Tempo di lettura: 5 minutiIn Italia 137mila persone convivono con la sclerosi multipla (SM) e ogni anno vengono diagnosticati 3.600 nuovi casi, secondo le stime. Le donne sono le più colpite e l’esordio di frequente è tra i 20 e i 40 anni di età. Si tratta del periodo della vita più attivo e produttivo, con pesanti ripercussioni in termini di costi sociosanitari e qualità della vita. La patologia oggi rappresenta la più frequente causa di disabilità nei giovani adulti, dopo i traumi. La strada che porta alla cura della sclerosi multipla passa inevitabilmente dalla ricerca, che negli ultimi anni ha raggiunto importanti traguardi grazie a nuove terapie. Il punto sulla patologia, con un focus sulla Real World Evidence, e cioè la centralità dei dati e delle evidenze cliniche nella cura, è stato fatto durante l’evento “Sclerosi multipla: la rwe come contributo alla ricerca, alla presa in carico e alla qualità della vita” alla Camera dei Deputati.
L’iniziativa è stata promossa da Italian Health Policy Brief, con il patrocinio di AISM e FISM. “L’accesso a dati di alta qualità e l’applicazione di analisi avanzate sono fondamentali per individuare soluzioni personalizzate e ottimizzare la gestione della malattia” – ha sottolineato il senatore Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali –.
“Sanità Digitale e Real World Evidence sono due voci che devono andare di pari passo nella sanità del futuro”, ha aggiunto l’onorevole Simona Loizzo (XII Commissione Affari Sociali). “Fulcro dell’impegno della mia attività politica, in particolare del lavoro dell’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali, del quale sono Presidente, sarà promuovere il paradigma della RWE come caposaldo dei principi su cui si basa il Servizio Sanitario Nazionale”.
L’impatto della sclerosi multipla
“Gli studi clinici controllati randomizzati (RCT) sono stati a lungo il pilastro della ricerca medica”, ha spiegato il prof. Claudio Gasperini (Coordinatore gruppo di studio SM-SIN, Direttore UOC Neurologia e Neurofisiopatologia, San Camillo Forlanini, Roma). “Tuttavia – ha aggiunto – gli studi di Real Word stanno emergendo come una componente essenziale nella comprensione della SM in tutte le sue sfaccettature. Mentre gli RCT sono rigorosi e ben controllati, gli RWE forniscono dati preziosi basati sull’esperienza dei pazienti nella vita di tutti i giorni e in particolare ci forniscono informazioni fondamentali per dare risposta ai bisogni dei nostri pazienti in quanto sono rappresentativi della vita reale. Inoltre – ha continuato – forniscono informazione sugli effetti a lungo termine e identificano bisogni non soddisfatti e aiutano la personalizzazione delle cure”. Il presidente della FISM, prof. Mario Alberto Battaglia, ha aggiunto: “è essenziale oggi che il decisore politico disponga di dati affidabili e aggiornati, che riflettano in modo rigoroso i bisogni di salute e assistenza delle persone, e con essi le loro prospettive di vita”. In questa direzione va l’annuale Barometro della SM realizzato da AISM, associazione di persone con Sclerosi Multipla e patologie correlate.
La sclerosi multipla
“La sclerosi multipla (SM) è la più frequente e importante tra le malattie demielinizzanti del sistema nervoso centrale”, ha spiegato la prof.ssa Mariapia Amato (Professore Ordinario in Neurologia Università di Firenze). Il barometro della SM 2023 “stima che in Italia 137.000 persone convivono con la SM. La malattia ha un decorso cronico nell’arco di decadi e un significativo potenziale invalidante, rappresentando di fatto la più frequente causa di disabilità nei giovani adulti, dopo i traumi”. Negli ultimi anni, grazie alla ricerca che ha portato nuove terapie efficaci la storia naturale della malattia e il futuro dei giovani pazienti è molto cambiato, ma “molto resta ancora da fare – ha precisato Amato – per comprendere e contrastare i meccanismi che portano alla progressione dei disturbi”.
“Trovare una cura definitiva per la sclerosi multipla – ha detto Marco Salvetti (Professore all’Università Sapienza di Roma, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Salute Mentale e Organi di Senso, Università Sapienza) – non può prescindere dall’identificazione delle cause. La ricerca in questo settore vive un momento particolarmente favorevole perché si è giunti a importanti acquisizioni negli ultimi quattro anni. Per compiere il passo decisivo è importante creare un sistema integrato per la raccolta di dati clinici, epidemiologici, genetici e di risonanza magnetica di alta qualità. Realizzare questo sistema rappresenterebbe un progresso decisivo per la ricerca ma anche per l’assistenza da parte del Servizio Sanitario Nazionale”.
La Real World Evidence (RWE)
La Real World Evidence (RWE) è un’evidenza clinica, a partire da dati, sull’uso, i benefici e i rischi di un determinato farmaco. Non è da confondere con una semplice analisi a posteriori di farmacovigilanza. Si basa sulla pratica clinica e dunque sulle evidenze prodotte nel mondo reale, ad esempio nelle corsie degli ospedali, per confermare o meno la validità dei risultati dei trial clinici randomizzati. Questi ultimi sono studi sperimentali controllati che permettono di valutare l’efficacia di uno specifico trattamento in una determinata popolazione.
Durante l’evento, è stata sottolineata l’importanza delle fonti utilizzabili per la Real World Evidence, in cui figurano i registri dell’Aifa, le banche dati amministrative, le banche dati di medicina generale, la segnalazione spontanea di reazioni avverse, e di recente anche il nuovo scenario fornito dalle App degli smartphone e di altri digital device. E, non secondario, l’importanza di mettere in rete tali dati, al momento frammentati.
