Tempo di lettura: 3 minutiL’ultima revisione dei LEA – i Livelli Essenziali Assistenza sanitaria, rimandata a gennaio 2025, prevede un risarcimento dell’intervento di cataratta per gli ospedali del SSN di circa 800 euro. Per gli specialisti si tratta di una cifra troppo ridotta per coprire i costi del personale, dei materiali, della sala operatoria ma soprattutto delle tecnologie innovative.
“Se questa revisione andrà veramente in vigore, i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie decideranno di non lavorare in perdita e spingeranno i medici ad eseguire sempre meno cataratte, lasciando due alternative alle persone: chi potrà pagarsi il privato o l’assicurazione, si farà operare. Chi non avrà i mezzi, diventerà cieco o ipovedente” – spiega Francesco Bandello, Direttore Clinica Oculistica Università Vita Salute IRCCS Ospedale San Raffaele Milano e presidente dell’Associazione Pazienti Malattie Oculari.
La denuncia è stata fatta dal professor Bandello e da un nutrito panel di medici oculisti – tra i circa 6-7.000 operanti sull’intero territorio italiano, di cui intorno ai 1.500 nel SSN – ed esperti sanitari alla presenza delle istituzioni, nella Sala Stampa della Camera dei deputati, oggi 3 aprile 2024 durante l’incontro «Sanità pubblica senza cataratte. Così l’oculistica sta scomparendo dal SSN» a cura dell’Associazione Italiana Pazienti Oculari in collaborazione con A.I.M.O. Associazione Italiana Medici Oculisti e con S.I.S.O. Società Italiana Scienze Oftalmologiche.
“Il problema di fondo – spiega Bandello – è che l’Oculistica è considerata una disciplina sulla quale si può risparmiare, e rischia come già l’odontoiatria e, negli ultimi anni, la Dermatologia e, in parte, l’Otorinolaringoiatria, di venire sacrificata all’interno del SSN fino a scomparire”.
Cataratta, rischi e prospettive
“Questo provvedimento avrà degli altissimi costi sociali e non permetterà di erogare le prestazioni assistenziali con adeguati standard di qualità ed efficienza: a pagare il prezzo sarà il paziente – conferma il prof. Teresio Avitabile, presidente della Società italiana Scienze Oftalmologiche S.I.S.O.”
«L’oculistica è e rimane infatti la disciplina con il miglior rapporto costo-beneficio in tutto l’orizzonte medico (Fonte OMS) – ha specificato Alberto Quadrio Curzio, Professore Emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e Presidente onorario Associazione Pazienti malattie oculari -. Da una buona vista dipendono autonomia personale, risultati scolastici e aggiornamento delle competenze professionali, prevenzione degli infortuni sul lavoro. Perdere la vista, oltre al danno alle persone in termini di sofferenza, implica anche un costo sociale ed economico – mancati guadagni, peso sulle famiglie, assistenza di invalidità, esclusione – che è enormemente più alto di quanto costerebbe mantenere la salute visiva dentro il SSN”.
«Siamo molto preoccupati per la riduzione dei rimborsi per gli interventi oculistici ed in particolare per le cataratte e le terapie intravitreali finalizzate alle patologie retiniche che rappresentano gli interventi più eseguiti su tutto il territorio nazionale – puntualizza la dottoressa Alessandra Balestrazzi, Presidente AIMO Associazione Italiana Medici Oculisti – Piuttosto che far uscire la nostra specialità dal SSN o ridurre drasticamente il numero di interventi, si potrebbe pensare di prevedere una compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini per alcune tecnologie più costose che potrebbero permettere ai pazienti una migliore qualità della vista»
Il professor Mario Stirpe, decano dell’oculistica italiana e Presidente dell’IRCCS Fondazione Bietti, sottolinea il rischio che “l’assistenza ospedaliera venga progressivamente limitata alle materie salvavita con la consegna delle materie specialistiche ad una sanità convenzionata il cui primo obbiettivo sarà quello di mantenere bilanci positivi, e ancor peggio, l’intrusione di categorie che già oggi tendono ad assumere compiti impropri”.
