Tempo di lettura: 3 minutiEntrare nella mente e lavorare direttamente sui pensieri è un traguardo ancora lontano, ma non del tutto impossibile. A rende meno fantascientifico questo traguardo è la “connettomica”, scienza che studia la nuova anatomia delle connessioni cerebrali, che ha trovato grande spazio a Napoli nel corso del ciclo di incontri «Le nuove frontiere della ricerca scientifica», ideato e promosso dall’IRCCS SDN con la direzione scientifica dello scienziato Marco Salvatore.
La mappa dei pensieri
Arrivato da Londra, Marco Catani (docente di Neuroanatomia al King’s College London ha svelato le nuove possibilità legate a quella che molti chiamano la “mappa dei pensieri”. Dal punto di vista scientifico è lo studio delle connessioni celebrali, quindi delle modalità in base alle quali il cervello “produce” i pensieri, i ragionamenti, le sensazioni e le emozioni. Più specificamente la connettomica cerca di spiegare in che modo la diversa organizzazione e il diverso collegamento tra i neuroni del nostro cervello produce le nostre attività cerebrali e regola il comportamento umano.
Risonanza ad alto campo
A dare sostanza ad un discorso altrimenti del tutto empirico è la risonanza magnetica ad alto campo, uno strumento fondamentale per questa materia, perché consente lo studio delle connessioni cerebrali di ogni soggetto in tempo reale, in maniera totalmente non invasiva e senza alcuna somministrazione di mezzo di contrasto. Tutto questo, spiega il professor Catani «è possibile grazie alla trattografia che, mediante la risonanza magnetica, misura del fenomeno fisico della diffusione dell’acqua e consente di stimare i percorsi delle fibre assonali e, quindi, il grado di connettività tra differenti regioni cerebrali». Semplificando non poco, il professor Catani ha presentato in anteprima assoluta in Italia il primo atlante completo delle connessioni cerebrali umane che pubblicherà insieme all’ingegnere biomedico Flavio Dell’Acqua a fine anno.
Nuove frontiere
La risonanza magnetica ad alto campo si sta rivelando non solo una tecnica d’indagine capace di offrire un notevole dettaglio anatomico delle strutture cerebrali, ma soprattutto, proprio grazie alla connettomica, uno strumento fondamentale per studiare l’organizzazione cerebrale a livello individuale, in grado di fornire una caratterizzazione completa di uno stato patologico oncologico, neurologico o psichiatrico. All’SDN di Napoli già si studia la connettività cerebrale grazie alla presenza di due tomografi di risonanza magnetica ad alto campo (di cui uno integrato con la PET) e di un laboratorio interdisciplinare che comprende fisici, ingegneri, informatici, psicologi e radiologi. Tutti uniti nel cercare di sviluppare tecniche di acquisizione e di analisi dei dati con lo scopo di portare i risultati degli studi di connettomica dalla ricerca alla pratica clinica.
Imaging di una nevrosi
Uno degli aspetti più affascinanti è legato alla possibilità, come spiegano Marco Aiello e Carlo Cavaliere (rispettivamente fisico e neurologo), di avere importanti elementi di indagine clinica anche in assenza di palesi alterazioni strutturali. Si pensi alla possibilità di vedere nelle immagini condizioni quali la prosopagnosia (condizione in cui risulta alterata la percezione dei volti, in cui in soggetto può non riconoscere il volto di un suo familiare stretto) o un disturbo psichiatrico come l’ipocondria.E poi, nel caso di alterazioni strutturali del cervello, come nelle patologie neurodegenerative e oncologiche, è ancora più evidente il ruolo integrativo della connettomica. Ad esempio, nella pianificazione di un trattamento neurochirurgico, lo studio delle connessioni cerebrali coinvolte nell’area di intervento può influire positivamente sulle scelte del neurochirurgo. Facile comprendere a quali esplorazioni e quali traguardi possano arrivare da questa nuova esplorazione.
