Tempo di lettura: 2 minutiIl 2016 è l’anno più caldo di sempre. Dal fronte del cambiamento climatico, però, arriva un nuovo allarmante primato. In base ai dati diffusi dall’Omm (Wmo), l’organizzazione meteorologica mondiale, il 2015 è stato il primo anno nella storia dell’umanità in cui la presenza di anidride carbonica in atmosfera ha superato stabilmente la soglia di 400 parti per milione.
I nuovi rilevamenti sulla CO2 segnano “l’inizio di una nuova era della realtà climatica”. I livelli di anidride carbonica avevano infatti precedentemente già raggiunto la soglia dei 400 ppm per alcuni mesi dell’anno e in certi luoghi, ma mai prima d’ora su una base media globale per l’intero anno, spiega l’Omm, precisando che le concentrazioni di CO2 resteranno al di sopra di 400 ppm per l’intero 2016 e non scenderanno sotto tale livello per molte generazioni.
Le tecnologie green nel frattempo fanno, finalmente, passi da gigante, ma non basta. Per vedere gli effetti benefici compiuti grazie alle nuove tecnologie, ai tanti investimenti nelle energie rinnovabili e agli accordi internazionali, quali quello di Parigi, bisognerà ancora aspettare anni.
Il segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas ha elogiato la recente intesa raggiunta a Kigali che modifica il Protocollo di Montreal al fine di eliminare gradualmente gli idrofluorocarburi (potenti gas serra), “ma – ha ricordato – il vero elefante nella stanza è l’anidride carbonica che rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo. Se non si affrontano le emissioni di CO2 non saremo in grado di affrontare i cambiamenti climatici e di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 grandi centigradi rispetto al livello dell’era pre-industriale”.
Intanto si contano anche i morti: 1 decesso su 4 è dovuto all’inquinamento. In tutto il mondo sono 12,6 milioni di decessi all’anno, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). I fattori di rischio ambientale come l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, le esposizioni chimiche, i cambiamenti climatici e le radiazioni ultraviolette contribuiscono all’insorgenza di oltre 100 malattie, insieme a danni alla salute. Le dieci principali malattie considerate nella relazione sono ictus, cardiopatie ischemiche, lesioni involontarie come ad esempio incidenti stradali, tumori, malattie respiratorie croniche, malattie diarroiche, infezioni delle vie respiratorie, condizioni neonatali, malaria, lesioni volontarie come ad esempio i suicidi.
Le cause, quindi, sono dovute sia ad inquinamento atmosferico che all’acqua insalubre, ai servizi igienico-sanitari scadenti, ad una non corretta gestione dei rifiuti ed altro ancora.
I Paesi con più decessi per inquinamento sono quelli del Sud-est asiatico e del Pacifico occidentale con medio e basso reddito seguiti dai Paesi africani, la regione europea, i Paesi dell’Est del Mediterraneo, le due Americhe.
Ad essere più colpiti sono i bambini sotto i 5 anni e gli adulti tra i 50 e i 75 anni.
Incinta a 48 anni, lo scopre al momento del parto
News Presa, PrevenzioneIncinta a 48 anni.
Credeva di essere in menopausa, ha scoperto di essere in cinta il giorno del parto. La storia incredibile arriva dal casertano, in particolare da Castel Volturno. Maria Stasio, 48enne di Grazianise è corsa al pronto soccorso dell’ospedale Pineta Grande convinta di essere vittima di una violenta colica addominale. E stato uno choc quando il ginecologo Roberto Bembo le ha invece comunicato che quel dolore nascondeva ben altro. «Quando la collega mi ha chiesto un consulto – spiega – non avrei mai creduto di trovarmi davanti ad una situazione del genere. Ho disposto un’ecografia e ho scoperto che la signora era in realtà in travaglio». Di lì a poco il trasferimento in sala parto e la nascita della piccola Maria Pia. La bimba è venuta al mondo in un lampo, nata presumibilmente alla 32esima settimana. I medici del Pineta Grande fanno sapere che pesa 1,65 kg ed è alta 42 centimetri. Entrambe, mamma e figlia, stanno bene e presto, si spera entro una ventina di giorni, l’intera famiglia potrà ritrovarsi a casa.
Maria Stasio non è la prima, e di certo non sarà l’ultima donna a non accorgersi della gravidanza. Reta però da capire come questo sia possibile. Per i medici si tratta di casi eccezionali, che si possono verificare solo se più elementi si trovano a collidere. Una sorta di “tempesta perfetta” del parto. Nel caso di specie la corporatura di mamma Maria ha fatto in modo che l’aumento della pancia non si vedesse troppo. Inoltre la donna era stata a visita da un ginecologo mesi prima, e il medico le aveva preannunciato che di li a poco sarebbe arrivata la menopausa, a quanto pare a causa di un problema alle ovaie. Terzo elemento è stato un incidente occorso all’anziana madre della donna. «Per restare al suo fianco – ha raccontato la donna – mi sono trascurata molto. Così, quando mi sono accorta che il ciclo non mi veniva più ho semplicemente ripensato alle parole del ginecologo. Credevo di essere in menopausa».
Questa, e altre storie simili, fanno riflettere sull’importanza di sottoporsi a controlli periodici. Certo nella maggior parte dei casi serviranno a fare prevenzione, non certo ad intercettare una gravidanza, ma questa è un’altra storia.
Mattarella: investire nella ricerca è una scelta vincente
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIl presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella giornata per la ricerca sul cancro, lancia un appello per sostenere i giovani ricercatori. Affronta anche il tema del fenomeno “drammatico di coloro che rinunciano a cure e terapie scientificamente validate , e che potrebbero salvare la vita, per affidarsi a veri e propri ‘stregoni'”. Poi elogia la ricerca. “Ai ricercatori italiani, nel nostro Paese e nel mondo, va tutta la nostra grande riconoscenza. E’ opportuno ricordarlo costantemente: investire nella ricerca è sempre una scelta vincente”. “Avverto – continua – che questa convinzione si sta radicando sempre più nella coscienza civile, anche se il limite delle risorse non consente di fare tutto ciò che sarebbe necessario. E’ importante, naturalmente, spingere per fare sempre meglio e di più e tuttavia è necessario valorizzare e far conoscere i risultati che si conseguono”. Il capo dello Stato affronta anche il tema dei costi di farmaci e terapie. “Le istituzioni sono sfidate a garantire il diritto universale alla salute ed a monitorare un mercato difficile, influenzato da imprese transnazionali che, se contribuiscono in modo positivo alle attività di ricerca, vanno sollecitate a condividere la responsabilità della comunità internazionale per la salute nel ventunesimo secolo, superando la contrapposizione tra diritti di proprietà intellettuale e diritti umani”. Sottolinea poi l’importanza dei vaccini, come base per la prevenzione “Occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati”. Un elogio va al fondo per i farmaci sul cancro (voluto fortemente da airc). “L’accessibilità alle cure è parte importante della coesione stessa di una società. Va apprezzata la scelta, annunciata dal governo, di destinare un fondo ai farmaci innovativi per la cura del cancro. E’ una tendenza che va incoraggiata e spero si sviluppi”. ”E’ necessaria – sottolinea Mattarella – una alleanza virtuosa tra scienza e mondo della comunicazione”, ha detto il presidente della Repubblica alla Giornata per la ricerca sul cancro. “La lotta – sostiene il capo dello Stato – che insieme conduciamo contro il cancro è collegata all’affermazione di un più generale diritto alla salute, e un ruolo di grande rilievo all’informazione. Notizie infondate o campagne di indicazioni sbagliate possono provocare comportamenti gravi e condizionare la vita di persone sofferenti. Attenzione e serietà devono essere massimi In materia di salute – conclude – pubblicare notizie senza adeguata verifica viola i principi basilari dell’informazione”.
Quest’anno il Premio Speciale AIRC 2016 “Credere nella Ricerca” è andato a Pippo Baudo e alla Fondazione Cariplo, e il Premio FIRC “Guido Venosta 2016”, al prof. Francesco Lo Coco, Ordinario di Ematologia presso l’Università degli Studi di Tor Vergata. Una targa, invece, alla Presidente dell’Associazione Inner Wheel Italia, Alessandra Colcelli Gasperini, per l’attività svolta a favore della ricerca oncologica.
Allergie e intolleranze: 1 italiano su 2 malato immaginario
Alimentazione, Associazioni pazienti, Farmaceutica, News PresaUn italiano su quattro soffre di patologie allergiche, ma quasi uno su due crede di essere allergico o intollerante. C’è un buon 25 per cento, insomma, che è convinto di avere un’allergia che in realtà non ha. Negli ultimi anni c’è stato un vero boom di italiani che si sono sottoposti a test per allergie, ma, secondo gli esperti, una parte consistente dei “presunti” allergici non è spinto da un disturbo reale. Alla base della decisione di sottoporsi a test spesso anche poco o per nulla attendibili ci sarebbe solo la paura e una forma di condizionamento. Lo sottolineano gli esperti dell’Aaiito, l’Associazione degli Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri Italiani, a congresso la scorsa settimana a Reggio Calabria. I numeri sono chiari: secondo le stime più recenti l’allergia alimentare interessa il 7-8 per cento dei bambini di età inferiore a 3 anni e circa il 3-4 per cento della popolazione adulta. Tuttavia la percezione globale di “allergia alimentare” nella popolazione generale risulta molto piu’ alta, intorno al 30 per cento.
Gli alimenti responsabili della stragrande maggioranza delle reazioni allergiche sono: latte, uova, arachidi, pesci, frutta secca, soia nei bambini e, negli adulti, arachidi, noci, pesci, crostacei, soia, verdura e frutta. “Quello delle intolleranze alimentari – spiega Beatrice Bilò, presidente di Aaiito – è un problema che risulta sempre più avvertito, spesso in maniera esagerata. Un fenomeno in crescita, con numeri raddoppiati nell’arco di cinque anni. Il problema è che spesso questa percezione, quella di essere intollerante o allergico a qualcosa, non corrisponde a realtà”. Quelli che si sottopongono piu’ frequentemente a controlli sono le donne, soprattutto quelle tra i 40 e i 50 anni. I sintomi, effettivamente, sono spesso di difficile interpretazione: problemi intestinali, cefalea, prurito e stanchezza vengono facilmente etichettati come causati da allergie. “Quella delle intolleranze è sicuramente una “moda” – dichiara Antonino Musarra, presidente eletto dell’associazione – sulla quale si concentra la maggioranza degli equivoci a causa della grande disinformazione. ll mercato ovviamente ci lucra, immettendo in commercio strumenti ed esami spesso non attendibili. Sono pochissimi, infatti, quelli che hanno un reale valore scientifico: solo il test per il lattosio e il test per l’intolleranza al glutine sono stati riconosciuti ufficialmente validi. Ed è facile accorgersi dell’approssimazione di questi test: a volte basta ripetere il test dopo pochi giorni per avere valori totalmente opposti. Questi test sono spesso eseguiti in farmacie ed erboristerie: in questo modo si alimenta un settore che si basa piu’ sulla fantasia che sulla scienza”. Fra i test incriminati più frequenti, il test citotossico, eseguito sul sangue, che esamina le modificazioni dei globuli bianchi a contatto con un alimento; il test kinesiologico, che valuta le variazioni di forza muscolare; il Vega test, che analizza le variazioni di conduttanza della cute. La convinzione comune è che queste allergie/intolleranze alimentari possano provocare disturbi di vario tipo, che spaziano dai problemi gastrointestinali a quelli cutanei, dalle alterazioni umorali all’aumento di peso. «È vero che l’eliminazione di alcuni ingredienti dalla nostra dieta – aggiunge Musarra – potrebbe indurre una apparente sensazione di benessere e di leggerezza, ma questo non significa che la diagnosi sia corretta. Non è un caso che le prime sostanze che vengono eliminate dalla dieta sono proprio le amine e il grano, che spesso provocano disturbi e pesantezza».
Sanità, in tutta l’Italia nessuna regione è peggio della Campania
News PresaIn caso di malattia meglio non essere cittadini della Campania. A dirlo è uno studio del C.R.E.A., ovvero del Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata. Lo studio che ha registrato le performance di tutte le regioni italiane in fatto di sanità fa parte del progetto «Una misura di performance dei Servizi Sanitari Regionali». Il rapporto, giunto ormai alla quarta edizione, si basa sulle valutazioni di diversi attori del sistema sanitario, un panel che conta 83 rappresentanti delle categorie “Utenti”, “Management aziendale”, “Professioni sanitarie”, “Istituzioni” e “Industria medicale” chiamati a stimare le performance sanitarie con un giudizio che va da 1 per il massimo a 0 per il minimo.
«L’indice complessivo di Performance oscilla da un massimo di 0,63 ad un minimo di 0,33 – si legge – il risultato migliore è ottenuto dal Veneto ed il peggiore dalla Regione Campania».
La classifica
Le regioni più virtuose, si legge nel documento, sono quelle del Nord. Non è un caso che la Provincia Autonoma di Trento, la Toscana e il Piemonte abbiano una performance superiore al 57%, mostrando inoltre modeste variazioni tra l’una e l’altra. Seguono Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Bolzano, Lombardia, Basilicata, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Lazio, con livelli abbastanza omogenei e prestazioni intorno al 50% (nel range 52-55%).
Le regioni peggiori
Ultime 9, convenzionalmente nell’area “critica”, Liguria, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sardegna, Sicilia, Molise, Puglia, Calabria e Campania. Per queste regioni si intravede uno “scalino” negativo della Performance e si registrano valori che scendono progressivamente fino allo 0,33 per l’ultima che come detto è proprio la Campania.
Il ministro e i Lea
La ricerca del C.R.E.A conferma dunque quanto più volte affermato dalla ministra Beatrice Lorenzin. Recentemente la ministra parlando di Lea ha spiegato che «la situazione resta ancora critica» perché «il punteggio della Campania è ancora basso». Ad ogni modo pare esserci ancora spazio per un pizzico di ottimismo. «Si tratta di un divario – ha detto – che può essere colmato indicando con precisione i fabbisogni e lavorando su una serie di misure. In questo modo penso che, come ha già fatto l’ Abruzzo, la Campania potrà uscire dal piano di rientro. E su questo, con il presidente De Luca e i commissari, lavoreremo anche nel prossimo anno per un’ uscita dal piano di rientro in tempi certi».
Fontina, quintessenza della Valle d’Aosta
Alimentazione, News, News BreviNon è solo conosciuto come uno dei più famosi e gustosi formaggi italiani, ma la Fontina DOP è il vero simbolo dell’agricoltura valdostana, figlia della montagna e dell’alpeggio.
Il suo sapore, tipico di questa regione, si accompagna a caratteristiche nutrizionali complesse che lo rendono un formaggio adatto alla tavola di tutti i giorni. Nella Fontina, vi è preponderanza di acidi grassi a corta e media catena, con un punto di fusione basso, pertanto non responsabili dell’effetto colesterogenico. L’acido palmitico, ritenuto invece il principale responsabile dell’effetto colesterogico, determina un valore di colesterolo nella Fontina pari a 80 mg/100 g, quindi per niente elevato e simile ai valori presenti nella carne magra e molto più basso rispetto alle uova o alle frattaglie. Il rapporto di calcio e fosforo è di 1 a 1, quantità considerata la più favorevole per una corretta stabilità nell’organismo. Questo formaggio può quindi coprire il fabbisogno di calcio nell’accrescimento, ma anche in gravidanza, nell’allattamento e prevenire l’osteoporosi anche grazie ai fermenti lattici che contiene, paragonabili a quelli dello yogurt fresco.
Il suo nome, apparso per la prima volta nel alla fine del XV secolo, potrebbe derivare da un alpeggio di produzione chiamato Fontin, ma anche dal termine francese “fontis” o “fondis” che indicava la capacità di questo formaggio di fondersi col calore.
In Valle d’Aosta sono circa 80 i produttori invernali che la realizzano e 200 circa gli alpeggi (all’altezza massima di 2500 m.), mentre sono 17.000 le mucche di razza valdostana che producono latte, e circa 400.000 le Fontine che vengono prodotte ogni anno (di cui 70mila in 120 alpeggi della regione).
CO2 record in atmosfera: Siamo in una nuova era del clima
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIl 2016 è l’anno più caldo di sempre. Dal fronte del cambiamento climatico, però, arriva un nuovo allarmante primato. In base ai dati diffusi dall’Omm (Wmo), l’organizzazione meteorologica mondiale, il 2015 è stato il primo anno nella storia dell’umanità in cui la presenza di anidride carbonica in atmosfera ha superato stabilmente la soglia di 400 parti per milione.
I nuovi rilevamenti sulla CO2 segnano “l’inizio di una nuova era della realtà climatica”. I livelli di anidride carbonica avevano infatti precedentemente già raggiunto la soglia dei 400 ppm per alcuni mesi dell’anno e in certi luoghi, ma mai prima d’ora su una base media globale per l’intero anno, spiega l’Omm, precisando che le concentrazioni di CO2 resteranno al di sopra di 400 ppm per l’intero 2016 e non scenderanno sotto tale livello per molte generazioni.
Le tecnologie green nel frattempo fanno, finalmente, passi da gigante, ma non basta. Per vedere gli effetti benefici compiuti grazie alle nuove tecnologie, ai tanti investimenti nelle energie rinnovabili e agli accordi internazionali, quali quello di Parigi, bisognerà ancora aspettare anni.
Il segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas ha elogiato la recente intesa raggiunta a Kigali che modifica il Protocollo di Montreal al fine di eliminare gradualmente gli idrofluorocarburi (potenti gas serra), “ma – ha ricordato – il vero elefante nella stanza è l’anidride carbonica che rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo. Se non si affrontano le emissioni di CO2 non saremo in grado di affrontare i cambiamenti climatici e di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 grandi centigradi rispetto al livello dell’era pre-industriale”.
Intanto si contano anche i morti: 1 decesso su 4 è dovuto all’inquinamento. In tutto il mondo sono 12,6 milioni di decessi all’anno, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). I fattori di rischio ambientale come l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, le esposizioni chimiche, i cambiamenti climatici e le radiazioni ultraviolette contribuiscono all’insorgenza di oltre 100 malattie, insieme a danni alla salute. Le dieci principali malattie considerate nella relazione sono ictus, cardiopatie ischemiche, lesioni involontarie come ad esempio incidenti stradali, tumori, malattie respiratorie croniche, malattie diarroiche, infezioni delle vie respiratorie, condizioni neonatali, malaria, lesioni volontarie come ad esempio i suicidi.
Le cause, quindi, sono dovute sia ad inquinamento atmosferico che all’acqua insalubre, ai servizi igienico-sanitari scadenti, ad una non corretta gestione dei rifiuti ed altro ancora.
I Paesi con più decessi per inquinamento sono quelli del Sud-est asiatico e del Pacifico occidentale con medio e basso reddito seguiti dai Paesi africani, la regione europea, i Paesi dell’Est del Mediterraneo, le due Americhe.
Ad essere più colpiti sono i bambini sotto i 5 anni e gli adulti tra i 50 e i 75 anni.
A Novara i primi interventi di chirurgia bariatrica
News, News Brevi, Ricerca innovazioneE’ arrivato anche a Novara, all’ospedale Maggiore, il primo intervento di chirurgia bariatrica. Le prime a sottoporsi a questa operazione, che si pratica sui grandi obesi, sono state due donne dimesse con successo dopo due giorni e ora seguite dall’equipe dell’ospedale.
L’intervento, realizzato grazie ad uno staff multidisciplinare che ha coinvolto oltre al chirurgo e all’anestesista, anche un dietologo, uno psicologo, un endocrinologo e un gastroenterologo, prevede l’inserimento di un bypass gastrico che permette la riduzione di volume della tasca gastrica (la restante porzione dello stomaco rimane esclusa) associata ad una deviazione del transito alimentare verso il primo tratto dell’intestino. Questo, consente di ottenere un calo del peso anche di 50-60 chili.
Secondo il dott. Federico D’Andrea, direttore della Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica “l’obesità è una patologia sempre più diffusa, tanto da essere definita come l’epidemia del XXI secolo. In Italia il sovrappeso e l’obesità interessano il 35% della popolazione determinando una spesa annua di oltre 30 miliardi di euro per le patologie ad esse correlate. Purtroppo la terapia dietetica dell’obesità è molto difficile e gravata da un alto indice di recidive con ripresa del peso. Il problema è particolarmente grave in quei pazienti che presentano una cosiddetta obesità grave con BMI > 40 (BMI = indice di massa corporea peso /altezza in metri al quadrato).In Italia circa il 10% della popolazione presenta una obesità di questo tipo che aggrava ulteriormente il rischio di mortalità e di malattia”.
Ecco perché sono state da tempo introdotte tecniche chirurgiche, come la chirurgia bariatrica, che consentono sia un rapido calo ponderale sia un mantenimento più facile del peso a lungo termine.
La piccola Ehra e i medici del Santobono, così Napoli risponde all’emergenza umanitaria
News PresaDomenica mattina 465 anime sono sbarcate nel porto di Napoli dopo un viaggio che con un eufemismo si potrebbe definire atroce. Tra loro tanti bambini, almeno 50, segnati dalla scabbia e dalla disidratazione. A prendersi cura di questi piccoli, inconsapevoli, migranti c’era l’equipe dell’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon. Un’esperienza che il responsabile del pronto soccorso, Vincenzo Tipo, definisce «drammatica e toccante». Assieme a lui la dottoressa Margerita Rosa, Serenza Ascione (specializzanda in pediatria), l’infermiera Ginevra Pesce e l’autista dell’ambulanza di soccorso avanzato Ligi Mastrogiacomo.
L’equipe del Santobono si prende cura dei piccoli migranti
«Quello che ho visto domenica – racconta Vincenzo Tipo mi ha segnato profondamente. Per il lavoro che faccio sono abituato a vedere negli altri la paura, a volta anche la disperazione, ma negli occhi di quei bambini c’è altro. Sono occhi che ti scrutano nell’anima. Una decina di questi bimbi non avevano più i genitori, erano soli. Come medico sono preparato, ma situazioni del genere provocano emozioni forti. Ci siamo trovati davanti persone disperate, a piedi nudi, vestiti con abiti di fortuna. Il Santobono – aggiunge – è stato chiamato in quest’emergenza e ha risposto prontamente».
I migranti e i vaccini
Recentemente sul tema dei migranti e dei vaccini, Walter Ricciardi (Istituto Superiore di Sanità) ha parlato non di un aggravio del rischio, ma della necessità di non mettere la tesa sotto la sabbia. Le migliaia di persone che si stanno muovendo in tutto il mondo possono involontariamente creare delle emergenze sanitarie, in questo senso i vaccini costituiscono uno strumento importante. Se un bambino o un anziano non è protetto, in questa epoca di mobilità passiva, sono più esposti a virus e batteri che portano malattie che consideriamo debellate. Ma anche per noi che andiamo fuori per lavoro o per svago, la protezione e la vigilanza non possono mai essere abbassate.
La piccola Ehra
Tra i tanti bimbi che hanno fatto capolino a Napoli c’era anche la piccola Ehra, il simbolo di questa emergenza. «Porterò nell’animo – dice il pediatra – quest’esperienza che mi ha insegnato che la solidarietà “è dovuta” ai più sfortunati. Nel cuore avrò per sempre la piccola Ehra – credo si chiamasse così, aggiunge – che quando è arrivata si è mostrata spaventata. Come biasimarla, si è trovata davanti degli estranei con le mascherine. Poi gli occhi le si sono riempiti di lacrime e piangendo mi si è lanciata con le braccia al collo, come a voler dire “proteggimi”».
Sindrome di Down: la natura che porta il sorriso
News, News Brevi, PsicologiaSi chiama “Greeen Smiles” ed è un progetto nato quasi un anno fa all’interno dell’Azienda Agricola La cavallina di Gunzate, in provincia di Como. Qui sono ospitati quindici ragazzi con la sindrome di Down che hanno fatto delle attività agricole che seguono, la loro ragione per sorridere. I ragazzi si occupano della semina di frutta e verdura, dell’orto, della cura degli animali (mucche, asini, capre e cavalli) e qui lentamente hanno ritrovato serenità, fiducia in se stessi e migliorato le loro capacità relazionali.
Il progetto Green Smiles nasce dall’idea di Ambrogio ed Elisabetta di trasformare la loro azienda agricola (iscritta all’albo delle Fattorie Sociali della Regione Lombardia come prima tra le 6 Fattorie Sociali e didattiche presenti in tutta la regione) in un centro socio educativo che potesse offrire un servizio di cura alternativo, a ragazzi con sindrome di Down, autistici e malati psichici attraverso l’uso di vere e proprie terapie realizzate grazie al supporto degli animali e delle attività nel verde. Cure ma anche lavoro per ragazzi che altrimenti forse, non avrebbero questa possibilità; ma anche un luogo dove poter stare bene e crescere migliorando ogni giorno.
Del progetto “Green Smiles” fanno parte diverse cooperative sociali delle province di Como e Varese: la cooperativa sociale Rembrandt (Gerenzano, Varese) che insieme con l’Azienda Agricola La Cavallina seguono l’aspetto operativo del progetto, la cooperativa sociale Il Granello (Cislago, Varese) che mette a disposizione l’equipe degli educatori professionali, pedagogisti e psicologi e la Fondazione Minoprio (Vertemate con Minoprio, Como) che si occupa di istruzione e formazione professionale in ambito agrario.
Sindrome di Down: la natura che porta il sorriso
News, News Brevi, PsicologiaSi chiama “Greeen Smiles” ed è un progetto nato quasi un anno fa all’interno dell’Azienda Agricola La cavallina di Gunzate, in provincia di Como. Qui sono ospitati quindici ragazzi con la sindrome di Down che hanno fatto delle attività agricole che seguono, la loro ragione per sorridere. I ragazzi si occupano della semina di frutta e verdura, dell’orto, della cura degli animali (mucche, asini, capre e cavalli) e qui lentamente hanno ritrovato serenità, fiducia in se stessi e migliorato le loro capacità relazionali.
Il progetto Green Smiles nasce dall’idea di Ambrogio ed Elisabetta di trasformare la loro azienda agricola (iscritta all’albo delle Fattorie Sociali della Regione Lombardia come prima tra le 6 Fattorie Sociali e didattiche presenti in tutta la regione) in un centro socio educativo che potesse offrire un servizio di cura alternativo, a ragazzi con sindrome di Down, autistici e malati psichici attraverso l’uso di vere e proprie terapie realizzate grazie al supporto degli animali e delle attività nel verde. Cure ma anche lavoro per ragazzi che altrimenti forse, non avrebbero questa possibilità; ma anche un luogo dove poter stare bene e crescere migliorando ogni giorno.
Del progetto “Green Smiles” fanno parte diverse cooperative sociali delle province di Como e Varese: la cooperativa sociale Rembrandt (Gerenzano, Varese) che insieme con l’Azienda Agricola La Cavallina seguono l’aspetto operativo del progetto, la cooperativa sociale Il Granello (Cislago, Varese) che mette a disposizione l’equipe degli educatori professionali, pedagogisti e psicologi e la Fondazione Minoprio (Vertemate con Minoprio, Como) che si occupa di istruzione e formazione professionale in ambito agrario.