Tempo di lettura: 4 minutiAnziani sempre più soli, a rischio povertà e incapaci di utilizzare a pieno le nuove tecnologie. Le sfide dell’invecchiamento richiedono un’azione congiunta di sanità, sociale, sport, cultura, infrastrutture. La fotografia è stata scattata dalla Fondazione Visentini che ha presentato i nuovi dati sulla Vicinanza della salute per la popolazione anziana 2023.
Anziani e benessere
L’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza torna a chiedere un Piano nazionale di salute che coordini anche le varie dimensioni extra-sanitarie per la salute ed il benessere della popolazione. Contro la crescente solitudine della popolazione anziana non bastano interventi tecnologici ed economici, ma bisogna intervenire con politiche per la coesione sociale, ribadisce la fondazione. Le reti di interconnessione sociale, spesso sottovalutate ma con un impatto cruciale sulla salute delle persone e sulla tenuta del sistema sociale e di salute, hanno mostrato una preoccupante tendenza al declino, soprattutto in epoca post pandemica.
Il tema è stato anche al centro del recente simposio “La quasi terza età: salute e benessere della popolazione over 65”, presso l’Università Luiss di Roma, promosso dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Visentini.
Prof. Duilio Carusi: favorire alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65
“La transizione demografica ha portato a nuovi tempi di vita e ad una inedita ecologia della popolazione anziana. L’alto livello di isolamento, aggravato dalla disgregazione delle reti sociali e familiari, rappresenta un allarme che non può essere ignorato. È essenziale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e il supporto sociale, così come interventi mirati a migliorare la salute mentale degli anziani” ha dichiarato Duilio Carusi, Adjunct Professor Luiss Business School e Coordinatore dell’Osservatorio, che continua: “Altro elemento cruciale è il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65: in un’epoca in cui i servizi digitali stanno diventando sempre più centrali, è fondamentale colmare questo gap per evitare nuove forme di ‘disabilità digitale’”.
Lo scenario tracciato dalla Fondazione Visentini
Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque, che per gli over 65 significa passare dagli attuali 4,2 milioni a circa 6 milioni nel 2040.
Oggi l’Indice di Vicinanza della salute (IVS) mostra un andamento peggiorativo per tutta la popolazione, con i livelli per gli over 65 stabilmente più bassi rispetto alla popolazione generale. L’indice IVS per gli over 65 si ferma a 82 punti, contro i 95 punti della popolazione generale.
Ma è nel contesto relativo a “Individuo e Relazioni sociali” che il divario esplode, segnando 66 punti per gli over 65, rispetto ai 100 punti della popolazione generale. I motivi di questa condizione di svantaggio si evidenziano pesantemente nei domini relativi a (in ordine di gravità): Isolamento; Literacy; Mental Health; Coesione sociale. Attenzione alla Fragilità economica.
Viceministro Maria Teresa Bellucci: superare discriminazioni e pregiudizi
“Transizione demografica, tecnologica ed energetica sono le sfide del nostro tempo e una vita più lunga deve poter essere, per quanto possibile, felice e ben vissuta, combattendo attivamente l’incultura dello scarto e dell’esclusione sociale. La solitudine è un male che si aggiunge ai malanni dell’età e produce una sofferenza in troppe persone anziane, soprattutto quando sono povere e malate” ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali intervenuta al Simposio.
“La centralità della persona è il riferimento della prima legge-quadro in favore della terza età, attesa da oltre vent’anni, che abbiamo varato a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Una riforma che punta, in particolare, a riconoscere la casa come luogo di vita e di cura quando possibile, a semplificare l’acceso ai servizi e sostenere l’integrazione sociosanitaria. C’è ancora tanta vita, tanta ricchezza nell’età ‘grande’, come la chiama Papa Francesco, ma dobbiamo impegnarci come istituzioni e come cittadini a cambiare il paradigma. Dopo i 65 anni si può fare moltissimo per la società e noi vogliamo superare discriminazioni e pregiudizi, favorendo l’inclusione a tutti i livelli, dal lavoro alla vita comunitaria, per costruire delle politiche che non lascino nessuno indietro” ha concluso il viceministro.
Silvia Salis (Coni): diffondere cultura dello sport
“Con l’entrata del concetto di pratica sportiva nella Costituzione (art. 33)” ha fatto presente Silvia Salis Vicepresidente Vicario del CONI “stiamo assistendo alla nascita dell’idea di diritto allo sport. Questo diritto viene, erroneamente, associato spesso ai più giovani, ritengo invece che sia fondamentale iniziare a porre le basi per un diritto allo sport nella terza età. Questa operazione non procrastinabile sono certa che avrebbe in tempi brevi un effetto sulle condizioni di vita e di salute dei nostri anziani e un concreto ritorno in termini di risparmio nella spesa pubblica.”