Shopping e prevenzione, torna il camper Pro
News Presa, PrevenzioneCosa lega un centro commerciale con il tema della prevenzione? Se c’è di mezzo il Camper della Fondazione Pro è facile capirlo. Domenica prossima (26 febbraio) torna infatti l’appuntamento con la prevenzione del tumore della prostata, stavolta al centro commerciale Medi di Teverola (in provincia di Caserta). Protagonisti anche questa volta sono i cittadini, che possono contare sull’esperienza dei migliori urologi della Fondazione presieduta dal professor Mirone. Le visite sono tutte gratuite e sono possibili dalle 10.00 alle 14.00. Non serve alcuna prenotazione, basta lasciare il proprio nome presso il camper che stazionerà nel parcheggio del centro commerciale.
Uomini sotto la lente
«La partnership tra la Fondazione Pro e il centro commerciale Medi – spiega il professor Vincenzo Mirone – è un altro importante traguardo, poiché ci permetterà ancora una volta di intercettare la popolazione maschile che si sottrae ai controlli e non si reca dall’urologo. E i centri commerciali, come le piazze, sono luoghi in cui la grande affluenza di pubblico permette ai medici di “andare incontro” nel vero senso della parola a migliaia di uomini mentre le signore si dedicano agli acquisti».
Un territorio complesso
Nel casertano, nel 2016, ci sono stati 408 interventi per tumore della prostata, questo senza considerare che il 15-20% di pazienti con una diagnosi sceglie di farsi operare fuori regione . I dati regionali sono poi importantissimi se consideriamo che 2.110 pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico per cancro della prostata nel solo 2016, ed un totale di circa 2.600 pazienti sono stati sottoposti ad un qualsiasi trattamento per il tumore prostatico. «Per questo- aggiunge il professore – sento di dire alle migliaia di uomini che affollano i centri commerciali: dedicate dieci minuti alla vostra salute tra una compera e l’altra. Non state lì a stressarvi, noi siamo pronti ad accogliervi in qualunque momento lo vogliate». Entusiasta dell’iniziativa anche il direttore del centro commerciale Medi, Marco Aldanese: «Nel pianificare le attività per il 2017 abbiamo voluto fortemente includere gli appuntamenti con la salute completamente gratuiti, a beneficio del pubblico che affolla il nostro centro commerciale. Vogliamo fare qualcosa di utile unendoci agli appelli dei medici che invitano uomini e donne ad effettuare controlli periodici e necessari per preservare la nostra salute. Si può “educare” il pubblico alla prevenzione anche al di fuori degli studi medici, tutti i giorni, nella nostra quotidianità. Per questo siamo molto lieti di ospitare il Camper della Fondazione Pro».
Per 63 italiani su 100 la Giustizia è “malagiustizia”. Tra le priorità: la Sanità supera la Sicurezza
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazionePriorità alla giustizia, e solo dopo caos trasporti pubblici, sanità, buona scuola. Cambia la mappa delle emergenze secondo gli italiani che mettono il diritto al primo posto tra le priorità. Lo rivela l’ultimo sondaggio di Index Research sulla soddisfazione dei servizi.
Secondo la rilevazione, 63 italiani su 100 sono insoddisfatti dei meccanismi e dei tempi che dovrebbero regolare tribunali e processi. Gli italiani hanno sempre meno fiducia nel sistema giustizia e nel meccanismo che regola il “giusto processo”. Una questione che toglie il sonno a migliaia di cittadini, colpiti dai tempi infiniti dei procedimenti, o da casi eclatanti di “malagiustizia”.
Natascia Turato direttore di Index: “Dal nostro sondaggio emerge che, a sorpresa, il tema della sanità supera quello della sicurezza, questione storica su cui si sono basate numerose campagne elettorali. Evidentemente l’esigenza di garantire il diritto alla salute a alla cura è percepita come fondamentale e purtroppo il servizio erogato dallo Stato non è ritenuto all’altezza delle richieste”.
