Tempo di lettura: 2 minutiSi chiama “depressione”: una parola che a molti fa paura. C’è chi la chiama mal di vivere o male oscuro, ma a parte le definizioni, è sicuramente il male del secolo: in un solo decennio la sua incidenza è aumentata del 18,4%. L’ Oms ha appena lanciato una campagna: “parliamo di depressione” e il 7 aprile prossimo (giornata mondiale della salute) sarà incentrato su questa patologia. In tutto il mondo, infatti, ne soffrono 322 milioni di persone, l’incidenza varia a seconda del sesso, dell’età e della classe soociale. Colpisce quasi 5 persone su 100 (4,4%) e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un male che non conosce confini. Colpisce ovunqe anche se in prevalenza in quelle fasce di popolazione a reddito basso o medio basso.
Quasi la metà di questi vivono nell’ Asia Sud-Orientale e in Occidente. I dati diffusi dall’Oms si riferiscono ad un’analisi effettuata nel 2015. Lo studio ha esaminato anche come l’incidenza della depressione cambi a seconda del genere: le donne sono più depresse degli uomini, 5,1% contro 3,6.
Questi tassi variano anche a seconda dell’età, con un picco tra gli anziani e gli adulti: tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%. La depressione può colpire anche i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni, ma con un’incidenza più bassa rispetto agli adulti.
Numeri che preoccupano, tanto che l’Oms sta affrontando la questione attraverso una nuova campagna di sensibilizzazione: “parliamo di depressione”. Il titolo vuole spingere chi soffre di depressione a parlarne, perché il dialogo è il primo passo verso la guarigione.
La depressione è considerata tra le principali patologie che causano disabilità e non solo. Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. Vanno poi aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Dove il reddito è più basso, o al massimo medio, si concentrano circa il 78% del totale dei casi registrati. Più in generale il suicidio si piazza tra le prime 20 cause di morte nel mondo.
Poi ci sono i disturbi d’ansia o più comuni. A livello globale, si stima che il 3,6% della popolazione soffra di disturbi d’ansia. Come la depressione anche questi sono più diffusi tra le donne rispetto ai maschi, 4,6% contro 2,6%. Inoltre tra gli anziani l’incidenza appare più bassa. In tutto il mondo, soffrono di disturbi d’ansia 264 milioni di persone, con un aumento, in 10 anni, dal 2005 al 2015, del 14,9%.
Ecco perché quest’anno, i riflettori della giornata mondiale della Salute, prevista per il 7 aprile, saranno puntati sulla depressione.
Depressione, il male del secolo. Oms: “In 10 anni aumentata quasi del 20%”.
News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneSi chiama “depressione”: una parola che a molti fa paura. C’è chi la chiama mal di vivere o male oscuro, ma a parte le definizioni, è sicuramente il male del secolo: in un solo decennio la sua incidenza è aumentata del 18,4%. L’ Oms ha appena lanciato una campagna: “parliamo di depressione” e il 7 aprile prossimo (giornata mondiale della salute) sarà incentrato su questa patologia. In tutto il mondo, infatti, ne soffrono 322 milioni di persone, l’incidenza varia a seconda del sesso, dell’età e della classe soociale. Colpisce quasi 5 persone su 100 (4,4%) e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un male che non conosce confini. Colpisce ovunqe anche se in prevalenza in quelle fasce di popolazione a reddito basso o medio basso.
Quasi la metà di questi vivono nell’ Asia Sud-Orientale e in Occidente. I dati diffusi dall’Oms si riferiscono ad un’analisi effettuata nel 2015. Lo studio ha esaminato anche come l’incidenza della depressione cambi a seconda del genere: le donne sono più depresse degli uomini, 5,1% contro 3,6.
Questi tassi variano anche a seconda dell’età, con un picco tra gli anziani e gli adulti: tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%. La depressione può colpire anche i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni, ma con un’incidenza più bassa rispetto agli adulti.
