Tempo di lettura: 2 minutiSport, Salute e Solidarietà. Sono questi i pilastro del Campus3s, un’intensa e colorata manifestazione dedicata all’importanza della prevenzione e alla centralità del benessere per tutta la famiglia. Eventi, stand informativi, attività sportive e visite mediche specializzate, con uno spazio dedicato a progetti di solidarietà, perché «lo star bene è un diritto di tutti». La kermesse prenderà il via il 10 ottobre a Napoli con una tre giorni scientifica dedicata alla prevenzione. Subito dopo sul lungomare partenopeo prenderà vita “un’ospedale da campo” grazie al quale si potranno fare visite gratuite nel segno della prevenzione.
Oltre al coordinatore scientifico Annamaria Colao, il presidente di Sportform Tommaso Mandato e il presidente dell’Istituto Gennaro Famiglietti la manifestazione sarà presentata da testimonial d’eccezione, tra i quali: l’attrice Rosaria De Cicco, lo scrittore Maurizio De Giovanni, l’olimpionico Patrizio Oliva e il musicista Marco Zurzolo.
La kermesse
La professoressa Annamaria Colao
«Una settimana importante – spiega la professoressa Colao – perché sarà un’opportunità di confronto tra medici specialisti e poi ci saranno le visite mediche in un vero ospedale da campo sul lungomare di Napoli dove ci sarà anche tanto spazio per la solidarietà, la musica, il cibo e il divertimento per i bambini. Si concluderà con la Prevention race. Tutta la città è coinvolta anche in questa edizione che intende, come di consueto, offrire un servizio importante alla cittadinanza».
Tra visite, psort e spettacoli
Campus3s si divide in diverse aree dedicate alla prevenzione: visite mediche generali e specifiche, consulenze, attivita sportive, fitness, associazionismo sportivo, giochi di squadra, alimentazione naturale, benessere del corpo, promozione dei progetti di impegno sociale, punti ristoro, eventi, incontri, presentazioni, musica dal vivo e tanto altro ancora. Chi sceglie Campus3s sceglie di essere informato sulla propria salute, scoprire nuovi sport e progetti interessanti, mangiare sano, divertirsi, soddisfare qualche curiosità e decidere di cambiare in meglio le proprie abitudini.
Il 10 ottobre l’appuntamento è con lo psicologo
News Presa, PsicologiaUna giornata tra incontri nelle piazze italiane, dibattiti e ascolto dei cittadini per un confronto sui temi più importanti dei nostri giorni. Tutto questo anche per riaffermare il ruolo della psicologia nella promozione della salute. Il 10 ottobre si celebra la prima giornata nazionale della psicologia, ideata e organizzata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) in collaborazione con i vari Ordini Regionali. La scelta del 10 ottobre non è casuale, visto che nello stesso giorno ricorre la Giornata Nazionale della Salute Mentale, a testimoniare l’attenzione degli psicologi verso le problematiche che caratterizzano la nostra società, sempre più segnata da complicazioni e disagi che interessano la sfera personale e psicologica. «Obiettivo ell’iniziativa – spiega Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi – è quello di favorire il confronto e la sensibilizzazione sulle tematiche di cui si occupa la professione psicologica attraverso una corretta informazione e occasioni di approfondimento su temi sensibili».
Convinta dell’importanza di dare centralità alla psicologia è la professoressa Rossella Aurilio, presidente della Sippr.
Rossella Aurilio
«Il benessere psicologico, oggi ancor più che in passato, è un tema dal quale non si può prescindere – spiega -.Mi spiace dover sottolineare come la psicologia sia ancoira oggi tenuta fuori dall’area di cura e più in generale dal sistema sanitario. Penso ad esempio agli ospedali, a tutti i reparti critici nei quali sarebbe cruciale ipotizzare un’assistenza psicologica ai pazienti o alle loro famiglie».
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Cuore al sicuro ai Musei Vaticani: primi in Italia con defibrillatori e custodi formati
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneSei milioni di persone circa ogni anno visitano le collezioni dei Musei Vaticani. Il loro cuore sarà al sicuro grazie a 18 defibrillatori automatici istallati sul percorso di visita e 300 custodi formati per utilizzarli. Si tratta della prima area museale italiana attrezzata per un intervento di stabilizzazione del paziente nei primi secondi dall’evento cardiaco. A renderlo possibile, il know how fornito dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, accreditato come Centro di Formazione presso l’ American Heart Association, principale società scientifica in materia di rianimazione cardiopolmonare.
“Circa 22.000 persone al giorno visitano i Musei Vaticani -spiega Alfredo Pontecorvi, direttore della Direzione sanità e igiene della Città del Vaticano – e già oggi abbiamo infermieri e medici presenti giorno e notte per far fronte a ogni emergenza. Ma l’intervento per arresto cardiaco deve esser il più immediato possibile. Ogni minuto che passa può causare danni irreversibili. Di qui la decisione di compiere questo sforzo di rendere una delle aree museali più belle e grandi al mondo completamente cardio-protetta “.
Bastano pochi secondi per salvare una vita. “L’intervento immediato in attesa dell’ambulanza – sottolinea Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù – è un vero salvavita. Quindi possiamo dire che questi musei custodiranno non solo opere d’arte ma il cuore delle persone. Il nostro compito non finisce qui, perché la formazione per esser valida deve esser continua, non solo per continuare a formare il nuovo personale che verrà assunto ma anche per ricordare a chi già si è formato”.
“Sono convinto che tutto questo – ha detto il Cardinale Giuseppe Bertello – rappresenti un passo in avanti per un’accoglienza sempre migliore di tutte le persone che qui arrivano da ogni parte del mondo e che potranno sentirsi veramente a tutti gli effetti “presi a cuore” quando visiteranno queste collezioni”. “Chi entra qui – ha concluso Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani – deve sentirsi sicuro da qualsiasi inconveniente e questo progetto ha portato una garanzia di sicurezza e vigilanza”.
Dormire per vivere meglio, se ne discute a Roma
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, PsicologiaOgni uomo passa un terzo della propria vita dormendo e nel corso di una vita media almeno sei anni vengono trascorsi sognando.
I disturbi del sonno sono in grado di creare una vera e propria alterazione dello stato di salute dell’individuo e nelle Neuroscienze vengono studiati per la gestione e il recupero di pazienti con patologie neurologiche e psichiatriche. Su questo nodo focale si sviluppano i lavori del convegno “Sonno e Neuroscienze” dal sottotitolo “Dormire per vivere meglio” organizzato dalla Fondazione Santa Lucia e da ASSIREM (Associazione Scientifica Italiana per la Ricerca e l’Educazione della Medicina del sonno), previsto per il 7 e 8 ottobre presso il Centro Congressi dell’IRCSS Fondazione Santa Lucia di Roma.
Il “riposo notturno”, secondo gli esperti, è importante per lo sviluppo di tutte le funzioni vitali. Si discuterà dunque dell’impatto del sonno sulla qualità della vita e i trattamenti dei disturbi attraverso la rieducazione, la farmacoterapia e l’igiene del sonno. In particolare, i disordini del sonno primari e secondari e la reciprocità tra questi e le patologie neurologiche e psichiatriche.
Saranno anche presentati i dati di una ricerca svolta sui pazienti in stato vegetativo e su pazienti post coma che evidenziano come lo studio del sonno sia fondamentale nei primi per valutare le possibilità di recupero, nei secondi per favorire un percorso riabilitativo ottimale.
Il convegno sarà aperto da Carlo Caltagirone, Direttore Scientifico della Fondazione Santa Lucia, Pierluigi Innocenti Presidente Assirem, e Maria Gabriella Buzzi Neurologo della Fondazione.
Si tratta di un incontro nel campo delle neuroscienze per riunire gli specialisti e le strutture che lavorano in diversi ambiti medico-scientifici sui problemi del sonno e sulle loro vitali connessioni.
HIV: nessuna traccia del virus dopo cura sperimentale
Farmaceutica, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa ricerca di una cura contro il virus dell’Hiv potrebbe essere vicina a una svolta. In Gran Bretagna un uomo di 44 anni ha rivelato in un’intervista di non presentare più tracce del virus nel sangue da due settimane. Il paziente inglese fa parte del gruppo di 50 persone arruolate nel trial RIVERS che utilizza un protocollo sperimentale di trattamento, soprannominato kick and kill, a base di anti-retrovirali, vorinostat, farmaco usato finora in oncologia e vaccini. L’uomo è stato il primo a completare il trial per testare la nuova strategia d’attacco all’Hiv che comprende due fasi: una che “smaschera” le cellule infette dormienti e un’altra che le elimina.
Nonostante sia troppo presto per concludere che il trattamento funzioni, gli esami del sangue sul paziente hanno già mostrato una carica virale non rilevabile e la notizia in questi giorni è rimbalzata sui principali quotidiani inglesi e di tutto il mondo.
Nel 2014 l’Europa ha registrato il più alto numero di nuove infezioni in un anno, dall’inizio dell’epidemia negli anni ’80. La ricerca lavora senza sosta alla ricerca di una cura.
Il trial è condotto in collaborazione tra le cinque migliori università del Regno Unito (le università di Oxford e Cambridge, l’Imperial College London, l’University College London e il King’s College London) e il sistema sanitario britannico.
I ricercatori, come riporta il Sunday Times, hanno descritto questo nuovo approccio come “uno dei primi tentativi seri di una cura completa contro l’Hiv”. Questa nuova terapia mira a superare uno dei principali ostacoli degli attuali trattamenti anti-virus. I metodi attuali, quelli che prevedono l’utilizzo di terapie antiretrovirali, non riescono a eliminare completamente l’Hiv dall’organismo, in quanto esso può “nascondersi” in alcune cellule del sistema immunitario (cellule T) e rimanere dormienti.
Nella nuova ricerca si sta testando una tecnica che prevede prima di rendere visibile tutte le cellule infette e poi di distruggere il virus. Viene quindi iniettato inizialmente un vaccino in grado di trovare le cellule T infette. Successivamente viene utilizzato un farmaco noto come Vorinostat che attiva le cellule dormienti T in modo che possono essere individuate dal sistema immunitario. I primi risultati sono promettenti, ma gli stessi ricercatori precisano che ci vorrà ancora tempo per confermare l’efficacia dell’approccio.
Campus3s, la prevenzione fa tappa a Napoli
News Presa, PrevenzioneSport, Salute e Solidarietà. Sono questi i pilastro del Campus3s, un’intensa e colorata manifestazione dedicata all’importanza della prevenzione e alla centralità del benessere per tutta la famiglia. Eventi, stand informativi, attività sportive e visite mediche specializzate, con uno spazio dedicato a progetti di solidarietà, perché «lo star bene è un diritto di tutti». La kermesse prenderà il via il 10 ottobre a Napoli con una tre giorni scientifica dedicata alla prevenzione. Subito dopo sul lungomare partenopeo prenderà vita “un’ospedale da campo” grazie al quale si potranno fare visite gratuite nel segno della prevenzione.
Oltre al coordinatore scientifico Annamaria Colao, il presidente di Sportform Tommaso Mandato e il presidente dell’Istituto Gennaro Famiglietti la manifestazione sarà presentata da testimonial d’eccezione, tra i quali: l’attrice Rosaria De Cicco, lo scrittore Maurizio De Giovanni, l’olimpionico Patrizio Oliva e il musicista Marco Zurzolo.
La kermesse
La professoressa Annamaria Colao
«Una settimana importante – spiega la professoressa Colao – perché sarà un’opportunità di confronto tra medici specialisti e poi ci saranno le visite mediche in un vero ospedale da campo sul lungomare di Napoli dove ci sarà anche tanto spazio per la solidarietà, la musica, il cibo e il divertimento per i bambini. Si concluderà con la Prevention race. Tutta la città è coinvolta anche in questa edizione che intende, come di consueto, offrire un servizio importante alla cittadinanza».
Tra visite, psort e spettacoli
Campus3s si divide in diverse aree dedicate alla prevenzione: visite mediche generali e specifiche, consulenze, attivita sportive, fitness, associazionismo sportivo, giochi di squadra, alimentazione naturale, benessere del corpo, promozione dei progetti di impegno sociale, punti ristoro, eventi, incontri, presentazioni, musica dal vivo e tanto altro ancora. Chi sceglie Campus3s sceglie di essere informato sulla propria salute, scoprire nuovi sport e progetti interessanti, mangiare sano, divertirsi, soddisfare qualche curiosità e decidere di cambiare in meglio le proprie abitudini.
Settimana della dislessia, in piazza tra laboratori didattici e spettacoli
News Presa, PrevenzioneIn novanta città italiane, fino al 10 ottobre, l’Associazione italiana dislessia da vita a oltre 600 eventi dedicati alla sensibilizzazione sul tema dei Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Da domani (4 ottobre) prende il via la Settimana nazionale della dislessia, una settimana che alternerà laboratori didattici e spettacoli per accendere un faro su un mondo ancora troppo poco conosciuto. Molti sono i genitori che non hanno mai sentito parlare di Dsa e che non sanno come affrontarli. Semplificando un po’ i Dsa sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente. Disturbi che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione. A seconda del tipo di difficoltà si parla di dislessia (disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo), disgrafia (disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura) e discalculia (disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri). SCARICA LA GUIDA
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=tz6PVWUmG6c[/youtube]
«In sostanza – spiega Giovanna Gaeta De Carlo, responsabile regionale campana Aid e presidente della sezione di Napoli – questi disturbi dipendono dai modi nei quali le reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo funzionano. Quello che è importante chiarire è che non hanno nulla a che vedere con l’intelligenza del bambino, né con problemi psicologici o deficit sensoriali. Quanto alla dislessia, in Italia è ancora poco conosciuta».
Per poter aiutare i ragazzi e le loro famiglie è importante realizzare un lavoro di squadra tra specialisti e insegnanti. «La scuola – dice il logopedista Francesco Bianco – ha infatti il compito di individuare precocemente eventuali problemi e difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo. Questo perché è necessario approntare per il ragazzo con un Dsa una didattica che tenga conto delle sue caratteristiche».
Anche per questo la Settimana nazionale della dislessia ha il compito di sensibilizzare il pubblico e accrescere la consapevolezza sui Dsa. La scelta degli organizzatori è stata quella di indirla in concomitanza con l’European Dyslexia Awareness Week e del con il sesto anniversario della Legge 170 dell’8 ottobre 2010, che ha sancito in Italia il diritto alle pari opportunità nell’istruzione per i ragazzi con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
Per scoprire qual è l’evento più vicino basta cliccare qui o collegarsi alla pagina Facebook dell’Associazione
Quando l’appendicite rischia di diventare un problema
News Presa, PrevenzioneUn premio pulitzer al Cardarelli di Napoli. La notizia che sta facendo velocemente il giro del web riguarda la scrittrice Elizabeth Strout, che è stata costretta ad uno spiacevole fuoriprogramma che ha interrotto il suo viaggio verso Capri. La scrittrice è stata infatti ricoverata e operata all’ospedale napoletano per un intervento di appendicectomia. L’operazione della Strout è durata all’incirca 45 minuti e ad operare la donna è stato il primario Maurizio Castriconi. Per la donna lo spavento è stato grande, ma tutto dovrebbe risolversi nel migliore dei modi. Al di là del caso della scrittrice Elizabeth Strut, aiuta ricordare come le buoni abitudini si possano rivelare decisive quando suona un campanello d’allarme.
No all’abuso di antidolorifici
«L’evoluzione di un’appendicite acuta – spiega il chirurgo partenopeo Antonio De Falco – non sempre va verso la perforazione e non sempre richiede un intervento chirurgico. Quindi l’appendicite, se opportunamente trattata, non necessariamente porta ad una complicanza seria come una peritonite. Tuttavia se si ha un attacco appendicolare non lo si deve mai trascurare. Un dolore sul fianco destro è il campanello d’allarme più comune, ma oggi giorno si rischia di non sentirlo suonare». Il chirurgo spiega che il largo uso, talvolta anche abuso, di antidolorifici è in questo casi un rischio. Se si assume il farmaco in modo “leggero” si ottiene l’effetto sul sintomo, il dolore passa. Tuttavia in questo modo non facciamo altro che spegnere il campanello d’allarme, ma il problema resta. Il consiglio è dunque quello di rivolgersi al proprio medico di famiglia e di evitare, a prescindere, di ricorrere a cuor leggero ad infiammatori e antidolorifici.
Tumori: aumentano casi tra le donne, 176mila diagnosi nel 2016
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneOgni giorno in Italia 1000 persone scoprono di avere un tumore. Oggi al cancro si sopravvive in percentuali sempre maggiori, tuttavia un nuovo e preoccupante trend sta emergendo. Nell’ultimo anno la malattia è aumentata fra le donne e diminuita fra gli uomini. Nel primo caso si è passati da 168.900 diagnosi del 2015 a 176.200 nel 2016 (un aumento di circa 4,3 per cento), mentre nel secondo caso, se ne sono registrate 189.600 durante quest’anno, ovvero il 2,5 per cento in meno rispetto al 2015 (quando gli uomini affetti da cancro erano 194.400). Numeri che emergono dalla sesta edizione del censimento ufficiale, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM). I dati sono raccolti nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2016′. In particolare, le stime parlano di 50mila nuovi casi di tumore del seno (nel 2015 erano 48mila), un fenomeno “da ricondurre anche all’ampliamento della fascia di screening mammografico in alcune regioni, che ha prodotto un aumento significativo dell’incidenza tra i 45 e i 49 anni”.
Per l’anno in corso sono stimate 365.800 nuove diagnosi di tumore. Dal punto di vista della ripartizione geografica, “si osserva ancora una differenza sul territorio nazionale con livelli che si riducono dal nord al sud”. “Infatti – si legge nel volume – il tasso di incidenza standardizzato (sulla popolazione europea) per tutti i tumori tra gli uomini è più basso dell’8 per cento al centro e del 15 per cento al sud rispetto al nord e per le donne del 5 per cento e del 16 per cento rispettivamente. Alla base di queste differenze possono esserci fattori protettivi (differenti stili di vita, abitudini alimentari, fattori riproduttivi) che ancora persistono nelle regioni del centro e sud Italia, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni (abitudine al fumo, inquinamento ambientale e cosi’ via). Per contro – sottolineano Aiom e Airtum – nelle regioni del sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si e’ osservata la riduzione della mortalita’ e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina. Per alcuni tumori (esofago, melanoma) si confermano tassi di incidenza doppi al nord rispetto al sud per entrambi i sessi. Anche per il rene e la pelvi renale l’incidenza e’ marcatamente minore al sud e in entrambi i sessi, così come per il tumore della prostata che continua a far registrare tassi di incidenza più elevati nelle regioni del nord”.
Il tumore piu’ diffuso in Italia (escludendo i carcinomi della cute, non melanomi) è quello del colon-retto, con 52.000 nuove diagnosi stimate per il 2016, seguito dal tumore della mammella con circa 50.000 nuovi casi. Questi due tumori sono seguiti da quello del polmone con oltre 41.000 nuovi casi, dal tumore della prostata con 35.000 nuove diagnosi e della vescica con circa 26.600 nuovi casi. Negli uomini prevale il tumore della prostata (il 19 per cento di tutte le neoplasie diagnosticate). Seguono quello del polmone (15 per cento), del colon-retto (13 per cento), della vescica (11 per cento) e dello stomaco (4 per cento). Tra le donne il cancro della mammella rappresenta il 30 per cento delle neoplasie, seguito da colon-retto (13 per cento), polmone (6 per cento), tiroide (5 per cento) e corpo dell’utero (5 per cento). In generale, in Italia, nel periodo 2008-2016, si conferma una diminuzione di incidenza per tutti i tumori nel sesso maschile (-2,5 per cento per anno) legata soprattutto alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata. ”Oggi le due neoplasie piu’ frequenti, quella della prostata negli uomini e del seno nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni che si avvicinano al 90 per cento, con percentuali ancora piu’ elevate quando la malattia e’ diagnosticata in stadio precoce”, ha detto il presidente nazionale dell’Aiom, Carmine Pinto, aggiungendo che si tratta di “risultati sicuramente incoraggianti”. A fronte del dato relativo all’aumento delle nuove diagnosi tra le donne, ha sottolineato Pinto che ”un’arma fondamentale è lo screening dell’HPV (papillomavirus) nell’individuare in fase precoce il carcinoma della cervice uterina, uno dei tumori femminili più diffusi nelle giovani donne (under 50), al quinto posto con 2.300 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2016”.
Tumori: 30 diagnosi al giorno in under 40. Aiom: tutelare fertilità
Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneDifendere la fertilità dal cancro. Si è parlato anche di questo in occasione del fertility day. «È indispensabile che i giovani malati siano immediatamente informati delle tecniche per preservare la possibilità di diventare genitori – ha detto Carmine Pinto, Presidente nazionale Aiom e Direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia, durante una tavola rotonda a Bologna sulla salute riproduttiva e difesa dal cancro. «Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 casi di tumore in pazienti under 40, pari al 3% delle nuove diagnosi. La perdita della prospettiva della paternità o maternità a seguito dei trattamenti anti-cancro può avere un impatto notevole sulle persone che vivono l’esperienza della malattia e sui loro progetti futuri. Per questo è indispensabile che questi giovani pazienti siano immediatamente informati delle possibili tecniche per preservare la fertilità – questo il messaggio lanciato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). «Il periodo finestra tra il momento in cui il paziente riceve la diagnosi di tumore e l’inizio della terapia – spiega Pinto – è l’unico spazio utile per la crioconservazione dei gameti, cioè il loro congelamento e conservazione a bassissime temperature. Le principali tecniche di preservazione della fertilità nella