Cinquantasette intervistati su 100, infatti, si dichiarano insoddisfatti della sanità pubblica. Mentre esattamente la metà (50 su 100) ritiene che il tema della sicurezza non sia sufficientemente garantito.
Anche in tema di trasporto pubblico i cittadini continuano a riscontrare molte criticità: interpellati da Index Reseacrh, il 55% degli intervistati ha espresso un giudizio negativo sull’offerta del trasporto, sulla sua puntualità e pulizia.
La scuola è “buona” solo per 38 italiani su 100: secondo il sondaggio, il 49% esprime un’opinione negativa, il 13% non sa o non vuole rispondere.
L’unico servizio promosso dagli italiani è quello della cultura: il 54% si ritiene soddisfatto dell’offerta culturale del nostro Paese. 33 su 100 vorrebbero servizi migliori.
Campagne anti-fumo: quelle che toccano il cuore funzionano di più
Economia sanitaria, News Presa, Ricerca innovazioneLa nostalgia a volte può essere utile, ad esempio aiuta a smettere di fumare. Anziché fare leva sulla paura, le campagne anti-fumo dovrebbero toccare le corde del cuore dei fumatori, richiamando ad esempio i ricordi felici del passato. Lo dice uno studio della Michigan State University, pubblicato sulla rivista Communication Research Reports. La ricerca è stata svolta su fumatori di età compresa tra i 18 e i 39 anni, ad alcuni dei quali sono state sottoposte delle campagne pensate per far riflettere, appositamente realizzate. Le pubblicità comprendevano immagini di ricordi dell’infanzia, con frasi tese a ricordare momenti sereni, come “mi manca la semplicità della vita, essere fuori in una calda notte d’estate” con riferimenti precisi a odori familiari e sapori di altri tempi. Al termine, un narratore ricordava il momento in cui il fumo era stato introdotto nella quotidianità e vi era un invito all’azione. I risultati hanno evidenziato che coloro che avevano visto questi spot riferivano di provare più nostalgia ma soprattutto esprimevano attitudini più fortemente negative verso il fumo. Questo valeva in particolare per le donne. “Il nostro studio mostra il ruolo promettente dei messaggi nostalgici- spiega una delle autrici della ricerca Maria Lapinski- sappiamo che i cambiamenti ambientali hanno influenza sul fumo e questa ricerca indica come comunicazioni persuasive possano influenzare l’atteggiamento verso questa abitudine”.
Le nuove frontiere della ricerca scientifica
News Presa, Ricerca innovazioneWalter Ricciardi a Napoli per discutere de «Le nuove frontiere della ricerca scientifica». Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità sarà infatti il protagonista del terzo appuntamento con il ciclo di incontri che si propone di indagare i confini del progresso scientifico in campo medico. Dopo aver analizzato e discusso della rivoluzione legata all’avvento della connettomica, stavolta si guaderà all’internazionalizzazione della ricerca parlando del ruolo delle Reti europee nell’ambito della ricerca sanitaria in Italia.
Le reti
«Questo – anticipa Walter Ricciardi – è il futuro della ricerca e dello sviluppo ed è per questo che stiamo convogliando molte energie nella costruzione delle nostre reti italiane Eatris, Ecrin e Bbmri che offrono servizi per promuovere, per esempio, il trasferimento tecnologico della ricerca e lo sviluppo di nuove piattaforme di diagnosi e terapie. L’obiettivo è quello di costruire attraverso queste reti un nodo di congiunzione tra regioni, paese ed Europa, e sostenere tutte le comunità scientifiche nell’accesso a conoscenze, metodi e tecnologie avanzate e fare in modo che i sistemi sanitari possano usufruire prima possibile dei frutti del trasferimento delle conoscenze. Un risultato che comporterebbe un beneficio innanzitutto sulla salute dei pazienti ma, di riflesso, anche sull’economia dei paesi che cooperano attraverso le reti alla crescita e allo sviluppo della conoscenza scientifica».
L’ultimo incontro
Il ciclo di conferenze è stato ideato e promosso dall’Sdn con la direzione scientifica dello scienziato Marco Salvatore. Il ciclo di incontri si chiuderà lunedì 27 febbraio con Roberto Di Lauro, già direttore scientifico di Biogem e presidente della Stazione Zoologica “Anton Dohrn”, che nel suo nuovo ruolo di responsabile scientifico dell’Ambasciata italiana a Londra traccerà un’analisi comparativa su ricerca e innovazione nel settore biomedico tra Italia e Regno Unito, ipotizzando possibili collaborazioni sull’asse Napoli-Londra per ampliare le collaborazioni scientifiche dell’Sdn, che già lavora con importanti Università e Centri di Ricerca internazionali di oltre dieci Paesi in tutto il mondo: dalla Spagna agli Stati Uniti, dalla Francia alla Germania.
“Clicca il neo” l’App tutta italiana per battere il melanoma
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneBasta fare una foto alle macchie o alle lesioni a rischio, e inviare l’immagine all’esperto che, nel più breve tempo possibile, invierà la risposta. La salute è a portata di clic, insomma, grazie a “Clicca il Neo”, la app per identificare i nei sospetti (ad esempio un melanoma) direttamente dal proprio smartphone. La tecnologia ci dà grandi opportunità sul campo della prevenzione. Questa app è stata messa alla prova da uno studio sperimentale svolto nell’Ats Bergamo dal Centro Studi Gised e il livello di accuratezza tra chi ha usato la app e chi il monitoraggio tradizionale è risultato equivalente.
La ricerca sperimentale è stata svolta dal 10 ottobre 2016 al 3 febbraio scorso, in Ats Bergamo dal Centro Studi Gised e sostenuto da Lilt grazie a Fondazione Credito Bergamasco: 211 dipendenti di Ats Bergamo hanno usato “Clicca il Neo”, mentre 213 hanno fatto ricorso agli strumenti di monitoraggio tradizionale. “Il livello di accuratezza è risultato equivalente. Con un punto in più per la app: chi l’ha utilizzata, ha risparmiato tempo vitale e denaro”, riferisce una nota del Gruppo Studi Gised.
“Tra le malattie cutanee, il melanoma è una delle cause principali di mortalità – afferma Mara Azzi, Direttore Generale Ats Bergamo -, ma educazione e screening sono un mezzo importante di prevenzione e diagnosi precoce. Per questo credo molto in ‘Clicca il Neo’, che con la sperimentazione ha dimostrato come le nuove tecnologie permettanno una diagnosi precoce e una rapida valutazione da parte dello specialista, riducendo le liste d’attesa e indirizzando i pazienti più a rischio alla visita specialistica. “Clicca il Neo” è uno strumento che sfrutta le competenze specialistiche e sviluppa la consapevolezza, la responsabilizzazione verso la propria salute”.
Diabete, in Campania è allarme per l’assistenza
News PresaIl diabete è una delle malattie più diffuse del nostro secolo, “un’epidemia” legata in molti casi a stili di vita sbagliati. Uno dei problemi più gravi legati a questa malattia è nell’assistenza, spesso carente, che si trova sul territorio. Dalla Campania arrivano ad esempio dati poco incoraggiati. Stando ai dati emersi nel corso del workshop «Il paziente al centro – La gestione integrata della cronicità», organizzato con il contributo non condizionante di MSD nell’ambito del progetto “Insieme per il cuore”, per i circa 400mila diabetici campani il diritto alla salute è solo utopia.
Percorsi assistenziali
In regione infatti i pazienti non riescono a trovare un sostegno adeguato, come come sarebbe prescritto delle direttive della legge 9/2009 che disciplina i percorsi assistenziali. Sulla scorta del trend nazionale, in Campania solo 1 su 3 ha un adeguato controllo del diabete mentre gli altri vanno incontro alle complicanze della malattia: si stima che il 50% dei pazienti muoia a causa di malattie cardiovascolari, il 10-20% per insufficienza renale, mentre il 10% subisce un danno visivo. Tra le persone anziane con diabete di tipo 2 gli eventi cardiovascolari legati alle complicanze della malattia sono la principale causa di mortalità: il 70% dei decessi in questa fascia d’età è dovuto ad un evento cardiovascolare, in primis infarti e ictus. Altissimo l’impatto economico per il SSN, con costi complessivi, diretti e indiretti, stimati in 20,3 miliardi di euro l’anno.
