Tempo di lettura: 2 minutiProfessor Colacurci, esiste un legame tra obesità e fertilità della coppia?
«C’è sicuramente una riduzione della capacità riproduttiva, determinata da una peggiore qualità gametica in entrambi i partner. Inoltre, non si devono trascurare altri fattori molto importanti, primo tra tutti che una gravidanza insorta in una donna obesa è una gravidanza ad alto rischio».
Pericoli che riguardano madre e bambino?
«Sì, sul versante fetale si osserva una maggiore incidenza di aborti spontanei, un incremento delle patologie congenite fetali, una maggiore percentuale di ritardi di accrescimento o di macrosomia fetale. Le ripercussioni si osservano anche sui bambini nel corso del loro sviluppo postnatale. Molto frequenti anche le patologie a carico delle future madri, come il diabete gestazionale, le sindromi ipertensive, le complicazioni emorragiche durante il parto e il secondamento. Si pensi che più del 50% delle morti materne da parto che ci sono state negli ultimi anni in Italia hanno colpito donne obese di età superiore ai 40 anni».
Come si possono evitare questi rischi?
«La prevenzione di queste complicanze è essenzialmente legata ad un giusto peso. Si dovrebbe concepire quando il BMI (parametro che valuta il livello di obesità, ndr) non supera 25, al massimo 30. Ma, ad ogni modo, la valutazione del grado di obesità e di quanto è necessario “dimagrire” è una valutazione complessa, che deve tenere conto di vari fattori, che deve essere fatta su ogni singola persona e non può essere definita da semplici parametri numerici rigidi».
Professore, qual è il giusto comportamento da parte dei ginecologi?
«Un atteggiamento corretto dei sanitari che si interessano di riproduzione è programmare l’inizio della gravidanza o l’inizio delle terapie per ottenere una gravidanza, come le procedure PMA, solo quando la donna ha raggiunto valori di BMI rassicuranti. Il ginecologo dovrebbe affidare, in un’ottica multidisciplinare, la donna ad una equipe competente che valuti l’assetto metabolico-endocrinologico-nutrizionale e porti la donna al BMI convenuto, in un lasso di tempo breve, compatibile con la realizzazione del desiderio di avere un figlio. Tutto questo, scegliendo la strategia terapeutica più opportuna tra quelle attualmente disponibili, guardando a protocolli nutrizionali, terapie farmacologiche, palloncino intra-gastrico e chirurgia dell’obesità».
Spesso si sente parlare di nuove opportunità offerte da percorsi più rapidi rispetto alle precedenti diete, più semplici della chirurgia bariatrica, ma leggermente più invasivi rispetto alla semplice dieta. Questo è il caso del palloncino intragastrico di cui si è discusso durante il convegno?
«Il palloncino gastrico di nuova generazione che non prevede un’inserzione chirurgica, ma viene semplicemente deglutito, rappresenta un’ulteriore arma di contrasto all’obesità. Inoltre, ha l’enorme vantaggio di assicurare risultati adeguati in un breve lasso di tempo, compatibili con la programmazione delle procedure PMA. Ma, ripeto, spetta all’equipe metabolico-nutrizionistica scegliere per ciascuna donna il percorso terapeutico più idoneo».
Perché è importante parlare di questi temi?
«Alla tavola rotonda sono stati invitati alcuni tra i maggiori esperti della medicina della riproduzione campana, con lo scopo di definire un atteggiamento comune e condiviso sulla gestione della donna obesa con desiderio riproduttivo. Solo così si potrà garantire a tutte le donne, in qualsiasi centro vadano, la stessa sicurezza e omogeneità di indicazioni e di prestazione».
Articolo pubblicato si IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 a Firma di Emanuela di Napoli Pignatelli con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Presa Weekly 26 Aprile 2024
PreSa WeeklyCeline Dion e la sindrome della persona rigida
News PresaCos’è la sindrome della persona rigida, malattia che ha colpito anche Celine Dion? Se lo chiedono in molti, soprattutto dopo che la cantante è tornata a parlare della sua condizione in un’intervista a Vogue France. La malattia le è stata diagnosticata nel 2022 e ben presto l’ha portata a fermare gli impegni musicali.
Perché a me?
«Ho questa malattia e devo conviverci», ha detto nell’intervista. «All’inizio mi chiedevo, perché a me? Perché è successo? Che cosa ho fatto? È colpa mia?. La vita non ti dà risposte – continua – devi imparare a viverla. Per qualche motivo ho questa malattia, per come la vedo ho due scelte, mi alleno come un’atleta e lavoro duramente oppure smetto ed è finita». Spiega che ha scelto di lavorare con il suo corpo e con la sua mente con un team medico. «Il mio obiettivo – sostiene – è di riuscire a vedere di nuovo la torre Eiffel. Ho questa forza dentro di me. Niente mi fermerà».
Sistema nervoso
La sindrome della persona rigida(SPR) è una malattia neurologica rara, di natura autoimmune, che colpisce il sistema nervoso centrale e periferico. Vediamo di cosa si tratta. Partiamo col dire che solitamente si manifesta con rigidità e spasmi muscolari a livello di tronco e arti. La causa precisa è ancora sconosciuta, ma sembra derivare da una reazione immunitaria esagerata che riduce i livelli del neurotrasmettitore GABA. Nel corso del tempo, questa patologia può portare a difficoltà nella deambulazione e altre disabilità, che a loro volta possono causare piaghe da decubito e infezioni correlate.
Sintomi e complicanze
I sintomi principali della sindrome della persona rigida includono la rigidità muscolare (soprattutto nella schiena, collo e arti), spasmi muscolari involontari che possono essere dolorosi e limitare la mobilità, difficoltà nel camminare a causa della rigidità e della contrazione muscolare e sensibilità emotiva: alcune persone possono essere ipersensibili agli stimoli esterni. Le complicanze possono includere difficoltà respiratorie, deformità articolari e ulcere da pressione.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi della sindrome della persona rigida è difficile e richiede numerose indagini. Purtroppo, non esiste una cura definitiva, ma i pazienti possono beneficiare di trattamenti sintomatici. Si usano farmaci come il baclofene per ridurre gli spasmi muscolari, la terapia fisica per migliorare la mobilità e la forza muscolare. La malattia è estremamente rara, con una stima di 1-2 casi ogni milione di persone. Tuttavia, poiché esistono diversi gradi di severità della malattia, potrebbe essere più comune di quanto si pensi.
Salute visiva dei bambini, molte patologie scoperte tardi
Bambini, News, PrevenzioneSi stima che gli occhi dei bambini con difetti non diagnosticati sono oltre il 20% dei casi. Da questo dato nasce l’idea di una guida scritta da una mamma insieme agli specialisti, per dare consigli pratici sulla salute visiva dei più piccoli. Dal 9 aprile è in libreria e sul web “Gli occhi dei bambini” che unisce teoria e pratica, rispondendo a dubbi comuni.
Salute visiva dei più piccoli
Attraverso gli occhi, i bambini imparano a conoscere il mondo che li circonda. Tuttavia la vista non è una capacità innata: da scarsa alla nascita, matura nei primi 6-8 anni di vita influenzando la postura, l’apprendimento, l’attenzione, la capacità di lettura, il rendimento scolastico e sportivo.
Cosa potrebbe accadere se qualcosa ne ostacolasse lo sviluppo? E come potrebbe accorgersene un genitore? “Gli occhi dei bambini” risponde a queste e molte altre domande sulla vista.
Enrica Ferrazzi, varesina, esperta in comunicazione, scrittrice, dopo aver vissuto le problematiche visive di sua figlia Elisa, ha fondato Progetto Elisa (@occhideibimbi) per fare divulgazione ed essere di aiuto ad altri genitori. Il libro è scritto a quattro mani con l’oculista Maria Antonietta Stocchino. La guida fornisce indicazioni precise per rassicurare da ansie e timori, specie in caso di percorsi terapeutici lunghi e stressanti per i piccoli e i familiari.
I dati
Dai dati del progetto Sight for Kids nato nel 2008 dalla collaborazione di Progetto Elisa con il Lions Club International per effettuare screening visivi precoci, emerge che il 20% degli oltre 130mila bambini esaminati necessita di un approfondimento oculistico, e il 5% di loro in tempi brevi.
Il libro vede anche il contributo del Professor Paolo Nucci, Presidente della Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica e Strabismo e Carla Tomasini, la più famosa pediatra influencer d’Italia (@PediatraCarla). Il libro è edito da Sonda.
