Tempo di lettura: 3 minutiSono 603 le nuove startup italiane delle Life Science nate dal 2021 ad oggi, 48 delle quali nel primo trimestre dell’anno in corso. Sono destinatarie di quasi 2 miliardi di investimenti diretti: un’eredità positiva dell’era Covid che ha accelerato lo sviluppo della sanità digitale e ha trainato il settore delle scienze della vita. Quest’ultimo è quel ramo delle scienze naturali che si occupa degli organismi viventi. Oggi è al centro della continua innovazione tecnologica del comparto sanitario, in particolare a livello di produzione grazie alle imprese innovative. L’area del Biotech è la più presidiata, con 227 iniziative; seguono le nuove startup dell’area Med Tech, che sono 168, quindi le 112 iniziative in Digital Health le 96 di servizi di Life Science.
Il quadro è stato presentato oggi a Milano. Le parole-chiave sono state: “competenze” e “specializzazione degli investitori”. La giornata è stata un confronto fra imprese, mondo scientifico, tecnologie, venture capitalist e istituzioni, sul tema “L’Italia è (o non è) una Paese per l’innovazione nelle scienze della vita?”, anche in occasione dell’uscita della rivista INNLIFES. In particolare, per le startup delle LifeScience, ci sono fondi per 1,4 miliardi di euro di venture capital italiani, a cui si aggiungono 520 milioni della missione 6 del PNRR, dedicata alla ricerca biomedica, con la possibilità di attrarre risorse dalla missione 4 del PNRR, dedicata al technology transfer, che ha un plafond di 2,4 miliardi. “Stiamo lavorando alla specifica missione di modernizzare le strutture pubbliche sanitarie, far avanzare la medicina digitale e migliorare le terapie digitali”, ha annunciato, in apertura dei lavori, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Innovazione, Alessio Butti.
L’ecosistema delle Life Science in Italia conta più di 5.600 imprese, nei settori farmaceutico, medical device e biotecnologie, con valore della produzione (dati 2021) di circa 250 miliardi di euro (+6,9% rispetto al 2020). “È un settore che ha il bisogno e l’opportunità di accelerare: INNLIFES nasce per agevolare questo processo di crescita – spiega Elena Paola Lanati, CEO di Indicon -. L’ecosistema che genera innovazione è spesso popolato da attori che neppure si conoscono fra loro. La rivista vuole dare il suo contributo a chiudere questi gap, innanzitutto in tema di conoscenza, creando connessioni, informando, aiutando singole persone (business angel), società o istituzioni a capire cosa vuol dire individuare eccellenze e investire in start up”.
“Tutto oggi si muove in funzione della medicina preventiva e personalizzata, che cambia le logiche dell’innovazione in funzione della capacità di gestire le quantità di dati disponibili. Si tratta di fare non più un solo prodotto per tanti, ma tanti prodotti per ciascuno”, ha sottolineato Gianmario Verona Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione Human Technopole. Per riuscirci, le tecnologie informatiche, l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, vanno innervate nel sistema Life Science “a partire dalla costruzione dei processi, da riprogettare in funzione dei nuovi strumenti, per poterne implementare al massimo le potenzialità”, come ha evidenziato Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano.
Un monito alle startup è stato lanciato da Giovanni Tamburi, presidente amministratore delegato di TIP, che ha diversificato nelle startup attraverso Digital Magics: “Devono imparare a fare sistema. La moltiplicazione di incubatori, emanazioni di università e istituzioni locali, ripropone l’eccessiva frammentazione che caratterizza il mondo delle imprese e non agevola la crescita e il trasferimento delle idee e delle ricerche verso lo sviluppo per l’applicazione su scala industriale”.
La dimensione dell’opportunità rappresentata dallo sviluppo delle Life Science, dalle quali nascono nuovi farmaci e terapie avanzate per combattere le malattie e migliorare la qualità della vita delle persone, viene dai numeri del settore farmaceutico, che in Europa e nel mondo è il primo per intensità di R&D, raggiungendo nel 2021 il 16,6% (pari a oltre 200miliardi di dollari) degli investimenti in rapporto al fatturato. Nel solo comparto Biotech, non a caso quello che annovera anche il maggior numero di startup, gli analisti prevedono a livello globale una crescita di tre volte entro i prossimi anni, passando dai 223 miliardi di euro del 2020 alla proiezione di 731 miliardi di euro nel 2028. Durante la pandemia, il LifeScience ha acquistato ulteriore rilevanza e ampiezza, facendo crescere gli investimenti in Digital Health per il 92% delle aziende italiane della farmaceutica.
Ma l’Italia del farmaco, pur continuando ad essere leader d’Europa per produttività, con oltre 34 miliardi di euro di valore della produzione, davanti a Germania (32,4 miliardi di euro) e Regno Unito (25,3 miliardi di euro), resta indietro per attrazione di investimenti in R&D rispetto ai principali partner. Ad oggi (dati EPPIA), è ferma al 4% del totale come investimenti innovativi in ricerca e sviluppo dell’industria farmaceutica in Europa, mentre la Germania ha il 20%, il Regno Unito il 14%, la Francia l’11%. “Con INNLIFES, a partire da questa giornata – ha commentato il direttore editoriale della rivista, Angelica Giambelluca -, daremo voce ai protagonisti delle LifeScience, dai ricercatori agli imprenditori, passando per i rappresentanti delle istituzioni, di medici e pazienti, per contribuire a fare sistema: l’Italia è un paese di innovatori, ma, come messo chiaramente in luce dal confronto sviluppato in questa giornata, deve accelerare in competitività e in capacità di attrarre e produrre innovazione al servizio delle persone”.