“Al momento – riprende il professor Bandello – le strade che si possono prendere sono tre. Il Governo modifichi i Lea permettendo agli ospedali di ricevere almeno 1000 euro circa per intervento; oppure indichi un livello di reddito al di sotto del quale la cataratta viene garantita dal SSN; in alternativa, ammetta in maniera trasparente che tutti i cittadini e le cittadine devono pensare di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria per la salute visiva. Già ora le liste di attesa superano i 18 mesi. Se le cose rimangono come sono, eseguire la cataratta in ospedale diventerà un’illusione”.
“Quella di sacrificare l’Oculistica è una scelta lucida – conclude Bandello -. Ed è la scelta sbagliata: costa più di quanto faccia risparmiare e sacrifica il futuro di una disciplina che non potrà più contare su giovani medici formati nella sanità pubblica.”
Cos’è la sindrome del bambino scosso
Genitorialità, News PresaLa sindrome del bambino scosso, nota anche come shaken baby syndrome (SBS), è una delle forme più gravi di maltrattamento fisico nei neonati e nei lattanti. Quello che non tutti sanno è che il rischio di procurare un danno ad un bimbo di pochi mesi è concreto e può avvenire anche in modo del tutto inconsapevole. Proviamo allora a capire di cosa si tratta, perché si verifica e quali sono i rischi associati.
Cos’è la sindrome del bambino scosso
Iniziamo col dire che questa sindrome è causata da un violento scuotimento del bambino, spesso in risposta al suo pianto inconsolabile. Ciascuno di noi a questo punto starà pensando:non sarei mai capace di fare una cosa simile. Il problema è riuscire a comprendere lo stress al quale una mamma (in misura minore anche il papà) è sottoposta nei mesi immediatamente successivi al parto. Anche involontariamente, senza rendersene conto, alcune donne possono cullare il piccolo con eccessiva veemenza e procurare dei danni. La maggior parte dei casi si verifica nel primo anno di vita, con una maggiore frequenza nei primi sei mesi.
Cause e meccanismo
La sindrome del bambino scosso si verifica quando il bambino viene tenuto per il tronco e scosso vigorosamente. A causa delle dimensioni del cranio e della muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità cranica (vale a dire il cervello, il cervelletto e il midollo allungato) subisce rapidi movimenti di rotazione. Questo può portare a un trauma cerebrale, lesioni dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con conseguenti emorragie. Il risultato è spesso una serie di complicanze neurologiche gravi.
Fattori di rischio
Come detto i fattori di rischio sono principalmente stress, frustrazione o persino la giovane età dei genitori. Le mamme sono più a rischio, perché – gioco forza – nei primi mesi è su di loro che si scarica il peso del parto. Situazioni stressanti o mancanza di supporto possono ovviamente aumentare la probabilità di scuotere il bambino. La è un altro stato d’animo pericoloso, perché quando il bimbo piange (nei primi sei mesi il suo vagito è al massimo dell’intensità) i genitori spesso non sanno come gestire la situazione e possono reagire scuotendolo.ù
Danni e conseguenze
Lo scuotimento troppo energico, come detto, può causare lesioni al cervello, che rischia di muoversi liberamente nel cranio. Questo può portare a danni motori e neurologici, soprattutto nei bambini al di sotto dei due anni. Ecco perché i è importante educare i genitori e i caregiver sulle tecniche di gestione del pianto del bambino e promuovere il supporto sociale per ridurre lo stress dei genitori-
Virus B, il primo caso nell’uomo ad Hong Kong
News Presa, PrevenzioneAd Hong Kong è stato registrato il primo caso nell’uomo di virus B trasmesso dalle scimmie. La premessa è d’obbligo, alle nostre latitudini non si corre alcun rischio, ma in vista dell’estate e di viaggi in mete da sogno la questione assume una certa rilevanza. Il caso segnalato dalle autorità sanitarie di Hong Kong riguarda un uomo di 37 anni che è ricoverato in gravi condizioni, riferisce Bloomberg, dopo essere stato attaccato da un branco in un parco.