“La sanità integrativa, che si conferma un pilastro essenziale del sistema salute, si trova in una fase cruciale della propria evoluzione”. Così Fabio Pengo, Vicepresidente FASI. “Per rispondere meglio alle esigenze socio-sanitarie degli anziani e migliorare la qualità della loro vita, oltre alle tutele già riconosciute dal Fasi per la non autosufficienza, stiamo esplorando soluzioni innovative, quali l’integrazione con i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e un maggior coinvolgimento di famiglie e caregiver, senza tralasciare il ruolo cruciale della prevenzione per un invecchiamento in salute”.
Dati principali:
- l’Isolamento fa segnare un allarmante valore di 9 punti rispetto ai 91 della popolazione generale;
- la Literacy, ovvero l’alfabetizzazione in questo caso sanitaria e digitale, si ferma a 20 punti contro i 96 della popolazione generale;
- la Mental health, lo stato di salute e benessere mentale, si attesta a 53 punti contro i 105 della popolazione generale;
- la Coesione sociale, nonostante un incremento post pandemia della “partecipazione sociale”, fa segnare 66 punti contro gli 84 della popolazione generale.
La fondazione, infine, pone l’attenzione anche sulla Fragilità economica che per la prima volta flette al ribasso trascinata dall’aumento vertiginoso della popolazione in condizione di “Povertà assoluta” e di “Rischio di povertà”.
Sport e salute, un legame inatteso
News, News, Ricerca innovazione, SportUn nuovo progetto di ricerca, avviato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, punta a studiare i benefici dell’attività sportiva sui bambini e sui ragazzi affetti da patologie croniche. Questo studio, sostenuto dall’associazione “La Stella di Lorenzo”, si inserisce in un più ampio accordo di collaborazione tra le due istituzioni, focalizzato sul connubio tra salute e attività sportiva. L’iniziativa è in linea con i valori promossi dalla Giornata nazionale dello Sport, celebrata in tutta Italia il 2 giugno.
Patologie croniche “non trasmissibili”
Le patologie croniche non trasmissibili, oggetto del progetto di ricerca, includono patologie cardiovascolari (come cardiopatie congenite, cardiomiopatie e canalopatie), malattie dismetabolico-endocrinologiche (diabete, dislipidemie), malattie oncologiche (tumori solidi e del sangue), malattie renali e respiratorie croniche. Negli ultimi decenni, queste patologie hanno superato le malattie infettive come principale causa di morte nella popolazione generale. La loro insorgenza e aggravamento sono spesso legati a fattori di rischio comportamentali, biologici e ambientali, tra cui la sedentarietà, che è uno dei più rilevanti soprattutto in età pediatrica.
Il progetto di ricerca
Il progetto di ricerca “I benefici dello sport nelle patologie croniche” nasce per valutare gli effetti di programmi di Attività Motoria Preventiva e Adattata (AMPA) nei bambini e ragazzi affetti da patologie croniche non trasmissibili. La ricerca, finanziata dalla ONLUS “La Stella di Lorenzo”, coinvolgerà circa 60 pazienti tra gli 8 e i 18 anni nell’arco di due anni. Il protocollo di allenamento prevede due sedute settimanali per una durata di almeno 4 mesi. I partecipanti saranno sottoposti a valutazioni dei parametri cardiorespiratori e funzionali prima e dopo il programma, inclusi la capacità aerobica, la forza degli arti, la flessibilità e l’equilibrio.
Prevenzione
Fabrizio Drago, responsabile di Cardiologia e Aritmologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e direttore del progetto di ricerca, spiega che i pazienti saranno inseriti «in programmi quadrimestrali di attività fisica adattata. Confidiamo che i risultati ottenuti permettano di prescrivere tali attività come un farmaco nel trattamento a lungo termine delle malattie croniche. Una corretta attività fisica, adattata al tipo di paziente e alla sua patologia, non solo aiuterà a prevenire o ritardare molte di queste malattie, ma costituirà una vera e propria forma di terapia».
Salute e sport: l’accordo con l’Università di Roma “Foro Italico”
Il progetto di ricerca sull’AMPA fa parte di un accordo più ampio tra l’Ospedale della Santa Sede e l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, istituzione dedicata alle scienze del movimento e dello sport. Questo accordo, in linea con i principi della Giornata nazionale dello Sport, mira a promuovere la ricerca, la formazione e la sensibilizzazione sull’importanza del binomio salute e sport, con un focus particolare sui bambini e ragazzi con patologie croniche.
Qualità di vita
Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, ha commentato: «Siamo molto felici di questo accordo, che ci permette di unire prevenzione e cura, formazione e ricerca scientifica. Sport
Drago, Fabbri e Parisi RID
La collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” sottolinea l’importanza del legame tra sport e benessere sia per prevenire che per migliorare la qualità della vita di tutti, in particolare dei bambini e ragazzi con patologie croniche».
