Tempo di lettura: 3 minutiRafforzare l’informazione e migliorare l’accessibilità ai centri vaccinali, rendere effettiva la vaccinazione contro l’Herpes Zoster e porre la prevenzione al centro delle politiche pubbliche: questi sono i punti chiave emersi dall’indagine di Cittadinanza Attiva sulla prevenzione consapevole nell’età adulta.
Il lavoro presentato da Cittadinanzattiva Lazio ha voluto investigare l’attuale stato di conoscenza da parte di cittadini e operatori del valore della prevenzione. I questionari raccolti sono stati 433 dai cittadini e 192 dagli operatori sanitari.
L’informazione sulla prevenzione vaccinale
Una prima grande questione è legata alla corretta informazione sui vaccini, alla loro sicurezza, qualità, efficacia e agli eventuali effetti collaterali. Il 30,6% dichiara di non esser stato correttamente informato sui vaccini disponibili. Solitamente è il personale del centro vaccinale (52,6%) a fornire le informazioni, segue il medico di medicina generale (24,2%). Le due vaccinazioni più “gettonate” sono per il COVID (45%) e antinfluenzale (29%).
I cittadini che hanno dato risposte a campo aperto hanno sottolineato alcune aree di “crisi”: poca informazione sulla disponibilità vaccinazione in età adulta; quando e dove farli; effetti dei vaccini e loro gestione.
Inoltre, in modo maggioritario i cittadini ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: poca informazione; paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; informazioni spesso contradittorie.
Tra le richieste, quelle di materiali informativi sul tema (è la seconda voce con punteggio massimo di 5 su scala da 1 a 5 superata solo dalla chiamata attiva).
Gli operatori sanitari, invece, ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; poca informazione; poca fiducia nei vaccini; informazioni spesso contraddittorie.
Sulle proposte gli operatori sanitari propendono per il colloquio individuale con il proprio medico di medicina generale, seguito poi da campagne di informazione sui mass media, colloquio con personale centro vaccinale.
Accessibilità alle campagne
Il dato maggioritario per la “vicinanza” del centro vaccinale è dato dalla risposta “mediamente vicino”, i tre luoghi che riscuotono maggiore successo sono in ordine: lo studio del medico di medicina generale; la farmacia; il luogo di lavoro.
Gli operatori sanitari confermano in qualche modo tale tendenza, con risposte prevalenti come “lo studio del medico di medicina generale”, seguito dal “centro vaccinale” e dal “luogo di lavoro”. Buone anche le preferenze per la “farmacia” e l’“ospedale”.
I dati quindi sottolineano che, per quanto attiene il tema “accessibilità” (fisica) il luogo di maggiore prossimità al cittadino sarebbe da preferire strutturando il servizio in modo coerente con le aspettative.
Focus Herpes Zoster
In generale, per i cittadini, la conoscenza dell’Herpes Zoster, dei sintomi e delle complicanze, della sua presenza nei LEA (74,3% non sa che la vaccinazione è un LEA e quindi un obbligo/obiettivo per le istituzioni) non è soddisfacente.
La domanda che rivela questo sentimento è: “chi le ha fornito le informazioni sugli effetti dell’Herpes Zoster” dove prevale la risposta “internet/social” seguita a grande distanza dalla risposta “il medico di medicina generale”.
Le domande sul Focus Herpes Zoster rivolte agli operatori sanitari rilevano da un lato una informazione sulla patologia abbastanza precisa. Il dato che fa riflettere maggiormente è però legato alla domanda: “Conosce l’offerta gratuita della vaccinazione anti Herpes Zoster in base alle coorti di età e condizioni di rischio per patologia nella tua Regione?” Il 56,6% ha risposto “no” evidenziando un aspetto legato al tema della informazione e delle procedure che pone domande da approfondire.
La prevenzione
“In generale chiunque dichiara che la prevenzione è centrale nelle politiche di salute pubblica, ma nella pratica assistiamo a difficoltà, ritardi, carenze. Su questo punto è necessario costruire un’alleanza forte tra istituzioni sanitarie, operatori e cittadini”, sottolinea Cittadinanza attiva.
