Antibiotici e super batteri, a rischio soprattutto i neonati
L’Italia, a detta dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), è il quinto Paese in Europa, dopo Grecia, Francia Lussemburgo e Belgio, per utilizzo giornaliero di antibiotici. Il che tende a favorire la resistenza di batteri come lo Stafilococco aureo, l’enterococco, lo pseudomonas, la klebsiella, l’escherichia coli. E la lista potrebbe continuare. Insomma, batteri trasformatisi in super batteri, con i neonati che sono la fascia di popolazione più a rischio.
Un vero e proprio allarme quello che la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha lanciato lo scorso 10 giugno a Pavia in occasione del VII Convegno internazionale sulle infezioni neonatali. Già nel 2013 i neonatologi avevano avvertito del pericolo, scaturito dal rapporto Review on Antimicrobial Resistance commissionato dal premier inglese David Cameron in seguito all’epidemia di neonati morti in India a causa dell’inefficacia di antibiotici.
Dei quattro milioni di decessi in epoca neonatale che avvengono ogni anno nel mondo, il 36 per cento, quindi circa 1,4-1,5 milioni, sono causati da patologie infettive. Il fatto che queste infezioni stiano diventando sempre più difficili da curare non farà altro che aumentare il triste bilancio. La resistenza dei batteri agli antibiotici rappresenta una delle sfide più importanti della neonatologia per i prossimi anni.
Mauro Stronati, presidente della Sin, afferma che l’emergere di resistenze avviene naturalmente non appena l’antibiotico viene utilizzato. Il quadro che emerge è quello di un mondo in cui “l’arsenale” per combattere i microrganismi è sempre più limitato. I motivi di questa povertà sono essenzialmente due: lo scarso investimento delle industrie farmaceutiche nella scoperta di nuove molecole, e la circolazione di batteri resistenti a pressoché tutti gli antibiotici già in commercio.