Tempo di lettura: 2 minutiCosa ci fa Ricky Tognazzi in un set pieno di vampiri? Ci spiega quanto sia importante non abusare degli antibiotici e lo fa con una storia fantastica degna del miglior Bram Stoker. Lo spot è stato realizzato per iniziativa dalla Società italiana terapia antinfettiva, presieduta dal professor Claudio Viscoli (direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Università di Genova – IRCCS San Martino-IST Genova), per raccontare l’incombente pericolo dei superbatteri, i batteri in grado di resistere a tutti o quasi gli antibiotici disponibili. Un’emergenza globale che preoccupa ormai i governi e le organizzazioni internazionali. Solo poche settimane fa a New York, durante l’Assemblea Generale dell’ONU, 193 Capi di Stato hanno sottoscritto una dichiarazione politica congiunta sulle linee guida mondiali per la lotta alla resistenza antimicrobica. Prima del 2016 solo Hiv, malattie croniche ed Ebola erano arrivati all’Assemblea Generale come «emergenze di salute pubblica».
Anche l’Italia è in prima linea
«Entro il primo semestre 2017 sarà sviluppato un piano nazionale per combattere le resistenze antimicrobiche basato sull’approccio “One Health” e gli obiettivi strategici del piano di azione globale dell’OMS – spiega Vito De Filippo, sottosegretario di Stato alla Salute -; la modifica di comportamenti non corretti passa anche attraverso campagne di comunicazione come quelle promosse da Aifa o l’iniziativa Sita, in grado di favorire un uso appropriato degli antibiotici con miglioramento della tutela della salute pubblica e dell’efficacia di questi farmaci».
Una catastrofe annunciata
Entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite, più del numero dei decessi attuali per cancro. Assumere antibiotici senza prescrizione del medico, ridurre o aumentare la dose, interrompere la terapia prescritta, utilizzarli contro raffreddore e influenza, sono errori che favoriscono la selezione di batteri resistenti in grado di causare infezioni non curabili con le terapie antibiotiche disponibili. Dunque, come vincere la minaccia dei superbatteri? Lo spiega Pierluigi Viale, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. «Gli ambiti d’intervento sono tre: la ricerca di nuove opportunità terapeutiche, le misure finalizzate al controllo epidemiologico della trasmissione dei patogeni multi resistenti, accomunabili nel termine “infection control”, e, strettamente correlato alla seconda, il contenimento dell’uso incongruo degli antibiotici, ossia la antimicrobial stewardship». Fondamentali, come indicano tutti i documenti degli organismi internazionali, anche il rilancio della pratica vaccinale, in preoccupante calo, e l’uso consapevole degli antibiotici anche negli animali, secondo l’approccio One Health, vale a dire una nuova visione della salute umana e della salute animale, intese come “salute unica”.
Le 4 regole
Inoltre la Sita distribuirà negli ospedali italiani un leaflet con le 4 regole da ricordare per usare bene gli antibiotici: assumerli sempre dietro prescrizione del medico, non assumerli per curare raffreddore e influenza, rispettare le dosi prescritte e non interrompere la terapia.
L’osteoporosi si combatte nello Spazio
Eventi d'interesse, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneUna speciale macchina dotata di otto contenitori con i suoi campioni ematici, vari composti e tutta la tecnologia necessaria per capire come la micro-gravità modifichi le caratteristiche delle cellule ossee umane partirà dal John F. Kennedy Space Center della Nasa a Cape Canaveral, in Florida, insieme con la missione spaziale Expedition 52-53. La lotta all’osteoporosi, insomma, sbarca nello Spazio. A bordo della navicella spaziale ci sarà anche il sangue di Mauro Maccarrone, ordinario di Biochimica all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Decollerà dagli Stati Uniti il prossimo maggio in direzione della Stazione Spaziale Internazionale. In viaggio ci sarà, per la terza volta, anche l’astronauta italiano, del corpo astronauti dell’ESA, Paolo Nespoli. Forse sarà proprio lui a dare avvio alla procedura di attivazione dei micro-pistoni e dei cilindri dell’apparecchiatura, che inietteranno – con un processo automatico a tempi pre-programmati a Terra dai ricercatori – vari composti nel sangue presente nei contenitori.
