Tempo di lettura: 3 minutiSono più di 14 milioni gli italiani over 65 , la metà dei quali ha più di 75 anni. Sono 4 milioni, invece, coloro che hanno dagli 80 anni in su e ben 22mila gli ultracentenari. Nel complesso si tratta di quasi il 25% della popolazione, una quota che è destinata a crescere. Un dato spiegato dalla maggiore durata della vita e dal calo delle nascite (dati ISTAT). In particolare, si stima che per un bambino che nasce oggi la speranza di vita è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne. Invece per chi oggi ha già 65 anni (quindi nella fascia “adulto – anziano”) è di almeno altri 20,6 anni. “Fino a ieri parlavamo di ‘invecchiamento della popolazione’ dando a questo una connotazione negativa, è ora di aprire gli occhi e cambiare registro, approccio culturale e quindi anche il modello di società. Chiediamo coraggio e visione” ha detto Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing – Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo, che ha promosso gli “Stati Generali dell’Invecchiamento Attivo”, in corso oggi a Roma.
Italia tra i più longevi
“Siamo uno dei Paesi più longevi al mondo e sempre più sono le persone di 65/70 anni e oltre che non solo sono in salute, ma desiderano mantenersi attive e impiegare le risorse economiche che hanno guadagnato negli anni”, ha spiegato Francesco Macchia, Direttore di HappyAgeing. “Questa nuova generazione, chiamata con il termine anglosassone ‘Longennials’ – a proseguito – è composta da persone che ancora vogliono e possono avere un ruolo e un peso nella società, non certo essere di peso. A pesare su di loro, però, è spesso uno sguardo della società che continua a vederli ‘vecchi’, secondo un clichè ormai superato di ‘persona a riposo’, dal lavoro, dalla vita sociale, dagli hobby, dallo sport, e potenzialmente molto fragile: una fotografia in bianco e nero in cui non si riconoscono. Manca per loro un contesto ideale e normativo all’interno del quale operare e impegnarsi, manca un cambio culturale che li porti a essere ancora considerati parte attiva e centrale della società. La particolare longevità della nostra società ci impone di essere i driver in Europa di questo ripensamento e di questa necessaria rivoluzione che è innanzitutto culturale”.
La Legge Delega per l’invecchiamento attivo
A livello istituzionale, va in questa direzione l’approvazione della “Legge delega in materia di politiche a favore delle persone anziane”. L’Onorevole Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, è intervenuta sottolineando: “stiamo alacremente lavorando per la messa a punto dei decreti attuativi, che dovranno essere adottati entro il 31 gennaio 2024”. “Una riforma strutturale – ha chiarito – che riconosce l’importanza di questioni come favorire l’invecchiamento attivo, contrastare la marginalizzazione delle persone anziane, superare la grave carenza di assistenza territoriale, sanitaria e sociale, che si ripercuote sulle strutture ospedaliere e sulle famiglie. In buona sostanza, una riforma complessiva imperniata non solo sulla prevenzione e sull’assistenza, ma anche sulla rigenerazione urbana, sul turismo sostenibile, sulla telemedicina, sul co-housing, sulla relazione con gli animali di affezione, sull’attività fisica e sportiva, sul supporto alle famiglie. Una legge che mette le persone anziane al centro del sistema – ha sottolineato – per garantire più qualità di vita e benessere, perché la riforma ha come punto di partenza una presa in carico complessiva della persona anziana”.
“I dati parlano chiaro: l’Italia è un Paese che invecchia, destinato a vedere capovolgersi la proporzione tra popolazione giovane e popolazione anziana. Secondo le stime, nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, il 10% in più di oggi. – ha continuato Francesco Macchia.
Silver Economy
Sul ruolo dei ‘Longennials’ nella società e delle loro capacità economiche, la cosiddetta “Silver Economy”, è intervenuto il Professor Francesco Saverio Mennini, Ordinario di Economia politica e sanitaria e Direttore EEHTA del CEIS presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente SIHTA – Società Italiana di Health Technology Assessment Research.
“Intorno alle fasce di popolazione anziana ruota un’intera e consistente fetta dell’economia, che va dalle risorse economiche accantonate e possedute dagli anziani alle possibilità di investimento, per i risparmiatori e le aziende, nei settori che riguardano l’assistenza e i servizi per la terza e la quarta età.
Si stima per questa un valore di oltre 300 miliardi di euro, pari a quasi il 20% del PIL. Solo se si considerano questi numeri si capisce come la salute degli over 65 sia uno dei migliori investimenti che il nostro Paese può fare”.
“L’articolo 3 della Legge Delega è dedicato alle politiche di prevenzione, ma dimentica di citare esplicitamente l’immunizzazione – osserva Conversano. “L’auspicio è che nei decreti attuativi venga colmata questa lacuna”, ha concluso.
Un altro pilastro dell’Invecchiamento Attivo è l’attività fisica, soprattutto in un approccio life-long. “Ora che lo Sport è entrato ufficialmente in Costituzione siamo certi che possa esserci una maggiore attenzione”, ha sottolineato Maurizio Massucci, della SIMFER – Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa.
Invecchiamento attivo, si apre l’epoca dei longennials
Anziani, Eventi d'interesse, Medicina Sociale, News PresaSono più di 14 milioni gli italiani over 65 , la metà dei quali ha più di 75 anni. Sono 4 milioni, invece, coloro che hanno dagli 80 anni in su e ben 22mila gli ultracentenari. Nel complesso si tratta di quasi il 25% della popolazione, una quota che è destinata a crescere. Un dato spiegato dalla maggiore durata della vita e dal calo delle nascite (dati ISTAT). In particolare, si stima che per un bambino che nasce oggi la speranza di vita è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne. Invece per chi oggi ha già 65 anni (quindi nella fascia “adulto – anziano”) è di almeno altri 20,6 anni. “Fino a ieri parlavamo di ‘invecchiamento della popolazione’ dando a questo una connotazione negativa, è ora di aprire gli occhi e cambiare registro, approccio culturale e quindi anche il modello di società. Chiediamo coraggio e visione” ha detto Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing – Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo, che ha promosso gli “Stati Generali dell’Invecchiamento Attivo”, in corso oggi a Roma.
Italia tra i più longevi
“Siamo uno dei Paesi più longevi al mondo e sempre più sono le persone di 65/70 anni e oltre che non solo sono in salute, ma desiderano mantenersi attive e impiegare le risorse economiche che hanno guadagnato negli anni”, ha spiegato Francesco Macchia, Direttore di HappyAgeing. “Questa nuova generazione, chiamata con il termine anglosassone ‘Longennials’ – a proseguito – è composta da persone che ancora vogliono e possono avere un ruolo e un peso nella società, non certo essere di peso. A pesare su di loro, però, è spesso uno sguardo della società che continua a vederli ‘vecchi’, secondo un clichè ormai superato di ‘persona a riposo’, dal lavoro, dalla vita sociale, dagli hobby, dallo sport, e potenzialmente molto fragile: una fotografia in bianco e nero in cui non si riconoscono. Manca per loro un contesto ideale e normativo all’interno del quale operare e impegnarsi, manca un cambio culturale che li porti a essere ancora considerati parte attiva e centrale della società. La particolare longevità della nostra società ci impone di essere i driver in Europa di questo ripensamento e di questa necessaria rivoluzione che è innanzitutto culturale”.
La Legge Delega per l’invecchiamento attivo
A livello istituzionale, va in questa direzione l’approvazione della “Legge delega in materia di politiche a favore delle persone anziane”. L’Onorevole Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, è intervenuta sottolineando: “stiamo alacremente lavorando per la messa a punto dei decreti attuativi, che dovranno essere adottati entro il 31 gennaio 2024”. “Una riforma strutturale – ha chiarito – che riconosce l’importanza di questioni come favorire l’invecchiamento attivo, contrastare la marginalizzazione delle persone anziane, superare la grave carenza di assistenza territoriale, sanitaria e sociale, che si ripercuote sulle strutture ospedaliere e sulle famiglie. In buona sostanza, una riforma complessiva imperniata non solo sulla prevenzione e sull’assistenza, ma anche sulla rigenerazione urbana, sul turismo sostenibile, sulla telemedicina, sul co-housing, sulla relazione con gli animali di affezione, sull’attività fisica e sportiva, sul supporto alle famiglie. Una legge che mette le persone anziane al centro del sistema – ha sottolineato – per garantire più qualità di vita e benessere, perché la riforma ha come punto di partenza una presa in carico complessiva della persona anziana”.
