Tempo di lettura: 3 minutiAnche un consumo moderato di alcol, compreso il vino, specie fra i giovani, impatta sulla salute del fegato. In particolare aumenta il rischio di epatopatie, sia acute che croniche. In occasione della Giornata della Prevenzione Alcolica, la Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva (SIGE) si è unita alle iniziative globali per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol.
Alcol e rischi
L’alcol è tra i primi fattori di rischio per la salute a livello globale. “Anche quantità moderate di alcol possono danneggiare il fegato o accelerare la progressione di malattie epatiche già presenti come la steatosi epatica non alcolica fino alla cirrosi e al cancro del fegato”, afferma la Professoressa Carmelina Loguercio, Docente presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, recentemente insignita di un Premio alla carriera dalla SIGE.
“Riguardo all’alcol, l’unico strumento per i pazienti è l’astinenza dall’alcol – conferma il professor Domenico Alvaro, ordinario di Gastroenterologia e preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Roma La Sapienza – obiettivo che purtroppo è difficile da raggiungere”.
Sulle malattie epatiche avanzate da alcol, “ se fino a pochi anni fa, per i pazienti con consumo attivo il trapianto era un tabù, oggi si sta cambiando atteggiamento, anche se purtroppo in vari centri trapianti il paziente non completamente astinente non viene trapiantato. I dati attuali ci dicono che i famosi sei mesi di astinenza da alcol non sempre sono obbligatori per poter mettere un paziente con malattia avanzata di fegato in lista trapianto. Si è visto che in caso di malattia acuta subcronica da alcol, il trapianto può essere comunque consigliato perché i dati a lungo termine ci dicono che comunque si riduce in maniera significativa la mortalità”.
Stile di vita
In Italia, il consumo di vino è spesso legato a momenti conviviali e a una tradizione culturale. Tuttavia, secondo gli studi, nessun livello di consumo alcolico è completamente sicuro per la salute. Studi recenti indicano che anche piccole quantità di alcol possono impattare a lungo termine, soprattutto se il consumo inizia in giovane età. I dati pubblicati in questi giorni da Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Ona-Iss) mostrano come nel 2022 circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2% degli uomini e al 9,1% delle donne) hanno bevuto una quantità di alcol tale da mettere la propria salute a rischio. Inoltre, sono 3milioni e 700 mila le persone che hanno bevuto per ubriacarsi e per 770mila italiani il consumo di alcol è stato così alto da provocare un danno a livello fisico o mentale.
Cirrosi epatica
In Italia il numero di pazienti affetti da cirrosi epatica non è noto con certezza. Nel 2022 una prima stima del numero di pazienti con diagnosi nota di cirrosi epatica ne valuta circa 180.000 – dati Associazione Epac.it. “Se parliamo della fase avanzata, cioè di cirrosi epatica, si stima che in Italia esistano in realtà circa 500.000 soggetti, diagnostici e non, con cirrosi, come dato di prevalenza. Una grossa parte di questi probabilmente rappresenta la parte nascosta dell’iceberg ma attualmente possiamo dire che su 500.000 circa la metà sono di eziologia alcolica e l’altra metà sono legate alla sindrome metabolica, ovviamente escludendo le cause virali che sono in netta discesa” – precisa il professor Domenico Alvaro.
Il rischio è particolarmente elevato tra i giovani, dove stili di vita scorretti possono promuovere comportamenti di consumo alcolico progressivamente dannoso per la salute globale. ” È fondamentale, pertanto, intervenire precocemente sulle abitudini del consumo alcolico fra i giovani, promuovendo stili di vita salutari e informando sulle potenziali conseguenze negative”, sottolinea la professoressa Loguercio.
“Ci sono due cause di malattia epatica che continuano a crearci grossi problemi. Il primo è l’alcol, l’altra è la sindrome metabolica, quest’ultima in progressivo aumento d’incidenza. Di fatto, non ci sono evidenze di una riduzione di consumo di alcol, soprattutto tra i giovani, cosa che rappresenta un problema sociale enormemente importante anche nelle fasce medie o alte di età, soprattutto nel Nord Italia – interviene il professor Domenico Alvaro. – L’alcol rappresenta ancora oggi una delle principali cause di malattie epatiche e la disassuefazione dall’alcol è un reale problema che richiede una gestione multidisciplinare del paziente”.
