Tempo di lettura: 3 minutiIl “Diario del paziente” in Terapia Intensiva è il racconto di ciò che accade durante il ricovero in Area Critica. Le prime esperienze di “Diario del paziente” hanno origine a partire dagli anni 80’ nei Paesi Scandinavi e oggi questo strumento è diffuso nel 40% delle terapie intensive dei paesi nordici.
Il Diario del paziente nasce non tanto come un trattamento riconosciuto, ma come un’iniziativa di condivisione tra il sapere empirico e di un’intuizione empatica ed emotiva da parte degli operatori.
La narrazione in terapia intensiva favorisce lo scambio di informazioni tra operatori, familiari, pazienti stessi che possono contribuire a tessere una nuova storia di relazioni fatta sicuramente di eventi, ma anche di sentimenti, attese, speranze, del tutto imprevedibile
Il diario varia in base alla struttura sanitaria, ma in termini generali, non contiene informazioni cliniche, ma osservazioni e descrizioni d’eventi che riguardano il paziente. In alcune strutture sanitarie, l’intero diario è lasciato al letto del paziente; in altre può esserci un raccoglitore a fogli singoli rimovibili, cambiati di giorno in giorno e poi conservati in un luogo sicuro del reparto. Il testo è scritto dal personale sanitario, infermieristico e medico, in modo volontario. In alcuni centri, i familiari e conoscenti del degente che sono coinvolti nella cura, sono incoraggiati a leggere il diario e a contribuire con riflessioni, pensieri, commenti e notizie, ad esempio su quello che succede a casa, sulle persone che hanno chiesto del paziente, su altre notizie considerate importanti per il paziente, se ci sono bambini, si includono nel diario disegni e letterine scritte da loro.
In Italia, una delle strutture che sostengono l’uso di questo strumento è quella diretta dal Dr. Luca Bucciardini – medico specialista in anestesia e rianimazione, direttore della Sod neuroanestesia e terapia intensiva, azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze.
La funzione della narrazione in reparti ad alta intensità di cure può essere quella di ritrovare una coerenza ed un senso agli eventi inaspettati che un individuo si trova a vivere e con esso il suo sistema di relazioni. Il diario del paziente offre con la raccolta di tante storie, la condivisione di uno spazio intermedio ma comune tra curanti, pazienti, familiari, conoscenti attorno cui può nascere la ricostruzione di nuovi significati, vissuti emotivi e l’avvio di un possibile processo di crescita per l’equipe degli operatori. Da sempre attraverso il racconto, l’uomo recupera la continuità di sé stessi, della propria storia, sia sul piano temporale, ricongiungendo il passato con il presente ed il futuro, sia su quello personale ricordando attimi, eventi apparentemente perduti.
Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di descrivere la realtà, ciò che lo circonda narrando storie, con lo scopo di dare un senso alle proprie esperienze e alla propria vita, oggi più che mai. Il raccontare, è un ponte tra interno ed esterno, tra quello che sento e quello che vedo, mette in relazione se stessi da tutto quello che è intorno a noi in maniera circolare. Con il racconto si tenta di organizzare e dare un senso alla realtà specialmente, in situazioni drammatiche, che non viene solo fotografata e percepita, ma anche e soprattutto interpretata con emozioni, sentimenti. In seguito ad alcuni eventi di vita significativi come l’esperienza di un ricovero in terapia intensiva le persone possono percepire di avere perso il senso della propria esistenza, di cui resta un quadro frantumato di eventi scollegati, sparsi e disconnessi. Nel percorso terapeutico relazionale c’è necessità di recuperare la storia, ricostruirla, renderla coerente anche se intrisa di sentimenti contrastanti tra loro come dolore, gioia, sconforto, ma soprattutto speranza. La sofferenza non si può e non si deve eliminare, ma può trasformarsi in una base da cui ripartire, per il paziente, i suoi familiari ed il sistema di relazioni che vi gravitano attorno.
Dott.ssa Alessandra de Luca, medico anestesista presso la Sod neuroanestesia e terapia intensiva Azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze – psicoterapeuta sistemico – relazionale.
Dott.ssa Giulia Liperini, psicologa psicoterapeuta sistemico – relazionale
Uso di sostanze stimolanti illecite: cocaina al primo posto
Nuove tendenzeCresce la disponibilità. In generale, le sostanze stimolanti illecite consumante più comunemente in Europa sono la cocaina, l’MDMA ( “ecstasy” sotto forma di compresse) e le anfetamine (anfetamine e metanfetamine).
