Tempo di lettura: 3 minutiDopo gli ultimi casi di contagio e la morte del giovane di Agerola torna l’allarme meningite. Si tratta del batterio più aggressivo tra quelli che causano la meningite: il meningococco C. Insieme a quello del gruppo B è il più frequente in Italia: entrambi sono stati la causa della maggior parte dei 200 casi registrati dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2015. In questi giorni
Per rispondere ai principali dubbi che preoccupano i genitori italiani e quanti temono di poter contrarre la patologia l’Istituto Superiore della Sanità ha redatto una guida.
Non esistono persone più a rischio di altre, la meningite può colpire sia bambini piccoli che adolescenti, ma anche i giovani adulti. Fa eccezione il sierogruppo B i cui casi si concentrano soprattutto fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età.
Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningocco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X.
Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco:
• il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato, e protegge solo dal sierotipo C;
• il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y;
• il vaccino contro il meningococco di tipo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.
Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. Al di fuori di queste due fasce di età, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite etc.) o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari, e, come sopra accennato, per chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa). Il vaccino contro il meningococco B, attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età, sarà presto raccomandato per i bambini più piccoli anche a livello nazionale.
La vaccinazione contro il meningococco C è gratuita e prevede una sola dose a 13 mesi. Per il resto l’offerta vaccinale varia da Regione a Regione. La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Al momento, questo vaccino è gratuito solo in alcune Regioni, ma presto dovrebbero esserlo a livello nazionale. Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino.
Per quanto riguarda gli adolescenti, la vaccinazione contro il meningococco C, o meglio il vaccino tetravalente, è certamente consigliabile per gli adolescenti. Per chi è stato vaccinato da bambino al momento non è previsto alcun richiamo, anche se è comunque consigliabile effettuarlo. In Regioni come la Toscana tale vaccino è attivamente offerto.
La vaccinazione negli adulti, invece, non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione, anche se non gratuitamente (a parte Toscana o contesti particolari), rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base.
Meningite, guida ISS per prevenire la paura del meningococco
Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneDopo gli ultimi casi di contagio e la morte del giovane di Agerola torna l’allarme meningite. Si tratta del batterio più aggressivo tra quelli che causano la meningite: il meningococco C. Insieme a quello del gruppo B è il più frequente in Italia: entrambi sono stati la causa della maggior parte dei 200 casi registrati dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2015. In questi giorni
Per rispondere ai principali dubbi che preoccupano i genitori italiani e quanti temono di poter contrarre la patologia l’Istituto Superiore della Sanità ha redatto una guida.
Non esistono persone più a rischio di altre, la meningite può colpire sia bambini piccoli che adolescenti, ma anche i giovani adulti. Fa eccezione il sierogruppo B i cui casi si concentrano soprattutto fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età.
Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningocco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X.
Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco:
• il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato, e protegge solo dal sierotipo C;
• il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y;
• il vaccino contro il meningococco di tipo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.
Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. Al di fuori di queste due fasce di età, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite etc.) o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari, e, come sopra accennato, per chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa). Il vaccino contro il meningococco B, attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età, sarà presto raccomandato per i bambini più piccoli anche a livello nazionale.
La vaccinazione contro il meningococco C è gratuita e prevede una sola dose a 13 mesi. Per il resto l’offerta vaccinale varia da Regione a Regione. La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Al momento, questo vaccino è gratuito solo in alcune Regioni, ma presto dovrebbero esserlo a livello nazionale. Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino.
Per quanto riguarda gli adolescenti, la vaccinazione contro il meningococco C, o meglio il vaccino tetravalente, è certamente consigliabile per gli adolescenti. Per chi è stato vaccinato da bambino al momento non è previsto alcun richiamo, anche se è comunque consigliabile effettuarlo. In Regioni come la Toscana tale vaccino è attivamente offerto.
La vaccinazione negli adulti, invece, non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione, anche se non gratuitamente (a parte Toscana o contesti particolari), rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base.
