Tempo di lettura: 4 minutiL’estratto del melograno, tipico frutto mediterraneo, in abbinamento a vitamine del gruppo B e C combatte efficacemente l’affaticamento prolungato o a breve termine – SF. Lo ha dimostrato un nuovo studio preliminare, realizzato dalla Università di Napoli Federico II in collaborazione con Esserre Pharma. In sostanza il melograno si rivela un aiuto naturale per superare periodi di esaurimento che interferiscono con le normali attività e influiscono negativamente sulla qualità della vita.
Estratto di melograno: lo studio
L’indagine è stata svolta sui consumatori di integratori alimentari e finalizzata alla riduzione della fatica: 78 soggetti (21 uomini e 57 donne) sono stati reclutati per un mese per valutare l’efficacia e la tollerabilità di questo integratore alimentare attraverso questionari internazionalmente validati per la valutazione del livello di fatica e della qualità della vita. I consumatori hanno segnalato un miglioramento significativo delle loro condizioni senza effetti negativi in questo periodo di tempo. Sebbene siano necessari ulteriori studi, questi dati preliminari suggeriscono la capacità di una combinazione di estratto di melograno e vitamine idrosolubili di alleviare l’affaticamento a breve termine (SF).
“Siamo partiti dai risultati di diverse ricerche scientifiche, che attribuiscono al melograno proprietà di “superfood”, e ci siamo poi rivolti a persone che avevano fatto richiesta al proprio farmacista di un integratore alimentare che li alleviasse dalla sensazione di affaticamento prolungato. Questa indagine tra consumatori, condotta con un approccio scientifico robusto, ha messo in evidenza elementi molto positivi a favore del melograno nel combattere la sensazione di affaticamento” dichiara la professoressa Maria Daglia, Docente di Chimica degli Alimenti, Dipartimento di Farmacia della Università di Napoli Federico II, tra gli autori dell’indagine. “Il melograno, in combinazione con le vitamine del gruppo B e la vitamina C, ha fornito risultati promettenti in quanto sembra aiutare nelle situazioni di fatica non patologica. Pertanto, in collaborazione con i Medici di Medicina Generale si proseguirà la ricerca nei prossimi mesi, con uno studio clinico interventistico randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, che possa confermare l’efficacia dell’estratto di melograno abbinato alle vitamine idrosolubili, contro l’affaticamento prolungato o short-term fatigue, evidenziata da questa prima indagine”.
“Per la prima volta, abbiamo testato l’efficacia di un ingrediente tipico del bacino mediterraneo come supporto per il sistema immunitario a differenza di altri spesso utilizzati che sono invece di provenienza extra-mediterranea. Ed è anche la prima volta che si alza lo sguardo sul melograno in relazione al sistema immunitario, soprattutto oggi che il nostro sistema è sotto attacco non solo per agenti esterni, ma anche per lo stress pandemico a cui siamo sottoposti da mesi” sottolinea Costanza Riccioni, Chief Scientific Officer Esserre Pharma. “La sensazione di stanchezza e affaticamento è una delle manifestazioni tipiche di un sistema immunitario alterato e che spesso può presentarsi in forma d’infezioni, infiammazioni o altre tipologie di stress. Parliamo, cioè, d’immunonutrizione, concetto per cui alcuni nutrienti, grazie alla loro attività antinfiammatoria, possono aiutare il sistema immunitario. Nel caso del melograno, questo è possibile grazie al suo contributo di polifenoli. L’attività dell’estratto di melograno infatti, in studi preclinici, ha mostrato di ridurre alcuni markers biochimici dell’infiammazione come le citochine pro-infiammatorie, l’interleuchina-6 o l’hs-CRP – high-sensitivity C reactive protein”.
“Quando parliamo di economia circolare, autentica direttiva per la nostra ricerca su materie prime provenienti dal bacino mediterraneo, nel caso del melograno intendiamo che il succo va via per intero”, conclude Riccioni. “Utilizziamo invece la buccia ma anche altre parti tradizionalmente considerate scarti dall’industria alimentare. Stiamo poi programmando altri studi strutturati ai fini di comprendere, anche con l’uso di markers biochimici dello stress ossidativo e dell’infiammazione, come l’effetto dell’estratto di melograno possa ridurre i valori espressi dai markers biochimici”.