Tumori aumentati nella Generazione X rispetto a Baby Boomers
News, Prevenzione, Ricerca innovazione, Stili di vitaI tumori sono sempre più frequenti nella Generazione X rispetto ai Baby Boomers. Uno studio pubblicato su Jama Network Open e condotto dal National Cancer Institute statunitense mostra il trend in crescita.
I ricercatori hanno confrontato l’incidenza dei tumori tra generazioni. La Generazione X, nata tra 1965 e 1980, presenta tassi maggiori rispetto ai Baby Boomers, nati tra 1946 e 1964, per diversi tipi di tumori.
Studio del National Cancer Institute
Lo studio, guidato da Philip Rosenberg e Adalberto Miranda-Filho della Division of Cancer Epidemiology and Genetics, Biostatistics Branch, National Cancer Institute di Rockville, Maryland, si basa su dati di 3,8 milioni di pazienti oncologici americani diagnosticati tra 1992 e 2018. I pazienti avevano un’età compresa tra 35 e 84 anni al momento della diagnosi. I ricercatori hanno stimato i tassi di incidenza per ciascun tumore, evidenziando il trend.
Risultati dello studio
I risultati suggeriscono che l’incidenza del cancro negli Stati Uniti potrebbe rimanere elevata per decenni. Gli studiosi hanno osservato che le incidenze dei tumori del polmone e del collo dell’utero sono diminuite significativamente nella Generazione X. Tuttavia, questa generazione potrebbe registrare un aumento pro-capite dell’incidenza dei principali tipi di cancro maggiore rispetto a qualsiasi altro gruppo nato tra il 1908 e il 1964.
Confronto tra generazioni e impatto sulla sanità
Scegliendo i 60 anni come età di riferimento per la diagnosi, gli esperti hanno stimato il numero di nuovi casi l’anno per 100 mila individui delle due generazioni. La misura di sintesi utilizzata è l’incidenza combinata dei principali tumori: 20 siti nelle donne e 18 siti negli uomini.
L’aumento dell’incidenza del cancro tra i membri della Generazione X rispetto ai Baby Boomers è sostanziale, soprattutto tra le donne ispaniche (aumento del 34,9%) e gli uomini (aumento del 14,1%). Al contrario, gli aumenti tra le donne e gli uomini bianchi non ispanici sono stati rispettivamente del 15,1% e dell’11,9%. Gli aumenti dell’incidenza del cancro nelle fasce d’età più giovani sono più significativi rispetto a quanto riportato in precedenza. Questo suggerisce che le strategie di prevenzione e diagnosi precoce devono essere rafforzate per affrontare questa crescente minaccia sanitaria, suggeriscono gli scienziati.
Cambiamenti nello Stile di Vita e prevenzione dei tumori
Un fattore determinante nell’aumento dei tumori potrebbe essere il cambiamento nello stile di vita. Le generazioni più giovani sono esposte a diversi fattori di rischio, tra cui l’inquinamento ambientale, cibi processati, stile di vita sedentario, eccesso di peso e consumo di alcol.
La prevenzione è al centro della lotta contro il cancro. Promuovere uno stile di vita sano, evitare il tabacco e l’alcol, e partecipare a programmi di screening regolari sono misure di prevenzione per ridurre il rischio di sviluppare tumori e migliorare la qualità della vita, osservano i ricercatori.
Ruolo della tecnologia
Oggi le nuove tecnologie e l’innovazione giocano un ruolo centrale nella strategia di lotta contro il cancro. L’intelligenza artificiale e i big data possono aiutare a identificare pattern e prevedere trend, migliorando la diagnosi e aprendo la strada a nuovi trattamenti. La telemedicina facilita l’accesso ai servizi sanitari, soprattutto per le popolazioni rurali e svantaggiate.
Prospettive future
L’aumento dei tumori tra la Generazione X rispetto ai Baby Boomers è un segnale d’allarme, secondo gli studiosi. Infatti, prima si scopre un cancro, migliore è la prognosi. Oggi sono ancora moltissimi gli italiani che convivono con una neoplasia non diagnosticata, rendendo potenzialmente più difficile e meno efficace l’eventuale cura. Per questo è fondamentale rafforzare le strategie di prevenzione e diagnosi precoce per affrontare questa sfida, suggeriscono.