Bisogni dei pazienti e nuove tecnologie digitali
I cosiddetti “unmet medical needs”, i bisogni e le aspettative dei pazienti possono guidare gli investimenti del Sistema Sanitario Nazionale. “Il coinvolgimento delle persone con Sclerosi Multipla – ha detto Maria Trojano (Professore Ordinario di Neurologia Università di Bari) –, le nuove modalità di raccolta dei dati, il collegamento delle fonti di dati, i nuovi strumenti analitici hanno incrementato il valore della RWE nell’indirizzare le strategie d’intervento per la malattia”.
“Ci aspettano cambiamenti istituzionali che vanno nella direzione di un concetto più ampio di salute – ha precisato Paola Zaratin (Direttore Ricerca Scientifica FISM – AISM) – dove le nuove tecnologie digitali sono il metodo a servizio del cambiamento. Per questo servono modelli di Ricerca ed Innovazione responsabili perché la partecipazione delle persone che vivono con la malattia alla ricerca sia rappresentativa e porti il sapere, ossia l’esperienza di tanti”. “Tra le evidenze più importanti – ha aggiunto Teresa Petrangolini (Direttore del Patient Advocacy Lab di Altems) – “ci sono oggi quelle dei pazienti che accanto ai dati clinici, economici e organizzativi, rappresentano preziose fonti di informazione per capire l’impatto di una tecnologia sulla vita delle persone, sulla loro famiglia, sul contesto lavorattivo, gli ostacoli, gli eventi avversi, i vantaggi. La sua partecipazione non è un abbellimento o un corollario, ma un asse portante nel decision making sanitario”.
Riduzione dei costi
L’uso della RWE possono produrre un risparmio economico. Avere accesso ai database per capire quali servizi siano stati erogati, o a quanti pazienti siano stati prescritti certi farmaci, con quali effetti o conseguenze, consente valutazioni sull’impatto delle terapie e sui costi associati. “Gli strumenti economici in sanità pubblica sono aspetti fondamentali per i decisori – ha precisato Andrea Marcellusi (CEIS – Centre for Economic and International Studies – Economic Evaluation and HTA (EEHTA) Università degli studi di Roma Tor Vergata) – La raccolta di dati provenienti dalla reale pratica clinica per lo sviluppo di modelli economici e di impatto finanziario offre una visione più vicina alla realtà del paziente”.
La ricerca e il settore produttivo
“Al fine di migliorare il percorso di cure dei pazienti con Sclerosi Multipla è fondamentale raccogliere in modo continuo i dati sull’efficacia e sicurezza dei farmaci nella normale pratica clinica (Real World) – spiega Carlotta Galeone (Ricercatore Centro di Ricerche B-ASC Università degli Studi di Milano Bicocca) – al fine di costruire evidenze utili per prendere le migliori decisioni terapeutiche. La creazione di evidenze solide utilizzando i dati Real World permette di migliorare l’erogazione delle cure e di valutare l’impatto clinico e di sostenibilità dei vari trattamenti disponibili. In un percorso virtuoso di continua generazione di evidenze al fine di migliorare i percorsi dei pazienti è auspicabile che tali evidenze Real World diventino parte integrante delle linee guida di patologia. Tuttavia è importante sottolineare che per costruire evidenze Real World solide e utili è fondamentale che la raccolta dei dati sia basata su disegni di studio metodologicamente solidi e che i dati siano analizzati con le corrette metodologie statistiche”.
Obesità sarcopenica, il 10 ottobre giornata per difendere i muscoli
Anziani, PrevenzioneIl 10 ottobre torna l’appuntamento con l’Obesity Day. La campagna di sensibilizzazione e prevenzione sull’obesità è promossa dal 2001 dall’ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica per tramite della sua Fondazione. L’obiettivo di questa 23ma edizione è sensibilizzare i cittadini e gli operatori sanitari sul tema della prevenzione, diagnosi precoce e trattamento dell’obesità sarcopenica.
L’obesità sarcopenica
L’obesità sarcopenica è la coesistenza di eccesso di adiposità e scarsa massa/forza/funzione muscolare (sarcopenia). La componente sarcopenica è presente sino all’80% degli anziani obesi. Il problema ha un impatto significativo, dal momento che sono affetti da sovrappeso od obesità rispettivamente il 41% e il 14% degli italiani over-65. Inoltre, la loro probabilità di avere limitazioni funzionali e nella propria autonomia è due volte e mezzo superiore rispetto ai coetanei normopeso.
L’iniziativa per la prevenzione
Nei Centri Obesity day su tutto il territorio italiano si terranno iniziative per promuovere il tema di quest’anno “Come stanno i tuoi muscoli? Impara a difenderli”. Martedì 10, a partire dalle ore 10 fino alle 13, sulla pagina Facebook @obesitydayadi ci saranno collegamenti in diretta con gli specialisti, video testimonianze e consigli per affrontare e prevenire la patologia.
I costi economici e sociali dell’obesità
I costi economici e sociali legati all’obesità in età geriatrica sono alti, sottolinea l’associazione, e la sarcopenia incide in modo rilevante. Secondo la Commissione Europea, nel 2020 il 30% della popolazione europea era costituito da over-65, con una spesa sanitaria pari al 6,6% del PIL dell’UE. Questi numeri sono destinati ad aumentare significativamente con l’invecchiamento della popolazione.
Il futuro
Secondo le stime, la prevenzione e la diagnosi precoce della obesità dell’anziano, e della sarcopenia correlata, potrebbero ridurre i costi previsti per cure mediche e assistenza per la non autosufficienza sino allo 0,6% del PIL. «L’importanza di sensibilizzare – dichiara il Presidente di Fondazione ADI Antonio Caretto – sul problema clinico e sociale dell’obesità sarcopenica è un dovere della comunità scientifica».
