Tempo di lettura: 3 minutiNon sempre l’asilo è un luogo protetto per un bambino. Indagini, filmati, testimonianze hanno portato alla luce veri e propri episodi di violenza verbale, psicologica e fisica subiti dai bambini nelle scuole dell’infanzia o al nido.
“Il problema purtroppo – spiega Maura Manca, Psicoterapeuta Presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza – è molto più esteso, ci sono troppe condizioni di negligenza educativa, di forzature, di punizioni nelle scuole dell’infanzia. Vedo quasi quotidianamente adulti e adolescenti segnati da un qualche tipo di esperienza negativa vissuta in queste strutture nei primi anni di vita, che custodiscono ancora segretamente dentro con dolore e sofferenza”.
Ciò che crea un danno importante a livello psicologico è legato al fatto che i bambini non riescano a comprendere il concetto di violenza intenzionale. Si aspettano che un adulto non possa far del male a un bimbo, ma lo possa far soltanto giocare, mangiare e lo accudisca. “I bambini – continua Manca – sono completamente dipendenti dai genitori e se loro gli dicono di fidarsi, che l’asilo è bello, ci sono tanti bambini con cui giocare, che le maestre sono buone e brave, loro si fidano e piano piano accettano ed introiettano l’asilo come un luogo alternativo a casa in cui potersi esprimere perché tanto poi il genitore torna a riprenderlo. Se invece viene castrato, punito, isolato, denigrato, tutto ciò può essere vissuto in maniera traumatica, si rischia venga esperito come un tradimento emotivo, venga subito passivamente e quindi il piccolo rischia di sentirsi schiacciato dagli eventi”.
La psicoterapeuta ha creato una guida per aiutare i genitori a capire i segnali di disagio del bambino:
– Fare attenzione quando il bambino cambia idea in maniera abbastanza drastica o repentina sull’asilo o scuola materna. Se per esempio non ci vuole più andare, fa le storie per alzarsi, vestirsi, uscire di casa e/o entrare dentro.
– Attenzione ai disegni e al gioco, molto spesso i bambini esprimono attraverso questi due canali comunicativi ciò che hanno dentro, tra cui paure e disagi.
– Non assumere mai un tono inquisitorio tipo “ti hanno fatto”, “ti hanno detto”, “ la maestra così….”. Non parleranno. Chiedere le cose sotto forma di racconto, farsi fare degli esempi esplicativi. Un giorno un bambino mi raccontava che a scuola facevano il gioco della sedia. Io gli chiesi in cosa consistesse ed è emerso che era un gioco punitivo in cui il bimbo quando faceva qualcosa di sbagliato veniva messo come alla gogna davanti ai suoi compagni e sgridato davanti a tutti. Il genitore, riprendendo questo esempio, non si deve fermare a dire “o che bello avete fatto il gioco della sedia”, ma deve andare oltre e chiedere spiegazioni con calma e tranquillità perché altrimenti il piccolo si blocca.
– Capisco che vi aspettiate che vostro figlio in caso di necessità si rivolga direttamente a voi e vi racconti tutto quello che gli succede ma non è così, anzi, tante volte è lui che si aspetta che voi sappiate cogliere i suoi segnali e che lo capiate prima che lui proferisca parola.
– Non sempre i bambini esprimono attraverso le parole il loro disagio, a volte utilizzano il corpo come spesso accade quando somatizzano ciò che subiscono. Attenzione quindi a frequenti malattie, mal di testa, mal di pancia, al fatto che lasciano la merenda, che non mangiano, che non dormono o dormono male e che magari fanno brutti sogni.
– Attenti anche se vedete un calo dell’emotività che prima c’era, sembrano un po’ più chiusi o svogliati o, al contrario, possono manifestare più rabbia e nervosismo, magari rispondo più male del solito, sono irrequieti, hanno difficoltà di concentrazione e sembrano più oppositivi.
– Attenzione, qualora scopriate qualche situazione poco consona per la crescita di vostro figlio a non avere reazioni troppo esagerate davanti a lui, subirà anche voi e non mi sembra il caso aggiungergli un ulteriore stress emotivo. Lui deve capire che si può fidare di voi e deve poter contare sulle vostre reazioni che non possono essere insulse, ma contenitive ed efficaci.
– Andate a scuola e cercate di capire cosa succede senza fermarvi alle apparenze, se emergono condizioni gravi andate dalle forze dell’ordine e cercate di risolvere in maniera lecita la situazione. Però nello stesso tempo evitate inutili allarmismi.