Medicina generale
Sul diabete l’ulteriore beffa è che l’attuale gestione non valorizza il ruolo di riferimento del medico di medicina generale che, insieme al medico specialista, rappresenta il perno attorno al quale ruota una corretta gestione integrata del paziente e ne limita la libertà prescrittiva lasciando nel suo armamentario terapeutico, oltre alla classica metformina, le sole sulfoniluree che, secondo i dati della letteratura scientifica, aumentano il rischio cardiovascolare e la mortalità rispetto ai farmaci di più nuova generazione come per esempio i DPP-4 inibitori.
Violenze sui minori: i segnali dei bambini spiegati dai medici
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, PsicologiaGli abusi e le violenze sui bambini lasciano segni indelebili. È importante saper leggere i segnali dei più piccoli per poter intervenire in loro aiuto. Tra i fattori chiave a cui guardare per individuare se un bimbo ha subito maltrattamenti o abusi, ci sono età e comportamento. L’età va sempre rapportata a ciò che è possibile osservare come segni sul corpo, un’ecchimosi in un bimbo che non cammina ha ad esempio un valore diverso rispetto a quella in un piccolo già autonomo. Il comportamento può dare, invece, indizi importanti. Ad esempio, in un bambino che ha già raggiunto una tappa evolutiva e poi in maniera rapida sembra come regredire o cambiare c’è qualcosa da approfondire. A spiegarlo è Stefania Losi, pediatra dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze. “I maltrattamenti e le violenze riguardano tutta l’età pediatrica, da 0 a 17 anni, l’età media rilevata è fra i 7 e gli 8 anni- spiega Losi – anche se, a volte, poi la questione emerge durante l’adolescenza, ma le origini sono legate a eventi del passato. “Al Meyer – evidenzia l’esperta- c’è un servizio apposito, chiamato GAIA (Gruppo Abusi Infanzia Adolescenza), di cui sono responsabile, nato nel 2005 e multispecialistico (ne fanno parte 12 professionisti, tra cui pediatri, psicologi, neuropsichiatri, esperti in ginecologia pediatrica, infermieri, assistenti sociali) che viene attivato dal Pronto Soccorso, dai reparti, dagli ambulatori quando un bimbo presenta delle problematiche e si hanno dei dubbi relativi alla ricostruzione di quanto gli e’ accaduto”. Uno dei cardini indicati però anche per prevenire questi episodi è la formazione, come ad esempio quella dei pediatri di base che come sottolinea Losi “può intercettare prima quel sommerso di trascuratezza, maltrattamento o abuso sessuale non evidente, reiterato nel tempo”. Come la formazione programmata col progetto sostenuto da Menarini, in collaborazione con Telefono Azzurro, Società Italiana di Pediatria (SIP), Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI), per creare una rete nazionale antiabuso di 15.000 pediatri e medici di base, con un primo corso nei mesi scorsi a Firenze.
Screening, parte la campagna voluta da FAVO e Underforty
PrevenzioneA causa del disastro ambientale degli anni passati, la Campania è una regine nella quale si è registrato e si registra ancora oggi un’incidenza tumorale più alta che in altre regioni. Tra mito e realtà, la Terra dei Fuochi si lascia alle spalle un tributo molto alto. Per cercare di intercettare in maniera precoce alcuni tumori particolarmente insidiosi, parte a marzo una campagna di screening voluta dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e l’Associazione Underforty Women Breast Care Onlus.