Prestare attenzione
Le autorità sanitarie locali stanno indagando sul contagio e avvertono la popolazione di non toccare né dare da mangiare alle scimmie selvatiche. Chiunque venga ferito da una scimmia dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico, raccomanda il Centro di protezione della salute. Il giovane è entrato in ospedale il 21 marzo con febbre e perdita di coscienza. Secondo quanto riferito dai familiari, a fine febbraio l’uomo era stato ferito durante una visita al Kam Shan Country Park, una destinazione escursionistica nota per il suo branco di scimmie selvatiche.
I sintomi
L’herpesvirus simiae è una variante di herpesvirus che colpisce principalmente i macachi. Il rischio per l’uomo di solito è molto basso, ma il virus può essere trasmesso attraverso il contatto con fluidi corporei infetti. Solitamente morsi o graffi di macachi infetti. Nei casi in cui l’herpes virus simiae viene trasmesso agli esseri umani, i sintomi possono variare da lievi a gravi. Nei primi stadi dell’infezione, i sintomi possono includere vesciche dolorose intorno alla bocca o agli occhi, febbre, mal di testa e malessere generale, molto simili ai sintomi dell’herpes simplex. Tuttavia, nei casi più gravi, l’herpes B virus può provocare complicazioni neurologiche serie, inclusa l’encefalite.
Il virus
Il virus B o Herpesvirus simiae è naturalmente presente nella saliva, nell’urina e nelle feci dei macachi, spiega il Dipartimento della Sanità di Hong Kong. Le persone infettate possono presentare inizialmente sintomi simil-influenzali, che però rischiano di progredire fino a un’infezione del sistema nervoso centrale. La malattia può causare gravi danni cerebrali o portare alla morte, se non trattata immediatamente. Fortunatamente la trasmissione del patogeno da uomo a uomo è ritenuta rara.
Cura il diabete ma anche il cuore
News PresaUn recente studio condotto da un team di ricercatori italiani, coordinato dal professor Giuseppe Paolisso dell’Università UniCamillus di Roma e dell’Università Vanvitelli di Napoli, ha evidenziato potenti effetti protettivi sul cuore da parte di un farmaco usato per la cura del diabete, il tirzepatide (Tzt). I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su Cardiovascular Diabetology.
Lo studio
Utilizzando un approccio in tre fasi, gli studiosi hanno condotto una meta-analisi sugli effetti cardiovascolari della Tzt, valutato gli effetti protettivi cardiaci in vitro su cellule cardiache umane in laboratorio e realizzato un’analisi bioinformatica per confermare il suo meccanismo d’azione. I risultati hanno dimostrato che la tirzepatide riduce significativamente le probabilità di eventi cardiovascolari gravi, proteggendo le cellule cardiache da ipertrofia, fibrosi e morte cellulare. Inoltre, favorisce la contrattilità cardiaca, offrendo un ampio spettro di benefici per la salute del cuore.
Antiobesità
Ciò che rende particolarmente interessante la scoperta è il fatto che la tirzepatide sia un farmaco antidiabetico. Questo lo rende doppio valido, considerando che i soggetti diabetici sono esposti a un maggior rischio di complicanze cardiovascolari, inclusa l’insufficienza cardiaca. Secondo il professor Paolisso, la tirzepatide rappresenta un nuovo farmaco promettente per la gestione del diabete di tipo 2, con notevoli effetti anti-obesità e protettivi nei confronti delle malattie cardiache indotte dal diabete. Gli effetti cardioprotettivi della Tzt sono attribuiti all’azione antinfiammatoria e alla capacità di contrastare lo stress ossidativo e la fibrosi cardiaca.
Presto in Italia
Lo studio coinvolge anche ricercatori dell’Università di Salerno e dell’Inra-Irccs di Ancona, evidenziando la collaborazione interdisciplinare nel promuovere la ricerca scientifica e il progresso nella lotta contro le malattie cardiovascolari e il diabete. I risultati di questo studio italiano confermano l’importanza della tirzepatide come un farmaco promettente non solo per il controllo del diabete di tipo 2, ma anche per la protezione del cuore dai danni cardiovascolari. L’arrivo imminente di questo farmaco sul mercato italiano potrebbe rappresentare un passo significativo nel migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da diabete e ridurre il rischio di gravi complicanze cardiache.
Memoria, come allenarla e mantenere il cervello giovane
Anziani, Benessere, Prevenzione, Stili di vitaL’età che avanza o ritmi della vita sostenuti possono mettere a dura prova la memoria. Tuttavia, esistono rimedi semplici che possono aiutare a mantenere la mente in forma e combattere il declino cognitivo. Il primo, ad esempio, è dormire il giusto numero di ore. Una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience dimostra che dormire per un numero insufficiente di ore può portare a una perdita di memoria. In particolare si riferisce al sonno a onde lente ossia il sonno profondo. La carenza a lungo andare può comportare un deterioramento della corteccia prefrontale mediale.
Come funziona la memoria
La memoria è come un cestino nel cervello, dove vengono immagazzinati dati, fatti, persone e ricordi. Ogni tanto, il cestino ha bisogno di essere ripulito per liberarsi delle informazioni non necessarie. Dimenticare alcune cose ogni giorno, come il nome di una persona o un bene da acquistare al supermercato è un fatto normale. Tuttavia, diventa un problema quando le dimenticanze iniziano a condizionare negativamente la vita quotidiana.
Quante cose dimenticate al giorno
Secondo statistiche internazionali, ogni giorno le persone dimenticano da quattro a nove cose. In media, vengono persi circa 15 minuti al giorno nel tentativo di recuperare gli oggetti dimenticati. Tuttavia, secondo gli specialisti non c’è da preoccuparsi delle dimenticanze, a meno che non diventino ricorrenti e influenzino significativamente la vita quotidiana.
Come esercitare la memoria
Il nostro cervello è come un muscolo che deve essere costantemente allenato per rimanere in forma. Esistono diversi modi per esercitare la memoria, come risolvere cruciverba, leggere, praticare un hobby, imparare cose nuove e viaggiare. Anche l’attività fisica è fondamentale per mantenere il cervello attivo e favorire la circolazione sanguigna.
Cibi che favoriscono la memoria
Oltre agli esercizi mentali, una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura può contribuire al benessere della memoria. Alcuni cibi possono fare la differenza:
Mito da sfatare
Contrariamente a quanto si possa pensare, non esiste alcuna prova scientifica che il fosforo aiuti la memoria. Per mantenere la memoria attiva e allenata, le ricerche suggeriscono dieci abitudini:
Come evolve
La memoria evolve nel corso della vita, con picchi di prestazioni in diverse fasi. Ad esempio, la velocità nel ricordare i fatti raggiunge il picco tra i 15 e i 20 anni, mentre la memoria visiva è al massimo dopo i 30 anni.
Cataratta, intervento trova sempre più ostacoli, appello degli oculisti
News PresaL’ultima revisione dei LEA – i Livelli Essenziali Assistenza sanitaria, rimandata a gennaio 2025, prevede un risarcimento dell’intervento di cataratta per gli ospedali del SSN di circa 800 euro. Per gli specialisti si tratta di una cifra troppo ridotta per coprire i costi del personale, dei materiali, della sala operatoria ma soprattutto delle tecnologie innovative.
“Se questa revisione andrà veramente in vigore, i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie decideranno di non lavorare in perdita e spingeranno i medici ad eseguire sempre meno cataratte, lasciando due alternative alle persone: chi potrà pagarsi il privato o l’assicurazione, si farà operare. Chi non avrà i mezzi, diventerà cieco o ipovedente” – spiega Francesco Bandello, Direttore Clinica Oculistica Università Vita Salute IRCCS Ospedale San Raffaele Milano e presidente dell’Associazione Pazienti Malattie Oculari.
La denuncia è stata fatta dal professor Bandello e da un nutrito panel di medici oculisti – tra i circa 6-7.000 operanti sull’intero territorio italiano, di cui intorno ai 1.500 nel SSN – ed esperti sanitari alla presenza delle istituzioni, nella Sala Stampa della Camera dei deputati, oggi 3 aprile 2024 durante l’incontro «Sanità pubblica senza cataratte. Così l’oculistica sta scomparendo dal SSN» a cura dell’Associazione Italiana Pazienti Oculari in collaborazione con A.I.M.O. Associazione Italiana Medici Oculisti e con S.I.S.O. Società Italiana Scienze Oftalmologiche.
“Il problema di fondo – spiega Bandello – è che l’Oculistica è considerata una disciplina sulla quale si può risparmiare, e rischia come già l’odontoiatria e, negli ultimi anni, la Dermatologia e, in parte, l’Otorinolaringoiatria, di venire sacrificata all’interno del SSN fino a scomparire”.
Cataratta, rischi e prospettive
“Questo provvedimento avrà degli altissimi costi sociali e non permetterà di erogare le prestazioni assistenziali con adeguati standard di qualità ed efficienza: a pagare il prezzo sarà il paziente – conferma il prof. Teresio Avitabile, presidente della Società italiana Scienze Oftalmologiche S.I.S.O.”
«L’oculistica è e rimane infatti la disciplina con il miglior rapporto costo-beneficio in tutto l’orizzonte medico (Fonte OMS) – ha specificato Alberto Quadrio Curzio, Professore Emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e Presidente onorario Associazione Pazienti malattie oculari -. Da una buona vista dipendono autonomia personale, risultati scolastici e aggiornamento delle competenze professionali, prevenzione degli infortuni sul lavoro. Perdere la vista, oltre al danno alle persone in termini di sofferenza, implica anche un costo sociale ed economico – mancati guadagni, peso sulle famiglie, assistenza di invalidità, esclusione – che è enormemente più alto di quanto costerebbe mantenere la salute visiva dentro il SSN”.
«Siamo molto preoccupati per la riduzione dei rimborsi per gli interventi oculistici ed in particolare per le cataratte e le terapie intravitreali finalizzate alle patologie retiniche che rappresentano gli interventi più eseguiti su tutto il territorio nazionale – puntualizza la dottoressa Alessandra Balestrazzi, Presidente AIMO Associazione Italiana Medici Oculisti – Piuttosto che far uscire la nostra specialità dal SSN o ridurre drasticamente il numero di interventi, si potrebbe pensare di prevedere una compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini per alcune tecnologie più costose che potrebbero permettere ai pazienti una migliore qualità della vista»
Il professor Mario Stirpe, decano dell’oculistica italiana e Presidente dell’IRCCS Fondazione Bietti, sottolinea il rischio che “l’assistenza ospedaliera venga progressivamente limitata alle materie salvavita con la consegna delle materie specialistiche ad una sanità convenzionata il cui primo obbiettivo sarà quello di mantenere bilanci positivi, e ancor peggio, l’intrusione di categorie che già oggi tendono ad assumere compiti impropri”.
“Al momento – riprende il professor Bandello – le strade che si possono prendere sono tre. Il Governo modifichi i Lea permettendo agli ospedali di ricevere almeno 1000 euro circa per intervento; oppure indichi un livello di reddito al di sotto del quale la cataratta viene garantita dal SSN; in alternativa, ammetta in maniera trasparente che tutti i cittadini e le cittadine devono pensare di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria per la salute visiva. Già ora le liste di attesa superano i 18 mesi. Se le cose rimangono come sono, eseguire la cataratta in ospedale diventerà un’illusione”.
“Quella di sacrificare l’Oculistica è una scelta lucida – conclude Bandello -. Ed è la scelta sbagliata: costa più di quanto faccia risparmiare e sacrifica il futuro di una disciplina che non potrà più contare su giovani medici formati nella sanità pubblica.”
Tiroide, una nuova tecnica non lascia cicatrici
News PresaOperare la tiroide senza incidere la pelle. È una chirurgia innovativa, per alcuni versi addirittura rivoluzionaria, quella proposta al Gemelli di Roma per intervenire sulla ghiandola senza lasciare alcun segno visibile. La tecnica, definita tiroidectomia endoscopica trans-orale con approccio vestibolare (Toetva) consente infatti l’asportazione della tiroide senza lacerare la pelle ed è stata usata per la prima al Policlinico Gemelli su una giovane paziente.
