Tempo di lettura: 3 minutiLa situazione dei bambini e delle famiglie coinvolte nell’escalation del conflitto in Ucraina peggiora di minuto in minuto. Sono almeno 13 i bambini uccisi, molti sono stati feriti e molti altri sono traumatizzati dalla violenza che li circonda. Tutti i 7,5 milioni di bambini in Ucraina sono in una situazione di grande rischio. E in centinaia di migliaia di bambini non vanno a scuola. Centinaia di migliaia di persone sono senza acqua potabile ed elettricità. La metà delle persone in transito sono bambini. Catherine Russell , Direttore Generale dell’UNICEF, per il lancio congiunto dell’Appello umanitario e del Piano regionale di risposta ai rifugiati per l’Ucraina, ha dichiarato: “la situazione dei bambini e delle famiglie coinvolte nell’escalation del conflitto in Ucraina peggiora di minuto in minuto. I combattimenti si stanno avvicinando alle popolazioni civili – più vicino alle case dei bambini e alle scuole, agli ospedali e agli orfanotrofi.
I danni alle infrastrutture hanno lasciato centinaia di migliaia di persone senza acqua potabile ed elettricità. Le armi esplosive e i residuati bellici nelle aree popolate sono pericoli reali e presenti.
Almeno 13 bambini sono stati uccisi, secondo i dati verificati dall’OHCHR, e ci aspettiamo che questo numero aumenti con l’infuriare dei combattimenti. Molti bambini sono stati feriti. E molti altri sono profondamente traumatizzati dalla violenza che li circonda. In centinaia di migliaia non vanno a scuola. E tutti i 7,5 milioni di bambini in Ucraina sono in una situazione di grande rischio.
L’UNICEF e i suoi partner stanno lavorando 24 ore al giorno per soddisfare i bisogni umanitari in rapido aumento, che includono servizi medici d’emergenza, medicine essenziali, forniture e attrezzature sanitarie, acqua sicura per bere e per l’igiene, e riparo e protezione per coloro che sono sfollati dalle loro case.
Attualmente, 140 persone lavorano per l’UNICEF in Ucraina, e ne stiamo inviando altre per rispondere ai bisogni nel paese. In tutto l’est, nove team mobili per la protezione dell’infanzia supportati dall’UNICEF stanno raggiungendo i bambini ovunque sia possibile con assistenza psicosociale, sostegno alla salute mentale e servizi di protezione.
Ma l’ambiente operativo in Ucraina è estremamente complesso. Le limitazioni di accesso e le linee del fronte che cambiano rapidamente rendono molto più difficile consegnare forniture e servizi essenziali.
La crisi dei rifugiati sta crescendo esponenzialmente, aumentando i bisogni umanitari. La metà delle persone in transito sono bambini. L’UNICEF sta lavorando a stretto contatto con l’UNHCR per raggiungerli con servizi di protezione e assistenza nei paesi di accoglienza.
I bambini e le famiglie coinvolti in questo conflitto hanno bisogno di tutto l’aiuto che possiamo dare loro – e ne hanno bisogno ora. L’UNICEF ha lanciato un appello di 276 milioni di dollari per i bambini in Ucraina come parte del Flash Appeal dell’OCHA e chiede altri 73 milioni di dollari per il Piano Regionale di Risposta ai Rifugiati nei paesi vicini.
Ci affidiamo alla generosità e al sostegno della comunità globale per aiutare l’UNICEF e i nostri partner a raggiungere i bambini e le famiglie in Ucraina, le cui vite e il cui futuro sono in bilico. Non possiamo fermarci finché non raggiungeremo ogni bambino colpito da questo conflitto”.
Da Napoli un appello per la donazione di sangue
News BreviIl Cardarelli fa appello alla solidarietà di tutte le donne, ma anche di quanti amano le donne, lanciando una raccolta straordinaria di sangue in occasione dell’8 marzo. «In occasione della festa della donna – spiega il direttore sanitario Giuseppe Russo – invitiamo le donatrici ad essere protagoniste della donazione di sangue, e i donatori a rendere omaggio alle donne con un gesto di grande generosità». Il Centro di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Cardarelli è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.00, festivi esclusi. È anche possibile prenotare la donazione chiamando il numero 331/6702222 dalle ore 08.00 alle 16.00. In questo modo si riceverà un appuntamento preciso evitando ogni possibile attesa.
