Tempo di lettura: 3 minutiGarantire il diritto alle cure innovative ai cittadini passa anche per la capacità di competere su uno scenario globale sempre più aggressivo. Centrale è quindi il tema della competitività e degli investimenti. In altre parole: incentivare le aziende a investire nel vecchio continente, rendendolo veloce e rapido a creare un ecosistema favorevole, affinché non scelgano altri mercati. Il tema è stato affrontato a “La sfida Healthcare. Innovazione e attrattività del settore per la competitività in Europa”, promosso dalla Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica e dal network PreSa. L’evento, tenutosi ieri a Roma, ha visto la partecipazione di esponenti politici, dell’industria e del mondo accademico. Nel dibattito è stata sottolineata la centralità dell’industria farmaceutica, come settore strategico per mantenere e accrescere il valore dell’industria italiana. Sono emerse forti criticità sulle proposte avanzate dall’Europa, tra cui le minori tutele per i brevetti, con il rischio di perdita di competitività.
Paesi come Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita stanno spingendo l’acceleratore sugli investimenti: “Le potenze mondiali si stanno muovendo per erodere i nostri primati”, ha sottolineato Isabella Tovaglieri, eurodeputata del Parlamento Europeo. “L’Europa ha perso il primato per il deposito brevetti”, ha aggiunto Tovaglieri, e la situazione può peggiorare. “La proposta della Commissione di ridurre la durata della protezione brevettuale mette l’industria in una posizione di grande incertezza nello sviluppo di nuove terapie, in particolare nel campo malattie rare e mette a rischio la competitività europea”, ha concluso.
“Come mi sono battuto per sostenere la direttiva europea sul diritto d’autore – ha sottolineato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – credo nella necessità di tutelare la ricerca, l’innovazione, gli investimenti e anche la tempistica della protezione, che è un tema fondamentale”.
“La riforma dell’AIFA non può che spingere questo ente verso l’innovazione”, ha dichiarato Giorgio Palù – presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). «La riforma – ha aggiunto – dovrà instaurare un dialogo diretto con l’industria che non sia precluso da pregiudizi di tipo ideologico”. Poi ha aggiunto: “L’AIFA potrà giocare un ruolo nelle sperimentazioni. Significa finanziare sperimentazione clinica ma anche ciò che è connesso con la ricerca di base”. Inoltre ha sottolineato l’esigenza di competenze altamente specializzate, quindi personale di altissimo profilo.
“La sanità non va vista come un costo ma come un investimento – ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Oggi c’è una nuova consapevolezza sulla centralità della salute, ha affermato: «nelle ultime indagini demoscopiche il bisogno di salute è al primo posto, superando quello del lavoro che storicamente era al primo posto”.
Poi ha ribadito: “al di là dei casi di malasanità e delle lunghe liste d’attesa, di cui si sente spesso parlare, il Servizio sanitario nazionale italiano è un’eccellenza nel mondo, che garantisce un’assistenza universale. C’è ancora molto da lavorare, dobbiamo essere attenti a investire al meglio tutte le risorse disponibili”, ha concluso.
“L’Italia ha preso una posizione molto strategica nei confronti della proposta di legislazione europea sui farmaci che attacca il brevetto, dicendo sostanzialmente che siamo fuori strada – ha dichiarato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. “Noi siamo con il Governo nell’interesse del Paese e dei cittadini – ha proseguito – ma abbiamo bisogno di un Governo che prenda queste posizioni forti in Europa e cambi alcune regole: l’accesso più veloce in Italia e la disomogeneità nelle regole di accesso a livello regionale”. Oggi – ha sottolineato – ci sono differenze che i cittadini non possono più tollerare”. “Auspichiamo – ha proseguito – che questa legislazione possa essere rivista da un prossimo Parlamento europeo meno ideologico, che abbia a cuore la salute dei cittadini e la capacità dell’industria, tutta, di tornare a essere competitiva”.
Poi Cattani ha ribadito la necessità di interventi sulla governance della spesa sanitaria, sul tema del payback: “l’anno prossimo toccherà gli 1,8 miliardi, impattando sulla capacità di attrarre investimenti e dare innovazione al Paese”.
Innovazione passa dalla capacità di attrarre investimenti. La sfida Healthcare
Economia sanitaria, Eventi d'interesse, Eventi PreSa-Mesit, Farmaceutica, Medicina SocialeGarantire il diritto alle cure innovative ai cittadini passa anche per la capacità di competere su uno scenario globale sempre più aggressivo. Centrale è quindi il tema della competitività e degli investimenti. In altre parole: incentivare le aziende a investire nel vecchio continente, rendendolo veloce e rapido a creare un ecosistema favorevole, affinché non scelgano altri mercati. Il tema è stato affrontato a “La sfida Healthcare. Innovazione e attrattività del settore per la competitività in Europa”, promosso dalla Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica e dal network PreSa. L’evento, tenutosi ieri a Roma, ha visto la partecipazione di esponenti politici, dell’industria e del mondo accademico. Nel dibattito è stata sottolineata la centralità dell’industria farmaceutica, come settore strategico per mantenere e accrescere il valore dell’industria italiana. Sono emerse forti criticità sulle proposte avanzate dall’Europa, tra cui le minori tutele per i brevetti, con il rischio di perdita di competitività.
Paesi come Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita stanno spingendo l’acceleratore sugli investimenti: “Le potenze mondiali si stanno muovendo per erodere i nostri primati”, ha sottolineato Isabella Tovaglieri, eurodeputata del Parlamento Europeo. “L’Europa ha perso il primato per il deposito brevetti”, ha aggiunto Tovaglieri, e la situazione può peggiorare. “La proposta della Commissione di ridurre la durata della protezione brevettuale mette l’industria in una posizione di grande incertezza nello sviluppo di nuove terapie, in particolare nel campo malattie rare e mette a rischio la competitività europea”, ha concluso.
“Come mi sono battuto per sostenere la direttiva europea sul diritto d’autore – ha sottolineato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – credo nella necessità di tutelare la ricerca, l’innovazione, gli investimenti e anche la tempistica della protezione, che è un tema fondamentale”.
“La riforma dell’AIFA non può che spingere questo ente verso l’innovazione”, ha dichiarato Giorgio Palù – presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). «La riforma – ha aggiunto – dovrà instaurare un dialogo diretto con l’industria che non sia precluso da pregiudizi di tipo ideologico”. Poi ha aggiunto: “L’AIFA potrà giocare un ruolo nelle sperimentazioni. Significa finanziare sperimentazione clinica ma anche ciò che è connesso con la ricerca di base”. Inoltre ha sottolineato l’esigenza di competenze altamente specializzate, quindi personale di altissimo profilo.
“La sanità non va vista come un costo ma come un investimento – ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Oggi c’è una nuova consapevolezza sulla centralità della salute, ha affermato: «nelle ultime indagini demoscopiche il bisogno di salute è al primo posto, superando quello del lavoro che storicamente era al primo posto”.
Poi ha ribadito: “al di là dei casi di malasanità e delle lunghe liste d’attesa, di cui si sente spesso parlare, il Servizio sanitario nazionale italiano è un’eccellenza nel mondo, che garantisce un’assistenza universale. C’è ancora molto da lavorare, dobbiamo essere attenti a investire al meglio tutte le risorse disponibili”, ha concluso.
“L’Italia ha preso una posizione molto strategica nei confronti della proposta di legislazione europea sui farmaci che attacca il brevetto, dicendo sostanzialmente che siamo fuori strada – ha dichiarato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. “Noi siamo con il Governo nell’interesse del Paese e dei cittadini – ha proseguito – ma abbiamo bisogno di un Governo che prenda queste posizioni forti in Europa e cambi alcune regole: l’accesso più veloce in Italia e la disomogeneità nelle regole di accesso a livello regionale”. Oggi – ha sottolineato – ci sono differenze che i cittadini non possono più tollerare”. “Auspichiamo – ha proseguito – che questa legislazione possa essere rivista da un prossimo Parlamento europeo meno ideologico, che abbia a cuore la salute dei cittadini e la capacità dell’industria, tutta, di tornare a essere competitiva”.
Poi Cattani ha ribadito la necessità di interventi sulla governance della spesa sanitaria, sul tema del payback: “l’anno prossimo toccherà gli 1,8 miliardi, impattando sulla capacità di attrarre investimenti e dare innovazione al Paese”.
Zanzare, in Italia aumentano le malattie tropicali
News Presa, PrevenzioneUn clima ormai tropicale, con forti ondate di calore, afa e tassi di umidità alle stelle, sta portando a grandi ricadute in termini di salute. I cambiamenti climatici ci stanno infatti mettendo a confronto con malattie che sino ad oggi erano diffuse solo nei paesi tropicali, ma che ora possono diventare un serio problema anche da noi. Bisogna dunque abituarsi a nomi come west Nile, chikungunya, dengue e zika
BASTA UNA PUNTURA
Intervistato al Tg5, il professor Nicola Petrosillo (infettivologo al Campus Biomedico di Roma) ha spiegato infatti che tutte queste malattie sono trasmesse dalla puntura di zanzare, alcune relativamente nuove e ormai diffuse in tutta Italia. Alcune di queste zanzare sono dunque in grado di trasmettere il virus con la puntura. La più diffusa è la febbre west Nile, che le zanzare prendono dagli uccelli migratori e poi trasmettono all’uomo con la puntura.
PREVENZIONE
Non esistono né vaccini né terapie specifiche contro queste malattie. Esiste solo la prevenzione, che si può realizzare con comportamenti avveduti e bonifiche ambientali, utilizzando abiti chiari, uso di repellenti, coprendo gambe e braccia e adoperando in casa zanzariere e zampironi.
SINTOMI
Fortunatamente, il più delle volte i sintomi sono comparabili a quelli di una banale influenza, con febbre, cefalee e dolore alle ossa. Solo in alcuni casi più rari possono esserci sintomi neurologici gravi o complicanze. Tra i virus trasmessi con le punture c’è però anche il virus Zika e nelle regioni colpite dall’infezione è stato anche osservato un aumento dei casi di sindrome di Guillain-Barré, una poliradicolonevrite acuta (neuropatia, sindrome del sistema nervoso) sostenuta da meccanismi autoimmuni che si manifesta con paralisi progressiva agli arti (in genere prima le gambe e poi le braccia) e che spesso fa seguito a un’infezione batterica o virale. Inoltre, è stato registrato un aumento delle nascite di bambini con microcefalia congenita.
Calcoli renali, una giusta dieta può ridurre i rischi
Alimentazione, Benessere, PrevenzioneI calcoli renali possono essere un vero e proprio incubo per chi ne soffre. Il dolore, infatti, può essere molto intenso. Fitte che alcune donne hanno associato al dolore del parto, che partono da un fianco per irradiarsi verso l’inguine. Altri sintomi possono essere il bruciore durante la minzione, la frequente necessità o difficoltà di urinare. Un colore torbido delle urine o la presenza di tracce di sangue. E nei casi più gravi possono esserci episodi di nausea e vomito.
IDRATAZIONE
Vediamo allora alcune raccomandazioni degli esperti per cercare di ridurre al minimo la possibilità che si formino dei calcoli. La prima raccomandazione è quella di bere molti liquidi per rimanere idratati, cosa che diluisce l’urina in modo che i cristalli non possano aggregarsi nei calcoli. Soprattutto i pazienti che hanno avuto un calcolo renale dovrebbero bere almeno 2 litri di acqua al giorno. L’aggiunta di succo di agrumi, come limone o lime, all’acqua può essere utile, perché si tratta di sostanze che contengono citrato, che si lega al calcio per aiutare a bloccare la formazione di calcoli.
SODIO E CALCIO
Una strategia che non molti conoscono è quella di ridurre in modo importante l’assunzione di sodio. Il sale ha la capacità di aumentare la quantità di calcio nelle urine, cosa che può scatenare calcoli renali nelle persone predisposte. Inoltre, anche se potrebbe sembrare un controsenso, si dovrebbero consumare cibi ricchi di calcio. Questo perché l’assunzione di una quantità normale di questo elemento è fondamentale per la sua regolazione all’interno dell’intero corpo. Vanno benissimo prodotti a base di soia, fagioli e verdure verdi come cavoli e broccoli. Limitare l’assunzione di carne rossa, ma anche pollo, maiale, pesce e uova può aiutare, potenziando al tempo stesso quella di frutta e verdura.
Corpi estranei, cosa fare se il piccolo ingerisce qualcosa
Bambini, Genitorialità, News Presa, PediatriaIl rischio che il piccolo di casa possa ingerire corpi estranei è tra gli incubi ricorrenti di ogni genitore. Una preoccupazione anche legittima, visto che i dati descrivono negli ultimi 15 anni una percentuale scoraggiante: +91,5% i casi di bambini sotto i sei anni di età che ingeriscono corpi estranei. Nel 62% dei casi si tratta di monete, nel 7% dei casi sono magneti dei giocattoli o micropile al litio, oppure sostanze caustiche come detersivi e prodotti per la pulizia della casa nel 30%. Questi ultimi sono responsabili di qualcosa come 1.000 ricoveri all’anno in ospedale.