Forgetten Baby Syndome o amnesia dissociativa, parla la psichiatra
Bambini, Prevenzione, PsicologiaDopo la notizia della bimba morta, perché dimenticata in auto da uno dei genitori, si discute della Forgotten Baby Syndrome e dell’amnesia dissociativa. La psichiatra fa chiarezza sui casi e spiega come una coppia possa riprendersi anche dalle conseguenze di un’indagine.
Si tratta di “amnesia dissociativa” o “Forgetten Baby Syndome”?
“Questo tragico incidente non è propriamente classificabile né come Forgotten Baby Syndrome né come amnesia dissociativa – spiega Giovanna CRESPI, Segretario della Società Italiana di Psichiatria Forense. La Forgotten Baby Syndrome si riferisce a un episodio specifico in cui un genitore, per brevi periodi di tempo, dimentica la presenza del bambino in un veicolo. È spesso associata a fattori come distrazione, routine interrotte o sovraccarico di stress e responsabilità. Tuttavia, la Forgotten Baby Syndrome non implica un disturbo di memoria generale o persistente, ma si riferisce a un singolo evento specifico di dimenticanza. D’altra parte, l’amnesia dissociativa è un disturbo di memoria più ampio e persistente, spesso associato a traumi o eventi stressanti significativi nella vita di una persona. Comprende la perdita di memoria di parti o periodi di tempo specifici della propria vita o di eventi traumatici. L’amnesia dissociativa coinvolge solitamente una perdita di memoria più ampia e duratura rispetto a un singolo evento di dimenticanza. Nel caso del padre che dimentica la figlia in auto e questa muore, si tratta di un tragico incidente in cui è avvenuto un lapsus di memoria specifico. Non è un caso di amnesia dissociativa poiché non coinvolge una perdita di memoria più ampia e persistente né è necessariamente associato a un trauma specifico. È importante sottolineare che ogni situazione è unica e richiede una valutazione accurata da parte di professionisti qualificati per determinare le cause e le implicazioni specifiche nel contesto del caso individuale”.
La coppia dopo un tragico evento
“Non è possibile tracciare un percorso che può andar bene a tutte le coppie. La guarigione da una perdita così devastante richiede tempo e pazienza e non esiste un processo di guarigione prestabilito o un termine finale per il lutto. Ognuno affronta il dolore e il lutto in modo diverso. Un terapeuta può aiutare la coppia a lavorare attraverso il dolore, la colpa e il senso di perdita che accompagnano un evento del genere. Potranno fornire un ambiente sicuro per esplorare le emozioni e offrire strumenti e strategie di coping specifiche per il lutto.
Partecipare a gruppi di sostegno per genitori che hanno subito esperienze simili, inoltre, può essere prezioso. Questi gruppi offrono un ambiente in cui le persone possono condividere le loro esperienze, ricevere sostegno reciproco e imparare da altre persone che stanno attraversando un percorso simile di dolore e guarigione. In un momento così difficile, può essere facile perdersi nella propria tristezza e distanziarsi l’uno dall’altro. È importante fare uno sforzo consapevole per preservare la connessione e l’intimità nella coppia. È fondamentale che entrambi i partner si prendano cura di sé stessi durante questo periodo di lutto e guarigione perché può contribuire a mantenere la forza e la resilienza necessarie per affrontare la situazione”.
Notte tranquilla per Papa Francesco
News BreviPapa Francesco ha trascorso una seconda notte di ricovero al Gemelli tranquilla. A dirlo è stato il portavoce del Vaticano Matteo Bruni, spiegando che nel corso della giornata saranno forniti nuovi aggiornamenti sulle condizioni di salute del pontefice. Ad ogni modo, tutto fa pensare che le cose stiano andando per il meglio e che nei tempi previsti Bergoglio potrà lasciare l’ospedale.
ALIMENTAZIONE
In questi giorni una particolare attenzione sarà riservata anche all’alimentazione di Papa Francesco. Già nella giornata di ieri, per il Papa era stata necessaria una giornata di assoluto riposo. Lo staff medico che segue il decorso post operatorio del Pontefice ha chiarito che come da prassi, il primo giorno il Pontefice si è alimentato con una dieta idrica.
TEMPI DI RIPRESA
In un’intervista al Messaggero, il docente di chirurgia generale all’Università Tor Vergata di Roma Giovanni Milito ha spiegato che il recupero è immediato, ma che occorre che il paziente stia a riposo un po’ di tempo. In genere, servono dai 7-15 giorni per un’attività fisica. Ma bisogna starsene a riposo, perché la rete si deve ben assestare. Il paziente deve perdere peso e assicurare un buon passaggio intestinale.
LA TELEFONATA
Nel corso della mattinata mamma Marcela, la madre del piccolo che il Papa aveva battezzato nel corso del precedente ricovero, avendo saputo dell’intervento ha cercato di portare un saluto al Santo Padre. Impossibile in quel momento accoglierla, ma il Papa ha poi richiamato la donna per ringraziarla. «Avevo da poco finito di allattare – racconta la donna alle telecamere della Rai – il mio telefono ha suonato. Era un numero strano. Ho risposto e dall’altro lato ho sentito una voce che mi diceva “Marcela?, sono Papa Francesco”. Mi ha preso un colpo. Mi ha detto che adesso è in degenza, che appena sarà dimesso potranno passare del tempo assieme».
Donne leader in sanità, il premio per valorizzare i progetti al femminile
News PresaValorizzare i progetti al femminile in sanità e promuovere la leadership delle donne nel settore. È questo l’obiettivo del Premio Leads, partito nella seconda edizione. Il riconoscimento è stato istituito dall’Associazione Donne Leader in Sanità per promuovere le best practices di organizzazioni pubbliche e/o private che si sono distinte nel favorire la leadership al femminile.
Il premio per valorizzare le donne in sanità
Il premio è stato presentato a Roma su iniziativa del Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, presso il Senato della Repubblica. Il concorso, ideato da Sara Vinciguerra, socia fondatrice dell’Associazione Donne Leader in Sanità, è rivolto a enti pubblici o privati accreditati, ad aziende e associazioni, onlus ed enti del terzo settore che si siano distinti nel favorire la leadership femminile nel settore sanitario e nelle scienze della vita. Saranno premiati inoltre tutti i candidati che hanno ottenuto la certificazione della parità di genere sul posto di lavoro per eliminare il divario di retribuzione tra uomini e donne.
Per partecipare basta aderire al bando, presentando la candidatura attraverso il link. La partecipazione è gratuita e la presentazione dei progetti scade il 29 settembre 2023. La cerimonia di premiazione si terrà il 26 ottobre 2023.
La giuria è presieduta dalla Professoressa Antonella Polimeni, Rettrice della Sapienza Università di Roma, Luigi Bobba, Presidente di Terzjus, Nunzia De Girolamo, Conduttrice televisiva, Enrica Giorgetti, Direttore Generale Farmindustria, Mariella Mainolfi, Direttore Generale delle Professioni Sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute, Massimiliano Raponi, Direttore Sanitario Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Walter Ricciardi, Professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Fiorenza Sarzanini, Vicedirettore Corriere della Sera e Andrea Vianello, giornalista.
Novità dell’edizione di quest’anno, è l’istituzione di un Comitato d’Onore, che ha un compito consultivo e di indirizzo e che, nel suo ruolo, potrà proporre alla giuria menzioni speciali destinate a donne, uomini ed enti che si siano distinti nel corso del 2022 per il raggiungimento degli obiettivi del Premio Leads.
“Il premio Leads, insieme all’Osservatorio e al Manifesto, hanno una duplice valenza: da una parte intendono contribuire ad avere almeno il 40% di donne in posizioni di leadership premiando e diffondendo le buone pratiche nel mondo della Salute ampiamente inteso, dall’altra hanno l’ambizione di contribuire a cambiare la cultura del Paese partendo dal mondo dell’healthcare. – spiega la Presidente dell’Associazione Donne Leader in Sanità, Patrizia Ravaioli – Se è infatti vero che le conquiste legislative hanno liberato le donne da molte ingiustizie, ancora oggi è indispensabile disporre di spazi di equità e merito. In particolare nel mondo della Salute occorre sviluppare e implementare azioni sinergiche che stimolino il confronto tra le organizzazioni, il dibattito tra gli stakeholder e contribuiscano ad una maggiore attenzione al tema”.
“Siamo molto contente di lanciare una seconda edizione di questo premio, – dice Sara Vinciguerra, ideatrice del premio e socia fondatrice Leads – che crediamo possa accogliere sempre di più testimonianze importanti di rimozione di ostacoli alla leadership femminile in sanità. Tante le novità introdotte quest’anno nel bando di concorso, dalla possibilità di candidare i progetti esistenti da 3 anni, all’attestato per tutti le organizzazioni che hanno ottenuto la certificazione di parità di genere, all’istituzione di un comitato d’onore. Nella prima edizione 27 sono stati i progetti candidati, quest’anno speriamo in una partecipazione maggiore, sarebbe un bel segnale in grado di dimostrare quanto si sta facendo per abbattere le barriere delle donne alla parità in ambito sanitario.”
“Questo è un premio importante, – dice Antonella Polimeni, rettrice Università La Sapienza di Roma, che presiede la giuria del Premio – che sostanzia l’attività di Leads, che sta lavorando e ha lavorato tramite un osservatorio per un indicatore per la parità di genere in sanità. Verranno selezionati i migliori progetti legati alla leadership femminile in sanità: ciò rappresenta un importante esempio per le buone pratiche di cui la leadership femminile in sanità ha bisogno”.
L’associazione
L’Associazione “Donne Leader in Sanità” è un network aperto a uomini e donne. Nasce per incoraggiare la leadership femminile nella sanità e nelle scienze della vita e per favorire il superamento delle disuguaglianze uomo-donna. In particolare perseguendo la parità di genere nell’accesso ai più elevati gradi delle carriere e la presenza paritaria nelle organizzazioni pubbliche e private, cariche societarie e comitati. Un obiettivo in linea con il Goal 5 del programma Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’Associazione ha realizzato il “Manifesto per un maggiore equilibrio di genere in sanità”, per le aziende e le istituzioni, con l’obiettivo di modificare le policy e di istituirne di nuove al fine di promuovere il raggiungimento di almeno il 40% delle donne nei ruoli di top e middle management delle organizzazioni sanitarie pubbliche e private nei prossimi 5 anni. È stato consegnato a ottobre dello scorso anno al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Congiuntivite allergica, campanelli d’allarme e rimedi
News Presa, PrevenzioneRossore o bruciore agli occhi, gonfiore delle palpebre e aumento della lacrimazione. Con l’estate, l’appello degli oculisti riguarda soprattutto la congiuntivite allergica. Mario Sbordone, chirurgo oculista e tra i maggiori esperti in patologie della vista, raccomanda la massima attenzione a sintomi che sono spesso sottovalutati e possono portare, se trascurati, a problemi anche importanti. «Gli allergeni – dice – in particolare i pollini e le graminacee, sono responsabili di allergie che spesso coinvolgono anche gli occhi. La congiuntivite allergica è causata da un’infiammazione di quella sottile membrana che protegge l’occhio dagli agenti esterni, la congiuntiva per l’appunto, ed è molto frequente in questo periodo».
