Tempo di lettura: 2 minutiII sesso e il cibo sono da sempre molto legati. I piaceri della tavola e quelli della carne vanno a braccetto nei più grandi capolavori del cinema d’autore. Domani mattina (sabato 16 luglio) nel corso di Good Morning Kiss Kiss condotto da Max Giannini, la specialista Katherine Esposito svelerà i risultati di un suo importante studio che dimostra come la Dieta mediterranea sia un vero e proprio toccasana anche per una vita sessuale più gratificante. Anche e sopratutto per chi ha una malattia come il diabete, che spesso porta a disfunzioni molto frustranti. Tanto per intendersi la disfunzione erettile si associa al diabete con una frequenza tre volte maggiore rispetto a quella che si registra nel resto della popolazione maschile. Ma il problema non riguarda solo gli uomini, anche le donne con il diabete possono avere disturbi della sfera sessuale. Quali? Ad esempio calo del desiderio e dolore durante i rapporti. «I motivi – spiega Katherine Esposito, ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo alla Seconda università di Napoli – sono due: il primo legato ai danni prodotti dall’iperglicemia cronica, spesso causa di secchezza vaginale; l’altro legato ai problemi psicologici che una patologia cronica come il diabete può porre in essere, soprattutto nelle più giovani».
Come fare a migliorare questa condizione? La risposta è incredibile, ma anche scientificamente provata: a tavola.
La dieta, e in particolare la nostra Dieta Mediterranea – dice l’esperta – migliora di molto la vita sessuale dei nostri pazienti. La Dieta Mediterranea, quella tipica dei popoli che si affacciano sul “mare nostrum”, fa della combinazione di più alimenti salutari il punto chiave della sua filosofia, e del “piatto unico”, basato sulla coppia cereali-legumi, circondata dalla verdura e dalla frutta di stagione, la sua massima espressione».
Proprio in questi giorni le riviste scientifiche più rinomante al mondo in tema di diabetologia hanno pubblicato i risultati dello studio clinico della professoressa Esposito. Lo studio di più lunga durata sulla Dieta Mediterranea condotto su uomini e donne diabetici seguiti per un totale di 8.1 anni. In estrema sintesi sono almeno tre i risultati da mettere in evidenza.
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Minor rischio della ricomparsa di una disfunzione
Rispetto agli individui diabetici che seguivano una dieta a basso tenore di grassi, quelli che invece avevano seguito una dieta di tipo mediterraneo lievemente ipocalorica hanno mostrato una riduzione del 56% del rischio di nuova comparsa di disfunzione erettile o di disfunzione sessuale femminile.
Minore rischio di un peggioramento
Seguendo la Dieta Mediterranea si è ridotto il rischio di peggioramento delle disfunzioni sessuali in chi presentava la disfunzione erettile o la disfunzione sessuale femminile all’inizio dello studio
Migliore stato di forma
I diabetici che hanno seguito la Dieta Mediterranea hanno perso più peso rispetto ai diabetici assegnati al gruppo della dieta ipolipidica e gli effetti della Dieta Mediterranea sulla funzione sessuale sono risultati indipendenti dai valori di emoglobina glicata e dalla presenza di sintomi depressivi.
Insomma, è proprio il caso di dire che l’eros inizia a tavola.
Cancro: 5 studenti su 10 non conoscono la prevenzione
Alimentazione, Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneIl 53% degli studenti delle superiori sono “bocciati” in prevenzione del cancro. Il 78% degli under 19, infatti, ignora che si debba consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, il 32% ritiene che le sigarette light non siano molto pericolose per l’organismo. Per il 54% le lampade solari incrementano la resistenza al sole e quindi possono rappresentare un “buon rimedio” contro le scottature e quattro su dieci pensano che lo sport aumenti il livello di stress. E’ quanto emerge dal quiz “Quanto conosci le regole del benessere” a cui hanno partecipato 10.547 giovani, condotto durante “Non Fare Autogol”, la campagna promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e resa possibile da un educational grant di Roche, per spiegare ai ragazzi i corretti stili di vita. “Abbiamo girato l’Italia incontrando gli studenti delle superiori – spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom in un convegno al Ministero della Salute – perché la vera lotta al cancro si deve iniziare sui banchi di scuola. Ben il 40% dei tumori è causato da scorretti stili di vita e fattori di rischio modificabili”. Il progetto, da settembre a giugno scorso, ha coinvolto i campioni delle squadre di calcio di Serie A e di Serie B e alcuni allenatori italiani.
