Tempo di lettura: 4 minutiUna giornata per sottolineare l’importanza dello sport e del benessere a tutte le età. L’obiettivo è promuovere l’azione della politica per mettere al centro dell’agenda la città come bene comune. Quest’anno si celebra domenica 17 settembre la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day. È promossa da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity, con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, e organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva.
Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Da qui la necessità di promuovere il modello della Health City, incentivare una riqualificazione e rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione.
La Giornata nazionale
Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, che quest’anno viene fatta coincidere con lo SportCity Day, dedica questa edizione al tema della “città come bene comune”.
I temi delineati dal Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, lanciato nel 2016 sono stati presentati nel marzo scorso in una versione aggiornata.
Dall’urgenza di mettere questi temi al centro dell’agenda politica nasce la proposta di legge presentata a firma dell’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città, di istituire ufficialmente la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città come ricorrenza annuale da celebrarsi il 2 luglio, giorno centrale dell’anno solare.
140 città italiane coinvolte
Sono 140 le città italiane coinvolte quest’anno nell’ambito dello SportCity Day, che domenica 17 settembre organizzeranno in piazze, parchi e aree attrezzate, in contemporanea, una giornata di sport. Tutti i cittadini potranno provare oltre 60 attività sportive. “Una previsione di partecipazione che supererà quota 150.000 persone attive: l’Italia intera quel giorno si trasformerà in una immensa palestra a cielo aperto, una festa nazionale della cultura del movimento e del benessere – spiegano i promotori.
“Abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale”, dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci. “Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, con un approccio multidisciplinare e interistituzionale che sappia rafforzare tale consapevolezza nella collettività”.
Prevenzione in città
“Quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City rappresenta un obiettivo cruciale nel contesto contemporaneo”, dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. “Occorre sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno, promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione”.
“L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo, e in questo contesto lo sport e l’attività fisica hanno certo un ruolo fondamentale”, dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato. “Occorre portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto ‘farmaco’ senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età”.
Metà della popolazione mondiale vive in città
“Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e si prevede che tale quota salirà al 60 per cento entro il 2030”, dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+. “Città e aree metropolitane contribuiscono per il 70 per cento alle emissioni globali di carbonio e per oltre il 60 per cento all’uso delle risorse. È sempre più urgente mettere in atto politiche sociali, culturali ed economiche che portino a uno sviluppo urbano consapevole che abbia la salute come obiettivo primario”.
“Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età”, dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute. “In un mondo in cui ormai più di una persona su due vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani. Occorre intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità”.
“Quest’anno siamo arrivati a 140 Comuni e nel 2024 saremo ancora di più, è davvero il vento che non si ferma con le mani. L’intero Stivale diventerà, almeno una volta l’anno, una palestra a cielo aperto dove lo sport ed il benessere saranno un unico comune denominatore”, dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity.
“Ogni cittadino ha diritto a una vita sana e integrata nel proprio contesto urbano”, dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città.
Attività fisica contrasta malattie croniche
“L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete”, dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI – Federazione delle società di diabetologia. “Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia”.
“La pratica sportiva in generale, programmata e prescritta secondo dei criteri rigorosamente scientifici è un elemento fondamentale della salute”, dichiara Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana di medicina generale. “Il movimento fisico addirittura probabilmente impatta su patologie cardiovascolari, diabete, metaboliche forse più anche dell’alimentazione. Noi siamo totalmente d’accordo nel promuovere nelle città l’attività motoria e i medici di medicina generale sono in condizioni di prescrivere l’attività fisica in maniera scientifica, quindi non in maniera occasionale, non consigliando genericamente di fare 3000, 5000, 10mila passi, ma prescrivendo la tipologia esatta di attività fisica che deve essere fatta persona per persona, età per età, genere per genere e patologia per patologia”.
“Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo”, dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità.
L’invecchiamento attivo
“L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva”, dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas.
“Siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale”.
Dolore cronico per 14 mln di italiani. Stimoli elettrici in aiuto
Anziani, News PresaSono 14 milioni gli italiani che soffrono di dolore cronico e circa 4 milioni non ricevono un trattato adeguato. Uno su tre invece ha dovuto attendere più di 5 anni per una diagnosi definitiva. La situazione è più critica per gli over 65 analizzati dai clinici del dolore riuniti al Congresso Nazionale FederDolore-SICD.