I camper della salute
Si parte da Fuorigrotta con una squadra di medici che raggiungeranno i cittadini con i camper della salute. Poi gli screening proseguiranno nei Comuni tristemente noti per l’inquinamento ambientale e racchiusi in quella che è diventata per tutti la Terra dei Fuochi. Le visite saranno naturalmente gratuite, particolarmente utili per tutte le donne che voglio levarsi il pensiero.
Una diagnosi precoce
«Il tumore al seno – spiegano Sergio Canzanella (Segretario FAVO Regione Campania) e Massimiliano D’Aiuto (Direttore Scientifico dell’Underforty) – colpisce una donna su otto ed è la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 16% di tutti i decessi per causa oncologica. La terapia di queste neoplasie richiede la presa in carico da parte delle Breast Unit (Centri di senologia di alta specializzazione multidisciplinare e multiprofessionale), la ricerca ha fatto passi avanti, al punto che attraverso un prelievo di sangue è possibile attestare se una donna sia portatrice di un gene modificato che la candida ad avere più dell’85% di probabilità di sviluppare il tumore della mammella e dell’ovaio ereditario. Con i test genetici è possibile individuare la presenza di mutazioni a carico dei geni BRCA, consentendo di selezionare le pazienti ad alto rischio eredo-familiare da avviare a programmi mirati di screening con un’offerta diagnostica personalizzata. La Regione – concludono i due – ha scelto con questa iniziativa di ampliare ancor più il ventaglio degli screening sul territorio, una scelta lungimirante per la salute dei cittadini e per le casse del sistema sanitario».
Connettomica, ecco come la scienza indaga (e vede) il pensiero
Ricerca innovazioneEntrare nella mente e lavorare direttamente sui pensieri è un traguardo ancora lontano, ma non del tutto impossibile. A rende meno fantascientifico questo traguardo è la “connettomica”, scienza che studia la nuova anatomia delle connessioni cerebrali, che ha trovato grande spazio a Napoli nel corso del ciclo di incontri «Le nuove frontiere della ricerca scientifica», ideato e promosso dall’IRCCS SDN con la direzione scientifica dello scienziato Marco Salvatore.
La mappa dei pensieri
Arrivato da Londra, Marco Catani (docente di Neuroanatomia al King’s College London ha svelato le nuove possibilità legate a quella che molti chiamano la “mappa dei pensieri”. Dal punto di vista scientifico è lo studio delle connessioni celebrali, quindi delle modalità in base alle quali il cervello “produce” i pensieri, i ragionamenti, le sensazioni e le emozioni. Più specificamente la connettomica cerca di spiegare in che modo la diversa organizzazione e il diverso collegamento tra i neuroni del nostro cervello produce le nostre attività cerebrali e regola il comportamento umano.
Risonanza ad alto campo
A dare sostanza ad un discorso altrimenti del tutto empirico è la risonanza magnetica ad alto campo, uno strumento fondamentale per questa materia, perché consente lo studio delle connessioni cerebrali di ogni soggetto in tempo reale, in maniera totalmente non invasiva e senza alcuna somministrazione di mezzo di contrasto. Tutto questo, spiega il professor Catani «è possibile grazie alla trattografia che, mediante la risonanza magnetica, misura del fenomeno fisico della diffusione dell’acqua e consente di stimare i percorsi delle fibre assonali e, quindi, il grado di connettività tra differenti regioni cerebrali». Semplificando non poco, il professor Catani ha presentato in anteprima assoluta in Italia il primo atlante completo delle connessioni cerebrali umane che pubblicherà insieme all’ingegnere biomedico Flavio Dell’Acqua a fine anno.
Nuove frontiere
La risonanza magnetica ad alto campo si sta rivelando non solo una tecnica d’indagine capace di offrire un notevole dettaglio anatomico delle strutture cerebrali, ma soprattutto, proprio grazie alla connettomica, uno strumento fondamentale per studiare l’organizzazione cerebrale a livello individuale, in grado di fornire una caratterizzazione completa di uno stato patologico oncologico, neurologico o psichiatrico. All’SDN di Napoli già si studia la connettività cerebrale grazie alla presenza di due tomografi di risonanza magnetica ad alto campo (di cui uno integrato con la PET) e di un laboratorio interdisciplinare che comprende fisici, ingegneri, informatici, psicologi e radiologi. Tutti uniti nel cercare di sviluppare tecniche di acquisizione e di analisi dei dati con lo scopo di portare i risultati degli studi di connettomica dalla ricerca alla pratica clinica.