Numeri che preoccupano, tanto che l’Oms sta affrontando la questione attraverso una nuova campagna di sensibilizzazione: “parliamo di depressione”. Il titolo vuole spingere chi soffre di depressione a parlarne, perché il dialogo è il primo passo verso la guarigione.
La depressione è considerata tra le principali patologie che causano disabilità e non solo. Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. Vanno poi aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Dove il reddito è più basso, o al massimo medio, si concentrano circa il 78% del totale dei casi registrati. Più in generale il suicidio si piazza tra le prime 20 cause di morte nel mondo.
Poi ci sono i disturbi d’ansia o più comuni. A livello globale, si stima che il 3,6% della popolazione soffra di disturbi d’ansia. Come la depressione anche questi sono più diffusi tra le donne rispetto ai maschi, 4,6% contro 2,6%. Inoltre tra gli anziani l’incidenza appare più bassa. In tutto il mondo, soffrono di disturbi d’ansia 264 milioni di persone, con un aumento, in 10 anni, dal 2005 al 2015, del 14,9%.
Ecco perché quest’anno, i riflettori della giornata mondiale della Salute, prevista per il 7 aprile, saranno puntati sulla depressione.
“Deve vincere la vita”, 700 donne testimonial contro anoressia e bulimia
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, PsicologiaParte dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma la mostra che dà il via alla campagna di sensibilizzazione sui Disturbi del comportamento alimentare promossa dall’Associazione Donna Donna Onlus. Tra le protagoniste degli scatti, ricercatrici dell’Iss, donne dell’Arma dei Carabinieri, mamme, suore, studentesse e donne migranti
Donne dell’Arma dei Carabinieri, ricercatrici dell’Istituto superiore di sanità, direttrici di riviste femminili, mamme, suore, studentesse, donne migranti immortalate sotto una pioggia di rose rosse. Sono loro le protagoniste della mostra itinerante “Deve vincere la vita” che parte oggi dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e da il via alla campagna di sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare promossa dall’Associazione Donna Donna Onlus.
Sono oltre 700 le donne di tutte le età, etnie, religione e condizione sociale che hanno prestato la loro immagine per sostenere la campagna – corredata anche di un calendario, un opuscolo informativo e i progetti nelle scuole – per dire stop ad anoressia e bulimia.
I Disturbi del Comportamento Alimentare coinvolgono milioni di famiglie e sono la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali tra gli adolescenti. Si stima che in Italia ne soffrono circa 3 milioni, il 5% della popolazione, e nel mondo oltre 70 milioni senza considerare il sommerso e i casi non evidenti o non dichiarati. Nel 20% dei casi si arriva al suicidio. Disturbi che rappresentano una delle maggiori sfide del Ssn e in allarmante
“Abbiamo voluto proporre un’immagine femminile in cui protagonista è la libertà – spiega Nadia Accetti, fondatrice e presidente di Donna Donna onlus – la libertà e il coraggio di essere se stesse, con tutte le proprie fragilità; di rappresentare innanzitutto la gioia di vivere e di testimoniare la bellezza oltre gli stereotipi, che non ha peso né età. Una gioia che ho conosciuto solo dopo avere lottato contro questa patologia, rischiando la morte e dopo aver faticosamente compreso che non è il cibo il nemico da combattere. L’Associazione che ho fondato vuole dire innanzitutto alle donne che vincere si può e che per farlo è necessario rompere il muro del silenzio, guardarsi allo specchio per riscoprire una bellezza nuova, dimenticata e ferita.”
Tra le tante istituzioni che sostengono il progetto – che vede anche la straordinaria partecipazione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – i Ministeri della Salute e dell’Istruzione, l’Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Migranti e nuove Povertà, Vicariato di Roma, Unitalsi Roma. Per dire stop ad anoressia e bulimia l’Associazione ha anche realizzato un calendario e un opuscolo informativo disponibili su richiesta scrivendo direttamente all’Associazione www.donnadonnaonlus.org oppure scaricabile direttamente dal sito.
Il Campus della Salute, tra Eva e Adamo
News Presa, PrevenzioneIl tema è la “medicina di genere” e non a caso il rendez-vous organizzato a Napoli si intitola «Eva e Adamo». Una grande occasione per parlare affrontare un tema spinoso e attualissimo, sia da un punto di vista scientifico, attraverso tavole rotonde e simposi, sia attraverso visite mediche specializzate orientate alla prevenzione. Tutto questo e molto altro ancora sarà oggetto del Campus della Salute (dal 6 all’8 marzo) alla Federico II di Napoli in via Partenope.
Un nuovo punto di vista
«La medicina di genere – spiega Annamaria Colao, responsabile scientifico dell’evento – è un argomento sempre più trattato e discusso. La medicina tradizionale ha da sempre avuto un’impostazione centrata sull’uomo, relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione. Nel corso degli anni però tutto questo è andato modificandosi, grazie ad un approccio innovativo finalizzato a studiare l’impatto del genere e di tutte le variabili che lo caratterizzano, ponendosi l’obiettivo di far comprendere che gli uomini e le donne, nonostante siano soggetti alle medesime patologie, possono presentare sintomi, progressione delle malattie e risposte ai trattamenti molto diversi tra loro. Da qui la necessità di porre attenzione allo studio del genere, inserendo tale dimensione della medicina in tutte le aree mediche».
Sessualità e alimentazione
Il Campus Salute, ancora una volta, si sofferma su quanto ci sia ancora da fare per la parità di genere, guardando all’importanza della salute della donna e dell’uomo a 360°. Simposi dedicati alla sessualità, dieta mediterranea, stili di vita, obesità, melanomi, tumori al seno, osteoporosi, malattie neurologiche, respiratorie, cardiologiche e tanto altre. Un focus è poi dedicato alle malattie rare in endocrinologia di cui la professoressa Colao è diventata la referente della rete europea Endo-ern.
Convegni e visite gratuite
Chi lo vorrà potrà partecipare a convegni che indagheranno le diverse tematiche della medicina di genere, e al contempo si avrà l’opportunità di usufruire delle visite gratuite che si terranno il 6 marzo dalle ore 15 alle ore 19, il 7 marzo dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e l’8 marzo dalle ore 10 alle 13. Eva e Adamo si concluderà l’8 marzo alle ore 12 con la premiazione di personalità campane che si sono distinte negli ambiti dello sport, della cultura e del sociale. All’inaugurazione interverranno, tra gli altri, il rettore Gaetano Manfredi, il sindaco Luigi De Magistris, il presidente della Commissione Sanità della Regione Campania Raffaele Topo, il direttore della scuola di medicina della Federico II Luigi Califano, il direttore generale della Asl Napoli 1 Vincenzo Viggiani, il presidente dell’Ordine dei medici Silvestro Scotti, il presidente della Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo, il presidente dell’associazione di promozione sociale Amesci Enrico Maria Borrelli
Invecchiamento cellulare, ecco chi sono i “responsabili”
News Presa, Ricerca innovazioneUn passo in più verso l’eterna giovinezza. Ma attenzione, nessun “elisir”, qui si parla di scienza. Sono stati i ricercatori guidati da Fabrizio d’Adda di Fagagna (dell’IFOM di Milano) ad individuare per la prima volta in una classe di Rna non codificanti del tutto inedita, i cosiddetti DDRNA (Dna Damage Response Rna), il ruolo di guardiani del Dna. In pratica sarebbero proprio loro a intervenire ogni volta che si rileva un danno al Dna per far scattare l’allarme a tutela dell’integrità del genoma. Le ricerche sul rapporto tra telomeri, DDRNA e senescenza hanno stimolato altre domande, portando ora con lo studio pubblicato su Nature Communications ad una comprensione più avanzata di come avviene la segnalazione all’interno della cellula della presenza di telomeri danneggiati e allo sviluppo di soluzioni per impedirla.
