Tempo di lettura: 6 minutiUna giornata per sottolineare l’importanza dello sport per la salute e promuovere un’azione consapevole della politica e delle amministrazioni in questa direzione. È stata presentata oggi nella sede dell’Anci – Associazione nazionale Comuni italiani, l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, promossa insieme da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity. L’edizione di quest’anno, con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, è organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva.
Si terrà il prossimo 17 settembre, con “l’obiettivo di richiamare l’attenzione e stimolare l’azione delle amministrazioni, dei sindaci, della politica tutta, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere, lo sport e l’ambiente” – si legge nella nota.
La giornata nazionale
Sono in aumento i fattori di rischio per la salute legati alle malattie croniche non trasmissibili e a quelle infettive e diffusive – come l’ esperienza del COVID-19 –, su cui impatta negli ambienti urbani l’incremento della popolazione. Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Da qui l’importanza di promuovere il modello della Health City, per incentivare una rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione.
Le città del futuro
Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, quest’anno coincide con lo SportCity Day. L’obiettivo è creare nelle città spazi accoglienti per praticare sport e attività fisica. Quest’anno, nell’ambito dello SportCity Day del 17 settembre saranno 101 le città italiane che organizzeranno in piazze, parchi e aree attrezzate, in contemporanea, una giornata di sport e benessere per tutti i cittadini, con oltre 60 attività sportive offerte.
Invecchiamento attivo
Oggi è stato anche siglato un protocollo d’intesa per la promozione dell’invecchiamento attivo nelle città tra l’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Health city institute, C14+, Fondazione SportCity, Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI e Cittadinanzattiva. Un’iniziativa questa per rafforzare un impegno nel rendere le città sempre più a misura delle persone senior nell’ottica di una longevità sana e attiva.
«Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita in ambito urbano riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali: abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci, «Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, adottando un approccio multidisciplinare e interistituzionale in grado di rafforzare tale consapevolezza nella collettività, ed è proprio in quest’ottica che ho depositato una proposta di legge a mia prima firma che individua nel 2 luglio – giorno centrale dell’anno solare – la Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città. Sono fiducioso che il Parlamento saprà riconoscere l’alto valore istituzionale di questa iniziativa e possa contribuire al suo massimo riconoscimento».
«Nel contesto attuale è un obiettivo sempre più cruciale quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. «Occorre promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno è ormai una priorità, come anche promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione».
«L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «In questo contesto lo sport ha certo un ruolo fondamentale. Il lavoro del nostro intergruppo è fortemente impegnato in questa direzione e io stessa ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali. È importante portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età».
«La Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città rappresenta un momento molto importante per celebrare tutte le azioni messe in campo in questa direzione e promuoverne di nuove affinché si diffonda una cultura e una prassi politica attenta ai determinanti urbani della salute», dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+, «Urge sempre più una visione strategica multidisciplinare e una collaborazione interistituzionale e multistakeholder per l’elaborazione di politiche urbane che abbiano come priorità la salute, il miglioramento della rete urbana dei trasporti, della qualità del verde cittadino e delle politiche ambientali, della promozione delle attività sportive fino ovviamente a interventi di partecipazione sociale, welfare e supporto attivo alle fasce più deboli».
«Più di una persona su due nel mondo vive in aree metropolitane. La nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani», dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute, «Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età. Si deve intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. È una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città».
«Siamo felicissimi di come stanno procedendo le nostre attività», dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity, «Per la terza edizione dello SportCity Day di settembre abbiamo superato le cento città aderenti, registrando un incredibile entusiasmo da parte delle amministrazioni territoriali».
«La promozione di sani stili di vita, di cui l’attività sportiva è parte integrante, è fondamentale nelle politiche di prevenzione. Dobbiamo agire a partire dai contesti urbani, sportivizzando le città e agevolando le persone a svolgere attività fisica e mantenere una vita attiva a tutte le età», dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, «Il protocollo d’intesa siglato oggi costituisce un’alleanza strategica per promuovere l’inclusione sociale, la vita attiva, l’invecchiamento positivo, la salute nelle città anche in una prospettiva “age-friendly” al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini in termini di sana longevità. Da questo impegno comune nasceranno iniziative e progetti congiunti per promuovere la sostenibilità, la prevenzione, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la salute e la qualità della vita nelle città».
«L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete», dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI – Federazione delle società di diabetologia, «Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia».
«Dobbiamo attuare un’azione forte di stimolo ed educazione per promuovere il concetto di salute come responsabilità diffusa, coinvolgendo ad esempio le comunità attraverso le scuole e facendo un grande gioco di squadra», dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità, «Obiettivo principale che stiamo perseguendo tutti insieme in maniera corale è la creazione di una rete proattiva che possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini, partendo proprio da un approccio sano nella vita quotidiana. Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo».
«La salute è il prodotto di azioni coordinate da politiche pubbliche attente, condivise e collaborative», dichiara Elio Rosati, Segretario Cittadinanzattiva Lazio, «L’evento di oggi è il segno tangibile della necessità di creare una rete sempre più ampia di soggetti capaci di preparare un futuro a misura di persona partendo dai luoghi di vita, dalle città, dalle comunità locali come ambienti dove mettere a terra interventi volti a promuovere benessere e salute globale. Per questo è necessario che la prevenzione, gli stili di vita e ambienti urbani sostenibili siano non solo l’obiettivo verso il quale tendere, ma anche le vie da percorrere nei prossimi anni sostenendo politiche attive nelle scuole, nei luoghi di lavoro e per tutte le età, ripensando, o immaginando, una “terza età” sempre più attiva e presente nel nostro paese».
«L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva», dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas, «La Fondazione Longevitas lavora con le Istituzioni per la riqualificazione dello spazio pubblico, nell’ottica di favorire una vita attiva e l’inclusione sociale di tutte le età. In tal senso siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale».
Fulvio Filace, come sta il giovane ricercatore
News PresaÈ una vera e propria gara di solidarietà quella che si è innescata a Napoli, dove a centinaia si sono presentati all’ospedale Cardarelli per donare il sangue. Un gesto di grande altruismo per cercare di aiutare Fulvio Filace, giovane ricercatore del CNR coinvolto dall’esplosione dell’auto sulla quale stava viaggiando. Da quanto si è appreso in seguito, l’auto sulla quale stava viaggiando il ragazzo assieme alla ricercatrice Maria Vittoria Prati, che purtroppo non ce l’ha fatta, era una vettura sperimentale ibrida, a diesel ed energia solare.
L’APPELLO
In favore di Fulvio si sono mossi tanti studenti della Federico II di Napoli, un tam tam che ben presto ha portato più di cento volontari al centro trasfusionale del Cardarelli per donare il sangue. Di qui l’appello che arriva dall’azienda ospedaliera: la generosità di tanti è importante che permanga anche nel corso delle prossime settimane, per questa ragione il centro del Cardarelli invita tutti coloro che desiderano donare sangue o plasma a contattare il centro seguendo le istruzioni o chiamando al numero 081.7472488.
IL RISCHIO PER L’ESTATE
Angelo Zuccarelli, direttore del Centro Trasfusionale del Cardarelli, ringrazia per tanta generosità da parte di moltissime persone. Ma sottolinea anche che «è importante garantire anche nelle settimane centrali dell’estate un adeguato flusso di sangue per tutti i nostri pazienti. È importante perciò che chi voglia donare contatti prima il nostro centro, così da aiutarci a pianificare la gestione del sangue nell’arco delle prossime settimane». Un tema, quello della carenza di sangue, che l’ospedale di Napoli ha sempre denunciato con appelli alla donazione che nel tempo hanno coinvolto anche personaggi dello spettacolo.
CONDIZIONI GRAVI
Intanto, le condizioni del giovane ricercatore restano gravi. In un comunicato diffuso nelle scorse ore dalla famiglia si legge che il giovane resta in coma farmacologico, intubato, con ustioni di terzo grado in gran parte del corpo e con i bronchi occlusi. Un momento molto delicato, insomma, che lascia tutti con il fiato sospeso. Decisive saranno le prossime ore, durante le quali i medici dovranno cercare di scongiurare il rischio di infezioni e altre complicanze. Una sfida durissima portata avanti dai medici del Cardarelli che stanno facendo di tutto per cercare di salvare il giovane.
PMA, a Eshre 23 studio sul perché non si impianta l’embrione
GenitorialitàIl perché un embrione non sempre si impianti nell’utero materno per dare luogo a una gravidanza a termine è un punto interrogativo per specialisti di Procreazione medicalmente assistita (PMA) e aspiranti genitori. Alla ricerca di una spiegazione degli studiosi italiani hanno realizzato una meta-analisi di tutti i possibili elementi che portano a un insuccesso anche dopo un trasferimento di embrioni euploidi.
Il lavoro dal titolo ‘Opening the black box: why do euploid blastocysts fail to implant? A systematic review and meta analysis’ è stato pubblicato sulla rivista Human Reproduction Update. Gli autori, afferenti al gruppo Genera e a Juno Genetics, hanno presentato i risultati al 39esimo congresso della Società europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (ESHRE) appena concluso a Copenhagen.
Lo studio sulla ‘scatola nera’ della PMA
Lo studio è durato due anni. Il team di ricercatori guidato da Danilo Cimadomo, Laura Rienzi e Antonio Capalbo, ha collaborato con colleghi americani della Columbia University di New York e dell’università Federico II di Napoli. Dopo aver analizzato migliaia di lavori presenti nella letteratura scientifica, hanno provato a dare una spiegazione al fallimento di impianto o l’aborto dopo il trasferimento di embrioni euploidi.
“Oggi la scienza ci consente di arrivare fino a un certo limite – spiega Rienzi – per cercare il successo nella PMA. Lo strumento massimo che abbiamo è poter arrivare a coltivare gli embrioni a blastocisti e poi procedere con il test genetico pre-impianto. Un embrione euploide (cioè risultato cromosomicamente sano al test pre-impianto) ha fra il 45 e il 65% di chance di essere un bambino sano che nasce. Viceversa, c’è un 45-55% di embrioni euploidi che non si impianta. Questo range di non impianto è la ‘scatola nera’.
Per cercare di aprirla e di descriverne il contenuto abbiamo passato in rassegna tutti i lavori precedenti che avevano investigato i fattori associati al fallimento di impianto di embrioni euploidi. In tutto, abbiamo ‘screenato’ oltre 1.600 studi e ne abbiamo individuati 416 che rientravano nei parametri di valutazione attendibili per rispondere a questa domanda”.
I risultati
Dai dati sono emerse alcune associazioni: “sono state individuate diverse caratteristiche – spiega Cimadomo – che hanno una maggiore influenza sul mancato impianto. A livello dell’embrione, incide una scarsa qualità del trofoectoderma o della blastocisti in toto e uno sviluppo più lento. Anche in presenza di blastocisti euploide, in donne ‘over 38’ si ha una lieve riduzione del tasso di successo. Inoltre, incide l’obesità (BMI oltre 30) e un’esperienza pregressa di fallimento d’impianto. In questa fase non sono stati trovati elementi riconducibili al fattore maschile.
Dal punto di vista clinico: nel contesto della diagnosi pre-impianto, è apparso meglio congelare l’embrione piuttosto che allungare di un giorno la coltura in attesa dell’esito diagnostico per eseguire il transfer a fresco. Inoltre, una tecnica di biopsia meno invasiva che non prevede la rimozione dell’embrione dall’incubatore in terza giornata di coltura, è apparsa associata a migliori risultati in termini di gravidanza. Questi – evidenzia l’esperto – sono i fattori che sono risultati significativi al fine di comprendere il perché di un fallimento”.
Città italiane a misura di sport, firmato protocollo per invecchiamento attivo
Associazioni pazienti, News PresaUna giornata per sottolineare l’importanza dello sport per la salute e promuovere un’azione consapevole della politica e delle amministrazioni in questa direzione. È stata presentata oggi nella sede dell’Anci – Associazione nazionale Comuni italiani, l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, promossa insieme da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity. L’edizione di quest’anno, con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, è organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva.
Si terrà il prossimo 17 settembre, con “l’obiettivo di richiamare l’attenzione e stimolare l’azione delle amministrazioni, dei sindaci, della politica tutta, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere, lo sport e l’ambiente” – si legge nella nota.
La giornata nazionale
Sono in aumento i fattori di rischio per la salute legati alle malattie croniche non trasmissibili e a quelle infettive e diffusive – come l’ esperienza del COVID-19 –, su cui impatta negli ambienti urbani l’incremento della popolazione. Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Da qui l’importanza di promuovere il modello della Health City, per incentivare una rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione.
Le città del futuro
Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, quest’anno coincide con lo SportCity Day. L’obiettivo è creare nelle città spazi accoglienti per praticare sport e attività fisica. Quest’anno, nell’ambito dello SportCity Day del 17 settembre saranno 101 le città italiane che organizzeranno in piazze, parchi e aree attrezzate, in contemporanea, una giornata di sport e benessere per tutti i cittadini, con oltre 60 attività sportive offerte.
Invecchiamento attivo
Oggi è stato anche siglato un protocollo d’intesa per la promozione dell’invecchiamento attivo nelle città tra l’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Health city institute, C14+, Fondazione SportCity, Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI e Cittadinanzattiva. Un’iniziativa questa per rafforzare un impegno nel rendere le città sempre più a misura delle persone senior nell’ottica di una longevità sana e attiva.
«Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita in ambito urbano riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali: abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci, «Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, adottando un approccio multidisciplinare e interistituzionale in grado di rafforzare tale consapevolezza nella collettività, ed è proprio in quest’ottica che ho depositato una proposta di legge a mia prima firma che individua nel 2 luglio – giorno centrale dell’anno solare – la Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città. Sono fiducioso che il Parlamento saprà riconoscere l’alto valore istituzionale di questa iniziativa e possa contribuire al suo massimo riconoscimento».
«Nel contesto attuale è un obiettivo sempre più cruciale quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. «Occorre promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno è ormai una priorità, come anche promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione».
«L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «In questo contesto lo sport ha certo un ruolo fondamentale. Il lavoro del nostro intergruppo è fortemente impegnato in questa direzione e io stessa ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali. È importante portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età».
«La Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città rappresenta un momento molto importante per celebrare tutte le azioni messe in campo in questa direzione e promuoverne di nuove affinché si diffonda una cultura e una prassi politica attenta ai determinanti urbani della salute», dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+, «Urge sempre più una visione strategica multidisciplinare e una collaborazione interistituzionale e multistakeholder per l’elaborazione di politiche urbane che abbiano come priorità la salute, il miglioramento della rete urbana dei trasporti, della qualità del verde cittadino e delle politiche ambientali, della promozione delle attività sportive fino ovviamente a interventi di partecipazione sociale, welfare e supporto attivo alle fasce più deboli».
«Più di una persona su due nel mondo vive in aree metropolitane. La nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani», dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute, «Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età. Si deve intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. È una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città».
«Siamo felicissimi di come stanno procedendo le nostre attività», dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity, «Per la terza edizione dello SportCity Day di settembre abbiamo superato le cento città aderenti, registrando un incredibile entusiasmo da parte delle amministrazioni territoriali».
«La promozione di sani stili di vita, di cui l’attività sportiva è parte integrante, è fondamentale nelle politiche di prevenzione. Dobbiamo agire a partire dai contesti urbani, sportivizzando le città e agevolando le persone a svolgere attività fisica e mantenere una vita attiva a tutte le età», dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, «Il protocollo d’intesa siglato oggi costituisce un’alleanza strategica per promuovere l’inclusione sociale, la vita attiva, l’invecchiamento positivo, la salute nelle città anche in una prospettiva “age-friendly” al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini in termini di sana longevità. Da questo impegno comune nasceranno iniziative e progetti congiunti per promuovere la sostenibilità, la prevenzione, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la salute e la qualità della vita nelle città».
«L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete», dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI – Federazione delle società di diabetologia, «Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia».
«Dobbiamo attuare un’azione forte di stimolo ed educazione per promuovere il concetto di salute come responsabilità diffusa, coinvolgendo ad esempio le comunità attraverso le scuole e facendo un grande gioco di squadra», dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità, «Obiettivo principale che stiamo perseguendo tutti insieme in maniera corale è la creazione di una rete proattiva che possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini, partendo proprio da un approccio sano nella vita quotidiana. Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo».
«La salute è il prodotto di azioni coordinate da politiche pubbliche attente, condivise e collaborative», dichiara Elio Rosati, Segretario Cittadinanzattiva Lazio, «L’evento di oggi è il segno tangibile della necessità di creare una rete sempre più ampia di soggetti capaci di preparare un futuro a misura di persona partendo dai luoghi di vita, dalle città, dalle comunità locali come ambienti dove mettere a terra interventi volti a promuovere benessere e salute globale. Per questo è necessario che la prevenzione, gli stili di vita e ambienti urbani sostenibili siano non solo l’obiettivo verso il quale tendere, ma anche le vie da percorrere nei prossimi anni sostenendo politiche attive nelle scuole, nei luoghi di lavoro e per tutte le età, ripensando, o immaginando, una “terza età” sempre più attiva e presente nel nostro paese».
«L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva», dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas, «La Fondazione Longevitas lavora con le Istituzioni per la riqualificazione dello spazio pubblico, nell’ottica di favorire una vita attiva e l’inclusione sociale di tutte le età. In tal senso siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale».
Colesterolo, una nuova terapia abbatte i rischi del 39%
Alimentazione, Prevenzione, Ricerca innovazionePer molto tempo si è parlato di nuove terapie per il colesterolo che possano mettere al sicuro da infarti e malattie cardiovascolari, ora i risultati di una ricerca statunitense dimostrano che è possibile ridurre i rischi del 39%. Alla base di questa nuova terapia c’è l’acido bempedoico, una sostanza che l’AIFA ha autorizzato per il trattamento di alcuni casi di ipercolesterolemia primaria.
LA RICERCA
I dati sono stati annunciati in occasione di un incontro dell’American Diabetes Association e sono stati poi pubblicati su Jama, la rivista dell’Associazione dei medici statunitensi. Non è superfluo dire che questa terapia potrebbe rappresentare l’inizio di un cambio di paradigma che consenta di fare a meno delle statine, oggi molto efficaci, ma di certo non scevre di effetti collaterali nel lungo periodo. Sotto la lente dei ricercatori ben 4.206 pazienti, alcuni dei quali a rischio cardiaco per vari fattori e altri che avevano già avuto eventi e disturbi di cuore.
NUOVE PROSPETTIVE
A sei mesi dall’inizio della terapia sperimentale, i volontari che prendevano il farmaco hanno mostrato una riduzione del colesterolo cattivo Ldl del 23.2% e una diminuzione del 22.7% di marker di infiammazione. In generale, si legge nell’articolo, i rischi di malattie cardiache e morte sono risultati inferiori del 39%. Dunque, i dati pubblicati dimostrano che questa nuova terapia potrebbe realmente nel tempo portare ad un’alternativa alle statine e significare per molti pazienti che combattono con il colesterolo alto una nuova possibilità di cura.
Malattie rare, subito un test alla nascita
News Presa«Nella vita di ciascuno, il tempo è il bene più prezioso. Se poi guardiamo a persone con patologia rara, dobbiamo capire che il tempo assume un valore ancor più grande. Ed è nostro dovere usarlo al meglio». Non è un appello retorico quello lanciato da Maurizio Scarpa, direttore dell’European Reference Network per le Malattie metaboliche, che ribadisce l’importanza dell’approccio al tema delle malattie rare. Scarpa, che è anche direttore del Centro di coordinamento per le malattie rare dell’azienda sanitaria universitaria di Udine, sa bene quanto il tempo sia centrale nella gestione di pazienti che spesso devono attendere anche sette anni prima di poter ricevere una diagnosi. Ma cosa significa, in concreto, gestire al meglio il tempo?
DIAGNOSI PRECOCE
«In primo luogo, arrivare a una diagnosi precoce. Lo si può fare solo sensibilizzando la classe medica sul problema di queste patologie, che a dispetto dell’aggettivo “rare” sono moltissime e difficili da diagnosticare. Purtroppo, ancora oggi molti colleghi pensano di non dover mai vedere nel corso della propria attività professionale un paziente con patologia rara. Questo rende il percorso che porta a una diagnosi ancor più lungo, perché le malattie rare non hanno segni o sintomi specifici. Spesso servono anni per incontrare un medico “illuminato” che indirizzi il paziente verso un Centro di Riferimento dal quale, quasi sempre, si riesce poi ad avere una diagnosi». Individuarle precocemente significa iniziare rapidamente, dove possibile, una terapia.
TERAPIE E QUALITÀ DI VITA
«Solo il 5 per cento delle malattie rare ne ha una – ricorda Scarpa – ma questo non significa che non esistano anche terapie accessorie o palliative che producono benefici per il paziente». Gestire al meglio il tempo, se ci si riferisce agli spostamenti casa- ospedale e viceversa, significa poi migliorare la qualità di vita del paziente. «Se dovessimo trarre un insegnamento dalla terribile esperienza della pandemia – prosegue lo specialista – per le malattie rare riguarderebbe la gestione domiciliare delle terapie. Oggi possiamo fare in modo che i pazienti, invece di venire in ospedale, possano ricevere la terapia al domicilio. Ovviamente è essenziale che prima ci sia stata una fase di somministrazione in ospedale, così da poter escludere effetti collaterali che a casa non si potrebbero affrontare in sicurezza».
UNA GALASSIA
A questo punto è bene sgombrare il campo da un malinteso che spesso si lega al mondo, ma sarebbe meglio dire alla “galassia”, delle malattie rare. Benché in Europa le malattie rare si definiscono tali quando colpiscono meno di una persona su 2.000, c’è da ricordare che ne esistono più di 8.000 diverse. Quindi, solo nel nostro Paese, le patologie rare incidono sulla vita di centinaia di migliaia di famiglie. Sempre guardando all’Italia, si può dire che sul tema delle patologie rare il Paese è all’avanguardia per quel che concerne lo screening neonatale. «Il nostro sistema prevede un test per circa 50 malattie metaboliche, intercettando così un ampio novero di patologie in forma estremamente precoce».
CAMBIO DI PASSO
Grazie a un semplice test non invasivo, si realizza così un programma di medicina preventiva particolarmente efficace. «Questo test – conclude il professor Scarpa – oltre ad essere obbligatorio, è un diritto per tutti i nuovi nati e viene eseguito presso il centro nascita prima che il bambino lasci l’ospedale. L’auspicio è che presto si realizzi un cambio di passo anche sulla formazione dei medici, in maniera tale che siano sempre più nella condizione di dare valore al tempo. L’obiettivo deve essere quello di fare in modo che le risposte alle esigenze di salute di questi pazienti siano veloci ed efficaci».
Articolo pubblicato su IL MATTINO domenica 19 marzo 2023 con la collaborazione del network editoriale Presa – Prevenzione e Salute
Droghe in aumento, ONU: effetti a lungo termine sul cervello adolescenti
Adolescenti, PrevenzioneResta alto il consumo di droghe nel mondo: usate da 300 milioni di persone secondo i dati diffusi dall’ONU. Nel 2021, il 5,8 per cento della popolazione mondiale – pari a 296 milioni di persone – ha fatto uso di stupefacenti. Si tratta di un aumento di circa il 23 per cento rispetto a 10 anni prima. La cannabis è la più diffusa. Sono circa 500mila, invece, le morti per overdose o altre cause legate all’uso di droga.
I dati sono contenuti nel ‘World Drug Report 2023‘ pubblicato nella giornata di ieri dall’Office on Drugs and Crime dell’Onu, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico di droga.
Droghe: cannabis al primo posto, poi anfetamine
La cannabis è la droga più usata, con 219 milioni di consumatori (4,3% della popolazione adulta globale) secondo le stime nel 2021. Sono 36 milioni, invece, le persone che fanno uso di anfetamine; 22 milioni di cocaina e 20 milioni quelli che fanno uso di sostanza sintetiche ‘del tipo ecstasy’.
Secondo il rapporto, nel 2021 erano 39,5 milioni le persone in tutto il mondo affette da dipendenza da droghe. Tuttavia, tra questi, solo 1 persona su 5 ha ricevuto un trattamento farmacologico, una situazione peggiorata negli ultimi due anni a causa della pandemia.
I decessi correlati
Anche i decessi correlati alla droga aumentano, nel 2019 hanno toccato quota mezzo milione, il 17,5% in più rispetto al 2009. Quasi la metà di essi è dovuto a malattie del fegato dovute all’uso degli stupefacenti, mentre un quarto è causato da overdose.
Di queste, circa i due terzi derivano dall’uso di oppioidi. Questi ultimi restano la tipologia di droga con maggiore impatto sulla salute: si stima causino 12,9 milioni di anni di vita in salute persi, pari al 71% dell’impatto globale delle sostanze stupefacenti. Tra i trend identificati dal rapporto, la crescita delle persone che fa uso di droga per via iniettiva: sono stati 13,2 milioni nel 2021.
I danni al cervello degli adolescenti
Nel 2021, il 5,3% dei giovani di 15-16 anni in tutto il mondo (13,5 milioni) aveva fatto uso di cannabis. È uno dei dati contenuti nel ‘World Drug Report 2023’. “Il cervello degli adolescenti è ancora in fase di sviluppo e l’uso di droghe può avere effetti negativi a lungo termine”, si legge nel rapporto. “L’inizio precoce del consumo di droga può portare a uno sviluppo più rapido della dipendenza rispetto agli adulti e ad altri problemi nell’età adulta”.
Il consumo di cannabis tra i 15-16enni varia a seconda della regione: meno del 3% in Asia, il 6% in Africa, quasi il 10% nelle Americhe, il 12% in Europa e oltre il 17% in Oceania. In quasi tutti i casi, il consumo di cannabis tra i 15-16enni è più alto rispetto agli adulti. Inoltre, tra i giovani si registrano tassi più elevati, rispetto agli adulti, di consumo di nuove sostanze psicoattive.
Dal rapporto emerge una cospicua presenza di giovanissimi in trattamento, specie in alcune aree del pianeta. Nello specifico: in Africa, il 9% di chi è in cura per dipendenza da droga ha meno di 18 anni; in America centrale è il 16%, in Sud America quasi il 4%; in Asia lo 0,66%. Nell’Europa meridionale e orientale è minorenne il 2,1%; nell’Europa centrale e occidentale il 4,4%; in Oceania quasi il 17%.
PMA, efficace test genetico pre-impianto. I dati presentati a Eshre 2023
Ricerca innovazioneUno studio presentato al congresso Eshre 2023 di Copenhagen ha analizzato l’efficacia di una tecnica per indagare lo stato di salute dell’embrione. Il test genetico pre-impianto per aneuploidie (PGT-A) identifica gli embrioni con assetto cromosomico normale, tra quelli prodotti durante un ciclo di Procreazione medicalmente assistita (PMA). Secondo i ricercatori, eseguire la PGT-A è utile prima di procedere al trasferimento in utero, al fine di ridurre il rischio di aborto e aumentare le possibilità di una gravidanza a termine. Ciò vale anche se sono stati ottenuti 1-2 embrioni. Lo studio scientifico è stato presentato dal gruppo Genera insieme a Juno Genetics come poster al 39esimo congresso della Società europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (ESHRE) in corso a Copenhagen.
Secondo lo studio la PGT-A aumenta l’efficienza di ogni singolo trattamento, minimizzandone i possibili rischi. L’insorgenza di anomalie cromosomiche è, infatti, un evento de novo (cioè non ereditario) che può avvenire nel processo di maturazione dell’ovocita o dello spermatozoo. Questa tipologia di test è indicata per le donne over 35 (l’età media delle donne che accedono alla PMA è di 36 anni e il 30% sono over 40), fascia d’età nella quale aumenta il rischio di anomalie cromosomiche negli embrioni. “La PGT-A – si legge nella nota – riducendo il numero di trasferimenti embrionali inefficienti e potenzialmente rischiosi per la donna sia sotto il profilo fisico che psicologico, trova una sempre maggiore applicazione clinica nella PMA”.
Gli obiettivi della PGT-A sono: diminuire il tasso di aborto, incrementare il tasso di gravidanza a termine per trasferimento embrionale e testare la presenza nell’embrione di patologie cromosomiche. Inoltre, il potenziale riproduttivo di embrioni euploidi consente di trasferirne uno solo, abbattendo il rischio di gravidanze gemellari.
PGT-A nella PMA, i risultati dello studio
Lo studio ‘PGT-A and euploid transfer is more efficient than untested transfer in patients obtaining 1 or 2 blastocysts: a propensity score matching-based study’ formula la domanda se sia vantaggioso in ogni caso procedere con il test, anche quando sono state ottenute 1 o 2 blastocisti, piuttosto che procedere con il semplice transfer ‘a scatola chiusa’.
La PGT-A è un test cromosomico a tutti gli effetti – spiega Cindy Argento, primo autore del lavoro – “in grado di ridurre il rischio di aborto, minimizzare il rischio di gravidanze cromosomicamente anomale, e ridurre il tempo per concludere il proprio trattamento, a quel punto anche 1-2 blastocisti sono sufficienti per utilizzarla in maniera vantaggiosa. È un problema investigato poco in letteratura, per cui abbiamo studiato una popolazione di 237 pazienti che avevano ottenuto 1 o 2 embrioni sottoposti a PGT-A, e 237 pazienti che avevano ottenuto 1-2 embrioni ma avevano scelto di non testarli.
Abbiamo analizzato tutti i possibili indicatori, ma il più importante è stato quello del tasso di aborto per coppia. In molti casi, nel gruppo PGT-A non sono stati trasferiti embrioni in quanto tutti aneuploidi, ma ciò non ha avuto alcun impatto sulle chance di gravidanza cumulative per ciclo (le pazienti con almeno 1 bimbo nato sono state rispettivamente 24 e il 27% senza e con PGT-A). In altre parole, la PGT-A ha risparmiato in molte coppie transfer inutili e potenzialmente rischiosi, oltre che mediamente un mese di tempo per concludere con successo il loro trattamento. Il tasso di aborto nel gruppo senza PGT-A è risultato del 28% contro il 12% del gruppo con PGT-A (9 donne hanno abortito contro 21).
In sintesi, anche se si hanno 1-2 blastocisti e si ha indicazione alla PGT-A per età materna avanzata, si mantengono i vantaggi di questa tecnica: l’obiettivo di una gravidanza a termine può infatti essere ottenuto in questo modo con meno transfer e meno aborti, quindi meno tempo. Certamente questa tecnica ha un costo addizionale, il quale è giustificato da una maggior efficienza del trattamento”.
Emissioni Co2, la NASA mostra i preoccupanti flussi in 3D
One health, PrevenzioneOgni giorno il nostro Pianeta subisce gli effetti dell’inquinamento, ma i danni non sono immediatamente invisibili. Per renderli percepibili nella loro reale misura la NASA (Agenzia Spaziale Statunitense) ha realizzato un nuovo filmato in cui svela i movimenti dei flussi di anidride carbonica sulla superficie terrestre. Il video che riproduce le emissioni di CO2 tridimensionali, è realizzato grazie ai sofisticati apparecchi dello Scientific Visualization Studio dell’Agenzia. Rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme suonato dalla comunità scientifica in difesa dell’ambiente. L’animazione rende visibili le dinamiche di emissione e assorbimento nelle varie regioni del pianeta. I flussi in 3D sono visionabili sul sito: https://svs.gsfc.nasa.gov/5110
I danni alla salute
I danni causati al Pianeta si ripercuotono sulla vita umana direttamente e indirettamente. Secondo l’Oms il 24% dei decessi nel mondo è dovuto a fattori ambientali modificabili. I cambiamenti climatici e il conseguente aumento delle migrazioni aumentano il rischio di malattie non trasmissibili, malattie infettive, malnutrizione, effetti sulla salute mentale. L’aria inquinata entra nel corpo attraverso le vie respiratorie e ha effetti sistemici. Secondo le ultime stime, l’inquinamento atmosferico (outdoor e indoor) è responsabile di circa 500 mila decessi per tumore del polmone e 1,6 milioni di decessi per broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ma anche il 19% dei decessi per malattie cardiovascolari. Chi soffre già di patologie croniche (es. malattie cardiopolmonari o diabete) è più suscettibile agli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico.
La Nasa lancia l’allarme
I video realizzati dallo Scientific Visualization Studio della Nasa mostrano le emissioni di anidride carbonica prodotte dalle attività umane che avvolgono e surriscaldano il pianeta. Si basano sulle emissioni registrate nel 2021, le animazioni mostrano l’origine e i movimenti della CO2 nell’atmosfera in tre diverse regioni del mondo: Nord e Sudamerica, Europa Africa e Medio Oriente, Asia e Australia. In arancione/giallo ocra sono rappresentate le emissioni da combustibili fossili, in rosso quelle da combustione di biomassa, in verde gli ecosistemi terrestri e gli oceani in blu. I punti blu mostrano dove si ha più assorbimento di carbonio da parte degli oceani, mentre i punti verdi indicano l’assorbimento da parte degli ecosistemi terrestri.
I flussi di emissioni nel mondo
Nel primo video si notano da un lato le grandi concentrazioni di emissioni da combustibili fossili provenienti dall’Europa e dall’Arabia Saudita, dall’altro la macchia rossa delle emissioni degli incendi in Africa centrale per la combustione dei residui delle coltivazioni.
Il video dedicato all’America mostra il picco di emissioni da combustibili fossili della cintura urbana nordorientale degli Stati Uniti che si estende da Washington D.C. a Boston ed evidenzia in verde il riassorbimento di carbonio operato dalla foresta amazzonica durante le ore diurne. Qui la rapida oscillazione mostra l’impatto delle piante che assorbono il carbonio quando il sole splende e lo rilasciano durante le ore notturne.
Nel terzo video, infine, spiccano le emissioni da combustibili fossili dalla Cina con una massiccia quantità di inquinanti che oscura Pechino. Le stesse emissioni, invece, sembrano quasi assenti in Oceania in gran parte dell’anno a causa della bassa densità di popolazione. Alla fine dell’animazione, tuttavia, le emissioni di combustibili fossili rilasciate prevalentemente nell’emisfero settentrionale si mescolano verso sud coprendo l’Australia.
Cos’è la TTP e perché è importante una diagnosi precoce
Partner, PodcastUna malattia autoimmune dal nome complicato: “Porpora Trombotica Trombocitopenica”, che non a caso viene sintetizzato con l’acronico TTP. Una malattia che, purtroppo, ha un alto tasso di mortalità, sulla quale c’è ancora molto da fare, sia sotto il profilo della ricerca, sia dal punto di vista della sensibilizzazione e corretta informazione. A Radio Kiss Kiss, per le Pillole di Salute volute e realizzate dal network editoriale PreSa, si parlerà proprio di questa rara condizione che ogni anno colpisce tra 1 e 6 persone su un milione. Sabato 1 luglio, alle 11.30 circa, ne parleremo con Massimo Chiaramonte, presidente A.N.P.T.T. Onlus – Associazione Nazionale Porpora Trombotica Trombocitopenica. Stay tuned!
Ascolta il podcast:
“Contenuto realizzato da Radio KissKiss in collaborazione con PreSa, con il supporto di Sanofi”
Visite al cuore gratuite e un BancomHeart
Medicina Sociale, News Presa, PrevenzioneUn tour di 26 città italiane per offrire ai cittadini che decideranno di aderire la possibilità di fare prevenzione cardiovascolare e di ricevere, dopo gli esami gratuiti, un BancomHeart personale con i propri dati e i risultati degli esami. È partito ieri il “Truck tour Banca del Cuore 2023”, parte itinerante di un progetto nazionale che da anni punta alla prevenzione, attraverso la riduzione dei principali fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, ma anche e soprattutto ad aiutare la popolazione generale a scoprire eventuali problemi cardiologici prima che possano creare danni.
BANCOMHEART
Il funzionamento del BancomHeart è semplice quanto utile. Si tratta infatti di una card unica al mondo che permette l’accesso 24 ore su 24 al proprio elettrocardiogramma, ai valori della pressione arteriosa, alle patologie sofferte, alle terapie assunte, agli stili di vita praticati e a tutti gli esami cardiologici e di laboratorio eseguiti. In altre parole, un cloud che funziona un po’ come una cassaforte e ci permette di avere (attraverso una password segreta conosciuta solo dall’utente) i nostri dati a disposizione in qualunque parte del mondo quando servono.
DEVE E QUANDO
Il Jumbo Truck grazie al quale si potranno praticare gli esami gratuiti resterà a Firenze sino a domani (27 giugno) poi partirà alla volta di Perugia (dal 29 giugno al 1 luglio). A seguire, gli appuntamenti di luglio saranno: Rieti (dal 3 al 5), Roma (dal 7 al 9), Salerno (dall’11 al 13), Matera (dal 15 al 17), Lecce (dal 19 al 21), Bari (dal 23 al 25), Pescara (dal 27 al 29) e Ancona (dal 31 al 2 agosto). L’iniziativa Banca del Cuore, promossa dalla Fondazione per il Tuo cuore dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, sin dal suo esordio nel 2017 ha ricevuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, di Rai-Responsabilità Sociale e di Federsanità-ANCI.