Morbillo e pertosse, a rischio i più piccoli
Adolescenti, Bambini, GenitorialitàDurante la Settimana mondiale dell’immunizzazione, la Società Italiana di Pediatria (Sip) ha lanciato l’allarme sulla crescente incidenza di malattie prevenibili con vaccino tra i più piccoli. Dal 1° gennaio al 31 marzo 2024, sono stati segnalati 213 casi di morbillo, di cui il 26,3% ha manifestato complicanze, tra cui polmonite ed encefalite. Questi dati sottolineano l’importanza delle vaccinazioni come strumento primario di difesa.
Morbillo e pertosse
La presidente della Sip, Annamaria Staiano, ha evidenziato che il morbillo non è l’unica malattia preoccupante: la pertosse sta vivendo una recrudescenza, con conseguenze potenzialmente gravi. La pertosse non garantisce immunità permanente, rendendo essenziale mantenere alti livelli di copertura vaccinale nel tempo, compresa la somministrazione di richiami.
Papillomavirus umano
Inoltre, i tassi di copertura per la vaccinazione contro l’HPV, virus associato a tumori, sono notevolmente bassi. Secondo i dati del 2022, la copertura vaccinale nelle ragazze di 12 e 13 anni è ben al di sotto della soglia ottimale del 95% raccomandata dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale.
Appello alla vaccinazione
La Sip ribadisce l’importanza della vaccinazione come mezzo fondamentale per proteggere i bambini dalle malattie infettive e per prevenire gravi complicanze. L’organizzazione invita i genitori a informarsi sui benefici dei vaccini e ad assicurare che i loro figli ricevano tutte le vaccinazioni raccomandate.
Immunità
In un periodo in cui assistiamo a un aumento dei casi di morbillo, pertosse e a bassi tassi di copertura vaccinale contro l’HPV, è essenziale agire prontamente per proteggere la salute dei bambini e della comunità nel suo complesso. La vaccinazione rimane la migliore difesa contro le malattie prevenibili, e la collaborazione tra autorità sanitarie, medici e genitori è fondamentale per garantire un’efficace strategia di immunizzazione.
Aumento peso, i rischi della mezza età
Alimentazione, Anziani, News PresaAumento peso, nel corso degli anni, molti di noi affrontano l’aumento di peso, specialmente durante la mezza età. È un fenomeno comune, ma ci sono modi per gestirlo in modo efficace. Un recente studio statunitense, pubblicato sul British Medical Journal, ha gettato luce su questo argomento, offrendo preziose informazioni su come la scelta dei carboidrati nella dieta quotidiana possa influenzare il nostro peso nel lungo termine. Vediamo insieme cosa ha rivelato questo studio e quali sono i consigli pratici per mantenere un peso corporeo sano durante la mezza età.
Il ruolo dei carboidrati
Uno degli aspetti chiave dello studio riguarda il ruolo dei carboidrati nella dieta. Gli esperti hanno scoperto che sostituire gli amidi e gli zuccheri semplici con cereali integrali e frutta può contribuire a ridurre l’aumento di peso tipico della mezza età. Al contrario, il consumo eccessivo di carboidrati provenienti da fonti raffinate, come cereali raffinati e cibi industriali, è associato a un maggiore aumento di peso nel tempo.
I risultati dello studio
Il team di ricercatori ha condotto uno studio su un vasto campione di individui sotto i 65 anni, monitorando le loro abitudini alimentari e il peso corporeo per un periodo di 24 anni. I risultati hanno rivelato che piccoli cambiamenti nella dieta possono avere un impatto significativo sul peso corporeo nel lungo termine. Ad esempio, un aumento di 100 grammi al giorno di amidi o zucchero aggiunto è stato correlato a un aumento di peso di 1,5 kg in quattro anni, mentre un aumento di 10 grammi al giorno di fibra ha mostrato una diminuzione di peso di 0,8 kg nello stesso periodo.
Consigli pratici
Approccio equilibrato
In conclusione, l’aumento di peso durante la mezza età può essere gestito efficacemente attraverso scelte alimentari consapevoli. Optare per carboidrati di alta qualità come cereali integrali, frutta e verdure può contribuire a mantenere un peso corporeo sano nel lungo termine. Questo studio fornisce preziose informazioni su come adottare un approccio equilibrato alla nutrizione per prevenire l’eccesso di peso durante questa fase della vita. Seguire questi consigli può portare a una migliore gestione del peso e a una maggiore salute complessiva durante la mezza età e oltre.
Morbillo, casi aumentati di 60 volte tra il ’22 e il ’23
Bambini, PrevenzioneNegli ultimi tre anni, più di 1,8 milioni di bambini nella Regione europea dell’OMS hanno saltato la vaccinazione contro il morbillo. La conseguenza è un aumento di 60 volte del numero di casi di morbillo nel 2023 rispetto al 2022.
L’istituzione del Programma Ampliato di Immunizzazione (EPI), 50 anni fa, è stato un momento cruciale nella storia della salute pubblica e ha salvato milioni di vite a livello globale ogni anno. Nel 1974, solo il 5% dei bambini del mondo era stato vaccinato contro difterite, tetano e pertosse. Oggi questa percentuale è salita a quasi l’85% dei bambini nel mondo e al 94% nella regione europea dell’OMS.
Solo cinque anni dopo l’introduzione dell’EPI, il vaiolo è stato eradicato. Da allora, il raggio d’azione geografico del poliovirus selvaggio si è ridotto a soli due Paesi e la minaccia di diverse gravi malattie infettive dei bambini è diminuita drasticamente. La continua innovazione nel campo dell’immunologia ha portato allo sviluppo di vaccini in grado di proteggere da un numero ancora maggiore di malattie, aprendo
la possibilità nella Regione europea di eliminare l’epatite B e il cancro alla cervice uterina nel prossimo futuro. Nonostante i traguardi, oggi alcune vaccinazioni vedono un brusco calo.
OMS/UNICEF/Commissione europea lanciano l’allarme sul calo delle vaccinazioni nei bambini
“Mentre celebriamo questi risultati monumentali – si legge nella nota – che hanno protetto la salute di più generazioni, rimaniamo sulla scia della pandemia da COVID-19 e del suo impatto senza precedenti sulle nostre società ed economie, sui sistemi sanitari e sulla fornitura di assistenza sanitaria. Il calo dei tassi di vaccinazione in alcuni Paesi della Regione europea tra il 2020 e il 2022 mette in luce la vulnerabilità del nostro successo. Negli ultimi tre anni, più di 1,8 milioni di bambini nella Regione europea dell’OMS hanno saltato la vaccinazione contro il morbillo. La conseguenza è un aumento di 60 volte del numero di casi di morbillo nel 2023 rispetto al 2022. La nostra determinazione a fornire i benefici della vaccinazione a tutti, ovunque, non deve vacillare. In un contesto di crisi multiple e di diffusione della disinformazione nella regione, l’OMS, l’UNICEF e la Commissione europea si impegnano a continuare a lavorare insieme, in stretta collaborazione con gli Stati membri in tutta Europa, per sostenere i sistemi sanitari e garantire un accesso equo ai servizi di vaccinazione. Insieme, continueremo a sensibilizzare l’opinione pubblica sui benefici della vaccinazione e a rafforzare la fiducia nei vaccini per sostenere la domanda pubblica di vaccini, ora e in futuro. Allo stesso tempo, continueremo a contribuire a garantire che i sistemi sanitari siano adeguatamente preparati per qualsiasi epidemia e pandemia futura. Nel nostro obiettivo comune di garantire vite più sane e sicure alle generazioni attuali e future – conclude la nota – è indispensabile che la vaccinazione rimanga una pietra miliare della salute pubblica”.
Manager della sanità, la sfida della formazione
News, News Presa, RubricheSanità «L’obiettivo della Fondazione è quello di promuovere l’eccellenza nella formazione e nella ricerca in Management Sanitario, alla luce di un momento storico del Paese che impone un grande cambio di passo nell’organizzazione e management in Sanità nell’ottica del potenziamento e della valorizzazione del Servizio sanitario pubblico». Non ha dubbi Maria Triassi, presidente della Fondazione e direttore del Master di II livello in Management Sanitario dell’Università Federico II, spiegando le ragioni che hanno portato alla nascita dell’Associazione e della Fondazione “Triassi per il Management Sanitario”, ambito nel quale dedica molte energie con risultati straordinari. La Fondazione, che non ha scopo di lucro, ha tra i suoi obiettivi promuovere tutti gli ambiti di tutela della salute e del benessere, incentivando in particolare la formazione e la ricerca in tutti gli ambiti in cui il management sanitario possa fornire un contributo, attraverso lo studio, l’elaborazione e promozione di modelli organizzavi e gestionali virtuosi al servizio della sanità pubblica; ma anche tenendo conto della grande rivoluzione che la sanità pubblica si appresta ad affrontare: la ristrutturazione della medicina territoriale e ospedaliera, la transizione digitale, l’innovazione tecnologica, il monitoraggio e la promozione dello stato di salute dell’ambiente.