Affaticamento a breve termine – SF short-term fatigue
La fatica può essere definita come uno stato risultante da uno stress fisiologico e psicologico che porta a una riduzione transitoria delle prestazioni fisiche o mentali (cioè affaticamento mentale o affaticamento fisico). A sua volta, l’affaticamento può essere classificato come affaticamento prolungato (o affaticamento a breve termine, short-term fatigue SF) o affaticamento cronico (CFS). La SF è una condizione di fatica non patologica, peraltro riconoscibile dal soggetto stesso, che consiste nell’incidenza persistente o ripetuta di eventi di fatica clinicamente inspiegabili. Brevi episodi di affaticamento si verificano nel 10-33% della popolazione totale e anche SF, la cui durata può variare da 30 giorni a sei mesi, è molto diffusa, manifestandosi in circa il 5–8% della popolazione generale, e potendo così essere considerata un sintomo universale espresso dalla maggioranza della popolazione.
La stanchezza può derivare da una o più condizioni patologiche, ma può anche essere una condizione del tutto fisiologica legata allo stile di vita, alla mancanza di sonno o al cattivo sonno, allo stress, alle preoccupazioni familiari e professionali e a fattori ambientali, che rendono difficile l’identificazione della vera causa. Una delle cause più comuni di affaticamento è un aumento del lavoro fisico. Molti studi hanno riportato che la fatica provocata dall’allenamento fisico si traduce in un peggioramento delle prestazioni sportive. Ad esempio, gli sciatori di fondo avevano ridotto le prestazioni del double-poling dopo una sequenza di esercizi di 25 minuti di affaticamento del tronco, rispetto a 25 minuti di riposo. È interessante notare che le prestazioni ridotte sembravano essere associate non solo al lavoro muscolare, ma anche a fattori mentali. Ad esempio, i giocatori di ping-pong colpiscono la palla con minore attenzione e velocità dopo aver completato un’attività cognitiva di 90 minuti.
La fatica è debilitante e spesso ha conseguenze economiche significative. Uno studio olandese ha rilevato che il 21,5% dei lavoratori adulti ha riportato un affaticamento prolungato, che può portare a una minore produttività sul lavoro. Inoltre, molti studi dimostrano che in Europa la stanchezza al volante è la prima causa di morte sulle strade e che gli incidenti legati alla sonnolenza sono più gravi e mortali di quelli in cui la sonnolenza non è causa dell’incidente.
Allergia alle uova, ecco come superarla
AlimentazioneI biscotti all’uovo possono aiutare a superare reazioni “indesiderate” nei bambini che, proprio alle uova sono allergici. Sembra una bufala ideata per aumentare le vendite, in realtà è uno studio molto serio, portato avanti dalla Clinica Pediatrica dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” di Trieste, pubblicato sulla rivista scientifica del Karolinska Institute di Stoccolma, “Acta Pediatrica”. Ma, procediamo con ordine. Molti genitori pensano che nei bambini allergici alle uova sia necessario, nella maggioranza dei casi, eliminare dalla dieta tutti gli alimenti contenenti uovo. In realtà, mantenere un’assunzione regolare di “uovo cotto in matrice di frumento”, come ad esempio i comuni biscotti all’uovo, facilita l’attivazione dei meccanismi immunologici alla base dello sviluppo della tolleranza all’alimento.
DESENSIBILIZZAZIONE
Anche se la maggioranza dei bambini allergici crescendo acquisisce spontaneamente la tolleranza alle uova, una percentuale minore continua ad avere reazioni anche in età adulta. «Con l’intento di migliorare la qualità di vita accelerando l’acquisizione di tolleranza e cercando di indurre la guarigione – spiega Egidio Barbi, direttore della Clinica Pediatrica e co-autore dello studio condotto, tra gli altri, da Laura Badina e Irene Berti della Allergologia dell’Istituto – la scienza medica ha sviluppato protocolli di ‘desensibilizzazione orale’, ovvero assunzione progressiva di minime quantità dell’alimento offendente poi incrementate gradualmente». In questo studio sono stati seguiti per un quadriennio 86 bambini tra i 3 e gli 8 anni, allergici all’uovo con reazioni sistemiche significative. La ricerca ha dimostrato che, senza dover passare da una “desensibilizzazione” con l’uovo fresco, si può inserire nella dieta l’uovo “cotto in matrice di frumento” migliorando la prognosi.