Alcuni comportamenti scorretti sono molto diffusi tra i teenager italiani: il 20,8% dei quindicenni è in sovrappeso e il 3,7% addirittura obeso. Il 33% dei quindicenni maschi dichiara di consumare alcol almeno una volta la settimana e il 50% delle ragazze della stessa età afferma di aver già fumato.
Pazienti robot, alla Federico II apre l’aula dei “manichini”
Ricerca innovazioneAlla Federico II di Napoli arrivano i pazienti robot. Si chiama aula dei manichini ed è una delle innovazioni più interessanti realizzate all’azienda ospedaliera universitaria di Napoli, un progetto costato 700mila euro (fondi europei) che servirà per le esercitazioni dei laureandi in odontoiatria.
Una delle postazioni hi-tech
All’interno di quest’aula hi-tech gli studenti possono trovare 46 postazioni odontoiatriche con altrettanti pazienti robot sui operare come se si trattasse di pazienti in carne ed ossa. Questo laboratorio ad alta tecnologia è unico in Italia non solo per il numero di postazioni ma anche per le tecnologie impiegate, il terzo per importanza se si volesse stilare un’ideale classifica a livello europeo. Ciascuna delle 46 postazioni è attrezzata con uno schermo ad alta definizione e manichini che riproducono fedelmente la bocca di un paziente. Su ogni postazione è installato un software che permette la trasmissione video dalla postazione insegnante a tutte quelle studenti. Inoltre, il docente può anche condividere immagini e audio dal proprio pc con un singolo studente o con tutti contemporaneamente. Allo stesso tempo è possibile visualizzare le immagini dalla fotocamera sul posto di lavoro dello studente e controllarne i movimenti ed il relativo apprendimento.
Il vantaggio è evidente, spiega il coordinatore del corso di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria Sandro Regno. «Queste tecnologie – spiega – ci permettono di garantire un’offerta didattica altamente competitiva con le migliori eccellenze europee, nonostante i fondi a disposizione siano ridotti rispetto a quelli di altre nazioni». All’inaugurazione dell’aula hanno preso parte tra gli altri il rettore Gaetano Manfredi, il professor Guido Trombetti, il professor Sebastiano Maffettone e il professor Luigi Califano (presidente della scuola di Medicina e chirurgia).
Cancro del colon retto, un protocollo unico in Europa
PrevenzioneNel cancro del colon retto le best practice nascono nella Terra dei Fuochi. In questo senso la Campania fa scuola grazie ad un progetto, divenuto poi un protocollo d’intesa, ideato dal dottor Francesco Bianco (responsabile della chirurgia di III livello dello screening delle neoplasie colorettali). La convenzione è quella che vede protagoniste l’Asl Napoli 3 Sud e il Pascale, quindi l’azienda sanitaria responsabile della salute di molti cittadini che vivono a ridosso o all’interno della Terra dei Fuochi e uno dei più importanti Istituti per al lotta al cancro. Il via al progetto è avvenuto tra il 2011 e il 2012.
Senza eguali in Europa
Il dottor Francesco Bianco
Il percorso ideato da Bianco prevede tre step, dallo screening sino ad un eventuale intervento. screening si prende cura del paziente sino ad un eventuale intervento. Insomma, un percorso oncologico capace di abbinare concetti riconosciuti a livello internazionale ad un protocollo di screening, in modo da affiancare diagnosi precoce e trattamento ottimale».
Il paradosso
Il paradosso, tipico della nostra bella Italia, è che negli ultimi 5 anni nessuna risorsa è arrivata. Restano i medici “volontari” del territorio e del Pascale, e l’equipe di Banco. Lui è sempre li in prima linea a lavorare a testa bassa. Il progetto ha portato numeri incredibili: centinaia di migliaia le perone sottoposte a screening (più di 150mila), più di 10mila le endoscopie realizzate e circa 800 gli interventi chirurgici che hanno salvato molte vite.
Gli stanziamenti
I soldi in realtà ci sarebbero, da reperire nei 16milioni di euro stanziati per il 2016 e il 2017. Per rintracciare la genesi di questi stanziamenti si deve partire dalla legge del 6 febbraio 2014 “Terra dei fuochi” che prevedeva che entro 2 mesi la Regione avviasse programmi ad hoc per questi territori. Il secondo step è contenuto nel decreto 38 del commissario Polimeni «Programma Regionale per l’attuazione delle misure sanitarie disposte dalla legge 6 del 6 febbraio 2014». Ora la speranza è che si riesca ad arrivare presto allo step 3 di questa odissea, chiedendo anche alle altre Asl di applicare un percorso simile, dopo aver valutato gli indicatori di risultato.
