Tempo di lettura: 4 minutiLe patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte nel mondo e in Italia. Nella popolazione anziana, in Italia, si stima che almeno una persona su due soffra di patologie di tipo cardiovascolare e nel paziente diabetico c’è un incremento del rischio cardiovascolare. I controlli di routine dei livelli di colesterolo e glicemia nel sangue e della pressione arteriosa sono semplici esami che consentono una diagnosi tempestiva. I controlli, pertanto, non riguardano solo la popolazione a rischio di insorgenza di malattia croniche, ma tutta la popolazione, con una cadenza appropriata. I comportamenti di prevenzione non possono però prescindere dalla prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita: in particolare l’adozione di stili di vita salutari (sana alimentazione, riduzione nel consumo di sale, lotta all’obesità e al tabagismo, promozione dell’attività fisica) durante tutto il percorso di vita a partire dalla prima infanzia.
Nel 2015, con riferimento alla popolazione di 15-64 anni, l’Italia mostra, secondo l’ultimo Rapporto ISTAT 2017, un comportamento complessivamente più virtuoso della media europea con riferimento ai controlli del livello di colesterolo e glicemia nel sangue e meno virtuoso per quanto riguarda il controllo della pressione arteriosa (con conseguenti patologie). In particolare, concentrando l’attenzione sui maggiori paesi, simili al nostro per struttura della popolazione (Francia e Germania) e per aspetti socioeconomici (Spagna), l’Italia è il secondo paese più virtuoso per i controlli del colesterolo e della glicemia, dietro la Spagna e all’ultimo posto per il controllo della pressione arteriosa. L’esame per verificare il livello di colesterolo è stato eseguito nell’ultimo anno da quasi metà della popolazione residente in Italia e da circa un quarto entro i tre anni precedenti (i corrispondenti valori della Spagna sono 64,4 e 20,1 per cento); circa il 14 per cento non ha mai eseguito il controllo (in Spagna solo l’8,5 per cento ma il 19,5 e il 25,7 in Germania e Francia). Simili a quelli del colesterolo i valori relativi al controllo della glicemia in Italia. Nel caso del controllo della pressione arteriosa, invece, l’Italia mostra la quota più elevata di persone che non l’hanno mai rilevata (11,1 per cento rispetto a 2,9 della Germania, 6,8 della Spagna e 9,2 della Francia) e anche quella più bassa di persone che l’hanno controllata nell’ultimo anno (52,8 per cento a fronte di valori superiori al 70 per cento in Germania e Francia e al 63,4 per cento della Spagna).
L’indagine rende possibile un confronto tra paesi europei anche per altri tipi di screening per altre patologie, rivolti per lo più alla diagnosi precoce di alcune tipologie di tumori. Per la prevenzione dei tumori femminili nelle fasce di età target europee (20-69 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammogra a), la posizione dell’Italia è in linea con la media dell’Unione europea, ma al di sotto della copertura di Francia e Germania e nel caso della mammogra a anche della Spagna. Nel caso del Pap-test, poiché i programmi di screening pubblici e le linee guida in Italia sono rivolti alle donne di 25 anni o più, a differenza di molti altri paesi europei (dai 20 anni in su), i livelli di accesso in Italia risultano inferiori, e lo svantaggio riguarda soprattutto le classi di età più giovani (sotto i 35 anni).
I risultati mostrano come, a parità di altre caratteristiche, le donne abbiano una maggiore propensione a svolgere controlli, così come i residenti nel Nord e nel Centro in confronto a chi risiede nel Mezzogiorno.
Prendendo come riferimento il gruppo delle famiglie a basso reddito di italiani, la propensione a svolgere controlli di prevenzione è inferiore per le famiglie a basso reddito con stranieri. È invece più elevata per la classe dirigente, i giovani, le famiglie di impiegati e pensioni d’argento (per i controlli del colesterolo e della glicemia).
Per la prevenzione dei tumori femminili, i protocolli sanitari di screening attuali consigliano di eseguire i controlli del Pap-test e della mammogra a con una cadenza raccomandata (3 anni per il Pap-test e 2 per la mammografia), considerando specifiche fasce di età, ovvero 25-64 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammografia. La quota di donne in età raccomandata che ha eseguito un Pap-test negli ultimi tre anni risulta sotto la media nei gruppi delle famiglie a basso reddito e nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati; mentre risulta maggiore per gli impiegati e la classe dirigente. Per la mammogra a sono svantaggiati gli stessi gruppi visti per il Pap-test, cui si aggiungono le famiglie tradizionali della provincia. Risultano più virtuosi i comportamenti dei gruppi degli impiegati e la classe dirigente.
Il ricorso alla prevenzione varia in Europa e tra i gruppi sociali. Il crescente invecchiamento della popolazione pone una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale. Dal punto di vista della salute, l’aumento della sopravvivenza genera un aumento costante di una fascia di popolazione più esposta a problemi di salute cronico-degenerativi. Tutto ciò pone, e porrà sempre di più in futuro, i sistemi sanitari dei paesi avanzati sotto pressione per l’aumento della domanda di cure per patologie, con conseguenti problemi di sostenibilità finanziaria.
In questo contesto, anche a livello internazionale, la sostenibilità delle attuali condizioni di salute della popolazione necessita di uno sforzo comune tra i Paesi. La strategia italiana si concentra su fattori di rischio comportamentali (prevenzione primaria), promuove gli screening (prevenzione secondaria), mette al centro della sua politica il ruolo del paziente come protettore della propria salute e assicura la qualità dell’assistenza della persona con malattia cronica.
Gli effetti di queste politiche dipendono poi sia dalle condizioni dei servizi (ad esempio la disomogeneità territoriale), sia dai fattori socio-culturali e di reddito che determinano i comportamenti individuali.
AIOM: ok legge sul biotestamento, ma con uno sguardo al progresso cure
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione“Oggi terapie innovative permettono di cronicizzare neoplasie difficili da curare fino a pochi anni fa. Nuovi trattamenti non conosciuti all’atto della sottoscrizione delle dichiarazioni anticipate possono migliorare la sopravvivenza. La norma dovrebbe considerare con più attenzione le opportunità sopravvenute”. Il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) esprime un giudizio globalmente positivo sul Disegno di Legge N. 2801 in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento, approvato alla Camera lo scorso aprile, che si ispira ai principi propri di AIOM di condivisione, accompagnamento e informazione del paziente. Il Disegno di Legge compendia anche i principi di diritto alla scelta e all’autodeterminazione. “In questa delicata e trasversale tematica – spiega il prof. Pinto – è più che mai indispensabile, in tutti i passaggi legislativi, il raggiungimento di un sintesi tra i diversi pensieri, laici e confessionali, presenti nel nostro Paese, in ottemperanza all’uguaglianza nei diritti. Risulta ancora importante sottolineare che si tratta di un Progetto di legge che per la prima volta interviene su eticità in relazione anche a tecnologie e nuove potenzialità delle cure”.
“Riteniamo che questa legge possa rispondere alle esigenze dei cittadini colpiti da tumore e dei clinici – continua il prof. Pinto -. Valorizza e promuove la relazione di cura e fiducia tra medico e paziente che si basa sul consenso informato. Viene anche ribadito che il paziente non possa esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. È una disposizione molto importante perché pone un argine contro la deriva costituita da teorie totalmente prive di basi scientifiche con cui vari ‘guaritori’ sfruttano la disperazione dei malati. L’eventuale rifiuto del trattamento da parte del paziente non implica l’abbandono terapeutico, è infatti sempre garantita l’erogazione delle cure palliative e della terapia del dolore”. Nella recente audizione al Senato l’AIOM ha individuato alcuni punti della proposta di legge (che è già stata approvata dalla Camera dei Deputati) da delineare in modo da non lasciare dubbi interpretativi.