Gli specialisti della SIGE chiedono azioni preventive attraverso campagne informative e politiche pubbliche che sostengano l’educazione al rischio alcolico, in particolare tra i giovani e durante gli eventi sociali e culturali.
“La prevenzione è la nostra migliore alleata nella lotta contro le epatopatie, specie quelle legate all’alcol. Infatti, solo attraverso la consapevolezza e l’educazione possiamo sperare di ridurne l’incidenza”, conclude la prof.ssa Loguercio.
Biosimilari, Egualia: ampliare accesso terapie biologiche
FarmaceuticaSemplificazioni normative, snellimento burocratico e politiche di prezzo intelligenti e lungimiranti per ampliare l’accesso alle terapie biologiche non protette da brevetto che “salvano la vita a milioni di pazienti europei, riducendo le disuguaglianze di accesso e il peso delle malattie croniche”. Lo chiede in una nota ufficiale, Medicines for Europe – associazione europea dei produttori di generici, biosimilari e Value Added Medicines, di cui fa parte anche l’Italiana Egualia.
“Per non perdere nei prossimi decenni opportunità di cura e apporto alla sostenibilità dei sistemi sanitari (risparmi cumulativi di 50 miliardi di euro dal 2006, 10 miliardi di euro solo nel 2023)”, le aziende europee del comparto hanno sollecitato decisioni urgenti in occasione della 20a conferenza annuale da poco conclusa ad Amsterdam.
“Una strategia globale sui medicinali biosimilari per l’Europa – scrivono in una nota – deve responsabilizzare ulteriormente tutti gli attori del mondo della salute; accelerare la razionalizzazione dei processi regolatori per garantire che i pazienti europei possano accedere ad un più ampio numero di farmaci biologici; affrontare efficacemente le barriere e incoraggiare una sana concorrenza nel settore dei farmaci biologici; sostenere e far crescere gli investimenti dei produttori di biosimilari anche nelle biotecnologie di prossima generazione, in quanto settore sanitario ed economico strategico”.
Obiettivi condivisi da Marco Forestiere (vicepresidente di Egualia con delega per i biosimilari): “Nel nostro Paese – spiega – è indispensabile rivedere il meccanismo di governance della spesa farmaceutica per creare un sistema industriale più sostenibile, a partire dal superamento del meccanismo del payback. I biosimilari sono inclusi nel conteggio della spesa, pur rappresentando una spesa virtuosa, un fattore di risparmio. Allo stesso modo andrebbero adottati nelle gare pubbliche parametri di valutazione che oltre al prezzo tengano conto di anche di ulteriori indicatori qualitativi, immaginando magari dei sistemi premianti che consentano alle Regioni di reinvestire parte del risparmio generato in farmaci innovativi e servizi al paziente”.
Acufene, una nuova terapia può risolverlo
News Presa, Ricerca innovazioneÈ la relazione tra acufene (o tinnitus) e sordità ad avere guidato uno studio della Harvard Medical School che apre la strada a una possibile cura. Se l’acufene fa sentire cose che non ci sono, con la sordità si perde la percezione di alcuni suoni. In realtà la perdita di input dalle orecchie induce il cervello a compensare con suoni illusori, meccanismo simile a quello dell’arto fantasma nelle persone amputate. Le onde sonore attraverso il timpano raggiungono il fluido all’interno di una camera a spirale dell’orecchio interno chiamata “coclea”; le cellule dotate di minuscoli peli movimentati da questo fluido trasformano le onde sonore in impulsi elettrici che dai nervi arrivano al cervello, queste cellule ciliate muoiono gradualmente con l’età soprattutto quelle che registrano i suoni ad alta frequenza.
Fibre nervose
Gli studi della Harvard Medical School hanno dimostrato che le fibre nervose sono più vulnerabili ai danni da rumore rispetto alle cellule ciliate e tre tipi di fibre sensibili a volumi diversi hanno sensibilità differenti; quelle che elaborano i suoni forti si danneggiano più facilmente, questo spiega anche perché – spesso – gli anziani abbiano difficoltà a comprendere le parole in ambienti rumorosi. Ma c’è chi con un buon udito soffre di acufene o chi senza avere l’acufene non sente bene in ambienti rumorosi, in questo caso si parla di sordità nascosta.
