Tempo di lettura: 2 minutiIn Italia, si vaccina soltanto il 55 per cento degli anziani contro l’influenza. E solo il 10 per cento degli over 50 è vaccinato contro la polmonite pneumococcica, malattia infettiva che provoca decessi di oltre venti volte superiori di quelli provocati dall’influenza, con oltre 9mila morti l’anno (dati Eurostat 2013).
Per quanto riguarda l’influenza, i dati diffusi dal Rapporto OCSE (Organizzazione e Cooperazione e sviluppo economico) hanno messo a confronto le vaccinazioni antinfluenzali tra gli over 65 nel 2004 e nel 2014. In Italia, si è verificato un calo di circa il 10 per cento, conquistando solo il 18° posto, mentre Messico e Corea del Sud gli Stati più virtuosi con percentuali dell’80 per cento.
Sul fronte polmonite, arrivano i dati dello studio PneuVUE un’ampia ricerca Ipsos sul grado di consapevolezza della polmonite in Europa. Tra gli oltre 9 mila adulti intervistati, di cui oltre mille nel nostro Paese, il 95% dichiara di sapere cosa sia a livello superficiale la polmonite, ma solo l’1% sa che la malattia è responsabile di più del doppio dei decessi rispetto agli incidenti d’auto. Inoltre, il 36% ignora che alcune forme di polmonite possano essere contagiose e solo il 20% sa che esiste un vaccino contro questa patologia.
L’allarme è stato lanciato da HappyAgeing – Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, per la chiusura della campagna di sensibilizzazione ‘VACCI. VACCI A VACCINARTI 2016’, patrocinata dal Ministero della Salute.
“Anche se non è possibile stabilire con certezza l’andamento dell’ influenza – dichiara il presidente HappyAgeing Michele Conversano – si prevede che il picco possa manifestarsi nel periodo natalizio. E ricorda: “c’è tempo fino a dicembre per effettuare un’adeguata prevenzione della sindrome influenzale e delle eventuali complicanze ad essa correlate. Oggi ci sono diverse migliaia di morti l’anno per complicanze da influenza, quasi tutte tra gli anziani e per complicanze broncopolmonari; se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico, si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi fino anche del 60%”.
“Purtroppo – aggiunge il direttore di HappyAgeing Marco Magheri – circolano convinzioni infondate sulle vaccinazioni, quali, una scarsa fiducia verso le istituzioni, una bassa percezione del rischio, il timore di effetti collaterali e le questioni relative all’accesso e al presunto costo del vaccino, gratuito nella maggior parte delle regioni italiane. Per questo motivo, campagne di sensibilizzazione come questa sono utili a migliorare la consapevolezza che una migliore qualità della vita è possibile a tutte le età”.
La campagna, presente anche sui social con l’hashtag #Vacci, lancia un appello diretto, da anziano a anziano, uomo o donna, noto o meno noto, tutti uniti dalla consapevolezza di difendere la propria salute. Anche Michele Mirabella, inconfondibile voce dello star bene – gentilmente unitosi a sostegno della Campagna – non è il classico testimonial, ma un “volto tra i tanti”, un amico che ti invita a “NontiscordardiTe”.
La sicurezza alimentare passa prima “in bottega”
AlimentazioneLa sicurezza alimentare si fa anche in casa proprio perché molte delle intossicazioni con cui ci si presenta al pronto soccorso, sono in molti casi trasmesse dagli alimenti mal conservati in casa o nel frigorifero. Tra i principali pericoli ci sarebbero i cibi cotti e lasciati raffreddare lentamente sul fornello spento, ma anche i cibi crudi, o quelli cotti troppo poco che vengono a contatto con quelli cotti. Ecco perché la Regione Piemonte ha voluto sensibilizzare i commercianti e gli esercenti, che per vendere i propri prodotti sono formati sulle regole e le buone pratiche alimentari, come potenziali educatori alimentari.
Tra Regione, assessorato alla sanità, associazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna) e le organizzazioni dei consumatori (Movimento consumatori Torino, Adoc Piemonte, Adiconsum, Federcosumatori, Codacons, Acu) è stato sottoscritto un accordo per lavorare insieme sulla sicurezza alimentare e rafforzare la diffusione di stili di vita corretta a partire dalla scelta di alimenti di qualità fino al rispetto delle loro regole di conservazione. Per cercare di ridurre e minimizzare i rischi alimentari in ambito familiare, infatti, è importante intervenire sui comportamenti dei consumatori dal momento della spesa, del trasporto e della conservazione in casa, fino alla preparazione e al consumo. Su ciascuno di questi importanti passaggi, proprio gli esercenti al dettaglio e le botteghe artigiane alimentari costituiscono un importante punto di contatto con i consumatori che, spesso, si rivolgono a loro non solo per acquistare i prodotti ma anche per avere consigli, compito di grande responsabilità perché legato alla salute del cittadino. Ecco perché a partire da febbraio verranno avviati corsi specifici di formazione rivolti agli esercenti e sarà lanciata anche una nuova campagna di informazione sul tema.
Già dal 2001 l’OMS sostiene la necessità di educare chi tratta con il cibo sulle responsabilità che ciascuno ha per la sicurezza alimentare e lo fa attraverso l’iniziativa dei “5 punti chiave per alimenti sicuri”: abituarsi alla pulizia, separare gli alimenti cotti da quelli crudi, cucinare bene gli alimenti, tenerli alla giusta temperatura e utilizzare solo acqua e materie prime sicure.
Oggi in edicola con IO DONNA il monografico di PRESA sulla SM
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneArriva in edicola, per la prima volta insieme a IO DONNA, il monografico di PRESA. Fa il suo debutto oggi, sabato 10 dicembre, con un numero completamente dedicato alla Sclerosi Multipla, una patologia che colpisce in tutto il mondo circa 2,5 milioni di persone, di cui 600.000 in Europa e oltre 110 mila solo in Italia. Le più colpite, però, sono proprio le donne, con un rapporto di 3 a 1. Vivere con la SM è una sfida continua e porta con sé effetti non solo fisici e psicologici, ma anche sociali ed economici. Ogni tre ore nel nostro Paese un uomo o una donna ricevono una diagnosi per un totale di 3400 nuovi pazienti ogni anno. L’SM è una delle patologie neurologiche più comuni nella popolazione giovanile, infatti la maggior parte hanno fra i 20 e i 40 anni ed è la prima causa di disabilità dopo gli incidenti stradali (un giovane ogni 4 ore). Un universo, quello che ruota intorno alla sclerosi multipla, che coinvolge donne e uomini che ogni giorno combattono la loro battaglia per vincere contro la malattia. Nel frattempo la ricerca va avanti, grazie anche all’impegno delle associazioni in questi anni, e si attendono nuovi sviluppi.
Vaccini, solo il 10% degli over protetto dalla polmonite pneumococcica
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneIn Italia, si vaccina soltanto il 55 per cento degli anziani contro l’influenza. E solo il 10 per cento degli over 50 è vaccinato contro la polmonite pneumococcica, malattia infettiva che provoca decessi di oltre venti volte superiori di quelli provocati dall’influenza, con oltre 9mila morti l’anno (dati Eurostat 2013).
Per quanto riguarda l’influenza, i dati diffusi dal Rapporto OCSE (Organizzazione e Cooperazione e sviluppo economico) hanno messo a confronto le vaccinazioni antinfluenzali tra gli over 65 nel 2004 e nel 2014. In Italia, si è verificato un calo di circa il 10 per cento, conquistando solo il 18° posto, mentre Messico e Corea del Sud gli Stati più virtuosi con percentuali dell’80 per cento.
Sul fronte polmonite, arrivano i dati dello studio PneuVUE un’ampia ricerca Ipsos sul grado di consapevolezza della polmonite in Europa. Tra gli oltre 9 mila adulti intervistati, di cui oltre mille nel nostro Paese, il 95% dichiara di sapere cosa sia a livello superficiale la polmonite, ma solo l’1% sa che la malattia è responsabile di più del doppio dei decessi rispetto agli incidenti d’auto. Inoltre, il 36% ignora che alcune forme di polmonite possano essere contagiose e solo il 20% sa che esiste un vaccino contro questa patologia.
L’allarme è stato lanciato da HappyAgeing – Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, per la chiusura della campagna di sensibilizzazione ‘VACCI. VACCI A VACCINARTI 2016’, patrocinata dal Ministero della Salute.
“Anche se non è possibile stabilire con certezza l’andamento dell’ influenza – dichiara il presidente HappyAgeing Michele Conversano – si prevede che il picco possa manifestarsi nel periodo natalizio. E ricorda: “c’è tempo fino a dicembre per effettuare un’adeguata prevenzione della sindrome influenzale e delle eventuali complicanze ad essa correlate. Oggi ci sono diverse migliaia di morti l’anno per complicanze da influenza, quasi tutte tra gli anziani e per complicanze broncopolmonari; se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico, si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi fino anche del 60%”.
“Purtroppo – aggiunge il direttore di HappyAgeing Marco Magheri – circolano convinzioni infondate sulle vaccinazioni, quali, una scarsa fiducia verso le istituzioni, una bassa percezione del rischio, il timore di effetti collaterali e le questioni relative all’accesso e al presunto costo del vaccino, gratuito nella maggior parte delle regioni italiane. Per questo motivo, campagne di sensibilizzazione come questa sono utili a migliorare la consapevolezza che una migliore qualità della vita è possibile a tutte le età”.
La campagna, presente anche sui social con l’hashtag #Vacci, lancia un appello diretto, da anziano a anziano, uomo o donna, noto o meno noto, tutti uniti dalla consapevolezza di difendere la propria salute. Anche Michele Mirabella, inconfondibile voce dello star bene – gentilmente unitosi a sostegno della Campagna – non è il classico testimonial, ma un “volto tra i tanti”, un amico che ti invita a “NontiscordardiTe”.
Programma di prevenzione sempre più esteso in Valle d’Aosta
PrevenzioneE’ partito il primo dicembre in Valle d’Aosta il programma di screening che prevede ogni cinque anni per tutte le donne dai 30 ai 64 anni il test Hpv per l’individuazione delle cellule responsabili del tumore al collo dell’utero. Inizierà invece con l’anno nuovo il programma contro i tumori eredo-familiari, tumori che si manifestano in alcune famiglie, per predisposizione genetica. A tutte le persone che, a seguito di analisi genetiche, abbiano mostrato rischio elevato, verrà inviato un questionario che indirizzi al corretto percorso diagnostico. Lo ha annunciato la Regione Valle d’Aosta che ha spiegato le attività di prevenzione previste per i cittadini valdostani che negli utlimi anni hanno aderito con minore costanza alle azioni di screening proposte dal sistema sanitario.
Secondo i dati forniti dall’Assessorato alla Sanità, nel 2015 l’adesione alle attività di prevenzione nell’ambito cervico-vaginale è stata del 63,3% rispetto al 68.8% del 2014; al programma dediacto alla prevenzione del tumore al seno invece, le adesioni sono state pari al 66.6% nel 2015 contro il 71.8% nel 2014. E anche quelle allo screening contro il tumore al colon-retto, rivolto ai cittadini dai 50 ai 74 anni, sono diminuite, passando 64,5% dek 2015 al 66,2% del 2014. Sulla base di questi numeri la Regione ha scelto si espandere la fascia di utenza a cui si rivolgono le attività di screening portando, nell’ambito del carcinoma alla mammella, gli inviti alle donne tra i 45 e i 49 anni ad una cadenza annuale, e ad una cadenza biennale quelli rivolti alle donne tra i 70 e i 74 anni.
L’obiettivo è quello di estendere quanto più possibile i controlli e le attività di screening all’intera comunità, garantendo una copertura maggiore e soprattutto mirata che coinvolga tutti i cittadini diffondendo inseme la consapevolezza che la prevenzione è lo strumento migliore contro ogni malattia.
In grande aumento le malattie tiroidee «Serve prevenzione»
Prevenzione«No ai viaggi della speranza per curare patologie tiroidee e più prevenzione per le malattie autoimmuni, a partire da campagne di sensibilizzazione nelle scuole». E’ il messaggio che viene fuori al termine della due giorni del corso di aggiornamento su Malattie endocrino-metaboliche svoltosi all’hotel Alabardieri di Napoli e organizzato dall’Ame Campania (associazione medici endocrinologi).
A sostenerlo il dottor Pietro Lanzetta, referente Ame e coordinatore in Campania dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità nelle scuole di primo e secondo grado per la prevenzione di malattie autoimmuni.