Il meccanismo di allarme
Nei telomeri, che sono le protezioni alle estremità dei cromosomi utili a prevenire l’erosione del resto del materiale genetico, rimane traccia del tempo che passa. È fisiologico che i telomeri si accorcino progressivamente ogni volta che il Dna della cellula si replica per riprodursi o che si danneggino nel tempo anche in assenza di divisione. L’accorciamento e il danno ai telomeri costituiscono una minaccia alla stabilità del nostro Dna e la cellula reagisce attivando un allarme molecolare che blocca la proliferazione della cellula danneggiata inducendo la sua senescenza, una sorta di invecchiamento cellulare. La cellula senescente perde per sempre la sua capacità di replicarsi e di svolgere efficientemente le sue funzioni, e questo impedisce ai tessuti di rigenerarsi.
Spegnere l’invecchiamento
«Abbiamo osservato – spiega d’Adda di Fagagna – che i telomeri, quando sono corti o danneggiati, possono indurre essi stessi la formazione di DDRNA e quindi l’attivazione dell’allarme e la conseguente senescenza della cellula”. Quindi la cellula invecchia e va in senescenza a causa dell’allarme molecolare attivato sui telomeri dai DDRNA. Questo può accadere nel processo d’invecchiamento fisiologico o in sindromi in cui i telomeri sono disfunzionali». Come spegnere questi allarmi molecolari, i DDRNA, specificamente sui telomeri, in modo da prevenirne la senescenza? E qui arriva il secondo elemento di novità: lo sviluppo di un approccio e di strumenti per prevenire l’attivazione di tali allarmi specificamente ai telomeri. d’Adda di Fagagna e il suo team hanno sviluppato una nuova batteria di molecole antisenso complementari agli RNA che si formano all’estremità dei cromosomi. «Si tratta di oligonucleotidi che agiscono specificamente sui telomeri inibendo la funzione dei DDRNA telomerici – spiega Francesca Rossiello – impedendo perciò l’attivazione di quegli allarmi molecolari che condurrebbero inevitabilmente la cellula alla senescenza».
Nuove terapie
Se la ricerca dovesse portare ai risultati sperati potremmo arrivare in un prossimo futuro a modificare radicalmente il nostro stesso concetto di età e di invecchiamento, senza considerare che questo studio potrebbe avere importanti ricadute positive su moltissime terapie legate a malattie letali. La prossima sfida che affronterà il team IFOM di d’Adda di Fagagna sarà di capire come le nuove molecole antisenso possano essere utili per prevenire l’invecchiamento cellulare in patologie associate al danno ai telomeri, come la cirrosi epatica, la fibrosi polmonare, l’aterosclerosi, il diabete, la cataratta, l’osteoporosi e l’artrite o in malattie rare come la progeria caratterizzata da invecchiamento precoce.
Eutanasia, Dj Fabo ha scelto di morire
News PresaAlle 11.40 del 27 febbraio 2017 “dj Fabo” ha smesso di vivere. Un caso che ha infiammato l’opinione pubblica e ha riaperto il tema del testamento biologico. Fabiano Antoniano, 39 anni, «ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato», ha raccontato Cappato.
Diritto ad una fine dignitosa
Dopo la morte di Fabiano Antoniano il direttore dell’Osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore Sergio Canzanella ha parlato dell’esigenza di «integrare l’articolo 32 della Costituzione, affinché oltre al diritto alla salute, includa anche il diritto ad un fine vita dignitoso. Questa è la proposta che verrà presentata da un pool di esperti che verrà trasmessa alle massime cariche dello Stato: la Repubblica tutela altresì, laddove la perdita della salute sia irreversibile e si accompagni alla fine della vita, un percorso senza dolore in cui sia sempre rispettata la dignità dell’essere umano. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge, poi, non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. In questo modo, si mira ad includere un nuovo concetto nella Costituzione italiana, vale a dire l’obbligo da parte dello Stato di assicurare a chi non può essere più curato, in quanto considerato malato terminale, il diritto a non soffrire e conseguentemente conservare, nell’ultimo periodo della propria vita, la dignità della persona umana».