Fedez, il rientro e il regalo inatteso per Chiara
News PresaL’ospedale e l’intervento chirurgico sono solo un ricordo da archiviare al più presto. Dopo il grande spavento del ricovero e dell’operazione in urgenza, Fedez è rientrato a casa. Il rapper era stato ricoverato all’ospedale Sacco-Fatebenefratelli di Milano dopo un malore. Il 28 settembre era infatti svenuto, si scoprirà poi a causa di due ulcere che gli avevano provocato un’emorragia interna. Nel suo primo video sui social l’artista ha voluto ringraziare nuovamente i medici, ma anche rilanciare un appello alla donazione di sangue. «Sono molto felice di essere tornato a casa, ribadisco i ringraziamenti allo staff medico e all’Avis. In queste settimane cercheremo di capire cosa fare per far capire l’importanza di donare il sangue».
Relax domestico
Benché Fedez non abbia mai fatto mistero delle difficoltà psicologiche e della depressione arrivata dopo la diagnosi e l’intervento per il tumore al pancreas, in uno dei primi video postati sui suoi canali il rapper sembra stare bene e si mostra in un momento di relax domestico. Assieme a lui, come sempre, Chiara Ferragni. Fedez le mostra, e mostra ai suoi follower, un disegno realizzato dalla figlia. Un disegno nel quale lui spicca per essere il più alto di tutta la famiglia. Un’occasione per sorridere un po’ dopo tanti giorni difficili. Poi un pensiero per Chiara, «siccome sei stata molto carina – dice scherzando il rapper – ho voluto comprarti un regalo». Di lì a poco mostrerà a Chiara Ferragni una borsa a forma di gallina e un paio di mutande per le mani. Segno che in casa Ferragnez sembra essere tornato il buon umore.
Appello alla donazione
Scherzi a parte, uno dei messaggi più importanti lanciati da Fedez dopo il ricovero in ospedale è stato quello alla donazione di sangue. Un appello accorato, anche perché il cantante ha sperimentato sulla propria pelle quanto sia importante questo semplice gesto che, va ribadito, serve a donare la vita. «Senza i donatori di sangue oggi non sarei qui», aveva detto appena uscito dall’ospedale «i medici mi hanno salvato la vita». Le parole del rapper su quanto sia utile donare il sangue hanno colpito subito nel segno, nei giorni a seguire a centinaia si sono rivolti all’Avis per questo straordinario gesto di solidarietà. Una piccola goccia nel mare, certo, ma è con tante piccole gocce che si riempie un oceano.
Menopausa, terapia ormonale contrasta demenza senile. Esperta chiarisce
Benessere, Farmaceutica, Prevenzione, RubricheLa menopausa è un processo biologico naturale che segna la fine degli anni riproduttivi di una donna. Sebbene la metà della popolazione globale sia costituita da donne, la menopausa è stata fino a oggi poco considerata dalla ricerca scientifica. Lo dimostra una recente revisione scientifica, pubblicata sulla rivista Cell. La perdita degli ormoni può avere risvolti negativi sulla salute, anche a livello cognitivo.
Studi che risalgono a vent’anni fa sulla terapia ormonale sostitutiva riportano gli effetti positivi degli estrogeni sulla memoria verbale, spiega Manuela Farris, ginecologa per Intimina. Ora un recente studio conferma che l’uso di questa terapia viene considerato una strategia per mitigare il declino cognitivo come la memoria e sono implicati nei disturbi neuropsichiatrici come il morbo di Alzheimer. “È senz’altro vero – sottolinea Farris, ginecologa per Intimina – che non c’è un’indicazione alla prescrizione di una terapia ormonale sostitutiva solo ed esclusivamente per i sintomi di “brain fog” (o annebbiamento del cervello) e per una sicura prevenzione della demenza senile, ma sicuramente può aiutare”.
Menopausa, i rischi della riduzione degli estrogeni
La riduzione dei livelli di estrogeni può avere un impatto negativo sul cervello delle donne in menopausa. Cattivo umore e ansia improvvisa sono sintomi comuni. Possono manifestaresi, inoltre, cambiamenti cognitivi con la classica descrizione di ‘nebbia cerebrale’. “Esistono opinioni contrastanti sul ruolo della terapia ormonale nella gestione di questi sintomi. I dati hanno mostrato benefici sull’umore derivati da questo trattamento che è consigliato rispetto ai farmaci antidepressivi. L’effetto sull’ansia – prosegue Farris – è meno chiaro, anche se spesso vedo dei buoni miglioramenti. L’impatto sulla funzione cognitiva è più complesso. L’evidenza suggerisce un miglioramento quando la terapia ormonale viene utilizzata nelle donne più giovani, in particolare in quelle che sperimentano una menopausa precoce”.
Sintomi e buone abitudini
“Secchezza, prurito, bruciore, aumento delle secrezioni, sintomi urinari e sesso doloroso sono tutti sintomi potenziali”, continua Farris. “Le donne in post-menopausa, in particolare le donne anziane spesso lottano con infezioni ricorrenti del tratto urinario a causa di cambiamenti vaginali atrofici legati alla perdita di ormoni. Questi possono spesso essere diagnosticati erroneamente come problemi urologici”.
Per quanto riguarda le abitudini quotidiane, “consiglio di non usare prodotti profumati e di scegliere quelli per la salute intima con pH bilanciato, evitando qualsiasi pulizia vaginale interna. Può anche essere utile non dedicare troppo tempo ad attività che esercitano molta pressione sulla vulva – continua Farris – come andare a cavallo o andare in bicicletta per periodi di tempo molto lunghi (magari con un buon supporto/imbottitura). Possono essere utili prodotti idratanti specificamente progettati per l’uso vaginale, in particolare quelli che contengono acido ialuronico. Alcune donne trovano utili anche oli naturali come quello di cocco”.