Attacchi terroristici: come proteggere bambini da ansia e paure
News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneAttacchi terroristici, morti, stragi, disastri e sparatorie: non si parla di videogiochi violenti, con cui spesso passano il tempo i ragazzi , questa è la cruda realtà. «C’è troppa esposizione per i minori a scene di cruda violenza» – scrive Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Adolescenza. Secondo la psicoterapeuta c’è una sovraesposizione, senza filtri e senza tutela. Gli adolescenti sono bombardati anche attraverso i social network e la rete internet, sono incuriositi, da un lato attratti, vogliono capire, ma non hanno una struttura in grado di comprendere e di gestire le emozioni che attivano determinate immagini. Tutto questo può avere un forte impatto negativo a livello psicologico e favorire reazioni di stress e, in alcuni casi, anche traumatiche, in bambini e adolescenti. Esistono, infatti, studi scientifici che evidenziano come, i bambini che hanno subito e visualizzato maggiormente questo tipo di immagini e di video, presentano sintomi di stress rispetto a quelli che hanno guardato meno questo tipo di contenuti.
Uno studio condotto dopo l’attacco terroristico del 11 settembre negli USA, ha evidenziato che i bambini hanno subito maggiormente gli effetti rispetto agli adulti e che il 35% dei genitori partecipanti alla ricerca ha riportato che i loro figli hanno manifestato sintomi evidenti di stress (Schuster et al., 2001). I segnali sono: paura e preoccupazione dopo aver sentito la notizia, voler vedere per forza tutte le notizie sul disastro, avere paura o ansia per la propria incolumità e quella dei membri della propria famiglia o uno stato di agitazione interna maggiore rispetto a prima. Nei più grandi, invece, si possono manifestare anche reazioni inverse, ossia il non voler vedere o negare quello che è accaduto, è una reazione problematica, anche se sembra che non siano stati minimante toccati da questa situazione. Una sorta di allontanamento dalla coscienza.
Bisogna, insomma, fare molta attenzione a non esporre troppo i bambini a questo tipo di immagini per evitare di generare ulteriori traumi. “Ormai è un continuo tra guerre e attacchi terroristici. Non vanno fatti crescere – sottolinea Maura Manca – in un clima di paura e neanche sotto una campana di vetro, ma in un clima di consapevolezza che nel mondo ci sono tante persone che fanno del male alle altre, ma che questo non gli deve impedire di stare tranquilli e di vivere la loro vita.”
Adolescenti e genitori: meglio evitare commenti sul peso
Adolescenti, Alimentazione, Genitorialità, News Presa, Pediatria, PrevenzioneL’estate è arrivata e sui social sbarcano immancabilmente le social mode estive. Vip e fashion blogger si scontrano a suon di fisici statuari e addominali scolpiti, aiutandosi con qualche tocco di Photoshop. Gli adolescenti, dall’altra parte, nella loro età vulnerabile, idealizzano quei corpi e cercano di copiare un modello diseducativo, rischiando di ammalarsi. È molto importante il ruolo dei genitori che, secondo una ricerca, dovrebbero evitare commenti sulla forma fisica dei propri figli.