Chirurgia, un piccolo miracolo di Natale
News Presa, Ricerca innovazioneA volte un intervento di chirurgia può sembrare un piccolo miracolo. Così è stato per una giovane paziente arrivata al pronto soccorso del Santa Maria delle Grazie (provincia di Napoli) con una tibia disintegrata a causa di un incidente stradale. Obbligata in casi come questi la decisione di amputare l’arto, ma non questa volta. L’equipe chirurgica dell’ospedale ha infatti scelto di provare un’altra strada, un trapianto di tibia da cadavere con ricostruzione plastica dell’arto e utilizzo di cellule staminali. Questa complessa operazione è durata 13 ore. Si è svolta qualche giorno fa ma solo ora viene resa nota, alla luce del buon esito della degenza.
L’equipe
Attorno al tavolo operatorio ha lavorato un’equipe multidisciplinare guidata dal primario dell’ortopedia del Santa Maria delle Grazie Pasquale Antonio D’Amato, e composta da un chirurgo plastico, due anestesisti e tre ortopedici. Sono questi i medici che hanno salvato la gamba di Claudia (nome di fantasia) che aveva subito la frattura del femore sinistro e la quasi completa disintegrazione della tibia. Come detto, le gravi ferite alla gamba avevano orientato i medici del pronto soccorso a chiudere i vasi sanguigni aperti per evitare il dissanguamento. Questa scelta, necessaria per salvare la vita, aveva determinato la necrosi dei tessuti, tanto da rendere praticamente obbligatoria la scelta dell’amputazione dell’arto.
La procedura
«Il trapianto – spiega il dottor d’Amato – era l’unica strada per cercare di salvare la gamba, ma anche una scelta rischiosa vista la grande quantità di complicanze possibili. Nel corso dell’intervento abbiamo rimosso i tessuti morti, inserito 30 centimetri di tibia da trapiantare aumentandone la compatibilità e la capacità di attecchimento con un impianto di cellule staminali prelevate dal bacino. Abbiamo poi ricostruito i muscoli e la pelle attraverso un autotrapianto da muscoli dorsali, rivascolarizzato il tutto ricostruendo il sistema artero- venoso. Ci siamo orientati per un intervento del genere perché, nonostante le condizioni disperate della tibia, il piede era in buona condizione grazie alla miracolosa integrità delle due arterie principali della gamba. Ringrazio tutta l’equipe per il lavoro di assoluta eccellenza realizzato». A rendere ancora più complesso l’intervento vi era la necessità di agire in tempi rapidi per evitare l’aggravarsi delle condizioni di salute della paziente. L’ortopedia del Santa Maria delle Grazie ha già realizzato in emergenza interventi ad elevata complessità, qualificandosi tra le poche strutture in Campania capaci di gestire casi simili.
Sclerosi multipla, oggi la diagnosi arriva prima
Prevenzione, Ricerca innovazionePer la Sclerosi multipla, una delle grandi differenze rispetto al passato è nella diagnosi della malattia, oggi più efficace grazie alla risonanza magnetica dell’encefalo e del midollo. «Un esame fondamentale – spiega il professor Carlo Pozzilli – perché ci permette di capire se sono presenti le placche di demielinizzazione, che sono tipiche della Sclerosi multipla. Il vantaggio è poter contare ormai su apparecchiature estremamente sofisticate, risonanze da 1,5 o 3 Tesla che ci permettono di individuare lesioni anche piccolissime in aree molto complesse come il midollo spinale». Uno dei problemi maggiori è legato al fatto che i pazienti arrivano spesso in ritardo rispetto all’esordio della malattia. Se è vero che le possibilità strumentali ci sono, altrettanto vero è che non sempre la risonanza viene chiesta per tempo, anche perché i sintomi dell’esordio possono essere i più vari.
«Uno dei più comuni – spiega Pozzilli – è un disturbo della vista. In questi casi il paziente si rivolge all’oculista, che solitamente richiede una risonanza magnetica e una visita neurologica». Il professore spiega che solitamente l’esordio della malattia si ha tra i 20 e 30 anni, ma alle volte la diagnosi arriva anche con 20 anni di ritardo. Casi limite sono quelli che riguardano pazienti completamente asintomatici. «Alle volte capita chela scoperta di placche arrivi casualmente, da una risonanza richiesta per altre ragioni».
