Tempo di lettura: 3 minutiSolo nel nostro Paese il diabete colpisce circa 4 milioni di persone. Riguarda soprattutto le fasce più svantaggiate economicamente e socialmente, con un pesante impatto sul Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante i progressi degli ultimi anni e le terapie sempre più mirate, la patologia rappresenta un’emergenza in crescita.
Il tema è stato affrontato durante un incontro, partendo dall’analisi del panorama attuale del Diabete di tipo 2 in Italia e fino alle prospettive future. L’evento “La pandemia diabete T2-dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura” è stata l’ultima tappa del Tour Nazionale, curato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Menarini Group e la collaborazione scientifica di AMD.
Opportunità del PNRR
“Va ripensato l’approccio organizzativo – ha dichiarato Emilio Augusto Benini, Presidente Nazionale FAND,- e il PNRR e il DM77 sono un’occasione unica da non perdere. Le case di comunità, se ben organizzate, possono affettivamente dare servizi al territorio non solo sanitario, ma anche sociale. Il ruolo delle associazioni, così come previsto dal DM77, sarà molto importante nelle case di comunità e FAND sta da tempo organizzando corsi “Diabetico Guida” per aiutare sia i team diabetologici sia per essere presenti nelle case di comunità mettendo al servizio delle persone con diabete le proprie competenze acquisite, ovviamente escludendo gli aspetti clinici”.
Diabete, nuovi assetti per superare criticità
“Tenendo conto delle criticità prospettate e delle soluzioni più diffusamente proposte, possiamo estrarre un ‘leitmotive’ di particolare interesse: ‘la denuncia dello scollamento fra le varie componenti del Sistema salute all’interno del SSN e con le altre istituzioni’ – dichiara Paola Pisanti, Consulente Ministero della Salute. “Ne consegue logicamente come le proposte di cambiamento destinate a superare tale stato, anche alla luce del PNRR e del DM 77, di fatto debbano essere orientate a realizzare soluzioni che ridisegnino gli assetti organizzativi, rafforzando tra l’altro la comunicazione, predisponendo le infrastrutture tecnologiche, rendendo le prassi operative sempre di più interdisciplinari e intersettoriali. Si tratta cioè di creare le condizioni finalizzate a superare il retaggio storico del settorialismo per rendere ‘la organizzazione dell’offerta assistenziale più strutturata e organica, facilmente accessibile da parte del cittadino/utente, efficace nell’ambito clinico ma più efficiente nella gestione, capace di accompagnare ogni persona con diabete con continuità e appropriatezza”.
Innovazione e sfide strutturali
“Il diabete in Italia colpisce circa 4 milioni di persone soprattutto nelle fasce della popolazione più disagiate dal punto di vista economico e sociale e l’impatto della malattia sul Servizio Sanitario Nazionale è assai rilevante”, aggiunge Riccardo Candido, Presidente Nazionale AMD e Presidente FeSDI. “Basti pensare al peso che le complicanze – cardiovascolari, renali, oculari e degli arti inferiori – hanno sulla salute complessiva, ma anche sui costi diretti e indiretti della patologia, pari a circa il 9% della spesa sanitaria. Negli ultimi anni, sono stati fatti enormi passi nella cura del diabete e oggi le soluzioni terapeutiche più innovative sono sempre più vicine alle specifiche esigenze delle persone con diabete. Tuttavia, a livello strutturale, permangono alcune criticità che andranno progressivamente risolte attraverso lo sviluppo di sinergie con tutti i professionisti coinvolti nella presa in carico della persona con diabete”.
Gestione del diabete, la Legge 130
“I pazienti affetti da diabete in Italia sono quasi 4 milioni, a questi vanno aggiunti tutti quelli che non sanno di averlo – ha detto Francesco Maria Salvatore Ciancitto, Deputato di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Affari Sociali -. La malattia ha un notevole impatto da un punto di vista sia clinico e sociale che economico, questo costringe i pazienti a stravolgere in toto il loro stile di vita, per controllare la malattia e prevenire le tante complicanze che possono insorgere. Il nostro obiettivo deve essere quello di facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica, alla telemedicina, sburocratizzare e semplificare il sistema assistenziale attraverso il potenziamento della medicina territoriale. Infine servono linee di indirizzo nazionali per un percorso diagnostico terapeutico assistenziali unitario in tutto il territorio, in modo da dare a tutti i cittadini le stesse possibilità di diagnosi e cura. Il Parlamento, con l’istituzione della ‘Legge 130’ – a prima firma del collega onorevole Giorgio Mulè – approvata in via definitiva il 15 settembre 2023, ha già posto le basi per avviare questo lavoro attraverso lo screening diabete che consente le diagnosi precoci da 0 a 17 anni. Come ha anche ricordato il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, è questo un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia”.
Diabete tipo 2 colpisce 4 mln di italiani, futuro della presa in carico
News PresaSolo nel nostro Paese il diabete colpisce circa 4 milioni di persone. Riguarda soprattutto le fasce più svantaggiate economicamente e socialmente, con un pesante impatto sul Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante i progressi degli ultimi anni e le terapie sempre più mirate, la patologia rappresenta un’emergenza in crescita.
Il tema è stato affrontato durante un incontro, partendo dall’analisi del panorama attuale del Diabete di tipo 2 in Italia e fino alle prospettive future. L’evento “La pandemia diabete T2-dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura” è stata l’ultima tappa del Tour Nazionale, curato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Menarini Group e la collaborazione scientifica di AMD.
Opportunità del PNRR
“Va ripensato l’approccio organizzativo – ha dichiarato Emilio Augusto Benini, Presidente Nazionale FAND,- e il PNRR e il DM77 sono un’occasione unica da non perdere. Le case di comunità, se ben organizzate, possono affettivamente dare servizi al territorio non solo sanitario, ma anche sociale. Il ruolo delle associazioni, così come previsto dal DM77, sarà molto importante nelle case di comunità e FAND sta da tempo organizzando corsi “Diabetico Guida” per aiutare sia i team diabetologici sia per essere presenti nelle case di comunità mettendo al servizio delle persone con diabete le proprie competenze acquisite, ovviamente escludendo gli aspetti clinici”.
Diabete, nuovi assetti per superare criticità
“Tenendo conto delle criticità prospettate e delle soluzioni più diffusamente proposte, possiamo estrarre un ‘leitmotive’ di particolare interesse: ‘la denuncia dello scollamento fra le varie componenti del Sistema salute all’interno del SSN e con le altre istituzioni’ – dichiara Paola Pisanti, Consulente Ministero della Salute. “Ne consegue logicamente come le proposte di cambiamento destinate a superare tale stato, anche alla luce del PNRR e del DM 77, di fatto debbano essere orientate a realizzare soluzioni che ridisegnino gli assetti organizzativi, rafforzando tra l’altro la comunicazione, predisponendo le infrastrutture tecnologiche, rendendo le prassi operative sempre di più interdisciplinari e intersettoriali. Si tratta cioè di creare le condizioni finalizzate a superare il retaggio storico del settorialismo per rendere ‘la organizzazione dell’offerta assistenziale più strutturata e organica, facilmente accessibile da parte del cittadino/utente, efficace nell’ambito clinico ma più efficiente nella gestione, capace di accompagnare ogni persona con diabete con continuità e appropriatezza”.
Innovazione e sfide strutturali
“Il diabete in Italia colpisce circa 4 milioni di persone soprattutto nelle fasce della popolazione più disagiate dal punto di vista economico e sociale e l’impatto della malattia sul Servizio Sanitario Nazionale è assai rilevante”, aggiunge Riccardo Candido, Presidente Nazionale AMD e Presidente FeSDI. “Basti pensare al peso che le complicanze – cardiovascolari, renali, oculari e degli arti inferiori – hanno sulla salute complessiva, ma anche sui costi diretti e indiretti della patologia, pari a circa il 9% della spesa sanitaria. Negli ultimi anni, sono stati fatti enormi passi nella cura del diabete e oggi le soluzioni terapeutiche più innovative sono sempre più vicine alle specifiche esigenze delle persone con diabete. Tuttavia, a livello strutturale, permangono alcune criticità che andranno progressivamente risolte attraverso lo sviluppo di sinergie con tutti i professionisti coinvolti nella presa in carico della persona con diabete”.
Gestione del diabete, la Legge 130
“I pazienti affetti da diabete in Italia sono quasi 4 milioni, a questi vanno aggiunti tutti quelli che non sanno di averlo – ha detto Francesco Maria Salvatore Ciancitto, Deputato di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Affari Sociali -. La malattia ha un notevole impatto da un punto di vista sia clinico e sociale che economico, questo costringe i pazienti a stravolgere in toto il loro stile di vita, per controllare la malattia e prevenire le tante complicanze che possono insorgere. Il nostro obiettivo deve essere quello di facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica, alla telemedicina, sburocratizzare e semplificare il sistema assistenziale attraverso il potenziamento della medicina territoriale. Infine servono linee di indirizzo nazionali per un percorso diagnostico terapeutico assistenziali unitario in tutto il territorio, in modo da dare a tutti i cittadini le stesse possibilità di diagnosi e cura. Il Parlamento, con l’istituzione della ‘Legge 130’ – a prima firma del collega onorevole Giorgio Mulè – approvata in via definitiva il 15 settembre 2023, ha già posto le basi per avviare questo lavoro attraverso lo screening diabete che consente le diagnosi precoci da 0 a 17 anni. Come ha anche ricordato il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, è questo un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia”.
Sanità digitale, Olidata acquisisce il 40% di Per Te
Invisibile in HomepageSfera Defence, azienda del Gruppo Olidata, che opera nella Cybersecurity e nell’Healthcare, ha acquisito il 40% della società Per Te Srl, attiva nella Ricerca e Sviluppo della digitalizzazione dei dati sanitari e di algoritmi di intelligenza artificiale.
La Per Te Srl, per il restante 60% è controllata dalla SevenHolding, azienda leader nel mondo della sanità, nata con l’obiettivo di creare un nuovo format assistenziale basato su un sistema integrato di sanità digitale.
L’operazione ha incluso l’acquisizione del 95% delle quote dell’Advanced Processing s.r.l., società che ha
realizzato il dispositivo wearable “Classe medica A2” per il monitoraggio dei parametri vitali.
Il dispositivo è stato scelto ed installato sulla Tuta SFS2, attualmente utilizzata dal Col. Walter Villadei durante la missione NASA AXIOM3, nella stazione spaziale internazionale.
L’unione delle due aziende rappresenta una realtà industriale completamente italiana nel campo sanitario e della telemedicina. Oggi si assiste a una rivoluzione del settore sanitario. L’obiettivo della nuova realtà è far sì che know-how tecnologico e scientifico si fondano per dare vita alla creazione di un ecosistema sanitario – digitale sempre più resiliente e orientato al futuro.
“Questa acquisizione rappresenta una tappa cruciale nel nostro impegno per offrire soluzioni sanitarie digitali avanzate, al fine di aumentare l’attenzione ad ogni singolo individuo. Questa nuova linea industriale in campo medico potrà essere rivoluzionaria e trasformare positivamente il panorama della salute globale.” Amministratore Unico di Sfera Defence Claudia Quadrino.
“Ci permette di coniugare tecnologia e medicina italiane con l’obiettivo di migliorare la
qualità della vita di ognuno di noi” – ha concluso Cristiano Rufini, Amministratore Delegato della società Olidata SpA.
Tumori, il 40% si può evitare con una vita sana
Alimentazione, News Presa, Stili di vitaGli stili di vita sono determinati se si vuole ridurre quasi della metà il rischio di ammalarsi di tumore. Secondo l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), il 40% dei tumori può essere evitato seguendo dicendo no al fumo, portando avanti un’alimentazione sana e praticando attività fisica costante. In altre parole, il cancro è fra le malattie croniche quella che può beneficiare maggiormente della prevenzione primaria, come dimostrato da centinaia di studi scientifici. Nell’ottica di lavorare sulla prevenzione, al Ministero della Salute si è tenuto un importante incontro fra una delegazione di AIOM e il Direttore Generale della Prevenzione del Ministro della Salute, Francesco Vaia.
Screening e vaccinazione
Ciò che emerge è che la prevenzione deve ispirare l’attività dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica e del Ministero della Salute, sia per tutelare la salute dei cittadini che per garantire la sostenibilità del sistema sanitario, ridurre gli accessi ai pronto soccorso e le liste di attesa. Prevenzione oncologica significa anche adesione agli screening e vaccinazione contro il virus HPV, che può portare all’eradicazione dei tumori HPV correlati. Fondamentali sono poi le campagne di informazione, che devono raggiungere il maggior numero di cittadini di tutte le età, a partire dai più giovani.
Impegno concreto
“Siamo convinti che solo grazie a una forte collaborazione con le Istituzioni si possano trasmettere i messaggi della prevenzione a tutti i cittadini – affermano Francesco Perrone (Presidente AIOM) e Saverio Cinieri (Presidente di Fondazione AIOM) -. Ridurre il carico di malattia è un dovere per una società scientifica come AIOM. Dobbiamo sempre più impegnarci perché la prevenzione diventi, anche attraverso la collaborazione con i medici di famiglia, uno strumento quotidiano a partire dai banchi di scuola, per avere adulti sani”.
Collaborazione
“Come Direttore Generale della Prevenzione e sotto l’impulso del Ministro Schillaci – spiega Francesco Vaia -, sono particolarmente coinvolto in questa attività e vedo con grande favore lo sviluppo di collaborazioni con società scientifiche come AIOM, perché i tumori rappresentano uno dei grandi temi di sanità pubblica. Oggi grazie alle nuove terapie è possibile cronicizzare la malattia e, in alcuni casi, arrivare alla guarigione. È però fondamentale, proprio per il costante incremento delle nuove diagnosi, cercare di intervenire a tutti i livelli per evitare lo sviluppo della malattia. La collaborazione fra AIOM e la Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute si svilupperà già nelle prossime settimane con campagne e attività concrete che coinvolgeranno l’intera popolazione”.
Nuove diagnosi
L’incontro appare ancor più importante se si guarda al numero di casi di tumore che ogni anno si registrano nel nostro paese. Complessivamente in Italia ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno. Le 5 neoplasie più frequenti, nel 2019, nella popolazione sono quelle della mammella (53.500 nuovi casi), colon-retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700).
Sindrome premestruale, cause e possibili rimedi
Benessere, News PresaCi sono giornate che solo una donna può comprendere, ad esempio quelle del “ciclo”, ma anche i giorni che lo precedono se si soffre della sindrome premestruale (SPM). Di che si tratta? Di un malessere diffuso, fatto di dolori e stati d’animo, che affligge molte donne durante la fase luteale del loro ciclo mestruale, comprendendo il periodo che va dall’ovulazione all’inizio delle mestruazioni. Una condizione molto più diffusa di quanto si possa credere, visto che colpisce approssimativamente tre donne su quattro.
Sintomi della sindrome premestruale
La SPM si manifesta attraverso una serie di sintomi che si ripresentano in modo prevedibile con ogni ciclo mestruale. I sintomi possono variare da lievi a intensi e possono essere suddivisi in due categorie principali: emotivo-comportamentali e fisici.
Le cause
Le cause esatte della SPM non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che diversi fattori possano contribuire alla sua comparsa. Tra questi:
Possibili rimedi
Sebbene le cause esatte della SPM siano ancora oggetto di studio, esistono diverse strategie che possono contribuire a alleviare i sintomi e migliorare il benessere generale durante questo periodo. Tra i rimedi consigliati vi sono:
In sintesi, sebbene la sindrome premestruale possa essere debilitante per molte donne, esistono diverse strategie che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita durante questo periodo delicato del ciclo mestruale. Consultare sempre un medico o uno specialista per valutare il trattamento più adatto a ogni singolo caso.
Malattia genetica, diventare genitori senza trasmetterla
Associazioni pazienti, Genitorialità, Medicina Sociale, News PresaLe coppie affette o portatrici di una malattia genetica rischiano di trasmetterla ai figli. Oggi è possibile intercettarla e prevenirla attraverso la procreazione medicalmente assistita (PMA). Per rispondere alle domande dei pazienti è nato un ciclo di incontri che ora fa tappa a Roma. L’appuntamento ruota intorno alla patologia del rene policistico, il 10 febbraio 2024 all’hotel Royal Santina di Roma, con l’Associazione Italiana Rene Policistico ETS (AIRP). Ad aprile, invece, si parlerà di sindrome di Duchenne a Napoli e a ottobre di malattia di Huntington a Padova. Gli eventi sono organizzati dal Centro Demetra, in collaborazione con le associazioni di pazienti. I primi incontri del progetto, dal titolo “Diagnosi preimpianto: viaggio nelle malattie rare” sono stati promossi, invece, con l’Associazione Famiglie SMA e l’Associazione X-fragile.
Patologia del rene policistico
“La patologia del rene policistico – spiega Luisa Sternfeld Pavia, presidente AIRP – è una delle malattie genetiche più comuni con un’incidenza di 1 su 1000 ed è la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto. La caratteristica principale di questa malattia è il formarsi di cisti in entrambi i reni. Le cisti aumentano in numero e dimensioni durante la vita di un individuo fino a causare la perdita totale di funzionalità renale nella metà dei pazienti. La malattia è tuttavia sistemica perché altri organi oltre al rene possono essere colpiti. Per tutti questi motivi, è grande la paura dei pazienti di poter trasmettere la patologia ai loro figli. Spiegare loro le possibilità che ci sono fa parte della nostra mission volta a migliorare la loro qualità di vita. E avere un figlio sano di certo è uno dei modi migliori per essere felici, pur essendo affetti da una malattia impegnativa”.
Genitori con malattia genetica, la normativa
La legge 40/2004 non permetteva alle coppie senza problemi di infertilità, affette da una malattia genetica ereditabile dai figli, di accedere alle tecniche di PMA. La Corte costituzionale ha però giudicato illegittimo questo divieto, aprendo a questa possibilità da alcuni anni. “In particolare, attraverso il test genetico pre-impianto – afferma Claudia Livi, direttore clinico del centro Demetra di Firenze – è oggi possibile andare a studiare l’assetto cromosomico e genetico degli embrioni ottenuti in vitro, per selezionare e andare a trasferire nell’utero materno solo quelli non affetti, scongiurando il rischio di trasmissione della malattia che, per molte di queste coppie, è molto alto. Sappiamo però che l’informazione su questi temi è ancora scarsa e che le coppie si devono orientare attraverso il passaparola e internet. Abbiamo deciso di invitarle a questi incontri per rispondere a tutte le loro domande e ai loro dubbi, illustrando nel dettaglio cosa la scienza oggi ci consente di fare per avere un figlio non affetto dalla malattia”.
Quando i social e tv diventano ossessione
Genitorialità, News PresaNella frenesia del mondo digitale, sempre più bambini e adolescenti trascorrono ore e ore con il cellulare in mano, navigando sui social o davanti alla TV. Ma quando questa abitudine diventa un’ossessione, è giunto il momento di preoccuparsi. In occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete (Safer Internet Day), la Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) ha sollevato il velo sull’importanza di un uso consapevole di Internet da parte dei giovani e del ruolo cruciale dei genitori.
Opportunità e rischi
Secondo un recente studio condotto dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 12% degli studenti italiani tra gli 11 e i 17 anni è a rischio di disturbo da uso di videogiochi, con una netta prevalenza nel genere maschile. “Non dobbiamo demonizzare i videogiochi”, sottolinea Elisa Fazzi, presidente della Sinpia. “Possono essere una fonte di apprendimento e sviluppo unica per i giovani, stimolando le loro abilità cognitive e sociali, offrendo spazi di divertimento e possibilità di esplorare mondi fantastici. Tuttavia, è cruciale essere consapevoli che un uso eccessivo o inappropriato può avere conseguenze negative sulla salute mentale e sul benessere dei ragazzi, soprattutto dei più piccoli”.
Regole chiare
Per questo motivo, i genitori e gli adulti di riferimento giocano un ruolo fondamentale nel garantire un equilibrio sano tra l’uso dei videogiochi e altre attività importanti, come lo studio, l’interazione sociale e l’esercizio fisico. Il peggioramento delle prestazioni scolastiche e il ritiro sociale possono essere campanelli d’allarme per i genitori. “Le regole sull’uso dei dispositivi digitali devono essere chiare e condivise, ma anche flessibili”, afferma Antonella Costantino, ex presidente della Sinpia. “È importante concordare con i figli il tempo dedicato ai videogiochi e agli schermi, evitando l’uso durante i pasti e nell’ora prima di andare a dormire”.
Giornata mondiale
In un’epoca in cui la tecnologia è onnipresente, educare i giovani a un uso consapevole dei media digitali è una sfida cruciale per garantire il loro benessere mentale e fisico. La Safer Internet Day ci ricorda che la sicurezza online inizia con la consapevolezza e l’equilibrio nella vita digitale dei giovani.
Alzheimer, proteina Kibra potrebbe restituire la memoria
Anziani, News Presa, Ricerca innovazioneLa malattia di Alzheimer e il suo impatto sulla memoria e la cognizione, è al centro di una ricerca che potrebbe rivoluzionare le terapie. Gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging, in collaborazione con l’Università della California e di New York, hanno intrapreso una strada nuova, focalizzandosi sulla proteina Kibra. L’obiettivo è invertire i problemi di memoria associati alla malattia neurodegenerativa, che colpisce almeno 600 mila pazienti solo in Italia.
Alzheimer e ruolo della proteina Kibra
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul “Journal of Clinical Investigation“. Lo studio, al momento condotto sui topi, fa emergere il ruolo della proteina Kibra nella formazione dei ricordi e nella funzione delle sinapsi, le connessioni vitali tra i neuroni. La ricerca apre prospettive nuove su come intervenire sulle sinapsi danneggiate, al fine di restituire la memoria ai pazienti di Alzheimer.
Ricerca su Tau e Beta-Amiloide
Questa patologia neurodegenerativa rappresenta la prima forma di demenza nel mondo. Attualmente, molte iniziative di ricerca si concentrano sulla riduzione delle proteine tossiche, tau e beta-amiloide, nel cervello per rallentare il progredire della malattia. Sebbene alcune terapie monoclonali che prendono di mira l’accumulo di queste proteine tossiche siano già state approvate in America, i risultati sono ancora controversi. Il team guidato da Tara Tracy ha deciso di esplorare una via diversa, concentrandosi sul ripristino della memoria e delle sinapsi.
Proteina necessaria per formare i ricordi
La proteina Kibra, carente nei cervelli affetti da Alzheimer, è stata individuata come essenziale per la formazione dei ricordi attraverso le sinapsi. Il team di ricerca ha rilevato che livelli più bassi di Kibra sono associati a un deterioramento del dialogo tra neuroni. I ricercatori hanno anche notato una correlazione significativa tra i livelli di tau e Kibra nel liquido cerebrospinale, suggerendo un ruolo fondamentale di questa proteina nell’influenzare tau nel cervello.
Kibra come Biomarcatore
Misurando le concentrazioni di Kibra nel liquido cerebrospinale umano, gli scienziati hanno scoperto una correlazione tra livelli più alti di Kibra e una maggiore gravità della demenza. Questo ha portato alla considerazione di Kibra come un potenziale biomarcatore di disfunzione sinaptica e declino cognitivo, offrendo nuove prospettive per la diagnosi e il monitoraggio dell’Alzheimer.
Ripristino della memoria
Attraverso esperimenti su topi con una versione funzionale ridotta di Kibra, i ricercatori hanno osservato un’inversione del deterioramento della memoria associato all’Alzheimer. Nonostante Kibra non risolva l’accumulo di proteina tau tossica, il suo potenziale nel ripristinare la funzione sinaptica e la memoria è stato confermato dai risultati.
Alzheimer, prospettive future e sfide
Sebbene la ricerca sia ancora in fase preclinica, i risultati danno speranza per trattamenti mirati e più efficaci contro l’Alzheimer. Tuttavia, la strada verso sperimentazioni umane è ancora lunga. Insieme ad altre terapie in sviluppo, la possibilità di utilizzare Kibra per riparare le sinapsi rappresenta una nuova frontiera nella lotta contro questa malattia.
Dialisi peritoneale, intesa per un PDTA
News PresaAumentare il numero di pazienti trattati a casa con la dialisi peritoneale. È questo l’impegno concreto che è emerso dall’incontro tenutosi alla Sala degli Affreschi “Sant’Andrea delle Dame” dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, incontro che ha visto a confronto nefrologi, rappresentanti delle istituzioni regionali e le principali associazioni di pazienti. Il dibattito, voluto dal direttore generale dell’A.O.U. L. Vanvitelli Ferdinando Russo e dal professor Luca De Nicola (direttore della U.O. Nefrologia e Dialisi del policlinico Vanvitelli), si è concluso con l’intesa di creare entro il 2024 un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) valido a livello regionale grazie al quale superare gli ostacoli che ad oggi rendono irrealizzabile questa opportunità per la maggior parte dei pazienti affetti da malattia renale cronica in fase dialitica.
Qualità di vita
Il direttore Ferdinando Russo spiega che «aumentare il numero dei pazienti in dialisi peritoneale sarebbe una vittoria per tutti», perché questa metodica «garantisce una migliore qualità di vita, una maggiore sopravvivenza alla malattia renale cronica e un risparmio per il sistema sanitario». E a confermarlo sono i numeri: ad oggi in Campania sono circa 5.000 i pazienti che hanno bisogno di ricorrere alla dialisi, per un costo di oltre 200 milioni di euro l’anno. Si consideri infatti che i costi complessivi a carico del Servizio sanitario regionale sono di circa 50.000 euro l’anno per ciascun paziente in emodialisi e poco meno della metà (20.000 euro circa) per i pazienti in dialisi peritoneale, prestazione che peraltro si pratica al domicilio.
Telemedicina
«A differenza dell’emodialisi – chiarisce poi il professor Luca De Nicola, che è anche Presidente eletto della Società Italiana di Nefrologia – la dialisi peritoneale può essere praticata durante la notte o nel corso di normali attività quotidiane, inoltre è una dialisi efficace, più fisiologica e che non fa perdere la diuresi». Grazie a sistemi di telemedicina, oggi è anche possibile per i nefrologi ospedalieri verificare in tempo reale i valori dei pazienti e, se necessario, apportare modifiche al trattamento.
Il dibattito
«Si tratta a tutti gli effetti di una prestazione ospedaliera a domicilio, con tutti i benefici che questo comporta in termini di salute e di vita sociale e lavorativa», ha evidenziato il dottor Ugo Trama (Direttore U.O.D. Politica del Farmaco e Dispositivi Regione Campania) che all’incontro ha rappresentato le istituzioni regionali. Il dibattito è stato particolarmente proficuo anche grazie all’intervento del direttore generale del San Pio di Benevento (Maria Morgante) e dei direttori sanitari Pasquale Di Girolamo Faraone (A.O.U. Vanvitelli), Gaetano D’Onofrio (AORN Cardarelli) e Roberto Alfano (San Pio di Benevento, docente di Chirurgia all’Ateneo Vanvitelli, – precedentemente direttore della U.O.C. Programmazione strategica dell’A.O.U. Vanvitelli).
Gli obiettivi
Grazie a questo importante confronto sono emersi 4 punti sui quali intervenire per cambiare radicalmente lo scenario: in primis servirà una migliore informazione dei pazienti che necessitano terapia dialitica; inoltre sarà essenziale cambiare il percorso amministrativo che oggi è troppo complesso, sia per i pazienti sia per i nefrologi; e ancora, si dovrà consentire ai nefrologi ospedalieri di prescrivere direttamente (ossia tramite ricetta dematerializzata) i trattamenti; e, infine, si dovrà al più presto arrivare al pieno riconoscimento per le Nefrologie ospedaliere delle attività svolte quotidianamente con i pazienti in dialisi peritoneale.
Giornata contro il cancro, casi in aumento ma la ricerca corre più veloce
Benessere, Farmaceutica, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazione, Stili di vitaOggi si celebra la Giornata Internazionale contro il Cancro. In Italia, nel 2023, sono state stimate 395mila nuove diagnosi di tumore, un dato in aumento secondo le stime. Eppure il 40% dei casi di tumore può essere evitato seguendo stili di vita sani, quindi eliminando il fumo, seguendo una dieta sana e facendo attività fisica costante. Questa giornata è un’occasione per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione e della ricerca. La scienza infatti conquista progressi nella diagnosi precoce e nella cura fino a pochi anni fa inimmaginabili. Attraverso il lavoro instancabile di scienziati, ricercatori e professionisti della salute, emergono nuovi orizzonti che alimentano la speranza di un mondo in cui la parola “cancro” è sempre più associata a vittorie scientifiche e cure mirate.
Giornata contro il cancro, alcune svolte della ricerca
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha recentemente concesso la rimborsabilità a un farmaco innovativo per i pazienti con tumore ai polmoni che già presentano metastasi cerebrali. La molecola, che funziona solo per il sottotipo di cancro al polmone con mutazione di ALK, ha dimostrato successi significativi nella sperimentazione.
Il medicinale ha portato alla scomparsa delle metastasi cerebrali nel 72% dei pazienti coinvolti nello studio, mentre il 64% non ha mostrato progressione per tre anni. Si tratta di una svolta per la vita di molti pazienti, i quali fino a poco tempo fa avevano pochi mesi di vita.
I pazienti con mutazione di ALK, spesso sono giovani e in gran parte non fumatori. Il farmaco, oltre a essere efficace, ha pochi effetti collaterali e viene somministrato in compresse da assumere a casa.
Vaccini contro il cancro
Inoltre, la ricerca oncologica in Italia sta facendo passi da gigante, con sperimentazioni anche nel campo dei vaccini a mRNA contro il melanoma. Vaccini che non rendono immuni dal cancro, ma fanno da supporto al sistema immunitario per attaccare il tumore più efficacemente.
Al momento sono oltre 40 i vaccini testati, prodotti da aziende farmaceutiche e alcuni dei quali sono già arrivati in fase di studio, avanzate per diversi tipi di tumore. Quello più avanti nei test è appunto per il melanoma. Da pochi giorni è partita la prima sperimentazione in Italia sui pazienti.
Tumore al seno, a che punto siamo
Il cancro al seno è il più diffuso nel nostro Paese ma oggi ha un tasso di guarigione del 90 per cento. Oggi nei pazienti con tumore al seno metastatico si punta a cronicizzare la malattia e consentire una vita quasi normale. Inoltre nuovi farmaci offrono molte opzioni ma la chiave è identificare il sottotipo di cancro per rendere la terapia personalizzata.