Infine, il tutto sarà “congelato” sottozero. Le istantanee che fotografano le modificazioni subite dalle cellule ematiche al trascorrere delle settimane nello Spazio saranno poi analizzate a Terra dagli scienziati che potranno osservare il progredire nel tempo degli effetti della micro-gravità sulle cellule del sangue. L’obiettivo del progetto è quello di trovare conferme sull’origine dell’osteoporosi così da poterla curare e, soprattutto, prevenire. Il progetto SERISM, lanciato alcuni mesi fa con un kick-off meeting presso la sede dell’ASI, vede tra i partner coinvolti anche l’Università di Tor Vergata e quella di Teramo, oltre a Nasa ed Esa. “Scopo primario dell’esperimento – ha spiegato Maccarrone, principal investigator del progetto – è quello di affrontare in modo innovativo il problema dell’indebolimento dell’apparato scheletrico umano”. Questione che riguarda innanzitutto gli astronauti, le cui ossa, dopo alcuni mesi in micro-gravità nello Spazio, perdono molta densità ossea. “Con queste sperimentazioni – ha detto il docente – capiremo se è possibile velocizzare il ripristino delle loro condizioni di massa ossea normale attraverso il prelievo, prima che partano, di cellule staminali presenti nel loro sangue che sono poi capaci di evolvere in cellule ossee, come abbiamo dimostrato in passato”.
AIDS in Italia: una persona su 2 lo scopre troppo tardi
Associazioni pazienti, Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneIn Italia tra i nuovi malati con Hiv, uno su due lo scopre troppo tardi. Si stima che i contagiati dal virus siano 4mila ogni anno.
Più di 90mila persone sono attualmente o in terapia o in contatto con i centri specializzati. Si stima, però, che ce ne siano altre 20.000/30.000 che non sono consapevoli dell’infezione o non sono in contatto con i centri. Delle circa 4.000 nuove diagnosi di infezione registrate ogni anno, oltre la metà è diagnosticata quando l’infezione è già in uno stadio avanzato.
I dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità dicono che in Italia il numero di nuove infezioni da Hiv è stabile, come pure quello dei casi di Aids. In particolare il virus colpisce più gli uomini delle donne e i giovani tra i 25 e i 29 anni. I giovani omosessuali che hanno rapporti non protetti rischiano, secondo l’OMS, circa 20 volte di più rispetto agli eterosessuali.
La Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), in collaborazione con il ministero della Sanità, sta creando delle linee guida per una più corretta informazione e prevenzione. Se ne parla anche a Baveno, sul Lago Maggiore, per il 15esimo congresso della società scientifica.
“Le persone che hanno una infezione sia da Hiv che da Hcv (epatite C, ndr) – ha spiegato Massimo Galli, vicepresidente Simit – presentano un andamento della malattia epatica più rapido. Uno dei temi caldi del momento è il poter estendere al massimo possibile delle persone con coinfezione Hiv-Hcv, le terapie con farmaci anti Hcv ad azione diretta. Superando le barriere di ordine economico fino ad ora imposte, che hanno limitato le possibilità di terapia solo a coloro che presentavano una malattia epatica gia’ avanzata”.
In Italia le regioni con il numero più alto di persone che vivono con Hiv/Aids sono Lombardia, Lazio e Liguria. “Per merito della terapia – ha detto Galli – la mortalità per Hiv/Aids è crollata, la qualità di vita per le persone colpite è molto migliorata, cosi’ come la loro aspettativa di vita. Tuttavia la malattia non è sconfitta e alla sospensione della terapia segue di regola la ripresa della replicazione del virus e della progressione della malattia, che resta se non trattata inesorabilmente fatale”.
