Tempo di lettura: 3 minutiGli uomini vivono meglio delle donne, ma le donne vivono più a lungo degli uomini. Il nuovo report Eurostat rivela le differenze di genere nell’ambito della vita quotidiana, facendo emergere purtroppo le solite criticità. Un terzo dei manager nell’Ue sono donne, ma in campo lavorativo, gli uomini occupano generalmente posizioni più elevate rispetto alle colleghe. E le donne guadagnano, a pari merito, in media il 16 % in meno degli uomini. La nuova pubblicazione digitale nasce da una collaborazione (per l’Italia) Istat-Eurostat. “La vita delle donne e degli uomini in Europa – un ritratto statistico” è il titolo dello studio che mette a confronto donne e uomini nella vita di ogni giorno.
In Italia dice di stare bene l’89,6% degli uomini contro l’88,5% delle donne tra i 16 e i 44 anni, mentre oltre i 65 anni sono il 33,2% dei maschi e il 25,4% delle femmine a sentirsi bene. Tuttavia l‘aspettativa di vita delle donne in Italia è di 84,9 anni contro 80,3 degli uomini.
Il lavoro
Più sono i figli, maggiore è il divario nei tassi d’occupazione femminile e maschile (66,5 e 48,1 senza i figli e 81,8 e 43,8 con tre o più bambini) ed è più alta in assoluto la percentuale di donne disoccupate rispetto agli uomini (10,9 per gli uomini, 12,8 per le donne). Per quanto riguarda la carriera: un terzo dei manager nell’Ue sono donne (in Italia il 28%), ma in campo lavorativo, gli uomini occupano posizioni più elevate e le donne guadagnano in media il 16% in meno degli uomini (ma in Italia è solo il 5,5% in meno).
Il report digitale contiene brevi testi, strumenti di visualizzazione interattiva, infografiche, foto ecc. ed è stato elaborato da Eurostat in collaborazione con gli Istituti nazionali di statistica degli Stati membri dell’Ue e dei paesi dell’EFTA ed è disponibile nella maggior parte delle loro lingue ufficiali. Ci si può anche mettere alla prova con un quiz, disponibile on line, per avere consapevolezza della propria conoscenza delle differenze uomo-donna
Tappe di vita
L’analisi mostra come, per esempio, in media nell’Ue nel 2016 le donne lasciano la casa dei genitori due anni prima degli uomini (all’età di 25 anni le donne e di 27 gli uomini). Le donne si sposano anche prima in quasi tutti gli Stati membri, con uno scarto di più di 3 anni al primo matrimonio in Bulgaria, Grecia e Romania, mentre risulta inferiore ai 2 anni in Irlanda, Lituania, Portogallo e Regno Unito. Nel 2015 nell’Ue le donne hanno partorito il primo figlio in media all’età di 29 anni, passando da circa 26 anni in Bulgaria, Lettonia e Romania a quasi 31 anni in Spagna ed in Italia.
Stile di vita
Le differenze nel modo di vivere, tra donne e uomini – coppie, single, con o senza figli – ci sono e non sono poche. Nell’Ue nel 2016, il 7,7 % delle donne di età 25-49 anni vive sola con i figli, rispetto all’1,1 % degli uomini della stessa età. Per i single senza figli nella stessa classe d’età, la percentuale è del 9,5 % per le donne e del 16,1 % per gli uomini.
Un altro gruppo che presenta ampie differenze tra le donne e gli uomini sono i single che hanno 65 anni o più: la percentuale di donne anziane che vivono da sole (40,1 %) è doppia di quella degli uomini (19,7 %).
Per altri gruppi ci sono differenze minori. Per i giovani tra i 15 e i 24 anni, l’8,2 % delle donne e il 7,8 % degli uomini vivono da soli. Lo stesso succede per quelli che vivono in coppia: 44,9 % delle donne e 48,2 % degli uomini di 15 e più nell’Ue vivono in coppia.
Cause di morte
Tumori, malattie cardiocircolatorie (per esempio l’infarto) e malattie cerebrovascolari (per esempio l’ictus) sono le tre cause di morte più comuni sia per le donne che per gli uomini nell’Ue. Per le tre tipologie, le morti tra gli uomini sono più frequenti di quelle fra le donne: nell’ Ue nel 2014, 349 uomini su 100.000 sono morti di tumore mentre le donne sono state 201, 171 uomini ogni 100.000 sono morti per malattie cardiache a fronte di 94 donne e 93 uomini per 100.000 sono morti per malattie cerebrovascolari contro 79 donne.