La situazione in Campania
In fatto di fine vita, all’ombra del Vesuvio ci sono oggi 9 hospice per le cure palliative (due ad Avellino, tre a Caserta, tre a Salerno e uno a Napoli). Strutture che accolgono 109 persone ricoverate per fine vita. Va detto che in Campania esiste un progetto regionale che mira alla realizzazione di altri 5 hospice, così da arrivare a 400 posti letto. Sarebbe importante, anche perché in Campania l’incidenza dei tumori è di 735 casi per 100mila abitanti ogni anno (415 maschi – 320 femmine) e il tasso standardizzato di mortalità per tumore è di 368 per 100mila abitanti ogni anno. Il numero dei malati terminali è di circa 19.400, dal momento che il 90% dei malati deceduti per tumore (21.311) attraversano una fase terminale di malattia caratterizzata da un andamento progressivo irreversibile. A questi vanno aggiunti coloro che, pur affetti da una patologia neoplastica, non sono ancora in fase d’inguaribilità e quelli affetti da forme inguaribili di patologie non oncologiche, come quelle neurologiche, polmonari, infettive e metaboliche. Insomma, un numero enorme.
Le cure palliative
Sono la cura attiva e globale prestata alla persona malata quando la malattia non risponde più a terapie che mirano alla guarigione. Il controllo del dolore e degli altri sintomi, dei problemi psicologici, sociali e spirituali assume quindi un’importanza primaria. Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire un processo naturale. Il loro scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine per il paziente e la sua famiglia.
‘SI PUÒ VIVERE SENZA SCIENZA?’ Ne discutono scienziati, teologi e filosofi.
Associazioni pazienti, News Presa, Ricerca innovazioneTre giorni dedicati alla scienza: una pianta gracile, difficile da far crescere, alla quale è facile causare un danno grave. A volte viene confusa con altre branche; a volte, la scienza, non viene considerata abbastanza. Per questo SEFIR – Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale ha proposto ad alcuni relatori di approfondire la domanda cruciale “Si può vivere senza scienza?”, con un convegno che si tiene a Roma il 2, 3 e 4 marzo presso l’Auditorium Antonianum (Viale Manzoni, 1).
Giovedì 2 marzo, nel pomeriggio, il giornalista Luciano Onder con la sua relazione sulle rappresentazioni della scienza nella televisione italiana aiuterà a capire quali siano (e quali siano stati) gli effettivi sentimenti dei cittadini. Il filosofo Sergio Galvan con “La scienza tra ragione forte e pensiero debole”, affronterà l’argomento di come possa prosperare una scienza che desidera fornire contributi di “verità” in un momento storico di pensiero debole. La mattina di venerdì 3 marzo è dedicata a due specifiche ‘minacce’ per la scienza contemporanea. La prima mette a confronto Giovanni Pistone, affermato matematico ed esperto di statistica, con Francesca Dell’Orto, giovane filosofa e proviene dal diffondersi dell’idea che gli algoritmi – con cui si trattano le grandi masse di dati – possano agire ricavando in automatico informazioni utili e sensibili, a prescindere dall’esistenza di un modello scientifico. La seconda ‘minaccia’ – di cui parlerà Giovanni Iacovitti, docente di Ingegneria – proviene dal diffondersi dell’idea che lo sviluppo tecnologico possa sostenersi da solo, senza ricorso alla Scienza. Nel pomeriggio della seconda giornata di ‘Si può vivere senza scienza’ proseguirà con Silvano Tagliagambe, Professore Emerito di filosofia della scienza che affronterà le dimensioni umanistiche della scienza. Seguirà un dibattito aperto a tutti per mettere a fuoco il rapporto tra scienza e promozione umana. Sabato 4, al mattino, Andrea Toniolo, della Facoltà Teologica del Triveneto di Padova, sposterà l’attenzione su un concetto di scienza più ampio, che includa anche il sapere della fede cristiana, che non può fare a meno della scienza teologica. Grazie all’aiuto di Irene Kajon si indagherà anche il punto di vista su sapere e scienza di quell’ebraismo nel quale affonda le sue radici il cristianesimo.