Non è detto infatti che le lesioni determinino dei sintomi, è possibile che colpiscano zone del cervello “non parlanti”. Pozzilli ricorda ad esempio il caso di un paziente di 50 anni, che aveva la Sclerosi multipla da almeno 15 anni, ma che non sapeva di essere malato. Il problema grosso è che un cervello che è stato minato dalla malattia in giovane età ha poi negli anni una plasticità minore e non riesce più a sopperire alle lesioni. Ad ogni modo Pozzilli ricorda che «non tutte le forme di Sclerosi multipla sono gravi. Possono esserci forme silenti anche per tutta la vita. La sfida è riuscire ad arrivare ad una diagnosi sempre più precoce». Iniziare quanto prima la terapia è determinante e alla lunga fa la differenza.
Entro Natale, un milione di italiani a letto con l’influenza
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneUn milione di italiani saranno colpiti dall’influenza entro Natale. Ad oggi quelli già colpiti dal virus, da quando è iniziata la stagione, sono circa 900mila, con una vera e propria impennata negli ultimi giorni, trainata dai contagi in età pediatrica. Lo rivela InfluNet, il bollettino di sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che parla di un “brusco aumento del numero dei casi di influenza nell’ultima settimana”. Le più colpite sono le regioni del Nord e Centro Italia, ma c’è ancora tempo fino al 31 dicembre per aderire alla campagna vaccinale.
In particolare, dal 12 al 18 dicembre 2016 si sono toccati i 4,25 casi per mille assistiti, praticamente l’incidenza è raddoppiata rispetto alla settimana precedente, quando erano stati registrati 2,44 casi per mille assistiti. Gli italiani allettati solo nella passata settimana sono stati ben 258.000, per un totale di circa 886.000 casi dall’inizio della sorveglianza. Siamo in pratica, in pieno periodo ‘epidemico’, ovvero quello maggiormente a rischio contagio. “Con ogni probabilità – spiega Antonino Bella, responsabile sorveglianza Influet – entro Natale supereremo almeno quota 1,2 milioni di italiani colpiti. È possibile avere il vaccino gratis entro fine anno, se si rientra nelle categorie di popolazione ‘a rischio’, ovvero over65, operatori sanitari, donne incinta e malati cronici di qualsiasi età. La copertura dura almeno 6 mesi ma ci vogliono almeno 15 giorni affinché sia efficace, quindi farlo dopo questa data potrebbe essere troppo tardi”. Particolare attenzione viene rivolta agli anziani, di cui solo uno su due si vaccina, pur essendo maggiormente a rischio di sviluppare complicanze come polmoniti a seguito dell’influenza.
Sono Piemonte, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche sono le Regioni maggiormente colpite. “Finora l’incidenza si conferma lievemente superiore a quello delle precedenti stagioni influenzali”, prosegue l’esperto, “e ad alimentare il picco di contagi sono soprattutto i bimbi, ‘piccoli untori’ che contraggono il virus a scuola e lo portano in famiglia”. La fascia di età maggiormente colpita è infatti quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a circa 10,41 casi per mille assistiti (con un aumento di circa 4 punti solo nell’ultima settimana). “Ricordiamo – conclude Antonino Bella – che contro i virus influenzali gli antibiotici non servono a nulla e sono anzi controproducenti perché aumentano il rischio di sviluppare resistenza qualora invece si contragga un’infezione batterica grave”.
Approvati nuovi Lea, inseriti anche quattro nuovi vaccini
Economia sanitaria, Farmaceutica, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneAttesi da lungo tempo, i nuovi Lea sono stati approvati ieri (21 dicembre 2016) dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e includono quattro nuovi vaccini per varicella, pneumococco, meningococco, Vaccino anti HPV. I provvedimenti saranno operativi dal 2017.
Nei Lea aggiornati entra anche il trattamento dell’AUTISMO: il documento recepisce infatti integralmente la legge 134 del 2015, che prevede diagnosi precoce, cura e trattamento individualizzato, integrazione nella vita sociale e sostegno per le famiglie. I nuovi Lea, che non si aggiornavano da 15 anni, vanno incontro ai malati rari, assegnando un codice che da’ diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa a 118 PATOLOGIE RARE precedentemente escluse dalla lista, tra cui miastenia grave e sclerosi sistemica progressiva. Viene rivisto anche l’elenco delle MALATTIE CRONICHE e invalidanti, con l’introduzione di 6 patologie esenti da ticket, tra cui Broncopneumopatia ostruttiva, sindrome da talidomide, rene policistico. La celiachia passa invece dall’elenco delle malattie rare a quelle croniche.
Per quanti riguarda i vaccini: ogni anno la polmonite pneumococcica provoca decessi molto superiori dei morti provocati dall’influenza.
In Italia, si vaccina soltanto il 55 per cento degli anziani contro l’influenza e solo il 10 per cento degli over 50 è vaccinato contro la polmonite pneumococcica. Quest’ultima è una malattia infettiva che provoca decessi di oltre venti volte superiori di quelli provocati dall’influenza, con oltre 9mila morti l’anno (dati Eurostat 2013).
“Il Piano Vaccini inserito nei nuovi Lea è una opportunità di salute per la fascia di popolazione anziana così come per tutti i cittadini, per questo ci auspichiamo che il Piano non diventi un ‘mero adempimento’ legislativo e che da parte delle Regioni ci sia il massimo impegno a raggiungere nel più breve tempo possibile adeguate coperture vaccinali. – ha dichiarato Michele Conversano, presidente HappyAgeing – Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo.
“Il rischio concreto – prosegue Conversano – è di avere a disposizione i vaccini e non somministrarli perché le persone non conoscono i rischi delle malattie evitabili grazie ai vaccini. Le Regioni devono quindi impegnarsi nella chiamata attiva verso i cittadini e sviluppare azioni efficaci di sensibilizzazione per informare adeguatamente le persone sulla nuova opportunità offerta dal Servizio Sanitario Nazionale. Negli ultimi due anni l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo HappyAgeing, in base al principio della sussidiarietà, ha realizzato la campagna ‘Vacci a vaccinarti’ col patrocinio del Ministero della Salute, che ha raggiunto oltre 10 milioni di cittadini ultrasessantacinquenni”.
Sclerosi multipla, l’ora dei farmaci intelligenti
FarmaceuticaNascondersi dietro un dito non serve, la Sclerosi multipla è ancora oggi una malattia insidiosa. Tuttavia è anche la malattia neurologica che più di altre ha visto negli ultimi 20 anni, e dal 2000 ad oggi ad un ritmo impressionante, lo sviluppo di terapie innovative. «Tutto questo ha cambiato radicalmente l’attesa del paziente», spiega il professor Giancarlo Comi, luminare e massimo esperto in questo campo. «Diciamo che possiamo dividere la storia della lotta alla Sclerosi multipla in un “pre” e in un “post” Anni 90. E non possiamo non considerare che ciò che abbiamo oggi determina il futuro, perché i giovani che si ammalano oggi sono i pazienti di domani». Cosa ha determinato il cambiamento? Il professor Comi non ha dubbi: «La conoscenza della malattia». Tutto ruota attorno ai nuovi farmaci «sviluppati sulla base della conoscenza del le tappe che sono tipiche della Sclerosi multipla. Grazie a questi farmaci in molti casi c’è la possibilità di interrompere i meccanismi che portano alla progressione della malattia. Siamo ormai abituati a parlare di farmaci “intelligenti”, alcuni di quelli che abbiamo a disposizione lo sono veramente. Per fare un esempio – aggiunge – impediscono alle cellule bianche del sangue di attaccare la mielina. Semplificando un po’, uno di questi farmaci intrappola i linfociti T all’interno dei linfonodi, un altro è capace di “chiudere le porte del cervello” alla circolazione di questi linfociti impazziti, che quindi possono muoversi nel resto dell’organismo, ma non possono fare danni. E ancora, abbiamo farmaci che sanno individuare queste cellule bianche del sangue e distruggerle in modo selettivo. Si deve immaginare – prosegue Comi – che questi linfociti abbiano tutti una targa, o se vogliamo una divisa, e che i nuovi farmaci siano capaci di riconoscere le insegne militari del nemico e attaccarlo».
Una delle strategie che vengono adottate con l’uso di alcuni farmaci è quella di colpire duro oggi per poter contare su un futuro migliore. «E’ una strada che può portare molti benefici – chiarisce il professore – ma si deve stare attenti, perché se abbassiamo le difese immunitarie i batteri e i virus possono approfittarne. Per questo una corretta gestione del paziente è cruciale. In definitiva, la cosa veramente importante è che oggi guardiamo alla malattia in modo nuovo, con maggiore organizzazione e attenzione. Il salto di qualità è nel saper selezionare l’arma giusta al caso specifico, quindi sviluppare sempre più delle terapie personalizzate, perché non tutti rispondono allo stesso modo alla malattia e alla terapia». In questo senso, gli strumenti che i clinici hanno oggi a disposizione sono fondamentali, perché permettono di capire con una buona approssimazione quale sarà l’evoluzione della Sclerosi multipla. «Per ora dobbiamo parlare della possibilità di bloccare temporaneamente il progredire della malattia, ed è già un risultato importantissimo».
Naturalmente il professor Comi ribadisce come tutto questo riguardi la malattia nei primi anni. C’è tuttavia un 10% dei casi nei quali la Sclerosi multipla si presenta in maniera subdola, senza alcuna evidenza di sé. «Queste forme – spiega – sino a qualche tempo fa non avevano alcuna terapia possibile. Oggi sappiamo che, intervenendo precocemente, alcuni dei farmaci usati per la forma classica possono essere molto utili. Anche in questi casi, infatti, una distruzione di cellule linfocitarie se precoce può portare grandi vantaggi». Per quanti non sono stati trattati in modo efficace sin dagli esordi della Sclerosi multipla, e sono quindi entrati in questa fase progressiva, oggi si sta producendo uno sforzo enorme. E’ infatti nata un’iniziativa mondiale promossa da tutte le associazioni (in prima fila l’Associazione Italiana per la Sclerosi multipla) che prevede un piano d’intervento realizzato con un’azione mai vista prima. L’iniziativa prende il nome di Progressive Multiple Sclerosis Alliance ed è guidata dal professor Comi e dal professor Alan Thompson. Molto più di una speranza per le centinaia di migliaia di pazienti che in tutto il mondo affrontano la Sclerosi multipla.
Asma e obesità, dal Cnr l’identikit delle alterazioni metaboliche
Ricerca innovazioneL’asma non è uguale in tutti i pazienti, nelle persone obese ci sono alterazioni metaboliche che non si trovano in altri soggetti. La scoperta arriva da uno studio coordinato dall’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli, pubblicato su Journal of Allergy and Clinical Immunology. In altre parole è stato dimostrato che i soggetti obesi asmatici hanno un fenotipo (vale a dire l’insieme delle caratteristi di ciascun organismo) diverso rispetto a quelli affetti solamente da asma o da obesità. Per arrivare a determinare modelli matematici in grado di caratterizzare le alterazioni metaboliche specifiche del fenotipo asma-obesità, i ricercatori del Cnr diretti da Andrea Motta hanno usato apparecchiature molto sofisticate e avanzati strumenti di analisi statistica. «Il nostro metodo – chiarisce Marotta – permette di valutare il contributo delle diverse componenti che caratterizzano un fenotipo, cioè le potenziali differenze interpersonali, aprendo la strada ad uno strumento in grado di supportare approcci sempre più personalizzati delle terapie farmacologiche».
Un nemico da temere
L’asma è una malattia che colpisce circa 350 milioni di persone. I suoi fenotipi dipendono da fattori genetici e ambientali, ad esempio lo stato dell’infiammazione, la presenza di altre malattie, caratteristiche demografiche ed età della comparsa dei primi sintomi. Circa la metà degli asmatici sono sovrappeso o obesi e un numero crescente di studi indica uno stretto legame tra obesità e asma, patologie che sono in aumento tra la popolazione e costituiscono un problema socioeconomico crescente. Inoltre, l’obesità rende l’asma più difficile da trattare farmacologicamente: alcuni dati indicano che i pazienti obesi asmatici possono presentare una risposta ridotta al trattamento con corticosteroidi. «Per una maggiore efficacia delle terapie – conclude Marotta – è necessario quindi caratterizzare i vari fenotipi mirando a terapie personalizzate e la nostra ricerca punta in questa direzione». Lo studio vede la partecipazione di Mauro Maniscalco, afferente agli Istituti clinici scientifici Maugeri di Telese (Benevento) e all’Ospedale Santa Maria della Pietà di Casoria (Napoli) e di Cristiana Stellato dell’Università di Salerno.