Virus Oropouche, primo caso Europeo trovato in Italia
PrevenzioneIl primo caso europeo di febbre Oropouche è stato diagnosticato nel nostro Paese, in Veneto. La paziente, da poco rientrata da un viaggio nei Caraibi, è stata confermata positiva al virus dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che ha segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL della Regione Veneto. L’infezione è stata isolata nel laboratorio BSL3 del Dipartimento, un passo fondamentale per lo sviluppo di test diagnostici specifici e per lo studio dei potenziali vettori di trasmissione.
Rischi di trasmissione
L’Istituto Superiore di Sanità ha rassicurato sulla bassa probabilità di trasmissione autoctona in Italia. Sebbene gli insetti della specie ‘culicoides’ siano presenti in Italia, il vettore specifico Oropouche, il Culicoides Paranensis, è assente in Europa e si trova solo nel Sud e Centro America. Anche altri potenziali vettori secondari come la zanzara Culex quinquefasciatus e l’Aedes Aegypti non sono stati segnalati nel nostro Paese.
Origine e sintomi della febbre Oropouche
La febbre Oropouche (OROV) è stata scoperta nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago. I sintomi si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore. Includono febbre alta (oltre 39 °C), mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia. Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell’IRCCS, ha sottolineato che in circa il 60% dei casi, dopo la fase acuta, i sintomi si ripresentano in forma meno grave da due a dieci giorni, o anche dopo un mese.
Legame tra diffusione del virus e cambiamenti climatiche
Gli esperti avvertono che le arbovirosi, come la febbre Oropouche, sono emergenze di salute pubblica con cui dovremo abituarci a convivere. I cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle popolazioni potrebbero rendere endemici, anche alle nostre latitudini, infezioni un tempo confinate alle zone tropicali. Sebbene i rischi di trasmissione autoctona siano attualmente bassi, la preparazione e la sorveglianza rimangono centrali per affrontare future emergenze sanitarie.
Acufene, 5 modi per uscire dall’incubo
NewsOltre il 70% delle persone con problemi d’udito convivono con un certo grado di acufene o tinnito. Se un tempo si pensava che il problema fosse di esclusiva competenza dell’otorino laringoiatra, oggi è chiaro che affrontare efficacemente questo sintomo è fondamentale un approccio olistico, che coinvolga diversi professionisti della salute.
Percepire ronzii, sibili o fischi
Si parla di sintomo, perché questo disturbo, caratterizzato appunto dalla percezione di ronzii, sibili o fischi, non è una malattia specifica, ma un sintomo che può influire in modo drammatico sulla qualità della vita. Le cause principali dell’acufene includono stress e affaticamento, infezioni dell’apparato uditivo e l’invecchiamento. Dunque, le possibili cause dell’acufene sono molte e solo con una serie di visite ed esami è possibile capire qual è l’innesco e provare ad affrontare efficacemente il problema.
Acufene: cos’è e quali sono le cause
L’acufene può essere causato dall’esposizione a suoni forti che danneggiano le cellule sensoriali nell’orecchio interno, dall’eccesso di cerume, dalla pressione arteriosa alta e dai disturbi che riguardano i nervi sensoriali. A peggiorare le cose ci si mettono le cattive abitudini come il fumo, il consumo di alcolici o caffeina, e l’assunzione di quantità eccessive di acido acetilsalicilico (contenuto in farmaci di uso comune) o di antibiotici possono aggravare il problema.
Un Approccio olistico per il trattamento
Come detto, affrontare l’acufene richiede il contributo di una squadra di professionisti. Oltre alla terapia audioprotesica, è essenziale il supporto di esperti in neuropsicologia, geriatria, gnatologia e educazione ritmico-musicale. Un trattamento multidisciplinare può aiutare a migliorare significativamente la qualità della vita delle persone affette da acufene. Cinque delle principali terapie attualmente utilizzate sono:
Terapie farmacologiche
Nonostante non esistano trattamenti farmacologici specifici per sopprimere l’acufene, alcuni farmaci possono aiutare a gestire l’ansia e la depressione che spesso accompagnano questo disturbo. Le benzodiazepine, utilizzate da tempo nella pratica clinica, mostrano effetti positivi su circa un terzo dei pazienti con acufene. Tuttavia, il loro uso dovrebbe essere limitato nel tempo per evitare il rallentamento della plasticità cerebrale e l’adattamento alla percezione dell’acufene.
