A 73 anni operata in ossigenazione extracorporea
Luisa (nome di fantasia a tutela della privacy) ha un solo polmone e a 73 anni è stata operata in ossigenazione extracorporea. La donna ha infatti rischiato di morire soffocata quando un tumore le ha ostruito la trachea. La storia di questa paziente ha fatto scalpore perché è stata salvata grazie ad un intervento straordinario, mai tentato prima in un caso tanto complesso.
Urgenza
Lo straordinario intervento è stato pianificato dall’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli. “Se non avessimo asportato velocemente il tumore – spiega il professor Alfonso Fiorelli, direttore della Chirurgia Toracica – la paziente sarebbe morta per soffocamento”. Un compito non semplice, visto che Luisa era già stata sottoposta cinque anni prima all’asportazione del polmone sinistro a causa di un’altra neoplasia. “Operarla in queste condizioni sarebbe stato un grosso rischio – prosegue il chirurgo – un solo polmone poteva non essere sufficiente ad assicurare l’ossigenazione del sangue”.
Collaborazione multidisciplinare
Di qui l’esigenza di pianificare un intervento mai realizzato prima, coinvolgendo diverse specialità dell’Azienda Ospedaliera Universitaria: la Cardiochirurgia diretta dalla professoressa Marisa De Feo, la Pneumologia diretta dal professor Andrea Bianco e l’Anestesia diretta dalla professoressa Maria Caterina Pace. Il team multidisciplinare è stato coordinato dal professor Ludovico Docimo, direttore del dipartimento di Medico-Chirurgico ad Alta Specialità, mentre la dottoressa Diana Mancino ha coordinato l’attività infermieristica operatoria e il professor Ferraro le fasi dell’anestesia in corso di intervento.
Ossigenazione extracorporea a membrana
Tra gli aspetti straordinari dell’operazione c’è l’impiego del sistema di Ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO), che ha permesso al professor Fiorelli l’asportazione endoscopica del tumore con il laser. Questa tecnologia supporta le funzioni vitali mediante la circolazione extracorporea, aumentando l’ossigenazione del sangue, riducendo i valori ematici di anidride carbonica, incrementando la gittata cardiaca e agendo sulla temperatura corporea.
Verso il trapianto di polmone
Grazie a questo intervento, è stato possibile dimettere Luisa dopo due giorni, affidandola cure degli oncologi per i successivi trattamenti. Interventi come quello che ha salvato la vita di Luisa sono resi possibili dall’alta specializzazione dei professionisti a lavoro presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria, ma anche dall’innovazione tecnologica fortemente voluta dal direttore generale Ferdinando Russo, con il supporto del magnifico rettore Francesco Nicoletti. Innovazione che aiuta sensibilmente a ridurre la migrazione sanitaria. “Questo – conclude il professor Fiorelli – è il punto di partenza verso il raggiungimento di nuovi traguardi, non ultimo il trapianto di polmone”.