Opportunità di ricerca
Attilio Parisi, rettore dell’Università di Roma “Foro Italico”, ha aggiunto: «L’attività fisica adattata svolge un ruolo fondamentale a tutti i livelli di prevenzione. Rivolgere programmi motori alla popolazione pediatrica affetta da patologie consentirà non solo di migliorare la qualità della loro vita, ma anche di contrastare le comorbidità legate allo stile di vita sedentario. La collaborazione con il Bambino Gesù rappresenta un’importante opportunità di ricerca e terza missione, mettendo a disposizione del territorio le nostre competenze».
Sport come terapia
Questo progetto rappresenta un passo avanti significativo nel campo della medicina pediatrica, integrando l’attività fisica come parte integrante della terapia per le malattie croniche. Con l’approccio innovativo di prescrivere l’esercizio fisico come un farmaco, si spera di migliorare notevolmente la qualità della vita dei giovani pazienti.
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Presa Weekly 30 Maggio 2024
PreSa WeeklyLombardia – Campania, 148mila euro contro il cancro pediatrico
Bambini, News, Ricerca innovazioneDalla Lombardia alla Campania per battere il cancro pediatrico. È una partnership importante quella nata tra la Fondazione Mediolanum e la Fondazione Santobono Pausilipon e servirà a sostenere e dare nuovo impulso alla ricerca con la quale si cerca di affrontare il cancro pediatrico. Questa collaborazione si è concretizzata con una generosa donazione di quasi 148mila euro destinati all’Ospedale Pediatrico della Campania. La cerimonia di consegna dell’assegno ha visto la partecipazione di figure chiave come Sara Doris, Presidente di Fondazione Mediolanum, Rodolfo Conenna, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon, e Flavia Matrisciano e Anna Maria Ziccardi, rispettivamente direttore e presidente della Fondazione Santobono Pausilipon.
Il progetto “Piccoli grandi sogni”
Questa iniziativa rientra nel progetto benefico “Piccoli grandi sogni”, promosso da Banca Mediolanum per supportare tre delle più rilevanti organizzazioni pediatriche ospedaliere in Italia. Oltre alla Fondazione Santobono Pausilipon, i destinatari di questa iniziativa benefica vedono la Fondazione GaslinInsieme ETS di Genova e l’Associazione A.B.C. del Burlo Garofolo di Trieste. Il progetto ha come obiettivo principale quello di migliorare le possibilità di cura per i piccoli pazienti e in particolare a sostenere la ricerca contro il cancro pediatrico.
Raccolta fondi e solidarietà
Il successo di questa raccolta fondi è stato possibile grazie all’impegno di Banca Mediolanum, che ha trasformato le scelte dei propri clienti in un gesto solidale. Tra ottobre e dicembre 2023, i clienti che hanno sottoscritto i prodotti della Banca abbinati al progetto solidale hanno contribuito alla raccolta fondi di Fondazione Mediolanum. Questo ha permesso di devolvere 441.319 euro, suddivisi equamente tra le tre associazioni coinvolte, per supportare i bambini in cura presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono Pausilipon di Napoli, l’Ospedale Gaslini di Genova e l’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo” di Trieste.
Le voci dei protagonisti
Il supporto arrivato dalla Lombardia, da Fondazione Mediolanum è stato accolto con grande entusiasmo dalle organizzazioni beneficiarie. “Grazie al supporto di Fondazione Mediolanum è stata messa in moto una grande macchina della solidarietà a sostegno delle cure dei nostri piccoli pazienti. Grazie all’impegno e alla generosità di tutti quelli che hanno contribuito a questa bella iniziativa collettiva, implementeremo le linee di ricerca contro il cancro pediatrico, un progetto che ci sta molto a cuore perché ci consente di investire in terapie all’avanguardia per offrire nuove speranze di cura ai nostri bambini”, hanno dichiarato dalla Fondazione Santobono Pausilipon.
Rodolfo Conenna, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon, ha sottolineato l’importanza dell’investimento: “Il cancro pediatrico è la prima causa di morte nei bambini. Investire in ricerca significa investire in nuova speranza di guarigione grazie a protocolli personalizzati e a terapie innovative”.
Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum e Presidente di Fondazione Mediolanum, ha espresso la sua soddisfazione per il progetto: “Ciò che verrà realizzato con Fondazione Santobono Pausilipon attraverso la nostra donazione trova fondamento non solo nelle mie convinzioni personali ma coincide anche con i valori fondanti della nostra istituzione e della Banca. Sono orgogliosa di constatare che anno dopo anno, iniziativa dopo iniziativa, insieme ai nostri clienti possiamo fare veramente molto per rendere sempre più incisiva e produttiva la pratica del bene”.
