La casa è il primo habitat. Il 90% della vita scorre al chiuso: in ufficio, a scuola, nelle strutture sanitarie, in automobile, autobus o metro, ma soprattutto in casa. È la casa l’ambiente nel quale si trascorre ogni notte e molta parte dei giorni.
La qualità dell’aria indoor, cioè interna, influisce sulla salute, così in occasione della Giornata mondiale dell’Habitat del 7 ottobre, gli esperti di Iss hanno diffuso un decalogo di prevenzione. Si tratta di un approfondimento sugli inquinanti indoor e sulle fonti dell’inquinamento domestico, oltre a un podcast sulla sicurezza degli ambienti chiusi.
Giornata mondiale dell’Habitat (World Habitat Day)
Il primo lunedì di ottobre di ogni anno (quest’anno è il 7 del mese) ricorre il World Habitat Day, la data designata dalle Nazioni Unite Giornata Mondiale dell’Habitat con l’obiettivo di promuovere una riflessione sullo stato delle città nel mondo. Il focus di quest’anno è sul coinvolgimento dei giovani nella costruzione di agglomerati urbani sostenibili e resilienti – ma anche sul diritto fondamentale di ogni cittadino a un alloggio adeguato, sicuro e sano.
Tutto comincia dall’aria che respiriamo
La qualità dell’aria delle abitazioni (e degli uffici, delle scuole, delle automobili e degli altri luoghi al chiuso) è uno dei principali determinanti di salute e un importante tema di sanità pubblica. “È indoor che avviene la gran parte dell’esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico ed è negli ambienti indoor che si costruisce e si protegge la salute della popolazione”, dice Gaetano Settimo, coordinatore del GdS, il Gruppo di Studio nazionale inquinamento indoor dell’Istituto superiore di sanità.
“Ma in genere – prosegue – l’aria di casa, come quella degli altri ambienti chiusi che frequentiamo, è tutt’altro che pulita. Gli inquinanti atmosferici indoor sono molti e sono capaci di influenzare e peggiorare la salute delle persone, con effetti acuti a breve termine o cronici”.
“Specialmente la salute di chi soffre di patologie cardiache, di ipertensione, ictus, di patologie respiratorie come BPCO e asma, di allergie. Di patologie del sistema immunitario, riproduttivo, di malattie neurologiche, e di tumori. Ma anche di emicrania, di riniti, irritazioni della gola, occhi e di altro ancora, giacché l’elenco delle malattie e dei disturbi che è possibile associare o che peggiorano a causa dell’esposizione all’aria delle nostre abitazioni, può essere più lungo”, aggiunge Settimo.
Gli inquinanti nell’aria e le loro fonti
Tra gli inquinanti indoor di rilevanza particolare ci sono i composti organici volatili (COV), le particelle sospese (PM10, PM2,5, UFP o particelle ultrafini), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le policlorodibenzodiossine e i policlorodibenzofurani (PCDD/F), i policlorobifenili (PCB), i perfluoro e polifluoro alchilici (PFAS), i prodotti delle combustioni in impianti scarsamente manutenuti o collegati male o non collegati all’esterno che possono emettere monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx).
Le fibre di amianto, le fibre artificiali insetticidi e pesticidi, i nanomateriali ingegnerizzati e le microplastiche. “Tutti questi inquinanti – spiega Settimo – vengono emessi in modo costante o intermittente negli ambienti chiusi da numerose e differenti sorgenti e per questo è fondamentale conoscere le caratteristiche, e la qualità delle emissioni delle fonti presenti. Non chiediamo quasi mai informazioni specifiche sulle caratteristiche emissive, per esempio quando ristrutturiamo, o acquistiamo nuovi elettrodomestici o apparecchiature. Dovremmo invece”.
Cucinare, scaldare, fumare. Le sorgenti di COV siamo (anche) noi
I COV, i composti organici volatili (per esempio la formaldeide che il COV più semplice, l’acetaldeide, il benzene, il toluene, il limonene, il tricloroetilene, il tetracloroetilene eccetera), possono derivare da materiali da costruzione, vernici, collanti, sigillanti, resine, solventi, mobili, arredi, apparecchiature elettroniche (stampanti, fotocopiatrici, computer). Inoltre possono derivare da prodotti per la pulizia, da profumi e deodoranti per ambienti, da disinfettanti, ma anche dalle attività umane.
Le persone, infatti, attivano sorgenti di COV quando prepariamo i cibi. In questo caso gli inquinanti variano a seconda dello stile di cottura (frittura, vapore, grigliatura emettono molecole differenti), degli ingredienti e del combustibile utilizzato. Gli inquinanti cambiano a seconda del combustibile utilizzato per scaldare gli ambienti (stufe o camini a legna o ad altre biomasse).