Se Moscati “riabbraccia” Cardarelli
News PresaGiuseppe Moscati e Antonio Cardarelli, nuovamente uniti in un abbraccio ideale 89 anni dopo l’ultimo saluto. L’iniziativa è del direttore generale dell’ospedale del Vomero, Ciro Verdoliva. Un appuntamento (previsto per giovedì 2 marzo) che si muoverà a metà tra scienza e religione grazie alla lectio magistralis di Gennaro Rispoli e alla disponibilità di Padre Alessandro Piazzesi, Responsabile del Culto Moscati alla Chiesa del Gesù Nuovo.
Pilastri della medicina
Chirurgo, storiografo della medicina e fondatore del Museo delle Arti Sanitarie, Rispoli spiega che i due maestri furono «stendardi della scienza e della carità». La curiosità è che «l’ospedale “Antonio Cardarelli” non ha mai visto nelle sue corsie né “Don Antonio” né “Don Peppino”. Entrambi nascono, vivono e chiudono la loro esperienza medica nella Real Casa degli Incurabili, avendo accanto abitazione e studi professionali. Antonio Cardarelli abitava infatti a via Costantinopoli, Giuseppe Moscati in via Cisterna dell’Olio e Pietro Castellino a Porta San Gennaro.
Medico paziente
Moscati in particolare ha un cursus honorum straordinario: assistente, aiuto coadiutore, primario della terza medicina uomini, professore di chimica fisiologica e direttore dell’istituto di anatomia e istologia patologica. Ma la cosa che gli piaceva di più era il corso libero di clinica medica quando portava gli studenti nelle corsie incurabiline a discutere al capezzale degli ammalati.Era particolarissimo il rapporto che sapeva istaurare col paziente – aggiunge Rispoli – basta leggere le sue ricette per rendersene conto. La ricetta è un documento sanitario con riflessi medico-legali ed è anche la sintesi dell’anamnesi, della diagnosi, dell’epicrisi e della cura. Ebbene le ricette di Moscati sono un documento incredibile di scienza medica, diagnostica differenziale raffinatissima, notevole capacità di scovare l’ipocondria nel paziente e terapie mediche spesso originali. Nelle prescrizioni non mancano mai attenzione allo stile di vita e alla dieta del paziente, perché cosciente che la dietetica è parte essenziale della terapia: concetto questo di recente riaffermato. Inoltre spesso la ricetta contiene non soltanto raccomandazioni per il paziente ma anche in tono molto colloquiale, rassicurazioni sul suo stato di salute: “Pensi che non ha nulla di grave!” oppure “Cerchi di non prendersi collera”».
L’ostensione della reliquia
Elemento straordinario di questo “incontro” sarà l’ostensione della Reliquia del Santo e la “peregrinatio” attraverso alcuni reparti del Cardarelli, resa possibile dalla sensibilità di Padre Alessandro Piazzesi, Responsabile del Culto Moscati alla Chiesa del Gesù Nuovo. «Per l’intero ospedale – spiega il direttore generale Ciro Verdoliva – sarà una giornata di grande emozione. Lo sarà per il sentimento religioso legato al culto del Moscati, ma anche per ciò che l’uomo ha rappresentato nei confronti della medicina, non solo nell’ambito della Scuola Napoletana».