Il Consiglio
Un progetto che vede al fianco di Triassi, Antonio Salvatore (Vicepresidente), Anna Russo, Pasquale Arpaia, Mariarosaria Basile e Paolo Montuori (Consiglieri). «La formazione specifica in materia di innovazione tecnologica – dice Antonio Salvatore – rappresenta il pilastro portante dell’evoluzione della nuova offerta assistenziale nell’ottica di rafforzare il servizio sanitario pubblico in cui la macchina non potrà sostituire l’uomo, ma potrà essere sicuramente un suo valido ausilio». Altra novità in tema di formazione manageriale è la istituzione e la partenza del corso di Alta Formazione Manageriale utile anche per la rivalidazione dell’attestato di formazione manageriale, ai sensi del D.Lgs n°502 del 1992, che partirà nell’autunno del 2024. «Il corso mira a fornire le conoscenze tecniche, giuridiche ed economiche per lo sviluppo e la gestione di modelli organizzativi dei servizi sanitari e sociosanitari nelle istituzioni sanitarie (pubbliche e private)», sottolinea Triassi, che poi evidenzia come sia materia di formazione anche «l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, dei big-data e delle tecnologie digitali nelle attività di ricerca scientifica applicata alla Sanità quali fattori di miglioramento di efficacia e di efficienza delle cure e della prevenzione». Il corso consente non solo di acquisire competenze innovative in tema di management sanitario a tutti i professionisti che intendono farlo, ma anche di rivalidare il certificato di formazione manageriale e di aggiornare le conoscenze già acquisite.
Obiettivi formativi
Il corso è rivolto in prima istanza ai professionisti che hanno già un Master di II livello in Management Sanitario o un certificato di formazione manageriale (ai sensi del D.Lgs n° 502 del 1992) che ha necessità di rivalidazione, ma anche a tutti i professionisti della sanità che vogliano approfondire le tematiche innovative del Management Sanitario, per valorizzare la loro professione. In considerazione del forte legame tra Management Sanitario e Innovazione Tecnologica e Organizzativa il corso si configura come III livello (Post-Master) per acquisire le competenze manageriali di elevato livello attraverso lo studio di casi concreti e testimonianze, ma anche le competenze tecniche in materia di nuovi modelli organizzativi, strumenti di sanità digitale, telemedicina e intelligenza artificiale. Il corso avrà una durata di 3 mesi e sarà organizzato in 4 moduli per 48 ore di lezioni frontali e 102 ore di studio individuale. Saranno ammessi 30 discenti per edizione: l’emanazione del bando è prevista per settembre 2024 e sarà consultabile in una apposita sezione del sito unina.it
Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 a Firma di Renato Bellotti con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Sindrome da ostruzione in uscita
News, RubricheSindrome da ostruzione, ci sono disturbi che ancora oggi sono un tabù e, per una forma di estremo pudore, anche i pazienti sono poco inclini a parlarne e cercare aiuto. È il caso della sindrome da ostruzione in uscita, una condizione che può influenzare profondamente la vita quotidiana di chi ne soffre. Si tratta di un disturbo che interessa il processo di evacuazione intestinale, rendendo difficile, e talvolta doloroso, il passaggio delle feci. «Questa difficoltà non è da sottovalutare, poiché può portare a complicazioni e ridurre significativamente la qualità della vita», spiega Francesco Selvaggi, ordinario di Chirurgia e primario del reparto di Chirurgia Colorettale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli.