“I dati parlano chiaro: l’Italia è un Paese che invecchia, destinato a vedere capovolgersi la proporzione tra popolazione giovane e popolazione anziana. Secondo le stime, nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, il 10% in più di oggi. – ha continuato Francesco Macchia.
Silver Economy
Sul ruolo dei ‘Longennials’ nella società e delle loro capacità economiche, la cosiddetta “Silver Economy”, è intervenuto il Professor Francesco Saverio Mennini, Ordinario di Economia politica e sanitaria e Direttore EEHTA del CEIS presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente SIHTA – Società Italiana di Health Technology Assessment Research.
“Intorno alle fasce di popolazione anziana ruota un’intera e consistente fetta dell’economia, che va dalle risorse economiche accantonate e possedute dagli anziani alle possibilità di investimento, per i risparmiatori e le aziende, nei settori che riguardano l’assistenza e i servizi per la terza e la quarta età.
Si stima per questa un valore di oltre 300 miliardi di euro, pari a quasi il 20% del PIL. Solo se si considerano questi numeri si capisce come la salute degli over 65 sia uno dei migliori investimenti che il nostro Paese può fare”.
“L’articolo 3 della Legge Delega è dedicato alle politiche di prevenzione, ma dimentica di citare esplicitamente l’immunizzazione – osserva Conversano. “L’auspicio è che nei decreti attuativi venga colmata questa lacuna”, ha concluso.
Un altro pilastro dell’Invecchiamento Attivo è l’attività fisica, soprattutto in un approccio life-long. “Ora che lo Sport è entrato ufficialmente in Costituzione siamo certi che possa esserci una maggiore attenzione”, ha sottolineato Maurizio Massucci, della SIMFER – Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa.
Medici di famiglia, ogni anno più di 600 milioni di richieste
Economia sanitaria, News Presa, One health, PrevenzioneBen 60.000 studi di medici di famiglia distribuiti in tutto il Paese e la capacità di rispondere alla quasi totalità (97,6%) di richieste di consultazione di un medico da parte dei cittadini (oltre 600 milioni/anno) a fronte degli accessi ai pronto soccorso che sono circa 14,5 milioni (2,4%). Il medico di famiglia resta un presidio capillare sul territorio, un riferimento imprescindibile per una popolazione composta al 25% da ultra65enni (con un’alta prevalenza di patologie cronico degenerative) e che per il 17% risiede in comuni con meno di 5.000 abitanti. Sono numeri che svelano senza possibilità di errore il ruolo centrale del medico di medicina generale quelli che emergono dall’81esimo congresso della Fimmg in corso a Villasimius (Cagliari). Un congresso che il network editoriale PreSa seguirà da vicino per raccontare ai lettori quelli che saranno gli sviluppi dell’assistenza e le novità che potrebbero arrivare a breve.
Un bivio
Esplicativo anche il titolo scelto per quest’anno: “La medicina generale al bivio tra mura e cura. Investimenti e digitalizzazione nel rispetto dei valori umanistici”. Un tema che la Federazione italiana dei medici di medicina generale sente particolarmente, guidata dal segretario generale Silvestro Scotti. Ma i temi trattati nel corso di questi giorni saranno molti e tutti di enorme impatto per i cittadini, dalle vaccinazioni ai corretti stili di vita, dalla diagnostica di primo livello all’antimicrobico resistenza. Non mancheranno i temi di attualità, come il seminario dedicato al fenomeno della violenza contro le donne in programma nel pomeriggio di oggi, o gli approfondimenti sulle problematiche fiscali, sulla cybersecurity nella sanità e sulla digitalizzazione.