Nuove terapie per il tumore del polmone
News Presa, Ricerca innovazioneDi recente i massimi esperti in campo oncologico si sono ritrovati per la world conference on lung cancer, tra loro anche Cesare Gridelli, direttore del dipartimento di Onco-Ematologia al “Moscati” di Avellino e presidente dell’associazione italiana di Oncologia toracica. Un rendez-vous importane, dal quale sono emerse notizie molto interessanti. «Il tumore del polmone- spiega Gridelli – ha un impatto devastante sulla vita dei pazienti. Purtroppo i sintomi sono generalmente molto invalidanti, parliamo di tosse, dispnea (affanno), dolore e astenia. Quando ci riferiamo a pazienti anziani, inoltre, l’impatto è ancora più rilevante. La terapia consente un miglioramento dei sintomi e quindi della qualità della vita».
Dottor Gridelli quali novità dal programma Abound?
«Il programma Abound comprende tre studi clinici principali: Abound mantenimento, Abound 70+ e Abound PS2. Possiamo dire che i primi dati relativi all’attività antitumorale di carboplatino/nab-paclitaxel confermano la riduzione del tumore in un paziente su tre, la buona tollerabilità del farmaco, la riduzione dei sintomi e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti trattati. I dati riguardanti la sopravvivenza sono attesi entro la prima metà del 2017».
Si può dire che si mira anche ad una minore tossicità delle cure?
«Per il momento è molto utile considerare che l’associazione carboplatino/nab-paclitaxel ha dimostrato nella popolazione generale di avere una uguale efficacia e una minore tossicità, soprattutto a livello del sistema nervoso e del midollo, rispetto alla combinazione carboplatino/taxolo. Questi dati di migliore tollerabilità e di conferma dell’attività vengono ribaditi anche nell’analisi del sottogruppo dei pazienti anziani. Lo studio prospettico Abound 70+ nel paziente anziano sempre con la stessa associazione sta valutando due diverse schedule di carboplatino/nab-paclitaxel, ma dai dati preliminari si è già vista una conferma di attività e di una buona tollerabilità anche con miglioramento dei sintomi e della qualità di vita».
Quali sono le prospettive future nel trattamento del tumore al polmone?
«Teniamo presente che un terzo dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule è anziano, che generalmente per i clinici significa pazienti sopra i 70 anni di età. Questa popolazione è gravata da due importanti problemi: la minore accessibilità ai farmaci e una limitata inclusione nei trials clinici, per cui sono pazienti meno studiati. Le prospettive future vedono proprio per questi pazienti trattamenti meglio tollerati e che potranno allungare la sopravvivenza. In particolare, il futuro vede anche lo sviluppo della combinazione carboplatino/nab-paclitaxel in associazione ad un immunoterapico come atezolizumab. Al momento è molto importante l’evidenza che carboplatino/nab-paclitaxel non solo è attivo come chemioterapico ma rappresenta uno dei principali schemi chemioterapici in associazione all’immunoterapia consentendo di trattare pazienti difficili e di sviluppare terapie efficaci e tollerate».
Quei 55 “furbetti” finiti ai domiciliari
News PresaLi chiamano “furbetti del cartellino”, in realtà sono solo una piaga per l’intera collettività. Oggi nell’occhio del ciclone ci è finito un ospedale di frontiera di Napoli, il Loreto Mare, dove in 55 sono finiti ai domiciliari- Altri 34 sono invece indagati. L’operazione del Nas dei Carabinieri ha coinvolto a vario titolo anche un neurologo, un ginecologo, 9 tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, 6 impiegati amministrativi, 9 tecnici manutentori e 11 operatori socio sanitari. La vicenda, già di per molto squallida, è resa ancor più amara dalla consapevolezza delle mille difficoltà tra le quali il personale (quello che a lavoro ci va) è costretto a muoversi. In presidi dove l’età media è altissima e ogni giorno si cerca di coprire i turni nonostante un blocco del turnover che va avanti da anni, c’è chi a lavoro ci va solo per “timbrare il cartellino”, prima di infilare la porta e pensare ai fatti propri. Tanto disperata la situazione che 50 dei 55 finiti ai domiciliari hanno avuto dal giudice il permesso di presentarsi comunque a lavoro, così da non compromettere l’assistenza. Ironia della sorte, questi dipendenti “furbetti” ora potranno uscire di casa solo per andare a lavoro. I cinque che non hanno avuto l’autorizzazione ad andare al lavoro sono invece i professionisti del cartellino, quelli che timbrato al posto dei colleghi. Tra fine novembre 2014 e l’inizio del 2015 due di questi avrebbero timbrato rispettivamente 433 e 493 volte al posto dei titolari del badge. Tra gli indagati, ripresi reiteratamente dai sistemi video investigativi, due operatori socio sanitari «che avevano la disponibilità di 20 badge da “strisciare”quotidianamente, a seconda dei turni di servizio dei colleghi da ‘coprire’, grazie anche a continui contatti telefonici, di regola sms». Tra i casi emersi dall’indagine, quello di un medico che risultava presente mentre se ne era andato in taxi a giocare a tennis, a sbrigare incombenze di carattere privato oppure a fare compere in gioielleria.
L’Ordine dei Medici
Su Facebook il presidente dei camici bianchi partenopei Silvestro Scotti scrive «chi si assenta dal suo lavoro e bene che venga assentato anche dalla professione. Comportamenti come quelli ripresi nell’indagine del NAS dei Carabinieri non sono degni di un paese civile.Ci rammarica che anche dei medici risultino coinvolti nella cricca dei ‘furbetti del cartellino’, se le accuse a loro carico dovessero risultare fondate l’Ordine dei Medici di Napoli sarà implacabile nell’applicare le sanzioni previste. Episodi simili danneggiano i cittadini/pazienti e il rapporto di fiducia che questi hanno con chi è chiamato ad assisterli”. È categorico il presidente Silvestro Scotti nel commentare i fatti di cronaca che vedono nell’occhio del ciclone parte del personale dell’ospedale Loreto Mare. “Voglio anche che sia chiaro – conclude il leader dei camici bianchi – che non accetteremo mai che questi comportamenti possano ledere l’onorabilità e la rispettabilità dell’intera categoria. I comportamenti di pochi non possono gettare a mare i quotidiani sacrifici dei più».
“Vaccinando su e giù per lo Stivale”: parte il tour dei pediatri
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneAl via l’iniziativa “Vaccinando su e giù per lo Stivale”con una serie di eventi formativi, dedicata ai vaccini dei più piccoli, per farne comprendere l’importanza. È alla terza edizione il tour che parte da Torino e quest’anno passerà anche da Roma e Catania continuando, come per le volte precedenti, la rotazione su diverse città. L’iniziativa è promossa dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e, per questa edizione, anche dalla Federazione Nazionale Collegi Ostetriche (FNCO), che punterà l’attenzione sull’importanza della prevenzione delle malattie infettive in gravidanza e nel periodo perinatale.
La campagna di vaccinazione, con i pediatri, parte, casualmente, nello stesso periodo in cui in Italia è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il Piano nazionale vaccini, collegato ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. “Bisogna rendere merito al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin – ha detto Giampietro Chiamenti Presidente Nazionale della FIMP – di aver portato a compimento questo piano con il beneplacito delle Regioni che a loro volta hanno accettato un gravoso impegno. È un momento importante che risponde in modo proattivo anche ai segnali di disaffezione dalla pratica vaccinale, emersi negli ultimi anni in molti Paesi, favorita da fuorvianti informazioni sulla sicurezza ed efficacia delle vaccinazioni veicolate in particolare tramite internet. Di fronte a ciò la Pediatria di famiglia vuole ribadire il suo impegno nella piena consapevolezza del proprio ruolo di salvaguardia della salute dei bambini ed adolescenti che il servizio sanitario nazionale – ha concluso – le ha affidato assumendosi anche la parte di erogazione diretta dei vaccini in co-gestione con la struttura pubblica”.