Menopausa e trattamenti ormonali topici
I trattamenti più efficaci disponibili per la secchezza sono quelli ormonali somministrati localmente. “Si sono rivelati molto efficaci per combattere i sintomi dell’atrofia e secchezza vaginale e sono considerati sicuri poiché non causano alcun aumento dei livelli di estrogeni nel flusso sanguigno. Questi estrogeni locali – conclude Farris – vengono utilizzati anche per molte donne che hanno avuto un tumore al seno e che posso comunque contare anche sulla terapia alternativa del laser vaginale che ripristina il collagene a livello del derma riducendo la secchezza”.
Dentro le cellule con la realtà virtuale
News Presa, Ricerca innovazioneLa realtà virtuale per osservare le cellule in 3D. Ora è possibile grazie ad uno studio realizzato dagli Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche, dll’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti ‘E. Caianiello’ (Isasi) e dall’Istituto sistemi e tecnologie industriali intelligenti per il manifatturiero avanzato (Stiima) – in collaborazione con il Dipartimento di medicina molecolare e biotecnologie mediche dell’Università degli studi di Napoli Federico II.
Il metodo
Molto complesso il nome delle tecniche adoperate: citofluorimetria e citometria. Semplificando un po’ si può dire che si tratta di tecniche utilizzate in laboratorio per rilevare e identificare cellule specifiche tramite l’analisi delle caratteristiche fisiche di ognuna di esse. «Il metodo sviluppato permette di visualizzare e ottenere parametri quantitativi di una cellula partendo dall’immagine ottenuta attraverso il microscopio tomografico, ovvero un microscopio in grado di generare un’immagine 3D dei suoi organelli interni», spiega Vittorio Bianco del Cnr-Isasi.
“Colorare” le cellule
I ricercatori autori dello studio hanno indirizzato le proprie attività verso lo sviluppo di una nuova tipologia di tecnica che possa fare a meno di marcatori fluorescenti, ovvero molecole in grado di “colorare” e quindi distinguere tra loro differenti organelli intracellulari, ma, al tempo stesso, potenzialmente tossici per le cellule. Oggi, l’implementazione di un metodo di citometria tomografica 3D consente di evitare l’utilizzo di tali marcatori (label) e di restituire mappe tridimensionali di ciascuna cellula in flusso.
Visore
«È nato così un ambiente totalmente immersivo per la microscopia, accessibile mediante occhiali per la realtà virtuale. L’utente, sia esso un ricercatore, un medico, uno studente, o un semplice curioso, può immergersi in un mondo parallelo per intraprendere un viaggio tra le cellule e nelle cellule”, spiega Ettore Stella del Cnr-Stiima, coordinatore del gruppo di Bari dei quali fanno parte Maria Di Somma e Nicola Mosca. Durante l’esplorazione, oltre a visualizzare al meglio le strutture all’interno di ciascuna cellula, si può accedere ‘on-demand’ a tutte le informazioni e i dati sulle sue caratteristiche fisiche «È un viaggio alla Jules Verne, che permette di scrutare nei minimi dettagli la struttura cellulare in 3D dalla prospettiva preferita: la combinazione tra citometria 3D tomografica e realtà virtuale apre scenari di sviluppo su diversi aspetti della biologia cellulare», precisano Massimo D’Agostino e Tommaso Russo, dell’Università degli studi di Napoli.
Prospettive
L’utilizzo della realtà virtuale potrà essere decisivo nei futuri scenari della diagnostica medica sul ‘single cell imaging’, nella quale è impegnata l’infrastruttura di ricerca CIRO (Campania Imaging for Research in Oncology), finanziata dalla Regione Campania, dove si studiano e si applicano le tecnologie sull’imaging in campo oncologico. «Questi risultati potranno rivelarsi uno strumento potente per migliorare lo studio, l’analisi e la condivisione dei dati anche da parte di laboratori a distanza. Inoltre, questo primo innovativo esempio di metaverso “label-free” per cellule 3D costituisce una piattaforma di realtà virtuale che permetterà di aprire nuovi scenari per le attività di formazione, didattica e outreach, fornendo agli osservatori un’esperienza unica, informativa e più coinvolgente sulla biologia cellulare», dice Pietro Ferraro del Cnr-Isasi, Presidente del comitato scientifico di CIRO
Schillaci: la medicina generale deve avere una scuola di specializzazione
Economia sanitaria«Siamo al cospetto di uno scenario complesso, come medici di medicina generale ci aspettiamo anche una profonda riflessione sul nostro lavoro e sull’indotto che alla nostra professione è legata. Alla politica va chiesto di non sottovalutare, ma di riconoscere la nostra realtà come impresa solidale. Non formalizziamo nel margine di guadagno i termini del nostro arricchimento, siamo professionisti intellettuali dedicati ad una funzione pubblica e sociale». Lo ha detto il segretario generale Silvestro Scotti, nel corso dell’81esimo congresso nazionale Fimmg in corso a Villasimius (Cagliari).
Il cambiamento
Un intervento, il suo, che ha introdotto poi un importante videomessaggio del ministro della salute Orazio Schillaci. «Il contributo dei medici di medicina generale, che sono la prima linea del Servizio sanitario nazionale, è sostanziale per poter rafforzare la medicina del territorio e dare risposte ad una popolazione sempre più anziana e fragile». Il ministro Schillaci ha evidenziato come una delle sfide da vincere nel breve periodo sia quella dell’attrattività della medicina generale, sottolineando che è determinante «intervenire individuando la modalità per transitare dall’attuale corso di formazione regionale ad una vera e propria scuola di specializzazione, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale in qualità di docenti che possano trasferire la propria esperienza e competenza nella formazione dei giovani. Una misura risolutiva per dare riconoscimento e restituire autorevolezza al lavoro dei medici di famiglia che da sempre sono un punto di riferimento per milioni di cittadini».