Il consumo di cocaina è maggiore nei paesi dell’Europa occidentale e meridionale, questo si riflette nella presenza di porti di arrivo e rotte di traffico; mentre il consumo di anfetamine è più marcato in Europa settentrionale e orientale. Con la comparsa di nuovi stimolanti (ad es. fenetilamine e catinoni), il mercato di queste sostanze è diventato sempre più complesso negli ultimi anni. I dati del monitoraggio delle acque reflue, i dati sui sequestri, sul prezzo e sulla purezza fanno pensare che la disponibilità di cocaina potrebbe essere nuovamente in aumento in alcune regioni d’Europ. Sia il numero dei sequestri che le quantità sequestrate sono aumentate tra il 2014 e il 2015.
Nel 2015, sono stati riportati circa 87.000 sequestri di cocaina nell’UE (76.000 nel 2014), pari a 69,4 tonnellate sequestrate (51,5 tonnellate nel 2014).
A livello di città, un’analisi delle acque reflue comunali per il rilevamento di residui di cocaina ha mostrato una tendenza a lungo termine stabile o in aumento nella maggior parte delle 13 città dello studio, che ha confrontato i dati degli anni compresi fra il 2011 e il 2016. Delle 33 città con dati per il 2015 e il 2016, 22 hanno riferito un aumento dei residui di cocaina, quattro una diminuzione e sette una situazione stabile. Circa 17,5 milioni di adulti europei (15-64 anni) hanno provato la “coca” in qualche momento della loro vita. Di questi, circa 2,3 milioni sono giovani adulti (15-34 anni) che hanno fatto uso di droga negli ultimi dodici mesi. Le indagini nazionali dal 2014 mostrano che i livelli di consumo di cocaina sono fondamentalmente stabili.
I dati sono stati diffusi dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA)
Over65: quasi 3 mln in Italia. Al via Stati generali dell’assistenza
AnzianiIn Italia ci sono più di due milioni e mezzo di anziani cronici di cui solo 1 milione è assistito fra ADI, Hospice e RSA. L’assistenza continuativa per un lungo periodo di tempo dei pazienti anziani e cronici oggi diventa quindi una priorità dei sistemi socio-sanitari evoluti. Per accendere i riflettori su questa realtà e avanzare proposte – di concerto con il Ministero della Salute – su modalità di presa in carico delle persone fragili, ripensando i modelli di organizzazione sanitaria della Long-Term Care, Italia Longeva organizza una due giorni annuale di incontro e confronto tra stakeholder, decision maker e professionisti sanitari che entrano a diversi livelli nella programmazione, organizzazione e gestione del sistema sanitario.
L’obiettivo è sollecitare anche il mondo delle imprese e dei servizi affinché lavorino per questo segmento di popolazione, poiché l’Italia è il secondo paese più anziano del mondo. Di qui una vera e propria vocazione produttiva del nostro Paese, sinora poco valorizzata: quella per l’ideazione e la produzione di materiali, manufatti, dispositivi e servizi “a misura di anziano”, esportabili in tutto l’Occidente che invecchia.
La seconda edizione dell’evento “Long-Term Care TWO – Gli Stati generali dell’assistenza a lungo termine”, si terrà a Roma l’11 e 12 luglio presso il Ministero della Salute. Italia Longeva, nel suo ruolo di agenzia del Ministero della Salute per l’invecchiamento, opera su due fronti: da una parte promuove nuove politiche sanitarie – a livello centrale e territoriale – per questa società sempre più popolata di anziani, dall’altra diffonde verso i cittadini una nuova cultura dell’invecchiamento in salute e in autonomia.
L’evento sulla long-term care rientra nell’ambito istituzionale di promozione delle politiche sanitarie e rappresenta la due giorni annuale di incontro tra decisori istituzionali, professionisti sanitari che entrano a diversi livelli nella programmazione, organizzazione e gestione del sistema sanitario, e business community di riferimento – oltre 700 i partecipanti lo scorso anno – durante la quale confrontarsi su un’area grigia, l’assistenza ai pazienti anziani cronici, e più in generale sulla gestione della Long-Term Care. In quel contesto il tema della LTC sarà approfondito e dibattuto – anche mediante la presentazione di case history – dal punto di vista normativo, economico-finanziario e organizzativo e saranno presi in esame i setting assistenziali delle patologie a decorso cronico. Un problema che interessa oltre 1.200.000 italiani in post-acuzie, RSA, ADI, palpazione.
Formiche in ospedale, l’indignazione tardiva
News PresaLe formiche hanno potuto più di chiunque altro. All’Ospedale San Paolo di Napoli si è fatto in due giorni quello che nessuno era riuscito a fare in due anni. Certo è servita tutta la forza mediatica di quell’immagine divenuta ormai tristemente nota, ma almeno il terremoto che ne è seguito ha portato a qualche risultato concreto. Sistemato il verde, smaltiti i materiali che negli anni si erano accumulati in ogni anglo (fortunatamente solo all’esterno) e realizzata la disinfestazione, adesso i pazienti potranno dormire sonni tranquilli. Almeno non dovranno preoccuparsi di ritrovarsi ricoperti di insetti.
La vicenda
Tutto è iniziato nella giornata di lunedì, quando da un cellulare del San Paolo è partita una foto incredibile. Al principio si è pensato ad un fotomontaggio, poi le parole del direttore sanitario hanno confermato: «Un episodio inqualificabile». Ed effettivamente inqualificabile è forse il modo più giusto per definire questa vicenda. Una donna riversa nel suo letto di degenza, completamente ricoperta di formiche.
Le reazioni
L’immagine ha fatto il giro del web alla velocità della luce. All’improvviso i riflettori si sono accesi sull’ospedale di Fuorigrotta e tutti, proprio tutti, hanno gridato allo scandalo. Sorprendente. Non perché non sia scandaloso quello che è accaduto, ma perché è come se ci si scandalizzasse a scoprire che il fuoco brucia, o che l’acqua sia bagnata. Sì, perché a turno tutte le testate giornalistiche locali si sono occupati di questa realtà. Decine di titoli sono stati pubblicati su questo fatto, con l’unico risultato di ottenere da chi aveva la responsabilità di vigilare e di cambiare le cose una sequela di “faremo” e “diremo”. Anche i sindacati hanno più volte provato negli anni passati a far sentire la propria voce. Non avrebbero dovuto arrendersi? Ovviamente, ma è veramente difficile buttare giù un muro di gomma. Alla fine solo la realtà è riuscita nell’impresa.
L’immagine di Napoli
In tanti ovviamente si sono lanciati in commenti razzisti sulla città e sulla Campania in generale. «Questa è la sanità di Napoli», «e poi si lamentano» e così via. Questo è inaccettabile, e lo dice uno che la notizia l’ha data senza fare sconti a nessuno. Tuttavia non si può liquidare la cosa in un modo tanto banale. Non è accettabile che a farlo siano le stesse persone che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito a creare questa situazione. Napoli e i medici napoletani, ma anche gli infermieri, gli operatori socio sanitari, non sono i responsabili di quanto accaduto al San Paolo. La responsabilità è politica, anzi delle mancanze della politica nei confronti della Campania. E poi certo che ci sono “colpe” anche a livello locale, ma è la politica che deve verificare e fare in modo che ai posti di comando ci siano persone di valore. Proviamo a premiare il merito, ma anche a punire il demerito. E poi, bene così, al San Paolo in due giorni si è fatto più di quanto non si sia fatto in anni di denunce e battaglie. Speriamo solo che il ragionamento non sia come quello di Tancredi nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Perché ancora oggi è abitudine italica cambiare tutto, per fare in modo che tutto rimanga come è.
Vaccini, Campania sotto la soglia di sicurezza
News PresaAttenzione alle coperture vaccinali, in Campania sono ormai sotto la soglia di sicurezza. A dirlo sono gli specialisti del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Campania, dati relativi all’appropriatezza nell’uso dei farmaci e dei vaccini nella nostra regione durante l’incontro «Farmacovigilanza e sicurezza di farmaci e vaccini» di stamane.