Dolore cronico riguarda soprattutto over 65
Più del 40 per cento dei pazienti soffre di dolore cronico da oltre 10 anni. “L’invecchiamento è spesso accompagnato da una serie di patologie croniche. Molti anziani si trovano a dover gestire un elenco sempre più lungo di farmaci per trattare queste condizioni. Sappiamo che anche se i farmaci sono essenziali per il controllo di molte malattie, possono causare effetti collaterali o interazioni indesiderate. Nel caso del dolore cronico molto diffuso tra gli over 65 – spiega De Carolis Past President di FederDolore SICD – l’uso della radiofrequenza può offrire numerosi vantaggi per gli anziani, migliorando la loro qualità di vita”.
Meno rischio di interazioni
Molti anziani assumono quotidianamente farmaci essenziali per il controllo di patologie. La terapia con radiofrequenza contro il dolore può essere un mezzo per evitare di aggiungerne ulteriori. “Questo aspetto è particolarmente significativo perché l’uso eccessivo di farmaci può comportare problemi come effetti collaterali indesiderati, interazioni tra farmaci e un aumento del rischio di cadute e incidenti”. “La terapia con radiofrequenza – prosegue De Carolis – è generalmente ben tollerata e presenta un basso rischio di complicazioni”.
La radiofrequenza
La radiofrequenza agisce sul dolore cronico attraverso l’uso di onde elettromagnetiche ed è minimamente invasiva. “Il dolore cronico può avere un impatto significativo sulla qualità di vita degli anziani, limitando la loro capacità di svolgere attività quotidiane – conclude De Carolis – socializzare e godersi appieno la vita. La terapia con radiofrequenza può aiutare a ridurre il dolore, consentendo agli anziani di mantenere uno stile di vita più attivo e indipendente”.
Città d’Italia per un giorno palestre a cielo aperto. L’iniziativa
Anziani, Benessere, News Presa, One health, Prevenzione, Sport, Stili di vitaUna giornata per sottolineare l’importanza dello sport e del benessere a tutte le età. L’obiettivo è promuovere l’azione della politica per mettere al centro dell’agenda la città come bene comune. Quest’anno si celebra domenica 17 settembre la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day. È promossa da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity, con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, e organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva.
Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Da qui la necessità di promuovere il modello della Health City, incentivare una riqualificazione e rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione.
La Giornata nazionale
Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, che quest’anno viene fatta coincidere con lo SportCity Day, dedica questa edizione al tema della “città come bene comune”.
I temi delineati dal Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, lanciato nel 2016 sono stati presentati nel marzo scorso in una versione aggiornata.
Dall’urgenza di mettere questi temi al centro dell’agenda politica nasce la proposta di legge presentata a firma dell’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città, di istituire ufficialmente la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città come ricorrenza annuale da celebrarsi il 2 luglio, giorno centrale dell’anno solare.
140 città italiane coinvolte
Sono 140 le città italiane coinvolte quest’anno nell’ambito dello SportCity Day, che domenica 17 settembre organizzeranno in piazze, parchi e aree attrezzate, in contemporanea, una giornata di sport. Tutti i cittadini potranno provare oltre 60 attività sportive. “Una previsione di partecipazione che supererà quota 150.000 persone attive: l’Italia intera quel giorno si trasformerà in una immensa palestra a cielo aperto, una festa nazionale della cultura del movimento e del benessere – spiegano i promotori.
“Abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale”, dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci. “Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, con un approccio multidisciplinare e interistituzionale che sappia rafforzare tale consapevolezza nella collettività”.
Prevenzione in città
“Quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City rappresenta un obiettivo cruciale nel contesto contemporaneo”, dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. “Occorre sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno, promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione”.
“L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo, e in questo contesto lo sport e l’attività fisica hanno certo un ruolo fondamentale”, dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato. “Occorre portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto ‘farmaco’ senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età”.
Metà della popolazione mondiale vive in città
“Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e si prevede che tale quota salirà al 60 per cento entro il 2030”, dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+. “Città e aree metropolitane contribuiscono per il 70 per cento alle emissioni globali di carbonio e per oltre il 60 per cento all’uso delle risorse. È sempre più urgente mettere in atto politiche sociali, culturali ed economiche che portino a uno sviluppo urbano consapevole che abbia la salute come obiettivo primario”.
“Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età”, dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute. “In un mondo in cui ormai più di una persona su due vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani. Occorre intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità”.
“Quest’anno siamo arrivati a 140 Comuni e nel 2024 saremo ancora di più, è davvero il vento che non si ferma con le mani. L’intero Stivale diventerà, almeno una volta l’anno, una palestra a cielo aperto dove lo sport ed il benessere saranno un unico comune denominatore”, dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity.
“Ogni cittadino ha diritto a una vita sana e integrata nel proprio contesto urbano”, dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città.
Attività fisica contrasta malattie croniche
“L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete”, dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI – Federazione delle società di diabetologia. “Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia”.
“La pratica sportiva in generale, programmata e prescritta secondo dei criteri rigorosamente scientifici è un elemento fondamentale della salute”, dichiara Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana di medicina generale. “Il movimento fisico addirittura probabilmente impatta su patologie cardiovascolari, diabete, metaboliche forse più anche dell’alimentazione. Noi siamo totalmente d’accordo nel promuovere nelle città l’attività motoria e i medici di medicina generale sono in condizioni di prescrivere l’attività fisica in maniera scientifica, quindi non in maniera occasionale, non consigliando genericamente di fare 3000, 5000, 10mila passi, ma prescrivendo la tipologia esatta di attività fisica che deve essere fatta persona per persona, età per età, genere per genere e patologia per patologia”.
“Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo”, dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità.
L’invecchiamento attivo
“L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva”, dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas.
“Siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale”.
Dolore cronico, in arrivo nuovi sistemi con intelligenza artificiale
News Presa, Ricerca innovazioneL’integrazione dell’intelligenza artificiale nella neurostimolazione entra in gioco per trattare il dolore cronico. La promessa è quella di migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Negli Stati Uniti sono già disponibili questi sistemi sofisticati e con l’inizio del nuovo anno arriveranno anche in Europa. L’annuncio è stato fatto nel corso del Congresso Nazionale di FederDolore-SICD (Società Italiana dei clinici del Dolore in corso a Bologna) dal Past President Giuliano De Carolis che si dichiara molto fiducioso per il futuro.
Come funziona l’intelligenza artificiale nella neurostimolazione?
“Attraverso gli algoritmi avanzati di apprendimento dell’intelligenza artificiale è possibile analizzare e interpretare i dati in tempo reale, permettendo la regolazione precisa degli impulsi di stimolazione. La neurostimolazione è una procedura medica che prevede la somministrazione di impulsi elettrici direttamente nel sistema nervoso, influenzando l’attività delle cellule nervose. Si tratta di una tecnica utilizzata con successo per trattare condizioni dolorose croniche, come il dolore neuropatico e il dolore da insufficienza vascolare periferica.
L’approccio basato sull’intelligenza artificiale chiamato anche “neurostimolazione intelligente” – spiega Giuliano De Carolis Past President di FederDolore SICD – consente ai medici di personalizzare il trattamento per ciascun paziente in base alle loro specifiche condizioni e ai loro bisogni. È possibile quindi adattare e migliorare le variazioni del dolore del paziente e apportare modifiche automatiche agli impulsi elettrici per ottimizzare l’efficacia del trattamento nel tempo”.
Quali i vantaggi dell’intelligenza artificiale per un paziente che soffre di dolore cronico?
“Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale monitorano costantemente i segnali neurali e regolano gli impulsi elettrici in risposta alle variazioni nel dolore del paziente. Per esempio, se un paziente inizia a sperimentare un aumento del dolore, il sistema di neurostimolazione intelligente – prosegue De Carolis – può aumentare automaticamente l’intensità degli impulsi per compensare il disagio aggiuntivo.
Inoltre i pazienti possono essere dotati di dispositivi portatili o smartphone collegati all’apparato di neurostimolazione intelligente, permettendo loro di monitorare e registrare il loro dolore e di comunicare direttamente con il sistema. Questo offre un maggiore coinvolgimento del paziente nel processo terapeutico, migliorando la qualità della gestione del dolore nel tempo”.
Giornata mondiale della consapevolezza sul linfoma
Eventi d'interesse, News PresaSi celebra oggi (15 settembre) la Giornata mondiale della consapevolezza sul linfoma, occasione per promuovere diverse iniziative utili a far conoscere la malattia e a far comprende quali sono le possibilità terapeutiche.