Cause e sintomi
«Le cause di questa sindrome – aggiunge il professor Selvaggi – possono essere molteplici e spesso si dividono in due categorie principali: cause organiche e cause funzionali. Le cause organiche sono quelle che hanno a che fare con anomalie fisiche o strutturali, come ad esempio un prolasso rettale, un’intussuscezione (disturbo per cui un segmento dell’intestino scivola su un altro, ndr) o nei casi più gravi la presenza di tumori che possono ostruire il passaggio delle feci. D’altra parte, le cause funzionali sono legate a disfunzioni dei muscoli del pavimento pelvico o a problemi di coordinazione tra i muscoli e i nervi coinvolti nel processo di defecazione». I sintomi possono variare da persona a persona, ma in genere includono difficoltà a svuotare completamente l’intestino, necessità di sforzarsi eccessivamente per evacuare, e una frequenza ridotta dei movimenti intestinali. Altri segni possono essere la presenza di dolore durante o dopo la defecazione, gonfiore addominale e, in alcuni casi, la necessità di assistere manualmente l’evacuazione. Come sempre in questi casi, il fattore decisivo è la diagnosi precoce. Per diagnosticare la sindrome da ostruzione in uscita, i medici possono avvalersi di diversi strumenti. Selvaggi chiarisce che oltre all’esame clinico, che include l’esame rettale digitale, possono essere utilizzati esami di imaging come la defecografia e la risonanza defecografica, che permette di identificare eventuali anomalie strutturali. La manometria anorettale è un altro esame fondamentale che misura la pressione all’interno del retto e valuta la funzione dei muscoli.
Come intervenire
Quanto al trattamento «varia a seconda della causa sottostante e della gravità dei sintomi. Per le cause funzionali, spesso si inizia con un approccio conservativo che può includere modifiche alla dieta, come l’aumento dell’assunzione di fibre e liquidi, e l’uso di lassativi per ammorbidire le feci e facilitarne il passaggio. La fisioterapia – prosegue lo specialista – può essere molto utile per insegnare ai pazienti come rilassare e attivare correttamente i muscoli del pavimento pelvico. Dove è presente un prolasso interno che viene ben evidenziato con esame clinico e defecografico, spesso associato al rettocele, l’unica soluzione valida è l’intervento chirurgico mininvasivo transanale. L’intervento prevede la resezione del retto con tecnica definita secondo Altemeier, oppure una plicatura della parte muscolare del retto secondo Delorme, con un tempo di degenza media di 24 o 48 ore. Affrontare la sindrome da ostruzione in uscita richiede un approccio multidisciplinare, in questo senso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli è un punto di riferimento non solo regionale. È importante affidarsi ad una equipe specializzata per trovare la strategia di trattamento più efficace. «Con il supporto adeguato e, se necessario, con l’aiuto della chirurgia – conclude Selvaggi – è possibile superare le difficoltà legate a questa condizione e a ritrovare una vita più confortevole e senza ostacoli».
Articolo pubblicato si IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 a Firma di Renato Bellotti con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Alla ricerca di un bebè, troppe incognite se obesi
Bambini, Genitorialità, Partner, RubricheProfessor Colacurci, esiste un legame tra obesità e fertilità della coppia?
«C’è sicuramente una riduzione della capacità riproduttiva, determinata da una peggiore qualità gametica in entrambi i partner. Inoltre, non si devono trascurare altri fattori molto importanti, primo tra tutti che una gravidanza insorta in una donna obesa è una gravidanza ad alto rischio».
Pericoli che riguardano madre e bambino?
«Sì, sul versante fetale si osserva una maggiore incidenza di aborti spontanei, un incremento delle patologie congenite fetali, una maggiore percentuale di ritardi di accrescimento o di macrosomia fetale. Le ripercussioni si osservano anche sui bambini nel corso del loro sviluppo postnatale. Molto frequenti anche le patologie a carico delle future madri, come il diabete gestazionale, le sindromi ipertensive, le complicazioni emorragiche durante il parto e il secondamento. Si pensi che più del 50% delle morti materne da parto che ci sono state negli ultimi anni in Italia hanno colpito donne obese di età superiore ai 40 anni».
Come si possono evitare questi rischi?
«La prevenzione di queste complicanze è essenzialmente legata ad un giusto peso. Si dovrebbe concepire quando il BMI (parametro che valuta il livello di obesità, ndr) non supera 25, al massimo 30. Ma, ad ogni modo, la valutazione del grado di obesità e di quanto è necessario “dimagrire” è una valutazione complessa, che deve tenere conto di vari fattori, che deve essere fatta su ogni singola persona e non può essere definita da semplici parametri numerici rigidi».
Professore, qual è il giusto comportamento da parte dei ginecologi?
