Il 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale per il focolaio di vaiolo delle scimmie, noto come Mpox, scoppiato in Africa. Il giorno successivo, la Svezia ha registrato il primo caso della variante più pericolosa, Clade 1b, al di fuori del continente africano. Questa variante, più letale e contagiosa, si sta diffondendo anche attraverso contatti non sessuali, mettendo a rischio anche i bambini.
Secondo il ministro della salute svedese Jakob Forssmed non è il caso di fare allarmismi. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza e sensibilizzare la popolazione a livello globale.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Europa
Il primo caso di vaiolo delle scimmie causato dalla variante Clade 1 è stato diagnosticato a Stoccolma, in Svezia. Questo segna il primo caso al di fuori dell’Africa, ma le autorità svedesi invitano a evitare il panico. Forssmed ha dichiarato che il rischio di infezione è basso, sono disponibili vaccini e il Paese è ben equipaggiato per affrontare la situazione.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, ha esortato i Paesi europei a migliorare i controlli e a rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. L’Oms ha sottolineato che, in un contesto globalizzato, era solo questione di tempo prima che la variante più grave del virus venisse individuata in altre regioni.
Le misure di controllo globale e l’allerta crescente
In risposta alla dichiarazione di emergenza dell’Oms, il Pakistan ha segnalato tre nuovi casi di Mpox, mentre la Cina ha intensificato i controlli su persone e merci potenzialmente esposte al virus. La situazione in Africa centrale, dove il Clade 1b ha avuto origine, è invece preoccupante.
Kluge ha sottolineato l’importanza di potenziare i test diagnostici, in quanto i test sierologici attuali possono solo escludere l’infezione. La comunità scientifica globale sta monitorando con attenzione l’evolversi della situazione.
Che cos’è l’mpox e perché il clade 1b è più letale
Il Mpox, noto come vaiolo delle scimmie, è stato individuato per la prima volta nell’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Esistono due sottotipi del virus: il Clade 1, più letale, endemico nel bacino del Congo, e il Clade 2, meno grave, presente in alcune parti dell’Africa occidentale.
Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando il Clade 2b, meno letale, si è diffuso globalmente, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Grazie a una campagna di vaccinazione e a cambiamenti comportamentali, l’epidemia è stata contenuta, ma il virus è rimasto endemico in alcune zone dove i vaccini non sono disponibili.
Il numero crescente di decessi, soprattutto tra i bambini
Quest’anno, in Congo, sono stati segnalati oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno. La maggior parte dei decessi ha riguardato bambini sotto i 15 anni, suggerendo un cambiamento nelle modalità di trasmissione della malattia.
Diversamente dall’epidemia globale del 2022, l’ultima ondata è stata spinta dal clade 1, più letale, e dalla sua nuova variante mutata. È stata individuata per la prima volta in persone che si prostituivano o dedite alla prostituzione nella remota città mineraria di Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il virus si è diffuso anche attraverso contatti non sessuali, infettando bambini a scuola.
Come si trasmette il virus mpox: modalità di contagio
Il virus Mpox può diffondersi attraverso il contatto ravvicinato. Questo include il contatto diretto pelle a pelle con eruzioni cutanee, secrezioni delle vie respiratorie e fluidi corporei. Le donne incinte possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante il parto.
Il contagio può avvenire anche tramite il contatto con oggetti, tessuti o superfici contaminati. Sebbene la trasmissione attraverso goccioline respiratorie nel contatto ravvicinato sia possibile, è meno comune. In particolare, il nuovo ceppo Clade 1b, più virulento, può infettare anche i bambini tramite superfici contaminate.
I sintomi del vaiolo delle scimmie e come riconoscerli
I sintomi di Mpox tendono a comparire tra sei e 13 giorni dopo l’infezione, con febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. I linfonodi ingrossati e le eruzioni cutanee sono segni distintivi. L’eruzione si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a concentrarsi su viso, mani e piedi.
Nei bambini, l’eruzione può essere confusa con il morbillo o la varicella. I sintomi durano da due a quattro settimane e scompaiono spontaneamente nella maggior parte dei casi.
Le terapie disponibili per il vaiolo delle scimmie
La maggior parte delle infezioni da Mpox guarisce senza trattamenti specifici. Per alleviare il dolore e prevenire complicazioni, gli esperti sanitari raccomandano di trattare i sintomi. Alcuni trattamenti sviluppati per il vaiolo, sembrano efficaci anche contro Mpox, anche se sono ancora in fase di studio. In ogni caso, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico se si sospetta un contagio.
La letalità del nuovo ceppo clade 1b
Secondo l’Oms, il Clade 1b causa la morte nel 3,6%-5% dei casi, con un rischio maggiore per neonati, bambini e persone con sistemi immunitari vulnerabili, inclusi quelli con HIV non trattato. Questo ceppo ha conseguenze più gravi rispetto al Clade 2, anche se i tassi di mortalità variano a seconda delle epidemie.
Diffusione del virus: i dati aggiornati
Nella prima metà di quest’anno, sono stati segnalati più casi di Mpox rispetto a tutto il 2023. Tra gennaio 2022 e agosto 2024, secondo i dati dell’Oms, si sono registrati 38.465 casi di Mpox e 1.456 decessi in Africa, con la maggior parte dei casi recenti concentrati nella Repubblica Democratica del Congo. Anche Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato i loro primi casi di Mpox.
Vaccinazione e prevenzione: chi è a rischio
Secondo l’ECDC e i CDC americani, non c’è un vero allarme globale, ma alcune persone più a rischio potrebbero dover considerare la vaccinazione. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, ha dichiarato che la vaccinazione antivaiolosa precedente non conferisce un’immunità sicura contro Mpox. In Italia, chi è stato vaccinato in passato può ricevere una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.