Cosa sono
I linfomi sono tumori del sistema linfatico distinti e si possono distinguere in due grandi categorie: il linfoma di Hodgkin e il linfoma non Hodgkin. Di quest’ultimo ne esistono più di 70 diversi tipi, alcuni dei quali si definiscono “linfomi indolenti”, perché caratterizzati da una crescita lenta. Altri invece sono molto aggressivi e progrediscono rapidamente.
Le più diffuse
La forma più frequente di linfoma non Hodgkin è il linfoma follicolare, mentre il linfoma aggressivo più comune è il linfoma diffuso a grandi cellule B che rappresenta il 35-40% di tutti i linfomi non-Hodgkin e, nel 95% dei casi, colpisce persone di età adulta.
Come affrontarli
Nel linfoma di Hodgkin, le terapie moderne si concentrano sull’uso della chemio-immunoterapia e, quando possibile, sull’utilizzo di agenti biologici. Questi ultimi possono essere impiegati prima o dopo il trapianto di midollo autologo. Sono terapie molto efficaci che portano ad un alto tasso di guarigione. Nel caso dei linfomi non-Hodgkin, i trattamenti di prima scelta includono la chemio-immunoterapia. In situazioni in cui è necessario, vengono considerate terapie di seconda linea, come il trapianto di midollo o l’uso di terapie cellulari come le CAR-T cells, così come terapie biologiche avanzate, come gli anticorpi monoclonali bispecifici di ultima generazione. Le percentuali di successo di questi trattamenti variano a seconda delle diverse forme istopatologiche della malattia.
Campanelli d’allarme
Quali sono dunque i sintomi del linfoma? Specialmente nella sua fase iniziale, tende a essere asintomatico. Quando i sintomi si manifestano, sono generalmente simili a quelli associati alle leucemie. Alcuni dei segni e sintomi che possono accompagnare il linfoma includono:
Covid, una nuova verità
CovidIl Covid potrebbe essere realmente sfuggito al controllo degli scienziati dell’ormai famoso laboratorio di Wuhan, in Cina. L’incredibile notizia, se fosse confermata, viene lanciata dal NY Post e ripresa da diversi media internazionali. Benché non sia la prima volta che lue origini del virus finiscono sotto la lente, stavolta ci sarebbe più di un sospetto. Il condizionale è d’obbligo, ma si legge sul quotidiano La Stampa “ora però spunterebbero prove inoppugnabili che davvero il Covid -19, la maledizione del nuovo millennio, sia frutto di un errore umano”.
Verità nascosta
Già a marzo in un’intervista trasmessa su Fox News, il direttore dell’Fbi Chris Wray, aveva detto che il Covid-19 potrebbe aver avuto origine da un incidente in un laboratorio a Wuhan. Tuttavia, aveva continuato sostenendo che il governo cinese ha fatto tutto il possibile per ostacolare qualsiasi tentativo di indagare sull’origine del virus e ha gettato dubbi su tutte le indagini condotte dagli Stati Uniti e da esperti provenienti da altri paesi. Già allora, secondo Wray, la mancanza di cooperazione da parte della Cina renderà estremamente difficile giungere a una verità definitiva sull’origine del virus.
Pensiero lacerante
La notizia di una possibile fuga dal laboratorio del virus è stata commentata con sgomento dal presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Bruno Zuccarelli. «Troppo spesso i segreti di stato restano in una zona grigia, in un limbo di incertezza che li trasforma in verità nascoste che tutti conoscono, ma nessuno può affermare con certezza. Se quanto sta emergendo sul Covid dovesse risultare vero, anche solo in parte, sarebbe gravissimo. Da medico e da cittadino credo che questo vada ben oltre ogni segreto che sino ad oggi possa essere stato celato agli occhi del mondo. Una notizia – ne è consapevole Zuccarelli – che dovrà essere supportata da prove schiaccianti per affermarsi come verità a livello planetario, perché nessuno di noi sarà mai pronto a crederci sino a quando sarà, eventualmente, impossibile continuare a credere ad una mutazione naturale».
Pesante tributo
Il presidente dei Medici di Napoli, ricorda con commozione come più di 400 colleghi in Italia e più di 40 solo a Napoli e provincia, siano morti combattendo il Covid a mani nude. «Pensare che quel mostro possa essere stato creato in laboratorio e che non sia frutto di una mutazione naturale è lacerante», dice. Per questo l’appello, ma è più giusto dire la speranza, è che «la verità sul Covid emerga con chiarezza; qualunque essa sia. Lo meritano le famiglie distrutte da questa pandemia e lo meritano i colleghi e tutti gli operatori sanitari che in tutto il mondo sono morti per salvare vite».
Malattie cardiovascolari prima causa di morte, pesa scarsa aderenza
Farmaceutica, Prevenzione, Stili di vitaIn Italia le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, invalidità e ospedalizzazione. I costi socioeconomici si attestano a circa 19-24 miliardi di euro. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) incide molto la scarsa aderenza alle terapie.
Fondazione Onda, insieme a clinici ed esperti delle Regioni, ha prodotto il documento “Proposte per migliorare prevenzione e aderenza terapeutica”. L’obiettivo è dare seguito al dibattito avviato nel 2022 sulle criticità ancora esistenti nella prevenzione e nell’aderenza terapeutica in ambito cardiovascolare.
Il documento
Informare e sensibilizzare sui corretti stili di vita, sul rischio cardiovascolare e sull’aderenza terapeutica, offrire una formazione continua ai Medici di Medicina Generale, incentivare l’uso di farmaci in combinazione a dose fissa e garantire un accesso equo alle terapie, riducendo le barriere burocratiche. Sono queste alcune delle principali conclusioni del documento messo a punto da Fondazione Onda a seguito di un Tavolo interregionale con clinici esperti e rappresentanti delle Istituzioni delle regioni Campania, Lombardia e Veneto.
I numeri delle malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo. In Italia, in particolare, sono responsabili di oltre 230 mila morti all’anno, pari al 35 per cento di tutti i decessi. Rappresentano inoltre la prima causa di invalidità e ospedalizzazione nel nostro paese, con costi socioeconomici di circa 19-24 miliardi di euro. Per quanto riguarda i fattori di rischio, pesano soprattutto un’alimentazione scorretta, il fumo, la sedentarietà e l’obesità.
I costi della mancata aderenza terapeutica
Le nuove terapie sono un mezzo per contrastare il rischio cardiovascolare. Tuttavia la mancata o scarsa aderenza ai farmaci ne compromette l’efficacia ed è una delle principali cause di inefficienza dell’investimento pubblico, spiegano gli specialisti. “L’insufficiente aderenza terapeutica da parte di pazienti con malattie cardiovascolari rappresenta un problema in termini di efficacia clinica, ma anche in termini di sostenibilità del sistema, alla luce dell’invecchiamento della popolazione che spesso presenta numerose comorbilità e quindi schemi di terapia complessi”, commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. “Per facilitare questi pazienti cronici, la semplificazione terapeutica con terapie di combinazione a dosaggio fisso unitamente all’utilizzo della telemedicina, costituisce una valida strategia per promuovere l’aderenza”.
“Occorre identificare e monitorare i fattori che possono predire una scarsa aderenza come ad esempio: età avanzata, declino cognitivo, ridotto livello socio-culturale, stile i vita ed abitudini lavorative del paziente, multimorbidità, schemi terapeutici complessi con molti farmaci e molteplici somministrazioni, insufficiente comunicazione medico-paziente” Lo sottolinea Massimo Volpe, Presidente Siprec, Società Italiana per la Prevenzione cardiovascolare.
Malattie cardiovascolari e rischio
La maggiore aderenza terapeutica riduce il rischio anche nel caso dell’ipertensione arteriosa, che, insieme all’ipercolesterolemia, è una delle condizioni di rischio cardiovascolare più diffuse. Tuttavia, lo studio italiano Save your heart condotto in 21 farmacie comunitarie in pazienti di età superiore o uguale a 50 anni in trattamento anti-ipertensivo ha evidenziato un parziale o mancato controllo dei principali fattori di rischio associati ad evento cardiovascolare fatale. La ricerca sottolinea l’importanza di intercettare e seguire i soggetti non in target, per prevenire conseguenze a medio e lungo termine.
Il Medico di Medicina Generale ha un ruolo determinante. “La mancata aderenza alle terapie farmacologiche ha un costo per lo Stato in termini di ospedalizzazioni evitabili, cure d’emergenza e visite ambulatoriali, portando con sé importanti complicanze, nonché un peggioramento della qualità di vita dei pazienti e una maggiore prevalenza e recidiva della malattia. Diventa fondamentale inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) un indicatore specifico che misuri in modo standardizzato l’aderenza terapeutica e le performance dei Sistemi sanitari nazionali. È necessaria, inoltre, una nuova visione della medicina territoriale, che preveda l’istituzione di una rete tra pazienti, medici di medicina generale e specialisti, così come proposto in un disegno di legge in discussione al Senato”, conclude Sen. Elena Murelli, Capogruppo in Commissione 10a Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale e Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, Senato della Repubblica.
