Si cura, ma oggi non può ancora guarire. Con il tumore al seno metastatico ci convive un esercito di 35mila donne in Italia, un numero destinato ad aumentare nei prossimi anni. Due le proposte di legge depositate al Senato e alla Camera, presentate in un convegno promosso da Europa Donna Italia, per chiedere che venga istituita una Giornata Nazionale dedicata a questa malattia cronica. “Abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nel campo del tumore alla mammella dall’inizio degli anni ’90 a oggi. All’epoca – ha spiegato Michelino De Laurentiis, direttore oncologia media Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli – la mortalità all’improvviso ha iniziato a scendere, fino a dimezzarsi. E siamo sicuri che arriveremo all’azzeramento della mortalità”. Il motivo risiede nel fatto che sono state identificate delle diversità dei tumori. “Prima – spiega – pensavamo esistesse solo un tipo di cancro al seno, abbiamo scoperto che questi tumori non solo si evolvono diversamente ma nascono con impronta genetica diversa. E questo ha dato impulso alla ricerca, tanto che sta arrivando un tsunami di nuovi farmaci, per decine di bersagli terapeutici specifici, molti dei quali già approvati”. Intanto l’aspettativa di vita è aumentata, anche se le difficoltà non mancano. Ancora la parola metastasi viene associata solo alla morte. “Il ddl, che speriamo possa avere un iter abbreviato, dichiara Paola Boldrini (Pd), prima firmataria del testo all’esame della Commissione Sanità del Senato, “chiede che tutte le pazienti siano inserite nel percorso delle Breast Unit. Prevede linee guida nazionali che regolamentino il percorso clinico e assistenziale, accesso facilitato e omogeneo alle terapie innovative e istituzione di un osservatorio nazionale sul tumore al seno metastatico”.
I numeri delle diagnosi
In Italia ogni anno si registrano circa 4.500 diagnosi di cancro al seno metastatico, 3.000 dei quali vengono individuati per la prima volta già a questo stadio, mentre 1.500 sono i t umori che entrano ogni anno in una fase metastatica. A sottolineare i dati è stata Lucia Mangone, presidente dell’Associazione Italiana Registri Tumori, durante il convegno di ieri in Senato per chiedere una giornata nazionale. Le percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi vanno dal 30 al 60 per cento e quindi con oscillazioni molto ampie tra i diversi studi, «cosa che mostra la necessità di approfondire la ricerca nel settore» – ha precisato. Sono invece più numerosi i dati sul tumore alla mammella non metastatico, di cui ogni anno ci sono 50mila nuovi casi in Italia e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è pari all’87%. Tuttavia ci sono ampie differenze regionali. “Vi sono ad esempio 5 punti percentuali di scarto tra Campania (83,8%) e Emilia Romagna (88,9%). Questo significa che oggi 3000 donne sarebbero vive se si fossero trovate ‘nel posto giusto'”, ha chiarito Mangone. Le possibilità di sopravvivenza dipendono da vari fattori, come la diagnosi precoce attraverso gli screening, e (a quello per il tumore al seno vi aderisce il 76% delle donne in Emilia Romagna e solo il 22% in Campania). Inoltre è importante la presenza di una rete oncologia: servono centri di senologia multidisciplinari, ovvero le Breast Unit. “Ma in Italia siamo in ritardo e anche queste sono concentrate nel settentrione – ha detto Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – questo spiega perché, anche se ci si ammala di più al nord, è anche lì che le possibilità di sopravvivenza sono maggiori”.