DIETA
Lo studio ha confermato che l’uovo dei biscotti e’ tollerato in un’alta percentuale di bambini allergici e può essere da subito introdotto nella dieta. Inoltre è stato riscontrato un miglioramento dei parametri immunologici nei bambini che assumono regolarmente i biscotti all’uovo simile a quanto si registra nella desensibilizzazione orale con l’uovo puro. Dopo un anno di assunzione regolare di uovo cotto in matrice di frumento, tutti gli 86 bambini sono stati sottoposti a un “test di scatenamento” con uovo fresco: in circa il 60% il test e’ risultato negativo. «Si tratta – conclude Barbi – di una prova concettuale di importante significato clinico, facilmente applicabile su vasta scala».
Glicogenosi, il doppio dramma vissuto dai piccoli pazienti
Associazioni pazienti, Bambini, PediatriaIn “Misure Straordinarie” il cinema portò in scena per la prima volta il vissuto di un genitore di un bimbo affetto da una patologia poco conosciuta: la glicogenosi. Per far conoscere questa malattia in Italia, nel 1996, un gruppo di genitori ha creato l’Associazione Italiana Glicogenosi. Da vent’anni AIG si batte per il diritto all’istruzione, alla ricerca e all’assistenza: ne ha parlato la presidente Angela Tritto, madre di un ragazzo affetto da glicogenesi che ha dovuto aspettare due anni prima di ricevere una diagnosi corretta. «Questa malattia viene spesso scambiata con altre simili perché la sua rarità coglie il medico impreparato. Inoltre le case farmaceutiche hanno meno interesse ad investire nella ricerca, poiché interessa un numero ristretto di persone – racconta. Le glicogenosi derivano dalla mancanza di un enzima necessario a metabolizzare gli zuccheri che tendono ad accumularsi nei vari organi. A seconda di dove manca l’enzima, ad esempio a livello epatico o muscolare, si può accumulare lo zucchero portando alla malattia. Non esistono terapie, tranne per una glicogenosi di tipo muscolare, (malattia di pompe) per la quale è stato creato un enzima sostitutivo». Per le forme epatiche al momento l’unica risorsa è una dieta specifica. I pazienti assumono ogni tre ore, anche di notte, amido di mais crudo, oppure adottano un sondino naso-gastrico attraverso il quale viene somministrato uno zucchero, per non incorrere in ipoglicemia. I centri di cura in Italia non sono tantissimi. Oggi i pazienti hanno una vita più lunga, ma si trovano disorientati, perché i reparti di cura sono principalmente pediatrici. La patologia, inoltre, ha bisogno di essere seguita a livello multidisciplinare, perché coinvolge molti aspetti della salute. «Abbiamo difficoltà – dice Tritto – a far valere i diritti dei bambini. I problemi emergono già nell’inserimento scolastico, perché la scuola non può gestire il paziente. Ci sono casi in cui la madre è costretta a stare a scuola con il figlio. Oltre ai diritti negati del bambino, quindi, ci sono quelli della madre, spesso costretta a lasciare il lavoro».
Colesterolo “cattivo” e rischi per la salute
Alimentazione, Partner, PrevenzioneNell’immaginario collettivo il colesterolo elevato, rappresenta un nemico non così pericoloso causato da qualche peccato di gola, l’avanzare dell’età o una predisposizione genetica. Alti livelli di quello LDL (anche conosciuto come colesterolo “cattivo”) rappresentano invece un fattore di rischio di eventi cardiovascolari per moltissimi italiani – soprattutto per quei pazienti considerati già ad “alto rischio” – che, se non adeguatamente controllato, può portare a gravi conseguenze. Da non prendere sottogamba dunque. Ma quali sono le “armi” che i medici hanno a disposizione per seguire e trattare i pazienti che hanno livelli di colesterolo LDL alto e che rischiano eventi cardiovascolari gravi? Per scoprirlo, l’appuntamento è ai microfoni di Radio Kiss Kiss per sabato 16 luglio (ore 11.35 circa) con Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). Nel corso del consueto appuntamento che il network PreSa dedica ai temi della salute e della prevenzione potremo capire anche quanto sia importante abbassare i livelli di colesterolo cattivo per prevenire problemi potenzialmente molto gravi. Stay Tuned!