Neurotrofina 3
Le persone con un dito normale sofferenti di acufene hanno un’attività inferiore nei nervi acustici rispetto a quelle senza acufene e anche l’esposizione al rumore può influenzare i nervi cocleari e causare una perdita uditiva nascosta anche prima di uccidere le cellule ciliate, questo ha aperto esperimenti di rigenerazione delle fibre del nervo cocleare attraverso la neurotrofina 3, molecola che promuove la formazione di sinapsi nell’orecchio negli embrioni. Una terapia che in sperimentazione ha eliminato l’acufene e anche restituito completamente l’udito.
Presa Weekly 19 Aprile 2024
PreSa WeeklyInfluenza aviaria, paura per il salto di specie
News PresaIl virus H5N1, quello dell’influenza aviaria, fa tremare la comunità scientifica. Di queste ore l’allerta lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha chiaramente espresso «enorme preoccupazione» per questa nuova minaccia, che potrebbe diventare un problema serio in caso di trasmissione da uomo a uomo. Negli ultimi mesi, infatti, il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ha visto una crescente diffusione e Jeremy Farrar, capo dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, in una conferenza stampa a Ginevra ha messo in evidenza come questo agente patogeno ha dimostrato «un tasso di mortalità straordinariamente alto» nelle persone infettate attraverso il contatto con animali infetti.
Adattamento
Il passo che andrà assolutamente evitato è quello successivo, vale a dire la capacità del virus di adattarsi per riuscire a passare da uomo a uomo. Una precisazione è d’obbligo: attualmente non esistono prove di trasmissione da uomo a uomo del virus H5N1. Tra il 2003 e il 1° aprile 2024, l’Oms ha dichiarato di aver registrato un totale di 889 casi umani di influenza aviaria in 23 paesi, inclusi 463 decessi, portando il tasso di mortalità al 52%. Ma sempre casi di infezione da animale a uomo. All’inizio di aprile le autorità americane hanno comunicato che una persona era risultata positiva all’influenza aviaria dopo essere stata contagiata da una mucca da latte in Texas.
Nel mondo
Ad oggi, fortunatamente, i casi di trasmissione all’uomo restano rari, ma questo non significa che non esista un rischio. Un bambino di nove anni, portatore del ceppo H5N1, è morto di influenza aviaria in Cambogia a febbraio, dopo tre decessi nello stesso paese nel 2023. Il sintomo al quale prestare attenzione, sempre che si entri in contatto con animali infetti, è quello dell’occhio rosso (corrispondente alla congiuntivite). Quando «si entra nella popolazione dei mammiferi, allora ci si avvicina agli esseri umani», ha detto ancora Farrar, avvertendo che «questo virus è solo alla ricerca di nuovi ospiti. È una vera preoccupazione». Farrar ha chiesto quindi di rafforzare il monitoraggio, avvertendo che è «molto importante capire quante infezioni umane si stanno verificando, perché è lì che avverrà l’adattamento del virus».
In Italia
Nel nostro paese, 11 nuovi focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità da sottotipo H5N1 sono stati confermati in allevamenti di pollame nel periodo compreso da fine marzo 2023 a dicembre 2023. Nel 2024 è stato sinora confermato un solo focolaio nel mese di febbraio. Ora, a livello mondiale, sarà determinante tenere alta la guardia ed evitare che questo virus possa compiere il salto che lo renderebbe molto pericoloso per l’uomo.
Alcol, in Italia 500mila con cirrosi, molti senza diagnosi
News PresaAnche un consumo moderato di alcol, compreso il vino, specie fra i giovani, impatta sulla salute del fegato. In particolare aumenta il rischio di epatopatie, sia acute che croniche. In occasione della Giornata della Prevenzione Alcolica, la Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva (SIGE) si è unita alle iniziative globali per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol.
Alcol e rischi
L’alcol è tra i primi fattori di rischio per la salute a livello globale. “Anche quantità moderate di alcol possono danneggiare il fegato o accelerare la progressione di malattie epatiche già presenti come la steatosi epatica non alcolica fino alla cirrosi e al cancro del fegato”, afferma la Professoressa Carmelina Loguercio, Docente presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, recentemente insignita di un Premio alla carriera dalla SIGE.
