Aids/Hiv. 4mila diagnosi ogni anno. Lombardia e Lazio sopra la media
Lazio e Lombardia detengono il triste primato con il maggior numero di contagi. Ad oggi nel nostro Paese sono in terapia più di 100mila pazienti con il virus dell’hiv e i più colpiti hanno dai 25 ai 29 anni. Secondo l’ultimo bollettino del Centro Operativo Aids dell’Iss i cui dati si riferiscono al 2016, ci sono quasi 4mila nuove diagnosi di infezione ogni anno. La trasmissione della malattia, quindi, non si è interrotta.
Nel 50% dei casi si tratta di maschi che fanno sesso con maschi. Il numero di donne con nuova diagnosi di Hiv resta costante al 30%. Nel 2016 sono state segnalate 796 nuove diagnosi di Hiv in donne, di cui 488 (61,3%) erano straniere e 297 (38,7%) italiane. Lombardia e Lazio sono le regioni con il maggior numero di nuove diagnosi (rispettivamente 691 e 557).
A seguire c’è l’Emilia Romagna (328), la Toscana (292), la Sicilia (274), il Piemonte (253) e il Veneto (210). Le regioni con un’incidenza superiore alla media nazionale sono: Lazio (8,5), Marche (7,2), Toscana (7,1), Lombardia (6,7), Liguria (6,6). Emilia Romagna (6,5), Umbria (6,2) e Piemonte (5,8).
Si discute dei problemi connessi alla cura e alla prevenzione delle infezioni virali all’Icar l’Italian Conference on Aids and Antiviral Research, organizzata con la Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e con il patrocinio delle maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica.
Il congresso si tiene dal 22 al 24 maggio 2018 a Roma presso l’Ergife Palace Hotel e sono attesi oltre ottocento specialisti tra ricercatori, medici, specialisti di vari settori coinvolti nell’assistenza e cura dell’infezione da Hiv, volontari delle associazioni impegnate nella lotta contro l’Aids.
Il contagio più diffuso avviene per via sessuale, mentre la trasmissione tramite tossicodipendenza riguarda una quota minimale (pochi punti percentuali). Si osserva, anche, un rilevante numero di stranieri con una nuova diagnosi di Hiv. È stato stimato, inoltre, che il 40% delle persone alla prima diagnosi risulta essere inconsapevole di essersi esposta al virus.