedale e territorio. A puntualizzarne l’importanza sono gli infettivologi della Simit, intervenuti sul tema dopo le dichiarazioni del ministro.
“Gli investimenti previsti in ambito tecnologico rappresentano un’opportunità da cogliere per favorire una maggiore attività sul territorio e per sgravare gli ospedali dalle numerose pressioni a cui sono sottoposti”. Lo ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, durante l’incontro: “Sanità pubblica del futuro tra ospedale e territorio” al Ministero della Salute, quarto appuntamento del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla SIMIT, con altre società scientifiche, l’Istituto Superiore di Sanità e associazioni di pazienti.
Lotta ai batteri resistenti agli antibiotici
“Il ruolo dell’infettivologo sul territorio può rivelarsi determinante nella prevenzione, negli screening o nella lotta ai batteri multiresistenti – ha spiegato il Prof. Claudio Mastroianni, Past President SIMIT. Può aiutare a identificare le situazioni a rischio di complicanze infettive con il fine ultimo di evitare l’ospedalizzazione. Questo processo si deve sviluppare in varie direzioni, seguendo a domicilio i pazienti che possono evitare ricoveri, collaborando con Medici di Medicina Generale e Igienisti per facilitare gli screening, monitorando patologie croniche come le infezioni da HIV”.
Gestire cronicità con telemedicina
Ricerca e operatività sono piani paralleli che comunicano, ma non sono confondibili e hanno regole diverse. Lo ha sottolineato il Prof. Francesco Gabbrielli, Direttore Generale Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecnologie, Istituto Superiore di Sanità Secondo questa visione. “L’ospedale del futuro sarà incentrato sull’emergenza, mentre il lavoro sulle patologie croniche sarà delocalizzato grazie alla telemedicina, con cui si costruirà un sistema diagnostico-terapeutico ad personam. Le regioni dovranno pertanto essere dotate di strumenti e capacità al passo coi tempi e dovranno provvedere alla formazione dei clinici e dei pazienti stessi”.
Device e controlli remoti, telemedicina è già realtà in cardiologia
La cardiologia è tra gli ambiti dove i progressi tecnologici trovano già maggiore applicazione. In questo campo la medicina si può definire con quattro “P”: preventiva, personalizzata, di precisione, predittiva. Lo ha ricordato il Prof. Marco Mazzanti, Expert on AI in Healthcare, Barts Heart Centre, London, UK, e di Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, che ha lanciato la “Sicilian Academy” in Cardiologia Digitale che partirà dall’isola nel 2024 con una serie di incontri formativi sul territorio.
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa poter vedere a distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturometria in vari momenti e valutare l’andamento della terapia, convocandolo in ospedale solo per reali necessità o controlli – spiega il Prof. Antonio Vittorino Gaddi. Si evitano così accessi inutili in ospedale, ricoveri non necessari, sovraffollamenti, riducendo anche le infezioni nosocomiali. Vi è poi il telecontrollo delle aritmie: oltre al classico holter, è possibile vedere gli episodi aritmici su un paziente con dispositivi elettronici come defibrillatori, pacemaker, loop recorder. I pazienti vengono dotati di un device collegato con wifi o bluetooth, per cui in caso di problemi i controlli remoti permettono di procedere a un’immediata convocazione in ospedale.
Il rischio di una riacutizzazione dello scompenso cardiaco può essere previsto anche con un anticipo di diverse settimane. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli. Vi sono poi i dispositivi indossabili, che sono già a disposizione. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici”.
Digitalizzazione
Per arrivare sul territorio hanno un ruolo importante strutture diffuse come le farmacie, con l’utilizzo dei dati, ha ribadito il Prof. Andrea Gori, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Milano, Direttore Unità di Malattie Infettive 2° Divisione, ASST Fatebenefratelli Ospedale L. Sacco – Polo Universitario. Tuttavia, la disponibilità di un’enorme mole di dati non implica automaticamente che questi possano essere utilizzati in modo corretta. Per cercare una strada comune è stato costruttivo il dialogo con altre società scientifiche come la Società Italiana di Medicina generale e delle Cure Primarie.
Ricerca e impresa
La ricerca e il mondo dell’impresa giocano un ruolo nelle tante sfide, come quelle poste dall’antibiotico resistenza e dalle infezioni correlate all’assistenza disciplinate dal PNRR. La piattaforma software di Nomos, ad esempio, in una struttura sanitaria può correggere i comportamenti degli operatori rispetto alle attività quotidiane e normalizzare i dati e limitare l’uso poco previdente degli antibiotici. Inoltre digitalizza i flussi di lavoro per tenere sotto controllo interi processi: eventuali casi di infezioni correlate all’assistenza vengono così isolati e monitorati. Il futuro è già presente, ma resta da integrarlo in maniera omogenea sul territorio.
Unione Ciechi Ipovedenti lancia campagna lasciti testamentari
Associazioni pazientiUnione Ciechi Ipovedenti. Abbiamo solo un modo per vedere il mondo: fidarci degli altri: è questo lo slogan che accompagna l’iniziativa lanciata dall’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) per informare sui lasciti testamentari. Inoltre è stata presentata la guida sul corretto modo di redigere un lascito testamentario anche per pazienti ciechi, ipovedenti e con disabilità aggiuntive.
Sono oltre 3 milioni gli italiani che si dichiarano orientati a inserire un lascito nelle ultime volontà. 900 mila connazionali dichiarano di aver già predisposto un testamento solidale e altri 1,9 milioni sono intenzionati a prendere certamente in considerazione l’ipotesi di farlo. In Italia fare un lascito testamentario al non profit fino a qualche anno fa sembrava essere un tabù. Oggi si stima che il valore delle eredità in beneficenza sfiorerà i 130 miliardi di euro nel 2030. Fare testamento è innanzitutto un gesto di responsabilità, ribadisce l’associazione. La Legge garantisce una “quota libera”, con la quale tramandare generosità e valori di solidarietà e “una quota legittima” che tutela i familiari. In assenza di eredi, se non vengono espresse volontà, il patrimonio va interamente allo Stato. L’incontro di presentazione della campagna si è svolto di recente all’Istituto della Enciclopedia italiana a Roma.
“Fare testamento è un gesto di consapevolezza e libertà con cui si possono esprimere le proprie volontà per il futuro che verrà. Inserire un lascito solidale nel proprio testamento è il modo più autentico per rendere per sempre vivi i valori in cui crediamo. Lasceremo un segno di noi quando non ci saremo più, senza togliere nulla ai nostri cari, che sono tutelati dalla legge con le quote di riserva. Un lascito è un dono inteso nel suo senso più profondo. Un gesto intimo rivolto da persone ad altre persone. Il lascito diventa messaggio universale di umanità, solidarietà e crescita comune”, afferma il Presidente dell’UICI Mario Barbuto.