Imaging di una nevrosi
Uno degli aspetti più affascinanti è legato alla possibilità, come spiegano Marco Aiello e Carlo Cavaliere (rispettivamente fisico e neurologo), di avere importanti elementi di indagine clinica anche in assenza di palesi alterazioni strutturali. Si pensi alla possibilità di vedere nelle immagini condizioni quali la prosopagnosia (condizione in cui risulta alterata la percezione dei volti, in cui in soggetto può non riconoscere il volto di un suo familiare stretto) o un disturbo psichiatrico come l’ipocondria.E poi, nel caso di alterazioni strutturali del cervello, come nelle patologie neurodegenerative e oncologiche, è ancora più evidente il ruolo integrativo della connettomica. Ad esempio, nella pianificazione di un trattamento neurochirurgico, lo studio delle connessioni cerebrali coinvolte nell’area di intervento può influire positivamente sulle scelte del neurochirurgo. Facile comprendere a quali esplorazioni e quali traguardi possano arrivare da questa nuova esplorazione.
“Mariuoli della Sanità”, il videosocial per combattere la corruzione
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneEtica, trasparenza, merito. Sono queste le leve per prevenire e combattere la corruzione – soprattutto in sanità – dove in gioco c’è, oltre al bene pubblico, la vita stessa delle persone.
Esattamente 25 anni iniziava la stagione di Mani pulite con la scoperta, e non è un caso, di una mazzetta sanitaria pagata alla struttura sociosanitaria Pio Albergo Trivulzio di Milano.
Il videosocial preparato per l’occasione non è una commemorazione – perché si commemorano i defunti – e la corruzione è più che mai viva e attuale. Ma è l’occasione per analizzare come siano cambiati gli strumenti e le modalità del malaffare. Un tema che – come i grandi fenomeni del nostro tempo – non può essere affrontato all’interno del Paese ma deve trovare strategie e strumenti di prevenzione e di controllo comuni e il più possibile globali.
“Mariuoli della sanità, oggi come allora. – sottolinea Francesco Macchia, Presidente dell’Istituto per la promozione dell’etica in sanità, ISPE Sanità – Forse sono cambiati i metodi ma la corruzione è sempre lì. Lo dimostrano oggi i 50 rinvii a giudizio per appalti truccati a Modena, l’indagine della Guardia di Finanza all’ASL di Imperia per liste d’attesa parallele, l’inchiesta “Operazione Piramide” avviata presso l’Ospedale San Camillo – Forlanini di Roma, sempre per appalti truccati, solo per citare i casi più recenti”.
“Per questa ragione, come rappresentanti per l’Italia del network europeo contro le frodi e la corruzione in sanità (EHFCN.org) – prosegue Macchia – abbiamo organizzato per il 15 e 16 giugno a Roma un summit delle organizzazioni e delle istituzioni che in tutta Europa lottano contro il malaffare ai danni della salute dei cittadini. Presenteremo il nuovo Rapporto europeo sul fenomeno che, solo in Italia, sottrae alle cure dei cittadini circa 6 miliardi di euro ogni anno”.
“La strada della formazione etica applicata ai modelli organizzativi e affiancata da una puntuale e costante sensibilizzazione verso i cittadini – conclude il Presidente di ISPE Sanità – risulta ormai irrinunciabile per salvaguardare il patrimonio di civiltà che è il nostro Servizio Sanitario Nazionale; ed è una guerra che si può vincere solo se la si combatte a livello comunitario con un coinvolgimento consapevole dei professionisti e di tutti i cittadini”