Intervento psicologico
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si è rivelata efficace nell’affrontare i pensieri disfunzionali e nell’uso di tecniche di rilassamento per migliorare la qualità della vita dei pazienti con acufene. Una metanalisi su 285 pazienti non ha trovato differenze significative nella percezione dell’acufene e nel livello di depressione tra il gruppo di controllo e quello sottoposto a CBT, ma ha evidenziato un miglioramento significativo nella qualità della vita del secondo gruppo. Quando combinata con la Tinnitus Retraining Therapy (TRT), la CBT mostra risultati ancora più positivi, soprattutto nel decondizionamento dell’acufene da emozioni come ansia e paura.
Neuromodulazione
La Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva (rTMS) è una tecnica sperimentale che utilizza campi magnetici per stimolare aree cerebrali attivate dall’acufene. Questo trattamento è già in uso per alcune malattie neurologiche e ha mostrato efficacia in circa il 50% dei pazienti con acufene. Un’altra tecnica in fase sperimentale è la stimolazione elettrica della corteccia uditiva, che utilizza elettrodi posizionati direttamente sulla corteccia o sulla dura madre. Tuttavia, questa sperimentazione è attualmente limitata a pochi pazienti.
Biofeedback
Il biofeedback, e il più avanzato neurobiofeedback, può aiutare a ridurre significativamente l’acufene insegnando ai pazienti a controllare la loro attività cerebrale e organica. Questa metodica si basa sulla registrazione dell’elettroencefalogramma o di parametri fisiologici, che vengono convertiti in segnali sonori o visivi. Quando il paziente riesce a modificare positivamente questi parametri, riceve una ricompensa come l’ascolto di musica piacevole o la visione di immagini gratificanti. Tuttavia, non esistono certezze scientifiche sull’efficacia del biofeedback.
Terapie naturali
Molti pazienti ricorrono a trattamenti alternativi come agopuntura, cure omeopatiche, Ginkgo Biloba, diete specifiche, idrocolonterapia, pranoterapia, controllo di intolleranze alimentari, fiori di Bach, rimedi erboristici e terapie energetiche. Questi metodi naturali possono portare qualche vantaggio, ma è bene evidenziare che purtroppo non esistono evidenze scientifiche che ne provino l’efficacia nella riduzione dell’acufene.
Benché non esista una terapia definitiva, rivolgersi ad un centro specializzato per il trattamento è il primo passo per avere una diagnosi e provare a risolvere il problema o, quantomeno, per ridurre l’impatto che questo ha sulla vita di tutti i giorni, sul lavoro e sulle relazioni personali. L’importante è non arrendersi all’idea di poter stare nuovamente bene ed ritrovare una buona qualità di vita.
ASMD, se ne parla in radio
Rubriche«La ASMD è una malattia metabolica ereditaria che appartiene al mondo delle malattie rare. È una malattia molto grave, che può colpire a tutte le età. Ma, di solito, si manifesta nei primi anni di vita», lo ha spiegato nel corso delle Pillole di Salute volute e organizzate dal network editoriale PreSa il professor Alberto Burlina, direttore dell’Unità Operativa Complessa Malattie Metaboliche Ereditarie presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. «Se non riconosciuta in tempo – ha chiarito Burlina ai microfoni di Radio Kiss Kiss – l’ASMD può provocare gravi danni neurologici e polmonari. Arrivare ad una diagnosi non è semplice, ma oggi giorno è possibile capire, sin dai primi giorni di vita e partendo una singola goccia di sangue, se l’enzima (la sfingomelinasi, ndr) non funziona in modo corretto. Una diagnosi precoce è fondamentale, perché oggi è disponibile una nuova terapia innovativa che cambia radicalmente il destino di coloro che soffrono di ASMD».