Prospettive future
La donazione che arriva dalla Lombardia, dalla Fondazione Mediolanum sosterrà in modo significativo il progetto in oncoematologia pediatrica presso l’Ospedale Santobono Pausilipon. Investire nella ricerca significa migliorare la qualità delle cure e ridurre l’invasività delle terapie per i piccoli pazienti. Gli studi più recenti si concentrano sulla “medicina personalizzata”, che mira a identificare terapie specifiche per ciascun paziente in base alle caratteristiche individuali della sua malattia e alle alterazioni genetiche delle cellule tumorali. Questo approccio ha l’obiettivo di colpire le cellule malate senza danneggiare quelle sane, a differenza dei tradizionali cicli di chemioterapia.
Dalla Lombardia alla Campania
La Fondazione Santobono Pausilipon, attraverso la raccolta ed erogazione di fondi, continua a sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica nell’AORN Santobono Pausilipon. Grazie alla collaborazione con la Lombardia, in particolare con la Fondazione Mediolanum e al progetto “Piccoli grandi sogni”, si aprono nuove prospettive di cura per i piccoli pazienti, offrendo loro speranze concrete di guarigione e una qualità di vita migliore.
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Anziani e benessere
L’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza torna a chiedere un Piano nazionale di salute che coordini anche le varie dimensioni extra-sanitarie per la salute ed il benessere della popolazione. Contro la crescente solitudine della popolazione anziana non bastano interventi tecnologici ed economici, ma bisogna intervenire con politiche per la coesione sociale, ribadisce la fondazione. Le reti di interconnessione sociale, spesso sottovalutate ma con un impatto cruciale sulla salute delle persone e sulla tenuta del sistema sociale e di salute, hanno mostrato una preoccupante tendenza al declino, soprattutto in epoca post pandemica.
Il tema è stato anche al centro del recente simposio “La quasi terza età: salute e benessere della popolazione over 65”, presso l’Università Luiss di Roma, promosso dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Visentini.
Prof. Duilio Carusi: favorire alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65
“La transizione demografica ha portato a nuovi tempi di vita e ad una inedita ecologia della popolazione anziana. L’alto livello di isolamento, aggravato dalla disgregazione delle reti sociali e familiari, rappresenta un allarme che non può essere ignorato. È essenziale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e il supporto sociale, così come interventi mirati a migliorare la salute mentale degli anziani” ha dichiarato Duilio Carusi, Adjunct Professor Luiss Business School e Coordinatore dell’Osservatorio, che continua: “Altro elemento cruciale è il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e competenze digitali tra gli over 65: in un’epoca in cui i servizi digitali stanno diventando sempre più centrali, è fondamentale colmare questo gap per evitare nuove forme di ‘disabilità digitale’”.
Lo scenario tracciato dalla Fondazione Visentini
Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque, che per gli over 65 significa passare dagli attuali 4,2 milioni a circa 6 milioni nel 2040.
Oggi l’Indice di Vicinanza della salute (IVS) mostra un andamento peggiorativo per tutta la popolazione, con i livelli per gli over 65 stabilmente più bassi rispetto alla popolazione generale. L’indice IVS per gli over 65 si ferma a 82 punti, contro i 95 punti della popolazione generale.
Ma è nel contesto relativo a “Individuo e Relazioni sociali” che il divario esplode, segnando 66 punti per gli over 65, rispetto ai 100 punti della popolazione generale. I motivi di questa condizione di svantaggio si evidenziano pesantemente nei domini relativi a (in ordine di gravità): Isolamento; Literacy; Mental Health; Coesione sociale. Attenzione alla Fragilità economica.
Viceministro Maria Teresa Bellucci: superare discriminazioni e pregiudizi
“Transizione demografica, tecnologica ed energetica sono le sfide del nostro tempo e una vita più lunga deve poter essere, per quanto possibile, felice e ben vissuta, combattendo attivamente l’incultura dello scarto e dell’esclusione sociale. La solitudine è un male che si aggiunge ai malanni dell’età e produce una sofferenza in troppe persone anziane, soprattutto quando sono povere e malate” ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali intervenuta al Simposio.
“La centralità della persona è il riferimento della prima legge-quadro in favore della terza età, attesa da oltre vent’anni, che abbiamo varato a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Una riforma che punta, in particolare, a riconoscere la casa come luogo di vita e di cura quando possibile, a semplificare l’acceso ai servizi e sostenere l’integrazione sociosanitaria. C’è ancora tanta vita, tanta ricchezza nell’età ‘grande’, come la chiama Papa Francesco, ma dobbiamo impegnarci come istituzioni e come cittadini a cambiare il paradigma. Dopo i 65 anni si può fare moltissimo per la società e noi vogliamo superare discriminazioni e pregiudizi, favorendo l’inclusione a tutti i livelli, dal lavoro alla vita comunitaria, per costruire delle politiche che non lascino nessuno indietro” ha concluso il viceministro.
Silvia Salis (Coni): diffondere cultura dello sport
“Con l’entrata del concetto di pratica sportiva nella Costituzione (art. 33)” ha fatto presente Silvia Salis Vicepresidente Vicario del CONI “stiamo assistendo alla nascita dell’idea di diritto allo sport. Questo diritto viene, erroneamente, associato spesso ai più giovani, ritengo invece che sia fondamentale iniziare a porre le basi per un diritto allo sport nella terza età. Questa operazione non procrastinabile sono certa che avrebbe in tempi brevi un effetto sulle condizioni di vita e di salute dei nostri anziani e un concreto ritorno in termini di risparmio nella spesa pubblica.”
“La sanità integrativa, che si conferma un pilastro essenziale del sistema salute, si trova in una fase cruciale della propria evoluzione”. Così Fabio Pengo, Vicepresidente FASI. “Per rispondere meglio alle esigenze socio-sanitarie degli anziani e migliorare la qualità della loro vita, oltre alle tutele già riconosciute dal Fasi per la non autosufficienza, stiamo esplorando soluzioni innovative, quali l’integrazione con i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e un maggior coinvolgimento di famiglie e caregiver, senza tralasciare il ruolo cruciale della prevenzione per un invecchiamento in salute”.
Dati principali:
La fondazione, infine, pone l’attenzione anche sulla Fragilità economica che per la prima volta flette al ribasso trascinata dall’aumento vertiginoso della popolazione in condizione di “Povertà assoluta” e di “Rischio di povertà”.
Al via Navona Talk, una finestra sul futuro di Fondazione Mesit e PreSa
Eventi PreSa-Mesit, NewsCome nascono le teorie del complotto e cosa c’è nella mente del complottista sono stati i temi al centro del primo episodio di “Navona Talk: Una finestra sul futuro”. Il nuovo format è promosso dalla Fondazione Mesit insieme al network editoriale PreSa. Protagonista della prima puntata, il prof. Andrea Grignolio, Docente di Medical Humanities e Bioetica all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, voce autorevole nel campo della storia della medicina.
Guarda la prima puntata
Il nuovo format Navona Talk
Navona Talk racconta attraverso la voce di ospiti autorevoli del mondo istituzionale, universitario, clinico e associazionistico, le prospettive future del nostro Paese. L’obiettivo è dare spazio e sensibilizzare su temi cruciali per la società, diffondendo una corretta informazione, favorendo il confronto e il dialogo. Come ha ricordato il presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio: “Quando si tratta di tematiche complesse ma imprescindibili, come quelle legate al mondo della salute e dell’innovazione, è fondamentale promuovere un’informazione non solo corretta, ma anche chiara e comprensibile per tutti”.
Tra gli ospiti protagonisti delle puntate, anche l’On.Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera dei Deputati che a margine ha commentato: “Gli ultimi anni hanno messo in luce le vulnerabilità del nostro sistema sanitario, evidenziando carenze di personale, liste d’attesa, infrastrutture inadeguate e disparità territoriali. Stiamo lavorando incessantemente per riscrivere il modello sanitario, mirando a un sistema che valorizzi la prevenzione, la cura sul territorio e l’accessibilità universale alle cure.”
Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, è invece protagonista di un episodio dedicato all’innovazione in ogni ambito della società. “Il futuro che ci aspetta è un futuro di innovazione dirompente”, ha detto durante l’intervista. “È fondamentale assicurare ai cittadini l’accesso rapido ed equo a tutte le terapie disponibili, ma anche la sostenibilità industriale alle imprese farmaceutiche, con un finanziamento che tenga conto dei reali fabbisogni di salute e di competitività”.
Tra gli intervistati anche il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi che ha parlato dell’emergenza della salute mentale: “La sfida di oggi e del futuro è rafforzare la medicina territoriale e l’informatizzazione. Il Governo, grazie ai fondi del Pnrr, ha stanziato 900 milioni di euro per la sanità e, in particolare, per potenziare i distretti sanitari, sulla base dei bisogni di salute dei cittadini. Noi Moderati ha proposto l’istituzione della figura dello psicologo di base affinché tutti possano avere uguale assistenza sanitaria anche nel campo della salute mentale.”
In salute grazie al gatto: 5 cose che non sai
Stili di vitaPrendersi cura di un gatto è certamente un compito gravoso, ma è anche un compito che porta molti benefici alla salute mentale e fisica. I gatti non solo sono compagni fedeli e amorevoli, ma possono anche contribuire a migliorare il benessere generale del loro umano. Uno dei principali benefici di avere un gatto è la riduzione dello stress e dell’ansia. Accarezzare un gatto può stimolare la produzione di endorfine, note come “ormoni della felicità”, che aiutano a rilassare il corpo e la mente. Addirittura, la sola presenza di un gatto che fa le fusa può avere un effetto calmante, riducendo i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Gatto e Benefici per il cuore
Numerosi studi hanno dimostrato che possedere un gatto può contribuire a migliorare la salute cardiovascolare. I proprietari di gatti tendono ad avere una pressione sanguigna più bassa e un rischio ridotto di infarto. L’affetto e il legame con un animale domestico possono aiutare a mantenere il cuore sano, riducendo la probabilità di sviluppare malattie cardiache.
