Tempo di lettura: 3 minutiRafforzare l’informazione e migliorare l’accessibilità ai centri vaccinali, rendere effettiva la vaccinazione contro l’Herpes Zoster e porre la prevenzione al centro delle politiche pubbliche: questi sono i punti chiave emersi dall’indagine di Cittadinanza Attiva sulla prevenzione consapevole nell’età adulta.
Il lavoro presentato da Cittadinanzattiva Lazio ha voluto investigare l’attuale stato di conoscenza da parte di cittadini e operatori del valore della prevenzione. I questionari raccolti sono stati 433 dai cittadini e 192 dagli operatori sanitari.
L’informazione sulla prevenzione vaccinale
Una prima grande questione è legata alla corretta informazione sui vaccini, alla loro sicurezza, qualità, efficacia e agli eventuali effetti collaterali. Il 30,6% dichiara di non esser stato correttamente informato sui vaccini disponibili. Solitamente è il personale del centro vaccinale (52,6%) a fornire le informazioni, segue il medico di medicina generale (24,2%). Le due vaccinazioni più “gettonate” sono per il COVID (45%) e antinfluenzale (29%).
I cittadini che hanno dato risposte a campo aperto hanno sottolineato alcune aree di “crisi”: poca informazione sulla disponibilità vaccinazione in età adulta; quando e dove farli; effetti dei vaccini e loro gestione.
Inoltre, in modo maggioritario i cittadini ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: poca informazione; paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; informazioni spesso contradittorie.
Tra le richieste, quelle di materiali informativi sul tema (è la seconda voce con punteggio massimo di 5 su scala da 1 a 5 superata solo dalla chiamata attiva).
Gli operatori sanitari, invece, ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; poca informazione; poca fiducia nei vaccini; informazioni spesso contraddittorie.
Sulle proposte gli operatori sanitari propendono per il colloquio individuale con il proprio medico di medicina generale, seguito poi da campagne di informazione sui mass media, colloquio con personale centro vaccinale.
Accessibilità alle campagne
Il dato maggioritario per la “vicinanza” del centro vaccinale è dato dalla risposta “mediamente vicino”, i tre luoghi che riscuotono maggiore successo sono in ordine: lo studio del medico di medicina generale; la farmacia; il luogo di lavoro.
Gli operatori sanitari confermano in qualche modo tale tendenza, con risposte prevalenti come “lo studio del medico di medicina generale”, seguito dal “centro vaccinale” e dal “luogo di lavoro”. Buone anche le preferenze per la “farmacia” e l’“ospedale”.
I dati quindi sottolineano che, per quanto attiene il tema “accessibilità” (fisica) il luogo di maggiore prossimità al cittadino sarebbe da preferire strutturando il servizio in modo coerente con le aspettative.
Focus Herpes Zoster
In generale, per i cittadini, la conoscenza dell’Herpes Zoster, dei sintomi e delle complicanze, della sua presenza nei LEA (74,3% non sa che la vaccinazione è un LEA e quindi un obbligo/obiettivo per le istituzioni) non è soddisfacente.
La domanda che rivela questo sentimento è: “chi le ha fornito le informazioni sugli effetti dell’Herpes Zoster” dove prevale la risposta “internet/social” seguita a grande distanza dalla risposta “il medico di medicina generale”.
Le domande sul Focus Herpes Zoster rivolte agli operatori sanitari rilevano da un lato una informazione sulla patologia abbastanza precisa. Il dato che fa riflettere maggiormente è però legato alla domanda: “Conosce l’offerta gratuita della vaccinazione anti Herpes Zoster in base alle coorti di età e condizioni di rischio per patologia nella tua Regione?” Il 56,6% ha risposto “no” evidenziando un aspetto legato al tema della informazione e delle procedure che pone domande da approfondire.
La prevenzione
“In generale chiunque dichiara che la prevenzione è centrale nelle politiche di salute pubblica, ma nella pratica assistiamo a difficoltà, ritardi, carenze. Su questo punto è necessario costruire un’alleanza forte tra istituzioni sanitarie, operatori e cittadini”, sottolinea Cittadinanza attiva.
ASMD, se ne parla in radio
Rubriche«La ASMD è una malattia metabolica ereditaria che appartiene al mondo delle malattie rare. È una malattia molto grave, che può colpire a tutte le età. Ma, di solito, si manifesta nei primi anni di vita», lo ha spiegato nel corso delle Pillole di Salute volute e organizzate dal network editoriale PreSa il professor Alberto Burlina, direttore dell’Unità Operativa Complessa Malattie Metaboliche Ereditarie presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. «Se non riconosciuta in tempo – ha chiarito Burlina ai microfoni di Radio Kiss Kiss – l’ASMD può provocare gravi danni neurologici e polmonari. Arrivare ad una diagnosi non è semplice, ma oggi giorno è possibile capire, sin dai primi giorni di vita e partendo una singola goccia di sangue, se l’enzima (la sfingomelinasi, ndr) non funziona in modo corretto. Una diagnosi precoce è fondamentale, perché oggi è disponibile una nuova terapia innovativa che cambia radicalmente il destino di coloro che soffrono di ASMD».
Quali sono i campanelli d’allarme dell’ASMD?
«Sono sintomi molto subdoli dal punto di vista clinico. Giorno dopo giorno, la malattia mina il cervello e i polmoni, ma anche il fegato e la milza. Questa progressione silenziosa fa si che l’ASMD sia spesso diagnosticata quando ormai i danni sono irreversibili». Ecco perché il professor Burlina sottolinea l’importanza dello screening di prevenzione per questa malattia. «Accorgersi con mesi, se non addirittura anni, di anticipo dell’insorgenza della patologia consente di programmare in modo corretto una terapia che eviti i danni neurologici o polmonari che una volta prodotti sono irreversibili.
Parola d’ordine, insomma, screening neonatale.
«Il sistema sanitario nazionale, già oggi prevede per molte malattie la possibilità di uno screening alla nascita. Da una sola goccia di sangue possiamo identificare 50 diverse malattie metaboliche. Spingere affinché venga aggiunta la 51esima, visto che esiste una terapia efficace, è un dovere per tutti noi medici. Dobbiamo batterci affinché questo screening neonatale diventi una consuetudine su tutto il territorio nazionale».
Ascolta il podcast
I numeri dell’ASMD
L’incidenza globale stimata dell’ASMD è di 0,4-0,6 ogni 100.000 nuovi nati.6, Poiché la trasmissione è autosomica recessiva, la probabilità di trasmettere il difetto genetico ad un nuovo nato è di 1 su 4 quando entrambi i genitori sono portatori del gene affetto.
Ereditarietà
Se un bambino eredita solo una copia del gene SMPD1 mutato, non avrà l’ASMD. Tuttavia, il bambino è un “portatore” di ASMD, ciò significa che non ha sintomi, ma può trasmettere l’unica copia del gene mutato ai futuri figli. Se una persona riceve una diagnosi di ASMD, anche i suoi famigliari potrebbero avere la malattia, pertanto è importante capire come viene trasmessa. Gli esami diagnostici effettuati sui membri della famiglia possono aiutare a giungere più rapidamente a una diagnosi, in modo da gestire i sintomi precocemente e adeguatamente.
Le forme della malattia
Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi
Alfredo: per i miei 101 anni mi sono regalato una nuova vita
News PresaAnziani, abusi per uno su tre nelle RSA e case di riposo
Anziani, NewsIl 30% delle persone anziane fragili subisce abusi nelle RSA. Le violenze fisiche e psicologiche aumentano, tra cui angherie, trascuratezza, maltrattamenti fisici e psicologici. La percentuale sale a due anziani su tre nelle RSA e nelle case di riposo.
Anziani e maltrattamenti
I maltrattamenti più ricorrenti nelle RSA e case di riposo sono la mancanza di rispetto per la dignità e la privacy degli anziani. L’uso di mezzi di contenzione inappropriati è un’altra pratica diffusa, insieme alla mancanza di flessibilità negli orari serali e mattutini. L’uso improprio di farmaci è frequente. La mancata fornitura di occhiali, apparecchi acustici o protesi dentali è un altro problema. Anche la mancata fornitura di cibo e bevande adeguati o assistenza nel mangiare rientra tra i maltrattamenti.
Giornata Mondiale contro gli abusi agli anziani
In occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi agli anziani, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) promuove un vademecum sui campanelli d’allarme. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi.
I segnali di allarme
Andrea Ungar, presidente SIGG, dichiara che ci sono diversi segnali ricorrenti di abuso su una persona anziana. Tra questi, scarsa igiene o un odore sgradevole, abiti sporchi, malnutrizione e disidratazione non correlate a una patologia. Lesioni come graffi o tagli, ustioni, lividi, cadute e fratture con cause indeterminate, sono altri segnali da non sottovalutare.
Il ruolo del caregiver
L’assistenza a un anziano, specie con deterioramento cognitivo, impegna il familiare sul piano pratico ed emotivo. Questo spesso porta a un ‘cortocircuito’ relazionale, con comportamenti abusivi del caregiver. Anna Castaldo, coordinatrice del gruppo di studio SIGG sulla prevenzione del maltrattamento, aggiunge che lo stress derivante dal carico assistenziale può ridurre la qualità delle cure. Nel peggiore dei casi, può portare a situazioni di abuso, soprattutto nel difficile periodo estivo.
La gentilezza cura
Essere gentili con le persone anziane fa parte del servizio di cura. Una persona fragile, incapace di badare a sé stessa a causa di una malattia o una disabilità fisica, ha bisogno di essere ascoltata attentamente e non interrotta. È importante mantenere un contatto fisico e visivo con la persona anziana e condividere momenti di relax. La gentilezza può avere un forte impatto terapeutico per il mantenimento della salute e del benessere, sia mentale che fisico.
La gentilezza, inoltre, difende la memoria e aiuta a combattere la depressione. Contribuisce anche al calo della pressione sanguigna, fondamentale per il benessere.
Kiwi, ne basta 1 al giorno per un risultato incredibile
Alimentazione, NewsUn tempo era una mela al giorno a “togliere il medico di torno”, ora pare che il benessere sia nel più esotico kiwi. A dimostrare i benefici di questo frutto sulla salute è uno studio dell’Università di Otago che ha dimostrato come il kiwi sia un potente stimolatore dell’umore con effetti veloci e duraturi.
Piccoli cambiamenti quotidiani
Lo studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition, dimostra che un consumo regolare di kiwi è in grado di produrre effetti positivi sulla vitalità e l’umore in soli quattro giorni. Uno studio che potrebbe sembrare “frivolo”, ma che invece può realmente aiutare a stare meglio. Tamlin Conner, tra le autrici della ricerca, ha sottolineato come un piccolo cambiamento nella dieta possa fare la differenza nel modo in cui si sentono ogni giorno.
Kiwi, il segreto è la vitamina C
L’assunzione di vitamina C, di cui i kiwi sono ricchi, è stata associata a un miglioramento dell’umore, della vitalità, del benessere e a una minore depressione, mentre la carenza è associata a una maggiore depressione e deterioramento cognitivo. I ricercatori hanno effettuato un intervento dietetico di otto settimane su 155 adulti con bassi livelli di questa vitamina.
Lo studio
I partecipanti assumevano quotidianamente un integratore di vitamina C, un placebo o due kiwi. Hanno poi segnalato la loro vitalità, umore, benessere, qualità del sonno, quantità di sonno e attività fisica utilizzando sondaggi su smartphone. È emerso che l’integrazione di kiwi ha migliorato la vitalità e l’umore nel giro di quattro giorni, con un picco intorno al quattordicesimo. La sola integrazione di vitamina C, d’altro canto, ha migliorato marginalmente l’umore fino al dodicesimo giorno.
L’importanza di praticare sport
Se alla giusta alimentazione si aggiunge poi anche un po’ di sport, allora il risultato è garantito. Ma come può un po’ di attività fisica influire positivamente sul nostro stato d’animo? La risposta risiede in una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Benefici Biologici
L’attività fisica induce cambiamenti chimici nel cervello. Durante l’esercizio, il corpo rilascia endorfine, noti anche come “ormoni della felicità”. Questi neurotrasmettitori agiscono come analgesici naturali e migliorano il senso di benessere. Inoltre, l’esercizio fisico aumenta i livelli di serotonina e dopamina, sostanze chimiche che influenzano direttamente l’umore e la motivazione.
Vantaggi Psicologici
Oltre agli effetti chimici, lo sport offre numerosi benefici psicologici. L’impegno in un’attività fisica può distrarre dalle preoccupazioni quotidiane e ridurre i livelli di ansia. Inoltre, raggiungere obiettivi legati all’attività fisica, come migliorare i tempi di corsa o aumentare i pesi sollevati, incrementa l’autostima e il senso di realizzazione personale. La sensazione di controllo che deriva dal regolare l’allenamento e vedere progressi concreti è un potente stimolo per l’umore.
Aspetti Sociali
Praticare sport spesso comporta interazioni sociali. Partecipare a una squadra o frequentare una palestra crea opportunità di incontro e condivisione con altre persone. Questi legami sociali possono ridurre il senso di isolamento e aumentare il supporto emotivo, entrambi cruciali per mantenere un buon umore. Le attività di gruppo promuovono anche il senso di appartenenza e di comunità, elementi fondamentali per il benessere psicologico
Scegliere la giusta attività
Modificare le proprie abitudini alimentari e integrare un po’ di sport nella propria routine quotidiana è insomma il modo migliore per per migliorare l’umore e la salute. E se non siete esattamente dei “campioni provetti”, niente paura, che si tratti di una corsa al parco, una sessione in palestra o una partita di calcio con gli amici, l’importante è trovare un’attività che si ami e che si possa svolgere con costanza. I benefici derivanti dall’esercizio fisico vanno ben oltre la semplice forma fisica, influenzando positivamente anche il nostro benessere mentale e la qualità della vita.
Presa Weekly 14 Giugno 2024
PreSa WeeklyPrevenzione, italiani poco informati. I dati di Cittadinanza attiva
News, PrevenzioneRafforzare l’informazione e migliorare l’accessibilità ai centri vaccinali, rendere effettiva la vaccinazione contro l’Herpes Zoster e porre la prevenzione al centro delle politiche pubbliche: questi sono i punti chiave emersi dall’indagine di Cittadinanza Attiva sulla prevenzione consapevole nell’età adulta.
Il lavoro presentato da Cittadinanzattiva Lazio ha voluto investigare l’attuale stato di conoscenza da parte di cittadini e operatori del valore della prevenzione. I questionari raccolti sono stati 433 dai cittadini e 192 dagli operatori sanitari.
L’informazione sulla prevenzione vaccinale
Una prima grande questione è legata alla corretta informazione sui vaccini, alla loro sicurezza, qualità, efficacia e agli eventuali effetti collaterali. Il 30,6% dichiara di non esser stato correttamente informato sui vaccini disponibili. Solitamente è il personale del centro vaccinale (52,6%) a fornire le informazioni, segue il medico di medicina generale (24,2%). Le due vaccinazioni più “gettonate” sono per il COVID (45%) e antinfluenzale (29%).
I cittadini che hanno dato risposte a campo aperto hanno sottolineato alcune aree di “crisi”: poca informazione sulla disponibilità vaccinazione in età adulta; quando e dove farli; effetti dei vaccini e loro gestione.
Inoltre, in modo maggioritario i cittadini ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: poca informazione; paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; informazioni spesso contradittorie.
Tra le richieste, quelle di materiali informativi sul tema (è la seconda voce con punteggio massimo di 5 su scala da 1 a 5 superata solo dalla chiamata attiva).
Gli operatori sanitari, invece, ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; poca informazione; poca fiducia nei vaccini; informazioni spesso contraddittorie.
Sulle proposte gli operatori sanitari propendono per il colloquio individuale con il proprio medico di medicina generale, seguito poi da campagne di informazione sui mass media, colloquio con personale centro vaccinale.
Accessibilità alle campagne
Il dato maggioritario per la “vicinanza” del centro vaccinale è dato dalla risposta “mediamente vicino”, i tre luoghi che riscuotono maggiore successo sono in ordine: lo studio del medico di medicina generale; la farmacia; il luogo di lavoro.
Gli operatori sanitari confermano in qualche modo tale tendenza, con risposte prevalenti come “lo studio del medico di medicina generale”, seguito dal “centro vaccinale” e dal “luogo di lavoro”. Buone anche le preferenze per la “farmacia” e l’“ospedale”.
I dati quindi sottolineano che, per quanto attiene il tema “accessibilità” (fisica) il luogo di maggiore prossimità al cittadino sarebbe da preferire strutturando il servizio in modo coerente con le aspettative.
Focus Herpes Zoster
In generale, per i cittadini, la conoscenza dell’Herpes Zoster, dei sintomi e delle complicanze, della sua presenza nei LEA (74,3% non sa che la vaccinazione è un LEA e quindi un obbligo/obiettivo per le istituzioni) non è soddisfacente.
La domanda che rivela questo sentimento è: “chi le ha fornito le informazioni sugli effetti dell’Herpes Zoster” dove prevale la risposta “internet/social” seguita a grande distanza dalla risposta “il medico di medicina generale”.
Le domande sul Focus Herpes Zoster rivolte agli operatori sanitari rilevano da un lato una informazione sulla patologia abbastanza precisa. Il dato che fa riflettere maggiormente è però legato alla domanda: “Conosce l’offerta gratuita della vaccinazione anti Herpes Zoster in base alle coorti di età e condizioni di rischio per patologia nella tua Regione?” Il 56,6% ha risposto “no” evidenziando un aspetto legato al tema della informazione e delle procedure che pone domande da approfondire.
La prevenzione
“In generale chiunque dichiara che la prevenzione è centrale nelle politiche di salute pubblica, ma nella pratica assistiamo a difficoltà, ritardi, carenze. Su questo punto è necessario costruire un’alleanza forte tra istituzioni sanitarie, operatori e cittadini”, sottolinea Cittadinanza attiva.
Giovani medici in fuga, tutti a caccia del nuovo bando
News, Economia sanitariaDalle grandi metropoli si spostano verso le zone periferiche, un esodo sempre più marcato quello che riguarda i medici che ora sembrano cercare condizioni di vita e lavorative migliori. Non meraviglia dunque che siano già moltissime le candidature per soli 18 posti di lavoro, fuori dai grandi centri urbani, che le Asl Toscane hanno messo a bando con un concorso nazionale.
Incentivi economici e qualità di vita
Il bando (on line sul sito di Estar, Ente di supporto tecnico della Regione) prevede, tra l’altro, incentivi economici, percorsi di professionalizzazione mirata e ampie possibilità di carriera. Ma c’è tempo solo fino al 20 giugno per partecipare al concorso che – come detto – mira a reclutare giovani medici per gli ospedali periferici e delle isole della Toscana. Destinazioni che in passato sarebbero state “snobbate” ora diventano attrattive, visto che il sovraccarico di pazienti, i turni estenuanti, il traffico congestionato e l’alto costo della vita sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a rendere le condizioni di lavoro nei centri urbani particolarmente impegnative.
Le destinazioni
Nell’Asl Toscana Sud Est, in tutto sette posti, si cercano un medico di medicina interna per lo stabilimento del Casentino degli Ospedali riuniti dell’Aretino, un nefrologo e un ortopedico da assegnare all’ospedale di Nottola a Montepulciano, un medico per l’organizzazione dei servizi sanitari nella zona delle Colline dell’Albegna e un altro per la zona distretto del Casentino, Valtiberina, Val di Chiana aretina, uno psichiatra per il dipartimento di salute mentale della zona Amiata grossetana e Colline Metallifere, un radiologo per lo stabilimento di Massa Marittima del presidio ospedaliero unico grossetano.
Conciliare vita professionale e personale
Nell’Asl Toscana Centro l’avviso riguarda due posti: un medico di medicina d’emergenza-urgenza per l’ospedale di Pescia in provincia di Pistoia e un ortopedico per il presidio ospedaliero di Borgo San Lorenzo in Mugello. Destinazioni, queste ultime, che possono offrire un radicale cambio di vita. I piccoli centri permettono infatti un ambiente di lavoro più sereno e meno stressante, con una maggiore possibilità di instaurare rapporti personali e duraturi con i pazienti. In queste comunità, i medici possono godere di un equilibrio migliore tra vita professionale e personale, con orari di lavoro più regolari e una qualità della vita generalmente più alta.
Isole e non solo
Nove medici si ricercano invece per i territori dell’Asl Toscana Nord Ovest. Quattro riguardano l’ospedale di Portoferraio all’isola d’Elba: un geriatra, un igienista ed epidemiologo, un pediatra, un radiologo. Gli altri cinque posti a bando sono un cardiologo per l’ospedale di Cecina, un geriatra per l’ospedale di Barga, ancora un geriatra per l’ospedale di Volterra, un nefrologo per l’ospedale di Piombino e un radiologo per l’ospedale di Pontremoli. Tutte le informazioni sono raccolte anche sul sito ufficiale della Regione Toscana.
Fse, ecco cosa si potrà fare
Economia sanitaria, NewsLa svolta è arrivata e si chiama Fascicolo (Fse) sanitario elettronico. Entro il mese di dicembre, tutti noi potremo beneficiare di un cambiamento significativo nella gestione dei nostri dati medici e nella prenotazione delle prestazioni. Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione, ha annunciato durante una conferenza stampa che entro il 2024 il Fse includerà quattro nuove funzioni: pagamento dei ticket sanitari, prenotazione di visite ed esami, scelta o revoca del medico e consultazione dei referti, inclusi esami e diagnostica per immagini.
L’obiettivo ambizioso di anticipare il PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha fissato la piena operatività del Fascicolo Sanitario elettronico per giugno 2026. Tuttavia, il governo intende accelerare questo processo, come spiegato da Butti: “Il nostro obiettivo è anticipare questa data. Puntiamo a rendere il Fascicolo sanitario elettronico uno strumento omogeneo sul territorio e anche interoperabile a livello internazionale, collegato e utilizzabile in altri Paesi europei”. La sicurezza e la privacy dei cittadini saranno garantite da rigorosi protocolli di sicurezza in accordo con il Garante della Privacy.
Il ruolo cruciale dei medici di famiglia
Per garantire il successo del Fse, sarà essenziale il contributo dei medici di famiglia, che dovranno caricare i dati dei pazienti in tempo reale. “Abbiamo avviato un dialogo con i medici e i pediatri e ci sarà una formazione specifica per sensibilizzare i oltre 50.000 medici di base sul territorio nazionale”, ha aggiunto Butti. Il Fascicolo sanitario informatizzato non solo snellirà il lavoro burocratico dei medici, ma migliorerà anche la qualità del tempo dedicato ai pazienti, eliminando la necessità di adempimenti cartacei.
Un logo simbolico per il Fse 2.0
Il nuovo logo del Fascicolo sanitario in versione elettronica, presentato durante l’evento, rappresenta una croce che si degrada in pixel, accompagnata da un tricolore italiano. Questo design simbolizza la transizione digitale della sanità italiana e il progresso del Paese in questo ambito. “L’Italia, su questo fronte, è più avanti di altri Paesi”, ha concluso Butti.
Le prospettive del ministro della Salute
Orazio Schillaci, ministro della Salute, ha enfatizzato l’importanza del Fse durante un convegno dedicato all’avanzamento del progetto. “Il Fascicolo Sanitario Elettronico avrà una ricaduta importante sulla vita quotidiana dei cittadini: semplificherà l’accesso ai servizi sanitari e garantirà continuità assistenziale ovunque ci si trovi”. Il ministro ha anche annunciato un piano di formazione rivolto ai professionisti della sanità, che coinvolgerà 666.000 operatori entro il 2026.
Eventi di sensibilizzazione e adeguamenti tecnologici
Il ministro Schillaci ha menzionato che il Fascicolo è diventato una priorità politica sotto l’attuale governo, che ha rilanciato il progetto con un nuovo quadro normativo e ha risposto alle osservazioni del Garante della Privacy e alle esigenze delle Regioni. Il piano ha comportato significativi adeguamenti tecnologici in oltre 1,000 strutture sanitarie, tra ospedali e altre strutture sul territorio.
Campagna informativa
Per promuovere l’uso diffuso del Fasciolo, è stata avviata una campagna informativa a maggio, che continuerà a svilupparsi nel corso dell’anno. “In questa sfida è essenziale il pieno coinvolgimento sia di tutti gli operatori della sanità, che devono alimentare il Fse, sia degli stessi cittadini, che devono prendere dimestichezza con lo strumento e comprenderne l’importanza”, ha spiegato Schillaci.
Una svolta per efficienza e trasparenza
Il Fascicolo sanitario elettronico rappresenta insomma una svolta nella digitalizzazione del sistema sanitario italiano. Con l’introduzione delle nuove funzioni entro dicembre e l’ambizioso obiettivo di anticipare la piena operatività entro il 2024, il FSE promette di migliorare significativamente l’efficienza, la trasparenza e l’accessibilità dei servizi sanitari per tutti i cittadini. La collaborazione tra medici, strutture sanitarie e cittadini sarà cruciale per il successo di questo progetto, che pone l’Italia all’avanguardia nella rivoluzione digitale della sanità.
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Il futuro della medicina generale
Il fumo ruba 1,64 miliardi l’anno
Economia sanitaria, NewsIl fumo di tabacco non è solo una questione di salute, ma anche un enorme peso economico per il sistema sanitario italiano. Secondo uno studio recente dell’Istituto Mario Negri e dell’ATS Brianza, pubblicato su Tobacco Induced Diseases, il costo delle ospedalizzazioni legate alle malattie causate dalle sigarette a ben 1,64 miliardi di euro. Questo studio ha esaminato i dati del Ministero della Salute relativi al 2018, concentrandosi su pazienti di età superiore ai 30 anni ricoverati per una delle 12 patologie selezionate, tra cui tumore del polmone, ictus e cardiopatia ischemica.
Un peso economico ingiustificato
“I risultati del nostro studio”, spiega Irene Possenti, ricercatrice dell’Istituto Mario Negri, “indicano le sigarette hanno un ingente impatto sull’economia italiana, essendo responsabile di almeno il 6% di tutte le ospedalizzazioni nazionali. Stiamo parlando di almeno 1,64 miliardi di euro per le sole ospedalizzazioni causate dal fumo di tabacco”.
Le patologie più costose
Tra le malattie legate al fumo, le ospedalizzazioni per cardiopatia ischemica risultano essere le più costose, con un impatto economico di 556 milioni di euro. Seguono l’ictus, con un costo di 290 milioni di euro, e il tumore del polmone, che genera una spesa di 229 milioni di euro. Questi numeri sono impressionanti e dimostrano quanto il fumo possa gravare non solo sulla salute delle persone, ma anche sulle finanze pubbliche.
Dati e metodologia dello studio sul fumo di sigaretta
Lo studio ha utilizzato i dati forniti dal Ministero della Salute, che ha reso disponibili, in forma anonima, tutte le schede di dimissione ospedaliera relative all’anno 2018. Questi dati hanno permesso di calcolare l’impatto economico delle malattie correlate al fumo, focalizzandosi su pazienti di età superiore ai 30 anni.
Implicazioni per la Sanità Pubblica
Questo studio mette in luce l’urgenza di intensificare le politiche di prevenzione contro il fumo. Ridurre il numero di fumatori non solo migliorerebbe la salute della popolazione, ma potrebbe anche portare a un significativo risparmio per il sistema sanitario nazionale. Campagne di sensibilizzazione, programmi di cessazione del fumo e regolamentazioni più severe potrebbero essere strumenti efficaci per raggiungere questo obiettivo.
Cambiare rotta
L’impatto economico del fumo di tabacco sul sistema sanitario italiano è evidente e preoccupante. Con 1,64 miliardi di euro spesi solo per le ospedalizzazioni legate a malattie causate dal fumo, è chiaro che il problema non riguarda solo la salute individuale, ma anche le risorse collettive. È essenziale che vengano adottate misure più efficaci per ridurre il numero di fumatori e, di conseguenza, alleviare il peso economico sulle casse dello Stato.
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Dialisi domiciliare riduce costi e migliora vita dei pazienti, lo studio
Tumore al polmone, nuova cura aumenta sopravvivenza
Farmaceutica, News, Ricerca innovazioneSi stima che nel nostro Paese ci siano ogni anno 2500 casi di tumore al polmone non a piccole cellule Alk mutati, una tipologia su cui si concentra da tempo la ricerca. Uno studio su un nuovo farmaco ha dimostrato un aumento della sopravvivenza libera da progressione di malattia. Secondo i risultati, a 5 anni dalla diagnosi di tumore al polmone è stata del 60% nel gruppo trattato con la nuova terapia e dell’8% nel gruppo che ha ricevuto la cura standard. Lo studio è stato presentato di recente al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) a Chicago. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.
Forma che colpisce i giovani
In Italia sono oltre 2.500 l’anno i casi di Nsclc Alk mutati. Si tratta di una forma di tumore al polmone più rara che spesso colpisce pazienti giovani, con un’età inferiore ai 55 anni che non fumano e il cui processo tumorale è molto rapido. Nello studio clinico di fase 3 Crown, 296 pazienti con Nsclc avanzato sono stati assegnati in modo casuale a ricevere il nuovo farmaco o la terapia standard. La sopravvivenza libera da progressione di malattia a 5 anni è stata del 60% nel gruppo trattato con la nuova terapia e dell’8% nel gruppo che ha ricevuto la cura standard.
Tumore al polmone, il nuovo farmaco
Il tumore al polmone rappresenta la principale causa di morte per cancro nel mondo e si stima che 234.580 nuovi casi saranno diagnosticati nel 2024 negli Stati Uniti. Il NSCLC rappresenta circa l’80-85% dei tumori al polmone. Le forme tumorali ALK-positive sono presenti in circa il 3-5% dei casi di NSCLC. Circa il 25-40% delle persone con NSCLC avanzato ALK-positivo può sviluppare metastasi cerebrali entro due anni dalla diagnosi iniziale. Il nuovo farmaco inibitore è stato specificamente sviluppato per inibire le mutazioni tumorali che determinano la resistenza agli altri inibitori di ALK e per penetrare la barriera ematoencefalica.
Lo studio ha fatto registrare il più lungo periodo di sopravvivenza senza progressione di malattia mai segnalato in pazienti con tumore al polmone avanzato non a piccole cellule precedentemente non trattato (Nsclc) con una mutazione del gene Alk (presente nel 3-5% di questi pazienti), insieme ad un miglior controllo e prevenzione delle metastasi cerebrali.
Tumore al polmone: risultati della nuova cura senza precedenti
“Nonostante i progressi significativi con i farmaci inibitori di Alk di nuova generazione, la maggior parte dei pazienti trattati avrà una progressione della malattia entro tre anni” ha affermato l’autore principale dello studio Benjamin Solomon, del Mac Callum Cancer Center di Melbourne.
“Il NSCLC avanzato ALK-positivo è tipicamente aggressivo e spesso colpisce persone giovani nel pieno della loro vita”, ha aggiunto. Il farmaco, oggetto dello studio, è l’unica molecola di questa categoria che ha riportato una sopravvivenza libera da progressione a cinque anni, e anche dopo questo periodo la maggior parte dei pazienti continua a tenere sotto controllo la malattia, compreso il controllo delle metastasi al cervello, ha spiegato l’autore. “Questi risultati non hanno precedenti per questa categoria di pazienti”, ha concluso Solomon.