Pascale, in arrivo 450 medici dalla Cina
News PresaArriveranno a gruppi di 40 medici, 450 in tutto, divisi in tre anni, 160 per ogni anno. Oncologi medici, chirurghi, ricercatori, radiologi, radioterapisti, provenienti da ogni parte della Cina. L’accordo, che sigla la collaborazione tra il Pascale e la Terra dei ciliegi, è stato firmato il primo maggio, a margine di una missione a Pechino e Shangai effettuata dal direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi, che ha guidato la delegazione italiana composta dal direttore sanitario Rosa Martino, da Paolo Muto, direttore della radioterapia dell’Istituto e da Franco Naccarella, professore di cardiologia dell’Università di Bologna e rappresentante legale della Società EuroChina per la Salute Srl. Per la parte cinese al tavolo sedeva Chen Ran, direttrice del TEMC (acronimo di International Emergency Management Society Emergency Medical Committee). Il primo gruppo di specialisti arriverà a ottobre. Affiancheranno gli specialisti del Pascale e si confronteranno su metodologie di lavoro e condivisione di protocolli. Ogni gruppo verrà ospitato per 3 mesi. Poi scatterà il turn over.
Collaborazione
Ma quali sono i termini del patto Pascale-Cina? Il primo accordo riguarda il potenziamento della cooperazione internazionale in ambito medico, tramite programmi di educazione selettiva e condivisione di esperienze in ambito clinico e di formazione e promozione delle scienze mediche e la ricerca in management sanitario. Tutto questo ovviamente per offrire un contributo allo sviluppo e al progresso della salute dei pazienti. Un altro accordo è stato sottoscritto con il CICAMS (Cancer Institute and Hospital Chinese Academy of Medical Sciences Peking Union Medical College) per sviluppare simposi, conferenze, work shop, su argomenti specifici nella prevenzione del cancro nella sua fase iniziale soprattutto per le patologie della cervice uterina e del cancro della mammella. Si sono, infine, sviluppati accordi per lo scambio di studenti nel settore della radioterapia e dell’epidemiologia.
Un punto di riferimento
«La sostenibilità e la condivisione della conoscenza in oncologia – dice il direttore generale Attilio Bianchi – sono problemi che toccano i vari sistemi sanitari nazionali, indipendentemente dai modelli. L’internazionalizzazione dell’ Istituto Pascale rappresenta uno degli assi portanti di questa visione. Siamo orgogliosi che una organizzazione governativa cinese abbia individuato il nostro istituto come sede di training per i propri oncologi e questo rappresenta per noi tutti un impegno permanente ad essere all’ altezza della fiducia che ci hanno dimostrato».
Ischia, una settimana per il benessere termale
News PresaSulle isole del Golfo di Napoli alla ricerca del benessere. Sono circa 40 i medici di famiglia provenienti da Piemonte, Veneto, Lombardia e Puglia che prenderanno parte alla Settimana del Benessere sull’Isola Verde, organizzata l’Asl Napoli 2 Nord e dall’Associazione Termalisti dell’isola di Ischia. Appuntamento che mira a sviluppare in Campania il turismo della salute, che già oggi registra numeri importanti.
Il tesoretto
I trasferimenti che le altre regioni italiane pagano alla Campania per prestazioni sanitarie termali che i propri cittadini effettuano nelle strutture di Ischia valgono oltre 9 milioni di euro l’anno. Soldi che aumentano sino a 17 milioni di euro se si considerano anche le prestazioni sanitarie effettuate al di fuori della convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. E non c’è da stupirsi, perché Ischia è uno dei più straordinari sistemi turistico-termali esistenti al mondo. «Crediamo – spiega il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Antonio d’Amore – che la valorizzazione di questo patrimonio possa favorire anche l’assistenza sanitaria pubblica, incrementando il virtuoso flusso di migrazione di cittadini di altre regioni che scelgono la Campania per sottoporsi a terapie sanitarie. Per fare questo, però, occorre realizzare una corretta informazione ai medici di famiglia circa i vantaggi terapeutici delle cure termali di Ischia; occorre diffondere la consapevolezza che fangoterapia, aerosolterapia e bagni terapeutici sono una “medicina” al pari di tutte le altre».
Proprietà uniche
Le acque e i fanghi dell’isola di Ischia, spiega Nello Carraturo, medico del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Napoli 2 Nord e esponsabile per l’assistenza termale garantiscono capacità terapeutiche nella cura di diverse casi. Ad esempio allergie respiratorie, patologie reumatiche, traumi ortopedici, malattie dermatologiche, problemi otorinolaringoiatrici. Insieme all’Associazione Termalisti dell’isola di Ischia abbiamo avviato da tempo un cammino per supportare tali evidenze con studi scientifici documentati. Dobbiamo ora promuovere presso la comunità medica gli ottimi risultati riscontrati dai ricercatori, così da accreditare ulteriormente l’efficacia del farmaco Ischia. Questa conoscenza è opportuno che venga condivisa sia dagli operatori che da quanti scelgono la nostra isola come luogo di cura. Queste informazioni, “le istruzioni” per utilizzare con efficacia le cure termali isolane e i controlli di qualità effettuati sui fanghi termali sono riassunti nel mio libro la fangoterapia ad Ischia.
Nei sei Comuni dell’isola sono presenti circa 104 fonti termali e 70 centri termali accreditati col Sistema Sanitario Nazionale. Nel solo 2016 i centri termali convenzionati di Ischia hanno erogato 1.170.000 prestazioni sanitarie.
Ondate di calore, parte già il sistema previsione del ministero
Anziani, Bambini, News Presa, PrevenzioneAnche se nella maggior parte delle regioni italiane il clima è ancora mite (sono poche infatti quelle già interessate da temperature più elevate), il Sistema nazionale di previsione e di allarme per le ondate di calore è già partito in vista dell’estate. Permette di prevenire e contrastare gli effetti del caldo sulla salute. A renderlo noto è il ministero della Salute, dal cui portale sarà possibile accedere alle rilevazioni.
Da oggi fino al 15 settembre 2017, i bollettini saranno pubblicati, dal lunedì al venerdì, sul portale alla pagina “Bollettini sulle ondate di calore” e verranno diffusi quotidianamente ai Centri di riferimento locali, per la modulazione degli interventi di prevenzione. Invece, il sistema di sorveglianza è dislocato in 27 città italiane, da Bolzano a Reggio Calabria incluse le isole, e consente di individuare, giornalmente, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche che possono mettere a rischio la salute soprattutto dei soggetti più vulnerabili, come anziani, malati cronici, bambini e donne in gravidanza. Le temperature eccessivamente alte mettono infatti a dura prova soprattutto la salute dei più anziani e di chi è disagiato. Questo servizio del ministero infatti serve a mettere in atto eventuali azioni preventive per limitare al minimo il rischio di incidenti. Ogni regione potrà provvedere poi a elaborare strategie sul territorio.
Patologie cardiovascolari prime cause di morte. La prevenzione in Italia
Anziani, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneLe patologie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte nel mondo e in Italia. Nella popolazione anziana, in Italia, si stima che almeno una persona su due soffra di patologie di tipo cardiovascolare e nel paziente diabetico c’è un incremento del rischio cardiovascolare. I controlli di routine dei livelli di colesterolo e glicemia nel sangue e della pressione arteriosa sono semplici esami che consentono una diagnosi tempestiva. I controlli, pertanto, non riguardano solo la popolazione a rischio di insorgenza di malattia croniche, ma tutta la popolazione, con una cadenza appropriata. I comportamenti di prevenzione non possono però prescindere dalla prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita: in particolare l’adozione di stili di vita salutari (sana alimentazione, riduzione nel consumo di sale, lotta all’obesità e al tabagismo, promozione dell’attività fisica) durante tutto il percorso di vita a partire dalla prima infanzia.
Nel 2015, con riferimento alla popolazione di 15-64 anni, l’Italia mostra, secondo l’ultimo Rapporto ISTAT 2017, un comportamento complessivamente più virtuoso della media europea con riferimento ai controlli del livello di colesterolo e glicemia nel sangue e meno virtuoso per quanto riguarda il controllo della pressione arteriosa (con conseguenti patologie). In particolare, concentrando l’attenzione sui maggiori paesi, simili al nostro per struttura della popolazione (Francia e Germania) e per aspetti socioeconomici (Spagna), l’Italia è il secondo paese più virtuoso per i controlli del colesterolo e della glicemia, dietro la Spagna e all’ultimo posto per il controllo della pressione arteriosa. L’esame per verificare il livello di colesterolo è stato eseguito nell’ultimo anno da quasi metà della popolazione residente in Italia e da circa un quarto entro i tre anni precedenti (i corrispondenti valori della Spagna sono 64,4 e 20,1 per cento); circa il 14 per cento non ha mai eseguito il controllo (in Spagna solo l’8,5 per cento ma il 19,5 e il 25,7 in Germania e Francia). Simili a quelli del colesterolo i valori relativi al controllo della glicemia in Italia. Nel caso del controllo della pressione arteriosa, invece, l’Italia mostra la quota più elevata di persone che non l’hanno mai rilevata (11,1 per cento rispetto a 2,9 della Germania, 6,8 della Spagna e 9,2 della Francia) e anche quella più bassa di persone che l’hanno controllata nell’ultimo anno (52,8 per cento a fronte di valori superiori al 70 per cento in Germania e Francia e al 63,4 per cento della Spagna).
L’indagine rende possibile un confronto tra paesi europei anche per altri tipi di screening per altre patologie, rivolti per lo più alla diagnosi precoce di alcune tipologie di tumori. Per la prevenzione dei tumori femminili nelle fasce di età target europee (20-69 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammogra a), la posizione dell’Italia è in linea con la media dell’Unione europea, ma al di sotto della copertura di Francia e Germania e nel caso della mammogra a anche della Spagna. Nel caso del Pap-test, poiché i programmi di screening pubblici e le linee guida in Italia sono rivolti alle donne di 25 anni o più, a differenza di molti altri paesi europei (dai 20 anni in su), i livelli di accesso in Italia risultano inferiori, e lo svantaggio riguarda soprattutto le classi di età più giovani (sotto i 35 anni).
I risultati mostrano come, a parità di altre caratteristiche, le donne abbiano una maggiore propensione a svolgere controlli, così come i residenti nel Nord e nel Centro in confronto a chi risiede nel Mezzogiorno.
Prendendo come riferimento il gruppo delle famiglie a basso reddito di italiani, la propensione a svolgere controlli di prevenzione è inferiore per le famiglie a basso reddito con stranieri. È invece più elevata per la classe dirigente, i giovani, le famiglie di impiegati e pensioni d’argento (per i controlli del colesterolo e della glicemia).
Per la prevenzione dei tumori femminili, i protocolli sanitari di screening attuali consigliano di eseguire i controlli del Pap-test e della mammogra a con una cadenza raccomandata (3 anni per il Pap-test e 2 per la mammografia), considerando specifiche fasce di età, ovvero 25-64 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammografia. La quota di donne in età raccomandata che ha eseguito un Pap-test negli ultimi tre anni risulta sotto la media nei gruppi delle famiglie a basso reddito e nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati; mentre risulta maggiore per gli impiegati e la classe dirigente. Per la mammogra a sono svantaggiati gli stessi gruppi visti per il Pap-test, cui si aggiungono le famiglie tradizionali della provincia. Risultano più virtuosi i comportamenti dei gruppi degli impiegati e la classe dirigente.
Il ricorso alla prevenzione varia in Europa e tra i gruppi sociali. Il crescente invecchiamento della popolazione pone una delle sfide globali più complesse dal punto di vista sociale, economico e culturale. Dal punto di vista della salute, l’aumento della sopravvivenza genera un aumento costante di una fascia di popolazione più esposta a problemi di salute cronico-degenerativi. Tutto ciò pone, e porrà sempre di più in futuro, i sistemi sanitari dei paesi avanzati sotto pressione per l’aumento della domanda di cure per patologie, con conseguenti problemi di sostenibilità finanziaria.
In questo contesto, anche a livello internazionale, la sostenibilità delle attuali condizioni di salute della popolazione necessita di uno sforzo comune tra i Paesi. La strategia italiana si concentra su fattori di rischio comportamentali (prevenzione primaria), promuove gli screening (prevenzione secondaria), mette al centro della sua politica il ruolo del paziente come protettore della propria salute e assicura la qualità dell’assistenza della persona con malattia cronica.
Gli effetti di queste politiche dipendono poi sia dalle condizioni dei servizi (ad esempio la disomogeneità territoriale), sia dai fattori socio-culturali e di reddito che determinano i comportamenti individuali.
Vaccini, torna l’obbligo. Sanzioni ai genitori inadempienti
News Presa, PrevenzioneDopo quasi 20 anni tornano in Italia i vaccini obbligatori. Sono servite quasi due ore al Consiglio dei Ministri per appianare le divergenze di vedute tra le ministre Lorenzin e Fedeli, ma alla fine è stato varato il decreto proposto dalla ministra Lorenzin che di fatto ristabilisce l’obbligatorietà «vera» dei vaccini. Fino ad oggi la distinzione tra vaccini «consigliati» e «obbligatori» era del tutto simbolica, essendo sostanzialmente venuto meno il sistema sanzionatorio.
Nuove regole
I bambini da 0 a 6 anni, per essere iscritti al nido e alla scuola materna, dovranno essere sottoposti ai 12 vaccini resi obbligatori, pena la mancata iscrizione. Dalle elementari in poi, invece, sono previste sanzioni (molto ingenti) per i genitori dei bimbi non vaccinati, che però potranno frequentare normalmente le aule. Passa così la proposta avanzata ieri da Fedeli, mentre Lorenzin immaginava il divieto di iscrizione scolastica ai bimbi non vaccinati per tutto l’arco delle scuole dell’obbligo, ipotesi questa che nei giorni scorsi aveva trovato un vasto consenso nella comunità scientifica. Ma di fronte all’obiezione della ministra Fedeli, preoccupata che ciò ledesse il diritto allo studio, si è scelta la via della mediazione. Che non ha impedito a Lorenzin di dirsi «piuttosto soddisfatta». «È ovvio – ha spiegato – che vietando l’accesso alle scuole dell’infanzia intendiamo dare un messaggio molto forte alla popolazione e a queste coorti infantili, pensiamo che verrà coperta una larga parte della popolazione italiana. Rispetto alla scuola dell’obbligo – ha aggiunto, riferendosi allo scontro con la ministra Fedeli – ci siamo molto confrontati, ma l’obiettivo del Governo e in particolare del ministero della Salute è aumentare la copertura vaccinale in tutto l’arco della vita dei ragazzi».
I vaccini
Nel dettaglio, salgono a 12 i vaccini obbligatori cui i bambini dovranno essere sottoposti. Si tratta dei vaccini contro polio, difterite, tetano, epatite b, pertosse, emofilo b, meningococco b e c, morbillo, rosolia, parotite e varicella. Si stanno mettendo a punto, ha riferito Lorenzin, «tutti gli accorgimenti tecnici per evitare difficoltà burocratiche alle famiglie e dare un percorso stringente a direzioni scolastiche e asl nell’applicazione della legge». Si prevede infatti (dai 6 anni in poi) che la scuola avrà l’obbligo di riferire alla Asl la mancata vaccinazione: la Asl a sua volta chiamerà la famiglia, e le darà qualche giorno per mettersi in regola. «Se ciò non avviene scattano sanzioni molto elevate, e questo ogni anno», ha spiegato il ministro. «Voglio ringraziare le ministre Lorenzin e Fedeli e la sottosegretaria Boschi che hanno lavorato al decreto, penso che il decreto sia una scelta importante e che qualifica l’attività del governo nel campo della protezione della salute», ha commentato il premier Paolo Gentiloni al termine del Cdm. «La mancanza di misure appropriate e il diffondersi di teorie antiscintifiche ha provocato un abbassamento dal punto di vista della protezione. Non si tratta di uno stato di emergenza ma di una preoccupazione alla quale il governo intende rispondere», ha osservato il presidente del Consiglio. «Attraverso l’estensione dell’obbligatorietà eviteremo che le difficoltà che oggi ci sono si trasformino in vere e proprie emergenze». In ogni caso Lorenzin ha avvisato: «Qualora vi sia una situazione di allarme, c’è il potere di ordinanza, che certamente non ho timore di esercitare».
I medici
Voltati. Guarda. Ascolta. Le donne, il tumore, il coraggio
News PresaArriva a Napoli la campagna nazionale di sensibilizzazione «Voltati. Guarda. Ascolta» promossa dall’AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica e Europa Donna Italia, per sconfiggere paure e tabù attraverso la forza del racconto diretto della malattia, con le storie delle donne che finiscono sul sito voltatiguardaascolta.it, poi diffuse con la voce narrante di tre attrici professioniste.
Voltati. Guarda. Ascolta. è una campagna che da voce alle storie di donne colpite da tumore metastatico al seno. Racconti che saranno anche diffusi in volumetti. Napoli sarà tra le prime tappe, per sostenere le migliaia di donne italiane colpite da questo tumore, persone invisibili agli occhi dei media e dell’opinione pubblica, che ancora non trovano l’ascolto e l’assistenza di cui hanno bisogno. Ribadire l’importanza di garantire, a tutte le donne che convivono con un tumore al seno in fase avanzata, il diritto alla migliore qualità di vita possibile, l’accesso alle migliori terapie innovative disponibili sul mercato, la continuità o il reinserimento lavorativo.
I dati
L’età media di una donna con tumore metastatico al seno, secondo l’indagine di GFK-Eurisko per Europa Donna, è di circa 54 anni. Ma il 30% ha meno di 45 anni, quindi con una vita affettiva, familiare, professionale intensa. «Proprio perché si tratta di persone ancora giovani e socialmente, professionalmente e sessualmente attive, sulla vita di queste donne la malattia ha un impatto ancora più rilevante – spiega Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia -, per il 66% delle intervistate la malattia interferisce in modo consistente con lo svolgimento delle normali attività quotidiane, percentuale che sale al 70% in riferimento all’attività lavorativa. La malattia e la terapia influiscono anche sulla vita affettiva e sessuale e a soffrirne in modo ancora più importante sono le donne più giovani tra i 35 e i 45 anni».
Cure personalizzate
Il cancro metastatico al seno, sebbene senza cura che porti alla guarigione, può beneficiare di terapie di ultima generazione in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia. E’ essenziale che ogni donna con tumore al seno metastatico possa avere accesso al trattamento più appropriato, con integrazione di terapie sistemiche antitumorali, radioterapiche e chirurgia, in base alle caratteristiche specifiche del tumore, alle sedi metastatiche, ai sintomi clinici.
L’energia negli sguardi delle donne
News Presa, PrevenzioneLa campagna
I dati della Campania
Micro robot e genetica: ecco la medicina del futuro
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa medicina del futuro punta su robot chirurgici sempre più piccoli e capaci di operare con maggiore precisione, ma anche di predire e prevenire le malattie. Si tratta di tecnologie e strumenti traslazionali in grado di rilevare e analizzare la risposta individuale ai farmaci. Così anche i biomarcatori genetici ed epigenetici sono in grado di migliorare l’appropriatezza in campo diagnostico e terapeutico.
Viene definita come la medicina delle “5 P”, perché è capace di riscrivere la battaglia contro le malattie. “P” come di Precisione, ma anche Predittiva, Personalizzata, Preventiva e Partecipativa.
Di innovazione e nuovi traguardi per la salute dell’uomo si è parlato all’annuale Giornata della Ricerca dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, quest’anno dedicata a ‘Innovazione e Tecnologia per la salute umana’. Ad aprire lo sguardo sui progressi mondiali della medicina di precisione sono stati due scienziati nel campo della robotica e della farmacologia: Garret A. FitzGerald, Professore di Medicina Traslazionale presso la Perelman School of Medicine, Università della Pennsylvania, in Usa, nonché Chief Scientific Advisor di Science Translational Medicine, e Guang-Zhong Yang, fondatore ed editor della rivista Science Robotics, come pure direttore e co-fondatore dell’Hamlyn Centre for Robotic Surgery presso l’Imperial College di Londra.
“La robotica chirurgica, in questi 25 anni, si è evoluta da ricerca di nicchia ad area di maggior sviluppo nell’ambito dell’ingegneria medica, tanto che nel 2020 si prevede un investimento nel campo dei robot chirurgici e diagnostici di 17,9 miliardi di dollari, con un tasso annuo di crescita del 13 per cento”, ha spiegato Guang-Zhong Yang, secondo cui “il successo commerciale dei primi robot chirurgici ha ispirato nuovi dispositivi più piccoli, sicuri ed intelligenti, che puntano ad esplorare con sempre maggiore precisione il corpo umano per predire e prevenire le malattie”. “Ormai – ha proseguito Yang – si progettano robot con braccia dal diametro di un capello, capaci di vedere dentro e sotto gli organi, in grado di esaminare cellule senza più bisogno di biopsie, in modo da ottenere diagnosi sempre più precoci”. “Il trend del futuro – ha concluso – è quello di robot in scala nanoscopica, specializzati su singole tipologie di intervento e che iniziano a prendere decisioni, magari reagendo ai comandi solo visivi del chirurgo, che però non potrà essere sostituito“.
Nonostante qualche resistenza e i costi non indifferenti, attualmente in Italia sono operativi circa 90 robot chirurgici.
Dal 1999 ad oggi sono stati operati oltre 70mila pazienti e i numeri sono in continua crescita. Il limite più importante, è l’alto costo dell’apparecchiatura, che si attesta tra i 2 e i 3 milioni di euro, cui si deve aggiungere la spesa annuale di manutenzione, circa 100mila euro.
Carni rosse aumentano rischio morte, le bianche proteggono
Alimentazione, News Presa, Ricerca innovazioneChe sia una semplice fettina, una bistecca o carne più lavorata come salsiccia o würstel non conta. Il consumo di qualsiasi tipo di carne rossa è legato a un maggior rischio di morire per nove diverse cause di morte, dal tumore all’ictus. Il consumo di carni bianche, al contrario sembra ridurre il rischio di morte per varie cause. Via libera quindi a pollame e pesce. A rivelarlo è una ricerca condotta da Arash Etemadi, epidemiologo presso il National Cancer Institute di Bethesda, e pubblicata sul British Medical Journal.
I ricercatori hanno seguito per 16 anni lo stato di salute di ben 536.969 persone di età compresa tra 50-71 anni all’inizio dello studio. Poi hanno somministrato dei questionari alimentari per stabilire cosa mangiasse e quanto spesso ciascun partecipante, registrando tutti i decessi intercorsi nel tempo e le cause di morte. Il campione è stato diviso in cinque gruppi in base al consumo di carni.
I risultati hanno evidenziato che coloro che – nel campione – mangiavano più carne rossa in assoluto, avevano un rischio di morte del 26% maggiore rispetto a coloro che mangiavano meno carne rossa in assoluto, indipendentemente dal tipo di carne rossa consumata. Consumare tanta carne rossa è associato a un aumento di rischio di morire di cancro, problemi cardiaci, malattie respiratorie, ictus, diabete, infezioni, Alzheimer, malattie di reni e di fegato. Al contrario, consumare carni bianche e pesce è risultato legato a un rischio di morte inferiore del 25 per cento.
Gli esperti hanno anche stimato che, almeno in parte, il rischio di morte associato al consumo di carni rosse è da ricondurre a nitriti e nitrati in esse presenti, in particolar modo in quelle molto lavorate, ad esempio gli insaccati.