Tempo di lettura: 2 minutiSi chiama “depressione”: una parola che a molti fa paura. C’è chi la chiama mal di vivere o male oscuro, ma a parte le definizioni, è sicuramente il male del secolo: in un solo decennio la sua incidenza è aumentata del 18,4%. L’ Oms ha appena lanciato una campagna: “parliamo di depressione” e il 7 aprile prossimo (giornata mondiale della salute) sarà incentrato su questa patologia. In tutto il mondo, infatti, ne soffrono 322 milioni di persone, l’incidenza varia a seconda del sesso, dell’età e della classe soociale. Colpisce quasi 5 persone su 100 (4,4%) e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un male che non conosce confini. Colpisce ovunqe anche se in prevalenza in quelle fasce di popolazione a reddito basso o medio basso.
Quasi la metà di questi vivono nell’ Asia Sud-Orientale e in Occidente. I dati diffusi dall’Oms si riferiscono ad un’analisi effettuata nel 2015. Lo studio ha esaminato anche come l’incidenza della depressione cambi a seconda del genere: le donne sono più depresse degli uomini, 5,1% contro 3,6.
Questi tassi variano anche a seconda dell’età, con un picco tra gli anziani e gli adulti: tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%. La depressione può colpire anche i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni, ma con un’incidenza più bassa rispetto agli adulti.
Numeri che preoccupano, tanto che l’Oms sta affrontando la questione attraverso una nuova campagna di sensibilizzazione: “parliamo di depressione”. Il titolo vuole spingere chi soffre di depressione a parlarne, perché il dialogo è il primo passo verso la guarigione.
La depressione è considerata tra le principali patologie che causano disabilità e non solo. Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. Vanno poi aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Dove il reddito è più basso, o al massimo medio, si concentrano circa il 78% del totale dei casi registrati. Più in generale il suicidio si piazza tra le prime 20 cause di morte nel mondo.
Poi ci sono i disturbi d’ansia o più comuni. A livello globale, si stima che il 3,6% della popolazione soffra di disturbi d’ansia. Come la depressione anche questi sono più diffusi tra le donne rispetto ai maschi, 4,6% contro 2,6%. Inoltre tra gli anziani l’incidenza appare più bassa. In tutto il mondo, soffrono di disturbi d’ansia 264 milioni di persone, con un aumento, in 10 anni, dal 2005 al 2015, del 14,9%.
Ecco perché quest’anno, i riflettori della giornata mondiale della Salute, prevista per il 7 aprile, saranno puntati sulla depressione.
Papilloma virus, anche in Italia disponibile il vaccino
News Presa, PrevenzioneLa battaglia contro il Papilloma virus è culturale, ma anche clinica. Culturale perché su tratta ancora una volta di scegliere il vaccino come forma di prevenzione, senza lasciarsi influenzare da bufale create ad arte e poi postate sui social. Clinica perché servono le armi adatte a combattere e vincere la guerra. Per questo secondo aspetto sono particolarmente interessanti le novità presto disponibili. E’ infatti arrivato anche in Italia il primo vaccino efficace contro nove tipi di Papilloma virus umano, lo strumento migliore per mettersi al riparo da una malattia infettiva che può portare al tumore anogenitale, il secondo agente patogeno responsabile del cancro a livello globale.