Shanghai – Napoli, il Cardarelli fa scuola
News PresaIl Cardarelli fa scuola anche a Shanghai. Una delegazione dello Shanghai hospital development center è stata ricevuta prima a Palazzo Santa Lucia da Enrico Coscioni, consigliere alla sanità di De Luca, poi si è recata all’Ospedale Cardarelli. Il Comune di Shanghai ha infatti inviato la delegazione composta da sei dirigenti degli ospedali pubblici del Comune di Shanghai, guidata dalla dottoressa Guo Yong Jing, direttore generale, per stabilire e sviluppare relazioni e collaborazioni in campo sanitario tra Shanghai e la Regione Campania.
Il Centro di Biotecnologie
In particolare il gruppo di lavoro ha visitato il Centro di Biotecnologie del Cardarelli e il Centro di Chirurgia Robotica, nel quale è all’opera il futuristico robot “da Vinci” per la più avanzata chirurgia urologica, ginecologica e laparoscopica. Una visita particolarmente interessante per la sanità a Shanghai, che dispone di 38 ospedali pubblici, con 38mila posti letto e 60 mila dipendenti. Napoli, e in particolare il Cardarelli, potrebbe diventare un punto di riferimento per training formativi per gli operatori (medici e tecnici) per la chirurgia robotica; mentre le università campane potrebbero fornire ai medici e ai dirigenti ai corsi di management di alto profilo.
La chirurgia robotica
Il robot da Vinci è la piattaforma più evoluta per la chirurgia mininvasiva presente a oggi sul mercato. Fiore all’occhiello della tecnologia robotica, è disponibile in due sistemi, da Vinci Si: considerato fin dal suo arrivo sul mercato (1999) il gold standard per le procedure di media complessità in campi chirurgici definiti, quali urologia, ginecologia e chirurgia generale in un singolo quadrante.
Da Vinci Xi: innovazione del sistema Si, introdotto in Italia nel 2014, si propone come lo strumento ideale per la chirurgia ad alta complessità in campi chirurgici ampi e multi-quadrante, permettendo una libertà di movimento estrema. Queste caratteristiche lo rendono adatto per gli interventi in ambito urologico, ginecologico e di chirurgia generale complessa, massimizzando gli accessi anatomici e garantendo una visione 3D-HD.
Punto nel vivo. La campagna contro le punture di imenotteri
News, PrevenzionePunture di imenotteri.
Proseguirà fino alla fine di ottobre la campagna nazionale “Punti nel vivo”contro le punture di imenotteri, patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus – Federazione Italiana Pazienti e realizzata con il contributo di ALK-Abellò. L’iniziativa punta a far conoscere agli italiani l’esistenza e le caratteristiche delle reazioni allergiche da punture di api, vespe e calabroni o meglio imenotteri (famiglia di insetti che comprende 100.000 specie), oltre alle terapie con cui trattarle.
La Lombardia, prima regione in Italia per numero di centri partecipanti, ha aderito con 13 centri allergologici e i Pronto Soccorso afferenti, nelle provincie di Milano, Como, Sondrio, Bergamo (all’ospedale di Treviglio, in Pneumologia), Brescia, Lecco, Cremona e Pavia dove è stato messo a disposizione materiale informativo per far conoscere i rischi legati alle punture di questi insetti e i trattamenti a queste legati.
Secondo i dati, nel corso della loro vita, 9 italiani su dieci vengono punti da un’ape, vespa o calabrone almeno una volta e fino all’8% di questi può sviluppare una reazione allergica, spesso senza conoscere quali possano essere le reali conseguenze: reazioni locali importanti, con lesioni cutanee in sede di puntura superiori al diametro del palmo della mano, casi più rari di shock anafilattico fino all’evento eccezionale della morte (non meno di 10 casi all’anno accertati in Italia). Categorie particolari sono quelle dei bambini e degli anziani.
Per i primi, in caso di puntura sospetta, è sempre bene rivolgersi ad un presidio medico, per gli anziani, invece, la situazione è piuttosto delicata perché, soprattutto a causa di patologie o malattie cardiovascolari, possono diventare allergici o sviluppare reazioni più gravi di quelle manifestate abitualmente
Farmacoresistenza, un super vampiro nello spot con Tognazzi
Farmaceutica, News PresaCosa ci fa Ricky Tognazzi in un set pieno di vampiri? Ci spiega quanto sia importante non abusare degli antibiotici e lo fa con una storia fantastica degna del miglior Bram Stoker. Lo spot è stato realizzato per iniziativa dalla Società italiana terapia antinfettiva, presieduta dal professor Claudio Viscoli (direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Università di Genova – IRCCS San Martino-IST Genova), per raccontare l’incombente pericolo dei superbatteri, i batteri in grado di resistere a tutti o quasi gli antibiotici disponibili. Un’emergenza globale che preoccupa ormai i governi e le organizzazioni internazionali. Solo poche settimane fa a New York, durante l’Assemblea Generale dell’ONU, 193 Capi di Stato hanno sottoscritto una dichiarazione politica congiunta sulle linee guida mondiali per la lotta alla resistenza antimicrobica. Prima del 2016 solo Hiv, malattie croniche ed Ebola erano arrivati all’Assemblea Generale come «emergenze di salute pubblica».
Anche l’Italia è in prima linea
«Entro il primo semestre 2017 sarà sviluppato un piano nazionale per combattere le resistenze antimicrobiche basato sull’approccio “One Health” e gli obiettivi strategici del piano di azione globale dell’OMS – spiega Vito De Filippo, sottosegretario di Stato alla Salute -; la modifica di comportamenti non corretti passa anche attraverso campagne di comunicazione come quelle promosse da Aifa o l’iniziativa Sita, in grado di favorire un uso appropriato degli antibiotici con miglioramento della tutela della salute pubblica e dell’efficacia di questi farmaci».
Una catastrofe annunciata
Entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite, più del numero dei decessi attuali per cancro. Assumere antibiotici senza prescrizione del medico, ridurre o aumentare la dose, interrompere la terapia prescritta, utilizzarli contro raffreddore e influenza, sono errori che favoriscono la selezione di batteri resistenti in grado di causare infezioni non curabili con le terapie antibiotiche disponibili. Dunque, come vincere la minaccia dei superbatteri? Lo spiega Pierluigi Viale, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. «Gli ambiti d’intervento sono tre: la ricerca di nuove opportunità terapeutiche, le misure finalizzate al controllo epidemiologico della trasmissione dei patogeni multi resistenti, accomunabili nel termine “infection control”, e, strettamente correlato alla seconda, il contenimento dell’uso incongruo degli antibiotici, ossia la antimicrobial stewardship». Fondamentali, come indicano tutti i documenti degli organismi internazionali, anche il rilancio della pratica vaccinale, in preoccupante calo, e l’uso consapevole degli antibiotici anche negli animali, secondo l’approccio One Health, vale a dire una nuova visione della salute umana e della salute animale, intese come “salute unica”.
Le 4 regole
Inoltre la Sita distribuirà negli ospedali italiani un leaflet con le 4 regole da ricordare per usare bene gli antibiotici: assumerli sempre dietro prescrizione del medico, non assumerli per curare raffreddore e influenza, rispettare le dosi prescritte e non interrompere la terapia.
Medici: vaccinarsi può salvare la vita
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneContro le bufale e la disinformazione gli esperti della Ulss 14 scendono in campo per difendere l’importanza delle vaccinazioni pediatriche . “Basta fare un giro online per trovare decine di siti e pagine facebook promosse dagli antivaccinisti per intuire quanta potenziale disinformazione dilaghi tra i neogenitori. Perché oggi giorno, lo sappiamo, per ogni cosa si tende ad andare a informarsi in internet. Peccato però che in questo mare magnum navighino anche tante bufale, pronte ad instillare il dubbio sulla validità di pratiche mediche fondamentali per la sicurezza e la vita delle persone come accade per le vaccinazioni”. Lo denuncia la Ulss 14 che ha organizzato la sua 15° Giornata della Salute intitolata “VACCINARSI PER LA VITA”, prevista per domani alle 17 nell’Ospedale di Chioggia. Ci saranno la dottoressa Clelia De Sisti del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, il dottor Mario Lattere primario della Pediatria, il dottor Giampaolo Parolini pediatra di libera scelta, il dottor Renzo Boscolo Cegion medico di medicina generale. L’obiettivo degli specialisti è mettere in luce l’importanza delle vaccinazioni e spiegare come le notizie messe online dagli antivaccinisti siano pericolose per la salute dei propri figli e anche di quei bambini che non si possono vaccinare (in quanto ancora non in età da vaccino o perché immunodepressi), per i quali avere vicino coetanei vaccinati diventa quindi vitale. Tra le bufale più gettonate che minano la fiducia dei neogenitori nei vaccini ci sarebbe tra le prime in classifica il business delle lobby farmaceutiche. «Falso», risponde la dottoressa De Sisti. «Basta guardare i numeri che snocciola il rapporto OsMed 2015 – spiega la dottoressa – per capire che la spesa per i vaccini (pesa 1,4% sulla spesa totale dei farmaci, pari ad una spesa lorda pro-capite di 5,23 euro) sia irrisoria rispetto ad altri tipi di farmaci come gli antiacidi o gli ipertensivi (circa 1 miliardo). Come dire che i vaccini hanno un costo pari a 5 caffè all’anno per ogni cittadino col vantaggio che trovano protezione milioni di bambini, ragazzi, adulti e anziani nei confronti di tetano, difterite, pertosse, poliomielite, epatite B, heamophilus, morbillo, parotite, rosolia, HPV in coorti di femmine, malattia invasiva da meningococco C e da pneumococco, influenza e varicella, meningite da meningococco B, HPV nei maschi, rotavirus». Altra bufala che mina la credibilità dei vaccini è la correlazione tra autismo e vaccinazione che nel 1998 era stata ipotizzata dal gastroenterologo Andrew Wakefield. Uno studio che era stato anche pubblicato su una rivista scientifica autorevole e che poi era stato ritirato in quanto le indagini che seguirono scoprirono che l’autore aveva realizzato un falso scientifico deliberato e, spiega la Ullss, per questo era stato anche radiato dall’Ordine. «Vaccinarsi può salvare la vita – ha dichiarato il direttore generale della Ulss 14 Giuseppe Dal Ben – vaccinarsi significa allontanare il rischio del ritorno di malattie che sembrano scomparse come il morbillo, la polio e la difterite, di cui noi occidentali talvolta ne sottovalutiamo le complicanze e la pericolosità perché non ne abbiamo più memoria: il morbillo, ad esempio, è una malattia infettiva che viene generalmente percepita come innocua, ma non è così perché può portare a patologie come la neurite ottica, l’otite media e la polmonite fino a complicanze più gravi come l’encefalite con danno cerebrale permanente o decesso».
Giovanni Scambia è il nuovo presidente della SIGO
Associazioni pazienti, News PresaCambio alla guida della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia. Il prof. Giovanni Scambia è il nuovo presidente, eletto durante il 91° congresso nazionale della Società Scientifica che si è chiuso ieri a Roma. Cinquantasettenne, nato a Catanzaro, una figlia, il prof. Giovanni Scambia è Direttore del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Subentra al prof. Paolo Scollo e a partire dal 1 gennaio 2017 guiderà per tre anni la SIGO. “Sono lieto della fiducia che mi hanno dato i miei colleghi – ha detto Scambia -. Le parole d’ordine del prossimo triennio dovranno essere ricerca, prevenzione e collaborazione. Come è emerso dal nostro ultimo congresso nazionale la situazione politica e sociale nella quale dobbiamo lavorare è estremamente delicata. Per questo è necessario rilanciare la ricerca sulla salute e il benessere femminile con nuovi progetti specifici. In più bisogna rafforzare le campagne di prevenzione sia primaria che secondaria. Vogliamo realizzare tutto ciò attraverso una sempre maggiore collaborazione con tutte le Istituzioni competenti, gli altri rappresentanti dei clinici italiani e le associazioni delle donne. Sono molto orgoglioso di avere l’onore di presiedere un’importante e prestigiosa Società Scientifica come la SIGO. Mi terrò sempre in stretto e costante contatto con i soci per ascoltare le loro proposte e cercare, tutti insieme, di dare risposte concrete alla nostra professione”.