Vaccinazioni
Domani (mercoledì 4) ci sarà la relazione del segretario Scotti e una sessione istituzionale con la partecipazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, e del presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti. Venerdì alle 11.30, inoltre, si farà il punto sulla nuova campagna di vaccinazione con la tavola rotonda “Politiche di sistema in tema di vaccinazioni: cosa rimane, cosa è cambiato, cosa arriverà”, a cui prenderà parte il direttore generale del dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia. Sempre venerdì è in programma l’intervento del presidente della X commissione permanente del Senato (Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale), Francesco Zaffini.
Riforme
Non mancheranno le proposte di riforma per rispondere alle nuove domande di salute: valorizzazione dei medici di medicina generale legata a una struttura contrattuale convenzionata, e non subordinata, prevedendo premialità retributive in base agli obiettivi raggiunti; ripensamento del ruolo del medico di famiglia come componente centrale di una equipe organizzata non in base al rapporto tra medico e numero di abitanti ma tra medico e Km quadrato, per consentire una migliore copertura delle zone interne; dotazione di strumenti diagnostici di primo livello per dare risposte rapide ed attendibili nelle principali patologie a più elevato impatto sociale (ipertensione, BPCO/Asma, Cardiopatia ischemica).
Ictus, smog aumenta rischio dopo soli cinque giorni
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneL’aria inquinata ha effetti sulla salute anche a breve termine. In particolare il rischio di ictus aumenta dopo soli cinque giorni di esposizione. Lo rivela uno studio dell’American Academy of Neurology, pubblicato su Neurology. In passato altri studi avevano dimostrato una connessione tra l’esposizione a lungo termine e l’aumento del rischio di ictus. Tuttavia il rischio a breve termine era meno chiaro.
“Nel nostro studio, invece di considerare settimane o mesi di esposizione, abbiamo preso in considerazione solo cinque giorni e abbiamo trovato un legame tra l’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico e un aumento del rischio di ictus”, ha spiegato Ahmad Toubasi, dell’Università di Giordania ad Amman e autore dello studio.
Il legame tra smog e ictus, lo studio
Lo studio dimostra che respirare aria inquinata dopo soli cinque giorni aumenta le probabilità di essere colpiti da un ictus. La metanalisi dei ricercatori si basa sulla revisione di 110 studi che includevano più di 18 milioni di casi di ictus. Gli scienziati hanno poi esaminato inquinanti come il biossido di azoto, l’ozono, il monossido di carbonio e il biossido di zolfo.
Inoltre sono state analizzate le diverse dimensioni del particolato, tra cui il PM1, cioè l’inquinamento atmosferico con diametro inferiore a 1 micron, il PM2,5 e il PM10. Il PM2,5 o più piccolo comprende le particelle inalabili dei gas di scarico delle auto, dei combustibili delle industrie e degli incendi boschivi. Il PM10, invece, riguarda le polveri di strade e cantieri.
L’impatto degli inquinanti
Secondo i risultati, le persone esposte a una maggiore concentrazione di inquinanti vari hanno un rischio maggiore di ictus. In particolare concentrazioni più alte di biossido di azoto sono collegati a un aumento del 28% del rischio. Livelli più elevati di ozono sono correlati a un incremento del pericolo del 5%. Mentre il monossido di carbonio ha registrato un rischio aumentato del 26% e il biossido di zolfo del 15%. A una maggiore concentrazione di PM1 nell’aria è legato un aumento del rischio di ictus del 9%, con il PM2,5 al 15% e con il PM10 al 14%.
Infine livelli più alti di inquinamento atmosferico sono correlati anche a un rischio maggiore di morte per ictus. Una maggiore concentrazione di biossido di azoto nell’atmosfera è associata un aumento del 33% del rischio di morte per ictus. Con alti livelli di biossido di zolfo aumenta del 60%, con il PM2,5 del 9% e con il PM10 del 2%.
“Esiste una stretta e significativa relazione tra l’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di ictus e la morte per ictus, entro cinque giorni dall’esposizione”, ha dichiarato Toubasi. In generale gli scienziati ribadiscono l’importanza di mettere in atto sforzi globali per attuare politiche che riducano l’inquinamento atmosferico. In questo modo è possibile ridurre il numero di ictus e le loro conseguenze, ha spiegato Toubasi. Un limite dell’analisi è la mancanza di dati relativi a paesi a basso e medio reddito, poiché la maggior parte degli studi analizzati sono stati condotti in paesi ad alto reddito.