Miglioramento del benessere emotivo
I gatti sono noti per la loro capacità di percepire lo stato emotivo dei loro umani. La loro presenza può fornire conforto durante momenti di tristezza o solitudine. Avere un gatto può anche migliorare l’autostima e il senso di scopo, offrendo un motivo per alzarsi ogni giorno e prendersi cura di un altro essere vivente.
Stimolo all’attività fisica
Giocare con un gatto può essere un ottimo modo per fare un po’ di esercizio fisico. Utilizzare giocattoli interattivi, come piume e laser, incoraggia sia il gatto che il proprietario a muoversi di più. Anche le attività quotidiane come pulire la lettiera o riempire la ciotola del cibo contribuiscono a mantenere uno stile di vita attivo.
Supporto sociale
I gatti possono fungere da catalizzatori sociali, facilitando le interazioni con altre persone. I proprietari di gatti spesso trovano un terreno comune con altri amanti degli animali, creando opportunità di socializzazione e amicizia. Inoltre, i gatti possono aiutare a superare la timidezza e l’isolamento sociale. Chiaramente, prendersi cura di un micio richiede molti sforzi e tanta attenzione. Ecco alcuni consigli utili:
Di fatto, prendersi cura del proprio cucciolo crea uno scambio virtuoso, grazie al quale potremo sentirci meglio facendo stare meglio lui.
Insufficienza respiratoria acuta colpisce 40% over 75
AnzianiL’insufficienza respiratoria acuta è in aumento e colpisce fino al 40% di pazienti con più di 75 anni. Ha un rischio di mortalità fino al 20-25% circa, come risulta da uno studio recente, pubblicato nella rivista internazionale Internal and Emergency Medicine e condotto nella Geriatria dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Il tema, insieme all’appropriatezza dell’accesso degli anziani in Pronto Soccorso è stato al centro del 38° Congresso Nazionale della SIGOT – Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio,l.
Insufficienza respiratoria acuta, nuova epidemia degli over 75
“L’insufficienza respiratoria acuta (carenza di ossigeno nel sangue arterioso) è la prima diagnosi di dimissione dei pazienti con più di 75 anni ed in alcuni reparti coinvolge fino al 40% dei pazienti – sottolinea Filippo Luca Fimognari, Direttore Scientifico SIGOT e Direttore della UOC di Geriatria e del Dipartimento Medico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
”Uno studio appena pubblicato e basato su 2024 ospedalizzazioni nella Geriatria della nostra Azienda Ospedaliera, ha rilevato che ne era affetto ben il 48% dei pazienti. Può essere provocata da varie patologie acute, in primis lo scompenso cardiaco, ma anche da BPCO riacutizzata, polmoniti, embolia polmonare, sepsi, versamenti pleurici. È dunque necessario identificare subito le cause per definire la prognosi, che spesso è negativa, con una mortalità intra-ospedaliera del 20-25% (rispetto al 4% di mortalità dei pazienti senza insufficienza respiratoria), e per poter trattare le patologie sottostanti”.
Cronicità e fragilità
“Per fronteggiare l’insufficienza respiratoria acuta serve anche un impegno del territorio per i pazienti dimessi che spesso necessitano di una ossigeno-terapia a domicilio, ma soprattutto rimane centrale il ruolo dell’ospedale, poiché i pazienti che arrivano in Pronto Soccorso con questa patologia costituiscono una percentuale consistente di codici ad alta gravità. Devono essere accolti senza pregiudizi e ricoverati tutte le volte in cui il ricovero sia ritenuto clinicamente opportuno – aggiunge Filippo Luca Fimognari –. Il ricorso in PS è appropriato, perché pur essendo una patologia sotto diagnosticata e di cui si parla poco, è una vera e propria epidemia”.
“Inoltre – prosegue – pone l’esigenza di nuovi posti letto in area medica, con particolare attenzione ai reparti di geriatria per acuti, la cui carenza spiega anche l’affollamento dei Pronto Soccorso, spesso intasati da pazienti già arruolati per essere ricoverati ma che non possono essere trasferiti in reparto per la mancanza di posti letto. Questa realtà conferma quanto già rilevato dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Geriatrics & Gerontology International nel 2022 che riscontrava come gli accessi degli anziani in PS, ed i successivi ricoveri nei reparti, fossero quattro volte più appropriati negli anziani che nei giovani. La diffusione dell’insufficienza respiratoria acuta conferma che le condizioni di cronicità e fragilità rendono gli anziani clinicamente instabili, maggiormente vulnerabili, e pertanto più a rischio di quadri clinici acuti e gravi, che richiedono l’accesso in Pronto Soccorso e spesso il successivo ricovero”.
