Tempo di lettura: 3 minutiIn Campania i conti tornano (o quasi) ma non i Lea. Del resto se si va avanti con tagli indiscriminati difficilmente si può garantire una sanità di buon livello. Una cosa è eliminare gli sprechi, tutt’altra storia è far sparire i servizi ai cittadini in nome del dio denaro. Fatta questa premessa, a parlare all’Ansa di piani di rientro, anticipando i primi dati 2015 sull’attuazione dei Lea e iniziando ad avanzare una proposta per il superamento dell’attuale modello del commissariamento, è stata la ministra Beatrice Lorenzin.
Più risparmio, meno servizi
«I conti – spiega la Lorenzin – in questi anni sono molto migliorati, anche se ci sono ancora troppe regioni commissariate o in piano di rientro che riescono a non andare in rosso solo grazie alle coperture, ovvero all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio. Nel 2007 il disavanzo, senza le famose coperture, di tutte le regioni in Piano di rientro (Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro mentre Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate) era di 4,1 miliardi di euro, nel 2015 era sceso a 427,4 milioni di euro e nel 2016, sulla base dei dati provvisori in nostro possesso, è diminuito a poco più di 300 milioni. Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali ma in realtà la Regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni, sceso nel 2016 a 163 milioni. Ma nel 2016 in rosso ci sono anche il Molise con -17 milioni di euro, la Calabria a -55 milioni, l’Abruzzo a -23 milioni e la Puglia a -49 milioni. Ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure. Attraverso il sistema di monitoraggio dei Lea, il ministero verifica continuamente lo stato di salute della Sanità del Paese e in alcuni casi i progressi non sono stati molti. Anzi, alcune Regioni hanno addirittura peggiorato i risultati. Insomma sul fronte dell’erogazione delle cure, i piani di rientro e i commissariamenti hanno mostrato molte lacune».
Sotto la soglia minima
Il ministro chiarisce che «il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia Calabria (147 punti), Molise (156), Puglia (155), Sicilia (153) e Campania con 99 punti. Il dato della Campania poi è davvero preoccupante perché, rispetto al 2014, dove la regione raggiungeva un punteggio di 139, nell’ultimo anno si è notato un calo di ben 40 punti. Ma ad aver peggiorato le performance sono anche Puglia, Molise e Sicilia. In troppe regioni – spiega – ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale. In particolare, nell’assistenza domiciliare, numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina».
Invertire il trend
«I commissariamenti alla Sanità come li abbiamo immaginati fino ad oggi hanno fatto il loro tempo. Anche perché se è importante aver rimesso in ordine i conti, a pagarne le conseguenze non possono essere i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte. Per questo credo che dovremmo agire in maniera più mirata. Possiamo per esempio pensare di ridare alle regioni la capacità decisionale completa, senza alibi. Ma noi come stato centrale dovremmo tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Vuol dire che il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi».
Sud indietro su assistenza e servizi, Italia a due velocità
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneL’assistenza sanitaria è carente al sud, l’Istat disegna ancora una volta un’Italia a due velocità. Le persone molto soddisfatte di una visita specialistica (non in ospedale) si fermano praticamente al Lazio, con un recupero in Puglia e Sardegna. Le altre Regioni sono tutte con le percentuali più basse di gradimento. Dato questo confermato dal punteggio medio di soddisfazione per l’ultima visita specialistica che divide ancora una volta il Nord (positivo) e parte del Centro (a eccezione di Puglia e Sardegna) dal Sud (negativo).
Il giudizio dei cittadini sui servizi sanitari e l’assistenza lo ha riportato l’Istat, nell’indagine Health for all Italia datata dicembre 2016, un data base sempre aggiornato che riporta i dati principali sui servizi sanitari.
In particolare, per i ricoveri ospedalieri, le percentuali più alte di soddisfazione (superiori al 78%) sono tutte dall’Emilia Romagna in su, con l’eccezione dell’Umbria al Centro e della Sardegna al Sud. Quelle più basse in Calabria e Basilicata.
Sul territorio invece la situazione conferma la scarsissima assistenza. Non si parla più di “soddisfazione” dei cittadini nelle tabelle Istat, ma semplicemente di tassi di utilizzo o casi trattati. Come ad esempio per l’assistenza domiciliare integrata, che ovunque mantiene il più basso indice di casi trattati, con l’unica eccezione dell’Emilia Romagna dove la situazione è leggermente migliore. Ma nessuna Regione raggiunge valori alti come per altri indicatori.