Bisfenolo A, la Commissione europea lo vieterà
Alimentazione, PrevenzioneUsiamo la plastica per conservare moltissimi alimenti e soprattutto l’acqua, ma siamo proprio sicuri che questo non ci esponga sostanze potenzialmente pericolose? Di certo c’è che presto il bisfenolo A sparirà da plastica e altri imballaggi rivestiti (ad esempio lattine di conserve). Da quanto si apprende consultando il sito della Commissione Europea, in particolare la sezione sulle prossime iniziative legislative, presto potrebbe arrivare un regolamento per vietare l’uso del bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti. L’intervento di Bruxelles segue il parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha ridotto di 20mila volte la dose tollerabile della sostanza chimica.
I rischi del bisfenolo A per la salute
Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica che è stata molto utilizzata nella produzione di plastica policarbonata e resine epoxy. Una sostanza sulla quale si discute da tempo e con la quale tutti, presto o tardi, siamo entrati in contatto attraverso la dieta. Ecco alcuni dei principali rischi del BPA:
Sepsi fa 11 milioni di morti all’anno, 40% bimbi sotto 5 anni
Anziani, Bambini, News Presa, PrevenzioneOgni anno sono cinquanta milioni i casi di sepsi nel mondo. Sono responsabili di 11 milioni di morti tra gli adulti e di quasi 3 milioni tra i bambini al di sotto dei 5 anni. I numeri sono stati ricordati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla sepsi che si celebra il 13 settembre.
La sepsi
La sepsi è una complicanza di un’infezione. Causa una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo all’aggressione di batteri o virus. Questa risposta sregolata danneggia i tessuti e gli organi e senza una terapia tempestiva può portare alla morte.
“La sepsi è responsabile di un quinto dei decessi mondiali e l’85% si verifica nei Paesi a basso e medio reddito”, ha rimarcato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un messaggio video. “Tuttavia, sappiamo che questa malattia può essere evitata con le vaccinazioni, una diagnosi tempestiva e l’accesso a trattamenti appropriate ed efficaci”.
Il 40% dei casi di sepsi riguarda bambini di età inferiore ai 5 anni. Nei paesi industrializzati può determinare la morte nel 3-4% dei neonati e fino al 24% dei neonati nati in paesi in via di sviluppo.
Le cause
Secondo gli ultimi dati dell’Oms, le principali cause di sepsi nel mondo sono le malattie diarroiche (da 9,2 a 15 milioni di casi all’anno) e le infezioni delle basse vie respiratorie (1,8-2,8 milioni). Tuttavia con l’invecchiamento della popolazione crescono i casi legati alle malattie non trasmissibili. Dai numeri emerge che un terzo delle diagnosi e quasi la metà di tutti i decessi sono correlati a danni causati dalle malattie croniche. Inoltre l’aumento dei batteri resistenti agli antibiotici potrebbe peggiorare il fenomeno in futuro.
Come ridurre il rischio di cancro. 10 raccomandazioni
News Presa, PrevenzioneLe raccomandazioni aggiornate del World Cancer Research Fund sono in tutto dieci. Sono nate con l’obiettivo di ridurre il rischio di ammalarsi di cancro nella popolazione generale. Ora uno studio ne conferma l’efficacia, in particolare per alcuni tra i tumori più frequenti.
Le raccomandazioni contro il rischio di cancro
Il World Cancer Research Fund (WCRF) sviluppa ormai da tempo delle raccomandazioni con l’American Institute for Cancer Research (AICR). Si tratta di una guida sulle abitudini salutari per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro. Adesso un nuovo studio conferma che funzionano. I risultati dimostrano che aderire a queste raccomandazioni, in particolare alla versione più recente aggiornata nel 2018, è associata a una riduzione del rischio, in particolare per il cancro al seno, al colon-retto e al polmone.
