Tempo di lettura: 3 minutiDalla tv ai giornali, oggi tutti parlano di prevenzione. Un tema fondamentale, ma anche complesso e spesso trattato in modo confusionario. Molti si interrogano ad esempio su quella che i medici definiscono “prevenzione secondaria”, perché non sempre è chiaro quali screening siano utili e quando debbano essere portato avanti. I dubbi da parte dei cittadini sono tanti, anche e soprattutto in campo oncologico. Del resto, non è possibile e non è utile muoversi a casaccio, lo sa bene Evaristo Maiello, direttore dell’unità operativa complessa di oncologia dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza.
Utero, mammella, colon
«Le patologie per le quali abbiamo screening molto efficaci – dice – sono soprattutto il carcinoma del collo dell’utero, il tumore della mammella e il tumore del colon-retto». Maiello spiega che lo screening per il carcinoma del collo dell’utero è quello che ha avuto il maggior successo. «Si è partiti negli Anni 60, quando si è capito che il Pap Test poteva essere estremamente utile». E i risultati sono nei numeri degli ultimi rapporti su questa malattia, che parlano di circa 2.100 casi l’anno, il che significa che in Italia è la nona causa di morte, mentre nei paesi in del terzo mondo è ancora tra le prime.
Vaccinazione
Maiello sottolinea come la mortalità sia in calo proprio grazie alle diagnosi precoci e inoltre, dice, «ci aspettiamo un ulteriore calo per effetto della vaccinazione da papilloma virus che gioca un ruolo determinate nella formazione del carcinoma della cervice uterina». Ci si vaccina a partire dai 12 anni, ma per quel che riguarda il Pap Test, quando è opportuno iniziare? «E’ bene iniziare tra i 25 e i 35 anni, con uno screening l’anno. Ovviamente questa è un’indicazione di massima, perché si deve valutare ogni singolo caso».
L’autopalpazione non basta
Gli altri due nemici dai quali proteggersi con screening appropriati sono il tumore della mammella e del colon. Andiamo con ordine. «Per il tumore della mammella – dice l’oncologo – in Italia si regista una riduzione di circa 2 punti l’anno». Anche se, con 50mila nuovi casi l’anno, per incidenza, questo resta il primo tumore nelle donne. Serve la mammografia bilaterale. «L’autopalpazione e l’ecografia possono aiutare, ma da sole non sono determinanti per una diagnosi precoce». L’età giusta per iniziare lo screening è tra i 50 e 69 anni. Anche se, spiega Maiello, «il Piano nazionale di prevenzione suggerisce di estendere l’invito agli screening alle donne nella fascia tra i 45 ai 74 anni. Con una cadenza bi annuale». Anche in questo caso vale il principio della personalizzazione. Sarà il senologo a definire in relazione alla densità del tessuto mammario e alla storia clinica e familiare della paziente come procedere.
Alimentazione
Di tutte queste neoplasie, quella maggiormente legata agli stili di vita e all’alimentazione è il tumore del colon. Un tumore che in Campania, in molti casi, non è ancora adeguatamente coperto dagli screening.
In Italia, l’incidenza è di circa 53mila diagnosi l’anno. In questo caso per fare prevenzione secondaria si procede con un test per nulla invasivo: la ricerca di sangue occulto delle feci. «In condizioni normali – dice Maiello – il test si effettua tra i 50 e 70 anni e nel caso di una positività si procede con la colonscopia. Lo screening per il tumore del colon – aggiunge – è quello che va più a rilento, soprattutto al Sud. Basti pensare che nel 2015 la copertura era dell’80% tra Nord e Centro Italia e solo del 40% al Sud. Fortunatamente le cose stanno cambiando e il Sud sta recuperando il divario». Fare screening del carcinoma del colon-retto permette anche di intercettare e curare con l’asportazione definitiva eventuali adenomi, che rappresentano le prime fasi di un processo che nel tempo porterà al cancro del colon. Continua a leggere CLICCA QUI