LE CAUSE
Sbordone chiarisce che esiste un identikit ben preciso dei soggetti che sono a maggior rischio. In questo caso si parla di vere e proprie predisposizioni familiari. «Spesso, i pazienti che arrivano a visita sono persone che risentono annualmente dell’aggressione dei pollini e di altri allergizzanti. Questa periodicità è di per sé già una chiara indicazione su quella che potrà essere la diagnosi. Altro sintomo piuttosto peculiare è il prurito oculare, che unitamente al rossore e ad una profusa lacrimazione, costituisce il motivo che spinge il paziente a chiedere un consiglio. Il problema maggiore è però legato alla possibilità, frequente, che la congiuntivite allergica si complichi a causa della sovrapposizione di un’infezione batterica». In questi casi, al mattino, la secrezione notturna può far ritrovare il paziente con le palpebre letteralmente saldate. Se si notano alcuni specifici campanelli d’allarme, meglio consultare subito uno specialista.
SE IL DISTURBO PERSISTE
«Sintomo di un possibile problema – prosegue Sbordone – è il prolungarsi del disturbo. Se i fastidi continuano per diversi giorni significa che potrebbe esserci un problema da affrontare con indagini e terapie specifiche. Anche la monolateralità dei sintomi non è un buon segno, potrebbe essere la spia di cheratiti, ascessi corneali o uveiti». Al di là dei casi più gravi, ci sono poi dei comportamenti che possono aiutare ad evitare di incappare in una congiuntivite allergica. Gli occhiali da sole riducono il fastidio, sia perché fanno da schermo protettivo nei confronti dell’ambiente esterno, sia perché evitano che i raggi ultravioletti finiscano per aumentare l’allergia. Allo stesso modo, anche i cappellini con visiera proteggono l’occhio da un’eccessiva esposizione. Infine, lavare spesso il viso e le palpebre serve a rimuovere polveri e pollini, oltre a migliorare la secrezione lacrimale.
COLLIRI
Un capitolo a parte lo meritano i colliri. «Non bisogna mai ricorrere all’automedicazione – avverte Sbordone – se ci sono secrezioni, molto probabilmente sarà il caso di usare colliri con antibiotico o cortisonici, ma deve sempre essere lo specialista a prescrivere la terapia. Stesso discorso per colliri antistaminici, che non avendo cortisone si possono usare per periodi più lunghi, ma in ogni caso va evitato sempre il ricorso al fai da te o al passaparola: si finisce spesso col procurarsi gravi complicazioni».
Gare farmaci, un algoritmo per la gestione del fabbisogno
Economia sanitaria, FarmaceuticaL’obiettivo è indagare le incongruenze nella determinazione dei fabbisogni per le forniture farmaceutiche pubbliche. Lo STEINBOCC Project (STima dEI fabbisogNi di gara: variaBili di impattO e prediCtive data analytiCs) è realizzato dai ricercatori dell’Healthcare Datascience LAB della LIUC-Università Cattaneo, Daniele Bellavia, Francesco Bertolotti e Fabrizio Schettini, con la responsabilità scientifica di Emanuela Foglia, in collaborazione con EGUALIA (industrie dei generici, biosimilari e value added medicines). Si tratta di un algoritmo previsionale, a supporto delle centrali d’acquisto per il calcolo realistico del fabbisogno farmaceutico nella gestione degli appalti pubblici.
Lo studio, presentato oggi in un convegno a Roma, prende in esame dati AIFA e IHS (Information Hospital Service) per le gare bandite dal 2016 al 2021 e riferite a tre differenti principi attivi (Daptomicina, Midazolam e Paclitaxel) analizzati a livello regionale. Un antibiotico, un anestetico e un antitumorale: tre principi attivi a brevetto scaduto, un grado di innovazione medio-basso e ambiti di applicazione diversi, la cui ottimizzazione dei consumi può essere un’importante fonte di risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale.
Tre le fasi di analisi: per prima cosa viene strutturato il confronto con i clinici, per l’individuazione delle variabili che possono influenzare l’andamento dei consumi del singolo principio attivo. In secondo luogo, sono analizzati i dati di consumo degli stessi in rapporto alla prevalenza della patologia. Infine, si struttura la creazione di un algoritmo che consente di simulare il consumo totale di principio attivo all’interno di una determinata popolazione regionale.
«L’analisi ha evidenziato forti scostamenti fra il consumo effettivo e le richieste di approvvigionamento da parte delle stazioni appaltanti in specifici momenti storici – spiega Emanuela Foglia (Ricercatore, Scuola di Ingegneria Industriale e HD LAB – LIUC) – In alcuni casi viene sovrastimato il fabbisogno, creando gravi disagi alle aziende farmaceutiche, impossibilitate a programmare la produzione in modo efficiente. In altri contesti, invece, si evidenzia una sottostima del fabbisogno, che ha costretto le strutture sanitarie e ASL/ATS ad acquistare a costi maggiori fuori gara, o approvvigionandosi all’estero con una qualità inferiore della fornitura».
«Dall’analisi dei dimensionamenti – prosegue – è emerso che circa il 20% delle gare contiene l’80% dei fabbisogni: l’informazione risulta fondamentale per la gestione delle procedure di gara, perché indica quali sono i bandi da presidiare con maggiore attenzione e da cui si può ottenere un maggiore possibile efficientamento».
Dalle conclusioni dello studio emerge che sono due gli elementi per rendere efficienti i processi d’acquisto. Il primo è il processo di aggregazione e accentramento delle gare a livello regionale o comunque la centralizzazione, nel tentativo di ridurre la complessità determinata dalla frammentazione delle richieste provenienti dalle singole ASL/AO. Il secondo è l’individuazione del prezzo ottimale al di sotto del quale aumenta la probabilità di gare deserte, con conseguente inefficienza per il SSN.
«Abbiamo sviluppato un algoritmo previsionale accessibile tramite un’interfaccia web, potenzialmente adattabile per qualsiasi principio attivo – previa calibrazione con dati a supporto – e utilizzabile gratuitamente dagli enti appaltanti regionali e dalle aziende farmaceutiche interessate a identificare i futuri fabbisogni o dimensionare gli acquisti di gare future – spiega Fabrizio Schettini (coordinatore HD LAB) -. Il modello è costruito per effettuare una previsione degli anni 2023, 2024 e 2025, ma può essere aggiornato estendendone l’orizzonte temporale anno dopo anno e può essere arricchito dotandolo di KPI di monitoraggio sul processo d’acquisto. A oggi restituisce il fabbisogno totale di farmaco espresso in milligrammi: potrebbe essere dimensionato anche per un utilizzo da parte delle aziende sanitarie per la previsione dei consumi interni, ma anche come supporto per definire il case mix delle diverse forme farmaceutiche da acquistare all’interno di ogni bando di gara. Questo elemento – conclude Schettini – potrebbe contribuire a chiudere il cerchio del percorso di efficientamento, creando anche una barriera di protezione contro il rischio ricorrente di carenze».
In funzione anti-carenze la proposta avanzata dal vicepresidente Egualia, Massimiliano Rocchi: «Lo studio realizzato da LIUC offre la conferma scientifica di quanto le aziende farmaceutiche denunciano da tempo sulla frammentazione regionale e sulla insostenibilità economica dei modelli di acquisto pubblici in gare per farmaci fuori brevetto, basati su di un unico aggiudicatario al prezzo più basso. È ormai indispensabile introdurre anche per i farmaci fuori brevetto di sintesi chimica, come già accaduto per i biosimilari, la regola degli accordi quadro con più fornitori, con quote predeterminate. Questo, nel panorama attuale, sarebbe l’unico elemento veramente innovativo capace di garantire razionalizzazione della spesa e nel contempo un’ampia disponibilità delle terapie, perché i pazienti avrebbero la possibilità di essere trattati con uno dei primi tre farmaci nella graduatoria dell’accordo-quadro, classificati secondo il criterio del minor prezzo o dell’offerta economicamente più vantaggiosa».
Papa Francesco al Gemelli per un laparocele incarcerato
News PresaAncora una volta il mondo è in ansia per Papa Francesco, il pontefice sarà sottoposto ad un intervento all’addome al Policlinico Universitario A. Gemelli . In particolare, per un laparocele incarcerato. L’intervento non dovrebbe destare particolari preoccupazioni. Non si tratta infatti di un’operazione complessa, tuttavia l’età del Papa (86 anni) e le condizioni generali rendono la situazione delicata. Ma cos’è il laparocele incarcerato? A dispetto del nome un po’ strano, si tratta di un’ernia che si forma a ridosso di una precedente cicatrice. Per Papa Francesco la cicatrice è quella di un precedente intervento alla parete addominale. Già nel 2021, infatti, Francesco era stato sottoposto ad un’operazione per una stenosi diverticolare sintomatica del colon.
CAMPANELLI D’ALLARME
La Santa Sede parla di «sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti». In generale, laparocele ha sintomi abbastanza indicativi, soprattutto quando (come nel caso di Papa Francesco) si tratta di laparocele incarcerato. Impossibile non intervenire, perché le conseguenze per la salute potrebbero essere anche gravi. Si potrebbero presentare: insufficienza respiratoria, insufficienza vascolare venosa, alterazione della peristalsi intestinale fino all’occlusione, per citarne alcuni.
L’INTERVENTO
Generalmente, le cause che possono portare alla comparsa del laparocele sono, oltre l’età, il sovrappeso, delle infezioni della ferita o magari dei traumi. Anche sforzi della parete addominale possono essere un problema, magari per episodi frequenti di tosse violenta. Per Papa Francescdo l’operazione sarà in anestesia totale, il chirurgo Alfieri procederà ad una laparotomia e ad una plastica della parete addominale con protesi, così come sottolineato dalla Santa Sede. In pratica, a volte si procede applicando una rete di materiale sintetico che serve a rinforzare la parete in cui si era verificato il cedimento dei tessuti che lo ha provocato. Papa Francesco dovrà restare ricoverato per alcuni giorni «per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale», dicono dal Vaticano.
Tumori solidi avanzati: da Chicago risultati positivi da unica terapia
News PresaDa Chicago arrivano i risultati del primo studio che ha testato un anticorpo monoclonale in diversi tumori che condividono l’amplificazione del gene HER2. I principali risultati dello studio di fase 2 DESTINY-CRC02 sono stati presentati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) del 2023.
Tumori solidi avanzati, un’unica terapia
L’anticorpo farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan, oggi utilizzato in un tipo di tumore al seno metastatico, sembra essere efficace anche contro altri tumori solidi, tutti caratterizzati dall’amplificazione del gene HER2. In altre parole la terapia è efficace indipendemente dall’organo colpito e anche in pazienti che hanno ricevuto già più linee di trattamento. Si tratta di tumori difficili da trattare, tra cui quelli avanzati dell’endometrio, della cervice uterina, dell’ovaio, dell’urotelio e delle vie biliari. Al congresso dell’American Society of Clinical Oncology è stato appena presentato lo studio di fase II DESTINY-PanTumor02, il primo fra gli anti HER2 a sperimentare questo farmaco in modo agnostico, ossia a prescindere dal tipo di tumore.
I risultati
Nello studio DESTINY-PanTumor02, i pazienti pretrattati (n.267) per diversi tumori solidi avanzati (tra cui carcinoma delle vie biliari, della vescica, della cervice uterina, dell’endometrio, delle ovaie, del pancreas) che esprimono HER2 a cui è stato somministrato trastuzumab deruxtecan, hanno mostrato un tasso di risposta obiettiva (ORR) del 37,1%, come valutato dallo sperimentatore in un’analisi ad interim. Il 5,6% (n. 15) dei pazienti ha ottenuto una risposta completa (CR), il 31,5% (n. 84) una risposta parziale (PR) e il 46,1% (n = 123) una malattia stabile. Il tasso di controllo della malattia (DCR) nella popolazione complessiva dello studio è stato del 68,2%, secondo la valutazione dello sperimentatore, in un’analisi ad interim. Il più alto tasso di risposta è stato osservato nelle pazienti con un’espressione di HER2 (immunoistochimica (IHC) 3+, come confermato dal test centralizzato , in cui trastuzumab deruxtecan ha dimostrato un ORR confermato del 61,3%.
Quasi la metà (49,6%) di tutti i pazienti nello studio DESTINY-PanTumor02 che hanno ottenuto una risposta, l’hanno mantenuta a un anno dall’inizio del trattamento. La durata mediana della risposta (DoR) è stata di 11,8 mesi (intervallo di confidenza [IC] 95%, 9,8 – non stimabile [NS]) nella popolazione complessiva dello studio, e di 22,1 mesi (IC 95%;9,3-NS) nei pazienti con espressione IHC 3+.
“I dati del DESTINY-PanTumor02 hanno mostrato tassi di risposta incoraggianti e duraturi in un ampio range di tumori solidi che esprimono HER2 e per i quali attualmente non esistono terapie anti-HER2 approvate”, ha spiegato Funda Meric-Bernstam, MD, Presidente del Dipartimento di Terapie oncologiche sperimentali presso l’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas e sperimentatore principale dello studio. “Basandoci su questi risultati, trastuzumab deruxtecan ha il potenziale di giovare a specifici pazienti con malattia avanzata HER2 positiva, i quali attualmente hanno opzioni limitate e possono andare incontro a una prognosi infausta.”
Sicurezza
Il profilo di sicurezza osservato nel DESTINY-PanTumor02 è stato coerente con i precedenti studi clinici di Trastuzumab deruxtecan e non sono stati identificati nuovi problemi di sicurezza. Gli eventi avversi correlati al trattamento (TEAE) di grado 3 o superiore si sono verificati nel 38,6% dei pazienti. I più comuni TEAE di grado 3 o superiore, verificatisi in ≥5% dei pazienti, sono stati neutropenia (19,1%), anemia (8,6%), fatigue (6,0%) e trombocitopenia (5,2%). Nel DESTINY-PanTumor02, il comitato di valutazione indipendente ha valutato che il 7,5% dei pazienti ha manifestato malattia polmonare interstiziale (ILD) o polmonite correlata al trattamento con trastuzumab deruxtecan. La maggior parte degli eventi di ILD o polmonite è stata di basso grado (grado 1 o 2), con un evento di grado 3, nessun evento di grado 4 e un evento di grado 5 osservato.
Nel DESTINY-PanTumor02, i pazienti avevano ricevuto una mediana di 2 terapie antitumorali precedenti (range: 0-13). Dei 267 pazienti che avevano ricevuto il trattamento, 75 erano IHC 3+ e 125 erano IHC 2+ come determinato dall’analisi centrale. Al cut-off dei dati, avvenuto il 16 novembre 2022, 44 pazienti erano ancora in trattamento.
La nuova frontiera della chirurgia
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLe neoplasie al volto o alla bocca sono tra quelle che più di altre hanno un grave impatti psicologico. Si tratta di interventi spesso demolitivi, che cambiano per sempre l’immagine del paziente e che, proprio per questo, sono spesso drammatici anche in assenza di recidive. Oggi però esistono tecniche chirurgiche innovative che riescono a garantire risultati prima impensabili, sia sotto il profilo strettamente clinico, che estetico e funzionale.
HI-TECH
L’esempio lampante di queste innovazioni è nella chirurgia ricostruttiva computer assistita. A Napoli, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli, l’Unità Operativa diretta dal professo Gianpaolo Tartaro (chirurgo ricostruttore) è un fiore all’occhiello della Sanità Campana. Con il professor Tartaro collaborano i chirurghi demolitori Giuseppe Colella e Ciro Boschetti e gli implantologi Mario Santagata e Salvatore D’Amato. Come detto, il loro lavoro si avvale delle più innovative tecnologie, a partire dal supporto della Radiologia diretta dal professor Salvatore Cappabianca. Il processo inizia dalla scansione del volto e della testa del paziente per realizzare una stampa in 3D del cranio e di dei tessuti molli, nel caso che sia necessario abbatterli. I dati acquisiti vengono inviati in Belgio, ad un’azienda specializzata che realizza le customizzazioni sulla base delle indicazioni di taglio stabilite dai chirurghi.
RICOSTRUZIONE TRIDIMENSIONALE
Grazie a questa procedura, le équipe chirurgiche sanno già quale porzione di osso prendere (solitamente la porzione viene prelevata dal perone) e come questa vada rifinita. Anche le placche, precedentemente modellate dal robot attraverso una tecnologia 3D che sfrutta le potenzialità del metaverso, vengono pre-applicate.
Il prof. Gianpaolo Tartaro
«In questo modo – conclude il professor Tartaro – quando amputiamo l’osso, abbiamo già la sezione per la sostituzione. Chiaramente, spetta al chirurgo occuparsi di eventuali alterazioni vascolari o asimmetrie. Poi la parte ossea che viene sostituita viene rivascolarizzata per fare in modo che resti vitale». Inoltre, le équipe della Vanvitelli hanno già testato la funzionalità di sensori e software che possono verificare nel post operatorio la vascolarizzazione in tempo reale, offrendo un vantaggio enorme nella riduzione delle complicanze.
I VANTAGGI
Tempi ridotti di degenza, una migliore qualità di vita, riduzione dei costi a carico del servizio sanitario, sono solo alcuni degli enormi vantaggi della chirurgia ricostruttiva computer assistita. «Adoperare le migliori tecnologie oggi disponibili per offrire ai pazienti soluzioni chirurgiche d’avanguardia è uno dei nostri obiettivi principali», sottolinea il direttore generale Ferdinando Russo. «Puntiamo infatti a fare in modo che la nostra Azienda Ospedaliera Universitaria diventi per molte specialità un polo d’eccellenza per l’intero Mezzogiorno d’Italia, tagliando così la migrazione sanitaria».
Idrosadenite suppurativa: malattia spesso non riconosciuta. I segnali
Associazioni pazienti, News PresaL’idrosadenite suppurativa (HS) è una malattia cutanea infiammatoria ad andamento cronico-recidivante. Provoca lesioni e fistole dolorose ricorrenti nelle zone della cute in corrispondenza delle ghiandole apocrine. Si tratta quindi delle regioni ascellari, inguinali e ano-genitali. Tuttavia può colpire anche altre zone del corpo quali, ad esempio, il volto, la schiena, il cuoio capelluto. Le lesioni possono provocare la formazione di esiti cicatriziali, con pesanti risvolti psicologici.
I dati dell’idrosadenite suppurativa
Oggi si contano circa 11,4 casi ogni 100.000 abitanti, ma i numeri sono molto più alti, essendo ancora sotto-diagnosticata. Da 13 anni è attivo su Facebook il gruppo “Idrosadenite Suppurativa – Malattia di Verneuil – Acne Inversa – Hs”. Riunisce circa 4000 persone che quotidianamente vivono un disagio fisico e psicologico per gli effetti di questa patologia che ancora oggi viene sottovalutata o non riconosciuta.
“Tra le malattie dermatologiche, l’idrosadenite suppurativa è quella caratterizzata dalla più alta percentuale di dolore e disagio, come riportato dai pazienti – sottolinea la Prof.ssa Francesca Prignano, copresidente della task-force Sidemast sull’Hs. Serve – continua “un impegno assistenziale urgente, fra cui l’accesso ai farmaci biotecnologici”
I pazienti
“Costituirsi in un’associazione di pazienti era diventato quindi improrogabile al fine di proseguire a diffondere la conoscenza scientifica e sociale dell’idrosadenite suppurativa – dichiara Alessandra Marzano, Presidente di Passion People.
“È quanto mai urgente portare avanti la consapevolezza, l’assistenza e la ricerca dell’idrosadenite suppurativa e delle numerose patologie ad essa correlate”, dichiara Giusi Pintori, Direttore dell’associazione e rappresentante dei pazienti anche in seno a International Alliance of Dermatology Patient Organizations, nota come GlobalSkin (un’alleanza globale unica, impegnata a migliorare la vita dei pazienti in tutto il mondo). “Per far emergere l’enorme impatto psicologico e sociale abbiamo lanciato un indagine tra i pazienti sul sito www.passionpeople.info – spiega Chiara Cellai, Segretario Generale dell’associazione.
“L’Hs è tra le patologie dermatologiche più aggressive e invalidanti ed è quanto mai necessario convogliare la massima attenzione della comunità scientifica. La Sidemast è oggi più che mai con i pazienti e con l’associazione Passion People per mettere in campo gli opportuni percorsi diagnostico-terapeutici e per compiere i necessari percorsi istituzionali” ha dichiarato Prof, Giuseppe Argenziano, neoeletto Presidente Sidemast.
Life Science: 603 startup innovative in due anni, 2 mld di investimenti
News PresaSono 603 le nuove startup italiane delle Life Science nate dal 2021 ad oggi, 48 delle quali nel primo trimestre dell’anno in corso. Sono destinatarie di quasi 2 miliardi di investimenti diretti: un’eredità positiva dell’era Covid che ha accelerato lo sviluppo della sanità digitale e ha trainato il settore delle scienze della vita. Quest’ultimo è quel ramo delle scienze naturali che si occupa degli organismi viventi. Oggi è al centro della continua innovazione tecnologica del comparto sanitario, in particolare a livello di produzione grazie alle imprese innovative. L’area del Biotech è la più presidiata, con 227 iniziative; seguono le nuove startup dell’area Med Tech, che sono 168, quindi le 112 iniziative in Digital Health le 96 di servizi di Life Science.
Il quadro è stato presentato oggi a Milano. Le parole-chiave sono state: “competenze” e “specializzazione degli investitori”. La giornata è stata un confronto fra imprese, mondo scientifico, tecnologie, venture capitalist e istituzioni, sul tema “L’Italia è (o non è) una Paese per l’innovazione nelle scienze della vita?”, anche in occasione dell’uscita della rivista INNLIFES. In particolare, per le startup delle LifeScience, ci sono fondi per 1,4 miliardi di euro di venture capital italiani, a cui si aggiungono 520 milioni della missione 6 del PNRR, dedicata alla ricerca biomedica, con la possibilità di attrarre risorse dalla missione 4 del PNRR, dedicata al technology transfer, che ha un plafond di 2,4 miliardi. “Stiamo lavorando alla specifica missione di modernizzare le strutture pubbliche sanitarie, far avanzare la medicina digitale e migliorare le terapie digitali”, ha annunciato, in apertura dei lavori, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Innovazione, Alessio Butti.
L’ecosistema delle Life Science in Italia conta più di 5.600 imprese, nei settori farmaceutico, medical device e biotecnologie, con valore della produzione (dati 2021) di circa 250 miliardi di euro (+6,9% rispetto al 2020). “È un settore che ha il bisogno e l’opportunità di accelerare: INNLIFES nasce per agevolare questo processo di crescita – spiega Elena Paola Lanati, CEO di Indicon -. L’ecosistema che genera innovazione è spesso popolato da attori che neppure si conoscono fra loro. La rivista vuole dare il suo contributo a chiudere questi gap, innanzitutto in tema di conoscenza, creando connessioni, informando, aiutando singole persone (business angel), società o istituzioni a capire cosa vuol dire individuare eccellenze e investire in start up”.
“Tutto oggi si muove in funzione della medicina preventiva e personalizzata, che cambia le logiche dell’innovazione in funzione della capacità di gestire le quantità di dati disponibili. Si tratta di fare non più un solo prodotto per tanti, ma tanti prodotti per ciascuno”, ha sottolineato Gianmario Verona Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione Human Technopole. Per riuscirci, le tecnologie informatiche, l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, vanno innervate nel sistema Life Science “a partire dalla costruzione dei processi, da riprogettare in funzione dei nuovi strumenti, per poterne implementare al massimo le potenzialità”, come ha evidenziato Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano.
Un monito alle startup è stato lanciato da Giovanni Tamburi, presidente amministratore delegato di TIP, che ha diversificato nelle startup attraverso Digital Magics: “Devono imparare a fare sistema. La moltiplicazione di incubatori, emanazioni di università e istituzioni locali, ripropone l’eccessiva frammentazione che caratterizza il mondo delle imprese e non agevola la crescita e il trasferimento delle idee e delle ricerche verso lo sviluppo per l’applicazione su scala industriale”.
La dimensione dell’opportunità rappresentata dallo sviluppo delle Life Science, dalle quali nascono nuovi farmaci e terapie avanzate per combattere le malattie e migliorare la qualità della vita delle persone, viene dai numeri del settore farmaceutico, che in Europa e nel mondo è il primo per intensità di R&D, raggiungendo nel 2021 il 16,6% (pari a oltre 200miliardi di dollari) degli investimenti in rapporto al fatturato. Nel solo comparto Biotech, non a caso quello che annovera anche il maggior numero di startup, gli analisti prevedono a livello globale una crescita di tre volte entro i prossimi anni, passando dai 223 miliardi di euro del 2020 alla proiezione di 731 miliardi di euro nel 2028. Durante la pandemia, il LifeScience ha acquistato ulteriore rilevanza e ampiezza, facendo crescere gli investimenti in Digital Health per il 92% delle aziende italiane della farmaceutica.
Ma l’Italia del farmaco, pur continuando ad essere leader d’Europa per produttività, con oltre 34 miliardi di euro di valore della produzione, davanti a Germania (32,4 miliardi di euro) e Regno Unito (25,3 miliardi di euro), resta indietro per attrazione di investimenti in R&D rispetto ai principali partner. Ad oggi (dati EPPIA), è ferma al 4% del totale come investimenti innovativi in ricerca e sviluppo dell’industria farmaceutica in Europa, mentre la Germania ha il 20%, il Regno Unito il 14%, la Francia l’11%. “Con INNLIFES, a partire da questa giornata – ha commentato il direttore editoriale della rivista, Angelica Giambelluca -, daremo voce ai protagonisti delle LifeScience, dai ricercatori agli imprenditori, passando per i rappresentanti delle istituzioni, di medici e pazienti, per contribuire a fare sistema: l’Italia è un paese di innovatori, ma, come messo chiaramente in luce dal confronto sviluppato in questa giornata, deve accelerare in competitività e in capacità di attrarre e produrre innovazione al servizio delle persone”.