donna sono costituite dalla crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico e dall’utilizzo di farmaci (analoghi LH-RH) per proteggere le ovaie, nell’uomo dalla crioconservazione del seme o del tessuto testicolare». Il materiale biologico può rimanere crioconservato per anni ed essere utilizzato quando il paziente ha superato la malattia. «Le strutture sanitarie – continua Pinto – devono implementare e integrare al loro interno sia le competenze oncologiche che di medicina della riproduzione e queste conoscenze devono essere presenti in tutte le Regioni del nostro Paese, con professionalità e tecnologie adeguate». Il modello organizzativo auspicabile secondo Aiom, come evidenziato nelle Raccomandazioni sull’Oncofertilità stilate da Aiom, Sie (Società Italiana di Endocrinologia) e Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) è rappresentato dalla Rete dei centri di oncofertilità, in grado di applicare queste tecniche con informazioni costantemente implementate. Alla definizione delle Reti deve accompagnarsi una diffusa formazione di tutti professionisti che intervengono sul paziente oncologico. «In ogni Regione – conclude Pinto – dovrebbero essere presenti centri di riferimento identificati per requisiti di competenza, qualità e tecnologie disponibili collegati in rete con tutte le strutture oncologiche. In questo modo sarà più semplice la scelta della struttura sia per gli oncologi che devono mettersi rapidamente in contatto con i medici della riproduzione, che per i pazienti che possono disporre di maggiori strumenti decisionali in un momento della loro vita in cui, nei tempi più brevi possibili, devono operare scelte fondamentali per il loro futuro. I centri per l’oncofertilità devono quindi essere non solo vicini all’utenza in modo che la procedura non ritardi l’inizio delle terapie, ma anche validati per tecnologie e professionalità disponibili».
Vaccini e autismo, la cattiva informazione diventa un film
News Presa, PrevenzioneNon bastasse l’impatto negativo dei moltissimi gruppi Facebook che istigano i genitori a non vaccinare i figli, ora a fare discutere si aggiunge anche un “docufilm” complottista dal titolo che è tutto un programma «Vaxxed: From Cover-Up to Catastrophe». E la polemica non è tardata ad arrivare.
La proiezione era stata programmata per il 4 ottobre, al Senato, nella sala di Santa Maria in Aquiro ma è saltata. Del resto il discusso documentario che attacca i vaccini è diretto da Andrew Wakefield, il medico radiato dall’Ordine dei Medici inglese per aver messo in correlazione (senza alcun fondamento scientifico) vaccini e autismo. La querelle ha coinvolto addirittura il Presidente del Senato Pietro Grasso: «Condivido pienamente il timore sui danni alla salute – ha detto – che potrebbero essere provocati da teorie improvvisate e respinte dalla comunità scientifica internazionale. Ho sempre seguito i consigli del mio medico di famiglia, e invito i cittadini a fare altrettanto con fiducia».
Vaccini e autismo. Il parere dei medici
La pediatra di famiglia Stefania Russo ha le idee molto chiare «Sono tutte sciocchezze. Non esiste alcuna evidenza scientifica che possa mettere in relazione i vaccini con malattie in età evolutiva o adulta. L’avvento dei vaccini, anzi, ha consentito di ridurre la diffusione di malattie gravi e mortali, o addirittura di debellarle come è avvenuto per il vaiolo. Oggi, per fortuna, le persone non ricordano neanche più le conseguenze di gravi epidemie e l’attenzione della popolazione, o per lo meno di una parte, si è andata concentrando sui possibili effetti collaterali delle vaccinazioni. Questo fenomeno è ben noto a chi si occupa di vaccinazioni; tuttavia è dimostrato che la conseguenza di una riduzione della copertura vaccinale si traduce prima o poi in un aumento di quelle infezioni che sembravano scomparse e dei relativi decessi. E’ noto – continua la dottoressa Russo – che l’accettazione delle vaccinazioni è maggiore tra le persone che hanno sperimentato di persona le conseguenze, a volte mortali o devastanti, di queste infezioni; anche chi ha avuto familiari o conoscenti affetti da queste malattie non solo accetta le vaccinazioni, ma le richiede anche quando non offerte».
Vaccini e autismo. Una campagna informativa
Linea condivisa da tutti i camici bianchi, in molti casi anche con campagna informative messe in atto proprio dagli Ordini dei Medici. E’ il caso dell’Ordine partenopeo che già lo scorso hanno ha lanciato la campagna «Vaccinazione, un patto tra generazioni», il tutto con l’obiettivo di spiegare ai cittadini che solo vaccinando i propri figli sarà possibile evitare il ritorno di pericolose epidemie.