Tempo di lettura: 3 minutiIn Italia i malati di Alzheimer sono 1,241 milioni. In tutto il mondo la demenza colpisce 47 milioni di persone, ma si stima che entro il 2050 saranno il triplo. Soltanto la metà dei malati nei Paesi ad alto reddito e uno su dieci nei Paesi a medio e basso reddito hanno ricevuto una diagnosi.
Sono alcuni dei dati contenuti nel report 2016 dell‘Alzheimer’s Disease International’ dal titolo ‘Migliorare l’assistenza sanitaria ai soggetti con demenza”, diffuso nella XXIII giornata mondiale dedicata ai malati d’Alzheimer e presentato in Italia dalla Federazione Alzheimer Italia.
Il Rapporto contiene un’analisi dei modelli assistenziali adottati in Canada, Cina, Indonesia, Messico, Sudafrica, Corea del Sud e Svizzera ed è il culmine della campagna globale del Mese Mondiale Alzheimer promossa dalle associazioni di tutto il mondo. Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta sviluppando uno ‘Zero Draft’ Global Action Plan on Dementia in risposta alle richieste di ADI e di altri soggetti di affrontare il problema globale sempre più grave della demenza.
IL RAPPORTO MONDIALE ALZHEIMER 2016 – in inglese
Il resoconto, redatto dai ricercatori del King’s College London e dalla London School of Economics and Political Science (LSE) – parla chiaro: “l’assistenza alle persone con demenza soprattutto da parte di medici specialisti costituisce una barriera fondamentale al progresso. Il maggiore coinvolgimento di personale non specializzato nell’assistenza di base può liberare le capacità di soddisfare la crescente domanda di assistenza, e ridurne il costo individuale fino al 40%. I servizi di assistenza di base, per assumere questo ruolo, devono essere rafforzati e sostenuti dagli specialisti. La disponibilità di nuovi trattamenti è cruciale per garantire equità e giustizia sociale ai due terzi delle persone con demenza che vivono nei paesi con scarse risorse”.
Prescritti poi “chiari ‘percorsi di cura’ per definire ruoli e responsabilità in seno al sistema assistenziale e stabilire standard da monitorare e rispettare. Nel rapporto viene sottolineato come percorsi di cura, coordinamento strutturato e organizzato, risorse e assistenza continua siano attualmente diffuse nell’assistenza alle persone con malattie croniche di altro tipo, quali diabete, ipertensione e tumori.
“Una maggiore copertura dei servizi di assistenza sanitaria– si evidenzia nel report – completa è economicamente possibile, avendo un costo pari circa allo 0,5% della spesa sanitaria totale nel 2030. Occorre tuttavia una volontà politica per mettere in atto i cambiamenti necessari”.
L’invito del report è a “un mutamento radicale della modalità di erogazione dei servizi di assistenza sanitaria ai soggetti con demenza, modificandola verso un’assistenza di base non specialistica e contributi pianificati e coordinati da parte di tutti i livelli del settore sociosanitario. Sottolinea inoltre che l’assistenza deve essere olistica, continua e integrata, con particolare attenzione alla qualità di vita delle persone con demenza e di chi se ne prende cura, e un monitoraggio esplicito di processi e risultati”.
Il rapporto infine raccomanda di focalizzare ulteriori studi su:
– rapporto costi/benefici della presa in carico e della gestione del singolo caso;
– possibilità di evitare o abbreviare i ricoveri ospedalieri non indispensabili;
– vantaggi e rischi di una pianificazione dell’assistenza all’avanguardia;
– approccio alle cure palliative;
– stabilire quali elementi dell’assistenza sanitaria possano essere trasferiti facilmente ai servizi non specialistici.
“L’obiettivo di migliorare il tasso di diagnosi e di rendere più efficiente il sistema sanitario globale è stato fondamentale nel Rapporto – ha detto Glenn Rees, presidente di ADI che raccomanda espressamente di monitorare gli esiti dell’assistenza alle persone con demenza affinché i pazienti stessi e chi se ne prende cura possano ricevere informazioni migliori sulla qualità dell’assistenza disponibile”.
“Questo Rapporto – ha osservato il prof. Martin Prince, autore principale, dal King’s College London – di grande importanza evidenzia la necessità di riprogettare e riorientare i servizi di assistenza alle persone con demenza per affrontare le sfide del XXI secolo. Abbiamo solo 10-15 anni per far bene le cose, pianificare e realizzare una piattaforma realistica e robusta per erogare servizi di assistenza sanitaria a tutte le persone con demenza, in attesa che si rendano disponibili trattamenti nuovi e più efficaci”.