REGISTRO NAZIONALE
Sulla scorta di questi dati è la Società italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (Sigenp) a chiedere che venga istituito un registro nazionale degli incidenti per ingestione di corpi estranei e caustici in Italia. Una richiesta che punta ad essere il primo passo per un programma più ampio che possa servire ad affrontare al meglio il problema.
IL RUOLO DEI PEDIATRI
Il programma della Sigenp si svilupperà in particolare su altri due punti: la formazione di pediatri endoscopisti preparati per queste emergenze, per fare in modo che nei Centri ce ne sia sempre uno reperibile quando serve. Infine, si punta ad informare le famiglie attraverso un opuscolo distribuito nelle scuole, nelle farmacie, tramite le associazioni di genitori e anche attraverso i social per spiegare come prevenire e quali sono i pericoli della sottovalutazione di questo problema.
PREVENZIONE
Chiaramente, se ci si rende conto o si ha il dubbio che possa esserci un problema per l’ingestione di qualcosa da parte del bambino, la valutazione in ospedale è sempre la cosa migliore. Magari prima di correre in pronto soccorso – sempre che il piccolo non abbia sintomi – sarebbe opportuno sentire il pediatra. Resta però un punto su tutti: la chiave per evitare questi incidenti nei bambini è la prevenzione. Per quanto possibile si dovrebbe sempre cercare di rendere la casa un ambiente sicuro per i bambini e la supervisione di un adulto è fondamentale.
Cure odontoiatriche, ecco quali sono comprese nei Lea
Adolescenti, Genitorialità, News Presa, Pediatria, PrevenzioneSi parla spesso di prevenzione della salute della bocca, ma quali sono le cure che si possono avere a carico del sistema sanitario pubblico? Purtroppo, ancora oggi nono sono molte e di certo non sono erogate in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale. Un bel problema, visto che non tutti possono permettersi di andare da un odontoiatra privato e malattie come la paradentite possono avere conseguenze anche molto serie se non trattate in tempo. Ma, andiamo con ordine.
LEA
Spulciando ciò che prevede la norma per le cure odontoiatriche, la prima “fonte” da verificare capire quali sono le prestazioni odontoiatriche coperte dal Sistema Sanitario Nazionale è il testo che contiene i criteri aggiornati dei livelli essenziali di assistenza. Le possibilità sono quelle riportate anche sul sito del Ministero della Salute, e riguardano programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva (0-14 anni) e determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità.
EMERGENZE
Un’eccezione alla quale guardare sin da subito è quella che concerne alcuni controlli indifferibili. Questo significa che tutti possono effettuare visite odontoiatriche con il servizio sanitario nazionale se queste sono necessarie ad individuare sospette neoplasie della bocca o se si è in presenza di emergenze quali gravi infiammazioni o addirittura emorragie. Poi c’è il capitolo 0 – 14 anni. È infatti importante che i bambini in fase evolutiva possano effettuare una serie di controlli per prevenire la formazione di malocclusioni e altre patologie. Proprio per questo i Lea prevedono un programma di tutela per i giovani in questa fascia d’età. Ecco perché il Sistema sanitario pubblico garantisce visite odontoiatriche, eventuali esami radiologici e ablazioni del tartaro. Oltre, se necessari, interventi chirurgici e trattamenti ortodontici.
VULNERABILITÀ
Un capitolo a parte lo merita l’assistenza odontoiatrica e protesica a determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità. Due, in particolare, sono le vulnerabilità contemplate: quella sanitaria e quella sociale. La vulnerabilità sanitaria deve essere riconosciuta almeno alle persone affette da gravi patologie, le cui condizioni di salute possono essere gravemente pregiudicate da una patologia odontoiatrica concomitante. La vulnerabilità sociale è la condizione di svantaggio sociale ed economico correlata di norma a condizioni di marginalità o esclusione sociale che impedisce l’accesso alle cure odontoiatriche oltre che per una scarsa sensibilità ai problemi di prevenzione e cura, anche e soprattutto per gli elevati costi da sostenere presso le strutture odontoiatriche private.