In un articolo sulla rivista Cancer, riportato anche sul sito di Airc, gli autori hanno stimato che una percentuale tra il 30 e il 50 per cento di tutti i tumori è collegata a fattori ambientali e a condizioni, comportamenti e abitudini, come l’inattività fisica, il fumo, l’obesità, una dieta poco salutare e alcol. “Stime recenti suggeriscono che oltre il 40 per cento dei decessi globali per cancro e degli anni di vita persi per disabilità per il 2019 possano essere attribuiti a questi fattori di rischio legati agli stili di vita – scrivono i ricercatori.
Lo studio
Nello studio, gli scienziati hanno preso in esame i risultati di 18 studi, la maggior parte condotti in Europa, nei quali era stata analizzata l’associazione tra l’incidenza di cancro e l’aderenza alle raccomandazioni del WCRF. Secondo i risultati il rischio per qualsiasi tumore era più basso del 27 per cento circa tra le persone con una maggiore aderenza alle raccomandazioni.
Un’altra analisi ha mostrato che il rischio si riduceva del 10 per cento circa per ogni punto in più attribuito. Secondo i risultati, chi aderiva di più alle raccomandazioni aveva un rischio molto più basso di sviluppare un cancro al seno, al polmone e al colon-retto. “Questi sono rispettivamente il primo, il secondo e il terzo tra i tumori più comuni al mondo e tra le neoplasie in cui il rischio è maggiormente influenzato da fattori legati agli stili di vita”, si legge nell’articolo.
Le raccomandazioni su abitudini salutari sono state stilate da WCRF e AICR nel 2007 in occasione della pubblicazione del secondo Expert Report sul cancro (il primo risale al 1997). Lo scopo era ridurre il rischio di sviluppare un cancro nel mondo a livello sia individuale sia di popolazione. Le raccomandazioni sono state poi aggiornate nel 2018, anno di uscita del terzo rapporto, dal titolo “Diet, Nutrition, Physical Activity and Cancer: a Global Perspective”. La nuova versione presenta qualche modifica. Il lavoro riflette le conclusioni di un gruppo indipendente di esperti. “Possono avere un enorme impatto sulla probabilità delle persone di sviluppare un cancro e altre malattie non trasmissibili nel corso della propria vita” si legge sul sito del WCRF.
Le dieci raccomandazioni
L’Airc ricorda anche “altri consigli molto importanti per ridurre il rischio di cancro, sebbene non facciano parte delle raccomandazioni”. Includono: limitare l’esposizione al sole, non fumare, evitare il fumo passivo e le infezioni che possono causare lo sviluppo di tumori, come quelle da Helicobacter pylori, da papillomavirus e le epatiti B e C.
Nutrienti e vitamine, la differenza tra surgelati e freschi
Alimentazione, BenessereI prodotti surgelati perdono vitamine e minerali? In pochi lo crederebbero, ma i surgelati conservano più a lungo i nutrienti di quanto non facciano i prodotti freschi. Quando il prodotto è fresco, già a pochi giorni dalla raccolta perde parte del suo patrimonio in vitamine e minerali. Ad esempio, i carciofi, già a tre giorni (conservati a temperatura ambiente) si impoveriscono del 30 % di vitamina C. Ben diverso il prodotto surgelato, soprattutto frutta, verdura e ortaggi, visto che gli alimenti sono portati immediatamente a bassissima temperatura bloccando così i principi nutritivi in essi contenuti.
Bollitura
Il portale della Fondazione Veronesi spiega in dettaglio che il problema – più che la conservazione – è il metodo di cottura. Se bolliti, infatti, i cibi che restano immersi in acqua tendono a perdere parte dei preziosi nutrienti, perché si perdono vitamine e sali minerali in proporzione alla quantità di acqua e alla durata della bollitura. Le vitamine vengono inattivate dal calore mentre i sali minerali si disperdono, per cui l’ideale è bollire per tempi brevi le verdure oppure consumare anche l’acqua di cottura con minestre e zuppe. Con la bollitura, tuttavia, resta il vantaggio di non produrre sostanze potenzialmente cancerogene, non si utilizzano grassi in cottura e non vengono danneggiati carboidrati e proteine. Per quanto riguarda la cottura dei cereali, l’ideale sarebbe cuocere in poca acqua, andando a consunzione.
Al vapore
Un buon metodo di cottura è quello al vapore, che garantisce diversi vantaggi per la salute. Inoltre, una corretta alimentazione non solo fa bene, fa anche risparmiare.