I dati
Nella nostra regione le coperture vaccinali a 24 mesi contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B e pertosse che fino al 2013 superavano il 95%, negli ultimi due anni sono scese al di sotto di questa soglia. Dai dati pare evidente che la diminuzione delle coperture vaccinali ha già fatto registrare, nei primi mesi del 2017, un aumento considerevole dei casi di morbillo nel nostro Paese: solo nel mese di marzo sono stati registrati ben 818 casi. Occorre dunque realizzare, come è stato già fatto, una rete regionale, per il controllo del buon uso e della sicurezza dei vaccini, implementando una campagna di comunicazione corretta, come sostiene Maria Triassi, docente di Igiene dell’Università Federico II di Napoli
Medici in campo
Proprio per correre ai ripari l’Ordine dei Medici di Napoli ha scelto di mettere in campo un’iniziativa che punta all’informazione dei cittadini, ma anche a chiarire gli aspetti pratici delle nuove leggi sui vaccini. «In un momento storico particolarmente critico per quel che riguarda le coperture vaccinali – spiega il leader dei medici partenopei Silvestro Scotti – abbiamo deciso di passare dalla teoria alla pratica. In questo senso l’Ordine che ho l’onore di presiedere si farà carico di un compito che ritengo sia fondamentale: creare un confronto diretto con la gente. Per fare questo ci avvarremo dell’esperienza di quei medici che sul territorio sono chiamati a portare avanti i piani vaccinali». In particolare, medici delle tre Asl partenopee.
Nuove leggi
L’obiettivo dell’Ordine di Napoli è ancor più importante alla luce delle nuove leggi che stanno alimentando un acceso dibattito, ma anche creando «tante polemiche inutili». Scotti ricorda infatti che «l’obbligatorietà della vaccinazioni ha la sua efficacia massima per i nati di quest’anno, vale a dire bambini che non saranno al nido prima di due anni. «Se qualcuno paventa code estenuanti e caos – dice – evidentemente non ha compreso a pieno la volontà del Governo». L’iniziativa risponde alle richieste che arrivano dal territorio, ultima in ordine di temo quella lanciata dal consigliere regionale Francesco Borrelli. Si tratta però di un percorso che non nasce dall’oggi al domani ma anni fa, quando il tema dei vaccini non era ancora tra le priorità nazionali. Qui la lungimiranza del presidente Scotti e dell’Ordine dei Medici di Napoli che già nel 2015 ha lanciato la prima campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini, con lo slogan «La vaccinazione, un patto tra le generazioni». All’iniziativa ha fatto seguito un lungo lavoro «diplomatico» che si è concluso con la firma di tre protocolli di intesa (sui temi vaccinazioni e screening) tra Asl e Medici napoletani. «Abbiamo intrapreso questo cammino – conclude Scotti – senza badare alle critiche iniziali e lavorando a testa bassa. Consapevoli che il tempo ci avrebbe dato ragione e interessati solo alla salute dei cittadini. Siamo felici di constatare che oggi in molti si sono allineati, si sono messi in “scia”. Ora l’unica cosa che conta è lavorare uniti per salvaguardare la salute pubblica».
Allarme nuove droghe. Meno diffuse, ma effetti devastanti
Nuove tendenzeDurante lo scorso anno sono state scoperte 66 nuove droghe tramite il Sistema di allerta dell’UE (EWS), al ritmo di più di una a settimana. Tuttavia c’è stato un rallentamento del ritmo con cui si stanno introducendo nuove sostanze sul mercato (nel 2015 ne sono state rilevate 98), ma il numero complessivo di sostanze disponibili resta alto.
A fine 2016 l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) monitorava più di 620 nuove sostanze psicoattive (rispetto alle circa 350 del 2013). Il ritmo più lento dei nuovi rilevamenti in Europa può essere attribuito a vari fattori. I divieti assoluti, i controlli sui farmaci generici e altri provvedimenti dei vari Stati membri hanno creato un contesto giuridico più restrittivo. Operazioni di polizia e misure di controllo destinate ai laboratori di nuove sostanze psicoattive in Cina sono probabilmente ulteriori fattori che contribuiscono a tale rallentamento.
Nel 2015, quasi 80.000 sequestri di nuove sostanze psicoattive sono stati segnalati attraverso l’EWS. Insieme, cannabinoidi e catinoni sintetici hanno rappresentato più del 60% del numero totale di sequestri di nuove sostanze nel 2015 (oltre 47 000).
Nel luglio 2016, la MDMB-CHMICA è diventata il primo cannabinoide sintetico ad essere sottoposto a valutazione del rischio dall’EMCDDA dopo che tramite l’EWS erano stati riportati effetti dannosi (fra cui circa 30 decessi) connessi al suo utilizzo. Di qui la decisione, adottata nel febbraio 2017, di sottoporre la sostanza a misure di controllo a livello europeo (6 ). La relazione odierna è corredata da una nuova analisi del Consumo di droghe ad alto rischio e di nuove droghe psicoattive, che si concentra sul consumo problematico di nuove sostanze psicoattive utilizzate da una serie di gruppi demografici, tra cui: consumatori di oppioidi e anfetamine per via parenterale; detenuti; senzatetto e uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. La relazione esamina, in particolare, l’uso di catinoni, cannabinoidi e nuovi oppioidi sintetici, nonché i danni associati e le risposte.
I nuovi potenti oppioidi sintetici sono una minaccia per la salute. In Europa, come in Nord America, gli oppioidi sintetici potenti, che imitano gli effetti di eroina e morfina, destano allarme. Queste sostanze rappresentano una piccola quota di mercato, ma causano danni gravissimi, fra cui intossicazioni non letali e morti. Venticinque nuovi oppioidi sintetici sono stati rilevati in Europa tra il 2009 e il 2016 (18 di questi erano fentanili). Grazie al fatto che bastano piccole quantitá di sostanza per produrre molte migliaia di dosi da strada, i nuovi oppioidi sintetici sono facili da nascondere e trasportare e rappresentano una sfida per le agenzie di controllo antidroga, oltre ad essere un prodotto potenzialmente attraente per la criminalità organizzata. Sono disponibili in varie forme — principalmente polveri, compresse e capsule — ma alcuni sono ora disponibili sotto forma di liquidi e vengono venduti come spray nasali. I fentanili sono sottoposti a un controllo particolare. Queste sostanze eccezionalmente potenti — diverse volte più potenti dell’eroina — rappresentavano oltre il 60% dei 600 sequestri di nuovi oppioidi sintetici riportati nel 2015.
Solo nel 2016 sono stati segnalati per la prima volta attraverso l’EWS otto nuovi fentanili. Si tratta di sostanze che comportano un grave rischio di intossicazione, non solo per chi le consuma ma anche per coloro che possono essere accidentalmente esposti a queste droghe (ad es. attraverso il contatto cutaneo, l’inalazione), come i funzionari postali e doganali e il personale dei pronto soccorso. All’inizio del 2017, l’EMCDDA ha effettuato le valutazioni del rischio di due fentanili (acriloilfentanil e furanilfentanil) dopo che erano stati riportati oltre 50 decessi correlati a queste sostanze. Attualmente, si sta valutando la possibilità di sottoporli a controlli a livello europeo. Nel 2016, l’Osservatorio ha emesso cinque allarmi in materia di salute pubblica destinati alla propria rete europea in relazione a questi e ad altri nuovi tipi di fentanil.
Artrite Reumatoide, conoscerla per affrontarla
Partner, PrevenzioneTorna puntuale l’appuntamento con la Salute che Radio Kiss Kiss dedica ai propri ascoltatori in collaborazione con PreSa, network editoriale di prevenzione e salute. Nella prossima puntata di Good Morning Kiss Kiss (in programma per sabato 17 ore 11.35) il tema che verrà affrontato è quello dell’Artrite Reumatoide, trattato con l’esperienza di Roberto Caporali, reumatologo e professore di Reumatologia del Policlinico San Matteo di Pavia. Purtroppo ancora oggi uno dei problemi da affrontare è quello di una diagnosi precoce, che presuppone una terapia farmacologica precoce e appropriata. Spesso le persone non conoscono i sintomi dell’Artrite Reumatoide e sottovalutano il problema.
Raccontare e raccontarsi in terapia intensiva. Il diario del paziente
PsicologiaIl “Diario del paziente” in Terapia Intensiva è il racconto di ciò che accade durante il ricovero in Area Critica. Le prime esperienze di “Diario del paziente” hanno origine a partire dagli anni 80’ nei Paesi Scandinavi e oggi questo strumento è diffuso nel 40% delle terapie intensive dei paesi nordici.
Il Diario del paziente nasce non tanto come un trattamento riconosciuto, ma come un’iniziativa di condivisione tra il sapere empirico e di un’intuizione empatica ed emotiva da parte degli operatori.