Il Comprehensive Geriatric assesment
I geriatri sottolineano come la gestione territoriale del paziente anziano con cronicità e disabilità, sia fondamentale per la qualità e la durata della vita dei pazienti. Inoltre auspicano un rafforzamento degli ospedali, che talvolta ancora sono causa di disabilità nelle persone anziane.
“Anzitutto, bisogna ribadire che l’idea che gli anziani accedano in Pronto Soccorso per motivi inappropriati sia un mero pregiudizio, come certificato da importanti studi – evidenzia Alberto Ferrari, Presidente Onorario SIGOT e geriatra presso il 3C Salute di Reggio Emilia –. Inoltre, bisogna evitare che il ricovero provochi nel paziente anziano la perdita dell’autonomia, un esito che come documenta la letteratura scientifica si può verificare se il paziente anziano non è approcciato correttamente. Se questi invece viene approcciato con il Comprehensive Geriatric Assesment (Valutazione Multidimensionale) effettuato in Unità Operativa di Geriatria per acuti (UGA) ha meno rischio di perdere abilità, permette al paziente di rimanere a domicilio, di recuperare più velocemente da un intervento, di ridurre il rischio di essere istituzionalizzato e di andare incontro a decesso”.
”Secondo una recente meta-analisi pubblicata sul British Medical Journal che ha messo a confronto il CGA praticato in una UGA verso un approccio Usual Care praticato in una divisione medico-internistica tradizionale, il numero di pazienti da trattare per evitare una morte o una istituzionalizzazione (ricovero in caso di riposo) è di 20 pazienti a un anno e di 13 a sei mesi. Tuttavia, questi concetti stentano ancora a entrare nella programmazione sanitaria nazionale e nella sensibilità individuale delle persone anziane, senza che si comprendano i reali vantaggi che potrebbero comportare: mantenere l’autonomia e la qualità della vita alla dimissione dall’ospedale”.
Il legame tra inquinamento e dermatite atopica
Stili di vita, Prevenzione, Ricerca innovazioneChi lo dice che la dermatite atopica è solo una questione di genetica? Questa malattia della pelle è sempre più diffusa, in particolare nei paesi industrializzati e i più recenti studi dimostrano una connessione significativa con l’inquinamento ambientale. Ecco perché, gli esperti chiedono con urgenza che siano adottate politiche ambientali sostenibili per ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute della pelle.
Il legame tra inquinamento e dermatite atopica
È noto che le attività umane, dall’industria all’uso di combustibili fossili contribuiscono significativamente all’inquinamento atmosferico. Questo, a sua volta, ha un impatto diretto sulla salute umana, influenzando negativamente anche la pelle sin dalla fase pre-natale. Le future mamme esposte a inquinanti atmosferici hanno un rischio maggiore di avere neonati che sviluppano dermatite atopica entro i primi sei mesi di vita. Persino l’inquinamento legato agli incendi boschivi può aumentare i casi di dermatite atopica sia nei bambini che negli adulti.
I dermatologi della SIDeMaST in prima linea
Al 98° Congresso nazionale della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), i dermatologi hanno sottolineato l’importanza del legame tra inquinamento ambientale e dermatite atopica. Il professor Luca Stingeni, presidente del Congresso, ha spiegato come variabili climatiche e inquinanti atmosferici possano indurre o aggravare questa patologia attraverso meccanismi biologici come la formazione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e lo stress ossidativo, che compromettono la barriera cutanea e provocano una risposta infiammatoria.
Studi scientifici e risultati
Già nel 1998, uno studio condotto a Monaco ha dimostrato che l’esposizione della pelle di soggetti affetti da dermatite atopica al biossido di azoto aumenta la perdita di acqua attraverso l’epidermide, indicatore di una barriera cutanea compromessa. Più recentemente, studi cinesi del 2018 hanno confermato che l’inquinamento può generare radicali liberi e alterazioni strutturali delle cellule epidermiche.
I bambini
In Europa, vari studi hanno mostrato che l’esposizione agli inquinanti atmosferici aumenta il rischio di sviluppare dermatite atopica e di aggravare i sintomi. Uno studio tedesco del 2009 ha dimostrato che i neonati esposti a particolato PM2,5 in aree urbane hanno una maggiore prevalenza di dermatite atopica. Questi risultati sono supportati da studi in Sud America e Corea, che correlano l’esposizione agli inquinanti legati al traffico con una maggiore prevalenza di eczema nei bambini.
L’importanza delle politiche ambientali
L’inquinamento atmosferico non solo peggiora la dermatite atopica, ma ha anche importanti ripercussioni per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Politiche ambientali che riducano l’inquinamento sono essenziali per prevenire l’insorgere di questa patologia. Dispositivi per migliorare la funzione barriera della pelle, con indicazioni “anti-pollution”, stanno emergendo come risposte innovative basate su evidenze scientifiche.