Valorizzare l’attività clinica
Il ministro ha poi focalizzato l’attenzione sulla richiesta di salute dei cittadini, che può trovare risposta anche nell’ambito delle case di comunità «secondo il modello hub & spoke, nel quale le AFT possano trovare un loro inserimento. Un modello organizzativo che consentirà di valorizzare l’attività clinica del medico di medicina generale con una riduzione del carico burocratico che oggi pesa enormemente».
Il ruolo dei medici
A sottolineare l’esigenza di un vero e proprio percorso di specializzazione per la medicina generale e dell’implementazione di un sistema che guardi all’ammodernamento e alle nuove tecnologie è stato poi il senatore Francesco Zaffini, presidente della 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale). Per Zaffini «le case di comunità portano alla sfida determinarne dei contenuti. I medici di medicina generale devono riaffermare il ruolo centrale che spetta loro nell’essere primi e cruciali baluardi di cura per i cittadini». Perché «i medici di medicina generale rappresentano la sanità per quella che deve essere: una sanità di prossimità, di continuità, conoscenza della storia clinica e supporto umano, oltre che clinico».
Ritrovare il proprio ruolo
Di qui l’invito al medico di famiglia a «riscoprire l’importanza di essere medico di famiglia». Il presidente della 10ª Commissione permanente ha ricordato anche che questo è un ruolo che la politica deve riconoscere ai singoli professionisti anche sotto il profilo economico. «Il prossimo futuro ci impone di trovare soluzioni – ha proseguito Zaffini – partendo da un contesto difficile che ci è stato consegnato. Abbiamo un sottofinanziamento del fondo sanitario nazionale che proviene da 15 anni di tagli. In 9 anni, dal 2011 al 2020, sono stati tagliati 29 miliardi dal fondo ed è stata affermata la logica perversa del blocco del turnover. Misure gravi, errori per i quali serviranno risorse. Tutto ciò che dobbiamo fare è aggravato insomma dalla necessità di trovare le risorse. È evidente che si debba trovare il modo di gratificare in primis i professionisti della sanità adeguando le retribuzioni. Lo faremo con gradualità, individuando le risorse, ribaltando il paradigma: il fondo sanitario nazionale dovrebbe essere diviso per capitoli di spesa. Il personale deve avere una dotazione autonoma, perché questo ci consentirebbe di fare programmazione. Vanno divise le spese di consumo dalle spese di investimento. L’appropriatezza degli investimenti va definita dal ministero. Va costruito un sistema di regole – ha concluso Zaffini – mettendo mano alla riforma del Titolo V della costituzione, non tornando indietro rispetto alla regionalizzazione, ma correggendo le storture».
Farmaco mima esercizio fisico e fa dimagrire. Lo studio
Anziani, Farmaceutica, Ricerca innovazioneNon è un farmaco destinato a chi è pigro o non ama fare attività fisica ma, bensì, si prefigge l’obiettivo di curare patologie come l’obesità. La nuova molecola, sviluppata da un professore di farmacia dell’università della Florida con un team di colleghi, riesce a mimare l’esercizio fisico. Gli scienziati lo hanno testato sui topi e i risultati sono stati promettenti. Il nuovo farmaco è stato in grado di far perdere peso ai roditori obesi.
Come agisce
Il meccanismo di azione del nuovo composto produce un aumento del metabolismo degli animali. Lo realizza facendo credere ai muscoli dei topi che si stiano allenando più di quanto facciano. Inoltre, la molecola aumenta anche la resistenza, aiutando i topi a correre quasi il 50% in più rispetto a prima ma senza fare attività fisica.
A chi è destinato il farmaco
Il farmaco appartiene a una classe nota come ‘mimetici dell’esercizio’, quindi dà dei benefici dell’esercizio fisico pur senza allenarsi. Sebbene oggi sia nelle prime fasi di sviluppo, un giorno potrebbe essere testato sull’uomo, per la cura di patologie come l’obesità, il diabete e la perdita muscolare legata all’età (sarcopenia).
Al contrario di altri farmaci già sviluppati, il nuovo farmaco non influisce sull’appetito. Agisce stimolando un percorso metabolico naturale che in genere risponde all’esercizio. Aumenta il dispendio energetico e produce un metabolismo più veloce dei grassi nel corpo.
“Questo composto dice al muscolo scheletrico di apportare gli stessi cambiamenti che si vedono durante l’allenamento di resistenza”. Lo ha spiegato Thomas Burris, che ha guidato la ricerca sul nuovo farmaco mirato a un gruppo di proteine note come Err, responsabili dell’attivazione di alcune delle più importanti vie metaboliche nei tessuti che divorano energia come i muscoli, il cuore e il cervello.
Risultati e futuro
I risultati dello studio, condotto con ricercatori della Washington University di St. Louis e della St. Louis University, sono pubblicati sul ‘Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics‘. Durante lo studio, i topi trattati hanno prodotto 10 volte meno grasso rispetto ai topi non trattati, perdendo il 12% del loro peso corporeo, mangiando la stessa quantità di cibo. Secondo un altro lavoro, in via di pubblicazione, il composto potrebbe anche trattare l’insufficienza cardiaca nei topi rafforzando il muscolo cardiaco. Ad oggi il farmaco non ha generato effetti collaterali gravi ma ancora serviranno molti studi affinché diventi una cura per trattare importanti patologie.
Salute mentale, cresce bisogno di cura, 10 ottobre visite gratuite
Benessere, News Presa, Prevenzione, PsicologiaIl 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Un giorno per fare il punto su un’emergenza che richiede azioni e risorse sempre maggiori. Il bisogno di cura, infatti, è cresciuto nell’ampio spettro dei disturbi psichici e psichiatrici del 25-30 per cento. Lo riportano i dati del Report di Deloitte Consulting, realizzato con Janssen Italia. Le punte drammatiche riguardano i giovani, le donne e gli anziani: fasce con maggiori difficoltà nel contesto sociale.
L’iniziativa per la salute mentale
Il 10 ottobre Fondazione Onda organizza l’(H) Open Day Salute Mentale, offrendo consulenze gratuite in 120 strutture su tutto il territorio. Lo dedica al ricordo di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa da un suo paziente a Pisa. L’iniziativa che è alla sua decima edizione vuole sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce, favorire l’accesso alle cure, superare i pregiudizi, lo stigma e le paure legati alle malattie psichiche.
Oltre 120 strutture del network Bollino Rosa e i presidi dedicati alla salute mentale che hanno aderito all’iniziativa offriranno gratuitamente visite psichiatriche, colloqui psicologici, sportelli di ascolto, somministrazione di test, info point, conferenze e distribuzione di materiale informativo per ansia, depressione, schizofrenia, disturbi dell’umore e del sonno, psicosi e disturbi del comportamento alimentare.
Salute mentale, disagi in crescita
“La pandemia Covid-19 ha portato a un aumento dei disturbi psichici, in particolare ansia, depressione, disturbi del sonno, panico ed effetti post-traumatici da stress. Questi disturbi impattano negativamente sulla qualità e sulla quantità di vita, investendone tutti gli ambiti, personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo. Sono soprattutto gli adolescenti a manifestare grande disagio. Per questo è importante intervenire il prima possibile e chiedere aiuto, anche da parte dei genitori, rappresenta il primo fondamentale passo per affrontare il problema. I disturbi psichici sono curabili, non tutti sono guaribili. E là dove non sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.
La sicurezza del personale medico e il ricordo di Barbara Capovani
“L’(H) Open Day Salute Mentale di quest’anno è dedicato al ricordo di Barbara Capovani, la giovane collega psichiatra uccisa nel mese di aprile mentre stava rientrando a casa dopo il lavoro. La sicurezza degli operatori della salute e delle persone fragili va tutelata e in questa giornata sottolineiamo l’importanza che venga accolta la crescente domanda di salute mentale da parte di chi ne ha bisogno e che i servizi dedicati vengano di conseguenza potenziati”, aggiunge Claudio Mencacci, Presidente Sinpf, Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia.
10 ottobre visite gratuite
Tutti i servizi offerti durante l’(H) Open Day Salute Mentale, con indicazioni su date, orari e modalità di prenotazione sono consultabili sul sito. Selezionando la regione e la provincia è possibile visualizzare l’elenco degli ospedali aderenti e consultare i servizi offerti. Fondazione Onda dal 2007 attribuisce agli ospedali che erogano servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili il riconoscimento “Bollino Rosa”, per incentivare sempre di più un approccio “di genere”.
Quali sono i cibi del buonumore
Alimentazione, PsicologiaCiò che mangiamo può favorire il buonumore? Lo spiega in modo molto chiaro la dottoressa Maria Bravo, biologa nutrizionista di Humanitas San Pio X. La risposta è sì, ma c’è anche da stare attenti ad eventuali effetti collaterali che questi cibi possono avere per il loro contenuto di grassi e zuccheri. Il rischio è che un pizzico di buon umore in più possa costare decine di chili sulla bilancia. Questo non significa, però, che la tavola non possa essere un’alleata del buonumore. Fortunatamente, esistono cibi sani che sono essenziali per coloro che soffrono di sbalzi d’umore ma che si preoccupano anche di seguire una dieta equilibrata.
Sbalzi d’umore
Le ragioni per cui l’umore può diventare instabile sono così intricate e connesse tra loro che risulta complicato enumerarle tutte. In linea generale, gli sbalzi nell’umore possono derivare da fluttuazioni ormonali, come l’irritabilità prima del ciclo mestruale, variazioni nell’umore durante la premenopausa e la menopausa, o da disfunzioni della tiroide. Possono altresì essere influenzati da modifiche nella composizione del microbiota intestinale, problemi di sonno, disturbi del sonno e ansia.
Gli studi
Studi recenti hanno evidenziato che la dieta, e in particolare alcuni alimenti, svolgono un ruolo importante nel mantenere l’umore stabile o almeno ridurne gli sbalzi. Questo è particolarmente significativo poiché per molte persone, il passaggio dalla tristezza alla serenità o dall’aggressività all’irritabilità verso uno stato emotivo positivo e accogliente senza una ragione apparente può rendere difficili le relazioni sociali, affettive e professionali. Nonostante non conosciamo ancora tutti i meccanismi biologici che collegano cibo e umore, sappiamo che i nutrienti presenti in alcuni alimenti favoriscono l’aumento della produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che induce un senso di serenità e benessere a livello cerebrale.
Triptofano
Esistono alimenti che possono avere un impatto positivo su una vasta gamma di funzioni metaboliche, le quali a loro volta influenzano l’umore, le capacità cognitive e il comportamento. Questi alimenti sono ricchi di triptofano, un aminoacido essenziale che l’organismo umano non può sintetizzare autonomamente e che si trova principalmente nelle proteine di origine vegetale e animale. Il triptofano è coinvolto nella produzione di serotonina, una sostanza che agisce come stabilizzatore dell’umore, di melatonina, un ormone che regola il sonno, e di niacina e vitamina B3.