Allarmi che scattano, strumenti non perfettamente puliti oppure errori di impostazione: le tecnologie sanitarie possono anche generare rischi ed errori, se soggette a scarsa manutenzione o non correttamente utilizzate.
L’istituto americano ECRI (Emergency Care Research Institute) attivo dagli anni ’60 a Philadelphia, sì occupa proprio di analizzare i rischi legati all’uso delle tecnologie sanitarie, ponendole in stretta relazione con la sicurezza dei pazienti. Ogni anno ECRI pubblica il suo Health Technology Hazard, un report per gli operatori che fa una sintesi dei dieci rischi più attuali tra quelli legati alle tecnologie sanitarie. Per l’Italia il report ECRI è pubblicato dall’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, che ha con l’Istituto una relazione di stretta collaborazione finalizzata allo sviluppo di progetti congiunti in ambito health-safety.
Stefano Bergamasco (vicepresidente AIIC e partner di ECRI Institute) ha presentato, durante la Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici, il documento ECRI sulla “Top 10 dei rischi legati alle tecnologie sanitarie per il 2017”, che Lorenzo Leogrande (presidente Aiic) ha descritto come “uno strumento di uso immediato e di indirizzo per direzioni generali e sanitarie, management ospedaliero, personale sanitario, aziende fornitrici di strumenti e servizi. Il tutto al fine di alzare l’asticella dell’attenzione di sistema verso la tematica della sicurezza”.
I dieci “rischi tecnologici” del 2017 identificati da ECRI e presentati a Roma sono questi: 1. Gli errori di infusione possono essere fatali se vengono trascurate alcune semplici misure di sicurezza; 2. La pulizia inadeguata di strumenti riutilizzabili complessi può causare infezioni; 3. Non rilevare gli allarmi dei ventilatori può portare a danni ai pazienti; 4. Mancata rilevazione di depressione respiratoria indotta da oppiacei; 5. Rischi di infezione con dispositivi per riscaldamento-raffreddamento utilizzati in chirurgia cardiotoracica; 6. Le carenze nella gestione dei software mettono a rischio i pazienti e i loro dati; 7. Rischi di esposizione professionale a radiazioni nelle sale operatorie ibride; 8. Gli errori di impostazione e utilizzo degli armadi per la distribuzione automatizzata dei farmaci possono causare incidenti; 9. Uso improprio e malfunzionamenti delle suturatrici meccaniche chirurgiche; 10. Malfunzionamenti dei dispositivi dovuti a prodotti e metodi di pulizia.
Melanoma, la prevenzione è “Made in Sud”
PrevenzioneContro il melanoma scendono in campo i comici di Made in Sud. Alessandro Bolide e Gigi & Ross hanno infatti prestato la loro immagine per realizzare il calendario 2017 che mira a trasmettere agli italiani le regole della prevenzione. «La pelle deve essere sempre protetta anche d’inverno – spiega il professor Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma – soprattutto in vacanza sugli sci. La neve infatti è in grado di riflettere i raggi solari fino all’80% in più, una percentuale quattro volte superiore rispetto a quella della sabbia. La prevenzione non può andare in vacanza e deve accompagnarci ogni giorno dell’anno. Il sole è un elemento fondamentale per la vita e la crescita, soprattutto delle ossa e dello scheletro. Questo però non deve far sottovalutare il suo “lato oscuro”: rappresenta infatti un importante fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma. È pericoloso in particolare esporsi al sole nelle ore centrali della giornata (dalle 12 alle 16), non utilizzare protezioni (filtri solari, abbigliamento anti-UV, occhiali da sole, cappellino) e usare le lampade abbronzanti».
I giovani sempre più colpiti
È un tumore della pelle in costante aumento, soprattutto fra i giovani. Nel nostro Paese nel 2016 sono stimati 13.800 nuovi casi di melanoma, la terza neoplasia più frequente al di sotto dei 50 anni, in incremento sia fra gli uomini (+3,1% anno) che fra le donne (+2,6% anno). L’età dei malati si sta abbassando progressivamente. Dieci anni fa i giovani rappresentavano solo il 5% dei casi e questo tumore riguardava soprattutto persone al di sopra dei 50 anni. Il 20% delle nuove diagnosi oggi viene riscontrato in pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni. Il calendario si può scaricare dal sito www.fondazionemelanoma.org, contiene in ogni mese i fumetti con le raccomandazioni su come proteggersi dal sole, realizzati dalla Scuola Italiana di Comix.