“Riguardo all’alcol, l’unico strumento per i pazienti è l’astinenza dall’alcol – conferma il professor Domenico Alvaro, ordinario di Gastroenterologia e preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Roma La Sapienza – obiettivo che purtroppo è difficile da raggiungere”.
Sulle malattie epatiche avanzate da alcol, “ se fino a pochi anni fa, per i pazienti con consumo attivo il trapianto era un tabù, oggi si sta cambiando atteggiamento, anche se purtroppo in vari centri trapianti il paziente non completamente astinente non viene trapiantato. I dati attuali ci dicono che i famosi sei mesi di astinenza da alcol non sempre sono obbligatori per poter mettere un paziente con malattia avanzata di fegato in lista trapianto. Si è visto che in caso di malattia acuta subcronica da alcol, il trapianto può essere comunque consigliato perché i dati a lungo termine ci dicono che comunque si riduce in maniera significativa la mortalità”.
Stile di vita
In Italia, il consumo di vino è spesso legato a momenti conviviali e a una tradizione culturale. Tuttavia, secondo gli studi, nessun livello di consumo alcolico è completamente sicuro per la salute. Studi recenti indicano che anche piccole quantità di alcol possono impattare a lungo termine, soprattutto se il consumo inizia in giovane età. I dati pubblicati in questi giorni da Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Ona-Iss) mostrano come nel 2022 circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2% degli uomini e al 9,1% delle donne) hanno bevuto una quantità di alcol tale da mettere la propria salute a rischio. Inoltre, sono 3milioni e 700 mila le persone che hanno bevuto per ubriacarsi e per 770mila italiani il consumo di alcol è stato così alto da provocare un danno a livello fisico o mentale.
Cirrosi epatica
In Italia il numero di pazienti affetti da cirrosi epatica non è noto con certezza. Nel 2022 una prima stima del numero di pazienti con diagnosi nota di cirrosi epatica ne valuta circa 180.000 – dati Associazione Epac.it. “Se parliamo della fase avanzata, cioè di cirrosi epatica, si stima che in Italia esistano in realtà circa 500.000 soggetti, diagnostici e non, con cirrosi, come dato di prevalenza. Una grossa parte di questi probabilmente rappresenta la parte nascosta dell’iceberg ma attualmente possiamo dire che su 500.000 circa la metà sono di eziologia alcolica e l’altra metà sono legate alla sindrome metabolica, ovviamente escludendo le cause virali che sono in netta discesa” – precisa il professor Domenico Alvaro.
Il rischio è particolarmente elevato tra i giovani, dove stili di vita scorretti possono promuovere comportamenti di consumo alcolico progressivamente dannoso per la salute globale. ” È fondamentale, pertanto, intervenire precocemente sulle abitudini del consumo alcolico fra i giovani, promuovendo stili di vita salutari e informando sulle potenziali conseguenze negative”, sottolinea la professoressa Loguercio.
“Ci sono due cause di malattia epatica che continuano a crearci grossi problemi. Il primo è l’alcol, l’altra è la sindrome metabolica, quest’ultima in progressivo aumento d’incidenza. Di fatto, non ci sono evidenze di una riduzione di consumo di alcol, soprattutto tra i giovani, cosa che rappresenta un problema sociale enormemente importante anche nelle fasce medie o alte di età, soprattutto nel Nord Italia – interviene il professor Domenico Alvaro. – L’alcol rappresenta ancora oggi una delle principali cause di malattie epatiche e la disassuefazione dall’alcol è un reale problema che richiede una gestione multidisciplinare del paziente”.
Gli specialisti della SIGE chiedono azioni preventive attraverso campagne informative e politiche pubbliche che sostengano l’educazione al rischio alcolico, in particolare tra i giovani e durante gli eventi sociali e culturali.
“La prevenzione è la nostra migliore alleata nella lotta contro le epatopatie, specie quelle legate all’alcol. Infatti, solo attraverso la consapevolezza e l’educazione possiamo sperare di ridurne l’incidenza”, conclude la prof.ssa Loguercio.
Alcol, in Italia 500mila con cirrosi, molti senza diagnosi
NewsAnche un consumo moderato di alcol, compreso il vino, specie fra i giovani, impatta sulla salute del fegato. In particolare aumenta il rischio di epatopatie, sia acute che croniche. In occasione della Giornata della Prevenzione Alcolica, la Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva (SIGE) si è unita alle iniziative globali per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol.
Alcol e rischi
L’alcol è tra i primi fattori di rischio per la salute a livello globale. “Anche quantità moderate di alcol possono danneggiare il fegato o accelerare la progressione di malattie epatiche già presenti come la steatosi epatica non alcolica fino alla cirrosi e al cancro del fegato”, afferma la Professoressa Carmelina Loguercio, Docente presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, recentemente insignita di un Premio alla carriera dalla SIGE.
“Riguardo all’alcol, l’unico strumento per i pazienti è l’astinenza dall’alcol – conferma il professor Domenico Alvaro, ordinario di Gastroenterologia e preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Roma La Sapienza – obiettivo che purtroppo è difficile da raggiungere”.
Sulle malattie epatiche avanzate da alcol, “ se fino a pochi anni fa, per i pazienti con consumo attivo il trapianto era un tabù, oggi si sta cambiando atteggiamento, anche se purtroppo in vari centri trapianti il paziente non completamente astinente non viene trapiantato. I dati attuali ci dicono che i famosi sei mesi di astinenza da alcol non sempre sono obbligatori per poter mettere un paziente con malattia avanzata di fegato in lista trapianto. Si è visto che in caso di malattia acuta subcronica da alcol, il trapianto può essere comunque consigliato perché i dati a lungo termine ci dicono che comunque si riduce in maniera significativa la mortalità”.
Stile di vita
In Italia, il consumo di vino è spesso legato a momenti conviviali e a una tradizione culturale. Tuttavia, secondo gli studi, nessun livello di consumo alcolico è completamente sicuro per la salute. Studi recenti indicano che anche piccole quantità di alcol possono impattare a lungo termine, soprattutto se il consumo inizia in giovane età. I dati pubblicati in questi giorni da Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Ona-Iss) mostrano come nel 2022 circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2% degli uomini e al 9,1% delle donne) hanno bevuto una quantità di alcol tale da mettere la propria salute a rischio. Inoltre, sono 3milioni e 700 mila le persone che hanno bevuto per ubriacarsi e per 770mila italiani il consumo di alcol è stato così alto da provocare un danno a livello fisico o mentale.
Cirrosi epatica
In Italia il numero di pazienti affetti da cirrosi epatica non è noto con certezza. Nel 2022 una prima stima del numero di pazienti con diagnosi nota di cirrosi epatica ne valuta circa 180.000 – dati Associazione Epac.it. “Se parliamo della fase avanzata, cioè di cirrosi epatica, si stima che in Italia esistano in realtà circa 500.000 soggetti, diagnostici e non, con cirrosi, come dato di prevalenza. Una grossa parte di questi probabilmente rappresenta la parte nascosta dell’iceberg ma attualmente possiamo dire che su 500.000 circa la metà sono di eziologia alcolica e l’altra metà sono legate alla sindrome metabolica, ovviamente escludendo le cause virali che sono in netta discesa” – precisa il professor Domenico Alvaro.
Il rischio è particolarmente elevato tra i giovani, dove stili di vita scorretti possono promuovere comportamenti di consumo alcolico progressivamente dannoso per la salute globale. ” È fondamentale, pertanto, intervenire precocemente sulle abitudini del consumo alcolico fra i giovani, promuovendo stili di vita salutari e informando sulle potenziali conseguenze negative”, sottolinea la professoressa Loguercio.
“Ci sono due cause di malattia epatica che continuano a crearci grossi problemi. Il primo è l’alcol, l’altra è la sindrome metabolica, quest’ultima in progressivo aumento d’incidenza. Di fatto, non ci sono evidenze di una riduzione di consumo di alcol, soprattutto tra i giovani, cosa che rappresenta un problema sociale enormemente importante anche nelle fasce medie o alte di età, soprattutto nel Nord Italia – interviene il professor Domenico Alvaro. – L’alcol rappresenta ancora oggi una delle principali cause di malattie epatiche e la disassuefazione dall’alcol è un reale problema che richiede una gestione multidisciplinare del paziente”.
Gli specialisti della SIGE chiedono azioni preventive attraverso campagne informative e politiche pubbliche che sostengano l’educazione al rischio alcolico, in particolare tra i giovani e durante gli eventi sociali e culturali.
“La prevenzione è la nostra migliore alleata nella lotta contro le epatopatie, specie quelle legate all’alcol. Infatti, solo attraverso la consapevolezza e l’educazione possiamo sperare di ridurne l’incidenza”, conclude la prof.ssa Loguercio.
La sanità punta sulle nuove tecnologie
Ricerca innovazioneUna nuova tecnologia arricchisce le dotazioni dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli. È stata installata, presso l’Unità Operativa Complessa di Radiologia dell’Ospedale Monaldi di Napoli, diretta da Tullio Valente, la nuova Cardio TC. Un’apparecchiatura di ultimissima generazione, acquistata con un finanziamento Por Fesr di oltre 2 milioni di euro, che consentirà di migliorare il già altissimo livello di prestazioni offerte agli utenti affetti da patologie cardiache, attraverso l’esecuzione di Tac ad altissima risoluzione utili a valutare patologie quali la miocardite acuta, cardiomiopatie ed infarto miocardico con coronarie normali.
Ammodernamento
Questa nuovissima apparecchiatura, la prima ad essere installata in una struttura sanitaria pubblica della Campania, coniuga altissima definizione delle immagini, precisione e rapidità di esecuzione. Fattori determinanti in presenza soprattutto di pazienti non collaboranti o con problemi cardiovascolari, ai quali sarà possibile effettuare l’esame diagnostico senza dover somministrare farmaci per rallentare il battito cardiaco.
È bene sottolineare che la nuova Cardio TC è solo l’ultima delle acquisizioni volute dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, Anna Iervolino, nell’ambito di un ambizioso piano di rinnovamento tecnologico che prevede investimenti complessivi per oltre 8 milioni di euro a valere su fondi comunitari e PNRR.
«L’innovazione avanza a passi da gigante – sottolinea il direttore generale Anna Iervolino – per questo è imperativo che le strutture ospedaliere adottino un approccio proattivo nei confronti dell’ammodernamento tecnologico. L’Azienda Ospedaliera dei Colli ha una consolidata expertise in ambito cardiopolmonare e, con questa nuova acquisizione, potenziamo l’offerta assistenziale per i nostri pazienti, confermandoci un centro di riferimento nazionale per lo studio e la cura delle patologie cardiovascolari».
I fondi
Sempre per l’ammodernamento tecnologico dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, inoltre, è stato investito oltre un milione di euro per potenziare la diagnostica dei presidi ospedalieri Monaldi e CTO con l’installazione di sistemi radiografici di ultimissima generazione, che consentono di effettuare esami radiografici con e senza mezzo di contrasto, e altre apparecchiature RX interventistiche (Arco a C), indispensabili per eseguire indagini radiografiche durante gli interventi chirurgici e ortopedici. Altri 500mila euro sono stati investiti a valere su fondi PNRR per l’installazione di due angiografi fissi digitali di ultima generazione per il potenziamento della cardiologia interventistica. Importante anche l’investimento effettuato di circa 1 milione di euro, sempre a valere sui fondi POR-FESR, per l’acquisto di 20 sistemi di ultima generazione per la gestione anestesiologica dei pazienti che sono in fase di installazione in altrettante sale operatorie.
Povertà sanitaria, in troppi rinunciano alle cure
NewsAttraverso la lente dei social, il nostro è realmente il Bel Paese: una vita fatta cene eleganti, balletti in spiaggia e auto di lusso. Ma le storie sui social, si sa, spariscono in fretta, e quando l’obiettivo dello smartphone si spegne e il cellulare torna in tasca, o in borsa, emerge una realtà ben più dura. Compare allora, in quel preciso istante, un’Italia molto diversa, nella quale circa 4,5 milioni di cittadini sono costretti a rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso.
Povertà sanitaria Istantanea di un dramma
Non è quindi una “storia”, bensì un’istantanea, a tracciare i contorni di un Paese nel quale sono sempre più i cittadini che vivono un vero e proprio dramma. A certificarlo è l’ultimo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat. L’istantanea di questo dramma parla di un raddoppio della quota di chi ha rinunciato alle visite o agli esami per problemi di lista di attesa (da 2,8% nel 2019 a 4,5% nel 2023). Resta stabile la rinuncia per motivi economici (da 4,3% nel 2019 a 4,2% nel 2023), ma comunque in aumento rispetto al 2022: +1,3 punti percentuali in un solo anno.