Microcalcificazioni seno, non tutte sono correlate a tumore
News Presa, Ricerca innovazioneLe microcalcificazioni sono piccoli depositi di calcio che si formano nel tessuto mammario, visibili con la mammografia. Non sempre, ma spesso, segnalano la presenza di un tumore al seno. Tuttavia la relazione fra microcalcificazioni e cancro non è stata mai chiarita.
Uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Communication ora fa luce su questo legame. La relazione tra le microcalcificazioni e il tumore, secondo i risultati, è legata alla presenza di un particolare minerale chiamato whitlockite, che è ricco di magnesio e che è presente solo in assenza del tumore.
I ricercatori hanno usato tecniche avanzate di spettroscopia (Raman, WAXS, XRF), per analizzare le microcalcificazioni prelevate da pazienti affette da tumore al seno. Confrontando i campioni con quelli di donne sane, hanno poi osservato che nei tessuti tumorali la whitlockite era quasi assente, mentre nei tessuti sani era abbondante.
Questo suggerisce che il tumore al seno ha la capacità di alterare il metabolismo del calcio e del magnesio nel tessuto mammario, influenzando la formazione delle microcalcificazioni, eliminando la whitlockite e rendendole più dure, cosa che le rende in grado di stimolare ancora di più la crescita del tumore.
“Questo risultato apre nuove prospettive per lo sviluppo di metodiche più efficaci per lo screening del tumore al seno, basate sulla misurazione della concentrazione di whitlockite nelle microcalcificazioni”, spiega Fabio Corsi. “Inoltre, potrebbe aiutare a capire meglio i meccanismi molecolari alla base della trasformazione maligna delle cellule mammarie. Da ultimo, infatti, questa scoperta potrebbe ridurre o meglio orientare l’indicazione alla biopsia mammarie ad oggi indispensabile per capire la natura del tessuto mammario in presenza di microcalcificazioni”.
La ricerca è frutto della collaborazione tra i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri, coordinati dal Fabio Corsi, docente di Chirurgia Generale della Statale di Milano e capo della Breast Unit dell’IRCCS Maugeri Pavia, in collaborazione con colleghi dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie (Cnr-Ifn) e dell’Istituto di cristallografia (Cnr-Ic) del Consiglio nazionale delle ricerche e del Paul Scherrer Institute in Svizzera.
La prevenzione a portata di clic
Partner, PrevenzioneTorna l’approfondimento che il network editoriale PreSa, in collaborazione con Il Mattino, dedica ai temi della salute e della prevenzione. In questo nuovo numero, spazio ad una malattia infiammatoria cronica che ha spesso gravi conseguenze sulla qualità di vita: la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Un tema trattato, come sempre, in modo semplice e diretto, guidati per mano da uno dei maggiori esperti italiani in materia: il dottor Angelo Ghidini. Inoltre, ampio spazio a disturbi e patologie causati da una malattia infiammatoria cronica intestinale, il morbo di Crohn, attraverso il punto di vista privilegiato del professor Francesco Selvaggi. Ancora, con il dottor Mario Sbordone, un focus estremamente pratico sulle principali malattie della vista e i possibili rimedi. Questo e molto altro in uno speciale pensato e realizzato per promuovere la prevenzione e tutelare il bene più grande di ciascuno: la salute.
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Ansia e insonnia, cos’è la sindrome dei Campi Flegrei
News Presa, PsicologiaDifficoltà ad addormentarsi, irascibilità, continui mal di testa e vere e propri attacchi di panico. Sono alcuni dei sintomi di quella che in molti in Campania iniziano a ribattezzare sindrome dei Campi Flegrei. Con l’acuirsi delle scosse e nell’incertezza di ciò che potrebbe avvenire, molti degli abitanti di questa enorme area vulcanica stanno iniziando a sviluppare forti stati d’ansia e per alcuni gestire la quotidianità sta diventando molto difficile. L’ansia legata all’attività vulcanica (che nell’area è fortemente connessa al fenomeno del bradisismo) può avere un impatto significativo sulla salute mentale.