Alternativa
La Toetva rappresenta un’alternativa all’avanguardia rispetto alle tecniche chirurgiche tradizionali e alle procedure mini-invasive video-assistite. Ideata in Thailandia, dove le cicatrici sul collo sono culturalmente significative, questa procedura si è rapidamente diffusa in tutto il mondo per rispondere alle esigenze dei pazienti che desiderano evitare cicatrici visibili.
Cicatrici
Secondo Marco Raffaelli, direttore della Unità di Chirurgia endocrina e metabolica presso il Policlinico Gemelli, la Toetva è stata introdotta per soddisfare la crescente domanda di interventi chirurgici senza cicatrici visibili, in particolare per i tumori della tiroide che colpiscono anche persone giovani. La procedura si è dimostrata particolarmente utile per le giovani donne, che spesso ritardano l’intervento tradizionale per paura delle cicatrici sul collo.
Recupero rapido
La Toetva si distingue per la sua tecnica avanzata, che coinvolge piccole incisioni praticate all’interno della bocca, sotto il labbro inferiore, permettendo agli strumenti chirurgici di accedere alla tiroide senza danneggiare la pelle esterna. Questo approccio minimamente invasivo riduce significativamente il rischio di cicatrici visibili e offre ai pazienti un recupero più rapido e una maggiore soddisfazione post-operatoria.
I rischi
Nonostante la Toetva rappresenti un’opzione promettente per molti pazienti, è importante notare che è ancora una procedura relativamente nuova, eseguita solo in pochi centri in Italia e nel mondo. Richiede un’attenta selezione dei pazienti e viene eseguita in anestesia generale. Come ogni procedura chirurgica, possono verificarsi complicazioni, tra cui la lesione del nervo mentoniero con conseguente perdita di sensibilità del mento. Insomma, una tecnica veramente innovativa che, come sempre quando si tratta di chirurgia, non va presa sottogamba e deve essere praticata nei migliori centri.
Allarme aviaria, potenziale rischio per gli esseri umani
News PresaLe autorità sanitarie europee lanciano un avvertimento sulla possibile trasmissione su larga scala del virus dell’influenza aviaria A/H5N1 agli esseri umani. Un rapporto congiunto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e della European Food Safety Authority (Efsa) mette in luce la crescente preoccupazione dovuta all’intensa diffusione e alla continua evoluzione del virus.
Il rapporto
Il rapporto evidenzia che, se il virus A/H5N1 acquisisse la capacità di diffondersi tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala. Fortunatamente, per ora il virus ha mostrato una limitata capacità di infettare gli esseri umani, ma il suo costante adattamento nei mammiferi e la sua capacità di combinarsi con altri virus circolanti potrebbero portare a mutazioni che migliorano la sua trasmissibilità nell’uomo.
Rischio attuale
Nonostante il rischio attuale di infezione per la popolazione generale sia considerato basso, le preoccupazioni non mancano. Dal punto di vista strettamente tecnico, quanti sono esposti professionalmente o in altro modo ad animali infetti da influenza aviaria sono esposti a un rischio da basso a moderato. Ciò non significa che si possa abbassare la guardia, e la recente esperienza con il Covid in questo senso ha insegnato molto.
Implicazioni e misure preventive
Ecco perché le autorità sanitarie raccomandano il rafforzamento della biosicurezza negli allevamenti e la limitazione dell’esposizione dei mammiferi, compreso l’uomo. È essenziale intensificare la sorveglianza sugli animali e sull’uomo, insieme all’analisi genomica e alla condivisione dei dati di sequenza, al fine di monitorare e prevenire eventuali futuri focolai. Quindi, nonostante al momento non ci siano prove di una maggiore capacità di infettare gli esseri umani, è fondamentale rimanere vigili e adottare misure preventive per mitigare il rischio potenziale di trasmissione del virus A/H5N1 agli esseri umani.
Obesità, ecco perché siamo malati di cibo
News PresaIniezioni da migliaia di dollari da fare ogni mese, per sempre, con la promessa di perdere decine e decine di chili. È la rivoluzione dei nuovi farmaci dimagranti che è ormai esplosa negli Stati Uniti e che sta arrivando anche in Europa. Un tema che sta dividendo l’opinione pubblica, tra favorevoli e contrari, ma che soprattutto rischia di mandare in tilt i servizi sanitari pubblici finché si adotteranno linee guida chiare sulla prescrivibilità.
La sfida
Il tema è così sentito perché l’obesità è ormai in tutto il mondo una vera piaga. Ma quand’è che un sovrappeso può essere considerato obesità? Dal punto di vista strettamente clinico si tratta di una condizione medica che si verifica quando una persona ha accumulato tanto tessuto adiposo da poter avere un impatto negativo sulla salute. Un individuo si può definire obeso quando l’ indice di massa corporea (BMI) è superiore a 30 kg/m².
Aspettativa di vita
Studi recenti hanno dimostrato che l’obesità può ridurre significativamente l’aspettativa di vita. Le persone affette da obesità grave hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche come il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione e alcuni tipi di cancro. Il trattamento delle complicanze legate all’obesità comporta costi sanitari elevati. Si stima che i sistemi sanitari globali spendano miliardi ogni anno per affrontare le conseguenze dirette e indirette dell’obesità.
Prevenzione e interventi
La prevenzione dell’obesità richiede un approccio multifattoriale che include una dieta equilibrata e attività fisica regolare. L’obiettivo dovrebbe essere di fare almeno 150 minuti di attività cardiovascolare moderata o 75 minuti di attività intensa ogni settimana. Un buon esercizio può essere fatto con pesi leggeri che aumenta la resistenza e può aiutare a costruire muscoli, aumentare il metabolismo e bruciare calorie anche a riposo. Molto utile anche yoga, pilates e altre forme di allenamento che migliorano la forza, la flessibilità e l’equilibrio possono essere utili nell’aumentare la consapevolezza del corpo e nel migliorare la postura. In alcuni casi, soprattutto se l’obesità è grave o se ci sono altre condizioni di salute coinvolte, potrebbe essere utile lavorare con un professionista dell’esercizio fisico, come un personal trainer o un fisioterapista, per sviluppare un programma di allenamento sicuro ed efficace.
Over 60: prebiotici allontanano demenza. Lo studio
Alimentazione, Anziani, News Presa, PrevenzioneUn nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, dimostra la correlazione tra l’assunzione di prebiotici e il miglioramento delle prestazioni cognitive negli anziani. In particolare, l’integrazione di un prebiotico è stata associata a miglioramenti significativi nei test di memoria in soli 12 settimane. Un risultato significativo alla luce dell’invecchiamento della popolazione e l’incidenza di malattie neurodegenerative in costante aumento.
Microbioma intestinale e invecchiamento
Gli studi dimostrano il ruolo cruciale del microbioma intestinale nel mantenimento delle funzioni cognitive e fisiche durante l’invecchiamento. Tuttavia, con l’avanzare dell’età, il microbioma diventa più vulnerabile a diversi fattori, tra cui malattie, farmaci e cambiamenti dello stile di vita. Questo porta a una diminuzione della resilienza del microbioma intestinale.
Lo studio sul ruolo dei prebiotici
Lo studio ha coinvolto 36 coppie di gemelli di età superiore ai 60 anni. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto un placebo e l’altro un prebiotico (inulina e frutto-oligosaccaridi) ogni giorno per 12 settimane. Né i partecipanti né gli analisti erano a conoscenza del tipo di trattamento ricevuto fino al termine dello studio. Durante il periodo di studio, i partecipanti sono stati monitorati da remoto attraverso video, questionari online e test cognitivi. I risultati hanno mostrato che il gruppo che ha assunto il prebiotico ha registrato un miglioramento significativo nelle prestazioni cognitive rispetto al gruppo placebo. In particolare, il test Paired Associates Learning, utilizzato come indicatore precoce della malattia di Alzheimer, ha mostrato risultati promettenti.
Ruolo del microbiota intestinale
Esistono prove sempre più consistenti dell’esistenza di un asse intestino-cervello. È un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e quello enterico, in cui il microbiota intestinale svolge un ruolo centrale e influente. In questo contesto, i risultati dello studio hanno evidenziato una correlazione positiva tra l’assunzione di prebiotici e l’abbondanza relativa di Bifidobacterium. Inoltre suggeriscono il ruolo benefico dei prebiotici nel miglioramento delle funzioni cognitive negli anziani.