Soddisfazione per la propria vita
Le donne e gli uomini sono egualmente felici della propria vita. Vi sono ampie differenze nella vita delle donne e degli uomini; tuttavia, quando si misura la soddisfazione per la propria vita la percezione che se ne ha è quasi uguale. In media nell’Ue, nel 2013 le donne dai 16 anni in su valutano la propria soddisfazione di vita a 7,0 in una scala da 0 a 10, mentre gli uomini la valutano 7,1. Nella maggior parte degli Stati membri il punteggio o è uguale o differisce di 0,1.
Promuoviamo salute
Hiv, a Napoli il 20% di casi in più nel 2017
PrevenzioneL’Hiv non è una malattia lontana. Anzi, a Napoli nel 2017 si è registrato un aumento delle diagnosi del 20%. Il dato riguarda l’Azienda ospedaliera dei Colli ed è parametrato sul 2016. L’allarme arriva da Massimo Sardo, dirigente medico dell’ospedale napoletano, che ha parlato a margine della rappresentazione “Oggi si recita l’HIV” (ultima tappa del progetto “HImoVie”, ideato dall’associazione Arcobaleno Aids con la collaborazione di NPS Onlus e Anlaids sezione Lombardia e Lazio, il patrocinio del Comune e del Dipartimento delle Pari Opportunità del Comune di Napoli, il contributo non condizionato di Gilead Sciences). Sardo si dice preoccupato per una malattia che ancora oggi è molto presente tra i giovanissimi. «Molti dei ragazzi che arrivano da noi hanno meno di 30 anni, e se riuscissimo sempre ad intercettare i nuovi contagi in modo precoce scopriremmo che l’età del contagio è anche più bassa. Del resto ci si espone al rischio del contagio il più delle volte con l’inizio dell’attività sessuale». Lo specialista evidenzia anche che «Oltre la meta dei pazienti arrivano alla nostra osservazione già in fase avanzata di infezione a dimostrazione che il test per l’Hiv è una scelta spesso tardiva e che campagne informative per far conoscere la presenza ancora attuale, e combattere gli episodi discriminatori ancora oggi presenti, sono necessarie». Altro dato che fa riflettere è che tra i pazienti campani «il 47% sono eterosessuali ed il 32% omosessuali a dimostrazione che il virus può colpire chiunque».
In scena la prevenzione
Per questo si è pensato ad uno spettacolo teatrale, dedicato agli studenti delle scuole medie superiori, focalizzato sui temi della prevenzione dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili. Spettacolo che ad oggi ha coinvolto migliaia di adolescenti delle principali città italiane. Per Napoli la sede scelta è stata il Teatro Nuovo nel cuore dei Quartieri Spagnoli dove i ragazzi hanno assistito alla messa in scena da parte della compagnia Teatrosequenza di Torino di quanto tratto dal racconto di venti ragazzi sieropositivi che, nel volume “Vivere la sieropositività”, narrano la loro storia e come hanno contratto l’infezione: dalla scoperta ai modi di affrontarlo e curarlo per sensibilizzarli rispetto ad una malattia che, seppur in maniera diversa rispetto ai decenni passati, continua a colpire tantissime persone ogni anno.
Infezione in aumento
«Da almeno 5 anni il trend delle nuove infezioni in tutta Italia non tende assolutamente a diminuire, anzi è fisso (dati Coa- Iss dicembre 2015) intorno ai 4000 casi l’anno; quasi tutte infezioni a trasmissione sessuale ovvero l’84% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 43,2%; msm il 40,9%)» precisa Margherita ErricoPresidente di NPS Italia onlus. «Le nostre attività prevenzione e di lotta allo stigma da anni si rivolgono agli studenti dei quali né il Ministero dell’Istruzione né quello della Salute si fanno carico con interventi ufficiali e mirati». Con Napoli si è chiusa l’edizione 2016/2017 che ha visto oltre grande partecipazione non solo all’interno dei teatri ma anche sui canali social, dedicati all’informazione e alla divulgazione del progetto, e al concorso a premi in cui studenti ed insegnanti di tutta Italia si sono confrontati nel trasmettere e comunicare la loro percezione della malattia.
Vicini ai giovani
«Siamo molto soddisfatti dello straordinario successo di HImoVie, che ci conferma ancora una volta che le storie dei nostri ragazzi sono un valido mezzo per coinvolgere gli studenti in una riflessione sui comportamenti a rischio e sull’accoglienza delle persone sieropositive. Per questa ragione contiamo di continuare anche nel 2018 a girare l’Italia e ad incontrare altri giovani» ha dichiarato Stefano Patrucco dell’Associazione Arcobaleno Aids. «L’idea è stata quella di raccontare, attraverso lo spettacolo, le difficoltà e il difficile percorso di accettazione della malattia di ragazzi coetanei affetti da HIV» ha commentato Roberto Zunino, attore della Compagnia teatrale Teatrosequenza.
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«Perchè l’AIDS esiste ancora, anche se fortunatamente è più controllabile rispetto al passato, ed è importante continuare a parlarne anche ironizzando sui sentito dire e sulle false informazioni, troppo facilmente reperibili. Il dibattito che segue lo spettacolo e l’incontro con esperti del settore riporta alla prevenzione e alla consapevolezza di pericoli e accorgimenti da adottare per evitare la diffusione del virus». «A nome di tutta l’Associazione e della sezione Campania desidero ringraziare la sensibilità dei dirigenti scolastici e dei professori degli istituti Garibaldi, Casanova, Brunelleschi e S. Apostoli e siamo lieti di essere riusciti a raggiungere anche gli studenti delle periferie della città con questa inizitiva» ha aggiuntoMargherita Errico Presidente di NPS Italia onlus. «Ringraziamo chi supporta la nostra Regione, la Gilead in questo caso, affinché si realizzino queste iniziative educazionali coerenti con quanto indicato nel “piano nazionale di interventi contro l’HIV AIDS (PNAIDS)” nel quale si fa specifico riferimento alla necessità di mettere in atto strategie finalizzate ad eliminare lo stigma e la discriminazione ancora esistente verso le persone con HIV. Assicurando le cure, che diventano sempre più efficaci, ben vengano quindi le sinergie educazionali con il settore di formazione/scolastico» ha concluso Ugo Trama , Dirigente UOD Politica del Farmaco e Dispositivi della Direzione Generale della Salute ed il Coordinamento del Servizio Sanitario Regione Campania.
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Disturbo bipolare: è differente tra uomini e donne
PsicologiaIl disturbo bipolare non è sempre uguale per uomini e donne. Ci sono differenze anche a livello biologico. Uno studio ha valutato due sostanze, lo zinco e la neopterina, considerati i marcatori della risposta immunitaria al disturbo, per capire la gravità della depressione in una persona.
LE DIFFERENZE DI GENERE
A condurre la ricerca, pubblicata su Psychiatry Research, è stato un gruppo guidato dalla professoressa Erika F. H. Saunders che ha la cattedra di Psichiatria al Penn State College of Medicine (Pennsylvania, Usa). Intanto si sa che nel disturbo bipolare, caratterizzato dall’oscillazione a volte violenta, a volte molto ravvicinata, tra depressione e fasi euforiche di “mania”, le donne in genere sviluppano di più episodi depressivi, ansia o disturbo post-traumatico da stress o, infine, emicranie. Negli uomini, invece, sono più frequenti le esplosioni maniacali. Inoltre il sistema immunitario viene attivato durante gli episodi bipolari e genera livelli di infiammazione nel cervello. «Quando una persona soffre di depressione o di mania, sono coinvolte certe parti del cervello», dice la professoressa Saunders. «Per esempio l’ippocampo, che è un’area importantissima per la memoria, si restringe e si creano diversità nelle connessioni tra diverse aree cerebrali. Pensiamo che l’infiammazione giochi un ruolo in alcuni di questi cambiamenti».
Si sa che il sistema immunitario funziona in modo differente negli uomini e nelle donne. I ricercatori però volevano controllare se questo accade anche durante il disturbo bipolare. Hanno visto che nelle donne la depressione era più profonda se avevano più alte concentrazioni di zinco nel sangue mentre una forte mania negli uomini si presentava con più alti livelli di neopterina.
Un risultato che ha sorpreso gli studiosi del Penn State College, finora infatti una carenza di zinco era associata alle cadute dell’umore. Una possibile conciliazione tra i due risultati potrebbe trovarsi nel fatto che alti livelli di zinco nel corpo equivalgano a bassi livelli nel cervello. Ora la Saunders e i suoi approfondiranno questo aspetto proseguendo la ricerca su modelli animali.
Si studiano marcatori biologici e diversità fra uomini e donne: l’obiettivo è una diagnosi precoce e cure migliori per il disturbo bipolare.
«Il nostro obiettivo – dichiara la psichiatra – è trovare dei marcatori nel sangue da usare per la clinica con cui fare una diagnosi precoce dei disturbo bipolare e di arrivare poi a trattamenti tagliati su misura per uomini e donne».
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Non riuscire a guardare qualcuno negli occhi non è segno di timidezza
NewsTimidezza.
Quante volte ci è capitato di distogliere lo sguardo durante una conversazione, anche confidenziale, dal nostro interlocutore? Questo a volte ci fa apparire come persone insicure o timide, ma non è così! Uno studio, condotto da Shogo Kajimura dell’Università di Kyoto e pubblicato sulla rivista Cognition, ha cercato di spiegare il perché. La motivazione è che il nostro cervello non è in grado di gestire contemporaneamente le due attività (pensare alle parole giuste da dire e concentrarsi sul volto dell’interlocutore), tra le quali si ha una sorta d’interferenza, probabilmente dovuta all’utilizzo delle stesse risorse cognitive. I ricercatori hanno condotto un esperimento su 26 volontari che dovevano associare delle parole mentre fissavano delle facce generate al computer. Il test aveva diversi gradi di difficoltà, ma la prestazione calava significativamente quando, oltre ad aumentare la difficoltà, i partecipanti fissavano negli occhi un volto virtuale ricreato al computer. Il team giapponese afferma però che lo sguardo diretto, a livello cerebrale, non interferisce direttamente con la ricerca delle parole, quello che accade potrebbe essere visto come un “surriscaldamento” poiché il cervello non riuscirebbe a gestire troppe informazioni insieme.
Gli studiosi giapponesi affermano: “Ciò che è successo ai partecipanti potrebbe essere spiegato anche chiamando in causa una sorta di adattamento neurale, ovvero un cambiamento della reattività del sistema sensoriale a uno stimolo costante”.
Di “Adattamento Neurale” aveva già parlato uno psicologo italiano, Giovanni Caputo dell’Università di Urbino, che ha scoperto che fissare negli occhi qualcuno per 10 minuti ha un effetto allucinogeno. Con il suo esperimento, che ha coinvolto 20 volontari, ha scoperto un modo per indurre un’alterazione dello stato di coscienza. I partecipanti allo studio hanno riferito esperienze extracorporee, di allucinazioni visive in cui hanno visto mostri, parenti o addirittura il proprio volto nel volto della persona che fissavano. Ciò avviene in quanto, per un processo di adattamento allo stimolo, i nostri neuroni rallentano fino a “spegnersi” in caso di situazioni statiche: si è visto che la nostra percezione inizia a svanire finché non si battono le palpebre o la scena cambia.
Epatite e malattie correlate, esperti a confronto
Economia sanitaria, Ricerca innovazioneIn Campania la mortalità per cirrosi epatica ed epatocarcinoma è più alta rispetto alla media nazionale. Sono addirittura 100mila i soggetti portatori di infezione da Hcv. Grazie all’impiego delle nuove terapie e all’impegno di clinici ed Istituzioni negli ultimi 3 anni sono stati guariti dall’infezione 95mila pazienti in Italia e circa 13mila in Campania. Alcuni dati che spiegano l’importanza del corso che si terrà a Napoli il 3 e il 4 novembre, coordinato dal dottor Ernesto Claar, epatologo presso l’ospedale Evangelico Betania e presidente dell’Aigo Campania. Si discuterà di strategie di eradicazione del virus C e della loro sostenibilità economica, delle manifestazioni extra epatiche della infezione da HCV e delle loro possibili terapie, ma anche di steatosi epatica non alcolica, che rappresenta l’aspetto epatico della sindrome metabolica.
Il piano di eradicazione
Oggi, grazie al piano di eradicazione dell’infezione da Hcv, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) consente il trattamento, con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta (DAAs), a tutti i pazienti indipendentemente dalla gravità della malattia di fegato. Sono stati stabiliti, dal dialogo tra le Società scientifiche e Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’Agenzia, gli 11 criteri che consentiranno di trattare tutti i pazienti per i quali è indicata e appropriata la terapia.
Il dato globale
Si stima che vi siano al mondo 400milioni di infetti da HBV ed HCV e che l’epatite virale uccida circa 1milione e 4mila persone all’anno. L’organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un programma chiamato Towards the elimination of epatitis B e C by 2030; l’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2030, la terapia dell’Hbv e dell’ Hcv nell’ 80% dei pazienti con la previsione di ridurre del 90% le nuove infezioni virali e del 65 % il tasso di mortalità.
Il dato italiano
L’Italia non è da meno l’ AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha ribadito l’impegno a sostenere, in termini economici ed organizzativi, l’onere della terapia contro l’HCV per ogni cittadino italiano; Il piano Nazionale per la prevenzione e gestione dell’epatite C (PNEV), messo a punto dal Ministero della Salute, si propone di garantire un accesso uniforme alle cure innovative su tutto il territorio nazionale. «Il valore innovativo di un farmaco, sostiene il direttore di AIFA Mario Melazzini, è nullo se questo non è disponibile ai malati perché troppo costoso, dunque la vera innovazione è solo quella sostenibile, capace di portare beneficio all’intera comunità dei malati».
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Visite oncologiche gratuite grazie ai ciclamini ANT
PrevenzioneSe la prevenzione oncologica fosse un fiore sarebbe un ciclamino. Sono infatti i ciclamini di ANT onlus a sostenere e promuovere le visite mediche gratuite ai cittadini in ben 78 provincie italiane. Ma andiamo con ordine. Il 21 e il 22 ottobre (e poi ancora fino a metà novembre), sarà possibile sostenere i progetti di prevenzione oncologica di Fondazione ANT Italia Onlus, lo si potrà fare scegliendo i ciclamini che i volontari porteranno nelle piazze di tante città italiane. Le offerte raccolte serviranno a sostenere le oltre 20.000 visite di prevenzione che ogni anno ANT mette a disposizione della cittadinanza. Sono più di 148.000 le persone a oggi visitate gratuitamente in 78 province italiane, oltre ai progetti di sensibilizzazione ed educazione sanitaria pensati per i ragazzi delle scuole di vari ordini e grado.
Prendersi cura della propria salute
Uno stile di vita sano e controlli medici periodici sono oggi l’arma più efficace contro l’insorgenza di tumori. Per questo ANT promuove la cultura della prevenzione con incontri divulgativi mirati all’informazione sui corretti comportamenti e con programmi dedicati alla diagnosi precoce di diverse patologie. Sono quattro i percorsi principali della prevenzione oncologica ANT: Melanoma, Tiroide, Mammella e Ginecologia. Il primo è dedicato all’individuazione del melanoma, un tumore che si sviluppa sulla cute, nelle mucose e nell’occhio e per cui la diagnosi tempestiva è particolarmente importante. Le visite dermatologiche – 120.000 in 12 anni di attività – vengono effettuate da un medico specialista ANT con l’ausilio di un videodermatoscopio, strumento sofisticato per la diagnosi precoce delle lesioni sospette. Dal 2009 è stato sviluppato il programma di ecografie gratuite dedicato alla tiroide che ha raggiunto già 40 province italiane con oltre 20.000 controlli ecografici. La diagnosi precoce di un eventuale nodulo tiroideo consente al paziente di intervenire, nel modo più adeguato e tempestivo possibile, con ulteriori indagini laboratoristiche, strumentali e bioptiche.
Per le donne
Particolare attenzione è posta da ANT al tema dei tumori femminili. Con il Progetto Ginecologia, nato nel 2009, ANT offre gratuitamente visita ginecologica, PAP test, ecografia trans-vaginale e/o trans-addominale per la diagnosi tempestiva dei tumori della sfera ginecologica. Parallelamente si è sviluppato il Progetto Mammella per la diagnosi precoce delle neoplasie mammarie, a tutt’oggi la prima causa di morte oncologica nella popolazione femminile. Sono oltre 4.700 i controlli offerti da ANT in poco più di tre anni: per le donne under 45 sono disponibili visita, ecografia mammaria integrata da indagine DOBI; per le donne over 45 sono a disposizione visita, mammografia digitale ed ecografia mammaria.
A tavola
Nel corso degli ultimi anni grande impulso è stato dato inoltre alle attività legate alla corretta alimentazione – incontri informativi e visite nutrizionali – nella convinzione che una dieta sana ed equilibrata rappresenti uno degli strumenti più importanti ed efficaci nella prevenzione primaria e nella terapia delle cosiddette malattie del benessere. Inoltre, più di recente, è stato avviato il Progetto Cavo Orale: controlli clinici approfonditi dall’utilizzo di un moderno strumento, il VELscope VX, permettono di evidenziare, in modo non invasivo e in fase precoce, le lesioni sospette. Clicca qui per l’elenco completo delle piazze in cui trovare i Ciclamini ANT.
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Protesi al seno: una donna su 30mila sviluppa rara forma di tumore. Lo studio
Medicina esteticaLe protesi mammarie potrebbero procurare una rara forma di tumore, il linfoma anaplastico a grandi cellule. A dirlo è uno studio pubblicato su JAMA Surgery . A detta degli autori sono pochi i medici e i pazienti che ne sono al corrente. Ad oggi l’incidenza è di circa un 1 caso su 30.000 donne con protesi mammarie ogni anno, ma secondo gli autori si tratta di una cifra molto sottostimata.
Questa rara forma di linfoma è il BIA-ALCL (breast implant-associated anaplastic large cell lymphoma) e sembrerebbe interessare un tipo particolare di impianto, anche se gli autori della ricerca spiegano che per far luce servono ulteriori ricerche.
Lo studio è basato sulla revisione di 115 articoli che hanno esaminato 95 pazienti affetti da BIA-ALCL, allo scopo di chiarire le modalità di comparsa del tumore, eventuali fattori di rischio, la diagnosi e il trattamento effettuato.
Dino Ravnic, professore associato di chirurgia presso il Penn State College of Medicine (USA) spiega che questo tipo di tumore ha cominciato ad apparire da quando sono arrivati sul mercato negli anni ’90 gli impianti ‘testurizzati’ (un trattamento che trasforma da liscia a ‘rugosa’ la superficie esterna della protesi).