Elaborare le difficoltà
«Molte persone hanno difficoltà ad accettare e comprendere questi stati d’ansia», spiega lo psicologo e psicoterapeuta Diego De Luca. «Tuttavia, la terapia e il supporto psicologico sono indispensabili per elaborare in modo corretto una dimensione interiore comprensibilmente complessa e in alcuni casi dirompente. Gli abitanti dei Campi Flegrei stanno vivendo un periodo di enorme stress, un problema che io stesso rilevo quotidianamente nella pratica clinica che va affrontato per fare in modo che non diventi un impedimento alla vita quotidiana. Il primo passo è quello di comprende che non c’è nulla di male o di sbagliato nel sentirsi in difficoltà, ma è essenziale trovare il modo di elaborare quanto sta avvenendo così da poter affrontare queste ansie nel modo corretto».
Sportello d’ascolto
Parole che fanno da eco a quanto detto in un’intervista de Il Mattino dal presidente dell’Ordine degli Psicologi, Armando Cozzuto, che ha ricordato come «l’Ordine ha strutturato una unità di psicologi dell’emergenza che lavora con le associazioni dei volontari di Protezione civile. Ci sono molti servizi pubblici attivi, in questo la Regione Campania è molto avanti: solo qui abbiamo per legge gli psicologi di base e c’è una piattaforma di interscambio tra pediatri, medici di base e psicologi che aiuta a supportare famiglie con minori. Si tratta adesso di far diventare patrimonio comune la figura degli psicologi scolastici, bisogna lavorare sulla prevenzione».
Comprendere le fonti di ansia
L’ansia legata alle frequenti scosse di terremoto e alla presenza sempre più “ingombrante” del super vulcano è acuita dalla paura di un’eruzione improvvisa. Scenario, sino a qualche tempo fa, ritenuto altamente improbabile e che oggi non può essere del tutto escluso. Questa paura costante può portare a sintomi fisici e psicologici, tra cui palpitazioni, insonnia e pensieri catastrofici. È importante riconoscere queste fonti di ansia per affrontarle in modo adeguato.
Educazione e informazione
Uno dei modi migliori per gestire l’ansia è l’educazione. Informarsi sul vulcano, la sua storia e l’attività geotermica può aiutare a demistificare l’ansia. Comprendere che gli esperti monitorano costantemente il vulcano e che un’eventuale rischio di eruzione sarebbe comunque segnalato in anticipo può aiutare a sviluppare un senso di sicurezza.
Comunicazione e supporto sociale
Condividere le preoccupazioni con amici, familiari o concittadini che vivono nella stessa zona può essere terapeutico. Creare una rete di supporto sociale può aiutare a condividere l’ansia e trovare conforto nell’esperienza comune. Attenzione però ai social, che spesso riportano fake news e commenti di pseudo esperti pronti a rappresentare scenari catastrofici.
Gestire l’ansia
Ci sono varie tecniche di gestione dell’ansia che possono essere utili. La meditazione, il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione profonda possono aiutare a ridurre lo stress. La consulenza psicologica o terapia cognitivo-comportamentale possono essere particolarmente utili per affrontare le preoccupazioni e i pensieri negativi.
Piano di emergenza personale
Avere un piano di emergenza personale ben definito può ridurre l’ansia. Questo piano dovrebbe includere punti come dove andare in caso di evacuazione, cosa portare con sé e come comunicare con i familiari. La preparazione può ridurre l’ansia perché ti fa sentire più in controllo della situazione. Piccole strategie che possono essere molto efficaci nella gestione dell’ansia, in attesa che riprenda la vita di sempre.
Poliposi Nasale: intervista al Prof. Ghidini
Podcast“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”
Tumori pediatrici, si punta sull’intelligenza artificiale
Bambini, Ricerca innovazioneL’intelligenza artificiale potrà contribuire a salvare molte vite, anche di bambini affetti da tumori pediatrici del sangue. Sono infatti allo studio nuove applicazioni basate sulla I.A. che consentiranno una diagnosi sempre più precisa, ma anche di ottimizzare le terapie disponibili. Del resto, il 2023 è stato in molti settori l’anno dell’intelligenza artificiale ed è normale che di qui in avanti questa tecnologia finisca per supportare l’uomo nei compiti più disparati.