Oltre la tenda, un appuntamento che nessun genitore può perdere
Bambini, News Presa, Pediatria, PsicologiaIn una società che ci fa guardare al “diverso” come ad una minaccia, l’iniziativa dell’associazione napoletana “Oltre la tenda. Uno spazio per crescere” ha un valore che va ben oltre l’impegno civico. Tra giovedì (20 ottobre) e domenica (23 ottobre) torna infatti la manifestazione «Essere bambino, le giornate per il benessere dell’infanzia e della famiglia» e stavolta il tema è quello dell’educazione alla diversità. La crescita tra creatività, autonomia e rispetto. Insomma, due giornate per approfondire i temi del benessere psico-fisico e della prevenzione in ambito psicologico, guardano il tutto con gli occhi dei più piccoli.
Giovedì spazio alle riflessioni e alle testimonianze che arrivano dal territorio grazie ad una rete di professionisti che lavorano a stretto contatto con le famiglie. Ad ospitare il convegno sarà il Suor Orsola Benincasa (ore 15). Tra gli altri interverranno Enricomaria Corbi (preside della Facoltà di Scienze della Formazione) e Maria Beatrice Giordano (Oltre la Tenda). Il professor Fabrizio Manuel Sirignano parlerà di Pedagogia politica e formazione nella società complessa e multiculturale, Laura Mancini (esperta di Espressione e Comunicazione, formatrice e ricercatrice) spiegherà perché «Ogni bambino che nasce è un nuovo uomo sulla terra» e Maria Luisa Sgobba (giornalista, autrice di Bullo macigno) interverrà sul tema dell’informazione e prevenzione per il disagio dell’infanzia. Domenica la manifestazione approderà in via Luca Giordano (al Vomero) tra stand informativi, incontri e laboratori di creatività.
Il programma
Si parte alle 10.30 con «Interventi di Arte Urbana» a cura di Simona Batticore. A seguire il laboratorio di Arti terapeutiche che guarda al benessere delle famiglie. Spazio anche alla musica con i maestri Paolo Bata Bianconcini e Marco Garofano. Sono loro a proporre «laboratori di percussioni ed espressione ritmica» e performance di musica e danza afrocubana che coinvolgeranno i bambini. Nel pomeriggio (a partire dalle 16.30) il laboratorio didattico «giochiamo e divertiamoci con l’inglese», curato dal Learning Center Helen Doron Vomero. Il gran finale sarà quello con «Musica e danza Afrocubana» grazie alla scuola Batalab. La manifestazione vede il patrocinio dell’Università Suor Orsola Benincasa, della Regione Campania, del Comune di Napoli e del Comitato regionale Unicef.
Ricerca Cnr svela perchè succo della mela è un anticancro
Alimentazione, Prevenzione, Ricerca innovazione“Una mela al giorno leva il medico di torno” dice il proverbio. In effetti, il frutto oltre ad essere un concentrato di antiossidanti utili alla salute, alcune delle sue molecole hanno anche proprieta’ antitumorali. Oggi, grazie a una nuova ricerca, però, conosciamo in che modo agiscono sulle cellule malate. A firmare la scoperta, su Scientific Reports, un gruppo di ricerca coordinato dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isa- Cnr) in collaborazione con l’Universita’ di Salerno.