Frasi come: «Non mangiare così tanto!» oppure commenti sulla pancetta, sulle gambe troppo grassottelle, o sul peso e la taglia dei figli può influenzare e aumentare il rischio di sviluppare problemi legati all’alimentazione in età adulta. Un ultimo studio da poco pubblicato su Eating an Weight Disordes suggerisce di calibrare le parole perché i ricercatori della Cornell University hanno scoperto che più un genitore commenterà il peso della figlia, più rischierà di essere insoddisfatta del proprio corpo quando diventerà grande. Lo studio riguarda solo le giovani donne. I ricercatori hanno intervistato 501 ragazze tra i 20 e i 35 anni, invitandole a indicare il grado di soddisfazione per il proprio peso, le abitudini alimentari, il loro indice di massa corporea e a ricordare se da ragazzine avessero ricevuto commenti da parte dei genitori sul loro peso. Il risultato è stato che le donne con un indice di massa corporeo sano ricordavano molto di meno i commenti dei genitori rispetto a quelle che erano in sovrappeso. Inoltre, a prescindere dal loro indice di massa corporeo, le donne meno soddisfatte del loro peso erano quelle che avevano ricevuto commenti sulla taglia quando erano adolescenti. Insomma: la regola per i genitori in questo caso è di stare zitti. La famiglia ha un impatto importante sulle abitudini alimentari dei figli (maschi e femmine) e sul loro rapporto con il proprio corpo. L’ideale allora è condividere un comportamento, anziché esporre i figli a critiche e mortificazioni. Mangiare insieme la stessa cosa rendendo il momento piacevole, preparare insieme la cena, uscire per una camminata, condividere un percorso sono i modi più sani per ottenere un risultato. Il comportamento condiviso stimola l’attività e il cambiamento. Inoltre, suggeriscono gli studiosi, i genitori devono dare il buon esempio: non basta insegnare comportamenti salutari, bisogna metterli in atto prima di tutto. I genitori dovrebbero evitare di commentare anche il proprio peso e aspetto fisico e quello di chiunque altro.
L’adolescenza per un genitore, come dimostrano numerose ricerche, è la fase più stressante della crescita di un figlio ed è normale essere preoccupati anche per la loro forma fisica. L’importante però è non farsi prendere dall’ansia e spingere all’accettazione del proprio corpo.
Attacchi terroristici e catastrofi, i movimenti oculari per liberarsi dallo stress post traumatico
News Presa, Ricerca innovazioneAttacchi terroristici o catastrofi. A Nizza un con camion lanciato sulla folla, prima ancora l’esplosione di una bomba o il sequestro di ostaggi. Poi ci sono le grandi tragedie, come quelle che gettato nel lutto la Puglia. Tutti avvenimenti che restano negli occhi e nella mente dei sopravvissuti per anni, a volte per tutta la vita.
Chi scampa a queste drammatiche esperienze viene spesso colpito da Disturbo da stress post traumatico. Questo significa che il trauma è sempre lì, vivo e presente. Per chi ne soffre è come se l’evento sia successo poche ore fa, anche se risale a mesi o anni addietro. Ma cosa si può fare quando un trauma rimane irrisolto? Lo spiega Isabel Fernandez, presidente dell’Emdr Italia.
Una tecnica innovativa
«L’Emdr, ovvero la Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari – dice – è un trattamento psicoterapeutico innovativo, rapido e molto efficace». Il trattamento si può adoperare con persone di qualunque età, anche i bambini. In pratica lo psicoterapeuta esperto in Emdr identfica assieme al paziente gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema: attacchi di panico, ansie, fobie. Il paziente viene invitato a notare i pensieri, le sensazioni fisiche e immagini collegati con l’esperienza traumatica, nel contempo il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti oculari, o procede con stimolazioni alternate destra-sinistra. Stimolazioni che servono a favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basano su un processo neurofisiologico naturale, simile a quello che avviene nel sonno Rem.
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Verso una via d’uscita
Dopo il trattamento il paziente ricorda ancora l’evento, ma sente che tutto ciò fa parte del passato ed è integrato in una prospettiva più adulta. Già al termine di una o più sedute i ricordi disturbanti legati all’esperienza traumatica si modificano: il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento, i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono, le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità. Studi randomizzati controllati hanno dimostrato che nel giro di 3-6 sedute si ha dal 77 al 100% di remissione del Disturbo da stress post traumatico in vittime di traumi singoli; mentre occorrono almeno 12 sedute per vittime di traumi multipli come ad esempio nei reduci di guerra.
Da quando è stata scoperta nel 1989 negli Stati Uniti la terapia dell’Emdr è stata utilizzata da oltre centomila psicoterapeuti su tutto il territorio americano. Oggi è impiegata nella cura di milioni di persone in 70 paesi, tra cui l’Italia. L’Associazione per l’Emdr in Italia (www.emdr.it), nata nel 1999, ha finora svolto un assiduo lavoro di formazione certificando oltre 6 mila psicoterapeuti in Italia, più del dieci per cento degli abilitati alla psicoterapia.
Gravidanza: multivitaminici non sono necessari
Alimentazione, News Presa, PrevenzioneMultivitaminici e integratori di sali minerali venduti come specifici per la gravidanza non sono una spesa necessaria. Lo affermano gli esperti del Drug and Therapeutics Bulletin (Dtb), edito dal British Medical Journal. Questo tipo di prodotti non è dimostrato da alcuna evidenza scientifica che abbiano migliori esiti per la salute di gestante e nascituro.
