Nuove prospettive su terapie e diagnosi per le patologie intestinali, a partire da Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn emergono dal Congresso “Current Management and future perspectives in IBD”. “Il Policlinico di Milano ha recentemente ottenuto un finanziamento del Ministero della Salute per studiare i meccanismi immunologici per il trapianto di microbiota fecale per i pazienti con Colite Ulcerosa. Nei prossimi anni seguiremo anche questo approccio di ricerca inoculo-fecale” spiega il Prof. Flavio Caprioli, Professore associato presso il Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell’Università degli Studi di Milano.
Il microbiota osservato speciale
Il microbiota, l’insieme di microrganismi che si trovano nel corpo umano, è sempre più osservato speciale da parte dei gastroenterologi per capire se possa offrire ulteriori opportunità terapeutiche. Dal Congresso “Current Management and future perspectives in IBD”, organizzato da Health Meetings Group, con la presidenza del Prof. Maurizio Vecchi, Professore ordinario Gastroenterologia – Università degli Studi di Milano, emergono spunti interessanti in tema di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI, ossia Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn, e celiachia.
Il ruolo del microbiota nella malattia celiaca
Tra le malattie autoimmuni dell’intestino, oltre a Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn, un ruolo sempre più preponderante è quello della celiachia, una risposta non ordinaria del sistema immunitario all’introduzione di glutine nell’organismo. Dati recenti in letteratura rilevano che anche in questo tipo di malattia il microbiota sembra essere molto importante nell’incanalare una risposta immune contro il glutine. “Negli ultimi due decenni le diagnosi di celiachia si sono ampliate notevolmente, sia per una maggiore consapevolezza che ci porta a una particolare sensibilità di fronte a certi sintomi sia, probabilmente, per l’effetto di alcuni stili di vita che sembrano aumentare l’incidenza di questa malattia. L’assetto genetico che predispone alla celiachia è presente nel 20-30% della popolazione, ma soltanto l’1% è celiaco – sottolinea il Prof. Pastorelli – Questi dati mostrano che ci sono diversi fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia. Uno di questi potrebbe essere proprio il microbiota, anche se nei tratti di intestino coinvolti dalla celiachia i microrganismi sono meno presenti rispetto al colon. Probabilmente alcuni tipi di microbiota hanno la capacità di metabolizzare il glutine in maniera protettiva contro lo sviluppo della malattia celiaca: questo presupposto apre la prospettiva di gestire questa patologia non solo con una dieta priva di glutine, ma anche modulando il microbiota in modo tale che questo riesca a degradare il glutine rendendolo meno capace di attivare il sistema immunitario, spegnendo quel processo che poi porta allo sviluppo e progressione della malattia. Questa sarebbe un’importante evoluzione nella gestione della malattia celiaca”.
L’intelligenza artificiale in endoscopia per un medicina sempre piu’ su misura
L’ambito delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali recentemente si è arricchito anche dell’impiego dell’intelligenza artificiale nelle endoscopie. “Esempi di endoscopia avanzata si iniziano a vedere anche in fase preclinica e nei prossimi 5 anni ci consentiranno di cambiare alcune classificazioni endoscopiche – spiega Gian Eugenio Tontini, Ricercatore presso l’Università di Milano e medico presso il Policlinico di Milano nel reparto di Gastroenterologia ed Endoscopia – Nei prossimi 5-10 anni, l’intelligenza artificiale cambierà l’endoscopia come mai avvenuto negli ultimi 5 decenni. Un software associato a una macchina ci darà uno score indicativo sulla gravità dell’infiammazione e da qua deriveremo un valore numerico, oggettivo e riproducibile della risposta alle terapie, le quali sono sempre più complesse ed eterogenee. In questo modo possiamo identificare con maggiore precisione i vari stati di malattia e ci avviciniamo alla medicina personalizzata, con un più efficace controllo delle nostre attività cliniche dal punto di vista prognostico, diagnostico e terapeutico”.