Tempo di lettura: 2 minutiIl 95 % delle produzioni alimentari deriva dal suolo e attualmente un terzo di esso risulta da moderatamente a molto degradato. Questo ha delle ripercussioni sulla salute. Se si aggiunge che per la formazione di 1 cm di suolo possono essere necessari anche 1000 anni, si comprende perché la Fao abbia creato la Global Soil Partnership (GSP), nel cui ambito è stata realizzata la Carta Mondiale del Carbonio Organico del suolo, presentata lo scorso dicembre. Anche l’Italia, come gli altri Paesi della GSP, ha elaborato la sua Carta nazionale, grazie al lavoro di un network volontario di Istituzioni coordinato dal CREA, con il suo Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente. Proprio oggi, a Roma, presso la sede centrale del CREA, si tiene un seminario per condividere ed illustrare la Carta Italiana Del Carbonio Organico, uno strumento di lavoro fondamentale per la conservazione del suolo.
“Poiché la fertilità – afferma Anna Benedetti, ricercatore CREA del National Focal Point italiano GSP – è influenzata dal quantitativo di sostanza organica presente e dalla sua biodiversità, il nostro Paese sotto questo aspetto è a rischio. Mediamente, infatti, si stima che la sostanza organica contenuta nei suoli destinati all’agricoltura si aggiri intorno all’1,5%, del quale, però, se ne perde potenzialmente ogni anno, se non debitamente reintegrata, oltre l’1%. In tal senso, poter disporre di una carta del carbonio organico del suolo è fondamentale per la pianificazione territoriale e per orientare i decisori politici verso una gestione sostenibile dell’agricoltura e del territorio”.
La carta, così come tutte le conoscenze sullo stato dei suoli in Italia, rappresenta inoltre una base importantissima in vista della PAC post-2020, sia per programmare in modo strategico gli interventi sul territorio sia per misurare opportunamente gli effetti delle pratiche mirate messe in campo dagli agricoltori. E non è un caso se la conservazione del suolo è diventata una priorità strategica dei PSR, perseguita grazie alla Misura 10 (Pagamenti agro-climatico-ambientali) che promuove la diffusione di buone prassi come l’agricoltura conservativa (rispettosa del suolo) e il No-tillage (semina su sodo senza alcuna lavorazione del suolo). Nel contesto UE, l’Italia è il Paese che ha maggiormente puntato su questo genere di sostegno.
Secondo i dati evidenziati dalla Carta, occorrono interventi urgenti per salvaguardare la salute dei suoli e dell’agricoltura italiana, soprattutto al Sud: recupero sostanza organica in aree di agricoltura intensiva e monosuccessione, contrasto all’erosione in aree appenniniche e acclivi, contrasto alla desertificazione e più in generale al degrado del suolo.
“Il suolo è una imprescindibile matrice identificativa del nostro made in Italy agroalimentare – ha affermato il presidente CREA Salvatore Parlato, aprendo i lavori del seminario – e proprio per questo sarà uno dei 4 obiettivi strategici del nostro prossimo piano triennale di ricerca. Inoltre, stiamo pensando di avviare l’elaborazione di una mappa digitale che analizzi e documenti la qualità dei suoli italiani per poterla preservare al meglio”.
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