“Da diversi anni e’ riportato in letteratura che il succo di mela ha effetti di prevenzione sul cancro al colon retto, ma non e’ chiaro il meccanismo molecolare, ossia il modo in cui i polifenoli presenti nel succo operano in funzione antitumorale”, ha spiegato Angelo Facchiano, ricercatore Isa-Cnr e tra gli autori del lavoro (ripreso poi da Agi). “Noi abbiamo studiato per la prima volta in modo specifico proprio quali molecole antiossidanti vanno ad agire e su quali specifiche proteine della cellula”, ha aggiunto. I ricercatori hanno analizzato tre tipi di mela – Annurca, Red Delicious, Golden Delicious – per identificare e quantificare i principali composti antiossidanti: “I polifenoli della mela ostacolano in particolare la replicazione ed espressione del DNA nelle cellule cancerose del colon, in particolare questo impedisce loro di duplicarsi e far crescere la massa tumorale”, ha detto Facchiano. “Inoltre, abbiamo scoperto che le proteine su cui i polifenoli potrebbero agire sono le stesse su cui agiscono alcuni farmaci antitumorali recentemente sviluppati. L’ipotesi, su cui sara’ necessario effettuare ulteriori studi, e’ quindi che alcuni composti presenti nelle mele – ha concluso – abbiano un effetto preventivo agendo proprio sugli stessi meccanismi che vengono colpiti dai farmaci”.
Dagli organi al gesso, così l’ospedale stampa in 3D
News Presa, Ricerca innovazioneOspedale stampa in 3D
Deve mettere il gesso, vada in sala stampante. Una frase del genere, che sino a qualche tempo fa non avrebbe avuto alcun senso, oggi potremmo sentirla veramente. Se è vero che le visioni cinematografiche hanno spesso anticipato i prodigi della tecnica, ecco arrivare al Meyer di Firenze la stampa in 3D. L’esordio di questo prodigio tecnologico è legato al “T3Ddy”, laboratorio congiunto istituito con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze, che declina la stampa 3D in modo innovativo per una serie di avanzatissimi impieghi: dalla creazione di modelli tridimensionali per migliorare l’approccio chirurgico, alla realizzazione di “gessi” davvero su misura degli arti, più leggeri e comodi per i bambini, all’impiego educativo e ludico grazie al carrello della “maker therapy”, oltre al vasto utilizzo nella simulazione in pediatria per la formazione degli operatori.
Come in Grey’s Anatomy
Il mito della stampa in 3D nella celebre serie Tv
L’esperienza del Meyer ricorda da vicino, ma con le dovute differenze, quanto proposto nella decima stagione della serie tv Grey’s Anatomy. La serie cult ha avuto infatti il merito di contribuire a livello mondiale alla diffusione della stampa 3D e al suo potenziale in ambito medico. VA detto che nella fiction la stampa in 3D assume aspetti molto fantasiosi, Cristina Yang e Meredith Grey si contendono una stampante 3D che l’una vuole usare per creare una vena porta da installare nella pecora Dolly e che l’altra vuole impiegare per creare un condotto in grado di salvare un neonato.
Al servizio dei bimbi
Al Meyer l’introduzione della stampa in 3D nella pratica clinica è indirizzata soprattutto a supporto della cura di patologie pediatriche. I dispositivi medici per i bambini (impiantabili e non) hanno spesso bisogno di seguire le fasi di crescita del piccolo. Quindi l’uso di sistemi di produzione “cuciti su misura” del paziente garantiscono una migliore funzionalità e una più semplice installazione. Facendo leva sull’illimitata flessibilità che i moderni sistemi di stampa 3D mettono a disposizione, il laboratorio T3Ddy mira appunto a creare nuove opportunità nell’avanzamento della medicina pediatrica. Introducendo le tecnologie 3D nella pratica clinica, T3Ddy getta le basi per la standardizzazione delle procedure per la costruzione dei dispositivi medici “customizzati” in linea con la filosofia delle cure personalizzate, dove ogni paziente è unico e la soluzione viene costruita intorno a lui. Molto interessanti anche alcuni progetti pilota nati dalla pratica clinica che usano la stampante tridimensionale per rispondere a esigenze nate dal letto del paziente, come la realizzazione di gessi su misura creati con materiali più leggeri, lavabili e traspiranti, lo sviluppo di nuovi dispositivi medici per il trattamento di malformazioni della cassa toracica, la ricostruzione di parti anatomiche fondamentali per la pianificazione e l’esecuzione degli interventi più complessi, ma anche per avvicinare i più piccoli alla scienza e alla tecnologia. Tra i progetti c’è anche quello che il Miur ha di recente finanziato al Meyer, che impiega la stampa 3D nelle attività di gioco della ludoteca.