Prebiotici e demenza, prospettive future
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di condurre ulteriori ricerche per confermare e approfondire i risultati. In particolare, è necessario valutare se gli effetti positivi siano sostenuti nel tempo e in gruppi più ampi di persone. La comprensione dei meccanismi alla base dell’asse intestino-cervello potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per migliorare la salute mentale e la qualità della vita degli anziani.
Premio PreSa 2023, l’innovazione per abbattere le discriminazioni. I vincitori
News Presa, Premi PreSaLa IX edizione del Premio PreSa si è svolta ieri a Palazzo Wedekind di Roma. Il riconoscimento viene conferito ogni anno ad accademici, istituzioni, ricercatori, professionisti, associazioni o singoli cittadini che con la loro attività si sono distinti nella tutela delle disabilità. L’evento di quest’anno ha voluto porre al centro del dibattito i temi dell’innovazione come mezzo di inclusione sociale e per abbattere le discriminazioni e la violenza di genere. Il Presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio ha sottolineato: “Troppo spesso le persone fragili o marginalizzate sono vittime di violenza. È il caso delle donne disabili che spesso subiscono una doppia discriminazione, e quindi una doppia violenza. Il Premio PreSa 2023, che rappresenta ormai per noi una felice tradizione annuale, vuole contribuire a sensibilizzare sui temi delle discriminazioni e della violenza di genere, dando voce a chi troppo spesso vede il suo grido ignorato”.
Il premio PreSa è organizzato dalla Fondazione MESIT (Medicina Sociale e innovazione Tecnologica) e dal network editoriale di promozione della salute PreSa (Prevenzione e Salute), in collaborazione con il CEIS dell’Università di Tor Vergata, l’ALTEMS Advisory dell’Università Cattolica e il centro “Innovazione&Salute” dell’Università di Roma Tre.
I vincitori del Premio PreSa 2023
1. Associazione Differenza Donna
MOTIVAZIONE: Il premio viene conferito all’associazione Differenza Donna nella persona di Rosalba Taddeini, Responsabile dell’Osservatorio Nazionale sulla Violenza contro le Donne con disabilità, per l’attività di accoglienza, sostegno e informazione, ma anche di monitoraggio per la rilevazione e l’emersione della violenza su donne con disabilità.
2. Prof.ssa Paola Rogliani, Ordinaria di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Direttrice UOC (Unità Operativa Complessa) della Fondazione Policlinico Tor Vergata & Presidente Eletta SIP.
MOTIVAZIONE: Il premio viene conferito alla prof.ssa Paola Rogliani per la prestigiosa e innovativa attività di ricerca e divulgazione, che ha contributo al miglioramento della salute respiratoria e alla promozione dell’uguaglianza di genere in campo clinico.
3. Associazione Distrofia Facio-Scapolo-Omerale Italia Onlus
MOTIVAZIONE: Il premio viene assegnato all’Associazione Distrofia Facio-Scapolo-Omerale Italia Onlus, nella persona di Liliana Ianulardo, Presidente onoraria, per l’attività di supporto e divulgazione, e per la partecipazione a progetti di ricerca sulla distrofia Facio-Scapolo-Omerale.
4. Maurizio Castelli, Calciatore Professionista
MOTIVAZIONE: Il premio viene conferito a Maurizio Castelli per l’esempio di perseveranza e professionalità nel conseguimento di risultati sportivi di alta levatura.
5. Cetty Ummarino, Ideatrice del Progetto di imprenditoria inclusiva “Like Your Home”
MOTIVAZIONE: Il Premio Presa2023 viene assegnato a Cetty Ummarino per i suoi modelli innovativi di imprenditoria inclusiva e sociale, che mirano a riconoscere il contributo delle persone con disabilità nello sviluppo della società.
6. Graziella Saverino, Presidente Entusiasmabili APS
MOTIVAZIONE: Il Premio Presa2023 viene conferito a Graziella Saverino per l’entusiasmo contagioso nel promuovere preziose attività di sensibilizzazione, comunicazione e inclusione sociale.