Quali sono i campanelli d’allarme dell’ASMD?
«Sono sintomi molto subdoli dal punto di vista clinico. Giorno dopo giorno, la malattia mina il cervello e i polmoni, ma anche il fegato e la milza. Questa progressione silenziosa fa si che l’ASMD sia spesso diagnosticata quando ormai i danni sono irreversibili». Ecco perché il professor Burlina sottolinea l’importanza dello screening di prevenzione per questa malattia. «Accorgersi con mesi, se non addirittura anni, di anticipo dell’insorgenza della patologia consente di programmare in modo corretto una terapia che eviti i danni neurologici o polmonari che una volta prodotti sono irreversibili.
Parola d’ordine, insomma, screening neonatale.
«Il sistema sanitario nazionale, già oggi prevede per molte malattie la possibilità di uno screening alla nascita. Da una sola goccia di sangue possiamo identificare 50 diverse malattie metaboliche. Spingere affinché venga aggiunta la 51esima, visto che esiste una terapia efficace, è un dovere per tutti noi medici. Dobbiamo batterci affinché questo screening neonatale diventi una consuetudine su tutto il territorio nazionale».
Ascolta il podcast
I numeri dell’ASMD
L’incidenza globale stimata dell’ASMD è di 0,4-0,6 ogni 100.000 nuovi nati.6, Poiché la trasmissione è autosomica recessiva, la probabilità di trasmettere il difetto genetico ad un nuovo nato è di 1 su 4 quando entrambi i genitori sono portatori del gene affetto.
Ereditarietà
Se un bambino eredita solo una copia del gene SMPD1 mutato, non avrà l’ASMD. Tuttavia, il bambino è un “portatore” di ASMD, ciò significa che non ha sintomi, ma può trasmettere l’unica copia del gene mutato ai futuri figli. Se una persona riceve una diagnosi di ASMD, anche i suoi famigliari potrebbero avere la malattia, pertanto è importante capire come viene trasmessa. Gli esami diagnostici effettuati sui membri della famiglia possono aiutare a giungere più rapidamente a una diagnosi, in modo da gestire i sintomi precocemente e adeguatamente.
Le forme della malattia
Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi
Alfredo: per i miei 101 anni mi sono regalato una nuova vita
News PresaAnziani, abusi per uno su tre nelle RSA e case di riposo
Anziani, NewsIl 30% delle persone anziane fragili subisce abusi nelle RSA. Le violenze fisiche e psicologiche aumentano, tra cui angherie, trascuratezza, maltrattamenti fisici e psicologici. La percentuale sale a due anziani su tre nelle RSA e nelle case di riposo.
Anziani e maltrattamenti
I maltrattamenti più ricorrenti nelle RSA e case di riposo sono la mancanza di rispetto per la dignità e la privacy degli anziani. L’uso di mezzi di contenzione inappropriati è un’altra pratica diffusa, insieme alla mancanza di flessibilità negli orari serali e mattutini. L’uso improprio di farmaci è frequente. La mancata fornitura di occhiali, apparecchi acustici o protesi dentali è un altro problema. Anche la mancata fornitura di cibo e bevande adeguati o assistenza nel mangiare rientra tra i maltrattamenti.
Giornata Mondiale contro gli abusi agli anziani
In occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi agli anziani, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) promuove un vademecum sui campanelli d’allarme. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi.
I segnali di allarme
Andrea Ungar, presidente SIGG, dichiara che ci sono diversi segnali ricorrenti di abuso su una persona anziana. Tra questi, scarsa igiene o un odore sgradevole, abiti sporchi, malnutrizione e disidratazione non correlate a una patologia. Lesioni come graffi o tagli, ustioni, lividi, cadute e fratture con cause indeterminate, sono altri segnali da non sottovalutare.
Il ruolo del caregiver
L’assistenza a un anziano, specie con deterioramento cognitivo, impegna il familiare sul piano pratico ed emotivo. Questo spesso porta a un ‘cortocircuito’ relazionale, con comportamenti abusivi del caregiver. Anna Castaldo, coordinatrice del gruppo di studio SIGG sulla prevenzione del maltrattamento, aggiunge che lo stress derivante dal carico assistenziale può ridurre la qualità delle cure. Nel peggiore dei casi, può portare a situazioni di abuso, soprattutto nel difficile periodo estivo.