“In Italia – ha detto Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia – si stima che attualmente le persone con demenza siano 1.241.000. Per tutte loro è giunto il momento di cambiare la cultura dell’assistenza, ovvero di cambiare il modo di prendersi cura di loro mettendo al primo posto qualità di vita e dignità della persona stessa. È questa necessità che ha spinto la Federazione Alzheimer Italia a progettare e realizzare il progetto pilota ad Abbiategrasso, primo in Italia, di “Comunità amica delle persone con demenza”.
Inoltre, sono convinta della necessità delle cure palliative, come rileva il Rapporto Mondiale, sia per il malato che per i suoi familiari. La Federazione Alzheimer Italia, infatti, già dallo scorso maggio è entrata a far parte della Federazione Cure Palliative”.
Educate al diverso: papà di un bimbo speciale contro i pregiudizi
News Presa, PrevenzioneEducate al diverso
Capita spesso che i bambini percepiti “diversi” vengano presi in giro da altri bambini. A volte però il web fa dei piccoli miracoli, come riuscire a rendere virale il messaggio contro i pregiudizi postato dal papà di un bambino affetto da una malattia rara. L’autore del post, Matteo Garzia, ha pubblicato la foto del figlio insieme ad un’amica di scuola mentre sorridono seduti al parco. Il messaggio esorta gli adulti ad avvicinare i bambini al diverso. In poche ore il post ha ottenuto 50 mila condivisioni ed è stato ripreso anche dalla stampa. È un richiamo ai genitori per educare i propri figli alla diversità, un messaggio per veicolare il concetto di sensibilizzazione al bambino diversamente abile.
Scrive il padre:
“Oggi ho portato Seba al parco insieme ad una sua dolcissima amica….come spesso purtoppo accade (per fortuna che Seba se ne sbatte riccamente…) 2 bambine un po’ piu’ grandi di loro hanno inziato a prenderlo un po’ in giro…io ormai abbastanza abituato (anche se non riesco a sbattermene come fa Seba) mi sono messo da una parte ad osservare la reazione della mamma delle 2 ragazzine che ha iniziato a “MINACCIARE” le 2 bimbe di ricche sculacciate se avessero continuato!
Allora, capisco che non sia facile per un genitore gestire una simile situazione, ma non credo che ci voglia una laurea in psicologia infantile per capire che le “minaccie” di botte non siano proprio il modo migliore per insegnare ai propri figli ad avvicianarsi a cio’ che è diverso da loro e a sviluppare un’apertura mentale che puo’ solo che essere positiva per i piu’ piccoli!
Comunque scrivo questa riflessione non solo per mio figlio Sebastiano, oggettivamente “diverso”, ma anche per quel bambino un po’ piu ‘ cicciottelo o quello brufoloso o con gli occhiali….
Per quanto mi riguarda, sono consapevole del fatto che Sebastiano vivra’ altre mille volte queste situazioni (per fortuna se la sta cavando abbastanza bene!!), ma vorrei solo dire a tutti i genitori che leggeranno queste mie righe, di cercare di insegnare ai propri figli che il mondo è pieno di cose “DIVERSE” e che l’unico modo per trasmettergli questa sicurezza è quello di avvicinarli al “DIVERSO” e non certo intimorendoli con “MINACCE” di sonore sculacciate!
Per tutti i miei amici genitori, so che non c’e bisogno di spiegarvi nulla, ma se volete aiutatemi a diffondere questo mio pensiero!!
P.s. GRAZIE A VANESSA PER GUARDARE SEBA SEMPRE CON GLI OCCHI PURI DA BAMBINA…..”
Incidenti stradali: se tecnologie impedissero uso dei cellulari?
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneSono 3.419 le persone morte a causa di incidenti stradali in Italia nel 2015 (2.748 uomini e 671 donne), 246 mila sono rimaste ferite.
In tutto 170mila gli incidenti, con un costo sociale stimato dal ministero dei Trasporti intorno ai 17,5 miliardi di euro. Le principali vittime sono giovani di 20-24 anni, ma aumentano anche gli adulti e gli anziani. Muoiono soprattutto centauri e pedoni.
Come nel nostro Paese, anche nell’Unione europea i morti per incidenti sono aumentati tra il 2014 e il 2015 (+1,3% la media Ue28, +1,1% in Italia). La crescita dei decessi coinvolge tutti i Paesi tranne Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Svezia dove invece si registra una diminuzione.
Tra le cause principali c’è la violazione dei limiti di velocità (44 per cento dei casi) e l’uso del cellulare alla guida.
Non è facile quantificare un numero, ma un dato dell’ISTAT aiuta a capire l’entità del fenomeno: rispetto all’anno precedente, nel 2015 c’è stato un aumento del 20 per cento delle sanzioni da parte della Polizia Stradale per “uso improprio di telefoni cellulari” a bordo dei veicoli. Come in Europa, anche negli Stati Uniti le cose non vanno meglio e da tempo si discute sulla possibilità di introdurre tecnologie capaci di rendere inutilizzabili i cellulari quando si è al volante.
Ne ha parlato il New York Times in un lungo articolo ripreso anche dal Post in Italia, in cui analizza lo scarso interesse, da parte dei produttori e degli operatori, ad applicare nuovi sistemi contro l’uso del cellulare alla guida. In una recente causa avviata in Texas, Apple è stata accusata di non avere fatto abbastanza per disincentivare l’uso dei suoi iPhone. La vicenda riguarda un incidente stradale avvenuto nel 2013: una donna alla guida, mentre controllava i messaggi ricevuti sul suo iPhone, è finita contro un veicolo e ha causato la morte di due persone e la paralisi di un bambino.
La donna è stata condannata a cinque anni di carcere, da scontare in libertà vigilata, ma le famiglie delle vittime hanno avviato una causa contro il colosso statunitense. La maggior parte degli esperti legali consultati pensa che la causa non abbia basi per proseguire, anche perché è impossibile provare con certezza che sia stato un iPhone la causa dell’incidente. Intanto le prove raccolte per organizzare la causa hanno dimostrato che Apple e altre aziende stanno pensando da tempo alla creazione di un sistema, su base obbligatoria o facoltativa, capace di limitare l’uso degli smartphone al volante. Apple ha fatto domanda per il riconoscimento di un brevetto di questo tipo già nel 2008, ottenendo la sua registrazione nel 2014.
Ma il brevetto non è preciso, spiega il New York Times, e parla di una tecnologia per “escludere” solo chi sta guidando, attraverso dei sensori che consentono al sistema operativo degli iPhone di capire se un telefono sia in uso da una persona al volante.
Ma in campo tecnologico, molte aziende registrano migliaia di brevetti ancora prima di avere avviato le loro ricerche, per assicurasi di arrivare prima della concorrenza o di poter contestare tecnologie simili fatte con la stessa idea da qualcun altro, inconsapevole del brevetto. Anche gli operatori telefonici negli Stati Uniti hanno ideato sistemi per arginare la guida distratta a causa dei cellulari, con applicazioni che per esempio sospendono la ricezione degli SMS fino a quando non vengono disattivate. Altri propongono di aggiungere una funzione simile alla modalità aereo, quella che disattiva tutte le antenne degli smartphone, sui sistemi operativi come iOS (Apple) e Android (Google) per fare in modo che il dispositivo possa essere utilizzato solo per il navigatore e per le chiamate in entrata. Queste soluzioni lascerebbero comunque la decisione al guidatore, che dovrebbe attivare la modalità guida prima di intraprendere un tragitto in auto.
Secondo studi recenti, per molte persone, una notifica sullo smartphone è irresistibile. Una ricerca commissionata dall’operatore AT&T avrebbe addirittura rilevato che le notifiche e la visualizzazione dei contenuti portano a un aumento di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nei meccanismi di stimolazione e ricompensa nel cervello. Resistere non sarebbe dunque facile e anche le persone meglio intenzionate e disciplinate al volante finirebbero per trasgredire.
Divieti di legge e applicazioni opzionali non sarebbero a quanto pare sufficienti per ridurre il problema, ma i produttori di cellulari non hanno interesse a fare il passo successivo attraverso limitatori che blocchino i loro dispositivi quando si è alla guida. Nessuno se la sente di rischiare di perdere clienti in un settore altamente competitivo. Prendendo come esempio i due principali produttori di smartphone al mondo: se Apple decidesse di introdurre un limitatore sui suoi iPhone, molti potrebbero decidere di passare a Samsung. Uno stallo di questo tipo potrebbe essere superato solo nel caso di un accordo tra produttori e operatori telefonici, tramite un consorzio o sotto la spinta di iniziative governative negli Stati Uniti e comunitarie nell’Unione Europea.
Per ora non c’è un sistema a prova di errore ma alcune piccole società americane ad esempio ci lavorano da tempo. La statunitense Cellcontrol ha ideato un dispositivo da attaccare al cruscotto dell’automobile, che rileva con sensori la presenza di un cellulare sul sedile del guidatore, bloccando alcune funzioni dello smartphone, come la possibilità di ricevere e inviare SMS. Il problema è che non sempre il dispositivo funziona a dovere e talvolta blocca anche i telefoni dei passeggeri.
Ma ci sono anche altri fattori oltre all’uso del cellulare che possono causare una distrazione alla guida. Cambiare stazione dell’autoradio, impostare il navigatore, cercare un fermaglio o un accendino nel cruscotto, mangiare o accendersi una sigaretta possono essere sufficienti per causare un incidente stradale. Resta il fatto che chi usa il cellulare alla guida ha un rischio quattro volte superiore di causare un incidente rispetto a chi non lo utilizza.
Scompenso cardiaco, in piazza il “cuore d’Italia”
PrevenzioneRiconoscere i sintomi dello scompenso cardiaco non è difficile, ma spesso vengono sottovalutati. Scambiati per normali e inevitabili conseguenze dell’avanzare degli anni. Ma quali sono i campanelli d’allarme? Il primo e anche il più evidente è una tosse persistente. Ma anche l’avere mani e piedi freddi o caviglie gonfie e persino la depressione. M anche, ad esempio, il sentirsi affaticati dopo una o due rampe di scale, considerare faticoso conversare con parenti ed amici o prepararsi al mattino. In questi casi potrebbe essere necessario rivolgersi al proprio medico. Per sensibilizzare e fare informazione su un tema che colpisce in Italia più di un milione di persone, giovedì (29 settembre) prende vita a Roma la campagna “cuore” d’Italia, dedicata allo scompenso cardiaco. L’iniziativa, sostenuta da Novartis, è promossa da AISC, Associazione Italiana Scompensati Cardiaci e promuoverà «Keep it Pumping – Ascolta il tuo battito». Dalle ore 10,00 alle ore 13,00 i rappresentanti e i pazienti dell’Associazione accoglieranno in Piazza Montecitorio i cittadini in un punto informativo con l’obiettivo di diffondere la conoscenza della patologia, come prevenirla e curarla. A tutti verrà distribuita una brochure informativa che affronta in maniera esaustiva il tema dello scompenso cardiaco e di un questionario di autovalutazione. A rendere inconfondibile l’iniziativa ci sarà una grande “Clock Installation” a forma di cuore, realizzata con centinaia di orologi e sveglie che verrà arricchita tappa dopo tappa.
Pazienti e cittadini potranno donare un orologio affinché diventi parte della scultura stessa. L’installazione simboleggia l’importanza di non perdere tempo. «Il nostro impegno è aiutare i pazienti ad avere un’aspettativa e una qualità di vita normale – spiega il Presidente di AISC, Oberdan Vitali -; il primo passo è conoscere lo scompenso cardiaco, una patologia cardiovascolare tra le meno considerate nonostante la sua diffusione e crescita soprattutto tra gli anziani».
La voce del cuore
I cittadini, inoltre, avranno a disposizione dei tablet per utilizzare l’App «Keep it pumping» che consente di registrare l’audio del proprio battito cardiaco e pubblicarlo a sostegno della Campagna attraverso i principali social network.
Le iniziative in programma a Roma
Oltre a piazza Montecitorio, il materiale informativo e il questionario di autovalutazione verranno distribuiti in tutta la città. Un team presidierà i mercati di Campo de’ Fiori, Testaccio, Trionfale (via Andrea Doria), Garbatella (via Passino), Prati (Piazza Alessandria) e Ponte Milvio dalle 10.00 alle 13.00.
Le altre tappe
La Campagna di sensibilizzazione sponsorizzata da Novartis non si esaurirà a Roma, sono infatti in programma altre tre tappe: Bergamo martedì 11 ottobre presso i Portici del Sentierone, Bologna giovedì 20 ottobre in centro città e Palermo martedì 25 ottobre all’interno del Mercato San Lorenzo. La tappa romana della Campagna di sensibilizzazione sul territorio si inserisce all’interno delle iniziative che vengono organizzate in occasione della Giornata Mondiale del Cuore che si celebra ogni anno il 29 settembre e che quest’anno ha come focus il tema della responsabilità individuale del cittadino a mantenere in salute il proprio cuore.
Sigarette e cannabis: record negativo dei giovani italiani
News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneSigarette e cannabis
Il record negativo sul consumo di cannabis è dei giovani italiani, con percentuali tra le più alte in Europa. Il dato emerge dallo studio Espad (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs), che ha coinvolto 35 Paesi europei e un totale di 96.043 studenti. Il 18 per cento degli studenti ha dichiarato di aver assunto una sostanza stupefacente almeno una volta, ma le percentuali tra i paesi coinvolti nell’indagine variano notevolmente, dal 6 per cento al 37 per cento. Dieci Paesi superano il 25 per cento, tra cui l’Italia, con il 28 per cento. La sostanza più diffusa in assoluto in Europa è la cannabis (il 16 per cento degli studenti intervistati riferisce di averla provata almeno una volta). Anche in Italia è lo stupefacente più utilizzato, con una percentuale ben più alta rispetto alla media europea (il 27 per cento contro il 16 per cento) e in netto aumento rispetto al 2011 (21 per cento). Dichiara di averla provata negli ultimi trenta giorni il 15 per cento degli adolescenti italiani, secondi solo ai coetanei francesi (17per cento). Ma non solo cannabis, i giovani italiani consumano anche più sigarette rispetto a tutti i loro coetanei in Europa. Lo evidenzia la sesta rilevazione dei dati Espad, condotta come sempre in Italia dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), e presentata di recente presso l’Agenzia europea per il monitoraggio del fenomeno droga (Emcdda). Se in Europa i dati sul fumo sono incoraggianti: la percentuale di fumatori quotidiani è diminuita dal 21 al 12 per cento e meno di un quarto (21 per cento) si dichiara ‘fumatore corrente’ (ovvero di aver fumato negli ultimi 30 giorni); i dati italiani segnano record negativi: il 37 per cento ha fumato nell’ultimo mese, con un consumo stabile nel tempo, a differenza degli altri paesi dove ha fatto registrare considerevoli diminuzioni. Gli studenti italiani rimangono al 21 per cento nel corso degli ultimi 20 anni: un livello piu’ elevato della media comunitaria.
Checco Zalone, la comicità diventa solidale
News PresaLa comicità di Checco Zalone per una raccolta fondi che sta facendo impazzire il web. Nelle settimane della grande polemica per la campagna di comunicazione del Family Day ci ha pensato il comico più amato dagli italiani a mostrare come si possa realizzare, con ironia ed efficacia una campagna rivolta ai cittadini. Lo ha fatto peraltro su un tema complesso come la Sma (atrofia muscolare spinale), realizzando uno spot che fa ridere, commuove e fa riflettere.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=SpO97gQ0xpU[/youtube]
La campagna di raccolta fondi di “Famiglie Sma” è partita il 25 settembre ed è legata all’sms solidale 45599 al quale si potrà donare sino a abato 8 ottobre. In più, l’1 e il 2 ottobre, i volontari presenteranno nelle piazze il nuovo gadget solidale: la “scatola dei sogni”. Tutto questo per potenziare la rete dei professionisti che si occupano di atrofia muscolare spinale e migliorare l’assistenza territoriale dedicata ai pazienti. Quest’anno, il rafforzamento della rete contribuirà a permettere la distribuzione del primo farmaco salvavita ai pazienti con la forma più invalidante di amiotrofia spinale.
Farmaci contraffatti, i “narcos” del nuovo millennio
Farmaceutica, PrevenzioneI farmaci contraffatti rendono più dell’eroina. Per la criminalità organizzata il nuovo business è quello del medicinale “low cost”, ovviamente contraffatto e pericoloso per la salute. Le stime di questo mercato – in continua espansione – sono pazzesche Per capirlo basta fare un paragone. Con un investimento di 1.000 dollari la criminalità organizzata è in grado di generare un traffico di eroina che ne vale 20.000, mentre gli stessi soldi investiti nel commercio di medicinali contraffatti ne vale fino a 400.000. Un business insomma che non avrebbe nulla da invidiare a quello messo in piedi a suo tempo dai narcos colombiani. Primo tra tutti Pablo Escobar.
Un farmaco su tre
Il fenomeno è tanto più preoccupante se si considera il boom che questi farmaci stanno avendo nei mercati paralleli on-line. Stando alle ultime stime il fenomeno rappresenta il 10 per cento del mercato farmaceutico mondiale e riguarda un farmaco su tre per la cura di una malattia. A fare acquisti pericolosi sono spesso pazienti che si rivolgono al web spinti dalla chimera di un risparmio, dalla disperazione o dalla consapevolezza di non poter avere una prescrizione. Anche se, va detto, gli acquirenti sono il più delle volte inconsapevoli dei rischi che si corrono.