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Sclerosi multipla: tra ricerca, innovazione e real world evidence
Economia sanitaria, Eventi d'interesse, Farmaceutica, News Presa, Ricerca innovazioneIn Italia 137mila persone convivono con la sclerosi multipla (SM) e ogni anno vengono diagnosticati 3.600 nuovi casi, secondo le stime. Le donne sono le più colpite e l’esordio di frequente è tra i 20 e i 40 anni di età. Si tratta del periodo della vita più attivo e produttivo, con pesanti ripercussioni in termini di costi sociosanitari e qualità della vita. La patologia oggi rappresenta la più frequente causa di disabilità nei giovani adulti, dopo i traumi. La strada che porta alla cura della sclerosi multipla passa inevitabilmente dalla ricerca, che negli ultimi anni ha raggiunto importanti traguardi grazie a nuove terapie. Il punto sulla patologia, con un focus sulla Real World Evidence, e cioè la centralità dei dati e delle evidenze cliniche nella cura, è stato fatto durante l’evento “Sclerosi multipla: la rwe come contributo alla ricerca, alla presa in carico e alla qualità della vita” alla Camera dei Deputati.
L’iniziativa è stata promossa da Italian Health Policy Brief, con il patrocinio di AISM e FISM. “L’accesso a dati di alta qualità e l’applicazione di analisi avanzate sono fondamentali per individuare soluzioni personalizzate e ottimizzare la gestione della malattia” – ha sottolineato il senatore Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali –.
“Sanità Digitale e Real World Evidence sono due voci che devono andare di pari passo nella sanità del futuro”, ha aggiunto l’onorevole Simona Loizzo (XII Commissione Affari Sociali). “Fulcro dell’impegno della mia attività politica, in particolare del lavoro dell’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali, del quale sono Presidente, sarà promuovere il paradigma della RWE come caposaldo dei principi su cui si basa il Servizio Sanitario Nazionale”.
L’impatto della sclerosi multipla
“Gli studi clinici controllati randomizzati (RCT) sono stati a lungo il pilastro della ricerca medica”, ha spiegato il prof. Claudio Gasperini (Coordinatore gruppo di studio SM-SIN, Direttore UOC Neurologia e Neurofisiopatologia, San Camillo Forlanini, Roma). “Tuttavia – ha aggiunto – gli studi di Real Word stanno emergendo come una componente essenziale nella comprensione della SM in tutte le sue sfaccettature. Mentre gli RCT sono rigorosi e ben controllati, gli RWE forniscono dati preziosi basati sull’esperienza dei pazienti nella vita di tutti i giorni e in particolare ci forniscono informazioni fondamentali per dare risposta ai bisogni dei nostri pazienti in quanto sono rappresentativi della vita reale. Inoltre – ha continuato – forniscono informazione sugli effetti a lungo termine e identificano bisogni non soddisfatti e aiutano la personalizzazione delle cure”. Il presidente della FISM, prof. Mario Alberto Battaglia, ha aggiunto: “è essenziale oggi che il decisore politico disponga di dati affidabili e aggiornati, che riflettano in modo rigoroso i bisogni di salute e assistenza delle persone, e con essi le loro prospettive di vita”. In questa direzione va l’annuale Barometro della SM realizzato da AISM, associazione di persone con Sclerosi Multipla e patologie correlate.
La sclerosi multipla
“La sclerosi multipla (SM) è la più frequente e importante tra le malattie demielinizzanti del sistema nervoso centrale”, ha spiegato la prof.ssa Mariapia Amato (Professore Ordinario in Neurologia Università di Firenze). Il barometro della SM 2023 “stima che in Italia 137.000 persone convivono con la SM. La malattia ha un decorso cronico nell’arco di decadi e un significativo potenziale invalidante, rappresentando di fatto la più frequente causa di disabilità nei giovani adulti, dopo i traumi”. Negli ultimi anni, grazie alla ricerca che ha portato nuove terapie efficaci la storia naturale della malattia e il futuro dei giovani pazienti è molto cambiato, ma “molto resta ancora da fare – ha precisato Amato – per comprendere e contrastare i meccanismi che portano alla progressione dei disturbi”.
“Trovare una cura definitiva per la sclerosi multipla – ha detto Marco Salvetti (Professore all’Università Sapienza di Roma, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Salute Mentale e Organi di Senso, Università Sapienza) – non può prescindere dall’identificazione delle cause. La ricerca in questo settore vive un momento particolarmente favorevole perché si è giunti a importanti acquisizioni negli ultimi quattro anni. Per compiere il passo decisivo è importante creare un sistema integrato per la raccolta di dati clinici, epidemiologici, genetici e di risonanza magnetica di alta qualità. Realizzare questo sistema rappresenterebbe un progresso decisivo per la ricerca ma anche per l’assistenza da parte del Servizio Sanitario Nazionale”.
La Real World Evidence (RWE)
La Real World Evidence (RWE) è un’evidenza clinica, a partire da dati, sull’uso, i benefici e i rischi di un determinato farmaco. Non è da confondere con una semplice analisi a posteriori di farmacovigilanza. Si basa sulla pratica clinica e dunque sulle evidenze prodotte nel mondo reale, ad esempio nelle corsie degli ospedali, per confermare o meno la validità dei risultati dei trial clinici randomizzati. Questi ultimi sono studi sperimentali controllati che permettono di valutare l’efficacia di uno specifico trattamento in una determinata popolazione.
Durante l’evento, è stata sottolineata l’importanza delle fonti utilizzabili per la Real World Evidence, in cui figurano i registri dell’Aifa, le banche dati amministrative, le banche dati di medicina generale, la segnalazione spontanea di reazioni avverse, e di recente anche il nuovo scenario fornito dalle App degli smartphone e di altri digital device. E, non secondario, l’importanza di mettere in rete tali dati, al momento frammentati.