Secondo il Dtb l’uso di questi prodotti – per una spesa media di oltre 17 euro al mese – non si fonda su evidenze scientifiche certe, soprattutto perché gran parte delle evidenze cliniche con cui questi prodotti sono reclamizzati derivano da studi condotti in paesi a basso reddito dove le donne sono colpite da malnutrizione. Mentre i dati ad oggi disponibili non supportano l’uso di questi prodotti da parte della maggioranza delle gestanti, che in Occidente non ha certo problemi di malnutrizione.
Il messaggio alle donne da parte del dtb è che bisognerebbe concentrarsi sul migliorare la propria alimentazione prima e durante la gravidanza e, per quanto riguarda gli integratori, limitarsi ad assumere l’acido folico e la vitamina D nelle dosi raccomandate disponibili anche come prodotti generici a basso costo.
In gravidanza è fondamentale curare l’alimentazione
Sesso, ecco perché la Dieta Mediterranea è un toccasana
AlimentazioneII sesso e il cibo sono da sempre molto legati. I piaceri della tavola e quelli della carne vanno a braccetto nei più grandi capolavori del cinema d’autore. Domani mattina (sabato 16 luglio) nel corso di Good Morning Kiss Kiss condotto da Max Giannini, la specialista Katherine Esposito svelerà i risultati di un suo importante studio che dimostra come la Dieta mediterranea sia un vero e proprio toccasana anche per una vita sessuale più gratificante. Anche e sopratutto per chi ha una malattia come il diabete, che spesso porta a disfunzioni molto frustranti. Tanto per intendersi la disfunzione erettile si associa al diabete con una frequenza tre volte maggiore rispetto a quella che si registra nel resto della popolazione maschile. Ma il problema non riguarda solo gli uomini, anche le donne con il diabete possono avere disturbi della sfera sessuale. Quali? Ad esempio calo del desiderio e dolore durante i rapporti. «I motivi – spiega Katherine Esposito, ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo alla Seconda università di Napoli – sono due: il primo legato ai danni prodotti dall’iperglicemia cronica, spesso causa di secchezza vaginale; l’altro legato ai problemi psicologici che una patologia cronica come il diabete può porre in essere, soprattutto nelle più giovani».
Come fare a migliorare questa condizione? La risposta è incredibile, ma anche scientificamente provata: a tavola.
La dieta, e in particolare la nostra Dieta Mediterranea – dice l’esperta – migliora di molto la vita sessuale dei nostri pazienti. La Dieta Mediterranea, quella tipica dei popoli che si affacciano sul “mare nostrum”, fa della combinazione di più alimenti salutari il punto chiave della sua filosofia, e del “piatto unico”, basato sulla coppia cereali-legumi, circondata dalla verdura e dalla frutta di stagione, la sua massima espressione».
Proprio in questi giorni le riviste scientifiche più rinomante al mondo in tema di diabetologia hanno pubblicato i risultati dello studio clinico della professoressa Esposito. Lo studio di più lunga durata sulla Dieta Mediterranea condotto su uomini e donne diabetici seguiti per un totale di 8.1 anni. In estrema sintesi sono almeno tre i risultati da mettere in evidenza.
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Minor rischio della ricomparsa di una disfunzione
Rispetto agli individui diabetici che seguivano una dieta a basso tenore di grassi, quelli che invece avevano seguito una dieta di tipo mediterraneo lievemente ipocalorica hanno mostrato una riduzione del 56% del rischio di nuova comparsa di disfunzione erettile o di disfunzione sessuale femminile.
Minore rischio di un peggioramento
Seguendo la Dieta Mediterranea si è ridotto il rischio di peggioramento delle disfunzioni sessuali in chi presentava la disfunzione erettile o la disfunzione sessuale femminile all’inizio dello studio
Migliore stato di forma
I diabetici che hanno seguito la Dieta Mediterranea hanno perso più peso rispetto ai diabetici assegnati al gruppo della dieta ipolipidica e gli effetti della Dieta Mediterranea sulla funzione sessuale sono risultati indipendenti dai valori di emoglobina glicata e dalla presenza di sintomi depressivi.
Insomma, è proprio il caso di dire che l’eros inizia a tavola.
Si può fare il bagno dopo mangiato?
Alimentazione, News Presa, PrevenzioneChi, da piccolo, dopo aver mangiato, non è stato costretto da genitori, nonni o zii di turno ad aspettare tre ore prima di fare il bagno? Quell’agognata attesa sotto i raggi infuocati ad aspettare che la digestione faccia il suo corso martirizza ancora oggi gli adulti. Il supplizio non è risparmiato soprattutto ai piccoli, letteralmente sequestrati sotto l’ombrellone. Certamente si tratta di una preoccupazione nostrana, negli altri Paesi si attende solitamente un’ora. Il pericolo è la congestione: il blocco della digestione dovuto allo sbalzo termico tra la temperatura corporea e quella dell’acqua di mare. Il rischio però non è certamente un’esclusiva del tuffo in mare. Può subentrare una congestione anche dopo aver consumato una bibita molto fredda o nel passaggio da un ambiente caldo a uno con aria condizionata alta.
I dati scientifici sulla connessione tra i pasti prima del bagno e il rischio annegamento sono piuttosto vaghi, tanto che la International Life Saving Federation definisce infondata la raccomandazione di evitare il bagno dopo i pasti. Come in ogni cosa vale la regola del buon senso. Anche se non ci sono dati certi, le tre ore di attesa tra il pasto e il bagno sono una regola di prudenza non trascurabile, specialmente dopo un pasto abbondante o se l’acqua è particolarmente fredda. La credenza tutta italiana è legata con probabilità alla tradizione mediterranea che prevede un pranzo più abbondante rispetto ad altri paesi, dove si mangia di più a colazione.
Analizzando i tempi medi di permanenza dei cibi nello stomaco: un succo di frutta ci mette al massimo venti minuti per passare all’intestino, la frutta impiega circa mezz’ora (20 minuti l’anguria, 40 le mele), la verdura cruda 30-40 minuti, quella cotta 45-50, le patate 60. La pasta e i carboidrati in generale vengono digeriti nel giro di un’ora, così come il latte scremato e i formaggi freschi, per i formaggi stagionati invece ne servono anche 4 o 5. Un pranzo a base di pesce si digerisce in un’ora e per una bistecca di manzo ne servono 3 o 4, infine per il maiale fino a 5. Insomma, soprattutto al sud, dove la tradizione del pranzo in famiglia composto da primo, secondo e frutta resiste anche all’afa irrespirabile delle temperature di agosto, la regola delle tre ore persiste.
Tracciabilità alimentare: 69% degli alimenti da aree lontane
Alimentazione, News Presa, PrevenzioneTracciabilità alimentare.
Altro che chilometro zero, in ogni paese in media più di due terzi dei prodotti alimentari usati e coltivati è originaria in realtà di altre aree geografiche, spesso molto lontane. In tutto il mondo le diete stanno diventando sempre più omogenee per effetto dell’interdipendenza globale. A fare il calcolo è stato il gruppo di Colin Khoury dell’International Center for Tropical Agriculture americano, che ha descritto il lavoro sulla rivista Proceedings of the Royal Society B.
Lo studio ha preso in esame le origini di 151 derrate alimentari differenti suddividendole in 23 regioni geografiche, esaminando poi le statistiche nazionali su dieta e produzione di cibo di 177 paesi, corrispondenti al 98,5% della popolazione mondiale, e determinando quindi la provenienza esatta di ogni alimento. In media, secondo i ricercatori, il 69% delle derrate alimentari consumate e prodotte in un paese è originario in realtà di un’altra area geografica, una cifra che oltretutto è aumentata del 6% negli ultimi 50 anni, a testimonianza della sempre maggiore ‘omogeneizzazione’ delle diete.
Insomma, siamo diventati sempre più dipendenti da altri paesi e questa trasformazione porta con sé aspetti positivi e negativi. La dieta di oggi è sempre meno ricca di alimenti freschi, di cibi di produzione locale e a chilometri zero, con un netto vantaggio per i prodotti confezionati, quindi meno sani. Dall’altra parte: “l’interdipendenza globale riguarda anche il futuro degli alimenti – ha spiegato Khoury al sito Usa Npr -. Ad esempio, per combattere la minaccia dei cambiamenti climatici e delle nuove malattie. I geni di cui si ha bisogno per combattere queste nuove sfide saranno trovati con più probabilità nelle regioni più ricche di biodiversità, ma saranno necessari in tutti i luoghi dove le derrate vengono coltivate”.