Lo studio
«A San Gennaro Vesuviano – ha spiegato – è stata già completata la fase di prevenzione, che presto verrà allargata ad altri comuni della regione. Da questi studio è stato possibile riscontrare come i ragazzi facciamo scarso uso di sale iodato e come ci sia un’alta incidenza di patologie autoimmuni, come tiroiditi croniche».
Importante dunque per prevenire patologie come diabete, dislipidemie, osteoporosi e tireopatie, risulta essere la prevenzione, che va portata avanti già in età giovanile. Concordi anche gli altri due responsabili scientifici del corso, Vincenzo Novizio (consigliere nazionale Ame) e Francesco Scavuzzo, responsabile dell’unità operativa Endocrinologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli. «Abbiamo una alta incidenza di malattie tiroidee – spiega Scavuzzo – e corsi di aggiornamento come questi servono a creare sinergie e migliorare l’offerta qualitativa in Campania».
I viaggi della speranza
Novizio in particolare ha posto l’accento proprio sulla “mobilità sanitaria passiva” che caratterizza la Campania, facendone la regione più indebitata in Italia, con una spesa che supera i 281 milioni di euro per i cosiddetti “viaggi della speranza” presso le strutture fuori regione. «Per questo – dice – sempre più pressante diventa l’esigenza di un costante e proficuo aggiornamento di tutti noi operatori. Questo miglioramento non potrà che avere effetti positivi sulla mobilità sanitaria passiva».
L’orgasmo femminile svelato: l’orgasmometro dirà se il sesso è ok
News PresaSi può misurare l’orgasmo femminile? A quanto pare ora la risposta è sì. E’ la realizzazione di quanto immaginato da Woody Allen nel celebre film Il dormiglione ed è un test che si basa su solide fondamenta scientifiche. Insomma, non una bufala da social network. A mettere a punto questo strumento che farà tremare intere generazioni di uomini è stato un team di ricercatori italiani, che hanno presentato i risultati di questo lavoro in occasione del XII Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) di Roma. Il test, che non ha eguali nel mondo, servirà a ciascuna donna per interrogarsi sulla propria vita sessuale, mettendo nero su bianco ciò che non va o quello che potrebbe essere migliorato
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La scala del piacere
«L’orgasmometro femminile – spiega Emmanuele A. Jannini, presidente SIAMS e coordinatore del gruppo di ricerca che ha realizzato l’orgasmometro – è molto semplice, si tratta di una scala da uno a dieci che va da nessun tipo di piacere al massimo stato di godimento immaginabile. Sulla falsariga del test per la valutazione del dolore, consente alla donna di fermarsi a riflettere sul suo orgasmo e di indicarne l’intensità su una scala graduata: abbiamo convalidato lo strumento su oltre 500 donne con e senza disturbi sessuali e verificato che un punteggio inferiore a cinque si correla con un minor godimento e con una maggior probabilità di disagi sessuali. L’indicazione sulla scala è naturalmente una valutazione soggettiva da parte della donna, ma i nostri dati mostrano che c’è un legame evidente con eventuali problemi di natura sessuale».
Conoscere il proprio corpo
Il grado di lubrificazione, per esempio, correla con il risultato all’orgasmometro: maggiore è la sensazione che si prova, migliore è la percezione dell’orgasmo. I ricercatori hanno studiato l’orgasmometro anche in relazione alla tipologia di orgasmo, vaginale o clitorideo, su oltre 400 donne senza problemi sessuali. «Abbiamo verificato – spiega Jannini – che il piacere è più intenso in coloro che provano l’orgasmo con la penetrazione vaginale rispetto alle donne che lo provano soltanto con la stimolazione clitoridea o con entrambe le modalità. Inoltre, abbiamo anche osservato che minore è la tendenza a masturbarsi, per esempio meno di una volta a settimana, maggiore è la percezione del piacere nelle donne che provano l’orgasmo vaginale. la spiegazione è nella minor conoscenza del proprio corpo e del proprio piacere da parte di queste donne rispetto a coloro che provano anche orgasmi clitoridei, si può supporre in altri termini che le donne con orgasmi vaginali tendano a sovrastimare il loro godimento». I nostri dati indicano che la capacità di ottenere l’orgasmo sia attraverso la penetrazione vaginale che mediante la stimolazione clitoridea garantisce un orgasmo sensibilmente più intenso, ma soprattutto sottolineano che per le donne è utile fermarsi a riflettere sul proprio piacere con uno strumento di valutazione che le aiuti a capire meglio se stesse». Insomma, niente più finzioni in stile Harry ti presento Sally.
Parto cesareo, per lesioni cerebrali tre infermiere indagate a Catania
News PresaIl desiderio di avere un figlio, poi scoprire di essere incinta. Nove mesi di sacrifici, rinunce, fatica, attesa, gioia. Un giorno arriva il momento del parto in un ospedale di Catania e qualcosa va storto. Il bambino nasce con gravi lezioni cerebrali.
Oggi, a un anno di distanza, tre dottoressa del Santo bambino di Catania sono state sospese dal servizio e indagate dalla procura del capoluogo etneo. Avrebbero procurato, secondo l’accusa, danni irreversibili al neonato per evitare di effettuare sulla madre un parto cesareo. Il motivo del rifiuto di fare il cesareo sarebbe da ricercare nel fatto che le tre dottoresse in servizio non volessero trattenersi in ospedale oltre il loro orario di lavoro, quindi per non fare lo straordinario. Il bambino, per il presunto ritardo e le pratiche svolte non correttamente, ha riportato lesioni cerebrali gravissime. Il fatto risale a luglio 2015. I familiari della donna che ha dato alla luce il piccolo hanno presentato un esposto alla magistratura per capire quanto sia avvenuto quel giorno all’interno del reparto del Santo bambino che fa capo al policlinico Vittorio Emanuele di Catania. Secondo i magistrati della procura però ci sarebbe di più, le cartelle cliniche, infatti, sarebbero state redatte in notevole ritardo rispetto all’accaduto, questo, sostiene l’accusa forse per coprire le negligenze da parte del personale medico che adesso è stato sospeso. Due dottoresse sono state sollevate dall’incarico per un anno, la terza per cinque mesi. Per adesso non possono accedere in ospedale. Intanto il direttore generale dell’azienda Paolo Cantaro ha fatto sapere che è stata avviata anche un’indagine interna per cercare di ricostruire quanto avvenuto e se vi siano realmente delle responsabilità da parte dei medici coinvolti nell’inchiesta giudiziaria. L’ospedale Santo bambino, insieme al reparto di ostetricia e ginecologia del Vittorio Emanuele rappresenta il secondo punto nascita della Sicilia. I medici sospesi, fanno sapere dalla direzione generale, sono stati immediatamente sostituiti per continuare a garantire i servizi. Intanto l’inchiesta della procura va avanti.
Leucemie, linfomi e mieloma. Una stella di Natale Ail aumenta la speranza
News Presa, PrevenzioneTornano le stelle di Natale dell’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. Questo significa una sola cosa, è il momento di fare un piccolo con un valore grandissimo. Dall’8 all’11 dicembre i volontari AIL saranno nelle piazze italiane per offrire una piantina natalizia a chi verserà un contributo minimo di 12 euro. La novità di quest’anno è chi vorrà potrà sostenere l’associazione in vari modi.
Dall’1 al 18 dicembre sarà infatti attivo il numero solidale 45518, attraverso il quale si può inviare un Sms solidale di 2 euro o effettuare una chiamata da telefono fisso per donare 5 euro.
Le azioni messe in campo
Grazie ai fondi raccolti con le Stelle di Natale e con il numero solidale, l’AIL continuerà a svolgere le attività che da oltre 45 anni la contraddistinguono e realizzate grazie all’opera delle 81 sezioni provinciali. Vale a dire sostenere la ricerca scientifica, migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso il miglioramento degli standard dei day hospital ematologici potenziando il personale socio-sanitario e acquistando beni necessari alla modernizzazione delle strutture per rendere più confortevole il percorso terapeutico dei pazienti. E ancora, collaborare al servizio di assistenza domiciliare che consente ad adulti e bambini di essere seguiti da personale specializzato nella propria abitazione, riducendo così i tempi di degenza ospedaliera.
Il mondo del calcio con AIL
In campo con l’AIL c’è anche la Serie A e l’associazione italiana arbitri con una campagna di sensibilizzazione negli stadi. Nel corso della 16esima giornata di campionato (10, 11, 12 dicembre) in tutti i campi della Serie A verrà esposto, alla discesa in campo dei giocatori, uno striscione che ricorda l’importanza del sostegno alla ricerca scientifica mentre la terna arbitrale indosserà una maglia AIL.
Povertà: quasi 1 italiano su tre è a rischio. Il dramma del Meridione
Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneNel 2015 si stima che il 28,7% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale. Secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020, si tratta di individui che si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. L’Istat, nell’ultimo rapporto pubblicato oggi, fotografa una realtà che non accenna a migliorare.
La quota, infatti, è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%); resta invece invariata stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).
Il Mezzogiorno è ancora l’area più esposta: nel 2015 la stima delle persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell’anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%.
Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.
Nel 2014, escludendo gli affitti figurativi, si stima che il reddito netto medio annuo per famiglia sia di 29.472 euro (circa 2.456 euro al mese). Considerando l’inflazione, il reddito medio rimane per la prima volta sostanzialmente stabile in termini reali rispetto al 2013 (-12% che diventa -10% se si considera l’aggiustamento per dimensione e composizione familiare, cioè il reddito equivalente).
La metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.190 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese), sostanzialmente stabile rispetto al 2013; nel Mezzogiorno scende a 20.000 euro (circa 1.667 euro mensili).
Fra le famiglie che hanno come fonte principale il reddito da lavoro, una su due dispone di circa 29.406 euro se si tratta di lavoro dipendente e di non più di 28.556 euro nel caso di lavoro autonomo. Per le famiglie che vivono prevalentemente di pensione o trasferimenti pubblici la somma scende a 19.487 euro.
Includendo gli affitti figurativi, si stima che il 20% più ricco delle famiglie percepisca il 37,3% del reddito equivalente totale, il 20% più povero solo il 7,7%.
Dal 2009 al 2014 il reddito in termini reali cala più per le famiglie appartenenti al 20% più povero, ampliando la distanza dalle famiglie più ricche il cui reddito passa da 4,6 a 4,9 volte quello delle più povere.
Vaccini, gli over 65 sempre meno sedotti dall’iniezione di salute
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIn Italia, gli over 65 ricorrono sempre meno ai vaccini per restare in buona salute.
A tracciare il bilancio è l’Ocse che, tra gli studi pubblicati nel novembre del 2016, ne ha dedicato uno alla diffusione delle vaccinazioni anti-influenzali tra le persone più avanti con l’età. Nel rapporto sono stati analizzati due degli anni che racchiudono un decennio: il 2004 e il 2014. In Italia, in questo periodo, gli over 65 vaccinati sono passati dal 65 al 55%. Il Paese resta comunque perfettamente in media con il resto dei paesi analizzati dall’Ocse: due anni fa, infatti solo la metà delle persone di età superiore ai 65 anni si sono vaccinate contro l’influenza.
Sono pochi i paesi che rispettano le raccomandazione dell’OCSE di mantenere una copertura vaccinale, in fascia di età avanzata, attorno al 75%. In prima linea c’è il Messico che, nel 2014, ha registrato una richiesta di vaccini superiore all’80% (un decennio prima era poco più di 50 punti percentuali). Segue la Corea che ha mantenuto una quota piuttosto stabile intorno agli 80 vaccinati su 100. Al 75% di vaccinati, per il 2014, ci sono anche il Cile e l’Australia. Tutti gli altri paesi sono al di sotto della soglia raccomandata. L’Italia si trova al quindicesimo posto, quasi a metà della classifica dei 28.
In coda alla lista si trovano Austria, Slovacchia e Slovenia, rispettivamente al terzultimo, penultimo e ultimo posto della classifica. Tutti e tre questi paesi non raggiungevano il 50 per cento dei vaccinati anziani nemmeno nel 2004. Per il 2014 l’Austria ha toccato i 20 punti percentuali, con un peggioramento di circa il 15%. La Slovacchia è passata dal 22% al 15 del 2014. La Slovenia, invece due inverni fa, ha visto vaccinarsi solo l’11% circa della popolazione anziana, con una diminuzione in 10 anni, di 20 punti percentuali.
L’Ocse, intanto, consiglia di affrontare quanto prima una serie di problemi per aumentare la copertura vaccinale. In cima alla lista : una bassa percezione del rischio tra gli anziani, la paura di effetti collaterali e le questioni relative all’accesso e costo del vaccino.