La gentilezza cura
Essere gentili con le persone anziane fa parte del servizio di cura. Una persona fragile, incapace di badare a sé stessa a causa di una malattia o una disabilità fisica, ha bisogno di essere ascoltata attentamente e non interrotta. È importante mantenere un contatto fisico e visivo con la persona anziana e condividere momenti di relax. La gentilezza può avere un forte impatto terapeutico per il mantenimento della salute e del benessere, sia mentale che fisico.
La gentilezza, inoltre, difende la memoria e aiuta a combattere la depressione. Contribuisce anche al calo della pressione sanguigna, fondamentale per il benessere.
Kiwi, ne basta 1 al giorno per un risultato incredibile
Alimentazione, NewsUn tempo era una mela al giorno a “togliere il medico di torno”, ora pare che il benessere sia nel più esotico kiwi. A dimostrare i benefici di questo frutto sulla salute è uno studio dell’Università di Otago che ha dimostrato come il kiwi sia un potente stimolatore dell’umore con effetti veloci e duraturi.
Piccoli cambiamenti quotidiani
Lo studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition, dimostra che un consumo regolare di kiwi è in grado di produrre effetti positivi sulla vitalità e l’umore in soli quattro giorni. Uno studio che potrebbe sembrare “frivolo”, ma che invece può realmente aiutare a stare meglio. Tamlin Conner, tra le autrici della ricerca, ha sottolineato come un piccolo cambiamento nella dieta possa fare la differenza nel modo in cui si sentono ogni giorno.
Kiwi, il segreto è la vitamina C
L’assunzione di vitamina C, di cui i kiwi sono ricchi, è stata associata a un miglioramento dell’umore, della vitalità, del benessere e a una minore depressione, mentre la carenza è associata a una maggiore depressione e deterioramento cognitivo. I ricercatori hanno effettuato un intervento dietetico di otto settimane su 155 adulti con bassi livelli di questa vitamina.
Lo studio
I partecipanti assumevano quotidianamente un integratore di vitamina C, un placebo o due kiwi. Hanno poi segnalato la loro vitalità, umore, benessere, qualità del sonno, quantità di sonno e attività fisica utilizzando sondaggi su smartphone. È emerso che l’integrazione di kiwi ha migliorato la vitalità e l’umore nel giro di quattro giorni, con un picco intorno al quattordicesimo. La sola integrazione di vitamina C, d’altro canto, ha migliorato marginalmente l’umore fino al dodicesimo giorno.
L’importanza di praticare sport
Se alla giusta alimentazione si aggiunge poi anche un po’ di sport, allora il risultato è garantito. Ma come può un po’ di attività fisica influire positivamente sul nostro stato d’animo? La risposta risiede in una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Benefici Biologici
L’attività fisica induce cambiamenti chimici nel cervello. Durante l’esercizio, il corpo rilascia endorfine, noti anche come “ormoni della felicità”. Questi neurotrasmettitori agiscono come analgesici naturali e migliorano il senso di benessere. Inoltre, l’esercizio fisico aumenta i livelli di serotonina e dopamina, sostanze chimiche che influenzano direttamente l’umore e la motivazione.
Vantaggi Psicologici
Oltre agli effetti chimici, lo sport offre numerosi benefici psicologici. L’impegno in un’attività fisica può distrarre dalle preoccupazioni quotidiane e ridurre i livelli di ansia. Inoltre, raggiungere obiettivi legati all’attività fisica, come migliorare i tempi di corsa o aumentare i pesi sollevati, incrementa l’autostima e il senso di realizzazione personale. La sensazione di controllo che deriva dal regolare l’allenamento e vedere progressi concreti è un potente stimolo per l’umore.