Alcuni indicatori che riguardano le patologie confermano, invece, la situazione denunciata da Beatrice Lorenzin. Per quanto riguarda i tumori del colon retto (ma non solo, la voce Istat comprende anche altri tipi di tumore analoghi), le Regioni che hanno il maggior numero di casi e il maggior numero di dimissioni (più ricoveri in questo caso indicano minore appropriatezza: i “colori” sono quindi al contrario di quelli del gradimento) sono le Regioni del Sud, con una situazione leggermente migliore questa volta in Calabria e Sicilia. Nelle dimissioni per tumore della mammella invece la situazione è relativamente simile in tutte le Regioni, con leggere differenze in più o in meno nel Sud e in Piemonte, In Umbria, Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Gulia.
L’immagine che l’Istat dà dei posti letto residenziali sul territorio segue – ancora una volta in negativo – quella dell’assistenza domiciliare integrata: tutte le Regioni sono al livello più basso, tranne la Lombardia che registra un leggero miglioramento rispetto alle altre.
I medici ospedalieri di cui i cittadini si dichiarano molto soddisfatti sono tutti al Centro-Nord (tranne il Piemonte) e la situazione è praticamente sovrapponibile per il giudizio dato sugli infermieri, sempre in ospedale. Se poi a questi indici si sovrappone anche quello di chi è molto soddisfatto per i servizi igienici offerti in ricovero, il quadro si consolida e si hanno ancora una volta le Regioni del Centro Nord che di più soddisfano i cittadini e le situazioni di gradimento minore praticamente tutte nelle Regioni messe in mora da Beatrice Lorenzin. Il ministro ha detto all’ansa, parlando dei Lea che “i conti in questi anni sono migliorati, anche se le Regioni commissariate sono troppe, ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure”.
Le Regioni del sud, sempre in qualche modo a conferma delle parole del ministro, sono anche quelle dove la spesa sanitaria rispetto al Pil (pubblica e privata) è più pesante: non per nulla si tratta delle Regioni ancora in deficit, con commissario e piano di rientro.
In 34 banche del latte materno una nuova tecnica tutta italiana
Bambini, News Presa, PrevenzioneArriva una nuova tecnica nella pastorizzazione del latte umano donato alle Banche del Latte che consente di preservare molte più proprietà nutrizionali e biologiche del latte materno. Quest’ultimo è indispensabili per la sopravvivenza e la crescita dei neonati prematuri. Il nuovo metodo di pastorizzazione (tutto made in Italy) rapida a temperatura elevata (HTST, appena 5-15 secondi a 72 gradi), sta dimostrando di mantenere inalterate le principali proprietà bioattive e nutrizionali del latte materno donato, trattato oggi in tutto il mondo con la tradizionale pastorizzazione Holder (62,5 gradi per 30 minuti), che distrugge numerosi ingredienti bioattivi e nutrizionali, riducendo gli effetti positivi del latte stesso. Messo a punto dal professor Guido Moro – primo presidente della European Milk Bank Association (EMBA) ed attuale Presidente dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (AIBLUD)- sarà presentato al Simposio Internazionale sull’Allattamento di Medela (a Firenze il 7 e l’8 aprile).
Il latte donato alle banche del latte (ve ne sono 34 in Italia e 210 in Europa) deve essere raccolto da diverse donatrici e conservato, dunque la pastorizzazione è importante per assicurarne l’igiene e la corretta conservazione.
Il vantaggio del nuovo dispositivo, progettato da Guido Moro dell’AIBLUD, in collaborazione con Laura Cavallarin del CNR di Torino, il Prof. Enrico Bertino, Direttore del Centro di terapia intensiva neonatale dell’Università di Torino, sta anche nel garantire un processo di pastorizzazione a basso impatto e sicuro, adatto al trattamento di diversi volumi di donazioni: può pastorizzare fino a 10 litri di latte all’ora, con un volume minimo di 100 ml. È progettato per essere pulito dopo ogni ciclo di pastorizzazione e disinfettato immediatamente prima dell’uso successivo, risultando quindi più adatto a trattare insiemi di campioni di latte provenienti da diverse donatrici, rispetto al latte proveniente da singole donazioni.
«Raccogliendo mi Trasformo», il lavoro come terapia
News PresaIl progetto si chiama Raccogliendo mi Trasformo e arriva dall’associazione di volontariato onlus «La Bottega dei Semplici Pensieri», supportato dalla piattaforma Meridonare.it della Fondazione Banco di Napoli. L’idea è quella di impiegare i ragazzi down e con lievi ritardi mentali che fanno parte dell’associazione, in un’occupazione formativa a contatto con la natura che comprende la coltivazione, la raccolta e la successiva trasformazione di parte del raccolto in marmellate, conserve, dolci, che poi raggiungeranno i mercati solidali. Tutto questo sarà possibile grazie ad un accordo di base con alcuni contadini e con la Facoltà di Agraria della Federico II di Napoli.
Il lavoro come terapia
L’obbiettivo dell’associazione, con l’attivazione del progetto Raccogliendo mi Trasformo e di altri progetti, è quello di formare questi ragazzi all’impiego lavorativo con l’aiuto anche delle istituzioni e di imprenditori sensibili alle tematiche sociali. Grazie alla formazione al lavoro si potranno così favorire il miglioramento delle loro capacità motorie e cognitive e accrescere la loro autostima, allo scopo di reintegrarli nella società per restituirgli pari dignità e opportunità rispetto ai loro coetanei normodotati. Tutti possono dare una mano. Il progetto si potrà sostenere con una donazione minima consigliata di 6 euro al “Donamat” in occasione della presentazione (4 aprile, dalle 16 alle 19, in piazza Vanvitelli al Vomero nella gelateria pasticceria Casa Infante ) oppure facendo una donazione online.
Il primo passo
L’evento di lancio del crowdfunding del progetto Raccogliendo mi Trasformo si concluderà con la consegna da parte dei protagonisti dell’iniziativa «O Cor e Napule» dell’assegno della prima raccolta realizzata nel periodo natalizio legata al Buccaciello. Saranno presenti l’assessore del Comune di Napoli Enrico Panini (anche lui sostenitore dell’iniziativa del Buccaciello), il presidente della Municipalità Vomero Arenella Paolo de Luca e il capitano della Polizia Municipale Vomero Arenella Giuseppe Cortese. Special Guest Andrea Sannino, autore della canzone «Abbracciame« che fa da romantico sfondo al bellissimo video dell’iniziativa «O Cor e Napule« pubblicato su Youtube.
Iniziative per la Giornata mondiale Autismo. Casi aumentati di 10 volte
Associazioni pazienti, Bambini, News Presa, PrevenzioneDomenica prossima, in tutto il mondo, scendono in piazza i volontari per promuovere la consapevolezza sull’autismo. Dalle ultime stime, un bambino su 68, in alcuni casi anche in forma molto lieve, soffre di sindrome dello spettro autistico, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Il due aprile è la giornata dedicata a loro. Alcune piazze e monumenti verranno illuminati di blu e sono in programma tantissime iniziative, da Torino a Reggio Calabria, anche nelle scuole. In l’Italia a fare il punto sulla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo è il Ministero della Salute che ha presentato la campagna di raccolta fondi #sfidAutismo17, promossa da Fondazione Italiana Autismo (Fia).
Ad oggi non esistono farmaci in grado di curare questa sindrome e le famiglie ancora spesso vivono in condizioni di isolamento e mancata assistenza. Domenica ad illuminarsi saranno anche i più importanti monumenti degli stati di tutto il mondo, dall’Empire State Building di New York al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, si tingeranno di blu perché è il colore scelto dall’ONU come simbolo per l’autismo. In Italia, ha spiegato il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, “l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) ci aiuterà a far diventare blu tutti i principali monumenti e piazze delle nostre città”. A Roma “ad esempio, saranno illuminati il Quirinale e Palazzo Montecitorio”.
In questi anni “è andato via via crescendo – aggiunge Faraone – il contributo da parte delle Istituzioni alla sensibilizzazione sul tema”. In particolare, è importante il ruolo svolto dal Ministero dell’Istruzione, che, prosegue il sottosegretario, “ha inviato una circolare alle scuole per far sì che in ogni istituto siano promosse iniziative di conoscenza sul tema, con eventi che ospiteranno le associazioni delle persone con autismo e i loro familiari, o associazioni scientifiche di settore”.
Sanità: i conti tornano (o quasi), l’assistenza no
News PresaIn Campania i conti tornano (o quasi) ma non i Lea. Del resto se si va avanti con tagli indiscriminati difficilmente si può garantire una sanità di buon livello. Una cosa è eliminare gli sprechi, tutt’altra storia è far sparire i servizi ai cittadini in nome del dio denaro. Fatta questa premessa, a parlare all’Ansa di piani di rientro, anticipando i primi dati 2015 sull’attuazione dei Lea e iniziando ad avanzare una proposta per il superamento dell’attuale modello del commissariamento, è stata la ministra Beatrice Lorenzin.
Più risparmio, meno servizi
«I conti – spiega la Lorenzin – in questi anni sono molto migliorati, anche se ci sono ancora troppe regioni commissariate o in piano di rientro che riescono a non andare in rosso solo grazie alle coperture, ovvero all’aumento delle aliquote fiscali previste dai piani di rientro o a risorse proprie di bilancio. Nel 2007 il disavanzo, senza le famose coperture, di tutte le regioni in Piano di rientro (Piemonte, Abruzzo, Puglia e Sicilia sono in piano di rientro mentre Molise, Campania, Calabria e Lazio sono anche commissariate) era di 4,1 miliardi di euro, nel 2015 era sceso a 427,4 milioni di euro e nel 2016, sulla base dei dati provvisori in nostro possesso, è diminuito a poco più di 300 milioni. Il Lazio nel 2015 ha chiuso in pareggio solo grazie alle coperture fiscali ma in realtà la Regione aveva un disavanzo strutturale di 332,6 milioni, sceso nel 2016 a 163 milioni. Ma nel 2016 in rosso ci sono anche il Molise con -17 milioni di euro, la Calabria a -55 milioni, l’Abruzzo a -23 milioni e la Puglia a -49 milioni. Ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure. Attraverso il sistema di monitoraggio dei Lea, il ministero verifica continuamente lo stato di salute della Sanità del Paese e in alcuni casi i progressi non sono stati molti. Anzi, alcune Regioni hanno addirittura peggiorato i risultati. Insomma sul fronte dell’erogazione delle cure, i piani di rientro e i commissariamenti hanno mostrato molte lacune».
Sotto la soglia minima
Il ministro chiarisce che «il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti è 160 ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia Calabria (147 punti), Molise (156), Puglia (155), Sicilia (153) e Campania con 99 punti. Il dato della Campania poi è davvero preoccupante perché, rispetto al 2014, dove la regione raggiungeva un punteggio di 139, nell’ultimo anno si è notato un calo di ben 40 punti. Ma ad aver peggiorato le performance sono anche Puglia, Molise e Sicilia. In troppe regioni – spiega – ci sono molte difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale. In particolare, nell’assistenza domiciliare, numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina».
Invertire il trend
«I commissariamenti alla Sanità come li abbiamo immaginati fino ad oggi hanno fatto il loro tempo. Anche perché se è importante aver rimesso in ordine i conti, a pagarne le conseguenze non possono essere i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte. Per questo credo che dovremmo agire in maniera più mirata. Possiamo per esempio pensare di ridare alle regioni la capacità decisionale completa, senza alibi. Ma noi come stato centrale dovremmo tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Vuol dire che il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi».
Naturopata inietta curcuma per curare eczema, muore donna a San Diego
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneVoleva guarire dalla sua infiammazione alla pelle senza usare farmaci, ma ha trovato la morte. Jade Erick, aveva 30 anni, si è rivolta a una naturopata della sua zona che le ha iniettato in vena della curcuma per trattare un eczema. La spezia, a cui probabilmente la donna era allergica, deriva da una pianta erbacea originaria dell’Asia sud-orientale ed è largamente impiegata soprattutto nella cucina indiana.
La vicenda è avvenuta a San Diego, in California. La donna è morta dopo aver avuto un attacco cardiaco causato da una reazione avversa alla soluzione somministrata per via endovenosa. Le analisi post mortem hanno confermato che la spezia è in parte responsabile del decesso.
La vicenda, che rimbalza da giorni sulla stampa internazionale, riferisce come la paziente avrebbe cercato di combattere un eczema attraverso un approccio naturale, ma invasivo.
In naturopatia, la curcuma è considerata una sostanza dalle proprietà anti-infiammatorie ed è anche al centro di alcuni studi per accertare potenziali utilizzi nell’ambito dei trattamenti anti-tumorali, le ricerche però sono ancora ferme alla fase sperimentale. Se, infatti, alcune ricerche hanno mostrato effetti anti-cancro legati al composto, comunque ricorda Cancer Research Uk sull’Independent, occorrono più trial clinici per trarre conclusioni certe. «La curcuma usata in cucina è molto sicura, ma non sappiamo quanto lo sia la curcumina utilizzata a scopi medici», afferma l’associazione. Esistono solo studi preliminari sulla curcuma somministrata per via endovenosa in combinazione con la chemioterapia tradizionale, ma nessuna conclusione concreta sull’effettiva utilità. Secondo un’indagine di Forbes a San Diego un’ infusione endovenosa di curcumina costerebbe 200 dollari. Il professor Fabio Firenzuoli, direttore del Centro di riferimento in Fitoterapia della Regione Toscana, all’ospedale Careggi di Firenze, ha detto al Corriere della Sera:
«non mi risulta che la somministrazione di un preparato del genere sia autorizzato ed è un prodotto anomalo per qualità e sicurezza. Invece la curcuma come spezia in cucina e come fitoterapico da assumere per bocca ha un livello di sicurezza elevato e viene comunemente utilizzato come antinfiammatorio e antiossidante».
Nasce la rete oncologica della Campania
News Presa, PrevenzioneLa Campania si è finalmente dotata di una rete oncologica. L’avvio ufficiale del coordinamento della Rete Oncologica Campana (R.O.C.) arriva dal Pascale, Istituto assume i compiti della cabina di regia di questa rete che mira a determinare una svolta nell’assistenza sanitaria ai malati di tumore. In Campania si è scelto il modello operativo chiamato «Comprensive Cancer Center Network» che tende a includere le strutture presenti sul territorio e a vario titolo competenti per la prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del cancro. Insomma, una griglia completa che definisce tempi certi e tempi giusti per un accesso alle cure più adeguate, sia per migliorare gli esiti, sia per intercettare una fetta consistente di pazienti che, per questa patologia, emigrano dalla Campania.
Un ruolo chiave
I CORP, acronimo di Centro Oncologico di Riferimento Polispecialistico, hanno riconosciuto nel Pascale la funzione di coordinatore della Rete, individuando proprio nell’Istituto di Napoli il luogo dove definire le modalità di cooperazione per l’immediato avvio delle attività. Gli obiettivi che la rete si è proposta nell’immediato sono diversi: in primo luogo approvare Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), disporre di adeguate risorse economiche, i Progetti Obiettivi di Piano rappresentano infatti un’opportunità significativa di cui viene richiesta immediata disponibilità. Ogni mese i rappresentanti dei CORP della rete oncologica: Pascale, Federico II, Luigi Vanvitelli, Cardarelli, Ospedali dei Colli, Moscati, Rummo e San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, si incontreranno per discutere sulle azioni da mettere in campo.
In cosa consiste la rete oncologica?
La Rete Oncologica Campana prevede l’istituzione da parte delle Aziende individuate quali CORP, dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), specifici per la singola patologia neoplastica. Le figure professionali fondamentali che compongono il GOM sono l’oncologo medico con il ruolo di coordinatore, il chirurgo, il radioterapista e l’infermiere Case manager, essenziale per la presa in carico del paziente e per l’attuazione delle procedure di integrazione con gli altri punti della rete e con il territorio. Possono far parte dei GOM anche specialisti provenienti da altre strutture del territorio regionale campano, con specifiche e qualificate competenze in ambito oncologico ed individuati dalle proprie direzioni generali. Spetta ai GOM indirizzare i cittadini e i pazienti presso i centri della Rete abilitati all’erogazione delle cure del caso. Un aspetto determinante della Rete oncologica, inoltre, è la definizione della tempistica con cui dovranno essere effettuate le procedure previste dal piano diagnostico terapeutico assistenziale.
Aggressioni ai medici, parte la campagna social degli Ordini
News PresaCon una media di cinquanta aggressioni al giorno, la professione medica sta diventando più rischiosa di quella delle forze dell’ordine. L’allarme arriva ancora una volta dall’Ordine dei Medici di Napoli che, assieme all’Ordine di Bari ha deciso di lanciare una campagna social destinata ai camici bianchi, ma anche ai pazienti. Lo slogan è: «Chi aggredisce un medico aggredisce se stesso», ma a dare forza alla campagna è una foto molto esplicita che sta già diventando virale: una dottoressa con lo sguardo basso e il volto tumefatto per i colpi subiti.
Allarme sociale
«Abbiamo deciso di lanciare questa campagna – spiega Silvestro Scotti il leader dei medici partenopei, – perché siamo ormai ad un punto di non ritorno. Ogni giorno leggiamo di aggressioni e atti di violenza nei confronti di colleghi. Il nostro appello è rivolto a tutti, medici e cittadini: sostituite la vostra immagine di copertina sui social e fate sentire così la vostra voce». Da tempo il presidente Silvestro Scotti si spende a sostegno di questa causa, sua negli anni passati l’iniziativa di portare nei pronto soccorso di frontiera a Napoli pettorine con una grafica che richiamava quella dei giubbotti antiproiettile. «Sono convinto – conclude – che servano anche degli adeguamenti normativi. Il fatto che la vittima sia un medico dovrebbe essere un aggravante nel corso di un procedimento penale. E sarebbe anche il caso che le denunce partissero d’ufficio, esattamente come avviene nel caso che ad essere aggredito sia un pubblico ufficiale. Solo così possiamo sperare di arginare un fenomeno che sta diventando ormai dilagante».
Responsabilità politiche
Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, spiega che “nella rivoluzione della sanità campana una delle priorità deve essere quella di «garantire la necessaria sicurezza ai lavoratori che non possono offrire un servizio sanitario di qualità se non hanno la tranquillità e la certezza di non essere picchiati dai pazienti o dai loro familiari e amici, come, purtroppo, accade sempre più spesso”. Il dato che denuncia Borrelli riguarda l’ennesimo episodio di violenza che si è verificato all’ospedale Loreto Mare. «A tutto il personale – conclude Borrelli – esprimiamo piena solidarietà perché troppo spesso nel compiere il loro dovere devono fronteggiare violenti, incivili, vandali, teppisti e alcune volte anche camorristi pericolosi e violenti».
Studiare il primo soccorso a scuola. Legge c’è, i corsi non decollano
Associazioni pazienti, Bambini, News Presa, PrevenzioneNel nostro Paese c’è una legge che prevede l’inserimento di corsi per imparare a prestare il primo soccorso già a 12 anni. Gli insegnamenti però stentano a decollare. Ad oggi, solo in 5 Paesi l’insegnamento delle manovre salvavita agli studenti è previsto da una legge, tra questi l’Italia. Ma per l’Italian Resuscitation Council (Irc) “si riscontrano diversi problemi organizzativi, la cui soluzione richiede un maggiore supporto da parte delle istituzioni”.
Sono trascorsi due anni dall’approvazione da parte dell’Oms della dichiarazione “Kids Save Lives”, il documento, proposto congiuntamente da diverse associazioni europee tra le quali Irc (Italian Resuscitation Council), che raccomanda l’inserimento nei programmi di tutte le scuole del mondo di due ore di formazione all’anno sulla rianimazione cardiopolmonare per i ragazzi dall’età di 12 anni. Ad oggi, però, la situazione europea, per quanto riguarda l’educazione in tema di rianimazione cardiopolmonare e primo soccorso nelle scuole, è ancora molto disomogenea.
A presentare la mappa europea dell’insegnamento delle manovre di primo soccorso nelle scuole è, appunto, l’Italian Resuscitation Council, che spiega come i bambini siano maggiormente recettivi alle istruzioni che vengono loro fornite rispetto ai grandi. Possono, quindi, apprendere più facilmente come aiutare una persona in arresto cardiaco. “Iniziare a formarsi in giovane età – sottolinea l’associazione -significa far sì che la rianimazione cardiopolmonare possa diventare un’abilità permanente come andare in bicicletta o nuotare: non dimenticheranno più come si salva una vita”.
Oggi, in soli 5 stati (Belgio, Danimarca, Francia, Italia e Portogallo) è presente una legislazione che regola quest’insegnamento. In Italia lo prevede il comma 10, art. 3, della Riforma della Scuola Legge n. 107 del 13 luglio 2015. In altri 16 Stati è stato dato soltanto un suggerimento all’insegnamento, mentre in tutti gli altri Paesi europei al momento non è previsto nessun intervento in materia.
L’arresto cardiaco è ancora oggi la terza causa di morte nei Paesi industrializzati, con un totale, secondo i dati forniti dall’Irc, di oltre 700.000 decessi ogni anno in Europa e di oltre 400.00 negli Stati Uniti. “Un numero spaventoso – osserva l’Irc – che potrebbe essere dimezzato se un maggior numero di soccorritori, i testimoni dell’evento, fosse in grado di intervenire tempestivamente praticando immediatamente la rianimazione cardiopolmonare”.
Una formazione obbligatoria dei bambini in età scolare a livello nazionale, secondo l’Icr, avrebbe un impatto decisamente positivo sulla percentuale di applicazione della rianimazione cardiopolmonare, “che ora si attesta intorno al 60-80% solo in pochi Paesi del mondo, mentre nella maggior parte degli Stati è ben al di sotto del 20%”.
Da venerdì a domenica tornano le uova di Pasqua Ail
News Presa, Ricerca innovazionePer tre giorni tutti abbiamo la possibilità di lottare assieme a chi si batte contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. L’Ail torna infatti a scendere in piazza con un appuntamento che è ormai diventato una tradizione e da venerdì 31 marzo, sino al 2 aprile offrirà a chi vorrà sostenere questa battaglia la possibilità prendere delle Uova di Pasqua molto speciali. Per rendere possibile la raccolta fondi è stato necessario l’impegno di migliaia di volontari dell’associazione. Giovani e meno giovani che hanno risposto ancora una volta «presente» e saranno pronti ad offrire un uovo di cioccolato a chi farà una donazione minima di 12 euro. E attenzione, le Uova di Pasqua dell’Ail sono tutte caratterizzate dal logo dell’associazione. Quest’anno 6 grandi chef hanno sposato la causa dell’Ail e donato una ricetta realizzata con la cioccolata delle uova pasquali.
Le passate edizioni
L’iniziativa ha permesso negli anni di raccogliere fondi importanti destinati al sostegno di progetti di ricerca, ma anche all’assistenza e ha inoltre contribuito a far conoscere i progressi della ricerca scientifica nel campo dei tumori del sangue. Proprio grazie a questi risultati e quindi a terapie sempre più efficaci hanno determinato un grande miglioramento nella diagnosi e nella cura dei pazienti ematologici. Tuttavia non ci si può fermare un solo attimo, è necessario continuare su questa strada per raggiungere altr importanti traguardi e fare in modo che le leucemie, i linfomi e il mieloma siano sempre più guaribili. I fondi raccolti saranno usati per sostenere la ricerca scientifica e per collaborare al servizio di assistenza domiciliare per adulti e bambini. L’Ail finanzia oggi, su tutto il territorio, 51 servizi di cure domiciliari, di cui 22 anche pediatrici. Il servizio consente ai malati di essere seguiti da équipe multispecialistiche nella propria abitazione, riducendo così i tempi di degenza ospedaliera e assicurando nel contempo la continuità terapeutica dopo la dimissione.
Cellule staminali
l trapianto autologo di cellule staminali consiste nella somministrazione di chemioterapia o radioterapia, a volte anche entrambe, seguita poi da una reinfusione delle cellule staminali del autotrapiantate. Quindi il paziente è allo stesso tempo donatore e ricevente. Il principio su cui si basa questa tecnica è legato alla spiccata chemio sensibilità di molti tumori del sangue, che hanno la capacità di rispondere e quindi andare incontro ad eradicazione, dopo somministrazione di dosaggi elevati di chemioterapia. Tuttavia, la somministrazione di tali dosaggi, pur avendo la capacità di eradicare la malattia, è gravata da una serie di tossicità, la più importante delle quali è quella midollare. In altre parole, il condizionamento può assicurare un buon controllo della malattia ma con una grave tossicità sul midollo osseo, e distruzione dei precursori delle cellule del sangue. La reinfusione di cellule staminali precedentemente raccolte e conservate è in grado di determinare una rigenerazione del midollo osseo e quindi di superare questo grave effetto collaterale di condizionamento.