Bisogni dei pazienti e nuove tecnologie digitali
I cosiddetti “unmet medical needs”, i bisogni e le aspettative dei pazienti possono guidare gli investimenti del Sistema Sanitario Nazionale. “Il coinvolgimento delle persone con Sclerosi Multipla – ha detto Maria Trojano (Professore Ordinario di Neurologia Università di Bari) –, le nuove modalità di raccolta dei dati, il collegamento delle fonti di dati, i nuovi strumenti analitici hanno incrementato il valore della RWE nell’indirizzare le strategie d’intervento per la malattia”.
“Ci aspettano cambiamenti istituzionali che vanno nella direzione di un concetto più ampio di salute – ha precisato Paola Zaratin (Direttore Ricerca Scientifica FISM – AISM) – dove le nuove tecnologie digitali sono il metodo a servizio del cambiamento. Per questo servono modelli di Ricerca ed Innovazione responsabili perché la partecipazione delle persone che vivono con la malattia alla ricerca sia rappresentativa e porti il sapere, ossia l’esperienza di tanti”. “Tra le evidenze più importanti – ha aggiunto Teresa Petrangolini (Direttore del Patient Advocacy Lab di Altems) – “ci sono oggi quelle dei pazienti che accanto ai dati clinici, economici e organizzativi, rappresentano preziose fonti di informazione per capire l’impatto di una tecnologia sulla vita delle persone, sulla loro famiglia, sul contesto lavorattivo, gli ostacoli, gli eventi avversi, i vantaggi. La sua partecipazione non è un abbellimento o un corollario, ma un asse portante nel decision making sanitario”.
Riduzione dei costi
L’uso della RWE possono produrre un risparmio economico. Avere accesso ai database per capire quali servizi siano stati erogati, o a quanti pazienti siano stati prescritti certi farmaci, con quali effetti o conseguenze, consente valutazioni sull’impatto delle terapie e sui costi associati. “Gli strumenti economici in sanità pubblica sono aspetti fondamentali per i decisori – ha precisato Andrea Marcellusi (CEIS – Centre for Economic and International Studies – Economic Evaluation and HTA (EEHTA) Università degli studi di Roma Tor Vergata) – La raccolta di dati provenienti dalla reale pratica clinica per lo sviluppo di modelli economici e di impatto finanziario offre una visione più vicina alla realtà del paziente”.
La ricerca e il settore produttivo
“Al fine di migliorare il percorso di cure dei pazienti con Sclerosi Multipla è fondamentale raccogliere in modo continuo i dati sull’efficacia e sicurezza dei farmaci nella normale pratica clinica (Real World) – spiega Carlotta Galeone (Ricercatore Centro di Ricerche B-ASC Università degli Studi di Milano Bicocca) – al fine di costruire evidenze utili per prendere le migliori decisioni terapeutiche. La creazione di evidenze solide utilizzando i dati Real World permette di migliorare l’erogazione delle cure e di valutare l’impatto clinico e di sostenibilità dei vari trattamenti disponibili. In un percorso virtuoso di continua generazione di evidenze al fine di migliorare i percorsi dei pazienti è auspicabile che tali evidenze Real World diventino parte integrante delle linee guida di patologia. Tuttavia è importante sottolineare che per costruire evidenze Real World solide e utili è fondamentale che la raccolta dei dati sia basata su disegni di studio metodologicamente solidi e che i dati siano analizzati con le corrette metodologie statistiche”.
Fedez, ecco cosa si sa sulla salute del rapper
News PresaCome sta Fedez? È la domanda che spopola in rete da quando si è diffusa la notizia che il rapper è ricoverato in ospedale per colpa di alcune ulcere che gli hanno causato delle emorragie. Sette giorni di grande preoccupazione. Anche perché il cantante è stato sottoposto ad un intervento chirurgico praticato in urgenza, ma al momento trapela un clima di cauto ottimismo. A quanto apprende l’Adnkronos Salute, il cantante e marito di Chiara Ferragni ha trascorso un’altra giornata serena A vegliare su di lui il team di Chirurgia d’urgenza e oncologica diretto da Marco Antonio Zappa. Nessun nuovo episodio di sanguinamento è stato rilevato dopo quello di domenica, subito bloccato grazie a un’endoscopia, senza necessità di ulteriori trasfusioni.
Dimissioni
Nulla si sa al momento sulle possibili dimissioni, sulle quali – evidentemente – non c’è ancora modo di fare previsioni. Per ora il rapper resta in ospedale, circondato dall’affetto costante della famiglia. I suoi fan lo seguono sui social e del resto era stato proprio Fedez – come in altre occasioni – a scrivere della propria salute. Questa vola nel post aveva detto “Grazie a due trasfusioni di sangue sto molto meglio”. Il 28 settembre era stato ricoverato d’urgenza a causa di queste due ulcere che avevano provocato un’emorragia interna.
Polemica
Sullo sfondo di questo ricovero non manca anche una polemica che si è scatenata ormai da qualche giorno e che riguarda la mancata partecipazione di Fedez a Belve. Il rapper avrebbe infatti dovuto essere uno degli ospiti delle prossime puntate del talk show condotto da Francesca Fagnani su Rai 2, ma questa partecipazione – a quanto pare – non ci sarà. Le condizioni di salute di Fedez non lo consentono, ma a quanto pare non è la sola ragione. La decisione era infatti stata presa dalla Rai in precedenza per una scelta editoriale, derivante dai conflitti pregressi tra Fedez e la Rai. Una notizia, quella del no imposto dal management Rai, che ha fatto infuriare i fan.