«Un atteggiamento corretto dei sanitari che si interessano di riproduzione è programmare l’inizio della gravidanza o l’inizio delle terapie per ottenere una gravidanza, come le procedure PMA, solo quando la donna ha raggiunto valori di BMI rassicuranti. Il ginecologo dovrebbe affidare, in un’ottica multidisciplinare, la donna ad una equipe competente che valuti l’assetto metabolico-endocrinologico-nutrizionale e porti la donna al BMI convenuto, in un lasso di tempo breve, compatibile con la realizzazione del desiderio di avere un figlio. Tutto questo, scegliendo la strategia terapeutica più opportuna tra quelle attualmente disponibili, guardando a protocolli nutrizionali, terapie farmacologiche, palloncino intra-gastrico e chirurgia dell’obesità».
Spesso si sente parlare di nuove opportunità offerte da percorsi più rapidi rispetto alle precedenti diete, più semplici della chirurgia bariatrica, ma leggermente più invasivi rispetto alla semplice dieta. Questo è il caso del palloncino intragastrico di cui si è discusso durante il convegno?
«Il palloncino gastrico di nuova generazione che non prevede un’inserzione chirurgica, ma viene semplicemente deglutito, rappresenta un’ulteriore arma di contrasto all’obesità. Inoltre, ha l’enorme vantaggio di assicurare risultati adeguati in un breve lasso di tempo, compatibili con la programmazione delle procedure PMA. Ma, ripeto, spetta all’equipe metabolico-nutrizionistica scegliere per ciascuna donna il percorso terapeutico più idoneo».
Perché è importante parlare di questi temi?
«Alla tavola rotonda sono stati invitati alcuni tra i maggiori esperti della medicina della riproduzione campana, con lo scopo di definire un atteggiamento comune e condiviso sulla gestione della donna obesa con desiderio riproduttivo. Solo così si potrà garantire a tutte le donne, in qualsiasi centro vadano, la stessa sicurezza e omogeneità di indicazioni e di prestazione».
Articolo pubblicato si IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 a Firma di Emanuela di Napoli Pignatelli con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute
Culle vuote, quando manca il desiderio di maternità
News Presa, Partner, PrevenzioneUno dei problemi che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni, e che di certo avrà grosse ripercussioni, è il calo della natalità. Il tema della denatalità, dal punto di vista clinico, è stato ampiamente dibattuto nel corso di un incontro voluto e organizzato dai professori Nicola Colacurci (past president della SIGO) e Filippo Ubaldi (responsabile clinico del gruppo Generalife) e che ha visto la presenza dei responsabili dei maggiori centri di PMA Campani. Una faculty d’eccezione che ha discusso anche del rapporto esistente tra obesità, desiderio e capacità riproduttiva e per cercare di definire un atteggiamento condiviso. Ma quali sono le strategie per invertire questa tendenza?
Maternità Sostegno
Gli esperti non hanno dubbi: in primis occorre incentivare il desiderio di maternità, rendendo la gravidanza non penalizzante ai fini sociali e lavorativi, assicurando sostegno economico alla coppia non solo nel periodo della gravidanza, ma anche nei primi 1.000 giorni di vita del bambino. Occorre, inoltre, facilitare l’accesso alle procedure di diagnosi e terapia della sterilità di coppia, con omogeneizzazione dei percorsi di riproduzione assistita (PMA) su tutto il territorio; incentivare la cultura della prevenzione e preservazione della fertilità, trasmettendo messaggi chiari sugli stili di vita che facilitano il mantenimento della propria fertilità. E ancora, spiegando ad ogni donna quelli che sono i limiti del potenziale riproduttivo, che diminuisce con l’età a partire dai 35-37 anni, e illustrando con chiarezza le indicazioni e i limiti di una preservazione della fertilità, cioè della possibilità di crioconservare i propri ovociti.
Maternità PMA
Proprio quest’ultima procedura (attualmente fornita dal Servizio sanitario nazionale solo in caso di una patologia oncologica) se allargata anche alle donne non affette da patologie tumorali, sarebbe sicuramente un’ulteriore arma di contrasto all’infertilità da esaurimento ovarico. Naturalmente, con le giuste indicazioni e limiti. Questo per iniziare, ma c’è un altro tema che grava sulla fertilità: l’obesità, che nel mondo occidentale ormai dilaga. L’Italia non ha ancora raggiunto i livelli e la gravità di altri paesi, ma di anno in anno si osserva un ulteriore aumento dell’incidenza. Benché i rapporti tra obesità e riproduzione siano ormai noti, è ancora scarsa l’attenzione delle donne e degli operatori sanitari al problema.
Articolo pubblicato si IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 a Firma di Marcella Travazza con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute