Tempo di lettura: 2 minutiIl paziente oncologico necessita di supporto psicosociale in ogni fase della malattia, dalla diagnosi alla guarigione. È questa la raccomandazione forte, elaborata nello svolgimento del progetto “CanCon” (Cancer Control), una Joint Action triennale cofinanziata dalla Commissione europea e dagli Associated Partners. Un risultato raggiunto dal team di ricercatori dell’Irccs “Giovanni Paolo II” che a livello Europeo hanno rappresentato l’Italia nel gruppo di lavoro dedicato alla Sopravvivenza e Riabilitazione.
La raccomandazione stilata dalla squadra barese è contenuta nella European Guide on Quality Improvement in Cancer Control, un volume che raccoglie anche le linee guida degli altri gruppi di lavoro, al fine di uniformare tra gli Stati membri, i piani nazionali di cura del cancro, dalla prevenzione alla riabilitazione (incluso il supporto psicosociale).
«Secondo la letteratura scientifica internazionale, pur ritenendo fondamentale assistere il paziente nei bisogni psicosociali, non è possibile trarre conclusioni definitive su quale tipo di intervento o tecnica sia più adatta per trattare ogni problema specifico presente sia nelle fasi acute della malattia, sia nella sopravvivenza – spiega Vittorio Mattioli, responsabile scientifico del progetto, esperto di sopravvivenza al cancro, coinvolto nella redazione del capitolo della guida dedicato allo “Psychological Support” insieme con i colleghi Angelo Paradiso, Francesca Romito, Claudia Cormio, Caroline Oakley, Francesco Giotta, Andrea Lisi, Domenico Zonno – Questo deriva dal rilievo che non solo vi sono molte tecniche efficaci, ma anche dalla conoscenza che, ad ogni fase della malattia, possono corrispondere livelli differenti di psicopatologia, che, per questo motivo, richiedono trattamenti differenti. Esemplificando si può affermare che per i livelli di psicopatologia lieve, gli interventi psicosociali, da soli, possono risultare efficaci, mentre per una psicopatologia moderata o grave la gestione ottimale richiede una combinazione di interventi psicosociali e farmacologici. Tutti gli interventi psicosociali devono essere gestiti da personale specificamente formato e professionalmente esperto» continua Mattioli.
In particolare, le conclusioni del team di via Orazio Flacco, frutto della valutazione di migliaia di lavori clinico-scientifici e del confronto con esperti internazionali, attraverso una fitta serie di incontri di studio vengono rese pubbliche durante il National Meeting for Dissemination of Recommendations & Policy Papers nell’Istituto Oncologico barese diretto da Antonio Delvino.
Il meeting che, oltre ai ricercatori baresi, ha nel panel dei relatori rappresentanti ministeriali, regionali e di associazioni scientifiche, ordinistiche e dei pazienti, si presta ad essere evento collaterale del G7 finanziario in programma a Bari in questi giorni, e insieme occasione per distribuire ai partecipanti una copia della Guida Europea ed una edizione speciale della Newsletter Cured & Chronic, una rivista quadrimestrale in lingua inglese dedicata alla promozione della cultura della sopravvivenza di lungo-termine al cancro.
Tumore oggi sconfitto dal 63% delle donne e il 54% degli uomini
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLe storie a lieto fine esistono anche per i malati oncologici. E non sono poche. In Italia, infatti, il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Numeri positivi e in crescita ogni anno di chi, oggi, riesce a vincere il tumore grazie ai nuovi, importanti, passi avanti nella ricerca. Il Italia, resta però il ‘gap’ tra Nord e Sud: nelle regioni settentrionali, infatti, si sopravvive di più, mentre al Sud si effettuano ancora pochi screening per la prevenzione. È quanto emerge dal ‘Rapporto AIRTUM 2016 sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia‘, presentato al ministero della Salute nella giornata di studio ‘Survivorship Planning Day‘.
Un report che oggi dà un grande segnale di speranza a tutte le famiglie dei malati e ai pazienti stessi. Si registra dunque un significativo miglioramento per i malati di tumore diagnosticati in Italia nel 2005-2009 rispetto al quinquennio precedente. Per le 5 neoplasie più frequenti (seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica) questo passo in avanti si traduce in 6.270 persone vive. La giornata dedicata a fare il punto sulla sopravvivenza al cancro è organizzata in collaborazione con AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università Sapienza di Roma.
Dal Ministero tutte le novità negli esami per la gravidanza
Bambini, News Presa, PrevenzioneNovità per chi vuole diventare mamma. Il Ministero della Salute ha aggiornato la lista delle prestazioni sanitarie che il Servizio Sanitario Nazionale offre gratuitamente, (senza pagamento del
ticket), alle coppie e alle donne in epoca pre- concezionale, durante la gravidanza e
in puerperio.
Tra le principali novità introdotte (aggiornate grazie alle nuove conoscenze scientifiche), nell’ambito dell’assistenza territoriale ad accesso diretto, le prestazioni che vengono offerte per la prima volta, gratuitamente, a tutte le donne ci sono:
corsi di accompagnamento alla nascita, assistenza in puerperio e il colloquio con lo psicologo in caso di disagio emotivo in gravidanza e/o in puerperio.
Invece, l’elenco completo degli esami gratuiti nel periodo preconcezionale, in gravidanza e in puerperio è disponibile all’indirizzo: www.salute.gov.it.
Tra le principali novità, ci sono:
Nel 1° trimestre
Per la diagnosi prenatale viene offerto a tutte le donne il test combinato che prevede un prelievo di sangue materno e un’ecografia per valutare la translucenza nucale. L’amniocentesi e la villocentesi rimangono gratuite solo per le donne che, indipendentemente dalla loro età, hanno un rischio aumentato rilevato attraverso il test combinato o dovuto a condizioni familiari.
Un Pap-test offerto alle donne di età superiore ai 24 anni che non lo hanno eseguito negli ultimi 3 anni, come previsto dai programmi di screening del Servizio Sanitario Nazionale.
Un esame colturale delle urine (urinocoltura) offerto per identificare precocemente infezioni renali che potrebbero causare complicazioni della gravidanza.
Una ricerca degli anticorpi di alcune malattie che si possono trasmettere attraverso i rapporti sessuali (la Gonorrea, la Clamydia e l’Epatite C) offerta alle donne a rischio.
Nel 2° trimestre
Un esame più approfondito da offrire, al quarto e al sesto mese di gravidanza, alle donne a rischio di sviluppare il diabete.
Nel 3° trimestre
Un tampone vaginale da offrire a tutte le donne per ricercare un batterio (Streptococco β emolitico gruppo B) che può causare gravi infezioni neonatali. In caso di risposta positiva del tampone, una terapia antibiotica offerta alla donna previene il rischio di infezione del neonato.
L’ecografia del terzo trimestre non viene più offerta gratuitamente a tutte le donne, ma solo a quelle per le quali il medico identifica una patologia materna o fetale per cui è opportuno eseguire un esame ecografico.
Internisti, «i Gregory House italiani»
News PresaVe lo ricordate il dottor Gregory House? Chi non vorrebbe averne uno a disposizione in caso di necessità. Beh, per la ministra Beatrice Lorenzin, intervenuta in collegamento telefonico durante la cerimonia inaugurale del XXII Congresso nazionale FADOI di Sorrento, la sanità italiana di dottor House ne ha tanti. «Mi piace chiamare gli internisti i Dr House della nostra Medicina», ha detto la Lorenzin. «Voi Dr House siete molto attivi anche sulla formazione e sulla ricerca clinica. È di questo che abbiamo bisogno per rendere i nostri ospedali più moderni e contemporaneamente mettere al centro il paziente. Nelle situazioni complesse il ruolo dell’internista è fondamentale, perché ha visione olistica e capacità di sintesi. Penso che gli Internisti potranno contribuire molto con il Ministero anche nei percorsi clinici e nella definizione delle linee guida, in particolare nel progetto sulla cronicità appena stabilito dal Ministero».
L’Italia invecchia
Oggi in Italia il 21,4% dei cittadini è over 65, il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo. Per questo la figura del Medico Internista, il cosiddetto “dottore degli adulti” assume un valore sempre più importante. La gestione della complessità dei pazienti ricoverati è uno dei temi principali discussi durante il Congresso. Il Presidente Nazionale FADOI Andrea Fontanella ha confermato la grande apertura del Ministro Lorenzin alla collaborazione con FADOI e con le Società Scientifiche, nell’ottica di un obiettivo comune: l’appropriatezza diagnostica e terapeutica. «Possiamo avere un ruolo importante per cambiare la sanità, in concerto con le Istituzioni. Mettere il paziente al centro significa certamente offrire assistenza e cura migliori, ma anche poter utilizzare al meglio le risorse a disposizione della Sanità nazionale».
Polemiche sulla Campania
La vista della Lorenzin a Napoli ha lasciato aperto il tema della nomina del commissario. La ministra ha chiarito che il tema verrà affrontato nei prossimi giorni in un dialogo a tre con il presidente Gentiloni, con il ministro Padoan e con il governatore De Luca. Tuttavia, l’insoddisfazione dei sindacati partenopei resta alta, visto che intanto tutte le decisioni più importanti restano al paolo, e in questo malumore incide certamente il ricordo del 2015 (quando la Campania ha atteso una nomina per ben 6 mesi). Staremo a vedere quanto toccherà attendere ora, consapevoli che in regione non c’è tempo da perdere.
Gli italiani e la carie? I dati shock dell’AIC
PrevenzioneLa carie? Questa sconosciuta, e non solo per i pazienti. A rivelarlo è l’indagine EduCarie dell’Accademia Italiana di Conservativa (AIC) presentata in occasione del 19° Congresso Internazionale di Bologna. La stessa indagine dice che tuttora sono poche le diagnosi corrette e tempestive: il 70% dei dentisti utilizza ancora soltanto la radiografia panoramica, che invece ha una bassa accuratezza diagnostica. Solo il 30% impiega le mini-RX endorali, fondamentali per riconoscere anche le carie più piccole e nascoste, e appena il 20% utilizza la diga, un foglio di gomma che isola il dente dalla umidità della bocca durante il trattamento, presupposto fondamentale per avere un campo dentale asciutto e ben visibile al fine di una corretta terapia.
Il progetto
Per fare chiarezza e migliorare prevenzione, diagnosi e terapia della carie è nato EduCarie per la formazione dei dentisti e la sensibilizzazione dei cittadini: il progetto, che ha già coinvolto oltre 2.000 odontoiatri in oltre 70 città italiane e ne sensibilizzerà altrettanti entro la fine del 2017, prevede corsi formativi e di aggiornamento sulle più attuali e corrette procedure diagnostiche e di trattamento, mentre sul sito www.accademiaitalianadiconservativa.it i pazienti potranno trovare informazioni preziose per prevenire, diagnosticare e curare la carie.
La foro dell’AIC
Stando ai dati raccolti, il 90% dei genitori dichiara di essere stato o aver accompagnato i propri figli dal dentista almeno una volta negli ultimi 12 mesi, di questi oltre il 50% una sola volta con punte del 61 e del 55 al Sud e nelle Isole, il 33% almeno un paio di volte, il 10% oltre due volte. Oltre la metà dei genitori non sa che un’alimentazione troppo ricca di zuccheri o la scarsa igiene orale provocano la carie. Appena il 20% sa che le carie possono insorgere a qualsiasi età e non colpiscono soltanto i bambini, oltre il 60% dei genitori ignora che la carie può evolvere nel giro di pochi mesi. Il 55% dei genitori non sa che i denti da latte cariati vadano curati perché possono danneggiare o ostacolare la nascita dei denti permanenti, circa il 70% ha una vera e propria fobia del dentista, il 33% lava i denti solo una volta al giorno e il 25% quando si ricorda o ha tempo e infine il 25% degli under 14 si lava i denti solo se i genitori gli dicono di farlo.
Il regalo che ogni mamma vorrebbe è la salute dei propri figli
Associazioni pazienti, Bambini, News Presa, PrevenzioneQuesta domenica si celebra la festa della mamma, e l’Osservatorio Malattie Rare ha diffuso un piccolo vademecum per aiutare le mamme a tutelare la salute del loro bambino. In Italia ogni anno nascono circa cinquecentomila neonati (e nuove mamme). Secondo le stime 1 bambino ogni 2581 è affetto da fenilchetonuria o altra forma di iperfenilalaninemia, una delle tante malattie rare metaboliche esistenti che, se non immediatamente diagnosticate, possono comportare disabilità gravissima.
Per ridurre fino al 70% il rischio di malformazioni, fondamentale è la prevenzione primaria che passa attraverso uno stile di vita sano e una corretta assunzione di folati condotta secondo le indicazioni del Ministero della Salute. Così come il monitoraggio della gravidanza che il nostro SSN offre gratuitamente a ogni mamma unitamente alla possibilità della diagnosi prenatale durante il primo trimestre.
Inoltre, c’è poi la prevenzione secondaria con lo screening neonatale.
Questo test consiste nel prelievo di una goccia di sangue dal tallone del neonato entro le prime 72 ore di vita: un metodo minimamente invasivo che permette di individuare precocemente oltre 40 patologie metaboliche rare ed evitarne le peggiori conseguenze, come disabilità gravissime e morti precoci.
Lo screening neonatale esiste in Italia dal 1992 quando divenne obbligatorio per tre patologie: ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria. Oggi l’obbligo è stato allargato a circa 40 malattie metaboliche rare grazie all’approvazione della legge 167/2016.
“Grazie alla battaglia combattuta in prima linea dall’Osservatorio Malattie Rare, dalle associazioni pazienti, dalle società scientifiche e dalla Sen. Paola Taverna – ha dichiarato Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore di Omar – dal 15 settembre 2016 lo screening metabolico allargato gratuito per tutti i neonati è legge nazionale. Ora questo diritto deve essere tradotto in pratica, e su questo c’è ancora molto da fare. Dall’approvazione della legge ad oggi nulla è cambiato nell’offerta delle regioni: solo la metà (50,3%) dei neonati ha accesso gratuito a questo test. Gli altri rischiano di non avere la diagnosi e patirne le conseguenze. Non si possono permettere altri ritardi, ognuno deve fare bene e velocemente la sua parte, dal Centro di coordinamento screening costituito presso l’ISS alle singole regioni. Ci auguriamo che le Regioni dove lo screening non è ancora attivo si adeguino presto, facendo il più bel regalo alle mamme e ai loro bambini”.
Visite gratuite, a maggio la prevenzione è donna
News Presa, PrevenzioneIn campo per la prevenzione gratuita, grazie a visite gratuite, per aiutare quei cittadini che nel pubblico non trovano risposte ini tempi accettabili. Anche quest’anno il Centro Igea Sant’Antimo (struttura privata convenzionata con il Servizio sanitario regionale), ha scelto di dedicare parte della propria attività alla prevenzione oncologica (e non solo) offrendo un servizio di visite e consulenze gratuite a tutte le donne interessate. Campagne, dirà qualcuno, supportata anche da ragionamenti di carattere imprenditoriale. Probabilmente sì, sarebbe stano il contrario. Ma fa riflettere come ogni anno il Centro durante il periodo dell’iniziativa registri un numero altissimo (oltre 1000 nella campagna 2016) di richieste da parte di donne che hanno bisogno di visite senologiche gratuite o di consulenze specialistiche.
I numeri
Il perché di tante richieste è nei numeri, che in Campania parlano di più di 100 nuovi casi di tumore della mammella ogni 100mila donne donne. E i dati sembrano aggravarsi se si guarda territoriali ad alto rischio inquinamento ambientale, come nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”. «In un momento così delicato per la sanità pubblica – spiega il dottor Antimo Cesaro, titolare della struttura – sentiamo il dovere si mettere le nostre professionalità e tecnologie al servizio di tutti i cittadini. Perché il diritto alla salute non può essere negato. Abbiamo scelto di dedicarci principalmente alle donne, perché spesso sono proprio loro ad essere maggiormente penalizzate e siamo convinti che la prevenzione sia l’unica arma efficace. Il cancro al seno è una patologia che colpisce sempre più donne giovani ed è vero che la Campania ne detiene il triste primato, ma è vero anche che una percentuale altissima di donne guarisce da questo male se, grazie ad una diagnosi precoce, riesce a diagnosticarlo in tempo. Per questo è determinante poter contare su strumenti diagnostici di qualità e all’avanguardia, in grado di rilevare anche la più piccola anomalia con una bassa esposizione alle radiazioni. Il centro Igea – conclude Cesaro- oltre ad offrire esami e visite gratuite, segue, laddove necessario, il paziente in tutto il percorso diagnostico».
Al fianco dei cittadini
Una dei progetti intrapresi dal Centro è quello di crescere nel mondo della ricerca, proponendosi come realtà di primo piano nella conoscenza scientifica e allo stesso tempo dedicando prevenzione gratuita e screening per la popolazione su patologie specifiche come le neoplasie. Non un’iniziativa “spot”, bensì un vero e proprio percorso di salute che proseguirà per tutto il mese di maggio con un programma dedicato a malattie particolarmente sentire in Campania
Ipertensione polmonare, un nemico temibile
News Presa, PrevenzioneSi chiama ipertensione arteriosa polmonare e colpisce soprattutto le donne. Stanchezza, affanno dopo uno sforzo fisico anche minimo, gonfiore alle caviglie e senso di oppressione all’addome sono i sintomi più comuni di questa malattia rara che purtroppo, in assenza di trattamento, può essere fatale entro due o tre anni dalla diagnosi.
Centri d’ccellenza
Per un ideale approccio a questa patologia è necessario far riferimento ad alcuni centri che hanno sviluppato una specifica esperienza. Tra questi c’è sicuramente l’Ospedale Monaldi di Napoli, dal cui centro per l’ipertensione polmonare parte l’iniziativa scientifica che si terrà all’Hotel La Palma di Capri dall’11 al 13 maggio, dal titolo «4th Focus on Pulmonary Hypertension». Un congresso internazionale che coinvolge ricercatori di tutto il mondo e che ha un duplice obiettivo, come spiega il dottor Michele D’Alto, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare dell’Ospedale Monaldi: «da un lato condividere i nuovi dati emersi dalla ricerca sull’ipertensione polmonare e dall’altro creare un network italiano ed internazionale che consenta una risposta sanitaria più adeguata e una gestione più razionale delle risorse. La creazione di un network specifico per l’ipertensione arteriosa polmonare rappresenta un momento imprescindibile per garantire un adeguato percorso diagnostico e per fornire al paziente le risposte terapeutiche più moderne».
Identikit
L’ipertensione arteriosa polmonare è una malattia grave, caratterizzata dal restringimento progressivo delle piccole arterie del circolo polmonare. E’ una patologia abbastanza rara e per certi versi poco conosciuta: colpisce circa 50 persone su un milione, quindi in Italia si stima ci siano circa 3.000 pazienti. La malattia ha spesso un esordio subdolo e poco specifico: dispnea, astenia, facile affaticabilità. Condizioni che sono presenti nella maggior parte delle patologie cardiologiche o pneumologiche, dilatando proprio per questo i tempi di diagnosi.
Diagnosi precoce
E proprio la diagnosi precoce della malattia può fare la differenza, soprattutto se si pensa al momento dell’esordio. Anche se può colpire tutte le fasce d’età, l’ipertensione arteriosa polmonare insorge in genere tra i 30 e i 50 anni, nel pieno cioè dell’attività lavorativa, affettiva e relazionale di una persona, se non addirittura quando un giovane sta ancora programmando il proprio futuro.
Italia -13% di bimbi obesi, ma resta la peggiore d’Europa
Alimentazione, Bambini, News Presa, PrevenzioneL’obesità infantile è calata del 13 per cento in 10 anni. Ma in Italia il tasso di bimbi obesi resta tra i più alti d’Europa. Per continuare a migliorare, l’Italia ha messo a punto un Piano Nazionale della Prevenzione che punta all’allattamento al seno e ad un incremento di frutta e verdura nella dieta dei più piccoli. La buona notizia, insomma, è che i bambini italiani sono sempre meno grassi, come rivela l’ultimo dato del Sistema di Sorveglianza Okkio alla Salute, promosso dal Ministero della Salute-Ccm, Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.
I dati sono stati raccolti su un campione di 48.946 bambini di 8-9 anni e 48.464 genitori, rappresentativo di tutte le regioni italiane. In particolare, l’indagine coordinata dall’Iss mostra che la percentuale di bambini obesi di età compresa tra i 6 e i 10 anni scende dal 12% del 2008-09 al 9,3% del 2016, e quella dei bambini in sovrappeso passa dal 23,2% del 2008-9 al 21,3% del 2016.
“L’obesità è diventata uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in Italia. Nonostante il miglioramento registrato dagli ultimi dati restano forti differenze geografiche tra Nord e Sud, a discapito di quest’ultimo – ha detto Walter Ricciardi, Presidente dell’Iss – La diminuzione del tasso di obesità nei bambini è un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati ed è contemporaneamente il segnale che dobbiamo concentrare maggiormente gli sforzi in questa direzione. Tuttavia – prosegue Ricciardi – resta molto da fare, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. I genitori devono fare la loro parte: infatti, questi dati ci dicono che circa il 40% delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma”.
Dalla rilevazione 2016, che conferma i dati precedenti, emergono tra i bambini abitudini alimentari errate, seppure con un miglioramento per quanto riguarda il consumo di frutta e-o verdura, aumentato, e il consumo di bevande zuccherate e-o gassate, diminuito. Tuttavia, l’Italia è tra i Paesi con i più elevati livelli di sovrappeso e obesità, così come dimostrato dalla “Childhood Obesity Surveillance Initiative – COSI”, un’iniziativa internazionale a cui partecipano più di 30 Paesi della Regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“In Italia l’8% dei bambini salta la prima colazione e il 33% fa una colazione comunque inadeguata, cioè sbilanciata in termini di carboidrati e proteine condizionando negativamente l’equilibrio calorico del resto dei pasti – ha spiegato Angela Spinelli del Centro Nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute – a metà mattina, infatti il 53% fa una merenda troppo abbondante e a tavola il 20% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura, mentre durante la giornata il 36% consuma quotidianamente bevande zuccherate o gassate. Nonostante sempre di più sembra che ci sia grande attenzione all’alimentazione e alle tante mode alimentari in giro, soprattutto in rete – ha osservato la ricercatrice – la realtà ci dice che di fatto neanche sufficientemente ancora ci avviciniamo a un corretto bilanciamento dei nutrienti nell’alimentazione dei nostri bambini”.
Il flash mob dei medici per la salute dei campani
News PresaDa ogni ospedale, presidio medico e ambulatorio della Campania sono partiti ieri centinaia di scatti. Fotografie tutte diverse ma con un unico soggetto, camici bianchi con le braccia incrociate in posizione di attesa. Il flash mob organizzato ieri dall’Anaao Assomed (principale sindacato della dirigenza medica) è l’istantanea della rabbia e dell’indignazione di un’intera categoria medica.
La contestazione è rivolta al Presidente del consiglio Paolo Gentiloni e alla ministra Beatrice Lorenzin, rei di «disinteressarsi del tutto della nomina di un nuovo commissario per la sanità campana». Di qui l’idea di Brno Zuccarelli, leader regionale dell’Anaao, di chiamare simbolicamente a raccolta tutti gli iscritti. Di chiedere loro di manifestare in uno scatto il disappunto che quell’immobilismo che già nel 2015 costò alla nostra regione 6 medi di «mancata gestione delle istanze di salute dei cittadini», dice Zuccarelli.
La scelta di una protesta molto simbolica, spiega Zuccarelli, è legata al nostro senso di responsabilità. «Protestiamo per la salute dei cittadini, uno sciopero avrebbe creato disagi».
Così i medici campani hanno scelto di far rumore con il silenzio, di rendere assordante una protesta che si è realizzata senza che in alcun modo potesse incidere sulla sofferenza dei pazienti. «Questo – continua Zuccarelli – stato il nostro modo per ricordarle a chi ci governa che la Campania esiste e che le strategie politiche non possono e non devono mettere a rischio l’assistenza ai cittadini. Eppure questo immobilismo della politica ci costringe a perdere terreno rispetto ai Livelli essenziali di assistenza. Le liste d’attesa si allungano, i servizi ai cittadini si riducono sempre più e aumenta la migrazione sanitaria, i cosiddetti viaggi della speranza. Anche se sarebbe più giusto chiamarli “viaggi della disperazione”».
A sorprendere della situazione Campana sono i tempi con i quali da Roma vengono disposte le decisioni, tanto che per il sindacato «agli occhi della politica la nostra regione non è un problema, semplicemente non esiste». Per i camici bianchi è però arrivato il momento di dire basta. E provocatoriamente si rivolgono al ministro Beatrice Lorenzin con il classico «se ci sei, batti un colpo». Rivolto al governo, Zuccarelli chiede fatti. «Alle chiacchiere – conclude – è bene che talvolta seguano i fatti. E’ facile riempirsi la bocca di luoghi comuni. Andiamo a vedere i fatti, i conti, i fondi elargiti e i criteri con i quali questi soldi ogni anno vengono assegnati. E poi sediamoci ad un tavolo e vediamo veramente chi vale e quanto. La sanità campana, anzi, la salute dei cittadini campani, merita che da Roma ci si prenda la briga di decidere. Anche perché la politica dev’essere al servizio dei cittadini, non il contrario. Una politica che non decide è una politica che non serve. Qualcuno direbbe che è una politica da rottamare».
Pazienti oncologici: supporto psicosociale priorità in ogni fase
Associazioni pazienti, Eventi d'interesse, News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneIl paziente oncologico necessita di supporto psicosociale in ogni fase della malattia, dalla diagnosi alla guarigione. È questa la raccomandazione forte, elaborata nello svolgimento del progetto “CanCon” (Cancer Control), una Joint Action triennale cofinanziata dalla Commissione europea e dagli Associated Partners. Un risultato raggiunto dal team di ricercatori dell’Irccs “Giovanni Paolo II” che a livello Europeo hanno rappresentato l’Italia nel gruppo di lavoro dedicato alla Sopravvivenza e Riabilitazione.
La raccomandazione stilata dalla squadra barese è contenuta nella European Guide on Quality Improvement in Cancer Control, un volume che raccoglie anche le linee guida degli altri gruppi di lavoro, al fine di uniformare tra gli Stati membri, i piani nazionali di cura del cancro, dalla prevenzione alla riabilitazione (incluso il supporto psicosociale).
«Secondo la letteratura scientifica internazionale, pur ritenendo fondamentale assistere il paziente nei bisogni psicosociali, non è possibile trarre conclusioni definitive su quale tipo di intervento o tecnica sia più adatta per trattare ogni problema specifico presente sia nelle fasi acute della malattia, sia nella sopravvivenza – spiega Vittorio Mattioli, responsabile scientifico del progetto, esperto di sopravvivenza al cancro, coinvolto nella redazione del capitolo della guida dedicato allo “Psychological Support” insieme con i colleghi Angelo Paradiso, Francesca Romito, Claudia Cormio, Caroline Oakley, Francesco Giotta, Andrea Lisi, Domenico Zonno – Questo deriva dal rilievo che non solo vi sono molte tecniche efficaci, ma anche dalla conoscenza che, ad ogni fase della malattia, possono corrispondere livelli differenti di psicopatologia, che, per questo motivo, richiedono trattamenti differenti. Esemplificando si può affermare che per i livelli di psicopatologia lieve, gli interventi psicosociali, da soli, possono risultare efficaci, mentre per una psicopatologia moderata o grave la gestione ottimale richiede una combinazione di interventi psicosociali e farmacologici. Tutti gli interventi psicosociali devono essere gestiti da personale specificamente formato e professionalmente esperto» continua Mattioli.
In particolare, le conclusioni del team di via Orazio Flacco, frutto della valutazione di migliaia di lavori clinico-scientifici e del confronto con esperti internazionali, attraverso una fitta serie di incontri di studio vengono rese pubbliche durante il National Meeting for Dissemination of Recommendations & Policy Papers nell’Istituto Oncologico barese diretto da Antonio Delvino.
Il meeting che, oltre ai ricercatori baresi, ha nel panel dei relatori rappresentanti ministeriali, regionali e di associazioni scientifiche, ordinistiche e dei pazienti, si presta ad essere evento collaterale del G7 finanziario in programma a Bari in questi giorni, e insieme occasione per distribuire ai partecipanti una copia della Guida Europea ed una edizione speciale della Newsletter Cured & Chronic, una rivista quadrimestrale in lingua inglese dedicata alla promozione della cultura della sopravvivenza di lungo-termine al cancro.