“Contenuto realizzato da Radio Kiss Kiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”
Estratto di melograno per alleviare affaticamento. Lo studio italiano
AlimentazioneL’estratto del melograno, tipico frutto mediterraneo, in abbinamento a vitamine del gruppo B e C combatte efficacemente l’affaticamento prolungato o a breve termine – SF. Lo ha dimostrato un nuovo studio preliminare, realizzato dalla Università di Napoli Federico II in collaborazione con Esserre Pharma. In sostanza il melograno si rivela un aiuto naturale per superare periodi di esaurimento che interferiscono con le normali attività e influiscono negativamente sulla qualità della vita.
Estratto di melograno: lo studio
L’indagine è stata svolta sui consumatori di integratori alimentari e finalizzata alla riduzione della fatica: 78 soggetti (21 uomini e 57 donne) sono stati reclutati per un mese per valutare l’efficacia e la tollerabilità di questo integratore alimentare attraverso questionari internazionalmente validati per la valutazione del livello di fatica e della qualità della vita. I consumatori hanno segnalato un miglioramento significativo delle loro condizioni senza effetti negativi in questo periodo di tempo. Sebbene siano necessari ulteriori studi, questi dati preliminari suggeriscono la capacità di una combinazione di estratto di melograno e vitamine idrosolubili di alleviare l’affaticamento a breve termine (SF).
“Siamo partiti dai risultati di diverse ricerche scientifiche, che attribuiscono al melograno proprietà di “superfood”, e ci siamo poi rivolti a persone che avevano fatto richiesta al proprio farmacista di un integratore alimentare che li alleviasse dalla sensazione di affaticamento prolungato. Questa indagine tra consumatori, condotta con un approccio scientifico robusto, ha messo in evidenza elementi molto positivi a favore del melograno nel combattere la sensazione di affaticamento” dichiara la professoressa Maria Daglia, Docente di Chimica degli Alimenti, Dipartimento di Farmacia della Università di Napoli Federico II, tra gli autori dell’indagine. “Il melograno, in combinazione con le vitamine del gruppo B e la vitamina C, ha fornito risultati promettenti in quanto sembra aiutare nelle situazioni di fatica non patologica. Pertanto, in collaborazione con i Medici di Medicina Generale si proseguirà la ricerca nei prossimi mesi, con uno studio clinico interventistico randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, che possa confermare l’efficacia dell’estratto di melograno abbinato alle vitamine idrosolubili, contro l’affaticamento prolungato o short-term fatigue, evidenziata da questa prima indagine”.
“Per la prima volta, abbiamo testato l’efficacia di un ingrediente tipico del bacino mediterraneo come supporto per il sistema immunitario a differenza di altri spesso utilizzati che sono invece di provenienza extra-mediterranea. Ed è anche la prima volta che si alza lo sguardo sul melograno in relazione al sistema immunitario, soprattutto oggi che il nostro sistema è sotto attacco non solo per agenti esterni, ma anche per lo stress pandemico a cui siamo sottoposti da mesi” sottolinea Costanza Riccioni, Chief Scientific Officer Esserre Pharma. “La sensazione di stanchezza e affaticamento è una delle manifestazioni tipiche di un sistema immunitario alterato e che spesso può presentarsi in forma d’infezioni, infiammazioni o altre tipologie di stress. Parliamo, cioè, d’immunonutrizione, concetto per cui alcuni nutrienti, grazie alla loro attività antinfiammatoria, possono aiutare il sistema immunitario. Nel caso del melograno, questo è possibile grazie al suo contributo di polifenoli. L’attività dell’estratto di melograno infatti, in studi preclinici, ha mostrato di ridurre alcuni markers biochimici dell’infiammazione come le citochine pro-infiammatorie, l’interleuchina-6 o l’hs-CRP – high-sensitivity C reactive protein”.
“Quando parliamo di economia circolare, autentica direttiva per la nostra ricerca su materie prime provenienti dal bacino mediterraneo, nel caso del melograno intendiamo che il succo va via per intero”, conclude Riccioni. “Utilizziamo invece la buccia ma anche altre parti tradizionalmente considerate scarti dall’industria alimentare. Stiamo poi programmando altri studi strutturati ai fini di comprendere, anche con l’uso di markers biochimici dello stress ossidativo e dell’infiammazione, come l’effetto dell’estratto di melograno possa ridurre i valori espressi dai markers biochimici”.
Affaticamento a breve termine – SF short-term fatigue
La fatica può essere definita come uno stato risultante da uno stress fisiologico e psicologico che porta a una riduzione transitoria delle prestazioni fisiche o mentali (cioè affaticamento mentale o affaticamento fisico). A sua volta, l’affaticamento può essere classificato come affaticamento prolungato (o affaticamento a breve termine, short-term fatigue SF) o affaticamento cronico (CFS). La SF è una condizione di fatica non patologica, peraltro riconoscibile dal soggetto stesso, che consiste nell’incidenza persistente o ripetuta di eventi di fatica clinicamente inspiegabili. Brevi episodi di affaticamento si verificano nel 10-33% della popolazione totale e anche SF, la cui durata può variare da 30 giorni a sei mesi, è molto diffusa, manifestandosi in circa il 5–8% della popolazione generale, e potendo così essere considerata un sintomo universale espresso dalla maggioranza della popolazione.
La stanchezza può derivare da una o più condizioni patologiche, ma può anche essere una condizione del tutto fisiologica legata allo stile di vita, alla mancanza di sonno o al cattivo sonno, allo stress, alle preoccupazioni familiari e professionali e a fattori ambientali, che rendono difficile l’identificazione della vera causa. Una delle cause più comuni di affaticamento è un aumento del lavoro fisico. Molti studi hanno riportato che la fatica provocata dall’allenamento fisico si traduce in un peggioramento delle prestazioni sportive. Ad esempio, gli sciatori di fondo avevano ridotto le prestazioni del double-poling dopo una sequenza di esercizi di 25 minuti di affaticamento del tronco, rispetto a 25 minuti di riposo. È interessante notare che le prestazioni ridotte sembravano essere associate non solo al lavoro muscolare, ma anche a fattori mentali. Ad esempio, i giocatori di ping-pong colpiscono la palla con minore attenzione e velocità dopo aver completato un’attività cognitiva di 90 minuti.
La fatica è debilitante e spesso ha conseguenze economiche significative. Uno studio olandese ha rilevato che il 21,5% dei lavoratori adulti ha riportato un affaticamento prolungato, che può portare a una minore produttività sul lavoro. Inoltre, molti studi dimostrano che in Europa la stanchezza al volante è la prima causa di morte sulle strade e che gli incidenti legati alla sonnolenza sono più gravi e mortali di quelli in cui la sonnolenza non è causa dell’incidente.
Gravidanza e alimentazione, cose che dovremmo sapere
AlimentazioneLe coppie che desiderano una gravidanza, ma che incontrano qualche difficoltà, dovrebbero provare a cambiare alimentazione. Esclusi i problemi di fertilità per i quali c’è bisogno di un intervento medico, per aiutare il concepimento la tavola può essere una valida alleata. Ma solo se si sceglie la corretta alimentazione. Lo rivela uno studio pubblicato su Fertility and Sterility e condotto dalla Erasmus University Medical Centre di Rotterdam in Olanda su 129 uomini, in media di 35 anni, in attesa di un bambino. Secondo i ricercatori i dati sono inequivocabili: un’alimentazione equilibrata permette all’uomo di aumentare le possibilità di concepimento. Questo perché una dieta sana può migliorare la qualità dello sperma, soprattutto negli uomini che presentano già qualche problema di fertilità. Il punto di partenza di questo studio è stato quello di studiare le associazioni tra le abitudini alimentari e i parametri di qualità del liquido seminale. Gli studiosi hanno esaminato la qualità dello sperma indagando sul volume, la motilità, la concentrazione e il numero totale degli spermatozoi tenendo in considerazione l’alimentazione nella fase di concepimento.
AUMENTO DI FERTILITÀ
Lo studio ha fatto emergere che gli uomini che seguivano una dieta sana e equilibrata presentavano un livello di sperma qualitativamente più elevato, soprattutto rispetto ai soggetti che seguivano una dieta scorretta. I risultati mostrano come seguendo un modello alimentare sano aumentino le probabilità di concepimento e come questo rappresenti una possibile prevenzione per le coppie con problemi di fertilità, un problema sempre più diffuso e spesso legato all’uomo.«Lo stile di vita svolge un ruolo molto importante sulla fertilità maschile – spiega Antonio Pellicer, codirettore di Fertility and Sterility e presidente IVI. Negli ultimi anni si è assistito a una significativa riduzione della fertilità nell’uomo dovuta a molteplici fattori che hanno provocato una diminuzione della qualità del liquido seminale. Occorre, quindi, fare molta attenzione e puntare su una corretta alimentazione poiché il peso corporeo può giocare un ruolo fondamentale sull’infertilita’. Una dieta equilibrata, quindi, completa e ricca di antiossidanti rappresenta una delle più importanti regole da osservare per prendersi cura della propria capacita’ riproduttiva».
Cistite, come sconfiggerla in cinque mosse
Stili di vitaPer molte donne la cistite è un vero e proprio incubo, una patologia che torna con frequenza e che spesso provoca dolori insopportabili. È insomma una di quelle patologie che possono peggiorare di molto la qualità della vita, anche perché la cistite ha numeri altissimi: una donna su due, almeno una volta nella vita, è colpita dalla malattia. Ci sono però cinque regole da seguire per cercare di combattere questo nemico, un decalogo che può fare la differenza. In primis: bere almeno due litri di acqua al giorno. Poi, evitare l’uso di detergenti vaginali aggressivi, non usare (quando possibile) gli antibiotici, prevenire recidive usando lo zucchero “D-mannosio” e aver cura del microbiota, integrandolo con fibre e fermenti lattici.
AGILE
Per sensibilizzare i pazienti sulla corretta lotta alla malattia nasce il progetto “Cistite, una gestione agile” realizzato con il coinvolgimento di medici, specialisti e farmacisti dal gruppo di urologi “Agile”, l’Italian group for advanced laparo-endoscopic and robotic urologic surgery e da Federfarma Servizi. «Bruciore, dolore, stimolo frequente ad urinare sono i principali sintomi di questa infezione della vescica – ricorda Luca Cindolo, responsabile dell’Urologia della Clinica Villa Stuart di Roma – Talvolta può esserci presenza di sangue nelle urine o un senso di peso perineale». Purtroppo una donna su quattro alle prese con un episodio di cistite, ne sviluppa un altro entro i sei mesi successivi e una su cinque evolve verso una forma cronica ricorrente con più di tre episodi l’anno.
ANTIBIOTICI
L’antibiotico-resistenza è un problema di salute pubblica. In Italia, nelle cure ospedaliere acute, dal 20% al 50% degli antibiotici prescritti sono non necessari o inappropriati. Secondo i dati dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, contro l’Escherichia coli l’inefficacia è arrivata al 64,5% per le aminopenicilline, al 41% per i fluorochinoloni e al 28,7% per le cefalosporine di terza generazione. Proprio l’Escherichia coli, è il principale responsabile della cistite. Per intervenire risparmiando ove possibile il ricorso agli antibiotici, spiega Filippo Annino, presidente del gruppo Agile, ci sono «diverse sostanze naturali che posso essere d’aiuto come il mirtillo rosso e molte altre». Tra queste in modo particolare, c’è lo zucchero D-mannosio, un monosaccaride a basso peso molecolare. «Gli ultimi studi ci dicono che la sua somministrazione di D-mannosio a dosaggi elevati può essere un buon modo per affrontare il problema», prosegue Annino.
Pericolo disidratazione in estate: sintomi e rimedi
Stili di vitaLa disidratazione è un problema tipico dei mesi più caldi dell’anno. Le raccomandazione dei medici e degli esperti sono sempre le stesse: durante le ore più afose del giorno e in generale durante l’estate, quando si suda di più e si perdono più liquidi, è sempre fondamentale mantenere il corpo idratato bevendo molta acqua.
Quali sono i sintomi principali di disidratazione?
Ovviamente, il primo sintomo di carenza di acqua è la sete. Le fauci sono secche e l’organismo richiede che vengano introdotti più liquidi. Un altro sintomo è il colore più scuro delle urine. Ma ci sono anche altri sintomi che possono aiutarci a comprendere quando il nostro corpo ha bisogno di una maggiore quantità di acqua.
Uno dei primi sintomi, come abbiamo detto, è la secchezza delle fauci. La conseguenza diretta di questo è che la nostra bocca risulterà più secca, con meno saliva. La saliva ha lo scopo di ripulire il cavo orale dai residui di cibo, dopo ogni pasto. Quando questo non avviene, perché non c’è abbastanza acqua nel nostro corpo, tali residui non vengono eliminati e la conseguenza più evidente è l’alito cattivo.
