La resistenza agli antibiotici rischia di catapultarci dal 2025 al 1900, quando ancora nulla si sapeva sulla possibilità che alcune muffe contenevano sostanze capaci di bloccare la crescita di determinati batteri. Da quei tempi ad oggi, tutto è cambiato. L’introduzione degli antibiotici ha rivoluzionato il trattamento delle malattie infettive, permettendo l’evoluzione della medicina moderna. Ma oggi siamo davanti ad un problema enorme, che la società sembra però voler ignorare: la resistenza agli antibiotici causata da un uso sconsiderato che si fa di questi medicinali.
Cos’è la resistenza agli antibiotici e perché è un problema
L’antibioticoresistenza si verifica quando i microrganismi sviluppano la capacità di sopravvivere all’azione degli antibiotici, rendendo i trattamenti inefficaci. È un meccanismo gravissimo, perché rende del tutto inutile l’uso dell’antibiotico con conseguenze che già oggi causano migliaia di morti in tutto il mondo. Una crisi globale, sia dal punto di vista clinico che economico. Clinico per l’aumento di morbilità, mortalità, durata dei ricoveri ospedalieri e rischio di epidemie; economico per l’incremento dei costi per farmaci, procedure, degenze e potenziali invalidità.
Le cause del fenomeno
La resistenza agli antibiotici è il risultato di fattori complessi. Il primo e più diffuso è certamente l’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici, sia nella medicina umana che in quella veterinaria. Anche l’uso indiscriminato in zootecnia e agricoltura è molto dannoso e contribuisce ad acuire il problema. Altri fattori sono la diffusione di infezioni correlate all’assistenza sanitaria, spesso da microrganismi resistenti, e la globalizzazione e che facilita la propagazione di ceppi resistenti. L’uso continuativo di antibiotici genera quella che si definisce “pressione selettiva”, favorendo la proliferazione di microrganismi resistenti e riducendo le opzioni terapeutiche.
Strategie internazionali e nazionali
Per combattere la resistenza agli antibiotici sono state implementate, per la verità in modo ancora un po’ timido rispetto al problema, diverse iniziative globali. Organizzazioni come l’OMS e l’ECDC hanno riconosciuto la resistenza agli antibiotici come priorità sanitaria, sviluppando delle strategie coordinate. Il Piano d’Azione Globale dell’OMS stabilisce cinque obiettivi strategici:
- Sensibilizzazione di operatori sanitari e cittadini
- Rafforzamento della sorveglianza
- Prevenzione e controllo delle infezioni
- Uso ottimizzato degli antimicrobici
- Promozione della ricerca e innovazione
Dal canto suo l’Unione Europea ha adottato il One Health Action Plan nel 2017, integrando la salute umana, animale e ambientale per affrontare il fenomeno. In Italia, il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), aggiornato per il periodo 2022-2025, promuove la sorveglianza e l’analisi dei dati; strategie di prevenzione integrate e adozione di misure in linea con le raccomandazioni internazionali.
I sistemi di sorveglianza
Interessante è il lavoro svolto dalla rete EARS-Net che raccoglie e confronta i dati di 30 Paesi europei, offrendo un quadro chiaro della diffusione della resistenza agli antibiotici. Ma è essenziale un cambio di passo, evitando così di accorgersi realmente del problema solo quando sarà troppo tardi. Un grosso cambiamento che deve avvenire è quello culturale, visto che ad oggi nella maggior parte dei Paesi occidentali l’uso di antibiotici è smodato, anche quando è completamente inutile. Insomma, la lotta contro l’antibiotico-resistenza richiede non solo politiche globali coordinate, con un approccio One Health, richiede anche educazione e sensibilizzazione per promuovere un uso responsabile degli antibiotici e investimenti in ricerca e sviluppo, per nuovi antimicrobici e soluzioni alternative.
Solo in questo modo, attraverso uno sforzo collettivo e un impegno costante da parte della comunità scientifica, delle istituzioni governative, degli operatori sanitari e della società nel suo complesso, sarà davvero possibile ridurre significativamente gli effetti devastanti della resistenza agli antibiotici, garantendo al contempo che l’efficacia di questi farmaci indispensabili possa essere salvaguardata e messa a disposizione delle generazioni presenti e future, per proteggere la salute globale e affrontare con successo le sfide mediche emergenti.
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