Il brutto anatroccolo
Va sempre seguita la regola del brutto anatroccolo, l’insorgenza di un neo diverso per forma e colore rispetto a quelli già presenti è un segnale da tenere in considerazione e da far controllare dal dermatologo. Inoltre, è sufficiente ricordare le prime 5 lettere dell’alfabeto per individuare i nei a rischio: asimmetria, bordi, colore, dimensioni, evoluzione. Avere la pelle chiara, i capelli biondi o rossi e gli occhi chiari (blu, grigi o verdi) è un altro fattore di rischio. Inoltre attenzione a esporre i bambini al sole per troppo tempo. Le scottature nell’infanzia rappresentano uno dei principali fattori di rischio per il melanoma da adulti”. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’85,4%, superiore alla media europea (83,2%).
L’ASL di Bari prima ‘allieva’ della scuola di anticorruzione
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzionePrevenire e gestire i comportamenti illegali, creare strumenti di riflessione e piani di azione che promuovano la trasparenza e contrastino l’illegalità nelle strutture sanitarie pubbliche. Con questi obiettivi iniziano le giornate formative del progetto “Curiamo la corruzione” di cui l’azienda pugliese è ASL pilota.
Circa 6 miliardi di euro sono sprecati ogni anno nel settore sanitario a causa dei fenomeni di corruzione e degli sprechi nei beni e servizi legati alla cura e al benessere delle persone. Bisogna considerare che il 40 per cento delle aziende sanitarie ha visto al suo interno episodi di corruzione negli ultimi cinque anni e che oltre il 70% dei dirigenti, nell’ambito di una recente indagine di settore, ritiene che il rischio di episodi di corruzione nella propria struttura sia concreto.
Oggi c’è stato l’incontro con gli esperti dell’Istituto per la promozione dell’etica in sanità, a Bari. A partire dall’obbligo, per le amministrazioni pubbliche, di adottare il Piano anticorruzione, i dirigenti e medici e il personale sanitario hanno discusso le tematiche della legge n.190/2012, grazie all’iniziativa nazionale “Curiamo la corruzione”.
“Ogni struttura organizzativa alla quale sia affidato un compito istituzionale – ha dichiarato Marco Magheri, docente ISPE Sanità – non può prescindere dai principi ispiratori che la animano e la tengono unita nel suo scopo. I dirigenti e manager coinvolti in questa sessione formativa apprendono a esercitare la propria leadership etica verso i collaboratori per intuire il rischio della corruzione e ispirarli a comportamenti eticamente edificanti.”
“Ciò avviene attraverso alcuni strumenti – aggiunge Massimo Di Rienzo, responsabile formazione ISPE Sanità – dalla ricostruzione della mappa della rete anticorruzione nella loro ASL all’esplorazione di un caso concreto (real-life scenario) nel quale il protagonista si trova a dover affrontare un “dilemma etico”, cioè una scelta tra principi concorrenti in contesti complessi e con elevata carica di responsabilità”.
Il Servizio sanitario nazionale è un patrimonio da difendere e valorizzare, ISPE Sanità, attraverso la “Scuola di integrità” e le “Pillole di integrità”, vuole attivare dinamiche di trasparenza.
“La Direzione Generale crede fortemente in questo evento di formazione e partecipazione – ha dichiarato Vito Montanaro, Direttore Generale dell’ASL di Bari – come azienda sanitaria pilota del progetto riteniamo che l’occasione di confronto con gli esperti di ISPE Sanità sia sicuramente un momento di crescita sulle tematiche della prevenzione della corruzione”.
La seconda Giornata nazionale contro la corruzione in sanità si terrà il 6 aprile 2017, verranno presentati i risultati del secondo anno di attività del progetto “Curiamo la corruzione” di Transparency International Italia, Censis, ISPE Sanità e RISCC.