Quattro progetti
Da oggi, e sino al 4 ottobre, a Bologna l’Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop) terrà il suo congresso annuale. Proprio in questa occasione saranno presentati 4 progetti orientati ad un’innovativa gestione dei pazienti con tumori pediatrici, in particolare con patologie oncoematologiche. Si tratta di progetti che si basano sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alla diagnosi e alla gestione quotidiana dei pazienti. Il progetto Dl4h – Deep Learning for Health, mira ad esempio a rivoluzionare l’approccio clinico, organizzativo e assistenziale in oncoematologia pediatrica.
Diagnosi
Utilizzando algoritmi di apprendimento automatico, il prototipo sviluppato è in grado di estrarre conoscenze utili dai dati clinici e organizzativi. Un approccio che apre nuove strade per una diagnosi più precisa e una migliore assistenza ai bambini affetti da malattie ematologiche e oncologiche. Unica4eu è invece l’iniziativa europea per l’I.A. contro il cancro infantile. Finanziata dall’Ue, ha l’obiettivo di mappare l’attuale panorama delle applicazioni dell’IA per le patologie oncologiche pediatriche, compresi i modelli di cura.
Terapie personalizzate
Il progetto Genomed4all – Genomica e Medicina Personalizzata, si concentra poi nello specifico sull’applicazione dell’I.A. alle malattie emato-oncologiche. Attraverso l’integrazione di dati omici con dati clinici si punta a fornire terapie personalizzate per pazienti con patologie come il mieloma multiplo e la malattia drepanocitica. Infine Synthema – Generazione Sintetica di Dati Ematologici è un progetto, finanziato dall’Horizon Europe che affronta la sfida della carenza di dati nelle patologie rare ematologiche. L’intelligenza artificiale verrà utilizzata in questo caso per creare dati sintetici, simili alla realtà, utili a migliorare la comprensione delle malattie e a supportare la ricerca clinica.
Cos’è la poliposi nasale e come si affronta
Podcast«La poliposi nasale può essere definita come una manifestazione rinosinusale che è caratterizzata dalla presenza all’interno delle fosse nasali di formazioni polipoidi. Escrescenze che nei casi più gravi possono arrivare ad occupare anche completamente le fosse nasali, causando così serie difficoltà a respirare con il naso». Lo ha spiegato ai microfoni di Radio Kiss Kiss il dottor Angelo Ghidini, direttore dell’U.O.C. di Otorino laringoiatria della AUSL IRCCS di Reggio Emilia. Una malattia, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, che ha una forte correlazione con altre patologie infiammatorie. «Tutte queste patologie – ha proseguito Ghidini – rientrano nell’ambito di infiammazioni croniche su base immunologiche che vengono definite infiammazioni di tipo 2. Studi retrospettivi hanno dimostrato, ad esempio, che con l’asma può esserci un’associazione che può arrivare sino al 50% dei casi. E, addirittura, con la rinite allergica sino al 70% dei casi».
Come si fa ad avere una diagnosi certa?
«Si guarda a sintomi come la difficoltà a respirare dal naso, la presenza di muco o la perdita dell’olfatto. Se i sintomi perdurano più di 12 settimane è consigliabile praticare accertamenti come l’endoscopia nasale che spetta all’otorino laringoiatra e, se del caso, sarà prescritta una tac dei seni paranasali per evidenziare segni di rinosinusite cronica».
Se c’è una diagnosi, come si interviene?
«La terapia chirurgica è sempre stata la terapia d’elezione per le patologie polipoidi, ma negli ultimi anni c’è stato un importante sviluppo di terapie mediche con farmaci biologici. Terapie che offrono importanti vantaggi sulle recidive. Grazie a questi farmaci riusciamo ad evitare possibili recidive».