Viaggi della speranza
Colpisce il flusso di quanti sono spinti a lasciare le regioni del Sud per trovare assistenza in quelle ben più ricche del Nord. L’emigrazione ospedaliera extra-regione torna insomma ai livelli pre-Covid: nel 2022 l’8,3% dei ricoveri in regime ordinario per acuti. Stando al rapporto: Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni con maggiori flussi in uscita non compensati da flussi in entrata; in Sicilia e Sardegna, sebbene l’indice di emigrazione ospedaliera sia contenuto, è molto superiore all’indice di immigrazione ospedaliera.
Presa in carico
Risulta in continuo aumento la quota di anziani assistiti in Assistenza domiciliare integrata (Adi), dal 2,9% nel 2019 al 3,3% nel 2022, ma resta una forte variabilità territoriale: dal 3,8% nel Nord-est al 2,6% al Sud. Se si considera anche l’assistenza residenziale, rimane il Nord-est l’area con la maggiore presa in carico di anziani fragili (6,2% nel 2021) e il Sud con quella più bassa (2,8% nel 2021). Dati che dovrebbero far riflettere sul progetto di dar vita ad una autonomia differenziata, che in sanità rischia di avere conseguenze molto serie.
Cervicite, un’infezione da non sottovalutare
NewsCervicite Cos’è
Semplificando un po’ si può dire che cervicite è l’infiammazione della cervice uterina (più nota come collo dell’utero) che è poi la parte inferiore dell’utero. La cervice ha una forma che ricorda quella di un cono ed è percorsa da un canale, il canale cervicale, che mette in comunicazione questa cavità con la vagina. Il problema di questa malattia, che ha una natura infettiva, è che i suoi sintomi non sono specifici e quindi non è smepre facile ricondurli all’infezione.
Cervicite Le cause
Cervicite Sintomi
La cervicite può manifestarsi con sintomi quali:
• sanguinamenti vaginali successivi a rapporti sessuali
• sanguinamenti vaginali tra cicli mestruali
• secrezioni vaginali di tonalità chiara
• dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali)
• dolore vaginale
Cosa fare?
Se la causa dell’infiammazione è identificata, il trattamento mirato può favorire la risoluzione dell’infiammazione della cervice uterina. La terapia antibiotica si utilizza in caso di clamidia, gonorrea e infezioni da micoplasma, la tricomoniasi risponde al metronidazolo e le infezioni da herpes virus richiedono l’uso di antivirali.
Prevenzione
Per quanto riguarda la prevenzione della cervicite, come è facile intuire, l’unica strada è quella di avere rapporti sessuali protetti dall’uso del preservativo ed evitare il contatto con sostanze irritanti che potrebbero alterare l’equilibrio della flora batterica vaginale, favorendo le infezioni.
Metodi contraccettivi
Quello che spesso si ignora è che anche l’uso del diaframma o di altri metodi contraccettivi può essere associato all’insorgenza dell’infiammazione cervicale. Le reazioni allergiche ai spermicidi o al lattice dei preservativi possono sicuramente provocare situazioni di cervicovaginite. Inoltre, l’impiego del diaframma, del pessario e l’eccessivo utilizzo di lavande vaginali, detergenti intimi o terapie locali prolungate possono altrettanto contribuire all’insorgenza dell’infiammazione. Nella cura di questa malattia è essenziale coinvolgere anche il partner per evitare che l’infezione poi ritorni.
Cos’è e come si può affrontare la poliposi nasale
News Presa, PodcastComunemente viene definita poliposi nasale e non di rado il suo esordio può essere confuso con una semplice allergia o con un raffreddore insistente. Non è così. Si tratta infatti di una patologia molto complessa, legata ad un’infiammazione di Tipo 2 e può portare addirittura alla perdita dell’olfatto. Per fare chiarezza su questa condizione e spiegare qual è il modo migliore di affrontare il problema, il network editoriale PreSa ha scelto di far intervenire ai microfoni di Radio Kiss Kiss il professor Ignazio La Mantia, Direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Policlinico di Catania. L’appuntamento è per sabato 27 aprile (in onda nella fascia oraria tra le 08.00 e le 09.00). Stay Tuned!
“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”