Analizzando la letteratura sull’argomento, i ricercatori americani sono arrivati alla conclusione che il BIA-ALCL potrebbe svilupparsi in risposta all’infiammazione circostante l’impianto e il tessuto che cresce insinuandosi nei piccoli pori dell’impianto testurizzato potrebbe mantenere questa reazione infiammatoria. Ricerche precedenti hanno dimostrato che un’infiammazione cronica può condurre alla comparsa di un linfoma.
Nei casi segnalati, il BIA-ALCL si è sviluppato lentamente, con una buona prognosi nei pazienti alle quali veniva rimosso sia l’impianto che il tessuto cicatriziale circostante; delle 95 pazienti contemplate nei lavori esaminati, solo 5 sono decedute.
Un’altra buona ragione inoltre per sottolineare l’importanza dei checkup di routine dopo il posizionamento degli impianti.
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Chirurgia «gentile», Napoli fa scuola
News PresaEsperti da tutta Italia a Napoli per il 119esimo congresso della Società italiana di Chirurgia. Il filo rosso che ha tenuto insieme tavole rotonde, dibattiti, simposi, è stato «la chirurgia nel rispetto dell’uomo». Iniziata con un evento inaugurale lo scorso 14 ottobre nel Teatro di San Carlo, il congresso ha chiuso ieri, a Città della Scienza con un bilancio positivo in termini di presenze e partecipazione. «Sono stati numerosissimi i colleghi che sono stati qui per discutere degli argomenti del congresso», hanno spiegato Maurizio De Palma e Natale Di Martino, co-presidenti del congresso. «Ci sono stati tanti chirurgi giovani, che è un dato importante perché la tecnologia, in termini di strumentazione e di farmaci, va avanti e ci consente di evitare degli interventi destruenti, troppo invasivi».
Innovazioni
Ampio spazio è stato dedicato alla chirurgia robotica, laparoscopica, nei confronti con quella tradizionale, e ancora sezioni specifiche e nell’utilizzo dei robot in vari campi. «La nostra linea – hanno sottolineato De Palma e Di Martino – è stata la chirurgia nel rispetto dell’uomo, attraverso la chirurgia gentile, tecnologica, integrata». Oggi, grazie all’apporto della tecnologia, la chirurgia non è più quella di un tempo. «Si punta a interventi specifici selezionati – hanno detto – la cosa più importante era il problema della integrazione. il chirurgo non é al centro della situazione, ma oggi fa parte di un insieme di discipline che sono in grado di poter definire significativamente ciò che è meglio da fare per il paziente». Un esempio è quello della senologia. Se nel passato, quando una donna scopriva di avere un tumore, si provvedeva a rimuovere tutto, oggi le cose sono cambiate. “Oggi invece la senologia è un percorso – hanno aggiunto – la paziente viene accolta, studiata, si fa la diagnosi e in base alle necessità, come indicato da oncologo, radioterapia, chirurgo, si leva quello che è necessario. Senza dimenticare l’integrazione con lo psicoterapeuta che aiuta il paziente ad arrivare all’intervento». Un discorso che vale per la senologia, ma anche per tante patologie oncologiche perché «viene tolto, demolito, quello che è necessario lavoriamo su quello che dobbiamo andare a fare ed è più accettabile per il paziente».
Il ruolo di Napoli
Il congresso ha rilanciato la centralità di della scuola napoletana di chirurgia nel panorama nazionale e non solo. In fatto di chirurgia robotica, ad esempio, Napoli è una delle città italiane all’avanguardia per quel che riguarda la formazione. Basti Pensare alla Robotic Academy Intuitive Naples attiva nel Centro di Biotecnologie avanzate del Cardarelli, diretto da Santolo Cozzolino. A disposizione dei chirurghi c’è un robot da Vinci di ultima generazione con doppia consolle. La portata innovativa di questo progetto è enorme, l’esperienza dell’Academy permetterà al Cardarelli non solo di consolidare la propria leadership nella chirurgia robotica, ma anche di generare risorse economiche che potranno poi essere reinvestite nelle cure destinate ai pazienti.
Alcol e fumo. Più tendenti gli uomini. Alta anche percentuale in sovrappeso
Stili di vitaIn Europa, gli uomini bevono e fumano più delle donne, con ripercussioni sulla propria salute. Secondo l’ultima indagine Istat-Eurostat “La vita delle donne e degli uomini in Europa – un ritratto statistico” lo stile di vita cambia in base al genere.
Una maggiore percentuale di uomini rispetto alle donne nell’Ue beve alcol ogni settimana (nel 2014 il 38 % dei maschi in Ue di 18 anni o più, rispetto al 23 % delle femmine). Tra gli Stati membri, le percentuali per gli uomini variano dal 21 % in Lettonia al 52 % nel Regno Unito, mentre per le donne dal 5 % in Romania e Lituania al 40 % nel Regno Unito.
Una maggiore percentuale di persone di sesso maschile rispetto a quelle di sesso femminile nell’Ue fuma (24 % dei maschi di 18 anni o più sono fumatori giornalieri, rispetto al 16 % delle femmine). La proporzione per gli uomini va dal 10 % in Svezia al 40 % a Cipro e per le donne dal 9 % in Romania al 23 % in Austria.
Passando al corretto stile di vita, l’assunzione regolare di frutta e verdura è considerato da tutti un elemento importante per una dieta sana e bilanciata. Nel 2014 nell’Ue, il 49 % degli uomini mangia da una a quattro porzioni di frutta e verdura giornalmente, rispetto al 54 % delle donne. La percentuale per i maschi varia dal 26 % nei Paesi Bassi al 70 % in Belgio, mentre per le donne dal 32 % nei Paesi Bassi al 73 % in Belgio.
Anche lo sport rivela delle differenze di genere. Infatti l’altra componente di una vita sana è una regolare attività fisica. Nel 2014 nell’Ue il 36 % dei maschi dedica ogni settimana 150 minuti o più allo sport e all’attività fisica non legata al lavoro, rispetto al 26 % delle femmine. Per l‘uomo la proporzione va dal 14 % in Romania al 55 % in Finalndia, mentre per la donna dal 4 % in Romania al 57 % in Danimarca.
Tuttavia la percentuale delle persone in sovrappeso è ancora alta. Tutti i fattori citati hanno un impatto sul peso. Nel 2014 nell’Ue, il 57 % dei maschi sono considerati in sovrappeso (con un indice di massa corporea pari a 25 o più), rispetto al 44 % delle femmine. La proporzione tra gli Stati membri varia per gli uomini dal 52 % nei Paesi Bassi ed in Francia al 66 % in Croazia, mentre per le donne dal 35 % in Italia al 54 % in Malta.
Promuoviamo salute
Donne e uomini a confronto su salute e lavoro. Dati Eurostat
Ricerca innovazioneGli uomini vivono meglio delle donne, ma le donne vivono più a lungo degli uomini. Il nuovo report Eurostat rivela le differenze di genere nell’ambito della vita quotidiana, facendo emergere purtroppo le solite criticità. Un terzo dei manager nell’Ue sono donne, ma in campo lavorativo, gli uomini occupano generalmente posizioni più elevate rispetto alle colleghe. E le donne guadagnano, a pari merito, in media il 16 % in meno degli uomini. La nuova pubblicazione digitale nasce da una collaborazione (per l’Italia) Istat-Eurostat. “La vita delle donne e degli uomini in Europa – un ritratto statistico” è il titolo dello studio che mette a confronto donne e uomini nella vita di ogni giorno.
In Italia dice di stare bene l’89,6% degli uomini contro l’88,5% delle donne tra i 16 e i 44 anni, mentre oltre i 65 anni sono il 33,2% dei maschi e il 25,4% delle femmine a sentirsi bene. Tuttavia l‘aspettativa di vita delle donne in Italia è di 84,9 anni contro 80,3 degli uomini.
Il lavoro
Più sono i figli, maggiore è il divario nei tassi d’occupazione femminile e maschile (66,5 e 48,1 senza i figli e 81,8 e 43,8 con tre o più bambini) ed è più alta in assoluto la percentuale di donne disoccupate rispetto agli uomini (10,9 per gli uomini, 12,8 per le donne). Per quanto riguarda la carriera: un terzo dei manager nell’Ue sono donne (in Italia il 28%), ma in campo lavorativo, gli uomini occupano posizioni più elevate e le donne guadagnano in media il 16% in meno degli uomini (ma in Italia è solo il 5,5% in meno).
Il report digitale contiene brevi testi, strumenti di visualizzazione interattiva, infografiche, foto ecc. ed è stato elaborato da Eurostat in collaborazione con gli Istituti nazionali di statistica degli Stati membri dell’Ue e dei paesi dell’EFTA ed è disponibile nella maggior parte delle loro lingue ufficiali. Ci si può anche mettere alla prova con un quiz, disponibile on line, per avere consapevolezza della propria conoscenza delle differenze uomo-donna
Tappe di vita
L’analisi mostra come, per esempio, in media nell’Ue nel 2016 le donne lasciano la casa dei genitori due anni prima degli uomini (all’età di 25 anni le donne e di 27 gli uomini). Le donne si sposano anche prima in quasi tutti gli Stati membri, con uno scarto di più di 3 anni al primo matrimonio in Bulgaria, Grecia e Romania, mentre risulta inferiore ai 2 anni in Irlanda, Lituania, Portogallo e Regno Unito. Nel 2015 nell’Ue le donne hanno partorito il primo figlio in media all’età di 29 anni, passando da circa 26 anni in Bulgaria, Lettonia e Romania a quasi 31 anni in Spagna ed in Italia.
Stile di vita
Le differenze nel modo di vivere, tra donne e uomini – coppie, single, con o senza figli – ci sono e non sono poche. Nell’Ue nel 2016, il 7,7 % delle donne di età 25-49 anni vive sola con i figli, rispetto all’1,1 % degli uomini della stessa età. Per i single senza figli nella stessa classe d’età, la percentuale è del 9,5 % per le donne e del 16,1 % per gli uomini.
Un altro gruppo che presenta ampie differenze tra le donne e gli uomini sono i single che hanno 65 anni o più: la percentuale di donne anziane che vivono da sole (40,1 %) è doppia di quella degli uomini (19,7 %).
Per altri gruppi ci sono differenze minori. Per i giovani tra i 15 e i 24 anni, l’8,2 % delle donne e il 7,8 % degli uomini vivono da soli. Lo stesso succede per quelli che vivono in coppia: 44,9 % delle donne e 48,2 % degli uomini di 15 e più nell’Ue vivono in coppia.
Cause di morte
Tumori, malattie cardiocircolatorie (per esempio l’infarto) e malattie cerebrovascolari (per esempio l’ictus) sono le tre cause di morte più comuni sia per le donne che per gli uomini nell’Ue. Per le tre tipologie, le morti tra gli uomini sono più frequenti di quelle fra le donne: nell’ Ue nel 2014, 349 uomini su 100.000 sono morti di tumore mentre le donne sono state 201, 171 uomini ogni 100.000 sono morti per malattie cardiache a fronte di 94 donne e 93 uomini per 100.000 sono morti per malattie cerebrovascolari contro 79 donne.
Soddisfazione per la propria vita
Le donne e gli uomini sono egualmente felici della propria vita. Vi sono ampie differenze nella vita delle donne e degli uomini; tuttavia, quando si misura la soddisfazione per la propria vita la percezione che se ne ha è quasi uguale. In media nell’Ue, nel 2013 le donne dai 16 anni in su valutano la propria soddisfazione di vita a 7,0 in una scala da 0 a 10, mentre gli uomini la valutano 7,1. Nella maggior parte degli Stati membri il punteggio o è uguale o differisce di 0,1.
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Cure palliative, una speranza per il reparto del Cardarelli
News PresaIl tema delle cure palliative, vale a dire quelle che non mirano alla guarigione ma a lenire la sofferenza, è molto spinoso. In Campania, dove si sta facendo molto per recuperare il gap, una delle situazioni più controverse riguarda la disposta chiusura del reparto di cure palliative del Cardarelli. A disporre la chiusura è un piano regionale di razionalizzazione, che tuttavia non tiene conto delle eccellenze createsi nel corso degli anni nell’ospedale collinare di Napoli e soprattutto non considera l’attuale incapacità del territorio di sopperire ad una eventuale dismissione.
Una nuova speranza
La scorsa settimana Alfonso Longobardi, vicepresidente della commissione regionale al bilancio, ha visitato il reparto di terapia del dolore e cure palliative del Cardarelli di Napoli. In una nota diffusa dall’associazione Il Nodo si annuncia che Longobardi ha assicurato «che nei prossimi giorni si attiverà presso tutte le articolazioni istituzionali interessate affinché si possa superare l’impasse amministrativa che ha creato equivoci comunque superabili e risolvibili. Abbiamo dinanzi a noi sfide importanti – conclude Longobardi – ma insieme al Presidente De Luca riusciremo a portare la sanità ad elevati standard di qualità ponendo il cittadino/paziente al centro della programmazione».
Risparmio economico ed eccellenza
Del resto, dai dati diffusi dall’associazione Il Nodo, il reparto del professor Montrone genera un risparmio di circa 4 milioni di euro all’anno per l’Azienda ospedaliera: questo perché con le attività altamente specializzate che garantisce a pazienti in stato terminale libera di fatto altri reparti cruciali come la terapia intensiva e la rianimazione dove l’assistenza sanitaria ha tutt’altre caratteristiche ed ha altri costi necessari rispetto alle cure palliative. Si apre insomma una speranza che il reparto storicamente diretto dal professor Montrone possa proseguire nella sua attività, fondamentale per tutti quei pazienti che possono trovare un grande sollievo nonostante la malattia.