Federico II di Napoli, la realtà virtuale entra in sala parto
Un visore sugli occhi per essere immersa in una realtà virtuale che si adatta e cambia in relazione al dolore delle contrazioni. Il progetto internazionale portato avanti alla Federico II di Napoli, con il coordinamento del professor Antonio Giordano, è il terzo al mondo che sfrutta i visori Oculus della Meta (Società di proprietà di Zuckerberg). Grazie a questi visori, le donne in travaglio partoriscono immerse in una realtà digitale fatta di isole tropicali, un mare calmo e delle cicogne. Un paradiso che aiuta a gestire i dolori del parto senza ricorrere all’analgesia. Del gruppo di ricerca fanno parte anche Maurizio Guida, ordinario di scienze ostetrico-ginecologiche della Federico II e Andrea Chirico, ricercatore del dipartimento di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza. Il progetto nasce da studi condotti negli Stati Uniti negli Anni 90 e tesi a dimostrare l’efficacia della realtà virtuale in campo medico, come terapia analgesica non farmacologica.
IL SOFTWARE
A sviluppare il software del sistema virtuale sono stati gli ingegneri della del’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni del CNR. Un lavoro partito da audit condotti con le future mamme per mettere a punto i profili psicologici del programma e proporre uno scenario che fosse in grado di stimolare risposte efficaci. A rendere innovativo il sistema è la capacità del software di adattare gli scenari e le interazioni proposte tramite il visore della realtà virtuale all’andamento delle contrazioni. In questo modo, a seconda dell’intensità del dolore, il sistema di realtà virtuale immerge la partoriente in uno scenario differente, introducendo anche elementi aggiuntivi e legati idealmente all’evento della nascita come nel caso delle cicogne.
ESPERIENZA POSITIVA
Sono già diverse le donne che hanno sperimentato questa esperienza di realtà virtuale e che hanno una valutazione più che positiva del progetto. Tra le partorienti c’è anche chi ha superato tallente bene il momento del travaglio da ricordare con grande serenità le immagini e gli scenari proposti dal computer. Chi sa che questa tecnologia non possa entrare presto in tutte le sale parto e magari possa dare sollievo anche per altre condizioni cliniche legate al dolore cronico. Sarebbe un modo in più per sfruttare al meglio le nuove conoscenze e le nuove tecnologie al servizio della salute.