CHI PUÒ DONARE
Chiunque vorrà donare il sangue potrà recarsi presso il Servizio Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Cardarelli (al padiglione E piano 0), a digiuno o dopo una leggera colazione. Possono donare i cittadini che hanno compiuto i 18 anni e che non abbiano più di 60 anni. Per poter donare il sangue in sicurezza si deve avere un peso corporeo non inferiore ai 50 kg e uno stile di vita sano. Questo significa: nessun comportamento a rischio che possa compromettere la salute di chi dona o quella di chi riceve il sangue. L’idoneità alla donazione verrà comunque stabilita mediante un colloquio personale e riservato, una valutazione clinica da parte di un medico e dopo aver effettuato gli esami di laboratorio previsti per garantire la sicurezza del donatore e del ricevente.
Capelli e salute, non è solo un problema di estetica
Benessere, Medicina estetica, News PresaQuando si parla di salute dei capelli ci si muove su un terreno che è a metà tra l’estetica e il benessere dell’organismo. Se per molti il tema è prevalentemente di immagine, la verità è che un’eccessiva perdita di capelli può essere legata anche a patologie in corso e non diagnosticate. Ma vediamo cosa dicono gli esperti. Il primo punto da chiarire è quello della perdita fisiologica, basti pensare che ogni giorno ciascuno di noi perde in media dai cinquanta ai cento capelli, ma in autunno, tra ottobre e dicembre, la perdita fisiologica può essere maggiore. Questo può dipendere dai cambiamenti stagionali e climatici o dall’esposizione al sole durante l’estate. Quando però la perdita di capelli va oltre (gli esperti parlano di più di 100 capelli al giorno) allora è meglio non sottovalutare. Come accennato, una perdita eccessiva di capelli potrebbe nascondere un problema della pelle e per questo motivo, se si nota una caduta che prosegue per più di un mese, sarebbe importante sottoporsi ad una visita specialistica con dermatologo esperto tricologo, con tecnologie mediche all’avanguardia ad esempio un dermatoscopio, per individuare la causa della perdita di capelli e mettere così a punto la strategia più corretta. Anche nel caso si tratti invece di un fenomeno “fisiologico” stagionale è importante farsi consigliare da un dermatologo su come limitare il problema.
IL CICLO DI VITA DEI CAPELLI
Altra cosa da sapere è che il capello ha un suo ciclo di vita che passa attraverso tre fasi: quella di crescita del capello, il peggioramento (nella quale capello formato si porta via via verso gli strati più superficiali dell’epidermide e la fase “telogen” di riposo e successiva caduta del capello. In media dura circa tre anni, con una crescita di 1 centimetro al mese. Al termine di questo ciclo il capello viene sostituito dal nuovo pelo che si forma nello stesso follicolo pilifero. Questo fa sì che, in condizioni normali, i capelli che cadono vengano rimpiazzati da quelli nuovi in crescita. Quando questo meccanismo di ricambio non funziona correttamente possono cominciare i problemi, fino alla comparsa di vere e proprie chiazze senza capelli e fenomeni di alopecia androgenetica. Le ragioni legate alla perdita dei capelli possono essere molte e differenti: ci sono vere e proprie malattie che riguardano la cute, ad esempjo dermatiti (psoriasi o dermatite seborroica). Ma possono esserci anche delle cause di carattere generale, tra cui una carenza di minerali e oligoelementi dovuta a diete drastiche e squilibrate. Infine, una perdita di capelli può essere legata ad un forte stress. Nei casi in cui l’aumento della caduta dei capelli non sia legata a malattie specifiche, può essere utile assumere integratori con silicio e amminoacidi solforati che rappresentano i mattoni della cheratina, cioè la sostanza che compone e dà corpo ai capelli. Il magnesio, il selenio e lo zinco sono fondamentali per la salute dei capelli, perché accelerano i processi del metabolismo delle cellule, aiutano a conservare l’elasticità della pelle e dei capelli e proteggono la pelle e i capelli e aiuta la riparazione delle cellule.