La narrazione in terapia intensiva favorisce lo scambio di informazioni tra operatori, familiari, pazienti stessi che possono contribuire a tessere una nuova storia di relazioni fatta sicuramente di eventi, ma anche di sentimenti, attese, speranze, del tutto imprevedibile
Il diario varia in base alla struttura sanitaria, ma in termini generali, non contiene informazioni cliniche, ma osservazioni e descrizioni d’eventi che riguardano il paziente. In alcune strutture sanitarie, l’intero diario è lasciato al letto del paziente; in altre può esserci un raccoglitore a fogli singoli rimovibili, cambiati di giorno in giorno e poi conservati in un luogo sicuro del reparto. Il testo è scritto dal personale sanitario, infermieristico e medico, in modo volontario. In alcuni centri, i familiari e conoscenti del degente che sono coinvolti nella cura, sono incoraggiati a leggere il diario e a contribuire con riflessioni, pensieri, commenti e notizie, ad esempio su quello che succede a casa, sulle persone che hanno chiesto del paziente, su altre notizie considerate importanti per il paziente, se ci sono bambini, si includono nel diario disegni e letterine scritte da loro.
In Italia, una delle strutture che sostengono l’uso di questo strumento è quella diretta dal Dr. Luca Bucciardini – medico specialista in anestesia e rianimazione, direttore della Sod neuroanestesia e terapia intensiva, azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze.
La funzione della narrazione in reparti ad alta intensità di cure può essere quella di ritrovare una coerenza ed un senso agli eventi inaspettati che un individuo si trova a vivere e con esso il suo sistema di relazioni. Il diario del paziente offre con la raccolta di tante storie, la condivisione di uno spazio intermedio ma comune tra curanti, pazienti, familiari, conoscenti attorno cui può nascere la ricostruzione di nuovi significati, vissuti emotivi e l’avvio di un possibile processo di crescita per l’equipe degli operatori. Da sempre attraverso il racconto, l’uomo recupera la continuità di sé stessi, della propria storia, sia sul piano temporale, ricongiungendo il passato con il presente ed il futuro, sia su quello personale ricordando attimi, eventi apparentemente perduti.
Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di descrivere la realtà, ciò che lo circonda narrando storie, con lo scopo di dare un senso alle proprie esperienze e alla propria vita, oggi più che mai. Il raccontare, è un ponte tra interno ed esterno, tra quello che sento e quello che vedo, mette in relazione se stessi da tutto quello che è intorno a noi in maniera circolare. Con il racconto si tenta di organizzare e dare un senso alla realtà specialmente, in situazioni drammatiche, che non viene solo fotografata e percepita, ma anche e soprattutto interpretata con emozioni, sentimenti. In seguito ad alcuni eventi di vita significativi come l’esperienza di un ricovero in terapia intensiva le persone possono percepire di avere perso il senso della propria esistenza, di cui resta un quadro frantumato di eventi scollegati, sparsi e disconnessi. Nel percorso terapeutico relazionale c’è necessità di recuperare la storia, ricostruirla, renderla coerente anche se intrisa di sentimenti contrastanti tra loro come dolore, gioia, sconforto, ma soprattutto speranza. La sofferenza non si può e non si deve eliminare, ma può trasformarsi in una base da cui ripartire, per il paziente, i suoi familiari ed il sistema di relazioni che vi gravitano attorno.
Dott.ssa Alessandra de Luca, medico anestesista presso la Sod neuroanestesia e terapia intensiva Azienda ospedaliera universitaria Careggi Firenze – psicoterapeuta sistemico – relazionale.
Dott.ssa Giulia Liperini, psicologa psicoterapeuta sistemico – relazionale
Droga. Crescono morti per overdose: in Europa 8.441 nel 2015
News Presa, Nuove tendenzeNel 2015, in Europa, sono morte 8.441 persone per overdose, principalmente a causa dell’eroina e ad altri oppioidi (UE-28, Turchia e Norvegia), con un aumento del 6% rispetto ai 7.950 decessi stimati negli stessi 30 paesi nel 2014. Incrementi che interessano quasi tutte le fasce di età.
Per quanto riguarda i paesi: nel 2015 la percentuale maggiore di casi è stata riportata soprattutto nei Paesi Bassi, in Svezia, nel Regno Unito e in Turchia.
I consumatori problematici di oppioidi, attualmente 1,3 milioni in Europa, sono tra i più vulnerabili. Gli oppioidi utilizzati nelle terapie sostitutive — a base principalmente di metadone e buprenorfina — sono presenti regolarmente anche nelle relazioni tossicologiche.