I più richiesti
I prodotti più ricercati sono quelli contro la disfunzione erettile, i dimagranti, gli anabolizzanti, ma anche farmaci salvavita come antibiotici, antivirali o antitumorali. A favorire il mercato parallelo c’è il fatto che i farmaci vengono spediti direttamente a casa, in maniera del tutto anonima e senza prescrizione medica. I maggiori produttori sono quelli che operano in Paesi come la Russia, la Cina, l’India, le Mauritius, la Turchia.
Vincenzo Santagada
Di fenomeno da «combattere con ogni mezzo» parla il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Napoli Vincenzo Santagada. «Ritengo – dice – sia ancor più preoccupante se si va a guardare quali sono i prodotti più richiesti. Spesso dietro a questi acquisti ci sono ragazzi giovanissimi, ad esempio ragazzi che comprano medicinali per aumentare le prestazioni sessuali, anabolizzanti o medicine per dimagrire; giovanissimi che finiscono per rovinarsi la salute. Ritengo che gli Ordini debbano fare informazione e sensibilizzare, anche grazie alle farmacie, sui pericoli che si corrono». E non si dimentichi mai che gli unici farmaci che si possono acquistare on-line sono quelli che non richiedono prescrizione medica.
Bebe Vio, bellissima contro la meningite
News Presa, PrevenzioneLa nostra campionessa olimpica Bebe Vio tiene in braccio un bimbo. E’ questa una delle immagini più belle della campagna #WinforMeningitis realizzata con gli scatti di Anne Geddes. Perché queste immagini? In un post la fotografa australiana spiega che il fine è quello di diffondere un messaggio chiaro sulla meningite. Si può prevenire! E aggiunge «Non lasciate che accada ai vostri figli: vaccinate!».
Nello scatto realizzato con Beatrice Vio un bambino di pochi mesi se ne sta tutto serio davanti all’obiettivo. L’immagine ha la stessa forza di un pugno nello stomaco, dolce e terribile per i segni che la meningite ha lasciato sul corpo della schermitrice italiana di 19 anni medaglia d’oro al fioretto alle Paralimpiadi 2016, la prima in Europa a gareggiare con un braccio armato prostesizzato. Oltre a Beatrice Vio, per la campagna hanno posato anche altri atleti paralimpici, un gesto che mira a ricordare al mondo l’importanza delle vaccinazioni come unica forma di prevenzione.
In Italia il tema delle vaccinazioni è da tempo ormai oggetto di allarmi e campagne di sensibilizzazione. Non solo per la meningite ma anche per morbillo, rosolia e parotite sono moltissimi i bambini che non vengono vaccinati. Sarebbero in tutto oltre 358mila negli ultimi 5 anni secondo le stime della Società italiana di pediatria. Dato che drammaticamente colloca il Paese al della soglia di sicurezza. Sempre secondo queste stime sono circa 147mila i bambini che non sono stati sottoposti all’esavalente, che comprende le vaccinazioni contro poliomielite, difterite, epatite B, tetano, pertosse, Haemophilus influentiae B.
Piano vaccinale 2016-2018
Di qui l’obiettivo di realizzare il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016- 2018, utile a ridurre le disparità tra regione e regione. Ma è necessario che tutti facciano la propria parte per raggiungere livelli di coperture vaccinali adeguati e diffondere la cultura della prevenzione.
Alzheimer: 47 mln persone colpite, nel 2050 saranno il triplo
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneIn Italia i malati di Alzheimer sono 1,241 milioni. In tutto il mondo la demenza colpisce 47 milioni di persone, ma si stima che entro il 2050 saranno il triplo. Soltanto la metà dei malati nei Paesi ad alto reddito e uno su dieci nei Paesi a medio e basso reddito hanno ricevuto una diagnosi.
Sono alcuni dei dati contenuti nel report 2016 dell‘Alzheimer’s Disease International’ dal titolo ‘Migliorare l’assistenza sanitaria ai soggetti con demenza”, diffuso nella XXIII giornata mondiale dedicata ai malati d’Alzheimer e presentato in Italia dalla Federazione Alzheimer Italia. Il Rapporto contiene un’analisi dei modelli assistenziali adottati in Canada, Cina, Indonesia, Messico, Sudafrica, Corea del Sud e Svizzera ed è il culmine della campagna globale del Mese Mondiale Alzheimer promossa dalle associazioni di tutto il mondo. Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta sviluppando uno ‘Zero Draft’ Global Action Plan on Dementia in risposta alle richieste di ADI e di altri soggetti di affrontare il problema globale sempre più grave della demenza.
IL RAPPORTO MONDIALE ALZHEIMER 2016 – in inglese
Il resoconto, redatto dai ricercatori del King’s College London e dalla London School of Economics and Political Science (LSE) – parla chiaro: “l’assistenza alle persone con demenza soprattutto da parte di medici specialisti costituisce una barriera fondamentale al progresso. Il maggiore coinvolgimento di personale non specializzato nell’assistenza di base può liberare le capacità di soddisfare la crescente domanda di assistenza, e ridurne il costo individuale fino al 40%. I servizi di assistenza di base, per assumere questo ruolo, devono essere rafforzati e sostenuti dagli specialisti. La disponibilità di nuovi trattamenti è cruciale per garantire equità e giustizia sociale ai due terzi delle persone con demenza che vivono nei paesi con scarse risorse”.
Prescritti poi “chiari ‘percorsi di cura’ per definire ruoli e responsabilità in seno al sistema assistenziale e stabilire standard da monitorare e rispettare. Nel rapporto viene sottolineato come percorsi di cura, coordinamento strutturato e organizzato, risorse e assistenza continua siano attualmente diffuse nell’assistenza alle persone con malattie croniche di altro tipo, quali diabete, ipertensione e tumori.
“Una maggiore copertura dei servizi di assistenza sanitaria– si evidenzia nel report – completa è economicamente possibile, avendo un costo pari circa allo 0,5% della spesa sanitaria totale nel 2030. Occorre tuttavia una volontà politica per mettere in atto i cambiamenti necessari”.
L’invito del report è a “un mutamento radicale della modalità di erogazione dei servizi di assistenza sanitaria ai soggetti con demenza, modificandola verso un’assistenza di base non specialistica e contributi pianificati e coordinati da parte di tutti i livelli del settore sociosanitario. Sottolinea inoltre che l’assistenza deve essere olistica, continua e integrata, con particolare attenzione alla qualità di vita delle persone con demenza e di chi se ne prende cura, e un monitoraggio esplicito di processi e risultati”.
Il rapporto infine raccomanda di focalizzare ulteriori studi su:
– rapporto costi/benefici della presa in carico e della gestione del singolo caso;
– possibilità di evitare o abbreviare i ricoveri ospedalieri non indispensabili;
– vantaggi e rischi di una pianificazione dell’assistenza all’avanguardia;
– approccio alle cure palliative;
– stabilire quali elementi dell’assistenza sanitaria possano essere trasferiti facilmente ai servizi non specialistici.
“L’obiettivo di migliorare il tasso di diagnosi e di rendere più efficiente il sistema sanitario globale è stato fondamentale nel Rapporto – ha detto Glenn Rees, presidente di ADI che raccomanda espressamente di monitorare gli esiti dell’assistenza alle persone con demenza affinché i pazienti stessi e chi se ne prende cura possano ricevere informazioni migliori sulla qualità dell’assistenza disponibile”.
“Questo Rapporto – ha osservato il prof. Martin Prince, autore principale, dal King’s College London – di grande importanza evidenzia la necessità di riprogettare e riorientare i servizi di assistenza alle persone con demenza per affrontare le sfide del XXI secolo. Abbiamo solo 10-15 anni per far bene le cose, pianificare e realizzare una piattaforma realistica e robusta per erogare servizi di assistenza sanitaria a tutte le persone con demenza, in attesa che si rendano disponibili trattamenti nuovi e più efficaci”.
“In Italia – ha detto Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia – si stima che attualmente le persone con demenza siano 1.241.000. Per tutte loro è giunto il momento di cambiare la cultura dell’assistenza, ovvero di cambiare il modo di prendersi cura di loro mettendo al primo posto qualità di vita e dignità della persona stessa. È questa necessità che ha spinto la Federazione Alzheimer Italia a progettare e realizzare il progetto pilota ad Abbiategrasso, primo in Italia, di “Comunità amica delle persone con demenza”.
Inoltre, sono convinta della necessità delle cure palliative, come rileva il Rapporto Mondiale, sia per il malato che per i suoi familiari. La Federazione Alzheimer Italia, infatti, già dallo scorso maggio è entrata a far parte della Federazione Cure Palliative”.
Censis, meno nascite e mamme più grandi per crisi economica
News Presa, PrevenzioneLa campagna del Fertility day non è andata bene neanche stavolta. La nuova locandina varata dal ministero della Salute è stata ritirata dal ministro Beatrice Lorenzin per il presunto razzismo dell’immagine. L’ opuscolo sugli stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità rappresentava in alto “le buone abitudini da promuovere”, con una famiglia bella, bionda e sorridente, mentre in basso “i cattivi ‘compagni’ da abbandonare”, con un gruppo di giovani che fumano erba, tra cui alcuni di colore. Durante la giornata al centro delle polemiche sui Social sono stati diffusi i dati del CENSIS sulle nascite in Italia.
Sono 485.780 i bambini nati nel 2015, il numero piu’ basso dall’Unità d’Italia, il 3,3 per cento in meno rispetto al 2014 (16.816 nati in meno). Con un tasso di natalità pari a 8,0 per 1.000 abitanti nell’ultimo anno (era 8,3 per 1.000 nel 2014) il Paese si posiziona all’ultimo posto nella graduatoria europea.
La riduzione delle nascite si registra in maniera uniforme lungo tutta la Penisola, ma le regioni con la più bassa natalità sono la Liguria (6,5 nati per 1.000 abitanti) e la Sardegna (6,7 per 1.000). Si è verificata una progressiva riduzione del tasso di fecondità, che è passato da 1,46 figli per donna nel 2010 a 1,35 nel 2015. È rilevante il contributo delle donne straniere alla natalità, dal momento che le nascite da madre straniera rappresentano il 19,2 per cento del totale. Le donne in Italia diventano madri per la prima volta mediamente a 30,7 anni: l’età più avanzata nel confronto con tutti gli altri Paesi europei. Tra gli ostacoli principali ci sono la crisi economica e le politiche familiari carenti. Secondo una recente indagine del Censis, l’83 per cento degli italiani pensa che la crisi economica abbia reso più difficile la scelta di diventare genitori. Per quanto riguarda il tema dell’infertilità, il 60 per cento degli italiani si giudica poco o per nulla informato. La scarsa informazione riguarda anche i laureati (50 per cento). Anche l’età media delle coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita tende a crescere, sia quella degli uomini (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 del 2016) che delle donne (da 35,3 a 36,7 anni). Una volta arrivate al centro di pma, un terzo delle coppie attende in media meno di 3 mesi prima di accedere effettivamente ai trattamenti (si tratta soprattutto di coppie che si sono rivolte a centri privati: 49 per cento). Il 42 per cento delle coppie attende invece più di 6 mesi (e la percentuale raggiunge, in questo caso, il 61 per cento tra chi si è rivolto a centri pubblici).
Fertility Day, per il web la campagna è razzista
News PresaFertility day, è nuovamente bufera. Ora il caso sta diventando grottesco. Dopo le polemiche piovute sulla prima campagna voluta dal Ministero, ora il web si è scatenato sulla seconda versione che conterrebbe un presunto messaggio razzista. L’immagine incriminata è stavolta quella rivolta agli stili di vita, un opuscolo nel quale si vedono due immagini affiancate. Il problema è che a rappresentare le buoni abitudini campeggia la foto di quattro ragazzi bianchi, sorridenti e in buona salute. Nella seconda, quella dei ”cattivi compagni” c’è invece la foto di alcuni ragazzi di colore con tanto di capigliatura rasta. Apriti cielo.
Fertility Day
Immediata la reazione del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin che «ha dato mandato ai propri Uffici di accertare perché l’immagine visionata e vidimata dal Gabinetto non corrisponda esattamente a quella apparsa sul sito». E per ora a farne le spese è stato il direttore generale per la comunicazione del Ministero al quale è stato revocato l’incarico.
Intanto su Twitter si è scatenata una vera battaglia a colpi di hushtug, tra quanti ironizzano sulle capacità dello staff che si è occupato della comunicazione del Fertility Day e chi invece parla di un’occasione persa. Le stesse immagini contestate oggi erano peraltro state usate per un’altra campagna Usa contro le droghe, mentre quella dei giovani ragazzi bianchi era stata usata per la pubblicità di uno studio dentistico.
Il caso è arrivato addirittura a far discutere la stampa estera. In particolare è il The Guardian a titolare «Racist booklet generates more controversy for Italy’s fertility day». Insomma, al di là delle buone intenzioni il Fertility Day è stato un vero e proprio flop mediatico. O no? Nel marasma di commenti che sta seguendo la nuova creatività c’è anche chi afferma che una campagna così non se la scorderà più nessuno. Come dargli torto.