Ricerca clinica
La dermatite atopica è una patologia in aumento, strettamente legata all’inquinamento ambientale. Adottare politiche di gestione sostenibile del territorio e limitare l’uso dei combustibili fossili è cruciale per proteggere la salute della pelle. La ricerca clinica continua a fornire nuove soluzioni per combattere questa malattia, ma è indispensabile un impegno collettivo per ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da dermatite atopica.
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Rubriche4 chilometri per la No tabacco race
Sport, PrevenzionePronti a mettersi in gara con la No tabacco race, #io respiro. L’evento di sensibilizzazione contro il fumo nasce dalla collaborazione tra l’Università di Roma Tor Vergata, il Policlinico Tor Vergata e il CUS Tor Vergata e si terrà venerdì 31 maggio con l’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi legati al fumo, sia attivo sia passivo, e promuovere stili di vita sani.
Verso un futuro senza fumo
Il fumo rappresenta la principale causa di morte prevenibile in Italia, con oltre 90.000 decessi all’anno. I danni del tabacco non si limitano solo alla salute umana, ma si estendono anche all’ambiente. In risposta a questa crisi, nasce la “No-Tabacco Race” con l’intento di lanciare un messaggio forte contro il consumo di tabacco, promuovendo uno stile di vita sano e attivo.
Il fumo in Italia: un quadro preoccupante
Secondo i dati del Ministero della Salute, il 20% della popolazione italiana sopra i 15 anni è fumatrice, pari a oltre 10 milioni di persone. Il tabacco è responsabile di più decessi di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. È causa di almeno 25 malattie gravi, tra cui broncopneumopatie croniche ostruttive, cancro del polmone, cardiopatie e vasculopatie. Il fumo passivo, inoltre, ha un impatto significativo, specialmente durante la gravidanza.
4 chilometri per la No tabacco race
La “No-Tabacco Race – #IoRespiro” è una corsa non competitiva di 4 km che si terrà nel verdeggiante Campus dell’Università di Roma Tor Vergata, un’area che si estende per oltre 600 ettari. L’evento coinvolgerà oltre 400 partecipanti e includerà stand informativi con attività di prevenzione gratuita.
Stand informativi e prevenzione
Gli stand saranno gestiti da personale medico e infermieristico del Policlinico Tor Vergata, inclusi medici specializzandi e studenti della Facoltà di Medicina. Le attività sanitarie comprenderanno esami di pneumologia, cardiologia, medicina dello sport, medicina interna e chirurgia toracica. I professionisti offriranno gratuitamente esami come spirometrie, elettrocardiogrammi ed ecografie, oltre a fornire consigli su stili di vita sani, alimentazione e i benefici di una vita senza tabacco. Saranno presenti anche volontari e associazioni di pazienti per offrire supporto e informazioni.
Gli organizzatori
Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, sottolinea l’importanza dell’iniziativa: “La campagna di prevenzione contro i danni del fumo è fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli del tabacco e promuovere comportamenti sani e responsabili”. Isabella Mastrobuono, Commissario Straordinario del Policlinico Tor Vergata, aggiunge: “Dedichiamo questa giornata ai giovani, per aumentare la loro consapevolezza sull’importanza di difendere la salute e smascherare i falsi miti attrattivi dell’uso del tabacco”.
Giornata Mondiale Senza Tabacco
In occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, indetta dall’OMS per il 31 maggio, la manifestazione a Tor Vergata rappresenta un’importante iniziativa di prevenzione e promozione di stili di vita sani. La professoressa Paola Rogliani esprime gratitudine verso tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione, in particolare al CUS Tor Vergata e al suo presidente Manuel Onorati.
Un impegno oltre la corsa
Vincenzo Ambrogi, sostenitore entusiasta dell’evento, evidenzia anche il progetto della “Maratona chirurgica – H 24”, che mira a prolungare l’orario delle sale operatorie per ridurre le liste di attesa, un problema cruciale per i pazienti affetti da neoplasie.
Salute e sport, connubio vincente
Andrea Magrini, Direttore Sanitario del Policlinico Tor Vergata, conclude: “Salute e sport sono uniti per sensibilizzare sui pericoli del fumo di sigaretta. Con questo evento facciamo sentire forte la voce a difesa della salute. Oggi, ogni piccolo passo ci avvicina a un futuro senza fumo. Il contributo di ognuno di noi è vitale!”.
Non solo una corsa
La “No-Tabacco Race” non è solo una corsa, ma un potente messaggio di prevenzione e sensibilizzazione. Promuovendo stili di vita sani e attivi, l’evento mira a ridurre il numero di fumatori e migliorare la salute pubblica, creando una comunità più consapevole e impegnata nella lotta contro il tabacco.