I dati più recenti mostrano che il numero di decessi registrati correlati al metadone ha superato quelli per eroina in Danimarca, Irlanda, Francia e Croazia, il che sottolinea la necessità di una buona prassi clinica per evitare che queste sostanze siano dirottate dal loro uso legittimo.
I dati pubblicati dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) mostrano l’aumento dei decessi per overdose per il terzo anno consecutivo. Preoccupa soprattutto il crescente numero in Europa.
Fra gli interventi volti a porre uno stop ai casi di overdose in Europa vi sono le stanze del consumo controllato (DCR) e la fornitura di naloxone (antidoto in caso di overdose) ai consumatori e alle loro reti amicali e familiari.
Le DCR sono attualmente attive in sei paesi dell’UE (DK, DE, ES, FR, LU, NL) e in Norvegia (78 strutture in totale per i sette paesi).
I programmi di naloxone sono in atto in nove paesi dell’UE (DK, DE, EE, IE, ES, FR, IT, LT, UK) e Norvegia.
Le nuove droghe stanno emergendo a un ritmo più lento, ma la disponibilità complessiva è ancora elevata Le nuove sostanze psicoattive (NPS/“nuove droghe”) rimangono invece una sfida considerevole per la sanità pubblica in Europa. Non sottoposte ai controlli antidroga internazionali, comprendono un vasto assortimento di sostanze sintetiche, fra cui cannabinoidi, catinoni, oppioidi e benzodiazepine.
Nel 2016, 66 nuove sostanze psicoattive sono state rilevate per la prima volta tramite il Sistema di allerta precoce dell’UE (EWS), al ritmo di più di una a settimana. Sebbene questa cifra sia indice di un rallentamento del ritmo a cui si stanno introducendo nuove sostanze sul mercato — nel 2015 ne sono state rilevate 98 — il numero complessivo di sostanze attualmente disponibili resta elevato.
Paziente ricoperta di formiche, scandalo in ospedale
News PresaRicoperta di formiche nel suo letto di degenza. L’immagine shock arriva da Napoli, per la precisione dell’Ospedale San Paolo. La foto che sta facendo velocemente il giro del web getta ombre pesanti su una sanità ridotta allo stremo da anni di revisione della spesa. Nell’immagine si vede distintamente come la paziente, una donna di circa 70 anni, sia ricoperta di insetti sino ai capelli. La donna, probabilmente sedata, non si è neanche accorta di questa invasione di formiche.
Degrado
Sulla vicenda è intervenuto con estrema durezza il consigliere regionale dei Verdi Farncesco Emilio Borrelli «Un gravissimo caso di degrado e mala sanità è avvenuto all’Ospedale San Paolo di Napoli – denuncia. Un livello di sciatteria e mancanza di igiene che non possiamo accettare da parte del personale medico. Sono anni che denunciamo la presenza di insetti compresi gli scarafaggi all’interno dell’ospedale e le rassicurazioni che ci hanno fornito fino ad oggi si sono rivelate inattendibili. Per questo chiediamo la rimozione immediata di tutti i responsabili e i membri del reparto che hanno permesso una simile vicenda. Il Direttore Sanitario inoltre dovrà dare serie spiegazioni anche in commissione sanità dove lo farò convocare per un’audizione e sulla cui azione amministrativa ho deciso di chiedere una inchiesta interna. Non possiamo accettare che i pazienti siano trattati in questo modo e non accettiamo giustificazioni superficiali. La signora va subito rimossa e sistemata in condizioni mediche, sanitarie e di decoro degne di questo nome. O si lavora in modo serio e con grande rispetto per i malati o per quanto ci riguarda si va a casa».
La polemica con Roma
Quanto accaduto al San Paolo riaccende la polemica sull’asse Napoli – Roma, con l’Anaao pronta ad accusare il governo di aver dimenticato la Campania. «L’immagine vergognosa – dice Bruno Zuccarelli, segretario regionale del sindacato – è lo specchio di una Sanità da terzo mondo, colpevolmente piegata dall’assenza della politica. Ci chiediamo da tempo cosa stiano aspettando da Roma per nominare il nuovo commissario alla Sanità, la risposta a questa domanda ci lascia senza parole. A quanto pare la nomina a commissario di De Luca, che è la soluzione a questo punto più ovvia, sarebbe congelata a causa di una ripicca politica». Bruno Zuccarelli ritiene tutto questo inaccettabile, perché «mentre la politica va avanti di strategie e tentennamenti, mentre a Roma si pensa alle poltrone, qui in Campania si muore. O si finisce in ospedali che ricordano quelli delle zone di guerra, in remote Regioni del pianeta. Un’intera regione è al palo, senza guida. Questa foto – conclude – è l’immagine di come il governo sta riducendo la nostra sanità».
SLA, un brindisi per sconfiggerla
Associazioni pazienti, Eventi d'interesseIl 21 giugno è il «Global Day», vale a dire la Giornata Mondiale ideata per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare informazione sulla SLA. Una giornata promossa dalla federazione internazionale delle associazioni dei pazienti, l’«International Alliance of ALS / MND Associations», di cui AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, fa parte come unico membro italiano. In modo particolare questa giornata nasce per richiamare l’attenzione sul bisogno delle persone con SLA, oltre 400mila in tutto il mondo e più di 6mila solo in Italia, di ricevere un’assistenza adeguata, che garantisca loro una buona qualità della vita. E poi c’è naturalmente la necessità di continuare a sostenere la ricerca scientifica su questa malattia che ad oggi non ha ancora una cura.
Iniziativa social
L’International Alliance of ALS, insieme a AISLA e alle altre 67 associazioni di tutto il mondo, sarà impegnata in una campagna sui social network che vuole celebrare l’alleanza e la collaborazione tra tutte le figure impegnate nella lotta alla SLA. Il tema della campagna è «Cheers to a world free of ALS/MND» ovvero “Brindiamo a un mondo senza la SLA”. Ricercatori, volontari, medici, infermieri, malati di SLA e loro amici famigliari saranno invitati a brindare alla loro “alleanza” contro la malattia, ai progressi relativi alla ricerca scientifica, alla tutela dei diritti dei malati e alla prospettiva di un futuro senza la SLA, nella speranza che i passi avanti nell’individuazione delle cause della malattia portino presto a terapie efficaci. La campagna sarà un’occasione per sensibilizzare e invitare a sostenere l’associazione con una donazione. AISLA porterà avanti la campagna sui suoi profili Twitter @aislaonlus e sulla pagina Facebook @AISLA Anche l’International Alliance of ALS sarà attiva su Twitter @ALSMNDAlliance e Facebook @TheIntlAlliance Per tutti l’hashtag è #ALSMNDWithoutBorders.
Amici di AISLA
Tra le iniziative più importanti in programma, “l’impresa” di 2 cicloamatori, amici di AISLA, Totò Trumino di Piazza Armerina (Enna) e Luciano Caruso, di Catania, che sono partiti oggi da Lisbona e percorreranno 800 chilometri fino a Santiago di Compostela dove arriveranno proprio il 21 giugno. L’idea del viaggio è nata dall’incontro tra i due cicloamatori e Michele la Pusata, consigliere nazionale di AISLA, malato di SLA e volontario dell’associazione da molti anni a Barrafranca (Enna). I ciclisti indosseranno una maglia di AISLA per far conoscere la malattia e i diritti delle persone che ne sono colpite. Alla fine del viaggio le bandiere di AISLA saranno lasciate nella cripta di San Giacomo all’interno della Cattedrale di Santiago di Compostela e al Santuario della Madonna di Fatima. Al viaggio parteciperà anche un gruppo di pellegrini a piedi, guidati da Salvatore, fratello di Michele La Pusata, che percorrerà i 321 km da Oviedo a Santiago.
Le altre iniziative
A Piombino è in programma il 24 e 25 giugno una veleggiata a cui prenderà parte anche un veliero speciale, attrezzato per ospitare le persone con SLA e consentire loro di passare una giornata sul mare. E ancora, una camminata benefica e non competitiva «Un ponte verso gli altri» a Collecchio (Parma). Il 18 giugno un Torneo di burraco a Brindisi con raccolta fondi per AISLA. Il 23 giugno pranzo dell’amicizia, Baia dei Pini a San Ferdinando (Reggio Calabria). Dettagli e segnalazioni degli altri appuntamenti sul sito www.aisla.it. Numerose anche le occasioni di sensibilizzazione sull’attività di Aisla e per la raccolta fondi sul territorio. Per il calendario completo clicca qui.