Cancro in aumento in Italia tra i giovani
Il numero di casi di cancro sotto i 50 anni è in aumento in Italia. Oltre allo stile di vita, incidono fattori come inquinamento e l’uso di prodotti chimici con interferenti endocrini.
Tuttavia la ricerca sul cancro sta vivendo un vero e proprio rinascimento secondo gli esperti. Oggi la caratterizzazione genomica dei tumori guida lo sviluppo di farmaci mirati. L’Italia gioca un ruolo significativo nella produzione scientifica, sebbene manchi secondo gli esperti un investimento continuo e sostanziale nella ricerca.
Anche la partecipazione a sperimentazioni cliniche può significare per i pazienti avere accesso anticipato all’innovazione. Secondo le ricerche, infatti, i benefici superano i rischi, grazie alla crescente precisione nella progettazione di farmaci .
Dispositivi medici, Studi di Fattibilità Precoce accelerano accesso all’innovazione
News PresaUn progetto di Studio di Fattibilità Precoce (Early Feasibity Study – EFS) su un dispositivo medico in ambito neurologico ha dimostrato l’efficacia di un modello replicabile in altri ambiti. I risultati, presentati ieri al Ministero della Salute durante l’evento dal titolo”Early Feasibility Studies (EFS) per i dispositivi medici in Italia: una via possibile?“, rappresentano una via per accelerare l’accesso all’innovazione nel nostro Paese. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato l’importanza degli EFS per avviare sperimentazioni mirate e ottenere risultati concreti in risposta alle vere esigenze dei cittadini. Per il ministro questi studi forniscono un set di informazioni, aprendo la strada a dispositivi medici innovativi e accelerando l’accesso dei pazienti a tecnologie all’avanguardia.
“Quella degli studi di fattibilità – ha dichiarato il Ministro Schillaci – è una metodologia innovativa, ancora poco utilizzata in Italia, che invece in altri contesti costituisce una realtà consolidata. L’auspicio è che proprio a partire da questo progetto, gli studi di fattibilità precoce possano trovare adeguate e future collocazioni anche in Italia. Credo che – ha continuato Schillaci -, l’approccio sperimentato per questo progetto sia una buona pratica da promuovere e incoraggiare”.
Dispositivi medici in neurologia
Durante l’evento sono stati presentati i risultati di uno studio di fattibilità precoce, promosso dal ministero e condotto dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, per testare la fattibilità, l’efficacia e la sicurezza di un dispositivo per la riabilitazione domiciliare di pazienti neurologici affetti da diverse patologie (Malattia di Parkinson, Ictus stabilizzato e sclerosi multipla).
“Ulteriore elemento di interesse è anche l’oggetto dello studio – ha evidenziato Schillaci -: un dispositivo medico per la riabilitazione domiciliare di pazienti neurologici affetti da diverse patologie (Parkinson, Ictus stabilizzato e sclerosi multipla), che permette di svolgere, in modo guidato, in autonomia e sicurezza diversi esercizi direttamente presso il proprio domicilio. Inoltre, aspetto non secondario, il paziente riceverà un feedback in tempo reale sulla correttezza del movimento svolto”.
La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha guidato il progetto in ambito neurologico, collaborando con Crea sanità e Crispel. Il Professor Paolo Calabresi, direttore della UOC di Neurologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, responsabile dello studio, ha sottolineato come la collaborazione tra autorità regolatorie, aziende produttrici e ospedali possa valutare in modo efficace sicurezza ed efficacia di dispositivi medici innovativi.
“L’uso nella pratica clinica dei dispositivi medici è fondamentale in neurologia, altrettanto importante rispetto alle terapie farmacologiche – ha spiegato Calabresi. Il progetto ha rappresentato un’opportunità unica di contribuire a costruire una cornice normativa, una prassi per EFS futuri, non solo in ambito neurologico. Il Ministero della Salute con questo progetto ha tracciato un percorso che ha una componente innovativa importante. Lo scopo ultimo del progetto – ha continuato – è la collaborazione fra autorità regolatorie, aziende produttrici e ospedale per valutare la sicurezza ed efficacia di dispositivi medici innovativi, che rispondano a esigenze cliniche e di sostenibilità economica, e facilitarne l’immissione tempestiva sul mercato. La sperimentazione è stata svolta in ambito neurologico – ha concluso Calabresi – ma in futuro, grazie al sentiero tracciato, potrà essere utilizzato in patologie di qualsiasi ambito: medico e chirurgico.”