Aspetti Sociali
Praticare sport spesso comporta interazioni sociali. Partecipare a una squadra o frequentare una palestra crea opportunità di incontro e condivisione con altre persone. Questi legami sociali possono ridurre il senso di isolamento e aumentare il supporto emotivo, entrambi cruciali per mantenere un buon umore. Le attività di gruppo promuovono anche il senso di appartenenza e di comunità, elementi fondamentali per il benessere psicologico
Scegliere la giusta attività
Modificare le proprie abitudini alimentari e integrare un po’ di sport nella propria routine quotidiana è insomma il modo migliore per per migliorare l’umore e la salute. E se non siete esattamente dei “campioni provetti”, niente paura, che si tratti di una corsa al parco, una sessione in palestra o una partita di calcio con gli amici, l’importante è trovare un’attività che si ami e che si possa svolgere con costanza. I benefici derivanti dall’esercizio fisico vanno ben oltre la semplice forma fisica, influenzando positivamente anche il nostro benessere mentale e la qualità della vita.
Presa Weekly 14 Giugno 2024
PreSa WeeklyPrevenzione, italiani poco informati. I dati di Cittadinanza attiva
News, PrevenzioneRafforzare l’informazione e migliorare l’accessibilità ai centri vaccinali, rendere effettiva la vaccinazione contro l’Herpes Zoster e porre la prevenzione al centro delle politiche pubbliche: questi sono i punti chiave emersi dall’indagine di Cittadinanza Attiva sulla prevenzione consapevole nell’età adulta.
Il lavoro presentato da Cittadinanzattiva Lazio ha voluto investigare l’attuale stato di conoscenza da parte di cittadini e operatori del valore della prevenzione. I questionari raccolti sono stati 433 dai cittadini e 192 dagli operatori sanitari.
L’informazione sulla prevenzione vaccinale
Una prima grande questione è legata alla corretta informazione sui vaccini, alla loro sicurezza, qualità, efficacia e agli eventuali effetti collaterali. Il 30,6% dichiara di non esser stato correttamente informato sui vaccini disponibili. Solitamente è il personale del centro vaccinale (52,6%) a fornire le informazioni, segue il medico di medicina generale (24,2%). Le due vaccinazioni più “gettonate” sono per il COVID (45%) e antinfluenzale (29%).
I cittadini che hanno dato risposte a campo aperto hanno sottolineato alcune aree di “crisi”: poca informazione sulla disponibilità vaccinazione in età adulta; quando e dove farli; effetti dei vaccini e loro gestione.
Inoltre, in modo maggioritario i cittadini ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: poca informazione; paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; informazioni spesso contradittorie.
Tra le richieste, quelle di materiali informativi sul tema (è la seconda voce con punteggio massimo di 5 su scala da 1 a 5 superata solo dalla chiamata attiva).
Gli operatori sanitari, invece, ritengono che tra i motivi che scoraggiano le persone a vaccinarsi siano più significativi: paura per eventuali effetti controindicazioni/effetti collaterali; poca informazione; poca fiducia nei vaccini; informazioni spesso contraddittorie.
Sulle proposte gli operatori sanitari propendono per il colloquio individuale con il proprio medico di medicina generale, seguito poi da campagne di informazione sui mass media, colloquio con personale centro vaccinale.
Accessibilità alle campagne
Il dato maggioritario per la “vicinanza” del centro vaccinale è dato dalla risposta “mediamente vicino”, i tre luoghi che riscuotono maggiore successo sono in ordine: lo studio del medico di medicina generale; la farmacia; il luogo di lavoro.
Gli operatori sanitari confermano in qualche modo tale tendenza, con risposte prevalenti come “lo studio del medico di medicina generale”, seguito dal “centro vaccinale” e dal “luogo di lavoro”. Buone anche le preferenze per la “farmacia” e l’“ospedale”.
I dati quindi sottolineano che, per quanto attiene il tema “accessibilità” (fisica) il luogo di maggiore prossimità al cittadino sarebbe da preferire strutturando il servizio in modo coerente con le aspettative.
Focus Herpes Zoster
In generale, per i cittadini, la conoscenza dell’Herpes Zoster, dei sintomi e delle complicanze, della sua presenza nei LEA (74,3% non sa che la vaccinazione è un LEA e quindi un obbligo/obiettivo per le istituzioni) non è soddisfacente.
La domanda che rivela questo sentimento è: “chi le ha fornito le informazioni sugli effetti dell’Herpes Zoster” dove prevale la risposta “internet/social” seguita a grande distanza dalla risposta “il medico di medicina generale”.
Le domande sul Focus Herpes Zoster rivolte agli operatori sanitari rilevano da un lato una informazione sulla patologia abbastanza precisa. Il dato che fa riflettere maggiormente è però legato alla domanda: “Conosce l’offerta gratuita della vaccinazione anti Herpes Zoster in base alle coorti di età e condizioni di rischio per patologia nella tua Regione?” Il 56,6% ha risposto “no” evidenziando un aspetto legato al tema della informazione e delle procedure che pone domande da approfondire.
La prevenzione
“In generale chiunque dichiara che la prevenzione è centrale nelle politiche di salute pubblica, ma nella pratica assistiamo a difficoltà, ritardi, carenze. Su questo punto è necessario costruire un’alleanza forte tra istituzioni sanitarie, operatori e cittadini”, sottolinea Cittadinanza attiva.
Giovani medici in fuga, tutti a caccia del nuovo bando
News, Economia sanitariaDalle grandi metropoli si spostano verso le zone periferiche, un esodo sempre più marcato quello che riguarda i medici che ora sembrano cercare condizioni di vita e lavorative migliori. Non meraviglia dunque che siano già moltissime le candidature per soli 18 posti di lavoro, fuori dai grandi centri urbani, che le Asl Toscane hanno messo a bando con un concorso nazionale.
Incentivi economici e qualità di vita
Il bando (on line sul sito di Estar, Ente di supporto tecnico della Regione) prevede, tra l’altro, incentivi economici, percorsi di professionalizzazione mirata e ampie possibilità di carriera. Ma c’è tempo solo fino al 20 giugno per partecipare al concorso che – come detto – mira a reclutare giovani medici per gli ospedali periferici e delle isole della Toscana. Destinazioni che in passato sarebbero state “snobbate” ora diventano attrattive, visto che il sovraccarico di pazienti, i turni estenuanti, il traffico congestionato e l’alto costo della vita sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a rendere le condizioni di lavoro nei centri urbani particolarmente impegnative.
Le destinazioni
Nell’Asl Toscana Sud Est, in tutto sette posti, si cercano un medico di medicina interna per lo stabilimento del Casentino degli Ospedali riuniti dell’Aretino, un nefrologo e un ortopedico da assegnare all’ospedale di Nottola a Montepulciano, un medico per l’organizzazione dei servizi sanitari nella zona delle Colline dell’Albegna e un altro per la zona distretto del Casentino, Valtiberina, Val di Chiana aretina, uno psichiatra per il dipartimento di salute mentale della zona Amiata grossetana e Colline Metallifere, un radiologo per lo stabilimento di Massa Marittima del presidio ospedaliero unico grossetano.
Conciliare vita professionale e personale
Nell’Asl Toscana Centro l’avviso riguarda due posti: un medico di medicina d’emergenza-urgenza per l’ospedale di Pescia in provincia di Pistoia e un ortopedico per il presidio ospedaliero di Borgo San Lorenzo in Mugello. Destinazioni, queste ultime, che possono offrire un radicale cambio di vita. I piccoli centri permettono infatti un ambiente di lavoro più sereno e meno stressante, con una maggiore possibilità di instaurare rapporti personali e duraturi con i pazienti. In queste comunità, i medici possono godere di un equilibrio migliore tra vita professionale e personale, con orari di lavoro più regolari e una qualità della vita generalmente più alta.
Isole e non solo
Nove medici si ricercano invece per i territori dell’Asl Toscana Nord Ovest. Quattro riguardano l’ospedale di Portoferraio all’isola d’Elba: un geriatra, un igienista ed epidemiologo, un pediatra, un radiologo. Gli altri cinque posti a bando sono un cardiologo per l’ospedale di Cecina, un geriatra per l’ospedale di Barga, ancora un geriatra per l’ospedale di Volterra, un nefrologo per l’ospedale di Piombino e un radiologo per l’ospedale di Pontremoli. Tutte le informazioni sono raccolte anche sul sito ufficiale della Regione Toscana.