Radioterapia, un ponte tra gli Stati Uniti e il Sud
Dalla collaborazione tra due strutture apparentemente molto diverse tra loro è nata una nuova realtà di avanguardia a tutto vantaggio dei pazienti oncologici. A presentare il progetto è Pier Carlo Gentile, professore associato alla University of Pittsburgh e direttore medico del Centro di radioterapia ad alta specializzazione Upmc Hillman cancer center San Pietro Fbf e responsabile della Radioterapia all’ospedale Fatebenefratelli di Roma.
Professore Gentile, cosa la spinge ad impegnarsi per portare tecnologia ed innovazione nel Sud Italia?
«Sono nato a Crotone, 55 anni fa, poi mi sono trasferito a Roma per studiare e lavorare, ma il Meridione mi è rimasto nel cuore. Consapevole delle difficoltà che pesano sul sistema sanitario del Sud, ho deciso di partecipare alla creazione di una rete tra diverse strutture per mettere a disposizione professionisti e macchinari di ultimissima generazione, appunto, anche a chi abita nel Meridione. Con Upmc (gruppo sanitario affiliato all’Università di Pittsburgh) abbiamo aperto un secondo centro di radioterapia specializzata nella clinica Villa Maria a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino. In questa struttura sono consulente scientifico, ruolo che ricopro anche nel centro di radioterapia al Marrelli Hospital di Crotone. Sono tutti centri convenzionati, in grado di offrire trattamenti di radioterapia oncologica all’avanguardia. Ma la vera innovazione è avere una rete, tra le strutture, grazie alla quale un paziente può rivolgersi al centro più facilmente raggiungibile. Con minor disagio, anche psicologico».
Le strutture hanno a disposizione macchinari di ultima generazione?
«Sì, abbiamo la possibilità di scegliere la tecnica che riteniamo più vantaggiosa per trattare il paziente in base alla tipologia e alla sede della lesione. In casi, ad esempio, in cui c’è necessità di una precisione millimetrica su un bersaglio in movimento possiamo utilizzare Mr-Linac, apparecchio ibrido che mediante una cooperazione spaziale e temporale usa la risonanza magnetica abbinata a un acceleratore lineare».
Quali sono le aree terapeutiche di interesse?
«Oggi la radioterapia può trattare neoplasie che interessano sia il sistema nervoso centrale sia il distretto otorinolarigoniatra, il polmone, il pancreas, il fegato, i reni, l’apparato urologico e quello ginecologico, il colon retto. Zone diverse, con caratteristiche differenti e opzioni terapeutiche da scegliere in base al paziente e alla lesione. Inoltre, l’acceleratore lineare integrato con la risonanza magnetica ci permette di controllare e monitorare tutti i movimenti della lesione tumorale scelta come bersaglio, anche quelli impercettibili dovuti alla respirazione, quindi di trattare la sola lesione tumorale con estrema precisione, concentrando alte dosi in poche frazioni (massimo 5), e risparmiando i tessuti vicini. Altra innovazione che ha molto aiutato con la pandemia è la telemedicina, che ci consente di replicare esperienze particolarmente avanzate in località isolate, portando l’innovazione sanitaria da Pittsburgh direttamente nel Mezzogiorno».
di Emanuela Di Napoli Pignatelli
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione