Le fake news sono un pericolo dei nostri giorni da cui bisogna imparare a difendersi. Quando si parla di cancro, però, se alcune false informazioni possono essere innocue, altre incidono in maniera negativa sui comportamenti delle persone. “Dietro espressioni come ‘malattia grave’, ‘male incurabile’ eccetera – spiega Airc – si è creato un mondo di disinformazione, di convinzioni sbagliate e talvolta anche potenzialmente pericolose per la salute dell’individuo”.
Qualche anno fa l’American Cancer Society ha commissionato un sondaggio su alcune false credenze in materia di cancro per vedere quanto fossero diffuse. Un intervistato su quattro pensa che non è necessario modificare il proprio stile di vita in età giovanile per prevenire la malattia. Il 28% degli intervistati è convinto che esista già una cura definitiva per il cancro, ma che per qualche ragione viene tenuta nascosta. È la cosiddetta ‘teoria del complotto’, che nasce ovviamente dalla inconscia difficoltà ad accettare che non vi possa essere un rimedio unico e definitivo contro una malattia ancora troppo spesso mortale.
Solo la ricerca scientifica può contribuire a dare risposte ai dubbi, e quando le risposte non sono certe, ma solo ragionevolmente vere, è perché la ricerca deve procedere per successive approssimazioni.
AIRC ha creato una lista di falsi miti da sfatare:
La maggior parte delle persone che hanno un cancro ha un familiare malato
FALSO, la maggior parte dei tumori non è ereditaria. Solo una percentuale compresa tra il 5% e l’8% è ereditaria. La confusione nasce dal fatto che si dice spesso che il cancro è una ‘malattia genetica’. Una malattia dei geni, però, non è una malattia ereditaria: i geni possono infatti mutare in età adulta, oltre che essere ereditati in una determinata forma dai genitori. Ed è importante ricordare che ereditare un gene mutato che aumenta il rischio di un tumore non significa necessariamente sviluppare il cancro nel corso della propria vita.
Dopo anni che si fuma, smettere è inutile
FALSO, perché gli studi dimostrano che benché il rischio non si azzeri del tutto, le probabilità di ammalarsi di tumore del polmone si riducono quando si smette di fumare e dopo 10 anni dall’ultima sigaretta il rischio di morire a causa di questo tumore sono circa la metà rispetto a quelle di un fumatore. E anche il rischio di ammalarsi di altri tumori legati al fumo (molti tumori testa-collo, vescica, fegato, reni, pancreas, ovaio, stomaco eccetera) si riduce progressivamente più aumenta il tempo senza fumo. Ogni sigaretta in più aumenta il rischio, quindi in qualsiasi momento una persona decida di smettere di fumare, ne avrà comunque un guadagno.
Fare esercizio fisico previene il cancro
VERO, alcuni tipi di cancro sono sensibili agli effetti del movimento, che ne riduce l’incidenza: la relazione diretta è stata dimostrata per il cancro del colon, dell’endometrio e del seno, mentre per altri, come quello della prostata, i dati non sono ancora sufficienti per trarre conclusioni definitive. Anche se il meccanismo per cui l’attività fisica esercita un’azione anticancro non è ancora del tutto chiaro per alcuni tumori, spiega Airc, chi fa sport si ammala meno di chi conduce una vita sedentaria perché il movimento induce l’organismo a produrre sostanze protettive o a ridurre il livello di infiammazione dell’organismo e le concentrazioni di sostanze pro-cancro (come alcuni ormoni femminili o l’insulina). Non si sa neanche a che età è meglio cominciare, ma questo vale solo per il cancro: l’esercizio, infatti, è utile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e per evitare l’osteoporosi. Per questi obiettivi, prima si comincia meglio è.
Ciò che uno fa da giovane ha un impatto limitato sul rischio di ammalarsi di cancro in età avanzata
FALSO, poiché molte delle abitudini di vita acquisite durante l’infanzia o l’adolescenza hanno un forte impatto sul rischio di ammalarsi di cancro anche da anziani. Basta pensare all’importanza dell’alimentazione corretta o al fumo (abitudine spesso acquisita nell’adolescenza). Si può sempre correggere un comportamento errato, sottolinea Airc, ma non acquisirlo per niente è comunque la migliore strategia di prevenzione. In questo campo giocano un ruolo fondamentale gli educatori (genitori, insegnanti) che devono essere di esempio: è inutile insistere con un adolescente perché non fumi, se i genitori ‘bruciano’ un pacchetto di sigarette al giorno.
Cucinare con il microonde provoca tumori
FALSO, non c’è alcuna relazione tra questi due fattori. I forni a microonde, come peraltro le radio, emettono campi elettromagnetici a radiofrequenza. Sono stati svolti diversi studi in merito, e si è verificato che non ci sono rischi per la salute. Peraltro, i microonde sono schermati: solo gli apparecchi molto vecchi, deteriorati o con la porta che non chiude bene potrebbero essere potenzialmente pericolosi (perché scaldano i tessuti), ma solo se si sosta a lungo nelle loro vicinanze mentre sono in funzione.
I tralicci dell’alta tensione provocano tumori infantili
NÉ VERO NÉ FALSO, non c’è ancora certezza scientifica in materia. Questa incertezza è legata soprattutto al fatto che non è semplice condurre ricerche per provare l’esistenza di un legame causa-effetto tra i campi elettromagnetici ad alta frequenza, che sono quelli generati dalle linee elettriche, e lo sviluppo di alcuni tumori infantili (in particolare leucemie) e i risultati degli studi sono spesso contrastanti. Sulla base di analisi approfondite dei dati disponibili, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) ha comunque concluso che i campi elettromagnetici generati dai tralicci dell’alta tensione debbano essere considerati come un ‘possibile cancerogeno per l´uomo’.
‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è la più bassa delle tre categorie (‘cancerogeno per l’uomo’, ‘probabilmente cancerogeno per l’uomo’, ‘possibilmente cancerogeno per l’uomo’) usate dalla IARC per classificare le prove scientifiche relative ad agenti ambientali. Le conclusioni della IARC sono state poi rafforzate da quelle ottenute dall’Organizzazione mondiale della Sanità che ha condotto una propria valutazione dei dati scientifici disponibili. ‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è una classificazione usata per definire un agente per il quale esista una limitata prova di cancerogenicità nell’uomo e una prova meno che sufficiente negli animali da esperimento (nei modelli sperimentali).
La classificazione è basata sulla solidità delle prove scientifiche disponibili, non su quanto elevato sia il rischio. Ad oggi la situazione non si è ancora chiarita, ma gli esperti sostengono che, nel caso il legame esistesse, riguarderebbe solo una percentuale molto bassa di bambini (tra 1% e 4% di quelli esposti al livello più elevato), mentre non ci sarebbe un aumento degno di nota del rischio per i bambini esposti a campi elettromagnetici a livello basso, quello al quale la maggior parte di noi è esposto.
I colpi e i traumi possono provocare il cancro
FALSO, si tratta di una credenza antica, che ha avuto qualche successo anche tra i medici all’inizio del Novecento. Probabilmente è vero il contrario: un tumore può rendere una parte del corpo vulnerabile agli incidenti (per esempio un tumore osseo). Talvolta proprio grazie a una visita medica casuale per curare un piccolo trauma si notano rigonfiamenti sospetti. Le persone prestano più attenzione a una parte del corpo dolorante: il colpo non fa venire il tumore, fa scoprire un tumore che già c’era.
Per il cancro al polmone, è più rischioso vivere in una grande città che fumare
FALSO, l’inquinamento atmosferico provoca molte malattie polmonari (asma, bronchiti croniche), incluso il cancro del polmone, ma i tumori dovuti al fumo di sigarette sono molto più numerosi di quelli dovuti all’inquinamento. L’inquinamento aumenta l’infiammazione polmonare, che può favorire un tumore nelle persone già predisposte. Tra queste ci sono ovviamente i fumatori, che sommano l’effetto cancerogeno della sigaretta all’effetto negativo dell’infiammazione stessa.
Oggi ci si ammala di cancro più di un tempo
NÉ VERO NÉ FALSO, perché se alcuni tipi di tumore, come quello al polmone nelle donne, sono in crescita, altri, come quello del collo dell’utero o dello stomaco sono diminuiti. Numericamente ci sono più tumori ma ciò è dovuto al fatto che è aumentata l’età media della popolazione e che di cancro ci si ammala soprattutto in età avanzata. Inoltre, spiega Airc, il miglioramento delle capacità diagnostiche consente di trovare più tumori, che quindi risultano più frequenti di un tempo, ma in compenso si muore di meno.
Grigliare la carne produce sostanze cancerogene
VERO, anche se la dimostrazione certa è stata ottenuta solo in modelli animali. D’altro canto esiste un rischio quantificabile solo se si mangia carne grigliata (e soprattutto carne cotta al barbecue con carbonella) con una frequenza almeno giornaliera. Principali imputati per l’aumento del rischio sono le amine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze chimiche che derivano dalla trasformazione delle proteine della carne sottoposte a temperature elevate. Non bisogna dimenticare, spiega Airc, che le altre modalità di cottura non sono prive di rischio: per esempio stufati e fritti contengono generalmente più grassi, e quindi sono nocive per la salute del cuore e dei vasi. La strategia più corretta è quella di gustare raramente la grigliata, ma di farlo in tranquillità, evitando magari di consumare le parti grasse bruciate, che sono quelle più pericolose, e scegliendo carni meno grasse come per esempio il pollo, avendo cura però di eliminare la pelle.
Intervenire chirurgicamente per asportare un cancro può favorirne la diffusione
FALSO, si tratta di una falsa convinzione datata primi del Novecento, quando molti interventi per asportare tumori venivano effettuati quando in realtà il paziente aveva già metastasi, spiega Airc. Il fatto che poco dopo l’operazione si presentasse un nuovo tumore in un altro organo ha dato origine a questa credenza. Inoltre è effettivamente possibile che, asportando solo parzialmente un tumore, alcune cellule rimaste in sito possano dar luogo a metastasi, ma questa evenienza è diventata rara con lo sviluppo delle tecniche chirurgiche moderne e soprattutto degli strumenti diagnostici come la PET, che sono in grado di individuare anche tumori di poche cellule. Inoltre, per eliminare le cellule ‘sfuggite’, oggi si dispone della radioterapia e di altre strategie più o meno ‘intelligenti’.
La radioterapia può provocare il cancro
VERO, però la frequenza con cui ciò accade è molto inferiore al rischio di morire per un tumore già esistente non sufficientemente curato. La radioterapia, che consiste nell’emettere raggi X verso le cellule tumorali al fine di distruggerle, può favorire anche le mutazioni genetiche nelle cellule sane. La maggior parte di questi danni al DNA viene riparata dalle cellule stesse nel giro di poco tempo. Come per molte pratiche mediche, conclude Airc, si valuta l’opportunità di ricorrere a una certa cura alla luce dell’equilibrio tra rischi e benefici e non vi sono dubbi che, quando un medico suggerisce una radioterapia, i benefici sono di gran lunga superiori ai potenziali rischi.