Rendez-vous di esperti
Nei giorni scorsi a Roma durante un convegno organizzato da Msd Italia – presenti istituzioni, associazioni in rappresentanza di varie specializzazioni, dalla pediatria all’ostetricia all’endocrinologia – si è discusso a lungo dell’anti HPV 9-valente, il Gardasil 9 (G9), (pubblicato il 21 febbraio in Gazzetta Ufficiale il decreto di riclassificazione in classe H), vaccino indicato per prevenire le lesioni precancerose, dai tumori del collo dell’utero, vulva, vagina, ano e i condilomi genitali causati da 9 tipi di HPV in maschi e femmine a partire dai 9 anni, come previsto dal nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 e incluso nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Un tema centrale
Nel corso del convegno è intervenuto, tra gli altri, anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli e segretario generale FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale) Silvestro Scotti, secondo cui «il Papilloma virus e gli altri vaccini è un’area su cui dovremmo intervenire in modo più incisivo, contro le paure per le vaccinazioni. Con il nuovo vaccino 9-valente si arriverà a un’efficacia superiore al 90%». In Europa, ogni anno ci sono quasi 40 mila casi di tumori anogenitali, 342 mila casi di lesioni anogenitali di alto grado e 760mila casi di condilomi genitali sono causati dai tipi di Hpv coperti dal vaccino 9-valente. In Italia, si stima che ogni anno l’Hpv sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, circa 12 mila lesioni anogenitali di alto grado nella donna e circa 80 mila casi di condilomi genitali. A esclusione del cancro della cervice uterina, per il quale esiste lo screening, per gli altri tumori causati da Hpv non si dispone di un test per la diagnosi precoce e, pertanto, essi hanno una mortalità molto elevata in entrambi i sessi. E sempre il segretario FIMMG ha voluto sottolineare «il ruolo indispensabile del medico di famiglia anche per informare i genitori dei bambini, chiarendo dubbi e incertezze. Ma è altrettanto importante un’azione educativa rivolta direttamente a ragazze e ragazzi, laddove l’età lo consenta. Ma ora – conclude Scotti – la presenza in Italia del vaccino anti HPV ci porterà a lavorare in sinergia anche con i pediatri, garantendo un corretto passaggio di informazioni sullo stato vaccinale dei bambini che passano appunto dal pediatra al medico di famiglia».
AIDS: proteina prodotta dalla donna può bloccare l’HIV in tre modi. Lo studio
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneC’è una difesa naturale prodotta dall’organismo della donna contro l’Hiv: è una proteina che potrà rivoluzionare i trattamenti per combattere il virus dell’Aids. La notizia arriva da Sidney. L’arma è la proteina chiamata Interferon epsilon che si trova nel tratto riproduttivo femminile. Gli scienziati della Deakin University di Geelong e dell’Hudson Institute of Medical Research di Melbourne hanno scoperto che essa impedisce al virus di replicarsi e di prendere piede.
Il team di ricercatori, guidati dal virologo Johnson Mak della School of Medicine dell’ateneo, la cui ricerca è pubblicata sulla rivista Immunology and Cell Biology, descrivono la tecnica “intelligente e su più fronti” adottata dalla proteina nel difendere l’organismo dal virus. “L’interferon epsilon è un regolatore del sistema immunitario. Fluttua attraverso il ciclo mestruale ed è un meccanismo naturale che l’organismo usa per proteggere la donna da infezioni”, scrive Mak. “Potenziando i suoi livelli naturali permetterà di prevenire la riproduzione dell’Hiv.
La proteina è intelligente perché interferisce con il ciclo vitale dell’Hiv in fasi differenti”. L’interferon epsilon, spiega il virologo, può indurre il sistema immunitario a creare tre diversi ‘posti di blocco’ sul percorso del virus. Le cellule umane sane senza la proteina sono presto sequestrate per diventare fabbriche superattive del virus, permettendogli di moltiplicarsi. E’ diverso invece per le cellule umane protette dalla proteina, che rendono più difficile l’ingresso del virus. E le cellule che vengono penetrate riescono a fermare il virus dal raggiungere il proprio centro. Se queste due tecniche falliscono, vi è una terza linea di difesa: quando il virus si riproduce, lo fa in versioni difettose, troppo deboli per dominare.
Proteggere le donne dall’infezione da Hiv potrà essere semplice quanto potenziare i livelli della proteina. Tuttavia saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare se potrà avere lo stesso effetto sugli uomini. La ricerca interessa, inoltre, anche altre malattie trasmesse sessualmente, come il virus Zika.
Malattie infettive, «la situazione è preoccupante»
News Presa, PrevenzioneSulla meningite si è parlato di «psicosi», ma ora rispetto alle malattie infettive in generale l’allarme è molto concreto. Di quelli da non sottovalutare. Non è un caso che i maggiori esperti del campo si siano ritrovati a Roma, in occasione dell’AHEAD – Achieving Health through Anti-infective Defense – promosso da Msd Italia, con il coinvolgimento di istituzioni (come Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità), autorità regolatorie, associazioni pazienti e clinici.
La previsione
Durante il convegno romano sulla patologie di carattere infettivo, è emerso che entro il 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte al mondo, con 10 milioni di decessi annui. E si è discusso anche dell’epatite C, l’HCV, epidemia mondiale da 180 milioni di persone con l’Italia avanti a tutti in Europa, con un milione di portatori del virus. E se l’Italia si segnala per grande capacità di risposta e innovazione di fronte all’avanzamento delle malattie infettive il prossimo passo concordato nel convegno è l’applicazione uniforme del nuovo Piano di prevenzione vaccinale in tutte le regioni, assicurando a tutti i cittadini l’accesso equo ai vaccini.