Ucraina: si aggrava la situazione dei bambini. Le iniziative dall’Italia
BambiniLa situazione dei bambini e delle famiglie coinvolte nell’escalation del conflitto in Ucraina peggiora di minuto in minuto. Sono almeno 13 i bambini uccisi, molti sono stati feriti e molti altri sono traumatizzati dalla violenza che li circonda. Tutti i 7,5 milioni di bambini in Ucraina sono in una situazione di grande rischio. E in centinaia di migliaia di bambini non vanno a scuola. Centinaia di migliaia di persone sono senza acqua potabile ed elettricità. La metà delle persone in transito sono bambini. Catherine Russell , Direttore Generale dell’UNICEF, per il lancio congiunto dell’Appello umanitario e del Piano regionale di risposta ai rifugiati per l’Ucraina, ha dichiarato: “la situazione dei bambini e delle famiglie coinvolte nell’escalation del conflitto in Ucraina peggiora di minuto in minuto. I combattimenti si stanno avvicinando alle popolazioni civili – più vicino alle case dei bambini e alle scuole, agli ospedali e agli orfanotrofi.
I danni alle infrastrutture hanno lasciato centinaia di migliaia di persone senza acqua potabile ed elettricità. Le armi esplosive e i residuati bellici nelle aree popolate sono pericoli reali e presenti.
Almeno 13 bambini sono stati uccisi, secondo i dati verificati dall’OHCHR, e ci aspettiamo che questo numero aumenti con l’infuriare dei combattimenti. Molti bambini sono stati feriti. E molti altri sono profondamente traumatizzati dalla violenza che li circonda. In centinaia di migliaia non vanno a scuola. E tutti i 7,5 milioni di bambini in Ucraina sono in una situazione di grande rischio.
L’UNICEF e i suoi partner stanno lavorando 24 ore al giorno per soddisfare i bisogni umanitari in rapido aumento, che includono servizi medici d’emergenza, medicine essenziali, forniture e attrezzature sanitarie, acqua sicura per bere e per l’igiene, e riparo e protezione per coloro che sono sfollati dalle loro case.
Ma l’ambiente operativo in Ucraina è estremamente complesso. Le limitazioni di accesso e le linee del fronte che cambiano rapidamente rendono molto più difficile consegnare forniture e servizi essenziali.
La crisi dei rifugiati sta crescendo esponenzialmente, aumentando i bisogni umanitari. La metà delle persone in transito sono bambini. L’UNICEF sta lavorando a stretto contatto con l’UNHCR per raggiungerli con servizi di protezione e assistenza nei paesi di accoglienza.
I bambini e le famiglie coinvolti in questo conflitto hanno bisogno di tutto l’aiuto che possiamo dare loro – e ne hanno bisogno ora. L’UNICEF ha lanciato un appello di 276 milioni di dollari per i bambini in Ucraina come parte del Flash Appeal dell’OCHA e chiede altri 73 milioni di dollari per il Piano Regionale di Risposta ai Rifugiati nei paesi vicini.
Ci affidiamo alla generosità e al sostegno della comunità globale per aiutare l’UNICEF e i nostri partner a raggiungere i bambini e le famiglie in Ucraina, le cui vite e il cui futuro sono in bilico. Non possiamo fermarci finché non raggiungeremo ogni bambino colpito da questo conflitto”.
Covid: 80 per cento degli italiani con disturbi da stress
CovidSono passati due anni dall’inizio della pandemia. Oggi otto persone su 10 dichiarano di aver sofferto nell’ultimo anno di almeno un disturbo riconducibile allo stress. I Sintomi più comuni sono: mal di testa (48,0%), ansia, nervosismo, irritabilità (42,8%), tensioni muscolari (39,6%) e disturbi del sonno (32,2%). Il dato emerge da una ricerca realizzata online su 1000 persone da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, presentata oggi. Lo stress non ha risparmiato nessuno, colpendo gli adulti quanto i giovani. Lo ha dichiarato il 58,3% degli intervistati, secondo cui sono proprio i ragazzi la fascia che ha risentito di più delle conseguenze della pandemia. Per 7 italiani su 10, inoltre, anche i bambini più piccoli, seppur con livelli minori, hanno vissuto momenti di stress e ansia. Il disagio era dato soprattutto dalla confusione generata dal continuo cambio di regole e abitudini, ma anche dalla didattica a distanza e quindi dall’impossibilità di poter andare a scuola e dalla riduzione delle occasioni di gioco e socialità.
Stroke, il Cardarelli tra le eccellenze italiane
News PresaL’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli è tra i 5 centri d’eccellenza in Italia, e tra i migliori in Europa, per il trattamento dell’ictus. A parlare sono i numeri, con 350 trattamenti endovenosi ed endovascolari per stroke ischemico nel 2021 (nonostante la pandemia) e un tasso di disabilità che negli anni è calato dall’85% al 45% dei casi. Grazie a questi risultati, il Pronto Soccorso diretto dalla dottoressa Fiorella Paladino e il Neuro Team guidato dai dottori Mario Muto e Vincenzo Andreone hanno ricevuto l’Oro nel programma di monitoraggio europeo “Angels Awards”. Un riconoscimento conferito dalla European Stroke Organisation per monitorare il miglioramento degli ospedali nel trattamento degli ictus in fase acuta. «Un premio che ci rende molto orgogliosi – sottolinea il direttore generale Giuseppe Longo -, nonostante le tante criticità legate al Covid il Cardarelli non ha mai ridotto l’attività nell’ambito dell’emergenza-urgenza, che resta un punto d’eccellenza di questa azienda ospedaliera». Grazie alla stretta collaborazione del personale del Pronto Soccorso, della Neurologia, della Neuroradiologia interventistica, della Neurochirurgia e degli Anestesisti di sala operatoria, al percorso ictus messo in atto nell’azienda ospedaliera Antonio Cardarelli di Napoli le performance sono da “Oro”.
IL PERCORSO
«A questi pazienti – ricorda il direttore sanitario Giuseppe Russo – viene assegnato un codice rosso, immediatamente si attiva il team Neurologo-Infermiere di Stroke Unit per la valutazione dei sintomi e dell’idoneità al trattamento, viene subito fatta una TAC dell’encefalo con studio dei vasi cerebrali (AngioTAC) e quindi inizia il trattamento direttamente sul lettino della TAC. Dove necessario, altrettanto velocemente viene fatta una valutazione anestesiologica e inizia il trattamento endovascolare da parte del Neuroradiologo interventista». Dopo il trattamento, il paziente viene ricoverato in Stroke Unit, una unità semi-intensiva, a guida neurologica, composta da personale altamente specializzato nella gestione del paziente con ictus, che consente di ridurre significativamente l’indice di disabilità e mortalità. Al Cardarelli di Napoli i tempi di attesa media per un trattamento di trombolisi endovenosa è di 35 minuti e 75 minuti per la trombectomia meccanica, addirittura migliori di quanto suggerito nelle linee guida internazionali. «In oltre la metà dei pazienti trattati – dicono Muto e Andreone – assistiamo ad un completo recupero dell’indipendenza e dell’autonomia, riducendo l’impatto familiare, sociale ed economico di una patologia devastante come l’ictus cerebrale. Ciò su cui si deve lavorare per migliorare ancora è la fase pre ospedaliera, così da ridurre ancor più il tempo che intercorre tra i primi sintomi e l’arrivo in pronto soccorso».
Malattie lisosomiali, l’importanza delle terapie domiciliari
Associazioni pazienti, News Presa, Partner, Prevenzione, Ricerca innovazioneSabato 5 marzo torna il consueto appuntamento che il network editoriale PreSa – Prevenzione e Salute dedica ai temi della prevenzione e della salute in collaborazione con Radio Kiss Kiss. Si parlerà di malattie lisosomiali e dell’importanza delle terapie domiciliari.
Nel corso di Good Morning Kiss Kiss interverrà la Dottoressa Serena Gasperini (Responsabile dell’Unità Malattie Metaboliche Rare dell’Ospedale San Gerardo di Monza) per approfondire il tema delle malattie lisosomiali e in modo particolare dell’importanza di somministrare ai pazienti la terapia domiciliare.
Appuntamento sabato 5 marzo alle 11:30 circa. Stay Tuned!
Anticorpi di ultima generazione contro il cancro
Ricerca innovazioneAnticorpi di ultima generazione contro forme di cancro resistenti alle cure. È una nuova prospettiva che offre speranza a chi purtroppo deve fare i conti con una neoplasia che non rispondere alle terapie. Questi nuovi anticorpi potrebbero agire in due modi: da un lato colpendo le cellule malate e dall’altro risvegliando le difese immunitarie. Questa terapia potrebbe essere efficace contro il linfoma a cellule B, il più comune tra i linfomi non-Hodgkins. Si tratta di una malattia rara e molto aggressiva che colpisce in Italia circa 4.400 persone l’anno, in maggior parte di età adulta, di cui almeno il 35% purtroppo non risponde ai trattamenti standard o sviluppa successivamente recidive. Per questi pazienti “difficili” da trattare, arrivano proprio i nuovi anticorpi nati dalla ricerca dell’IRCCS Candiolo di Torino. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fiorire di tecniche altamente innovative per il loro trattamento che fanno ben sperare visti i risultati finora ottenuti – commenta Umberto Vitolo, Ematologia-oncologia medica IRCCS Candiolo, coordinatore degli studi oncoematologici – La prospettiva di guarigione dipende dal tipo di linfomi ma oggi le possibilità di sconfiggere anche tumori aggressivi come i linfomi a cellule B, che non rispondono alle terapie standard o si dimostrano recidivi, sono molto aumentate».
DOPPIA AZIONE
Gli anticorpi di ultima generazione detti “bispecifici” riescono ad attaccare le cellule del linfoma e, contemporaneamente, risvegliare le difese immunitarie del paziente contro il tumore, rendendo attive le cellule T. I protocolli di terapia si concentrano soprattutto nei pazienti con linfoma a cellule B che hanno fallito la terapia standard di prima linea non possono per ragioni di età o perché il paziente soffre anche di altre malattie, essere trattati con trapianto di cellule staminali o con CART. Sei mesi fa è partito anche un altro studio di cui il Candiolo è coordinatore nazionale, su un anticorpo per pazienti di nuova diagnosi, ma con malattia estremamente aggressiva. «La ricerca ha come obiettivo di valutare se, aggiungendo l’anticorpo monoclonale anti-CD19 insieme a un “agente biologico” che modula la risposta immunologica, alla chemioimmunoterapia standard migliorano i tassi di guarigione di questi pazienti attualmente fermi al 50%. L’anticorpo, che sarà presto autorizzato in Italia nei pazienti in ricaduta, funziona legandosi a una sorta di ‘tag’ molecolare sulla cellule del tumore e, dopo essersi ‘arpionato’ a esse, innesca dei meccanismi che la annienta».
Tumori del sangue, in arrivo anticorpi a doppia azione
Ricerca innovazioneGli anticorpi di ultima generazione sono una strada sempre più concreta per trattare i tumori resistenti alle cura. Questi anticorpi hanno un’azione doppia: colpiscono le cellule malate e risvegliano le difese immunitarie.
Tumori del sangue e nuove terapie
Tra i tumori del sangue vi è una patologia rara e molto aggressiva che colpisce in Italia circa 4400 persone l’anno, in maggior parte di età adulta, di cui almeno il 35% purtroppo non risponde ai trattamenti standard o sviluppa in seguito recidive. Si tratta del linfoma a cellule B, il più comune tra i linfomi non-Hodgkins. Proprio per questi pazienti che non rispondono al trattamento sono nati i nuovi anticorpi realizzati dalla ricerca dell’IRCCS Candiolo di Torino. Sono state ripercorse le nuove terapie in occasione della giornata mondiale delle malattie rare che si è celebrata domenica scorsa.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fiorire di tecniche altamente innovative per il loro trattamento che fanno ben sperare visti i risultati finora ottenuti – ha detto Umberto Vitolo, Ematologia-oncologia medica IRCCS Candiolo, coordinatore degli studi oncoematologici – La prospettiva di guarigione dipende dal tipo di linfomi ma oggi le possibilità di sconfiggere anche tumori aggressivi come i linfomi a cellule B, che non rispondono alle terapie standard o si dimostrano recidivi, sono molto aumentate”. Nel frattempo sono numerosi gli altri studi in corso e promettono di rendere le cure contro il tumore sempre più efficaci e personalizzate.
Malattie neurodegenerative: scoperta nuova tecnica di diagnosi
Ricerca innovazioneUn nuovo sistema per diagnosticare la Malattia di Alzheimer e il Morbo di Parkinson è stato messo a punto grazie a uno studio congiunto tra Istituto Superiore di Sanità, IRCCS San Raffaele Roma e CNR- Istituto di Farmacologia Traslazionale. La nuova metodica si basa sulla conversione chimica diretta di fibroblasti della pelle dei pazienti in neuroni umani, senza ricorrere ad approcci transgenici, per la ricerca di marcatori di patologia. Il lavoro è stato coordinato da Daniela Merlo, Primo Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità e da Enrico Garaci e Massimo Fini, rispettivamente Presidente del Comitato Scientifico dell’IRCCS San Raffaele e Direttore Scientifico dell’IRCCS San Raffaele, in collaborazione con il gruppo di ricerca della Dott.ssa Cristiana Mollinari, Ricercatore dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR. Lo studio si è avvalso inoltre della collaborazione con la ShanghaiTech University di Shanghai grazie ad un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISS. “Il sistema da noi messo a punto, per la ricerca di marcatori di patologia, è a basso costo e poco invasivo rispetto a metodiche convenzionali – afferma la Dott.ssa Merlo – e potrebbe in futuro trovare applicazione nella pratica clinica”. “I neuroni chimicamente indotti”, dichiara la Dott.ssa Mollinari, “possono essere generati da cellule somatiche del paziente e rappresentano un modello in vitro, riproducibile in un tempo relativamente breve, per lo studio di meccanismi patogenetici delle malattie neurologiche”.
“Inoltre, il modello è perfetto per testare strategie terapeutiche e studi di medicina personalizzata”, concludono i Proff. Fini e Garaci.
Lo studio è pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Sciences.
Questa tecnica rappresenta un ulteriore sviluppo della tecnologia di riprogrammazione genetica proposta dal Prof. S. Yamanaka di Kyoto per la generazione di cellule staminali riprogrammate (iPS), ma, a differenza di quest’ultima, la nuova tecnica non implica la generazione di cellule staminali: si tratta di una conversione diretta dei fibroblasti in neuroni. Questo protocollo evita il ringiovanimento dei fibroblasti a cellule staminali e quindi la perdita delle caratteristiche epigenetiche acquisite con l’età e può essere da subito utilizzato in studi pilota per la diagnosi di malattie neurodegenerative.
Un olio dalle proprietà benefiche, perfetto per la linea
AlimentazionePuò un olio aiutarci a restare in linea? A quanto pare sì, se si soffre di sindromi da malassorbimento di grassi o patologie croniche intestinali. A confermarlo sono gli studi scientifici che dall’Italia gli Stati Uniti e la Gran Bretagna valutano i benefici di una terapia naturale, a base di olio Mct, (dall’inglese Medium Chain Triglycerides), che è costituito da un mix di acidi grassi a catena media, facili da assorbire, digerire e trasportabili rapidamente nel flusso sanguigno, rispetto ai grassi presenti nell’olio di oliva. Aggiungendo una minima quantità di olio Mct- in dosi fissate dagli specialisti-, alla dieta di tutti i giorni, non si vive più col tormento che un pranzo particolare o una cena fuori dalla regolare routine nutrizionale, possano farci correre in bagno con una forte colite.
La nutrizionista Teresa Di Lauro
Teresa Di Lauro, nutrizionista cresciuta nell’Ateneo Federiciano, in un confronto con altri specialisti dell’alimentazione e con diversi nutrizionisti ha fatto il punto sull’efficacia dell’olio Mct. «Si tratta di un concentrato di trigliceridi a media catena un’autentica fonte di grassi, in pratica di una megacatena liquida estratta da olio di cocco che si rivelano validi, come confermano gli studi scientifici preliminari, nel risolvere i problemi di chi è affetto dal morbo di Crohn, i dolori di chi soffre di colon irritabile o di intestino permeabile».
RIMEDI NATURALI
La natura anche in questo caso ci aiuta con rimedi che seguendo sempre le indicazioni di un nutrizionista sono già a nostra disposizione. «Sì, proprio così – prosegue la specialista – l’olio Mct è disponibile in farmacia, la composizione di quest’olio è costituita da acidi grassi quali che vengono assorbiti dall’organismo senza essere processati dal fegato. L’olio Mct è insapore, ma non può essere usato da solo: il medico, valutando i problemi del paziente, lo abbina a olio extra vergine di oliva stabilendo la singola dose ed i quantitativi da consumare nel corso della giornata. Attenzione però – dice Teresa Di Lauro – non deve essere confuso con l’olio di cocco, conosciuto al giorno d’oggi come un super food dagli effetti benefici, che va bene se adoperato per creme, shampoo e così via, ma per la sua ricchezza di acidi grassi saturi, in ambito nutrizionale va usato con molta moderazione. Un uso incontrollato può provocare problemi cardiovascolari». Tre studi in piena attività a Napoli, Giugliano e Pomigliano dove la dottoressa Di Lauro indica ai pazienti anche benefici rimedi naturali per i loro problemi «L’olio Mct è un rimedio naturale che si conferma un’importante fonte energetica ma anche un valido aiutante nel potenziamento del sistema immunitario, nel mantenere il benessere intestinale, nel bilanciare la sensibilità all’ insulina e aumentare il metabolismo del glucosio».