Scompenso cardiaco: pazienti a rischio recidive se affetti da altre patologie. Intervista al prof. Di Somma
Tra lo scompenso cardiaco e altre patologie non cardiache, come diabete, malattie renali e polmonari, esiste un legame. In più, la presenza di queste ultime aumenta il rischio di un secondo ricovero ospedaliero dei pazienti, oltre ad allungare la degenza, influenzando il rischio morte.
A dimostrarlo per la prima volta è un’indagine condotta dall’Irccs MultiMedica e dall’Università degli Studi di Milano, pubblicata sulla rivista European Journal of Internal Medicine. Per condurre la ricerca, la Regione Lombardia ha dato accesso ai propri database sanitari per uno studio real world.
Prof. Di Somma: vaccino per evitare complicanze
“Questo articolo rappresenta un’importante conferma della presenza di molte comorbidità nel paziente con scompenso cardiaco. Ricordiamo che nei pazienti con età superiore di 80 anni l’incidenza di scompenso è del 20%. Proprio per la loro età queste persone spesso hanno anche altre patologie, come il diabete o l’insufficienza renale oppure la pneumopatia cronico-ostruttiva. Sono dunque pazienti costretti a prendere molti farmaci per le diverse comorbilità che si sommano alle numerose per lo scompenso cardiaco”, commenta il professor Salvatore Di Somma, Direttore del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC APS).
“L’articolo conferma che i pazienti con scompenso cardiaco, devono stare attenti non solo al cuore, ma anche agli altri organi che sono spesso coinvolti. In particolare per esempio, le broncopneumopatie cronico-ostruttive, le patologie polmonari. Nel periodo invernale, si può andare incontro ad infezioni delle vie respiratorie, virali oppure batteriche che possono aggravare uno scompenso cronico e portare a una riacutizzazione dello scompenso cardiaco.
Ecco questo è il motivo per cui i pazienti anziani con insufficienza cardiaca cronica, sono a rischio ricadute e devono fare il vaccino per evitare queste complicanze”.
Il messaggio è importante e fa capire come, nella sua cronicità, “lo scompenso cronico vada affrontato come la problematica di un team di medici e non di un medico solo. Sicuramente il cardiologo ha un ruolo importante, ma serve anche il supporto di altri specialisti come pneumologi, nefrologi, diabetologi e internisti. Si tratta di una patologia che mette insieme varie anime, ultimo, ma non da ultimo, il medico di medicina generale che poi coordina queste situazioni e segue quotidianamente questi pazienti”.
Scompenso cardiaco e aderenza alle terapie
Durante il recente X Congresso dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci – Aisc, tenutosi a Roma a novembre, si è parlato dell’aderenza alle terapie per i pazienti costretti ad assumere diversi medicinali al giorno. Proprio a causa della a causa della politerapia, molte persone spesso non seguono correttamente le cure prescritte.
“I pazienti con scompenso cardiaco devono assumere molti farmaci ogni giorno, rendendo difficile rispettare i protocolli terapeutici”, continua Di Somma. “Sono in corso sperimentazioni su farmaci iniettabili che potrebbero essere somministrati una volta a settimana o una volta al mese, riducendo il carico quotidiano e migliorando la qualità della vita dei pazienti. “L’AISC continuerà a lavorare per sensibilizzare i pazienti sulla corretta gestione delle terapie, affinché possano trarne il massimo beneficio,” conclude Di Somma.