Malattie respiratorie croniche: aria inquinata prima causa di decessi anticipati
PrevenzioneSecondo i dati elaborati dalla Società Italiana di Pneumologia SIP/IRS, l’inquinamento atmosferico è la prima causa di “decessi anticipati” per malattie respiratorie croniche. La qualità dell’aria determina la salute dell’individuo: un recente rapporto dell’American Thoracic Society (ATS) sottolinea come l’esposizione all’inquinamento atmosferico provochi il rimodellamento delle vie aeree. Ciò può portare all’insorgenza di asma o BPCO che peggiorano dopo l’esposizione a lungo termine agli inquinanti atmosferici, nello specifico il particolato fine (PM2.5) e l’ozono (O3).
Anche in Italia studi recenti confermano con nuove evidenze l’associazione fra inquinamento e ospedalizzazione e mortalità per malattie respiratorie non solo nelle aree urbanizzate, ma anche nelle aree suburbane, quindi con più verde.“Di fronte a questo scenario il ruolo della Società Italiana di Pneumologia SIP/IRS deve essere quello di stimolare la conoscenza e la consapevolezza di medici, cittadini e istituzioni con iniziative concrete” sottolinea il presidente della Sip/IRS Professor Carlo Vancheri.
Malattie respiratorie croniche e inquinanti
Crescono asma e rinite allergica e aumenta il rischio di broncopneumopatia cronica-ostruttiva (BPCO), cancro del polmone e interstiziopatie polmonari. Tra i fattori più importanti che hanno contribuito all’aumento, avverte la Società Italiana di Pneumologia SIP/IRS, c’è l’inquinamento atmosferico. Esso, ormai, rappresenta, a livello globale, la prima causa di ‘decessi anticipati’ per malattie respiratorie croniche, la quarta per infezioni respiratorie, e la sesta per malattie cardiovascolari. Per questo motivo, SIP/IRS ha avviato un insieme di attività di sensibilizzazione verso la cura dell’ambiente e della conseguente salute respiratoria. L’iniziativa vedrà anche la ripresa in autunno di uno spot sociale sui canali televisivi RAI.
La Società Italiana di Pneumologia – Italian Respiratory Society SIP/IRS ha incrociato i dati di diversi studi in Italia e all’estero per fare il punto sulla situazione. “La salute respiratoria degli italiani sta peggiorando ed esiste un diretto collegamento tra l’esposizione prolungata all’inquinamento e le malattie respiratorie che riducono la qualità e l’aspettativa di vita, mentre riscaldamento climatico e fenomeni metereologici eccezionali potrebbero ulteriormente concorrere a concentrare le sostanze inquinanti” spiega il dott. Francesco Pistelli, dirigente medico della U.O. di Pneumologia Universitaria, AOU Pisana.
In programma ci sono molte attività di sensibilizzazione realizzate da SIP/IRS, in collaborazione con FIP – Federazione Italiana della Pneumologia ONLUS e AIPO – Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri sono numerose. Una di queste è “Un albero per respirare”, in collaborazione con l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) e Legambiente, che ha visto eseguire la messa a dimora di 300 alberi in Puglia e Sicilia e che continuerà sul territorio nazionale per migliorare l’aria e contribuire ad arginare gli squilibri del cambiamento climatico visto che un solo albero può compensare la produzione di 700 kg di CO2.
I dati
In Italia studi recenti hanno ribadito l’associazione fra inquinamento e ospedalizzazione e mortalità per malattie respiratorie non solo nelle aree urbanizzate, ma anche nelle suburbane. Gli stessi studi hanno mostrato incrementi statisticamente significativi di pazienti affetti da rinite allergica e asma a causa dell’esposizione a particolato (il 17% e il 25%, rispettivamente) e a NO2 (7% per entrambe le malattie) e di bronchite cronica/BPCO per esposizione a NO2 (22%). Infine, è stata confermata l’associazione fra esposizione cronica a PM10 e un rischio di 2,96 di sviluppare la BPCO e fra esposizione a PM2.5 eun rischio di 2,25 di sviluppare la rinite e di 4,17 di sviluppare espettorato cronico.
“Il messaggio inequivocabile che deve emergere – conclude il presidente Vancheri – è di avere consapevolezza del danno alla salute che può determinare l’inquinamento atmosferico. È una minaccia che non si vede e non si tocca, ma che agisce causando molte morti precoci che possono e devono essere prevenute.”
Riposizionati i nervi per consentire il recupero della gamba
Bambini, News Presa, Pediatria, Ricerca innovazioneUna sorta di autotrapianto di nervi per consentire il recupero del movimento della gamba. Lo straordinario intervento ha riguardato un paziente di poco meno di 2 anni all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Una procedura chirurgica mai realizzata prima in Europa, tantomeno su un bambino così piccoli.
LA DIAGNOSI
Il bimbo aveva ricevuto una diagnosi di una malattia che colpisce il midollo spinale, andando a danneggiare le cellule che consentono agli impulsi nervosi di far muovere i muscoli. Una malattia molto rara, che nel piccolo si era palesata dopo una banale influenza. Di qui la decisione dei medici del Regina Margherita di tentare un intervento pionieristico di riposizionamento di nervi sani in modo che possano trasmettere impulsi alle parti lesionate.
MALATTIA MISTERIOSA
Basta consultare l’Osservatorio delle malattie rare per capire quanto sia misteriosa e ancora poco conosciuta la mielite flaccida acuta (Afm). Quello che è noto è che questa condizione colpisce in modo prevalente i bambini, che è generalmente preceduta da febbre e difficoltà respiratorie e che, all’improvviso, si manifesta con una debolezza muscolare che evolve rapidamente in gravi forme di paralisi. Ciò che non si conosce della patologia è innanzitutto l’esatta causa scatenante, così come non è stata ancora individuata una valida opzione terapeutica.
L’INTERVENTO
«La procedura – informa la Città della Salute – è durata circa sette ore, durante le quali sono stati reinnervati, ossia collegati come fili elettrici, alcuni rami nervosi funzionanti a quelli non funzionanti della coscia e del gluteo. In questo modo i nervi sani giungeranno a dare un impulso elettrico alla parte lesionata, permettendole di tornare alla vita». Il percorso verso la riabilitazione e il recupero completo, che sta coinvolgendo diverse divisioni ospedaliere e universitarie, richiederà dei mesi, ma alla Città della Salute sottolineano che la chirurgia apre la strada a nuove opportunità di trattamento per pazienti con questa malattia, offrendo «una speranza tangibile a tanti altri bambini».
Salute mentale, Ue: suicidio seconda causa di morte tra i giovani
Adolescenti, Economia sanitaria, Prevenzione, PsicologiaI giovani soffrono, alcuni vivono in uno stato di disagio talmente forte da decidere di mettere fine alla propria vita. L’allarme è stato sollevato dall’Unione Europea che prende misure per contrastare il fenomeno. Depressione, solitudine e stress post traumatico riguardano una persona su sei. La situazione è precipitata da dopo il Covid. Nel 2020, dieci decessi ogni 100mila abitanti Ue sono stati causati dal suicidio. Tra i giovani, il suicidio è ormai la seconda causa di morte. “Prima della pandemia di Covid-19, i problemi di salute mentale colpivano già una persona su sei nell’Unione europea, pari a circa 84 milioni di cittadini, e la situazione è peggiorata con le crisi senza precedenti vissute negli ultimi anni”.
Lo scrive la Commissione europea nella nuova strategia per la salute mentale, sottolineando che “il costo dell’inazione è significativo, pari a 600 miliardi di euro ogni anno, una cifra che vale più del 4% del Pil Ue”.I numeri sulla salute mentale riflettono un condizionamento da “fattori esterni” come “la nostra società, la nostra economia, il nostro ambiente e anche lo stato delle cose del mondo intorno a noi”. Dietro ai dati statistici, osserva Bruxelles, “si celano milioni di storie personali”.
Salute mentale, un emergenza dopo il Covid
“Già nel 2019, oltre il 7% delle persone nell’Ue soffriva di depressione e il 13% si sentiva solo per la maggior parte del tempo”. Inoltre, “il 27% dei lavoratori ha riferito di aver sofferto di stress, depressione o ansia legati al lavoro nei dodici mesi precedenti”, riporta Bruxelles. Il covid è “una seria minaccia per la salute mentale, soprattutto tra i giovani e tutti coloro che soffrivano già di problemi di salute mentale.
“Durante la pandemia – viene sottolineato -, le persone nell’Ue che hanno sofferto di solitudine sono raddoppiate rispetto agli anni precedenti, raggiungendo il 26%” in alcune parti d’Europa. Una sofferenza accompagnata dalla “riduzione delle interazioni sociali, preoccupazione per la propria salute e quella dei propri cari, incertezza per il futuro, ansia causata dalla paura e dalla perdita generano, tutti disturbi da stress post-traumatico”.
Suicidio tra i giovanissimi
Nei ragazzi tra i 15 e i 19 anni, il suicidio è ormai divenuto “la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali”. Si stima che in Europa il costo della perdita di salute mentale nei bambini e nei giovani sia di 50 miliardi di euro all’anno.
Con 20 iniziative faro e 1,23 miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue provenienti da diversi strumenti finanziari, la Commissione sosterrà gli Stati membri mettendo al primo posto le persone e la loro salute mentale – scrive l’Esecutivo comunitario in una nota .
Papa Francesco dimesso, sta bene e scherza: sono ancora vivo
News PresaPapa Francesco è stato dimesso dal Policlinico Gemelli e sta bene. Il Santo Padre era stato ricoverato più di una settimana fa per un intervento all’addome, una laparotomia e una plastica della parete addominale con protesi. Ad attenderlo c’era una folla di fedeli e di reporter, ai quali il Papa si è rivolto con affetto, scambiando anche qualche battuta. Ai giornalisti che gli chiedevano delle sue condizioni ha detto: «Sono ancora vivo». Affranto e visibilmente commosso, invece, quando la domanda ha riguardato la più recente tragedia dei migranti.
TUTTO NELLA NORMA
A rassicurare sulla salute del Papa è stata anche l’equipe sanitaria del Policlinico, che ha confermato come il decorso clinico stia proseguendo regolarmente. Perfetto anche gli esami del sangue, che non evidenziano alcuna problematica. Anzi, il chirurgo che ha operato Francesco ha sottolineato come il Papa ora stia meglio di prima e sia anche più forte.
IMEGNI ISTITUZIONALI
A conferma di condizioni di salute ormai buone c’è anche il fatto che sono stati confermati tutti i suoi impegni. Già dalla prossima settimana il Papa riprenderà gli incontri. Anche il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva e del presidente di Cuba Miguel Diaz-Canel dovrebbero visitare il Vaticano, benché questi appuntamenti non siano ancora nell’agenda ufficiale.
Parodontite, come evitare conseguenze irreparabili
Adolescenti, News Presa, PrevenzioneL’odontoiatria continua ad essere inaccessibile per molto italiani. Sono addirittura 30 milioni i concittadini che avrebbero bisogno di cure a causa di un’infiammazione più o meno grave delle gengive, ma solo il 17% dichiara di aver ricevuto diagnosi e appena il 3% si è sottoposto a una terapia adeguata. I dati, allarmanti, sono stati resi noti oggi per la Giornata della parodontite.
INFORMAZIONI
Spesso è anche una vera e propria mancanza di cultura della prevenzione a spingere le persone a trascurare la salute della bocca. Per questo al numero verde 800-144979 e attraverso l’Help-Desk prevenzione@sidp.it, gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) saranno disponibili per dare informazioni e rispondere ai dubbi.
PROTESI
Nicola Marco Sforza, presidente SIdP, chiarisce che circa 3,5 milioni di italiani con parodontite grave rischiano la perdita dei denti Inoltre, questa malattia è causa di un terzo delle protesi fisse e del 40% delle protesi mobili. Purtroppo, sono pochissimi i pazienti che conoscono realmente i rischi della paradontite (1 paziente su 4). E, soprattutto, sono in pochi a sapere che questa patologia può essere scongiurata intercettando precocemente l’infiammazione gengivale. Se una parodontite negli stati più iniziali viene trattata in maniera corretta si riduce la probabilità di perdere denti nell’arco di dieci anni.
SINTOMI
Nelle fasi iniziali, i sintomi della parodontite sono principalmente il dolore, il gonfiore, il sanguinamento e l’arrossamento delle gengive. A questi, spesso, si aggiunge anche l’alito pesante (alitosi). Nel tempo, se non si interviene, l’osso si riduce e i denti diventano instabili. Si spostano e la masticazione diventa dolorosa. Va detto che solo di rado una parodontite diventa dolorosa, a meno che un’infezione non causi una raccolta di pus (ascesso) in una tasca. Come mettersi al riparo da ogni rischio? Approfittando dell’esperienza del proprio odontoiatra di fiducia, naturalmente, richiedendo una semplice visita di controllo.