Campania ad alto rischio
«In Campania la situazione desta preoccupazione ¬– dice Maria Triassi, presidente della Commissione regionale vaccini – a Napoli ci sono stati 157 casi di morbillo, un indicatore da non sottovalutare, come commissione vaccini stiamo provando ad aumentare il numero di centri vaccinali. Per ora sono pochi e questo disincentiva i genitori alla vaccinazione. Aprendo i centri 5 giorni di mattina e almeno due al pomeriggio, si potrebbe alzare la soglia delle coperture vaccinali».
Piano nazionale
L’uso di farmaci innovativi e il varo, ormai imminente, di un Piano contro la resistenza agli antibiotici, oltre a quello nazionale 2017/19 – già approvato a inizio anno – di prevenzione nazionale sui vaccini. Sono queste le armi che in Campania – e nel resto del Paese – verranno messe in campo contro l’emergenza malattie infettive, di origine batterica e virale. Dall’influenza (5 milioni di italiani colpiti), le polmoniti come conseguenza dell’influenza, poi meningiti, Herpes Zoster. Epatiti B e C, oltre alle infezioni batteriche ultraresistenti, che provocano alla morte del 7-10% dei pazienti. Infine, il papillomavirus, che può causare tumori anogenitali. Malattie infettive che avanzano proprio per la flessione delle coperture vaccinali, e alcune finite addirittura sotto alla soglia di sicurezza del 95%. Maria Triassi sottolinea anche la resistenza agli antibiotici, uno dei grandi problemi relativi alle malattie infettive (4 mln di infezioni che generano 37 mila decessi annui). Il ricorso agli antibiotici aumenta le resistenze, ci vuole una grande campagna di informazione, fermare l’autoprescrizione, incidere sul ruolo dei medici di medicina generale».
Alzheimer, i «nanocubi» ci permetteranno di sconfiggerlo
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneAlzheimer e malattia di Parkinson, ora possiamo individuarle prima ancora che si manifestano. A disposizione dei medici ci saranno presto test diagnostici basati sulle nanotecnologie che serviranno ad individuare dei biomarcatori di queste malattie. Andiamo con ordine. La tecnica in questione è stata messa a punto da punto da un team di ricercatori dell’Istituto di fisica applicata (Ifac-Cnr), in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di microelettronica e microsistemi (Imm-Cnr), del Dipartimento di chimica e scienze geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Università statale di Saratov (Russia). La ricerca è stata pubblicata su Acs Nano.
Impronte digitali
I ricercatori sono riusciti a identificare “l’impronta digitale” di proteine e biomarcatori quando sono ancora presenti in minime tracce, riuscendo così a effettuare una diagnosi precoce di queste malattie neurodegenerative.
Nanocubi
«La metodologia – dice Paolo Matteini dell’Ifac-Cnr, primo autore del lavoro e coordinatore del team – si basa sull’attivazione laser di nanocristalli (cristalli che hanno dimensioni dell’ordine del nanometro, unità di misura equivalente a un miliardesimo di metro) d’argento a forma di cubo. Questa attivazione consente di identificare molecole precursori della malattia presenti nei fluidi biologici (sangue, urina, fluido cerebrospinale». L’irraggiamento laser “accende” infatti i nanocristalli producendo un intenso campo elettrico che amplifica di circa un milione di volte il segnale delle molecole aderenti alla loro superficie. Il segnale così rivelato fornisce informazioni uniche su composizione e struttura della biomolecola, che viene riconosciuta anche in minime tracce.
Occhio elettronico
Grazie ad un nuovo microscopio elettronico a scansione, installato nei laboratori di Catania, è stato possibile analizzare la struttura cristallina dei vertici del nanocubo, rivelandone una disposizione che gli scienziati definiscono “a gradini”, che intercetta efficacemente le biomolecole in soluzione. Gli esperimenti condotti finora hanno dimostrato la validità di questo approccio. Questo metodo consente di sviluppare test diagnostici per il riconoscimento precoce di biomarcatori di patologie neurodegenerative, quindi per arrivare un giorno a prendere l’Alzheimer e il Parkinson in contropiede. Detto questo, strada ancora lunga. Sarà infatti necessaria un’accurata fase di test preliminari per classificare la complessità dell’impronta ottica dei vari biomarcatori prima che questa tecnica risulti affidabile per l’uso clinico.