Inoltre le persone, attraverso il fumo, sono fonte di composti organici volatili, infatti le sigarette sia classiche che elettroniche sono sorgenti di COV. Lo stesso vale per i diffusori di fragranze per ambiente.
Particelle sospese e IPA nell’aria di casa
Le particelle sospese PM10, PM2,5, e ultrafini o UFP possono provenire da fonti esterne, come l’aria dell’ambiente, ma soprattutto – come i COV – dalle attività quotidiane: cucinare e riscaldare, detergere, pulire, ma anche deodorare gli ambienti con candele, incensi diffusori, fare bricolage, curare le piante, utilizzare stampanti.
Gli IPA, le PCDD/F e i PCB derivano dai tutti processi di combustione come cucinare, riscaldare e fumare. I PCB sono una eredità del passato, quando venivano utilizzati come isolanti.
La CO2 non è un indicatore di buona qualità dell’aria indoor
“L’anidride carbonica è il sottoprodotto naturale del metabolismo della respirazione. Le concentrazioni di CO2 negli ambienti indoor aumentano nel tempo in presenza di un numero costante di fruitori e in funzione dei ricambi dell’aria”, spiega Settimo.
“La CO2 può essere utilizzata per valutare e controllare i ricambi dell’aria – riprende – ma le concentrazioni di anidride carbonica indoor non sono una misura della qualità dell’aria, al contrario di quanto avviene per l’aria esterna, perché non tengono conto delle altre importanti sorgenti di inquinanti, come i materiali, gli arredi, i tendaggi, le pitture, i trattamenti di finitura, le colle, le resine, i siliconi, i prodotti per la pulizia, i deodoranti per ambienti, le combustioni”.
L’umidità non inquina ma influenza la qualità dell’aria
L’umidità non è un vero e proprio inquinante ma un fattore in grado di influenzare la qualità dell’aria indoor e favorire l’inquinamento soprattutto da agenti biologici. L’umidità rilasciata dalle attività umane come cucinare, fare la doccia, asciugare la biancheria, favorisce infatti lo sviluppo di muffe che possono colonizzare materiali di vario tipo (tessuti, legno, carta da parati, ecc.), rilasciare nell’aria spore e sostanze odorigene (odore di muffa), o anche la proliferazione degli acari della polvere.
Il decalogo Iss per migliorare l’aria, primo: aprire le finestre
II Gruppo di Studio Nazionale (GdS) Inquinamento Indoor dell’Istituto Superiore di Sanità è stato istituito per fare chiarezza sull’inquinamento negli ambienti chiusi. L’obiettivo del decalogo è fornire indicazioni su come proteggersi dall’esposizione all’inquinamento indoor.
- Cambiare frequentemente l’aria in casa aprendo le finestre, preferibilmente quelle più distanti dalle strade più trafficate. Tenere aperte le finestre mentre si cucina, pulisce, si lavare, si stira eccetera. Quando si cucina utilizzare anche la cappa. Ricordare che in assenza di un frequente ricambio di aria gli inquinanti si accumulano in casa, comportando possibili rischi per la salute degli adulti e dei bambini.
- Ricordare che il pulito non ha odore. Non eccedere con l’uso di prodotti per la pulizia come detergenti e detersivi, meglio non utilizzare deodoranti e diffusori di profumi, incensi e candele profumate.
- Non miscelare i prodotti di pulizia, in particolare quelli contenenti candeggina o ammoniaca, con sostanze acide come gli anticalcari. Prima di utilizzare i prodotti è necessario leggere le etichette, rispettare i consigli e le indicazioni presenti sulle confezioni, impiegare le quantità di prodotto raccomandate dai produttori e utilizzare i tappi dosatori per non eccedere con le quantità.
- Non fumare in casa né sigarette classiche né e-cig. Gli inquinanti chimici rilasciati dal fumo costituiscono un rischio per la salute, soprattutto dei bambini. Questi inquinanti rimangono su pareti, arredi, tende e tappezzerie per lunghi periodi.
- Far prendere aria gli abiti ritirati dalla lavanderia prima di riporli negli armadi.
In presenza di mobili nuovi, cambiare con più frequenza l’aria. - Limitare e non abusare di insetticidi, leggere attentamente le etichette e le avvertenze, e non soggiornare negli ambienti dopo l’utilizzo.
Le piante non aiutano a ridurre l’inquinamento in casa. - In caso di ristrutturazione o anche di semplice imbiancatura di pareti prediligere prodotti con livelli emissivi più bassi per gli inquinanti chimici e in ogni caso dopo la ristrutturazione arieggiare il più possibile.
- Se si hanno animali domestici rimuovere gli allergeni contenuti nelle polveri sui mobili abiti e biancheria. Passare regolarmente aspirapolvere e straccio umido sulle superfici, cambiare con maggiore frequenza l’aria negli ambienti.