Ascolta il podcast:
“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”
Giornata Mondiale del Cuore, come proteggerlo e curarlo
Associazioni pazienti, Eventi d'interesse, News Presa, Prevenzione, Stili di vitaLe patologie cardiovascolari sono ancora oggi la prima causa di morte nel mondo. Nel 2021 sono state responsabili di oltre 20 milioni di decessi. Eppure dai dati emerge che l’80% delle morti per cause cardiovascolari si può evitare facendo prevenzione e con le cure adeguate. Oggi, 29 settembre, si celebra la Giornata Mondiale per il Cuore, un’occasione per ricordare i comportamenti che proteggono la salute cardiovascolare. La giornata è promossa in Italia dalla Fondazione Italiana Per il Cuore, membro nazionale della World Heart Federation, il tema di quest’anno è: “Per il cuore, con il cuore, per te”. I comportamenti che riducono i fattori di rischio aiutano a condurre uno stile di vita salutare e prevenire l’insorgenza o l’aggravarsi di patologie cardiovascolari.
Le abitudini che proteggono il cuore
Le malattie cardiovascolari possono essere legate a malattie genetiche come l’ipercolesterolemia familiare o malattie rare come l’amiloidosi cardiaca. Possono però anche insorgere per via di stili di vita non salutari e per patologie comuni come l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e l’obesità.
Le abitudini salutari, invece, proteggono dal rischio, tra cui: non fumare, seguire la dieta mediterranea evitando cibi ultra processati, svolgere una regolare (anche moderata) attività fisica, limitare il consumo di alcool e bevande zuccherate e adottare strategie utili a gestire lo stress quotidiano. Le ha ricordate Emanuela Folco, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore. Sono tutte azioni efficaci che – ribadisce – che ci aiutano a prenderci cura della nostra salute e del nostro cuore in particolare”.
Convivere con una patologia cardiovascolare
Un altro messaggio è indirizzato a quanti già soffrono di una patologia cardiovascolare. “Convivere bene con una patologia cardiovascolare è oggi più che mai possibile se, oltre al corretto comportamento di prevenzione, si associa una cura adeguata. È possibile perché sono disponibili molte terapie che possono essere personalizzate a misura di paziente, anche se è fondamentale che vengano seguite con attenzione. Seguire scrupolosamente le indicazioni ricevute – sottolinea Paolo Magni, Coordinatore Comitato Scientifico della Fondazione Italiana Per il Cuore e Professore presso l’Università degli Studi di Milano – significa non interrompere o modificare le terapie prescritte e, in casi di dubbi o difficoltà a mantenere la cosiddetta aderenza terapeutica, rivolgersi con fiducia al proprio medico curante che saprà indirizzare il percorso di cura in maniera appropriata.”
La relazione medico-paziente
La FIPC ha di recente ottenuto il sostegno del Comitato Esecutivo dell’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari del Ministero della Salute e sta guidando un Gruppo di lavoro dedicato al tema dell’aderenza terapeutica.
“Si conferma di fondamentale importanza l’aspetto relazionale tra medico e paziente e dunque – precisa Folco – promuovere l’instaurarsi di un’alleanza terapeutica che è certamente uno degli aspetti che può contribuire ad aumentare l’aderenza alle terapie col conseguente miglioramento dell’outcome clinico”.
Giornata del cuore in Italia e nel mondo
“Anche per quest’anno confermiamo il nostro impegno nel sensibilizzare i cittadini sui cardini della salute cardiovascolare contribuendo all’organizzazione di attività locali – aggiunge Giuseppe Ciancamerla, Presidente di Conacuore – come i numerosi eventi organizzati da associazioni di pazienti e centri ospedalieri su tutto il territorio nazionale”.
La Giornata Mondiale per il Cuore (World Heart Day) è celebrata il 29 settembre di ogni anno. È una campagna mondiale di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie cardio-cerebro vascolari, promossa dalla World Heart Federation e da oltre 200 organizzazioni nazionali che operano in più di 100 paesi. In Italia è promossa dalla FIPC, con la collaborazione di Conacuore (Coordinamento nazionale delle associazioni di volontariato dei cardiopatici) che raggruppa circa 80 associazioni di pazienti e Fondazione Giovanni Lorenzini (Milano – New York), partner storici di questa iniziativa, e con il patrocinio di numerosi enti e Società Scientifiche nazionali.