Fai attenzione, dunque, quando ti rendi conto di avere problemi di alitosi: potrebbe trattarsi di mancanza di liquidi.
Un altro sintomo di disidratazione riguarda il peggioramento delle prestazioni sportive o dell’attività fisica in generale. Un corpo non idratato si stanca più facilmente. Le conseguenze possono investire anche la sfera psicologica: minori rendimenti fisici, infatti, causano un calo dell’umore e irritabilità. Se ti senti particolarmente nervoso, e questo vale particolarmente per le donne, come emerge da una recente ricerca, è probabile che ciò sia dovuto a disidratazione.
La fame è un altro sintomo di disidratazione. Ebbene sì: a volte non riusciamo a interpretare bene le richieste del nostro corpo, che non ci sta chiedendo, per esempio dopo un particolare sforzo fisico, di mangiare, ma semplicemente di bere. Quando senti voglia di cibo pur non essendo particolarmente affamato, prova a idratarti: è possibile che la causa sia nella mancanza di acqua.
La pelle particolarmente secca indica inequivocabilmente mancanza di acqua. Una pelle elastica, infatti, è una pelle ben idratata. Bere molto serve ad evitare che la nostra pelle abbia un colorito spento.
Un altro sintomo di disidratazione sono i crampi: i muscoli hanno bisogno di essere idratati per funzionare correttamente.
Occhiaie: le possibili cause e i rimedi per contrastarle
Stili di vitaLe occhiaie sono uno degli inestetismi più diffusi, indipendentemente da fattori quali sesso ed età, poiché le cause possono essere varie e per ciascuna è possibile individuare un rimedio o un modo per attenuarle.
Uno dei fattori a cui più di frequente si riconduce la formazione di occhiaie è la mancanza di sonno, è vero, ma vi sorprenderà scoprire che, in realtà, anche dormire troppo potrebbe sortire lo stesso effetto. In generale, è stato verificato che la cattiva gestione del riposo altera l’equilibrio dell’organismo: dormire poco o male, svegliandosi di frequente durante la notte o tardando ad addormentarsi , fa sì che i vasi sanguigni si dilatino formando i caratteristici aloni scuri attorno agli occhi.
Un buon rimedio naturale, oltre a cercare di conciliare il più possibile il riposo e dormire per un numero di ore sufficiente, può consistere nell’applicare dei filtri di tè raffreddati sugli occhi e tenerli in posa per qualche minuto, per decongestionare l’area.
Le occhiaie possono essere segno rilevatore di anemia, ovvero una carenza o un’anomalia nel numero dei globuli rossi all’interno del sangue. Ovviamente non è opportuno saltare a conclusioni affrettate, se avete occhiaie scure ed evidenti, potete parlarne con il vostro medico, che deciderà se approfondire con un esame del sangue; nel caso riscontraste valori bassi del ferro, il vostro medico deciderà se è il caso di introdurre una terapia a base di integratori.
Anche l’allergia potrebbe concorrere ad accentuare gli aloni scuri attorno agli occhi: il raffreddore con naso chiuso o colante e fastidi alla gola provocano una dilatazione dei vasi sanguigni e, attivando le istamine, fanno sì che la zona al di sotto della palpebra inferiore, dove l’epidermide è particolarmente sottile, si congestioni e diventi quasi trasparente, al punto di assumere il caratteristico colore scuro.
Sicuramente il rimedio consisterà nel curare l’allergia con il prodotto antistaminico più adatto, prescritto ovviamente da un medico, ed eventualmente consultare un dermatologo per correggere la pigmentazione.
Il dermatologo potrebbe suggerirvi qualche soluzione anche nel caso in cui le vostre occhiaie fossero dovute a iperpigmentazione. Le occhiaie dovute a questo fattore si presentano marroni, la pigmentazione è anomala a causa di una iperproduzione di melanina nello strato inferiore dell’epidermide. La melanina, migrando in superficie, fa sì che la pelle appaia più scura. Potrebbe verificarsi lo stesso problema anche in caso di esposizione al sole senza un’adeguata protezione. Suggeriamo pertanto di agire innanzitutto in tal senso, proteggendo il contorno occhi con un prodotto adeguato per ammortizzare l’effetto scuro e normalizzare il colorito.
Cervello e comportamenti sociali degli adolescenti, uno studio fa chiarezza
Adolescenti, News Brevi, Pediatria, PsicologiaUno studio anglo-italiano, promosso e finanziato dal Wellcome Trust e Medical Research Council nel Regno Unito, dimostra come il cervello degli adolescenti cambi dal punto di vista anatomico in base ai comportamenti sociali.
Nello studio ‘Mapping the structural organization of the brain in conduct disorder: replication of findings in two independent samples’ delle Università di Cambridge e Southampton – in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’ e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Child Psychology and Psychiatry, sono state utilizzate metodiche di risonanza magnetica per visualizzare la struttura cerebrale di adolescenti maschi con gravi problemi neuropsichiatrici, caratterizzati da estrema aggressività, uso ripetuto di armi e droghe e comportamenti menzogneri e fraudolenti.
Lo studio si è concentrato sullo sviluppo coordinato di numerose regioni del cervello, prendendo a riferimento in particolare lo spessore della corteccia cerebrale. Studi precedenti avevano già dimostrato che l’amigdala degli adolescenti con gravi disturbi della condotta sociale presentavano anomalie rispetto a quella di soggetti di pari età che non dimostrano tali comportamenti. Tuttavia, gli ultimi dati hanno chiaramente mostrato che il disturbo della condotta sociale coinvolge moltissime regioni del cervello, che presentano cambiamenti anatomici.
Sono stati reclutati 58 adolescenti maschi con disturbo della condotta sociale e 25 individui non affetti da malattie neuropsichiatriche, di età compresa tra 16 e 21 anni.
Le differenze riscontrate dimostrano che gran parte del cervello è coinvolto in questa malattia neuropsichiatrica e che quindi il disturbo della condotta sociale è un reale problema cerebrale e non, come alcuni ancora sostengono, semplicemente una forma di esagerata ribellione alle regole della società. I risultati dimostrano anche che ci sono differenze cerebrali molto significative tra gli individui che sviluppano tale disturbo nella fanciullezza o durante l’adolescenza.
Nevrastenia: riconoscerla e curarla
News Presa, Prevenzione, PsicologiaDolori, difficoltà a rilassarsi, diminuzione della capacità di provare emozioni piacevoli e disturbi del sonno sono alcuni dei sintomi di un esaurimento (o nevrastenia). Poi può arrivare la depressione maggiore, con disturbi d’ansia e manifestazioni sintomatiche tipiche, come tristezza, mancanza di volontà e pensieri negativi.
Il disagio provocato dall’esaurimento nervoso è grande e impedisce di lavorare e avere relazioni sociali, di condurre una vita serena insomma. Subentrano spesso segnali che coinvolgono anche il corpo, attraverso un processo di passaggio dalla sfera psichica a quella fisica, e manifestazioni tipiche dello stress. Può degenerare in complicanze se non viene affrontato adeguatamente, infatti è importante affidarsi a uno specialista del campo mentale. La nevrastenia nasce dalla risposta dell’organismo allo stress, può arrivare in seguito a un evento tragico o in seguito a situazioni di affaticamento e di stanchezza a lungo termine.
Anche tanti personaggi famosi ne hanno sofferto e molti ne hanno parlato apertamente, tra cui: Tracy Morgan, Paris Hilton, Jennifer Lopez, Demi Moore e Mischa Barton. La cura dell’esaurimento nervoso richiede l’intervento di uno specialista, rivolgendosi al proprio medico o ad uno psicologo, per eseguire un percorso psicoterapeutico, che possa spingere il soggetto a prendere consapevolezza delle ragioni che stanno dietro alle sue condizioni di sofferenza psichica. Ad ogni modo lo stile di vita incide molto, alcune indicazioni di tipo generale possono rivelarsi utili: è importante ridurre il consumo di caffeina e di alcool, uscire e praticare esercizio fisico, parlare con i propri familiari e amici e dedicarsi alla pratica di una disciplina come la meditazione yoga. E’ essenziale imparare delle tecniche di rilassamento, frequentare dei corsi di gestione dello stress e cercare di regolare il ritmo sonno-veglia, dormendo per il numero di ore necessarie ai propri bisogni.