Depressione, il male del secolo. Oms: “In 10 anni aumentata quasi del 20%”.
News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneSi chiama “depressione”: una parola che a molti fa paura. C’è chi la chiama mal di vivere o male oscuro, ma a parte le definizioni, è sicuramente il male del secolo: in un solo decennio la sua incidenza è aumentata del 18,4%. L’ Oms ha appena lanciato una campagna: “parliamo di depressione” e il 7 aprile prossimo (giornata mondiale della salute) sarà incentrato su questa patologia. In tutto il mondo, infatti, ne soffrono 322 milioni di persone, l’incidenza varia a seconda del sesso, dell’età e della classe soociale. Colpisce quasi 5 persone su 100 (4,4%) e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un male che non conosce confini. Colpisce ovunqe anche se in prevalenza in quelle fasce di popolazione a reddito basso o medio basso.
Quasi la metà di questi vivono nell’ Asia Sud-Orientale e in Occidente. I dati diffusi dall’Oms si riferiscono ad un’analisi effettuata nel 2015. Lo studio ha esaminato anche come l’incidenza della depressione cambi a seconda del genere: le donne sono più depresse degli uomini, 5,1% contro 3,6.
Questi tassi variano anche a seconda dell’età, con un picco tra gli anziani e gli adulti: tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%. La depressione può colpire anche i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni, ma con un’incidenza più bassa rispetto agli adulti.
Numeri che preoccupano, tanto che l’Oms sta affrontando la questione attraverso una nuova campagna di sensibilizzazione: “parliamo di depressione”. Il titolo vuole spingere chi soffre di depressione a parlarne, perché il dialogo è il primo passo verso la guarigione.
La depressione è considerata tra le principali patologie che causano disabilità e non solo. Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. Vanno poi aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Dove il reddito è più basso, o al massimo medio, si concentrano circa il 78% del totale dei casi registrati. Più in generale il suicidio si piazza tra le prime 20 cause di morte nel mondo.
Poi ci sono i disturbi d’ansia o più comuni. A livello globale, si stima che il 3,6% della popolazione soffra di disturbi d’ansia. Come la depressione anche questi sono più diffusi tra le donne rispetto ai maschi, 4,6% contro 2,6%. Inoltre tra gli anziani l’incidenza appare più bassa. In tutto il mondo, soffrono di disturbi d’ansia 264 milioni di persone, con un aumento, in 10 anni, dal 2005 al 2015, del 14,9%.
Ecco perché quest’anno, i riflettori della giornata mondiale della Salute, prevista per il 7 aprile, saranno puntati sulla depressione.
“Deve vincere la vita”, 700 donne testimonial contro anoressia e bulimia
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, PsicologiaParte dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma la mostra che dà il via alla campagna di sensibilizzazione sui Disturbi del comportamento alimentare promossa dall’Associazione Donna Donna Onlus. Tra le protagoniste degli scatti, ricercatrici dell’Iss, donne dell’Arma dei Carabinieri, mamme, suore, studentesse e donne migranti
Donne dell’Arma dei Carabinieri, ricercatrici dell’Istituto superiore di sanità, direttrici di riviste femminili, mamme, suore, studentesse, donne migranti immortalate sotto una pioggia di rose rosse. Sono loro le protagoniste della mostra itinerante “Deve vincere la vita” che parte oggi dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e da il via alla campagna di sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare promossa dall’Associazione Donna Donna Onlus.
Sono oltre 700 le donne di tutte le età, etnie, religione e condizione sociale che hanno prestato la loro immagine per sostenere la campagna – corredata anche di un calendario, un opuscolo informativo e i progetti nelle scuole – per dire stop ad anoressia e bulimia.
I Disturbi del Comportamento Alimentare coinvolgono milioni di famiglie e sono la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali tra gli adolescenti. Si stima che in Italia ne soffrono circa 3 milioni, il 5% della popolazione, e nel mondo oltre 70 milioni senza considerare il sommerso e i casi non evidenti o non dichiarati. Nel 20% dei casi si arriva al suicidio. Disturbi che rappresentano una delle maggiori sfide del Ssn e in allarmante
“Abbiamo voluto proporre un’immagine femminile in cui protagonista è la libertà – spiega Nadia Accetti, fondatrice e presidente di Donna Donna onlus – la libertà e il coraggio di essere se stesse, con tutte le proprie fragilità; di rappresentare innanzitutto la gioia di vivere e di testimoniare la bellezza oltre gli stereotipi, che non ha peso né età. Una gioia che ho conosciuto solo dopo avere lottato contro questa patologia, rischiando la morte e dopo aver faticosamente compreso che non è il cibo il nemico da combattere. L’Associazione che ho fondato vuole dire innanzitutto alle donne che vincere si può e che per farlo è necessario rompere il muro del silenzio, guardarsi allo specchio per riscoprire una bellezza nuova, dimenticata e ferita.”
Tra le tante istituzioni che sostengono il progetto – che vede anche la straordinaria partecipazione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – i Ministeri della Salute e dell’Istruzione, l’Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Migranti e nuove Povertà, Vicariato di Roma, Unitalsi Roma. Per dire stop ad anoressia e bulimia l’Associazione ha anche realizzato un calendario e un opuscolo informativo disponibili su richiesta scrivendo direttamente all’Associazione www.donnadonnaonlus.org oppure scaricabile direttamente dal sito.
Il Campus della Salute, tra Eva e Adamo
News Presa, PrevenzioneIl tema è la “medicina di genere” e non a caso il rendez-vous organizzato a Napoli si intitola «Eva e Adamo». Una grande occasione per parlare affrontare un tema spinoso e attualissimo, sia da un punto di vista scientifico, attraverso tavole rotonde e simposi, sia attraverso visite mediche specializzate orientate alla prevenzione. Tutto questo e molto altro ancora sarà oggetto del Campus della Salute (dal 6 all’8 marzo) alla Federico II di Napoli in via Partenope.
Un nuovo punto di vista
«La medicina di genere – spiega Annamaria Colao, responsabile scientifico dell’evento – è un argomento sempre più trattato e discusso. La medicina tradizionale ha da sempre avuto un’impostazione centrata sull’uomo, relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione. Nel corso degli anni però tutto questo è andato modificandosi, grazie ad un approccio innovativo finalizzato a studiare l’impatto del genere e di tutte le variabili che lo caratterizzano, ponendosi l’obiettivo di far comprendere che gli uomini e le donne, nonostante siano soggetti alle medesime patologie, possono presentare sintomi, progressione delle malattie e risposte ai trattamenti molto diversi tra loro. Da qui la necessità di porre attenzione allo studio del genere, inserendo tale dimensione della medicina in tutte le aree mediche».
Sessualità e alimentazione
Il Campus Salute, ancora una volta, si sofferma su quanto ci sia ancora da fare per la parità di genere, guardando all’importanza della salute della donna e dell’uomo a 360°. Simposi dedicati alla sessualità, dieta mediterranea, stili di vita, obesità, melanomi, tumori al seno, osteoporosi, malattie neurologiche, respiratorie, cardiologiche e tanto altre. Un focus è poi dedicato alle malattie rare in endocrinologia di cui la professoressa Colao è diventata la referente della rete europea Endo-ern.
Convegni e visite gratuite
Chi lo vorrà potrà partecipare a convegni che indagheranno le diverse tematiche della medicina di genere, e al contempo si avrà l’opportunità di usufruire delle visite gratuite che si terranno il 6 marzo dalle ore 15 alle ore 19, il 7 marzo dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e l’8 marzo dalle ore 10 alle 13. Eva e Adamo si concluderà l’8 marzo alle ore 12 con la premiazione di personalità campane che si sono distinte negli ambiti dello sport, della cultura e del sociale. All’inaugurazione interverranno, tra gli altri, il rettore Gaetano Manfredi, il sindaco Luigi De Magistris, il presidente della Commissione Sanità della Regione Campania Raffaele Topo, il direttore della scuola di medicina della Federico II Luigi Califano, il direttore generale della Asl Napoli 1 Vincenzo Viggiani, il presidente dell’Ordine dei medici Silvestro Scotti, il presidente della Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo, il presidente dell’associazione di promozione sociale Amesci Enrico Maria Borrelli
Invecchiamento cellulare, ecco chi sono i “responsabili”
News Presa, Ricerca innovazioneUn passo in più verso l’eterna giovinezza. Ma attenzione, nessun “elisir”, qui si parla di scienza. Sono stati i ricercatori guidati da Fabrizio d’Adda di Fagagna (dell’IFOM di Milano) ad individuare per la prima volta in una classe di Rna non codificanti del tutto inedita, i cosiddetti DDRNA (Dna Damage Response Rna), il ruolo di guardiani del Dna. In pratica sarebbero proprio loro a intervenire ogni volta che si rileva un danno al Dna per far scattare l’allarme a tutela dell’integrità del genoma. Le ricerche sul rapporto tra telomeri, DDRNA e senescenza hanno stimolato altre domande, portando ora con lo studio pubblicato su Nature Communications ad una comprensione più avanzata di come avviene la segnalazione all’interno della cellula della presenza di telomeri danneggiati e allo sviluppo di soluzioni per impedirla.
Il meccanismo di allarme
Nei telomeri, che sono le protezioni alle estremità dei cromosomi utili a prevenire l’erosione del resto del materiale genetico, rimane traccia del tempo che passa. È fisiologico che i telomeri si accorcino progressivamente ogni volta che il Dna della cellula si replica per riprodursi o che si danneggino nel tempo anche in assenza di divisione. L’accorciamento e il danno ai telomeri costituiscono una minaccia alla stabilità del nostro Dna e la cellula reagisce attivando un allarme molecolare che blocca la proliferazione della cellula danneggiata inducendo la sua senescenza, una sorta di invecchiamento cellulare. La cellula senescente perde per sempre la sua capacità di replicarsi e di svolgere efficientemente le sue funzioni, e questo impedisce ai tessuti di rigenerarsi.
Spegnere l’invecchiamento
«Abbiamo osservato – spiega d’Adda di Fagagna – che i telomeri, quando sono corti o danneggiati, possono indurre essi stessi la formazione di DDRNA e quindi l’attivazione dell’allarme e la conseguente senescenza della cellula”. Quindi la cellula invecchia e va in senescenza a causa dell’allarme molecolare attivato sui telomeri dai DDRNA. Questo può accadere nel processo d’invecchiamento fisiologico o in sindromi in cui i telomeri sono disfunzionali». Come spegnere questi allarmi molecolari, i DDRNA, specificamente sui telomeri, in modo da prevenirne la senescenza? E qui arriva il secondo elemento di novità: lo sviluppo di un approccio e di strumenti per prevenire l’attivazione di tali allarmi specificamente ai telomeri. d’Adda di Fagagna e il suo team hanno sviluppato una nuova batteria di molecole antisenso complementari agli RNA che si formano all’estremità dei cromosomi. «Si tratta di oligonucleotidi che agiscono specificamente sui telomeri inibendo la funzione dei DDRNA telomerici – spiega Francesca Rossiello – impedendo perciò l’attivazione di quegli allarmi molecolari che condurrebbero inevitabilmente la cellula alla senescenza».
Nuove terapie
Se la ricerca dovesse portare ai risultati sperati potremmo arrivare in un prossimo futuro a modificare radicalmente il nostro stesso concetto di età e di invecchiamento, senza considerare che questo studio potrebbe avere importanti ricadute positive su moltissime terapie legate a malattie letali. La prossima sfida che affronterà il team IFOM di d’Adda di Fagagna sarà di capire come le nuove molecole antisenso possano essere utili per prevenire l’invecchiamento cellulare in patologie associate al danno ai telomeri, come la cirrosi epatica, la fibrosi polmonare, l’aterosclerosi, il diabete, la cataratta, l’osteoporosi e l’artrite o in malattie rare come la progeria caratterizzata da invecchiamento precoce.
Eutanasia, Dj Fabo ha scelto di morire
News PresaAlle 11.40 del 27 febbraio 2017 “dj Fabo” ha smesso di vivere. Un caso che ha infiammato l’opinione pubblica e ha riaperto il tema del testamento biologico. Fabiano Antoniano, 39 anni, «ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato», ha raccontato Cappato.
Diritto ad una fine dignitosa
Dopo la morte di Fabiano Antoniano il direttore dell’Osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore Sergio Canzanella ha parlato dell’esigenza di «integrare l’articolo 32 della Costituzione, affinché oltre al diritto alla salute, includa anche il diritto ad un fine vita dignitoso. Questa è la proposta che verrà presentata da un pool di esperti che verrà trasmessa alle massime cariche dello Stato: la Repubblica tutela altresì, laddove la perdita della salute sia irreversibile e si accompagni alla fine della vita, un percorso senza dolore in cui sia sempre rispettata la dignità dell’essere umano. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge, poi, non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. In questo modo, si mira ad includere un nuovo concetto nella Costituzione italiana, vale a dire l’obbligo da parte dello Stato di assicurare a chi non può essere più curato, in quanto considerato malato terminale, il diritto a non soffrire e conseguentemente conservare, nell’ultimo periodo della propria vita, la dignità della persona umana».
La situazione in Campania
In fatto di fine vita, all’ombra del Vesuvio ci sono oggi 9 hospice per le cure palliative (due ad Avellino, tre a Caserta, tre a Salerno e uno a Napoli). Strutture che accolgono 109 persone ricoverate per fine vita. Va detto che in Campania esiste un progetto regionale che mira alla realizzazione di altri 5 hospice, così da arrivare a 400 posti letto. Sarebbe importante, anche perché in Campania l’incidenza dei tumori è di 735 casi per 100mila abitanti ogni anno (415 maschi – 320 femmine) e il tasso standardizzato di mortalità per tumore è di 368 per 100mila abitanti ogni anno. Il numero dei malati terminali è di circa 19.400, dal momento che il 90% dei malati deceduti per tumore (21.311) attraversano una fase terminale di malattia caratterizzata da un andamento progressivo irreversibile. A questi vanno aggiunti coloro che, pur affetti da una patologia neoplastica, non sono ancora in fase d’inguaribilità e quelli affetti da forme inguaribili di patologie non oncologiche, come quelle neurologiche, polmonari, infettive e metaboliche. Insomma, un numero enorme.
Le cure palliative
Sono la cura attiva e globale prestata alla persona malata quando la malattia non risponde più a terapie che mirano alla guarigione. Il controllo del dolore e degli altri sintomi, dei problemi psicologici, sociali e spirituali assume quindi un’importanza primaria. Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire un processo naturale. Il loro scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine per il paziente e la sua famiglia.
‘SI PUÒ VIVERE SENZA SCIENZA?’ Ne discutono scienziati, teologi e filosofi.
Associazioni pazienti, News Presa, Ricerca innovazioneTre giorni dedicati alla scienza: una pianta gracile, difficile da far crescere, alla quale è facile causare un danno grave. A volte viene confusa con altre branche; a volte, la scienza, non viene considerata abbastanza. Per questo SEFIR – Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale ha proposto ad alcuni relatori di approfondire la domanda cruciale “Si può vivere senza scienza?”, con un convegno che si tiene a Roma il 2, 3 e 4 marzo presso l’Auditorium Antonianum (Viale Manzoni, 1).
Giovedì 2 marzo, nel pomeriggio, il giornalista Luciano Onder con la sua relazione sulle rappresentazioni della scienza nella televisione italiana aiuterà a capire quali siano (e quali siano stati) gli effettivi sentimenti dei cittadini. Il filosofo Sergio Galvan con “La scienza tra ragione forte e pensiero debole”, affronterà l’argomento di come possa prosperare una scienza che desidera fornire contributi di “verità” in un momento storico di pensiero debole. La mattina di venerdì 3 marzo è dedicata a due specifiche ‘minacce’ per la scienza contemporanea. La prima mette a confronto Giovanni Pistone, affermato matematico ed esperto di statistica, con Francesca Dell’Orto, giovane filosofa e proviene dal diffondersi dell’idea che gli algoritmi – con cui si trattano le grandi masse di dati – possano agire ricavando in automatico informazioni utili e sensibili, a prescindere dall’esistenza di un modello scientifico. La seconda ‘minaccia’ – di cui parlerà Giovanni Iacovitti, docente di Ingegneria – proviene dal diffondersi dell’idea che lo sviluppo tecnologico possa sostenersi da solo, senza ricorso alla Scienza. Nel pomeriggio della seconda giornata di ‘Si può vivere senza scienza’ proseguirà con Silvano Tagliagambe, Professore Emerito di filosofia della scienza che affronterà le dimensioni umanistiche della scienza. Seguirà un dibattito aperto a tutti per mettere a fuoco il rapporto tra scienza e promozione umana. Sabato 4, al mattino, Andrea Toniolo, della Facoltà Teologica del Triveneto di Padova, sposterà l’attenzione su un concetto di scienza più ampio, che includa anche il sapere della fede cristiana, che non può fare a meno della scienza teologica. Grazie all’aiuto di Irene Kajon si indagherà anche il punto di vista su sapere e scienza di quell’ebraismo nel quale affonda le sue radici il cristianesimo.